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PEPPONE E LA MINISTRA DELL'ISTRUZIONE SENZA LAUREA
La laurea honoris causa a Peppone dimostra il rapporto della sinistra con la cultura (VIDEO: comizio di Peppone)
di Lorenzo Bertocchi

"A Giuseppe Bottazzi, per l'impegno profuso con l'attività politica e sindacale, favorendo il processo di pacifica democratizzazione e distensione della società italiana". Il postino aveva consegnato al povero don Camillo una sorpresa che lo fece correre dal Cristo dell'altar maggiore.
"Gesù, non c'è più cultura a questo mondo! Danno la laurea honoris causa a quel somaro di Peppone". "Don Camillo", rispose il Crocifisso, "non sarai mica invidioso della cultura altrui?".
"No Signore, volevo dire che Peppone è un'intelligenza vivace, ma un po' a scoppio ritardato".
"Se son rose fioriranno, don Camillo. E la cultura, alle volte, è più un male che un bene".
L'invito arrivato dalle poste ardeva nelle mani del parroco, lo convocava alla serata che i compagni della sezione montanara avevano organizzato per il compagno Bottazzi, ormai prossimo dottore. Sul crinale tutti si preparavano all'evento e perfino la Desolina aveva alzato i giri del motore.
"Lei don Camillo", sentenziò la perpetua, "non ha mai vinto un premio neanche alla pesca della festa di San Mamante. Per forza: è rimasto fermo come un paracarro senza favorire processi di aggiornamento e pacificazione sociale".
Don Camillo, che aveva visto Peppone prendere la licenza elementare da privatista, stava bene nel suo ruolo di paracarro e lasciò la Desolina a bollire nel suo brodo.
Certo, se la laurea honoris causa l'avevano ricevuta anche i due Rossi più Rossi d'Italia, il pluricampione motociclistico Valentino e il rocker Vasco, nella compagnia ci poteva stare anche un rosso come Peppone.
Dopo la vittoria del "no" al referendum sulla riforma costituzionale Peppone aveva ripreso un certo colore e quella sera arrivò sulla piazza come ai vecchi tempi, circondato dalla banda dei suoi. Ma don Camillo che lo conosceva bene, notò che il colore di Peppone era sì più rosso, ma un rosso che tirava all'imbarazzo più che alla politica.
"Buonasera dottore", disse don Camillo a Peppone mentre si avvicinava al comune. "I miei complimenti per la laurea. Adesso però non avrà più scuse, l'ignoranza non conta più per scansare la scomunica".
"Lasci perdere Reverendo che alla scomunica non ci crede più neanche il Vaticano. E stia attento che il rosso è un colore che sta tornando alla moda in varie tonalità".
"Ho visto", rispose don Camillo. "Anche al Governo la neo Ministra dell'Istruzione si fa notare per la sensibilità del suo parrucchiere nel seguire la moda. Il rosso però dà alla testa, alla Ministra si sono confuse un po' le idee sui titoli scolastici a curriculum...".
"Ma cosa c'entra la cultura con la politica?", reagì il quasi-dottore honoris causa.
"Ha proprio ragione onorevole professore, cosa vuole che sia la cultura: l'importante è l'onestà. La cultura è faccenda che può annebbiare la vista e le idee, perché va a finire che uno, invece di dire la verità e ciò che è, dice quello che gli fa più comodo".
Peppone cominciò a diventare rosso fuoco: "Parliamo da uomo a prete: ma dove vuole arrivare il Reverendo?"
"Oh nulla, una semplice equazione politica. Se si può fare un Ministro dell'Istruzione senza laurea, né diploma, allora può andare anche un Peppone somaro che diventa dottore. È un fatto di cultura".

Nota di BastaBugie: nel seguente video, tratto dagli immortali film di don Camillo, Peppone tiene un comizio pacifista (che in realtà è la solita accusa all'alleanza atlantica con gli Stati Uniti, mentre si esalta l'arrivo del socialismo).
Ma il suo cuore sa di aver combattuto con onore per la difesa della patria e don Camillo con la canzone del Piave risveglia i sentimenti più veri di Peppone, il quale dimentica l'ideologia del partito...


https://www.youtube.com/watch?v=2i8c-JMqsT4

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Titolo originale: I rossi e la cultura
Fonte: Il Timone, gennaio 2017 (n.159)