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TUTTE LE FALSITA' DI FABIO FAZIO A VIENI VIA CON ME
Un frullato di luoghi comuni e gravi inesattezze fatte passare per verità indiscutibili
di Lucia Bellaspiga

Un frullato di luoghi comuni e gravi 'inesattezze' fatte passare per verità indiscutibili. E non importa se le cose non sono andate così, l’essenziale è farlo credere e il lavaggio del cervello è assicurato. Una tecnica ben nota a imbonitori e arruffapopolo, e applicata con successo da ogni dittatura (politica o solo ideologica). Anche a 'Vieni via con me' se n’è fatto largo uso lunedì sera, mettendo in piedi una trasmissione pro eutanasia senza l’ombra di un contraddittorio né dar voce all’altra campana: la verità è una (quella dei Fazio) e solo quella andava proposta. A costo di errori, omissioni, falsità.
Eluana e Welby . Volontaria la confusione tra le due storie, in realtà antitetiche. Si finge di non sapere che Eluana, a differenza di Welby, non viveva attaccata ad alcuna macchina: per farla morire o si agiva in qualche maniera o oggi sarebbe ancora tra noi. Si finge di non sapere che, a differenza di Welby, non aveva alcuna malattia, tantomeno era quindi terminale: era una disabile come migliaia di casi analoghi, non aveva bisogno di cure specifiche ma solo di essere accudita. Si finge di non sapere che Welby, a differenza di Eluana, era lucido nonché capace di esprimere una volontà. Confondere i piani significa far passare l’idea che Eluana fosse malata di qualcosa, che fosse terminale, che patisse sofferenze, che volesse morire.
17 anni di coma. Secondo Fazio, Eluana viveva «da 17 anni in coma». Sarebbe quantomeno un miracolo: come tutti sanno, dal coma si esce nel giro di poche settimane, oppure si muore. Alla fine del coma il paziente riapre gli occhi, riacquista il ritmo di sonno e veglia, torna a un grado di coscienza e percezione del mondo esterno che è diverso da soggetto a soggetto e soprattutto è ancora una grande incognita anche per i neurologi. Non è un obbligo essere specialisti, ma se si affronta un tema davanti a milioni di persone e si ha la responsabilità di volerne orientare la coscienza, almeno si dovrebbe studiare la materia.
Coscienza e incoscienza. Di «una vita priva di coscienza» ha parlato Englaro, Fazio di «una vita priva di relazioni con il mondo esterno »... Di Eluana e della sua coscienza non sapremo mai nulla perché è morta prima che le venisse fatta una normale risonanza magnetica funzionale: esiste dal 2006 e permette non solo di correggere le diagnosi errate (il 40 % dei presunti stati vegetativi sono risultati in realtà stati di minima coscienza: i pazienti coglievano ciò che avveniva loro intorno ma non potevano dirlo, da anni). Nonostante molte pressioni, a Eluana questo esame non fu fatto. Si sa però da più di un testimone che sorrideva, che quando sentiva nella stanza una voce cara il suo respiro mutava, che quando la portarono a morire a Udine in ambulanza ebbe una grave crisi nervosa. E si legge a chiare lettere nella cartella clinica dell’ospedale di Sondrio che 'se opportunamente stimolata' risponde a semplici ordini e che due volte nella notte ha pronunciato una parola: «mamma». Chi si è risvegliato dallo stato vegetativo anche dopo anni, racconta che quei sorrisi non erano smorfie involontarie, che loro sentivano tutto.
La volontà di Eluana. «Il suo 'non a me, ricordatevelo!', non poteva non essere rispettato», sostiene Englaro, come se portare a morire Eluana significasse obbedire a una sua richiesta. Ma gli stessi magistrati che hanno permesso a Englaro di staccare il sondino dell’acqua e del cibo a Eluana parlano di 'volontà presunta', ovvero 'ricostruita': ovviamente Eluana non aveva mai lasciato espresso alcunché, e il suo pensiero di ventenne è stato quindi azzardato a tentoni sulla base del suo carattere, di quanto amasse studiare in una scuola di suore, ecc. ecc.
Gli amici di Eluana. Fazio ha letto il ricordo di Eluana pronunciato da alcuni amici, «gli unici che possono dire di averla davvero conosciuta ». Sembra un’affermazione innocua, ma nulla è detto per caso: tra decine di testimonianze che provavano come Eluana non avrebbe voluto morire, solo tre ritenevano invece il contrario, e i magistrati solo queste tre hanno preso in considerazione.
Medici omicidi. «La forza di Beppino è quella di aver agito nel diritto». Poteva pagare «la classica tangente come si fa di solito, perché l’eutanasia già esiste negli ospedali italiani, si paga qualcuno, in silenzio...». Parola di Saviano. Senza nomi né riscontri. Si attendono le reazioni dei medici. Intanto un saggio del 'diritto': Eluana alla casa di cura 'La Quiete' di Udine fu ricoverata per procurarle la morte, ma poiché in Italia nelle case di cura si curano i pazienti, non li si uccide, l’autorizzazione al ricovero da parte della Asl udinese fu questa: 'Per un piano di assistenza individuale' finalizzato al recupero delle funzioni e addirittura 'alla promozione sociale dell’assistita'. Cioè per curarla.
Qui lo dico e qui lo nego. Eutanasia «parola esecrabile», poi però sogno di civiltà cui anche l’Italia aspira. Una contraddizione sempre presente, anche lunedì sera, con Englaro che invocava di «non scambiare per eutanasia » la morte procurata ad Eluana, e Mina Welby che invece ammetteva la loro lotta «per l’eutanasia». Idem per le «vite indegne», come più volte Englaro e il suo entourage hanno definito le esistenze fragili: «Chi versa in stato vegetativo è a tutti gli effetti una persona in senso pieno – si è corretto lunedì – e dev’essere tutelato nei suoi diritti fondamentali ». Tranne la vita?

 
Fonte: Avvenire, 17 novembre 2010