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LE FREGATURE DEL BLACK FRIDAY
Per molti negozi è un venerdì come tanti (vediamo anche un interessante esperimento di Rino Cammilleri)
di Andrea Zambrano

Insegnano alle scuole di giornalismo old style che la vera notizia non è il cane che morde il padrone, ma il padrone che morde il cane. E' quello che mi viene da pensare nel vedere questa fotografia, che ho scattato poche ora fa all'uscita della metro Garibaldi. L'orgia consumistica ci ha imposto che oggi è il giorno del Black Friday e ognuno di noi - chi più chi meno - nel corso della giornata sarà almeno anche solo tentato dal dare uno sguardo ad una vetrina o alla home di un sito di vendite.
Ma questa foto ci parla di qualcosa di più. Mentre tutti rincorrono con estasi irrazionale la caccia all'affare, c'è chi se ne impipa bellamente delle convenzioni, perché in fondo il Black Friday è un enorme convenzione sociale, un gigantesco compromesso sospeso tra conformismo e consumismo. E' una commessa di un negozio che intravede dietro il bancone impegnata con una cliente.
Ebbene: non sappiamo quali siano i motivi che hanno indotto il negozio a non aderire all'orgia in corso, potrebbero essere i più svariati, ma sappiamo che quel cartello è una dichiarazione di libertà rispetto al anticonformismo conformista che ci ha ormai invaso. Sarebbe bello immaginarla così: "Chi lo dice che devo vendere a prezzi scontati oggi? Io gli sconti li faccio quando mi pare e se mi piace, non devo certo aspettare il via libera di chissà chi".
Oggi l'anticonformismo diventa così tanto conformista che il solo vedere qualcuno - anche uno solo - che non lo sposa né lo accetta, questi ci sembra un vero rivoluzionario, una vera luce nell'oscurità, perché portatore della lampada della verità.
E' il verduraio di Havel che, togliendo il cartello di appoggio del regime, compie da solo un atto rivoluzionario nel mostrare che il re è nudo. Qui il cartello è stato messo, ma in fondo, l'anelito di libertà è lo stesso.
In fondo, per milioni di persone nel mondo quello di oggi sarà un venerdì come tanti. Ecco, questa commessa, esponendo un cartello che sfida un regime molto suadente, sta rappresentando quei milioni di essere umani che oggi faranno spesa e acquisti per necessità e non per convenienza. O forse non li faranno affatto, perché in un venerdì come tanti, si può anche tenere la carta di credito ferma ai box.

Nota di BastaBugie: Rino Cammilleri nell'articolo seguente dal titolo "Black Friday, il miglior prezzo per il peggior prodotto" racconta di essere stato a caccia di un paio di scarpe a Milano, nel reclamizzatissimo giorno del Black Friday. Ed ha scoperto che tutte le paia che possono interessare sono ancora a prezzo pieno, mentre gli sconti si applicano solo ai prodotti più inguardabili. Non è che si tratta di un mezzuccio per svuotare i fondi di magazzino?
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 26 novembre 2018:
Dopo che i telegiornali a tutta manetta hanno magnificato l'Evento, mi sono affacciato timidamente sull'agone, visto che si promettevano affari golosi & succosi. Parlo del cosiddetto Black Friday, ennesima americanata esportata col solito successo delle altre in tutto l'Occidente.
Negli Stati Uniti la fanno il giorno dopo il loro Giorno del Ringraziamento, che è l'unica moda americana che gli americani non sono mai riusciti a esportare, un po' come il baseball e il football «americano» (quello con i giocatori catafratti e imbottiti). In tema di sport, un'altra cosa che non sono riusciti a esportare sono le cheerleaders, che noi chiameremmo ragazze pon-pon e che, nei campi di calcio europei, starebbero a schiamazzare ai bordi a loro rischio e pericolo (e poi ostacolerebbero i terzini e le rimesse). Il Black Friday invece è dilagato, perché si tratta solo di acquistare merce scontata. Il nome appioppato alla cosa, tuttavia, dovrebbe far rabbrividire. Infatti, significa Venerdì Nero e ricorda sinistramente il Giovedì Nero, quello che nel 1929 fece crollare Wall Street producendo effetti a catena che si riversarono in tutto il mondo, e provocando suicidi, fallimenti a cascata, depressione economica e catastrofi annesse. Al Black Friday i tg intervistavano passanti carichi di borse di plastica e di carta, gente radiosa appena uscita dai negozi: che cosa ha comprato? quanto ha speso? è contento? Ho comprato questo e quest'altro, ho speso mille euro, sono contento come una pasqua perché tutta 'sta roba ne sarebbe costata duemila, no, se non ci fosse stato lo sconto non avrei comprato niente.
I tg, tutti, passano il video (sempre lo stesso, tutti gli anni) in cui si vedono americani in America in fila davanti al centro commerciale dalla sera precedente, hanno passato la notte all'addiaccio e, quando hanno aperto i cancelli, si sono riversati a valanga umana per assicurarsi smartphone e mega-televisori. Gli europei sono meno teatrali, in effetti, ma in compenso il loro Black Friday dura quasi una settimana (ma non c'era la crisi?). Sarà vera gloria? Chissà. Intanto, come dicevo, per non perdermi la goduria mi sono intruppato anch'io nel Venerdì Nero, pubblicizzato con adesivi dark e squillanti in (quasi) tutte le vetrine. Poiché volevo comprarmi un paio di scarpe che in verità non mi servivano (ma tutti, anche gli americani, nel Black Friday si precipitano a comprare cose superflue), sono entrato nel mega-store di lusso monomarca che prometteva l'affiliazione al Giorno Fatidico. Individuato l'articolo da me ambito, ho chiesto il prezzo al commesso. Risposta: spropositato. Domanda numero due: e con lo sconto quanto viene? Risposta numero due: ma l'articolo da lei concupito non rientra nello sconto. Ah. La rapida occhiata in giro sui pezzi scontati non mi ha soddisfatto, perché non mi piaceva niente. Così, me ne sono andato insalutato hospite.
Cento metri più avanti, nella stessa via dello shopping milanese, ecco un'altra grande vetrina di scarpe, stessa adesione al Black Friday, stesso affollamento dentro. Sono entrato anch'io e mi sono aggirato tra gli scaffali. Ecco un altro paio di scarpe di mio gusto. Chiesto alla commessa quanto venivano, mi ha risposto una cifra davvero esosa. Ma come, c'è scritto che anche voi fate il Black Friday... Sì, ma la marca da lei scelta non soggiace mai a sconti di sorta, nemmeno durante le svendite di fine stagione. Ah. Morale: sono tornato a casa senza scarpe, a parte quelle che avevo ai piedi. E ho riflettuto: vuoi vedere che i furbi commercianti approfittano - loro - del Black Friday per smaltire i fondi di magazzino e gli oggetti che in altri giorni non riescono a vendere? Devo dire che non ho fatto un'indagine a tappeto, ma solo a campione e per un unico articolo. Tuttavia, a pensar male si fa peccato, è vero...

 
Titolo originale: Un venerdì come tanti
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/11/2018