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Papa Wojtyla sarà proclamato beato il 1° maggio a Roma. Benedetto XVI ha promulgato poco fa il decreto che riconosce come miracolosa la guarigione dì una suora francese ammalata del morbo di Parkinson avvenuta per intercessione di Giovanni Paolo II.
Il cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha sottoposto al Pontefice il decreto, dopo che nel giro di poche settimane prima i medici della consulta della Congregazione, poi i teologi e infine la plenaria dei cardinali e vescovi membri del dicastero avevano riconosciuto l'inspiegabilità della guarigione e l'intercessione di Papa Wojtyla. Era l'ultimo, definitivo passo necessario per arrivare alla cerimonia di beatificazione.
E le sue spoglie saranno trasferite nella basilica di San Pietro – come già avvenuto in tempi recenti per il beato Giovanni XXIII – ma, al contrario di quanto avvenuto per Papa Roncalli, il corpo non sarà esposto, ma la bara non sarà aperta e sarà nascosta da una lapide.
Nel giugno 2005, Benedetto XVI, da poco eletto, decise di derogare all'attesa dei cinque anni necessari prima dell'apertura del processo di beatificazione. Da parte dell'entourage dei collaboratori di Wojtyla venne avanzata la richiesta a Ratzinger di procedere subito con un processo di canonizzazione, saltando la tappa della beatificazione.
Il Papa consultò la Congregazione dei santi e poi decise di non creare scorciatoie. Certo, il processo è stato rapidissimo, checché se ne dica. L'unico paragone possibile è quello con la beata Madre Teresa di Calcutta, molto stimata e personalmente conosciuta da Giovanni Paolo II, che decise di derogare all'attesa dei cinque anni. Ma in quel caso non c'erano milioni di documenti e di pagine scritte, non c'erano da vagliare gli atti di un pontificato lunghissimo e per di più avvenuto in momenti cruciali per la storia dell'umanità come quelli del secolo scorso.
Il 1° maggio quest'anno è la domenica della Divina Misericordia, istituita da Papa Wojtyla, che è morto la sera della vigilia della festa, nel 2005. Il 1° maggio è anche la festa laica del lavoro, ma il Pontefice polacco ci rientra a pieno titolo, avendo fatto anche l'operaio. Già il giorno dei funerali, alla fine dei quali alcuni gruppi di fedeli organizzati srotolarono i famosi striscioni con la scritta «santo subito», l'allora cardinale Joseph Ratzinger fece un'omelia commovente, chiedendo a Giovanni Paolo II di benedire tutti dalla finestra del cielo.
E da Papa, il 2 aprile 2008, ricordando il terzo anniversario della morte del predecessore, disse: «Egli nutriva una fede straordinaria» in Cristo risorto, e «con lui intratteneva una conversazione intima, singolare e ininterrotta. Tra le tante qualità umane e soprannaturali, aveva infatti anche quella di un'eccezionale sensibilità spirituale e mistica. Bastava osservarlo quando pregava: si immergeva letteralmente in Dio».
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