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LETTERA DELLA PRESIDENTE DI FEDERVITA PIEMONTE A CARLO CASINI
Il presidente del Movimento per la Vita continua le purghe staliniane contro chi non gli è fedele (nei compromessi)
di Marisa Orecchia

Otto anni fa, il 24 febbraio, veniva pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica la legge sulla cosiddetta fecondazione assistita. Per l'esattezza si tratta della «Legge 19 febbraio 2004 n. 40, Norme in materia di procreazione medicalmente assistita».
Apprendo da una tua lettera inviata nei giorni scorsi ai Centri di Aiuto alla Vita, ai Movimenti per la Vita e alle case di accoglienza del Piemonte che, secondo una risoluzione del direttivo nazionale del Movimento per la vita del 10/11 dicembre 2011 "deve ritenersi decaduta dalle sue cariche la presidente del Movimento per la Vita di Alessandria" cioè io.
Da quali cariche? Quella di presidente del Movimento per la Vita di Alessandria?
Quella di presidente di Federvita Piemonte? Da tutt'e due?
A questo punto alcune considerazioni si impongono.
Presidente di tali associazioni non sono diventata per grazia dell'onorevole Casini, ma perché eletta per entrambe le associazioni da un'assemblea che sola ha il diritto e il potere di richiedere le mie dimissioni o eventualmente di non rieleggermi a mandato scaduto.
Associazioni entrambe ONLUS di diritto, in quanto iscritte nei registri provinciale e regionale, e pertanto obbligatoriamente dotate di struttura democratica e di elettività delle cariche sociali, ai sensi del'art. 3, punto 3, della legge quadro sul volontariato n.266/91.
Sono e resto pertanto presidente a pieno titolo di queste associazioni rispondendo personalmente per le obbligazioni che, nella mia funzione di presidente, abbia assunto. Pago di tasca, cioè, se è il caso. La mia deposizione da parte tua e del direttivo non è che un atto privo di valore.
Ciò vale per tutti i CAV e MpV iscritti ai registri del volontariato: associazioni autonome, ancorchè federate al Movimento per la vita italiano, che, nell'osservanza degli obiettivi delineati dalla statuto, lavorano sul territorio nel quale si trovano, autonomamente, interloquiscono autonomamente con le istituzioni e gli enti locali, hanno un proprio bilancio, con denaro che non ricevendo dal Movimento per la Vita nazionale, devono ingegnarsi a reperire proprio attraverso quei fondi che regioni e province destinano alle associazioni di volontariato e che vengono concessi solo a quelle associazioni iscritte a registri regionali e provinciali, rispondenti quindi ai requisiti della citata L. 266/91: democraticità di struttura, elettività delle cariche.
Chiedo venia per essermi permessa tali appunti su questa materia che non mi è del tutto oscura essendo io presidente di uno dei Centri di Servizio per il volontariato (carica elettiva anche questa), ex lege 266/91.
Ma se un po' mi stupisce che a un giurista par tuo siano sfuggite le implicazioni di questa materia, tanto più mi sconcerta l'attacco di cui da tempo Federvita Piemonte, alcuni CAV e MPV piemontesi e la sottoscritta sono fatti oggetto.
Scrive il presidente di un CAV della Campania, in una lettera che da alcuni giorni gira sul Web che "Se Casini avesse usato contro la cultura abortista, largamente diffusa anche nel mondo cattolico, media compresi (chi non conosce gli "sbadigli" di Avvenire sulla 194 e sulla legge 40?), lo stesso pugno di ferro che sta usando contro altri pro-life, certamente qualche passo in più nella battaglia per la Vita l'avremmo compiuto".
Questo è ben vero: l'accanimento messo in atto contro Federvita Piemonte e la sua presidente ha impegnato per ben due anni il Movimento per la Vita italiano, ripiegato solo su questioni interne, ormai inerte e incapace di rispondere alle sfide che la cultura della morte, sempre più agguerrita, lei, porta avanti. Non solo: ha danneggiato complessivamente il lavoro delle nostre associazioni fatte oggetto di interrogativi, sospetti, illazioni. E ha esposto lo stesso Movimento per la Vita nazionale, guardato per il passato con occhi di rispetto e ammirazione, a grande sconcerto.
Da due anni Federvita Piemonte è sotto attacco, oggetto di ispezioni, richieste scritte di abiura al Comitato Verità e Vita (in odore di pericolose eresie), espulsioni ( espulsi MpV e CAV, case di accoglienza incluse. Espulso anche il MpV di Giuseppe Garrone, guidato dopo la sua morte, dalla vedova Margherita). E adesso anche le deposizioni.
Le colpe commesse?
Aver appoggiato, durante la campagna per le elezioni regionali del marzo 2010, il candidato Roberto Cota, firmando con lui il patto per la vita e la famiglia, nella sfida contro la presidente uscente, Mercedes Bresso, radicale pro aborto e eutanasia, sostenuta, oltre che dai partiti della sinistra, anche dal tuo partito, onorevole Casini, l'UDC, che in quelle elezioni, a causa della dissennata alleanza, ha perso più della metà dei suoi elettori.
Errore imperdonabile, il nostro evidentemente. Anche se oggi, per merito di quel patto, c'è una delibera della giunta Cota che consente l'ingresso dei volontari pro life nei Consultori del Piemonte.
E poi, altra gravissima colpa, la appartenenza al Comitato Verità e Vita. Roba da imporre un'epurazione come quella che hai messo in atto.
Onorevole Casini, ho qui sotto gli occhi la lunga lettera che mi hai scritto lo scorso mese di novembre per compendiare la situazione ed elencare le mie colpe. Ad un certo punto evochi anche il Cardinale Lefebvre. Ho temuto per un attimo che volessi scomunicarmi. E adesso che farai ancora? Mi lancerai una fatwa?
Ti saluto.

 
Fonte: Federvita Piemonte, 24/02/2012