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CHI COMANDA IL MONDO?
Nell'epoca della post-libertà non basta vincere le elezioni, perché le elite al potere sono più forti (VIDEO: Chi comanda il mondo)
di Antonio Socci

Siamo entrati nell'epoca della post-libertà. Forse non ce ne siamo davvero resi conto. E' un tempo in cui le elezioni non sono più decisive per assegnare il potere, la sovranità popolare sta su "Scherzi a parte" e i parlamenti e i governi sono espropriati da cessioni di sovranità verso tecnocrazie non elette (nazionali e sovrannazionali).
Nel nostro Paese che si avvia alle elezioni sarebbe necessaria una riflessione seria su questi temi, non sulle quisquilie che spesso riempiono le cronache politiche.
Una riflessione anzitutto nel centrodestra dove si trovano le migliori intuizioni (per esempio su euro, Ue, emigrazione, sovranità nazionale, rapporti internazionali, valori tradizionali, tassazione, giustizia e sviluppo), ma spesso manca la riflessione strategica.
Le diverse componenti del centrodestra - che si stanno "annusando" per cercare un accordo elettorale - dovrebbero anzitutto meditare su quanto è accaduto in Italia nel 2011 e poi sulle vicende recenti: la Brexit, l'elezione di Donald Trump e le elezioni in Francia (e negli altri paesi europei).

I PRECEDENTI
Consideriamo il caso più clamoroso: l'elezione di Trump. Gli elettori lo hanno mandato alla Casa Bianca, ma l'establishment - che gli si è pesantemente opposto durante la campagna elettorale - sta facendo fuoco e fiamme per cacciarlo da lì.
Tanto che la presidenza Trump - che voleva e doveva partire in quarta - appare duramente zavorrata, condizionata e - per diversi aspetti - azzoppata (Giulio Sapelli lo aveva scritto subito: "Trump irrompe sulla scena internazionale ancora 'sub condicione' sino a quando le forze potenti del sistema delle classi dominanti nordamericane non avranno deciso se lasciarlo salire al seggio più alto della cuspide del potere mondiale o rovinarlo con un battito poliarchico delle sopracciglia").
La Brexit. Anche in questo caso l'establishment internazionale - che aveva i suoi pilastri in Obama e nella tecnocrazia filotedesca di Bruxelles - ha fatto di tutto per condizionare e "spaventare" l'elettorato britannico.
Non c'è riuscito perché quella nazione - la più antica democrazia del mondo - è solida e gelosa della sua indipendenza (per questo non ha mai aderito all'euro).
Tuttavia ora quello stesso establishment sta cercando di farla pagare cara alla Gran Bretagna. E farà di tutto per punirla di questa insubordinazione. Però non sarà facile, anche perché a Washington non c'è più Obama e non c'è la Clinton.
In Francia l'establishment - che lega insieme l'eurocrazia filotedesca, il potere finanziario internazionale, buona parte dei media, del ceto intellettuale e buona parte della Sinistra - è sceso in campo direttamente con un suo candidato inventato dall'oggi al domani [leggi: MACRON, LA COMPLETA VITTORIA DEI POTERI FORTI, clicca qui, N.d.BB].
Negli altri paesi europei sarà ancora più facile. Gli spauracchi propagandistici (davvero ridicoli), che vengono usati con un martellamento ossessivo, sono sempre gli stessi: il populismo, le fake news, gli hacker russi, il mostro-Putin, il mostro-Trump eccetera.
D'altra parte, se si esclude la Grecia, letteralmente commissariata, l'Italia - per la sua debolezza politica e la sua scarsa coesione nazionale - è stato il primo Paese europeo che ha visto l'esproprio della sovranità popolare: nel 2011 il governo Berlusconi, legittimamente eletto, è stato sostituito da un governo tecnico gradito a Berlino, Bruxelles, Parigi e Washington (epoca Obama).

RIEDUCAZIONE DI MASSA
In questi anni il popolo italiano è stato ideologicamente "bombardato" e sottoposto a una sorta di "rieducazione" europea.
Idee come la "cessione di sovranità" - che dovrebbe far rabbrividire qualunque popolo e stato sovrano - è diventata una bandiera sventolata con orgoglio e rivendicata e spacciata come nobile e meritoria. Come il "vincolo esterno".
Hanno cercato di convincere gli italiani che è meglio se si lasciano governare da fuori dei confini.
Hanno cercato di convincerci che per "diventare" europei (come se non lo fossimo) dobbiamo smettere di essere italiani, vergognarcene un po' e lasciar perdere l'interesse nazionale italiano.
O che essere europei viene prima, è "glamour", è evoluto e colto, mentre essere italiani è provinciale, buzzurro e sciovinista.
Hanno perfino martellato l'opinione pubblica per persuaderla che senza l'euro non ci sarebbe più l'Europa. Non si sa se mettersi a piangere o a ridere.
D'altronde se volessimo considerare tutte le destabilizzazioni di questi anni in tutti i continenti, scopriremmo che in altri luoghi (come l'Iraq, la Libia o la Siria) i "cambiamenti" graditi sono stati perseguiti con metodi molto più pesanti...

CONCLUSIONE
Qual è il succo di questa storia? Semplice: non basta vincere le elezioni. E' una cosa che probabilmente alcuni - come la Lega di Salvini e il M5S - non hanno ancora capito o non hanno considerato pienamente.
Ormai i nostri Paesi - soprattutto l'Italia - sono stati avviluppati da una tale quantità di vincoli, cessioni di sovranità e subordinazioni economiche e giuridiche, che l'establishment sovrannazionale in pochissimo tempo legherebbe le mani a un governo "non gradito" e "non allineato". Portandolo alla resa o al fallimento o delegittimandolo. [...]

Nota di BastaBugie: le tematiche toccate da Socci nel precedente articolo sono trattate nel seguente video di Povia "Chi comanda il mondo"


https://www.youtube.com/watch?v=K-ecOmENIhM

 
Titolo originale: Nell'epoca della post-libertà non basta vincere le elezioni, perché il potere dell'establishment è più forte
Fonte: Libero, 14 maggio 2017