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EMMA BONINO E' STATA SCELTA (UNICA ITALIANA) TRA LE ''150 DONNE CHE MUOVONO IL MONDO'' RIUNITE NEL 2012 A NEW YORK
In passato anche il direttore di Avvenire si accodò al coro di lodi per la radicale che propaganda aborto, eutanasia, droga libera, sesso scelto in base al desiderio, legalizzazione della pedofilia...
di Danilo Quinto

Finalmente, l'uomo giusto. E' il 1999 e i radicali confezionano - con straordinaria abilità, come solo loro sanno fare - uno degli slogan più azzeccati delle loro campagne. Si trattava di promuovere la candidatura di Emma Bonino. A tutto. Prima a Presidente della Repubblica e, sulla scia del consenso popolare ricevuto, a leader di una formazione politica che per la prima volta portava il suo nome e che riuscì a raggiungere l'8.5 per cento dei consensi alle elezioni europee contro l'1.6 delle elezioni precedenti. Un successo travolgente. Ottenuto sulla scia del mandato di commissario europeo che la Bonino aveva svolto nei cinque anni precedenti.
Quell'anno, il 1999, segna per Emma Bonino lo spartiacque tra una carriera parlamentare longeva e brillante - iniziata nel 1976 e svolta senza soluzione di continuità tra Parlamento italiano ed europeo, tranne una breve parentesi nel '90 - e il suo divenire icona europea e mondiale dei "doveri della libertà", come li chiama nel suo libro uscito di recente per le edizioni Laterza.
Di fronte alle capacità, alle opere, alla maestria della Bonino, da allora, si sono inchinati tutti. Anche i cattolici. Come non dimenticare, quel che rispose l'allora direttore di Avvenire, Dino Boffo, l'11 marzo 2005, a sei lettori che protestavano per l'editoriale apparso sul giornale della CEI la domenica precedente: "Piace la fatica di considerare con libertà le persone; di denunciarne le azioni deprecabili e le convinzioni non condivisibili, senza impedirci di scorgere attitudini e qualità quando queste si esplicano sui terreni in cui non riscontriamo conflitti". Si parlava, in quei giorni, della candidatura di Emma Bonino a Commissaria ONU per i rifugiati e Boffo concludeva: "Se Emma Bonino ha in questo ambito dei numeri da spendere, perché dovremmo negarle l'ingaggio?". Peccato che il sostegno dell'Alto Commissariato alla diffusione di aborto e contraccezione tra i rifugiati sia dagli anni '90 uno dei temi più controversi di questa agenzia ONU.
Qualche giorno prima - mancavano poche settimane al referendum sulla legge 40 - sempre su Avvenire era intervenuto Giorgio Ferrari, sostenendo che le ostentate "posizioni libertarie, abortiste, deregulatorie in tema di droghe leggere di Emma Bonino non cancellano il retaggio umanista che l'accompagna da sempre e che forgia il carattere di questa signora passionale e insieme ispida come filo spinato, capace di adoperare le leve del potere e insieme di commuoversi di fronte a certi sciupii della dignità umana (non tutti, peccato)". L'affondo di Ferrari era questo: "Chi non la ricorda nei falansteri del Rwanda, nelle bidonville di Manila e della Malaysia, a Cuba, nel Kosovo, una specie di scricciolo rabbioso che levava il dito contro l'indifferenza del mondo ricco, rampognando la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale per quel loro notarile conteggio degli interessi sul debito del terzo mondo? Ci siamo già dimenticati di quel 27 settembre del 1997, quando venne sequestrata dai talebani in un ospedale di Kabul dove era andata a verificare il funzionamento degli aiuti umanitari europei e ne uscì denunciando in tutto il mondo le terribili condizioni di vita delle donne afghane? Quanti come lei passano con disinvoltura da una tavola rotonda di denuncia contro l'infibulazione nel mondo islamico a un sit in contro la pena di morte come se ciò fosse nient'altro che il suo agire quotidiano?".
E' vero: chi definisce l'embrione umano un grumo di cellule o un'escrescenza della carne o chi intende diffondere a piene mani la cultura del desiderio perché solo in base a questo si decida se vale la pena tenere in vita una persona o decretarne la morte o chi asseconda quella cultura del genere, che sostiene la libertà di considerare mutevole l'identità sessuale conferita all'uomo dalla natura, può anche fare e proporre cose positive. Ma non tutto si può mettere sullo stesso piano, e nella responsabilità politica e istituzionale è ben difficile tenere separate le cose, tanto più che certe persone si identificano totalmente con certe battaglie.
Il rischio - quello che non si riesce a vedere o, se si vede, si fa finta che non ci sia - è proprio questo: che quelle idee vincano. Ed è grande, da questo punto di vista, la responsabilità di coloro che alimentano e sostengono il potere enorme che Emma Bonino ha acquisito in questi anni. Eppure, c'è chi ci insegna - come il Cardinale Biffi ne "La donna ideale" - che ci sono due esempi di donne: Eva, che crede assurdamente al demonio, che le promette una impossibile uguaglianza con Dio come frutto della trasgressione  e così si avvilisce e si rovina; Maria, che crede, sulla parola dell'angelo, che nulla è impossibile a Dio (Lc 1,37) e così pone le premesse non solo alla sua divina maternità, ma anche al nostro riscatto e alla nostra divinizzazione.
Proprio in base a questa verità, non c'è che da augurare a Emma Bonino di convertirsi.
A livello internazionale, l'italiano che insieme a lei ha più prestigio, credibilità e autorevolezza, è certamente l'attuale Presidente del Consiglio, Mario Monti. Ambedue, si racconta, frequentano elitarie ed esclusive riunioni di impenetrabili consessi internazionali. Una bella coppia, che si ri-conobbe con un abbraccio affettuoso e fraterno nell'aula del Senato, quando Monti fu nominato senatore a vita e l'attuale vice-presidente del Senato si sbracciò in un sorriso smagliante e generoso. Ripagato. Sta di fatto, che Radio Radicale, dopo qualche settimana - nonostante i tagli ai giornali e nelle buste paga - ricevette dal Governo prima tre, poi sette milioni di euro per il suo "servizio pubblico". Ne "avanza" ancora venti, per il 2013 e il 2014, per completare i tre anni della convenzione. Siamo certi che si troverà il modo.
Una bella storia, insomma, quella della leader radicale. Inserita, qualche giorno fa, dal più popolare tra i portali d'informazione ed opinione americani, The Daily Beast, nell'elenco delle "150 donne che muovono il mondo". Una sola nota stonata: il puritanesimo americano impedisce che nella motivazione si parli di aborto, di eutanasia, di procreazione assistita, di droga libera e di tutte quelle battaglie che sono state cavalcate dalla Bonino. L'immagine che se ne trae è quella di una donna fin troppo impegnata sui temi della political correctness: "Sin dalla sua elezione alla Camera dei Deputati nel 1976" - si legge nel profilo che Newsweek ha dedicato alla vice presidente del Senato - "Emma Bonino ha lavorato a lungo e in modo produttivo al tema della tutela dei diritti umani. Tra il 2001 e il 2004 ha insegnato all'Università del Cairo, lavorando a sostegno delle cause umanitarie nel Medio Oriente e in Nord Africa. Si è impegnata con grande tenacia a favore della ratifica del protocollo 'Africa's Maputo', che garantisce alle donne pari diritti sul piano sociale e politico e combatte contro le mutilazioni ai genitali".
Una selezione delle 150 donne che "muovono il mondo" con il loro impegno in politica, nell'economia, nel cinema, nel giornalismo e in altri ambiti, si riunirà a New York in una tre giorni di conferenze, a partire da questa sera, 15 marzo. A fare gli onori di casa nella serata inaugurale ci sarà Tina Brown, caporedattore di Newsweek e Daily Beast, Sheryl Sandberg, direttore operativo di Facebook, Judith Rodin, presidente della Fondazione Rockefeller, la stilista Diane von Fustenberg, Ngozi Okonjo-Iweala, direttore manageriale della Banca Mondiale, e il sindaco di New York Michael Bloomberg. Il focus della serata è sulle donne che hanno avuto un ruolo centrale nelle proteste per la svolta democratica in Medio Oriente e a sostegno dei diritti delle donne. Alla cena di gala è previsto anche un intervento di Bill Clinton a proposito della situazione in Medio Oriente.  
Venerdì è la volta del segretario di stato Hillary Clinton che parlerà dei progressi nel diritti delle donne. A rappresentare la diplomazia americana ci saranno anche Condoleeza Rice e Nancy Pelosi. Sabato il dibattito prenderà avvio con l'intervento del presidente cileno Michelle Bachelet che parlerà dei suoi primi 100 giorni come direttore dell'agenzia delle Nazioni Unite "U.N. Women".  
Tra le 150 donne invitate alla conferenza ci sono anche le stelle del cinema del cinema Salma Hayek, Angelina Jolie, Maryl Streep e Mia Farrow, l'architetto Zaha Hadid, il premio Nobel Shirin Ebadi e la First Lady Michelle Obama.
L'unica italiana presente sarà Emma Bonino. E' quello che ci meritiamo.

 
Fonte: La Bussola Quotidiana, 15/03/2012