I più letti del mese
I PIÙ LETTI DEL MESE

SCEGLI UN ARGOMENTO

« Torna alla edizione


E' MORTO DON PIERINO GELMINI: IL BENE È POSSIBILE, MA SPESSO SULLA TERRA NON E' RICONOSCIUTO
Ha salvato circa 300 mila ragazzi finiti nella disperazione della droga, ma televisione e giornali ricordano solo le presunte molestie sessuali e che era amico di Berlusconi
di Francesco Agnoli

Ogni tanto facciamo qualche buona azione, un po' di elemosina, aiutiamo una persona in difficoltà... Ma siamo uomini, molto limitati: un grazie, ci piacerebbe. Magari non desideriamo tanto, solo sentirci un po' in pace con noi stessi, e un sorriso di gratitudine. Ma i cristiani sanno che la carità è molto di più.
Mi vengono in mente questi pensieri ricordando la morte di don Pierino Gelmini. Molti giornali hanno salutato la sua dipartita, ad 89 anni, ricordando cosa? Che alla fine della vita fu processato per presunte "molestie sessuali" ad alcuni tossicodipendenti; che era "amico" di Berlusconi.
Potenza della meschinità, della superficialità, della piccolezza umana.
Don Pierino non era quello che molti hanno ricordato: era un sacerdote che ha lavorato più di 50 anni con i tossicodipendenti; che, come ha ricordato Giuseppe Brienza su Vatican Insider, ha salvato circa 300 mila ragazzi finiti nel buio e nella disperazione della droga; che per fare tutto questo non ha esitato, talora, a bussare alla porta dei potenti, non per sé, ma per i suoi amici; che ha sempre lottato contro ogni legalizzazione delle cosiddette droghe leggere, ben sapendo che ciò, di potenti, gliene avrebbe alienati molti.

LA PERFIDIA E L'IRRICONOSCENZA UMANA
Quando nel 2010 fu rinviato a giudizio per molestie sessuali, la prima cosa che pensai fu la storia di Vincenzo Muccioli, anche lui distrutto mediaticamente da persone che non avrebbero avuto il diritto di allacciargli le scarpe; poi il mio pensiero corse ai racconti di un amico. Un ex drogato, che ha passato la sua vita ad assistere tanti ragazzi caduti nella droga, salvandone centinaia. "Vedi, mi diceva, il tossicodipendente ama e odia chi lo aiuta; lo ama, perché comprende di aver bisogno di una persona forte che gli ponga divieti, che lo sproni, che lo incalzi; lo odia per lo stesso motivo: colui che lo aiuta, lo esclude anche, nel contempo, dalla 'sua' droga. Per questo molte volte mi sono trovato a difendermi dalle accuse più fantasiose. Davanti ai carabinieri, e agli accusatori, ragazzi della mia comunità. Mi è sempre andata bene, perchè nel faccia a faccia i ragazzi iniziavano a piangere, a scusarsi, a vergognarsi delle loro calunnie".
Anche a don Pierino, credo, è successo qualcosa di analogo. Decenni a fianco di persone abbruttite, sole, fisicamente e psicologicamente poco "accattivanti". Qualcuno non gli deve aver perdonato la sua dedizione, il suo amore, la sua passione: "Tu mi aiuti, io ti distruggo".
Nulla di nuovo. Come dicevo all'inizio, infatti, di norma ci aspettiamo la riconoscenza da parte di chi viene da noi aiutato. Per i santi non è mai stato così: hanno sempre messo in conto la possibilità di un Giuda, la perfidia e l'irriconoscenza umana; e forse hanno persino ringraziato, dinnanzi alla calunnia: "Grazie Signore, che vuoi purificare ancora di più il mio cuore, la mia carità, insegnandomi a non odiare. Perchè non odiare chi, beneficato, ci fa del male, è il vertice della carità. Cristo sulla croce perdona coloro che lo hanno crocifisso: coloro per i quali si è incarnato".

GRATUITÀ TOTALE
La storia di sacerdoti, suore, e laici fondatori di comunità, ospedali, orfanatrofi... è piena di questi epiloghi. Quante volte i fondatori hanno visto la propria opera crescere, crescere, e poi, improvvisamente, finire nella bufera.
Come se il Padreterno volesse educarli alla gratuità totale, sovrannaturale; come volesse impedire l'insorgere della superbia, ricordare loro che siamo tutti servi inutili.
La santità non è filantropia, e proprio l'epilogo di don Pierino fa pensare, al sottoscritto, che l'uomo fosse eccezionale: Dio ha voluto provare la sua carità sino all'ultimo istante. Ha lasciato che morisse nella calunnia, nella maldicenza, un uomo che avrebbe dovuto essere celebrato per la sua bontà e le sue opere. Ha voluto educare, tramite lui, tutti quelli che si dedicano al bene: il vostro amore per il prossimo sia nutrito dell'amore di Dio, perchè altrimenti non reggerà l'ingratitudine umana.
Quando ci dedichiamo ad un'opera buona, ci guidi questo desiderio: che nessuno lo sappia; che la nostra vanagloria resti fuori; che eventuali calunnie non ci angustino troppo...
In un fantastico film francese del 1947, Monsieur Vincent, si racconta la storia di un gigante della carità. Un prete, Vincenzo de Paoli, che spese ogni suo respiro, per gli altri. Chiamava i poveri "i miei padroni". Nel film, prima di morire, fa chiamare una delle sue "figlie della carità". E le dice così: " tu vai domani dai poveri per la prima volta... vedrai presto che la carità è un fardello pesante, più pesante della secchia della minestra e della cesta del pane, ma...tu serberai la tua dolcezza e il tuo sorriso ...tu sei la piccola serva dei poveri, la figlia della carità...essi sono i tuoi padroni, talora terribili, suscettibili ed esigenti, vedrai, ma tu, più saranno ripugnanti e sporchi, più saranno ingiusti e crudeli, più tu dovrai dare a loro il tuo amore e non sarà che per questo tuo amore, per il tuo amore solo, che i poveri ti perdoneranno il pane che offri loro..."
Ciao don Pierino: hai dedicato tutta la sua vita per salvare migliaia di giovani corrosi dalla noia e dalla droga, e ci ricordi che (pur con i nostri limiti) il bene è possibile; ma che spesso, qui, sulla terra, non è riconosciuto. E che questo, non importa.

 
Titolo originale: Don Pierino Gelmini: il fardello della carità?
Fonte: Il Foglio, 28/8/2014