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Ieri sera (martedì 19 intendo) la corazzata nazionale (leggi Tg1) ha scomodato una troupe per mandarla a Pisa, dove - udite udite - si è verificato un clamoroso caso di razzismo (che, come tutti sanno, "tira"). Ed ecco i termini della vergogna sinceramente democratica: una studentessa di un istituto tecnico ha preso 10 (dieci!) nella materia denominata Elementi di Diritto e qualcuno gli ha mandato una o più lettere anonime cariche di invidia e livore. Tutto qui? No, perché l'insignita del massimo voto è senegalese, e il "corvo" le ha dato della «negra» in senso dispregiativo. Tutto qui, insistete? Sì, tutto qui. Ma il Tg1 ha ritenuto non solo di stracciarsi le vesti, ma di invitare gli italiani a stracciarsele pure loro, con tanto di interviste al preside (che ha minacciato, se lo o la pescano, le massime pene amministrative per il o la colpevole, fino alla perdita dell'anno scolastico), interviste a studenti in loco, specialmente a quelli di colore (due, uno mulatto e uno cinese; di neri-neri non ne hanno trovati). I quali - nella loro ingenua gioventù - hanno detto che si tratta di semplice invidia, deludendo gravemente l'intervistatrice che magari si augurava una lagna senza fine sul razzismo serpeggiante nelle scuole pisane, invece nisba.
Alla povera studentessa senegalese, troppo brava in Elementi di Diritto per Istituti Tecnici (tranquilli, non è fisica quantistica), magari verrà assegnata d'ufficio una psicologa stipendiata da Pantalone, per alleviarle il gravissimo trauma infertole da quelle lettere (mostrate alla telecamera: scritte a mano in stampatello; la Digos, che non ha tempo per i furti anche con scasso e destrezza, farà presto a rintracciare il o la razzista - analisi grafologica e del dna, impronte digitali - e i tg avranno altra grassa pastura, potendo offrire al pubblico ludibrio il cretino o la cretina, con tanto di microfono piazzato al citofono di casa). Penserete che cose del genere, tra studenti bianchi, sono sempre accadute e i direttori dei tg non hanno speso, giustamente, i soldi del contribuente per narrarli. Ma il tema del giorno è il razzismo, fa notizia. Anzi, deve farla, e se non c'è lo si crea. Tra ragazzi, insulti basati sull'aspetto fisico sono vecchi come Caino, ma l'americanata è il "razzismo", perciò forza.
LA GUERRA DELLE PAROLE
Era senegalese, guarda un po', anche quello che qualche giorno prima aveva stuprato una bambina di sei anni (sei!), figlia di amici di famiglia. Ma questa notizia non ha avuto l'onore del tg. Meno grave di una lettera invidiosa? No, certo, solo che il sessantottismo, sempre alla ricerca di un proletariato da difendere e coccolare, non ha ravvisato gli estremi dell'allarme pubblico da procurare, così il riflettore non si è nemmeno acceso. Allora - direte - sono tutti sessantottini i direttori dei tg? Macché, magari. Almeno avrebbero un'ideologia chiara e riconoscibile. No, la verità è molto peggiore, e solo chi frequenta le redazioni la conosce. D'altra parte, era una deriva insita nella logica della democrazia di massa, che ha sostituito - lodevolmente - la guerra delle armi con quella delle parole. Ma sempre guerra è. Così, le parole sono diventate arma, arma micidiale, perché «la lingua uccide più della spada» (ma questo lo dice la Bibbia, perciò è squalificato in partenza).
Attenti alle parole, dunque. L'elenco di quelle che non si possono usare, pena la gogna (per ora), è stata stilata dall'inquisizione politicamente corretta, la quale l'ha mutuata dalla sinistra americana e la aggiorna continuamente in base agli input di questa. La «custodia della lingua», che i maestri d'ascetica si limitavano a raccomandare, il giacobinismo l'ha resa obbligatoria.
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