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« Torna agli articoli di Giacomo Samek Lodovici

Non mancheranno gli entusiasti del recente provvedimento del premier socialista Sócrates, che ha inaugurato la possibilità di divorziare su internet, a costo zero, in meno di 20 minuti. Lo scioglimento del vincolo deve essere di mutuo accordo e se non ci sono figli e beni in comune. Per ora.
Non condividiamo questo entusiasmo per vari motivi. Uno è che il divorzio a portata di mouse diffonde una mentalità per cui il matrimonio è un rapporto usa e getta e questo danneggia la tenuta anche dei matrimoni dove ci sono figli, causando le loro sofferenze. Su questa rubrica abbiamo già riferito (il 27-04 e il 06-07 del 2007) molti dati sociologici su queste sofferenze. Un successivo articolo dello psicologo Roberto Marchesini (in Studi cattolici, 557/58 2007, pp. 528-529) ha citato ulteriori ricerche, menzionando altri danni, in aggiunta a quelli che abbiamo già segnalato, subiti dai figli dei divorziati/separati: talora il genitore, poiché è impegnato nel conflitto con l’altro genitore, o nelle non più suddivise (con il coniuge) incombenze domestiche e/o di sostentamento della famiglia, trascura i bisogni del figlio; spesso il bambino viene incastrato in un 'conflitto di lealtà' tra i due genitori, che gli chiedono di schierarsi dalla propria parte; a volte il figlio viene usato per dimostrare che si è un buon genitore e ciò può implicare una prassi iperprotettiva; a volte il figlio diviene il sostituito dell’ex coniuge, l’interlocutore delle proprie richieste di ascolto e sostegno, cioè diventa la risposta ai propri bisogni affettivi; a volte i bambini si caricano di un senso di colpa per la rottura dell’unione dei genitori.
Marchesini fa un’ulteriore sintesi degli studi al riguardo. Per esempio, i ricercatori B. Rodgers e J. Prior hanno esaminato una notevole messe di ricerche (circa 200!) e documentano che i figli dei separati e dei divorziati, rispetto ai bambini i cui genitori restano uniti, hanno: risultati economici inferiori quando diventano adulti; problemi comportamentali (come enuresi notturna, aggressività, atti delinquenziali e altri comportamenti antisociali); risultati scolastici inferiori; maggiori problemi di salute; più frequenti sintomi depressivi; un maggior uso di alcolici, di fumo e di droghe.
Ancora, Marchesini sintetizza uno studio dei ricercatori P. Amato e B. Keith, che hanno preso in esame ben 96 lavori, rilevando che i figli dei divorziati/separati: hanno un livello di benessere inferiore rispetto ai figli di coniugi non divisi ed anche rispetto agli orfani di un genitore (ciò avviene anche se essi mantengono dei contatti frequenti con il genitore non affidatario ed anche quando la madre ha un nuovo compagno); vivono in condizioni di minor disponibilità economica rispetto ai figli di coniugi uniti.
Certo, alcuni genitori divorziati/separati sono degli ottimi genitori. Ma nella stragrande maggioranza dei casi non c’è dubbio: la separazione e il divorzio danneggiano i figli.
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