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APPROVATO IL DISEGNO DI LEGGE PER MODIFICARE LA LEGGE BASAGLIA CHE HA CHIUSO I MANICOMI
Strano paese l'Italia, dove la malattia mentale non esiste per legge... ma i malati ci sono eccome: abbandonati a se stessi!
di Sergio Rizzitiello

E' stato da poco approvato in Commissione Sanità alla Camera, presentato dall'on. Ciccioli, il Disegno di Legge per modificare la Legge 180, più nota come Legge Basaglia, colui che ha chiuso i manicomi in Italia.
Se non fossimo in un Paese ammalato di ideologia sinistrese, avremmo salutato con una certa soddisfazione il tentativo di modifica di una Legge che negli anni ha fatto solo disastri, gettando migliaia di famiglie di malati mentali nella disperazione e nella solitudine, invece, appena approvata in Commissione tale Legge, si sono alzati furenti cori di disapprovazione, conditi con la solite e stucchevoli espressioni tipo: "è una gravità inaudita". "volete ripristinare i manicomi" eccetera.
In realtà con la legge Basaglia, dal 1978, in Italia si è creato un paradosso: la malattia mentale non esiste per legge.
Sicuramente questo paradosso è solo una forzatura ideologica poiché tutti sanno che le persone colpite da schizofrenia, stati psicotici, deliri, da personalità multiple, scisse e divise, stati paranoici, esistono, sono in mezzo a noi, fanno parte del nostro ordinario, soffrono in modo lacerante e ci minacciano in modo delirante, distruggono se stessi e le persone che intorno a loro tentano maldestramente di gestirle.
Qual è allora l'equivoco tutto italiano?
La malattia mentale è stata sempre vista come l'irruzione del sacro e del demonico che improvvisamente ricordava agli uomini che il loro tentativo razionale di vita ordinaria e ordinata si basava su un vulcano incandescente, su un abisso nel quale in ogni momento si poteva precipitare.
Quest'irruzione di forze misteriose e temibili rendeva la persona colpita attraente e spaventevole, sacra e demonica allo stesso tempo.
Sprofondare la propria ragione negli abissi della follia era sconvolgente e se ciò avveniva, era senz'altro per una colpa, un delitto che si era commesso, un aver trasgredito e violato qualche tabù.
Lo sciamano delle popolazioni primitive e tradizionali svolgeva una funzione sacra nella misura in cui attivando forze magiche, utilizzando stati di alterazione parossistica, frantumazione dell'io, stati catalettici, riusciva a creare una forma catartica di superamento del male psichico e fisico nella comunità.
Lo sciamano era però un trasmettitore attivo, seppur passivo nel momento dell'insorgenza delle forze oscure da debellare, e si serviva di quelle stesse forze per sconfiggere le malattie che colpivano i membri della sua comunità.
Quando qualcuno era colpito dal male delle forze oscure e non riusciva più a ritrovare la sua anima, era allontanato dalla comunità perché sicuramente aveva trasgredito e violato qualche tabù e quindi non era più degno di partecipare alla vita della comunità.
Errante, il folle vagava lontano e si lasciava morire salvando la sua comunità dal contagio e dalla vergogna della sua colpa.
Fino all'età moderna, a parte alcune intuizioni di Ippocrate prima e Galeno poi, il malato mentale era l'altro da sé, temibile portatore di forze che non potevano essere "toccate" e che nessun medico poteva mai peritarsi di guarire senza oltraggiare qualcosa di sacro e demoniaco nello stesso tempo. [...]
Il riconoscimento autonomo di un settore specifico che trattasse della malattia mentale e che fosse per questo accettato dalla medicina è stato, e in alcuni casi ancora è, un problema.
La medicina ha sempre avuto un approccio organico nell'eziologia delle malattie, e vedeva con molta diffidenza chi approcciava da un punto di vista psicologico.
L'antica dicotomia anima e corpo in questo caso si faceva, e ancora si fa, sentire, creando tutta una serie di seri ostacoli a un serio e più comprensivo approccio psicofisico delle malattie mentali.
Vi sono disturbi, dove la componente degenerativa organica del sistema nervoso è evidente, come però è altrettanto evidente la componente funzionale delle psicosi e delle neurosi, ma vi sono anche disturbi dove non è possibile separare le due componenti, organiche e funzionali, determinando un quadro complesso non certo rasserenato dai pregiudizi e dalle vere e proprie diffidenze dell'una e dell'altra scuola.
Se un disturbo mentale ha una causa organica, è facile approcciare a esso e meno resistenze vi sono nel proporre una cura, al contrario se la causa è di tipo funzionale, vale a dire psicodinamica, con base anche interindividuale, diventa tutto più difficile e le resistenze aumentano in modo esponenziale.
Anche perché s'intuisce che il disturbo psicodinamico è una protesta, una ribellione, un rifiuto ad accettare una prassi quotidiana di regole che evidentemente generano insofferenza, nevrosi, nei casi più gravi e patologici, psicosi.
E qui ritorniamo al punto d'inizio della nostra trattazione, quando affermavamo che in Italia si è affermato un singolare punto di vista che ha visto nel disturbo mentale una risultante di forze repressive di tipo borghese e capitalistico che attraverso la sua struttura cellulare familiare ha determinato tale devianza che in realtà non deve essere vista come valore negativo ma semmai positivo perché evidenzierebbe, se pur in negativo, una giusta protesta individuale a un sistema repressivo che attraverso quel disagio fa esplodere le sue contraddizioni.
E proprio attraverso l'esplosione di tali contraddizioni che una concezione non asservita al potere borghese può permettere di nuovo la libera circolazione delle libere energie che erano state coartate e così riaprire quegli spazi di libertà chiusi dagli istituti repressivi che ipocritamente vogliono impedire che si vedano le anomalie determinatesi nell'individuo.
Il malato mentale in realtà è un negatore della razionalità del sistema e solo rendendolo libero da una sua istituzionalizzazione psichiatrica si potrebbe far precipitare il sistema borghese e farlo esplodere.
Franco Basaglia dichiarava apertamente questo intento, ma commetteva alcuni gravissimi errori.
Il primo era quello di non considerare che una volta insorta la malattia mentale diviene autonoma dalla sua causa e che quindi la famiglia borghese dalla quale era partita quella protesta iniziale tale da determinare il disturbo mentale, era del tutto irrilevante alla sua successiva azione di malato mentale, perciò anche distruggendo la fonte, il problema rimane insoluto perché resosi autonomo.
L'altro gravissimo errore è che non è solo un tipo di società, quella borghese, a determinare il grado del disturbo ma il quantum di repressione che inconsapevolmente si viene a esercitare sull'individuo e che può essere di qualsiasi tipo di organizzazione sociale, anzi proprio specialmente se di tipo totalitaria, chiusa, fideistica, altamente ideologizzata, come spesso sono proprio quelle società che si propongono forzatamente un fine pedagogico da conseguire a tutti i costi.
Ulteriore errore è stato quello di non considerare che svariati disturbi mentali non sono di tipo psicodinamico a base sociale, ma organici e che quindi non hanno nulla da spartire con una giusta protesta conseguente a una coartazione della libertà individuale e sociale.
Taccio sull'altro aspetto della polemica, vale a dire sul manicomio come luogo di detenzione, dove il malato non era curato ma brutalizzato.
Polemica ingenua e sterile perché semmai il manicomio si doveva allora riformare, migliorare, rendere un moderno e umano luogo di cura, giammai eliminarlo con la tragica e perversa illusione di eliminare così la stessa malattia mentale
In ultimo, ripetendo una battuta da me già detta, è singolare e curioso che una concezione ideologica di tipo comunista che ha usato il manicomio per rinchiudere i dissidenti che proprio perché rifiutavano il glorioso socialismo reale, erano dal loro punto di vista giustamente considerati pazzi e quindi da curare, ha partorito in Occidente, in Italia, l'idea che il manicomio è da eliminare perché vuole rinchiudere persone che rifiutano la società borghese, la famiglia borghese, la psichiatria borghese.
Se ne deduce che per costoro la malattia mentale esista secondo l'ideologia che si ha da criticare.

 
Fonte: Qelsi, 06/06/2012