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COSTRUIRE UNA MOSCHEA A GROUND ZERO VUOL DIRE FERIRE IL SENTIMENTO DEGLI AMERICANI
I terroristi che hanno abbattuto le torri gemelle erano musulmani e lo hanno fatto in nome dell'Islam e del Corano
da Corrispondenza Romana

Riportiamo un editoriale del direttore del “The Washington Times”, Brett Decker, apparso l’11 agosto 2010.

La zona attorno all’ex World Trade Center è un luogo sacro, in cui migliaia di americani hanno perso la vita a causa dei seguaci di un’ostile ideologia basata sull’Islam. La Cordoba House, moschea e centro culturale islamico di 13 piani progettato vicino a Ground Zero, è nel migliore dei casi inappropriato e nel peggiore dei casi un tentativo di falsare la memoria degli attentati dell’11 settembre 2001.
Nell’impegno di commemorare l’11 settembre vi è stata una deferenza smodata e non necessaria nei confronti dei musulmani. La maggior parte dei monumenti non ricorda che i terroristi dell’11 settembre sono stati mossi dalla fede di Maometto. Il monumento dedicato al volo 93 a Shanksville (Pennsylvania), ad esempio, è costituito dalla cosiddetta “mezzaluna dell’abbraccio”; è stato poi modificato in seguito alle proteste di tanti indignati per la presenza di un simbolo musulmano in ricordo dei tanti morti causati del fanatismo islamico. L’area commemorativa di Ground Zero darà un nome a tutte le vittime dell’attacco ma non farà riferimento al motivo per cui hanno perso la vita.
Il Monumento dell’11 settembre e il Museo minimizzeranno gli avvenimenti dell’11 settembre. Secondo Daisy Khan, direttore esecutivo dell’American Society for Muslim Advancement (ASMA), il monumento rappresenterà in particolare le «voci dei musulmani americani in particolare e onorerà i membri di altre comunità che insieme, l’11 settembre, hanno sostenuto e collaborato con la comunità musulmana e con le sue conseguenze». Ma è strano che un monumento simile rappresenti le voci dei musulmani americani, specialmente se si considera che la comunità musulmana non è mai stata in prima linea nel denunciare le azioni dei suoi corregionali dopo gli attacchi dell’11 settembre. A sentire Khan, verrebbe da pensare che i musulmani sono stati più le vittime che i perpetratori della carneficina.
Khan liquida le preoccupazioni sulla Cordoba House come «paura di ciò che non si conosce». Ma una delle cose che non si conoscono, ad esempio, è da dove proviene il finanziamento per il progetto da 100 milioni di dollari. L’edificio è stato acquistato nel luglio 2009 per 4,85 milioni di dollari in contanti dalla Soho Properties, una società di investimenti immobiliare legata all’imprenditore Sharif El-Gamal. Uno degli investitori era la Cordoba Initiative, un’organizzazione presieduta dal marito di Khan, Faisal Abdul Rauf. L’Initiative aveva meno di 20.000 dollari in attività nel 2008 e aveva ricevuto meno di 100.000 dollari in contributi da quando fu fondata nel 2004.
L’ASMA ha attività per meno di un milione di dollari. I presidenti non spiegano come le loro organizzazioni, con così poca disponibilità di contanti, possano impegnarsi ad aiutare un progetto così importante; ma Khan afferma: «la Cordoba House sarà una nuova entità le cui fonti di finanziamento saranno indipendenti dai fondi dell’ASMA e della Cordoba Initiative». Secondo le previsioni i soldi proverranno dall’estero.
L’Arabia Saudita e altri Paesi a maggioranza musulmana hanno fatto del finanziamento alle moschee un’importante priorità per estendere la diffusione e l’influenza dell’Islam.
I rappresentanti delle altre fedi non hanno ancora permesso di costruire luoghi di culto in zone considerate sacre dai musulmani e che in alcuni casi comprendono interi Paesi. Il vice consigliere per la Sicurezza Interna e per l’anti-terrorismo, John Brennan, ha recentemente parlato con entusiasmo testimoniando «come i nostri partner sauditi abbiano compiuto il loro dovere quali custodi delle due moschee sacre alla Mecca e a Medina». Potrebbe essere vero, ma guai ad essere scoperti a venerare un altro dio al di fuori di Allah. Secondo lo studio del 2009 condotto dal Pew Forum, l’Arabia Saudita, al pari solo con l’Iran, è il Paese meno tollerante del mondo nei confronti della diversità religiosa. È illegale anche semplicemente portare simboli religiosi di altre fedi e la conversione a un’altra religione è considerata un’offesa capitale.
Gli Stati Uniti dovrebbero vietare ogni finanziamento estero per la costruzione di luoghi di culto da Paesi che non ammettono la libertà religiosa e porre fine al rapporto a senso unico che consente ai promotori dell’Islam di prevalere ingiustamente sulle altre fedi. Inoltre, Kahn e Rauf dovrebbero dire la verità sulle fonti destinate al finanziamento per la Cordoba House. Sarebbe ironico e tragico (se non sorprendente) se alcuni canali, che cercano oggi di costruire la moschea di Ground Zero, avessero sostenuto anche gli attacchi che hanno reso necessaria la costruzione di un monumento commemorativo.
La “religione di pace” ha alcuni membri violenti che sono sempre più attivi sul territorio statunitense e la paura degli Americani di dire “no” a una moschea sul luogo più importante della vittoria jihadista negli Stati Uniti è il segno di una debolezza culturale.

 
Fonte: Corrispondenza Romana, 11/9/2010