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PARIGI. Un feto morto all’interno dell’utero, indipendentemente dal suo grado di sviluppo, potrà essere dichiarato allo stato civile. È il verdetto appena reso dalla Corte di Cassazione francese, che ha accolto la richiesta delle associazioni impegnate da anni in vista di questo riconoscimento.
Associazioni che hanno da sempre sottolineato come in Francia non esistesse ancora un riconoscimento giuridico per i feti compresi fra le 16 e le 22 settimane, deceduti per ragioni fisiologiche o dopo un aborto terapeutico dovuto a gravi rischi per la salute della madre. Nella scia del verdetto, i genitori in lutto dovrebbero acquisire il diritto di organizzare un funerale, oltre che di registrare un nome allo stato civile. Si tratta dunque di una conquista di civiltà fondamentale per la Francia, dove i feti al di sotto delle 22 settimane venivano finora generalmente inceneriti alla stregua dei rifiuti del blocco operatorio. La Corte ha reso al contempo lo stesso verdetto a proposito dei casi di 3 diverse famiglie a cui lo stato civile aveva rifiutato qualsiasi possibilità di registrazione. Gli ospedali francesi hanno finora fatto riferimento alle definizioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità basate sulla soglia delle 22 settimane e sul “criterio” di un peso minimo di 500 grammi.
Numerose e contrastanti, le reazioni a livello politico e associativo. Le organizzazioni francesi in difesa della vita hanno espresso profonda gioia. ( D.Z.) La Cassazione dà ragione alle famiglie e ai «pro life» Prima i feti morti sotto le 22 settimane erano "rifiuti".
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