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MARCIA PER LA VITA: NON BISOGNA RIPETERE GLI ERRORI DEL FAMILY DAY
Occorre evitare il rischio di limitarsi ad un autocompiacimento per un risultato pur clamoroso e al di là di ogni previsione
di Gianfranco Amato

Confesso di non essere un pericoloso sovversivo. Per mia natura non amo gli slogan urlati, i sit-in di protesta, la piazza, i cortei e le manifestazioni. Due sole volte nella mia vita ho deciso che valesse davvero la pena ricorrere all'azione militante e partecipare ad una dimostrazione pubblica.
La prima è stata il 15 maggio 1981, quando, allora giovane universitario, passai l'intera giornata, fino a notte fonda, ad attaccare manifesti sui muri di Milano in favore della vita e contro la Legge 194, quella che con raffinata ipocrisia veniva definita «Norme sulla tutela della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza». Si trattava, in realtà, allora come oggi, di aborto procurato e pagato dai contribuenti.
La seconda volta è stata, trentun anni dopo, il 13 maggio 2012, quando ho deciso di partecipare alla Marcia Nazionale per la Vita che si è svolta a Roma.
Sebbene siano passati più di sei lustri, ho dovuto con amarezza constatare che il fortissimo pregiudizio ideologico contro tutto ciò che ha il vago sentore di "pro-life" non è cambiato. Così come non è mutato il clima di ostilità preconcetta che regna nell'intellettualismo di sinistra e tra i detentori del quarto potere. Domenica 13 maggio si è raggiunto il parossismo. L'intellighenzia laicista aveva già deciso che la Marcia della Vita altro non potesse essere se non un impresentabile e sconcio raduno di «cattolici integralisti, razzisti, omofobi e negazionisti». E' sempre l'antico vezzo duro a morire che ho vissuto sulla mia pelle da ragazzo.
Quando non si hanno ragioni da opporre e prevale l'irrazionalità ideologica, il nemico, chiunque esso sia, deve essere delegittimato, bollato, irriso, umiliato, marchiato a fuoco. E l'epiteto è sempre lo stesso: "fascista!". Così la "buona stampa" è riuscita, nei giorni immediatamente precedenti e successivi alla Marcia, a dar prova di autentiche perle di penosa insulsaggine, a volte tristemente esilaranti come quella apparsa sul Manifesto del 13 maggio 2012, nell'articolo a firma di Eleonora Martini intitolato Croce e Celtica il raduno anti-aborto, in cui si denunciavano «il manganello e l'aspersorio di nuovo in marcia insieme, questa volta contro le leggi italiane e i diritti delle donne». Non è stato da meno Alberto Melloni, storico del Cristianesimo, che in un'intervista al Messaggero ha liquidato l'iniziativa della Marcia come una mera «trovata politica», in cui «la Chiesa non c'entra».
Il fatto è che tra i quindicimila partecipanti della Marcia per la Vita, a differenza di Eleonora Martini e di Alberto Melloni, io c'ero e ho avuto modo di verificare di persona quale fosse la realtà. Nella variegata e complessa articolazione di quell'iniziativa ho visto, tra l'altro, componenti di diverse fedi, tra cui alcuni protestanti e persino un gruppo di buddisti. Confesso che non mi sono parsi proprio dei cattolici integralisti. Ho visto un gruppo di nigeriani, con tanto di striscioni e bandiere, che si facevano notare per i colori sgargianti dei vestiti e per l'originalità dei canti.
Erano gli esponenti dell'International Bio-Research Insitute (IBI) di Enugu, con i quali ho scambiato qualche parola, e che posso garantire non parevano davvero simpatizzanti del Ku Klux Klan. Ho visto centinaia di sacerdoti e suore, ma soprattutto mi ha commosso vedere Sua Eminenza il Cardinale Raymond Leo Burke camminare insieme ai giovani, agli scout, alle tantissime mamme con bimbi, dimostrando così di essere un vero Pastore seguito da un popolo in carne ed ossa. Le numerose adesioni alla Marcia da parte di prelati, Vescovi e Cardinali (compreso il Card. Angelo Comastri che ha celebrato in San Pietro una messa per i partecipanti) non mi hanno dato proprio l'impressione che la Chiesa non c'entrasse nulla con la manifestazione. Se si considera, poi, che il Card. Burke è anche Prefetto del Supremo Tribunale della Signatura Apostolica – quindi non proprio un quisque de populo in Vaticano – le affermazioni rilasciate al Messaggero da Melloni si commentano da sole.
Sempre durante la Marcia ho anche visto le due parlamentari ex margheritine, Dorina Bianchi ed Emanuela Baio Dossi, nonchè la senatrice Ada Spadoni Urbani, mia consorella essendo Dama dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Si tratta di tre splendide signore, tutt'altro che pericolose omofobe, giacché non mi paiono affette da un'ossessiva avversione patologica contro l'omosessualità, né le si potrebbe neppure lontanamente immaginare in un atteggiamento aggressivo di violenza verbale o fisica contro persone omosessuali.
Ho visto, infine, la figlia di Santa Gianna Beretta Molla, con la quale ho avuto il piacere di percorrere un tratto di strada insieme, e posso tranquillizzare tutti sul fatto che non si tratti di un'esaltata negazionista. Del resto, l'unico negazionismo che sono riuscito a scorgere è quello del Manifesto, di Repubblica e di tutti coloro che hanno preferito far prevalere il proprio pregiudizio sulla realtà, arrivando persino a negare l'evidenza.
La verità è che il 13 maggio 2012 è accaduta un'importante novità nel panorama pro-life italiano. Una novità destinata ad incidere profondamente nella realtà sociale e politica del nostro Paese, e che il mondo cattolico e la Chiesa non possono non tenere in seria considerazione.
Tutto questo, però, implica una grave ed impegnativa responsabilità per chi ha assunto l'onore e l'onere dell'organizzazione della Marcia. Ciò che occorre evitare, a mio avviso, è il rischio di limitarsi ad un autocompiacimento per un risultato esaltante quanto insperato. Non bisogna, tanto per intenderci, ripercorrere gli stessi errori del Family Day, quella meravigliosa esperienza che tante speranze aveva destato e che si è tristemente conclusa in un nulla di fatto. Anche la Marcia per la Vita, infatti, come ogni altra simile iniziativa, verrà giudicata dalla capacità di dar voce ad un popolo, di generare una presenza culturale, di creare sinergie e di aggregare intelligenze in difesa del diritto sacrosanto e sempre inalienabile della vita. Igitur ex fructibus eius cognoscemus eam.

Nota di BastaBugie: per vedere i video, le foto e tutti gli articoli che abbiamo pubblicato sulla Marcia per la Vita 2012, vai al link sottostante
https://www.bastabugie.it/it/contenuti.php?pagina=utility&nome=_marciaperlavita2012

 
Fonte: Cultura Cattolica, 17/05/2012