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L'autore della strage di Orlando, Omar Mateen, era inserito in una lista di sospetti pericolosi jihadisti negli Stati Uniti. Lo stesso vale in Francia per Larossi Abballa, che ha ucciso due poliziotti a Parigi. In questi giorni tutti, sulla scia del premier francese Manuel Valls e del presidente americano Barack Obama, invocano più intelligence, più controlli e a tratti accusano la polizia di aver fallito, non essendo riusciti a monitorare quei soggetti che dovevano essere monitorati. Il problema è che il controllo è strutturalmente impossibile.
Un articolo informato del Washington Post spiega perché. Secondo gli standard dei servizi di sicurezza inglesi, per monitorare un sospetto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, servono 20 persone. Nel Regno Unito i sospetti terroristi sono 3.000. Per seguirli tutti, sempre, servirebbero 60 mila poliziotti. Ovvero quasi la metà della forza di polizia inglese, che dispone di 150 mila unità. In questo modo, si neutralizzerebbero i terroristi ma si lascerebbero le città alla mercé di tutti gli altri criminali.
Il caso francese è ancora più problematico. I potenziali terroristi sono 11 mila. Per monitorarli servirebbero 220 mila poliziotti, esattamente il numero totale degli agenti a disposizione dello Stato. È saggio controllarli ogni sospetto e lasciare del tutto sguarnite le città per ogni altro intervento? Evidentemente no. Ecco perché insistere con i ritornello "serve più intelligence" è completamente inutile.
Bisogna anche fare molta attenzione alle fonti principali dell'intelligence. Negli Stati Uniti, gli individui da controllare sono circa 25 mila (40 mila secondo l'Fbi). La polizia può contare su 800 mila agenti e non può permettersi di dedicarne 500 mila al controllo dei potenziali terroristi. Anche perché, secondo una ricerca condotta negli Usa, oltre il 90 per cento degli attentati viene sventato grazie alle denunce preventive fatte da parenti, amici e colleghi degli attentatori.
Questo significa che la comunità può fare molto di più degli agenti di polizia. Il caso di Orlando, ancora una volta, è emblematico: gli investigatori stanno arrivando alla conclusione che la moglie di Mateen sapesse almeno qualcosa delle intenzioni del marito. Ma non ha fatto nulla. Se è vero che per arginare il fenomeno terroristico islamico in Occidente la comunità può fare più dell'intelligence, allora le società europee stanno sbagliando tutto sponsorizzando l'individualismo in ogni ambito della vita sociale.
POLIGAMIA, MATRIMONI FORZATI E SPOSE BAMBINE
Sono questi alcuni dei problemi che la Germania deve e intende risolvere in seguito all'arrivo di migliaia di migranti di religione musulmana dal 2015. Mercoledì il ministro della Giustizia Heiko Maas, socialdemocratico, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione come capitolo di una strategia più ampia per integrare i profughi.
Il problema è serio. Poligamia e matrimoni forzati sono illegali in Germania ma, secondo Der Spiegel, a Berlino un arabo adulto su tre ha almeno due mogli. Tutto viene fatto in clandestinità: una viene sposata legalmente, il secondo matrimonio si effettua solo in moschea.
Lo stesso vale per le minorenni che vengono maritate a forza agli uomini: le nozze avvengono in moschea per poi essere registrare legalmente quando la bambina compie i 18 anni.
Nessuno che arrivi da noi ha il diritto di mettere le sue radici culturali o le sue convinzioni religiose al di sopra della nostra legge», ha dichiarato il ministro Maas alla Bild. «Per questa ragione in Germania la poligamia non può essere riconosciuta. Non possiamo tollerare neanche i matrimoni forzati, soprattutto se riguardano minorenni».
La realtà però dice un'altra cosa: le autorità tedesche tollerano di fatto il fenomeno chiudendo un occhio. E anche l'altro. Ad esempio, nonostante la legge lo vieti, alla morte dell'uomo spesso l'eredità viene ingiustamente distribuita tra le due mogli. Una infatti legalmente non lo è. L'afflusso di migranti non fa che peggiorare le cose.
Sempre secondo la Bild, solo in Bavaria sono stati registrati 550 casi di spose minorenni sotto i 18 anni e 161 di spose bambine sotto i 16 tra i richiedenti asilo alloggiati nei campi profughi. Nella maggior parte dei casi, il matrimonio è avvenuto nel paese di origine. Molti però si sono uniti illegalmente su suolo tedesco.
Far rispettare la legge non è così semplice. In Germania una ragazza può sposarsi a 16 o 17 anni solo se una corte familiare dà il consenso e se la controparte è maggiorenne. Una corte della città di Bamberg ha di recente stabilito che il matrimonio di una 15enne a un musulmano siriano di 21 anni deve essere considerato legale anche in Germania. La giurisdizione scricchiola.
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