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CHI C'E' E CHI NON C'E' AL NUOVO FAMILY DAY CONTRO GENDER E NOZZE GAY
La manifestazione a Roma del 20 giugno divide il mondo cattolico; anche la CEI dà segnali contraddittori
di Nicoletta Tiliacos

Otto anni dopo il "Family day" che seppellì i Di.co., la legge sui diritti dei conviventi proposta dal governo Prodi, il 20 giugno prossimo è stata indetta a Roma una manifestazione "per promuovere il diritto del bambino a crescere con mamma e papa", per "difendere la famiglia naturale dall'assalto a cui è costantemente sottoposta da questo Parlamento" e per contrastare la teoria del gender "che sta avanzando e in maniera sempre più preoccupante nelle scuole".
L'iniziativa nasce dal comitato "Da mamma e papa", di cui è portavoce il neurochirurgo Massimo Gandolfini, che raccoglie aderenti a diverse associazioni del mondo cattolico e pro famiglia (Manif pour tous italia, Comitati Sì alla famiglia, Alleanza cattolica e altre ancora).
Sono chiamate a manifestare "tutte le persone di buona volontà, cattolici e laici, credenti e non credenti, per dire no all'avanzata di progetti di legge come il ddl Cirinnà (sulle unioni civili, nar) che dell'ideologia gender sono il coronamento e arrivano fino alla legittimazione della pratica dell'utero in affitto".
L'altro obiettivo è fermare "il tentativo già in atto di colonizzare le coscienze fin dall'infanzia" con l'introduzione della teoria del gender a scuola, spiega Filippo Savarese, portavoce della Manif pour tous Italia e tra i promotori della manifestazione.
A quella colonizzazione, aggiunge, "puntano anche il decreto Scalfarotto contro l'omofobia (già approvato alla Camera e in procinto di arrivare al Senato) e quello a firma della senatrice Valeria Fedeli, dedicato alla "Introduzione dell'educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università".
Rispetto al 2007, la scadenza del 20 giugno fa i conti con un paesaggio molto mutato. Otto anni fa, il Family day vide la partecipazione compatta dell'intero mondo dell'associazionismo cattolico, dal Forum delle famiglie a Cl, da Rinnovamento nello spirito santo alle Acli, dal Cammino neocatecumenale fino all'Agesci.
C'era, allora, l'esplicita benedizione della Conferenza episcopale italiana. Oggi, al contrario, dietro le quinte si registra la veemente opposizione all'iniziativa da parte del segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino.
Del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, sono note le posizioni in difesa della famiglia, espresse da sempre, anche pochi giorni fa, con coraggio e chiarezza. Ma non basta a compensare l'ostilità di Galantino, così come non bastano le rassicurazioni e il sostegno ufficioso di alcuni vescovi alle tante iniziative pro famiglia che sono cresciute in questi mesi in tutta Italia, e che sono la vera base della scommessa del 20 giugno.
Il parere negativo di Galantino sulla mobilitazione ha indotto alla decisione di non aderire il Forum delle associazioni famigliari e due delle tre grandi associazioni (Cl e Rinnovamento). La terza, il Cammino neocatecumenale di Kiko Arguello, anche stavolta ci sarà, molto convintamente.
Anche per i motivi appena descritti, la piazza del 20 giugno sarà un banco di prova per un movimento che nasce in ambito cattolico ma si propone di riallacciarsi al modello aperto della Manif pour tous francese. [...]

Nota di BastaBugie: Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato "Difendiamo i nostri figli", nella conferenza stampa di presentazione della manifestazione ha abbassato i toni. Sparisce l'obiettivo di contrastare l'approvazione del ddl Cirinnà. Eppure sappiamo bene che se entrerà in vigore questo ddl saranno riconosciute le unioni civili e si arriverebbe presto al matrimonio gay e alle adozioni per i gay. Inevitabilmente.
Ecco un estratto dell'articolo di Riccardo Cascioli, pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 09-06-2015, con il quale fa il punto della situazione:
Basta riprendere i primi comunicati diffusi il 2 e 3 giugno in cui si annunciava la manifestazione per capire che qualcosa è cambiato, o meglio è sparito qualsiasi riferimento al ddl Cirinnà sulle unioni civili di cui è appena iniziata la discussione in Senato. «La Cirinnà ci preoccupa ma non è questo il tema della manifestazione», ha detto ieri Gandolfini. Ed è ben strano, perché proprio l'accelerazione impressa dalla maggioranza di governo al progetto di unioni civili ha spinto gli organizzatori ad anticipare al 20 giugno una manifestazione che si sarebbe potuta tenere tranquillamente a settembre avendo anche il tempo di organizzare con calma il tutto.
Dietro la scelta c'è sicuramente il comprensibile desiderio di offrire un obiettivo ampiamente condiviso in cui possano ritrovarsi tante realtà che poi nello specifico magari perseguono strategie diverse. Ma resta il fatto che tale impostazione non rende pienamente ragione dell'impegno che tante persone e associazioni hanno profuso in questi ultimi due anni per sensibilizzare gli italiani sul tema del gender e sulle proposte di legge che potrebbero essere approvate una dietro l'altra nei prossimi mesi: la Cirinnà sulle unioni civili (leggi matrimoni omosex), il ddl Fedeli sull'obbligatorietà dell'insegnamento del gender nelle scuole, il ddl Scalfarotto anti-omofobia che metterà definitivamente a tacere chiunque continuerà a sostenere che esiste una sola famiglia, quella naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna.
C'è quindi da aspettarsi che diversi tra i soggetti coinvolti nella manifestazione usino i giorni da qui al 20 per spingere sulla necessità di dire chiaramente che il primo obiettivo è fermare il ddl Cirinnà. È anche questo il senso del comunicato che le Sentinelle in Piedi diffonderanno stamattina.
Peraltro l'indebolimento della proposta viene attribuito anche alla forte pressione del segretario della Conferenza episcopale italiana (Cei), monsignor Nunzio Galantino, che ha addirittura cercato nelle scorse settimane di impedire la convocazione della manifestazione, facendo pressioni dirette sugli organizzatori. Non sorprende visto che più volte Galantino ha detto pubblicamente la sua contrarietà a manifestazioni di piazza, per non dire che non più di dieci giorni fa nella trasmissione tv con Fabio Fazio e Massimo Gramellini si è addirittura pronunciato a favore delle unioni civili. Evidentemente monsignor Galantino non ritiene di dover disturbare il governo Renzi che ha fatto più di ogni altro precedente governo per distruggere la famiglia.
La sua manovra alla fine non è riuscita anche perché per la prima volta in Italia la responsabilità di una grande manifestazione viene assunta direttamente dai laici senza passare dalla Cei. Ma ciò non ha impedito a monsignor Galantino di usare tutte le armi possibili per boicottare l'evento, malgrado sia noto che il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, sia invece a favore della mobilitazione in vista del 20 giugno. Evidentemente però alla Cei a dettare legge è Galantino, tanto è vero che tutti gli organismi direttamente o indirettamente legati alla Cei fino a ieri si erano chiamati fuori: il Forum delle Associazioni familiari non aveva aderito (anche se il suo rappresentante aveva partecipato alle riunioni preparatorie) e il quotidiano dei vescovi Avvenire aveva totalmente ignorato la notizia della manifestazione (di cui dà conto oggi per la prima volta, non a caso). Il solito vecchio clericalismo di coloro che però amano tanto definirsi e sentirsi progressisti.
I toni bassi della conferenza stampa perciò hanno forse contribuito ad evitare una spaccatura dell'associazionismo familiare, ma è certo che da qui in avanti le diverse componenti del comitato promotore non rinunceranno a dire tutta la verità. Difendere i nostri figli, difendere la famiglia, esige di bloccare l'approvazione del ddl Cirinnà, esige di ribellarsi ai programmi scolastici che vogliono imporre l'educazione alla masturbazione e la cultura omosessualista fin dalle elementari, esige che si combatta decisamente per la libertà d'opinione.

 
Titolo originale: Chi c'è e chi non c'è al nuovo Family day contro gender e nozze gay
Fonte: Il Foglio, 04/06/2015