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NUOVO ALLARME CATASTROFISTA: LE UOVA ALLA DIOSSINA PROVENIENTI DALLA GERMANIA
Ecco perché non dobbiamo lasciarsi cogliere da facili forme di isterismo del tutto ingiustificate
di Giuseppe Bertoni

Il primo pensiero è stato … ci risiamo, la diossina è tornata; dopo Seveso (1976), il Belgio (1999) e più recentemente – anche se ben meno rilevante – Caserta e la mozzarella di bufala alla diossina. Adesso le uova alla diossina, provenienti dalla Germania, con tanto di allarmi e divieti. Qual è la situazione reale? E quanto è pericolosa questa diossina?
In realtà veri problemi per la salute umana si ebbero solo a Seveso dove lo stabilimento "famoso" liberò una quantità rilevante di questo "veleno" ed in area relativamente piccola. Ma quali i danni per la salute ad essa attribuiti? Sicuramente una sorta di acne (cloro-acne), da tutti noi osservata sul volto dell'allora presidente ucraino che si disse oggetto di avvelenamento da parte del KGB. Peraltro è sospettata essere cancerogena ed assai più probabilmente causa di immuno-depressione, di disturbi endocrini, di mortalità embrionale, di epatotossicità.
Cosa è la diossina e da dove proviene? Non è una sola sostanza, ma un "nugolo" (molte decine) di composti con alcune similarità strutturali e biologiche che si considerano far capo – anche come riferimento tossicologico – al TCDD (2, 3, 7, 8 tetraclorodibenzo-p-diossina). È prodotto di inquinamento industriale? In parte sì, poiché utilizzato nei liquidi dielettrici e nella produzione di diserbanti sino a fine anni '70; tuttavia, ben prima dell'era industriale ed ancora oggi, la sua presenza è "costante" poiché si tratta di sostanze assolutamente naturali e presenti ovunque (come si vedrà poi a livelli veramente molto bassi) per due ragioni: 1) si formano in molti processi "spontanei" ove vi sia una combustione (incendi, eruzioni vulcaniche, stufe, sigarette ecc.); 2) sono estremamente stabili e facilmente solubili nei grassi. Per tali ragioni, una volta formatasi (raggruppiamole come diossina), si deposita su ogni cosa comprese le piante e – se mangiate da uomini ed animali – in essi si accumula più o meno velocemente. Gli animali che mangiano altri animali ne accumulano più velocemente (ciò vale in particolare per i pesci che infatti ne sono generalmente più ricchi … pesce grande mangia pesce piccolo …!).
Perché allora non si considera normalmente un problema? Solo perché i livelli sono sempre molto bassi e tali da portare all'ingestione giornaliera di 80-120 pg/giorno (pg o picogrammo che è un milionesimo di milionesimo di grammo), mentre la quantità giornaliera da non superare (per prudenza) è di circa 700-800 pg/giorno.
Ancora una volta si confermano due cose spesso trascurate: la prima è che vi sono sostanze naturali tossiche, la seconda che è la dose a fare il veleno. Come dunque può raggiungere livelli a rischio per la salute? Tralasciando le situazioni naturali, si verifica solo nel caso di contaminazioni massicce; ricordo l'esplosione del reattore chimico di Seveso, l'errata aggiunta di fluido dielettrico agli oli di friggitoria riciclati  nella alimentazione animale (Belgio) e lo spargimento di rifiuti industriali - mafia permettendo – sui terreni del casertano.
Nel caso attuale vi è stato un altro errore "banale" (ma a dir poco criminale), poiché partite di grassi alimentari sono state mescolate con altri grassi destinati alle cartiere in quanto contaminati da diossine (il problema grosso è stata la produzione dei due tipi nello stesso impianto).
Attenzione, erano comunque grassi lavorati in impianti per fare biodiesel (immagino da olii di colza o girasole), quindi gli animali sono le "vittime", non la causa.
Al di là di tutto ciò e della gravità dell'accaduto, specie se è vero che le autorità tedesche (o parte di esse) hanno minimizzato l'accaduto e sono intervenuti tardivamente, il quesito è: dobbiamo davvero preoccuparcene? Non essendo in possesso di dati oggettivi sulle concentrazioni di diossina nelle uova, nelle carni di pollo e suino (forse anche nel latte) di quelle aziende – non di tutta la Germania – non sono in grado di esprimere un parere serio. Peraltro, credo che anche i tedeschi non soffriranno di problemi rilevanti proprio perché le partite contaminate non sono enormi, ma anche perché fra gli animali non si sono manifestate anomalie, dunque l'accumulo in essi non è stato gravissimo.
Dopodiché concordo con il suggerimento di mangiare preferibilmente italiano (od almeno non tedesco per qualche tempo), senza tuttavia lasciarsi cogliere da facili forme di isterismo del tutto ingiustificate.

 
Fonte: La Bussola Quotidiana, 14-01-2011