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Se siete appassionati di cinema e volete scompisciarvi dalle risate procuratevi il pamphlet di Maurizio Acerbi, critico cinematografico (Come sopravvivere al cinema di sinistra, pp. 50, €. 2,50, Edizioni de Il Giornale, in edicola). Si comincia con una definizione di cinema impegnato di sinistra: «che propone problemi di particolare rilievo politico o sociale come, ad esempio, Berlusconi e il bunga-bunga, Berlusconi e il trapianto di capelli, Berlusconi e l'età di Ruby».
Segue un decalogo del perfetto regista impegnato:
a) non avrai alcun dio all'infuori dello sbadiglio;
b) ricordati di santificare il 25 Aprile e il Primo Maggio;
c) ricordati di girare con Repubblica in tasca (ma non sei costretto a leggerla);
d) metti Bandiera Rossa come suoneria del tuo cellulare (per i messaggini in arrivo va bene anche L'Internazionale);
e) non dimenticare di promuovere il tuo film da Fabio Fazio;
f) ricordati di riferirti sempre ad ogni tuo collega di sinistra con il termine Maestro;
g) mostrati in pubblico con aria sempre annoiata, meglio se schifata da tutto;
h) non dimenticare di indossare occhialini da intellettuale e sciarpa in cachemire, anche se fossi, ad agosto, sulla spiaggia di Capalbio;
i) nelle interviste ricorda, con entusiasmo, le tue partecipazioni giovanili alla Festa dell'Unità;
l) quando parli in pubblico, rammenta a tutti che hai sempre votato Pd (anche prima del 2007);
m) dichiara di avere almeno un amico gay (anche a sua insaputa);
n) ricordati che i tuoi non sono semplici film, ma opere d'arte di alto interesse culturale e quindi meritevoli di diritto del finanziamento dello Stato;
o) durante le interviste di lancio del tuo nuovo film afferma di esserti vagamente ispirato ad una pellicola d'autore, ad esempio, lituana o, al più, vietnamita;
p) se pubblichi una tua biografia con Mondadori, non dimenticare di precisare che, come artista, hai, comunque, il cuore a sinistra. Eccetera eccetera.
L'INDOTTRINAMENTO DELLE MASSE
Il Duce, fondando Cinecittà e il Festival di Venezia (il primo al mondo) disse che «la cinematografia è l'arma più forte». Aveva ragione, tant'è vero che i comunisti furono lestissimi a metterci le mani sopra. E non ce le hanno più tolte. Christian De Sica in una intervista alla Stampa del 12 novembre 2008 disse: «Io sono di sinistra, da sempre». Il che vuol dire che non solo l'"impegno", ma anche i cinepanettoni, le commedie scollacciate, i cartoni animati, tutto, non si butta via niente. I critici, i giornalisti? Ai festival l'apparire sullo schermo del marchio distributivo Medusa (berlusconiano) veniva accolto da salve di fischi.
Gérard Depardieu definì in un'intervista i registi italiani «comunisti con le case», intendendo le ville con piscina nei luoghi chic. Dino Risi, intervistato nel 2006 dal Manifesto, dichiarò: «Il comunismo in Italia non ha mai avuto tanta forza come da quando non c'è più. Da quando è scomparso il comunismo, sono tutti comunisti». Negli anni Settanta perfino nei film c.d. poliziotteschi risuonavano battute del tipo: «Eh, sì, commissario, proprio così, noi della polizia dobbiamo tenerlo presente che la proprietà è un furto, noi che finora siamo sempre stati al servizio dei ricchi... Ma mi dica lei quando mai abbiamo manganellato dei ricchi! Oppure i ricchi hanno sempre ragione e il torto sta sempre dove stanno gli operai, gli studenti, i meridionali?».
Insomma, ogni interstizio utile all'indottrinamento delle masse, al plagio perfino dei preti, era invaso. E lo è ancora, perché la propaganda è l'anima del commercio, e anche il solo modo per imporre ideologie strampalate. Quando a Sanremo tutti i cantanti si presentarono col nastro arcobaleno al polso, Ernesto Galli Della Loggia commentò che ai tempi del nazismo si sarebbero esibiti con la croce uncinata al braccio. Lenin, ricordiamolo, modificò la frase di san Paolo così: «Chi non obbedisce non mangia». Ormai, solo una risata (forse) può seppellirli, perciò godiamoci il librino di Acerbi.
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