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CHE L'ANNO NUOVO CI DONI UNA SANTA INTOLLERANZA
No, noi non tolleriamo che un bambino di 11 anni balli in un club di omosessuali, così come non tolleriamo che il governo minacci di toglierci i figli se insegniamo loro cos'è la mascolinità e la femminilità
di Silvana De Mari

Buon Capodanno e un bellissimo anno nuovo. Le date sono convenzioni ma hanno un loro valore catartico, un buon momento per cominciare un cambiamento.
Da dove cominciamo? Dalle decine di morti cristiani massacrati dai vicini di casa islamici in Irak, Siria e Nigeria? Stanno fioccando le giustificazioni: la situazione economica, l'attacco contro le organizzazioni islamiche più scatenate. Oppure cominciamo dalle ormai incontabili vittime islamiche del terrorismo islamico? Damasco, Bagdad, il terrorismo islamico si è scatenato in un inevitabile schema: tutti contro tutti. L'acquiescenza occidentale per il terrorismo contro obiettivi israeliani è diventato tolleranza per il terrorismo in generale, incluso quello contro vittime cristiane, schiacciate come scarafaggi sul lungomare di Nizza, nei mercatini di Natale, macellati al Bataclan, e poi le vittime islamiche, spesso dimenticate.

TOLLERANZA = APPROVAZIONE
Tolleranza in realtà è una parola mite. La parola corretta è approvazione, anzi ammirazione. Il terrorismo è visto come una reazione ad una qualche ingiustizia. Questo doppio schema: beatificazione dei carnefici e criminalizzazione delle vittima sta portando l'Occidente a schierarsi con chi vuole distruggere i popoli raccattando simpatie infime e minime e grossi dubbi sul loro diritto di stare al mondo.
Tanto più un popolo ama il terrorismo, tanto più ci si schiera dalla sua parte, perché, evidentemente, ha subito ingiustizie. Se così non fosse non sarebbe diventato un popolo di terroristi: una logica inoppugnabile. In realtà il terrorismo nasce da una cultura di morte. Non esiste un terrorismo armeno, gli ebrei usciti dai campi di sterminio non hanno fatto saltare i bus scolastici a Berlino, non esiste un terrorismo tibetano.

ORGOGLIOSI DI ESSERE INTOLLERANTI
Che l'anno nuovo ci porti il dono dell'intolleranza, una sana intolleranza. Anzi una santa intolleranza: intolleranza alla ferocia, intolleranza al terrorismo. E cominciamo dalle parole: terrorismo islamico. Cominciamo dal coraggio delle parole. Che l'anno nuovo ci porti il dono dell'intolleranza per la menzogna dei bambini che hanno due padri o hanno due madri. Che la menzogna sia vietata e soprattutto ne sia vietata la santificazione burocratica: nessuno ha due padri e nessuno ha due madri. Ognuno di questi bambini ha il diritto al lutto, per il genitore che è stato cancellato: il sindaco sorridente che trascrive la menzogna contribuisce ulteriormente a rendere il dolore per il genitore cancellato un tabù, qualcosa di non dicibile. La collera e il lutto del bambino saranno "soffocati", resteranno "dentro". Qualcosa di vietato.
Che l'anno nuovo ci porti in dono una santa intolleranza alla pratica ignobile e pericolosa dell'utero in affitto e anche a quella della vendita di gameti: che i bambini vivano con papà e mamma, il loro papà e la loro mamma. Come ci insegnano i bambini adottati quando questo non succede c'è una ferita primaria, che nemmeno i loro valorosi genitori adottivi riescono a colmare del tutto. Che l'anno nuovo ci porti una santa intolleranza alla pratica della vendita degli esseri umani o dei loro pezzi.
Che l'anno nuovo ci porti la compassione per tutti i bimbi che non vedranno la luce, che saranno smembrati da vivi per finire a pezzi nell'aspiratore (aborto per aspirazione), che agonizzeranno per ore prima di riuscire a morire (aborto chimico). Che gli uomini amino le donne, le donne amino gli uomini e tutti amino i bimbi. Che i bimbi vengano al mondo, accolti da mamma e papà.
Che Dio intervenga nel mondo, perché noi non siamo capaci e abbiamo bisogno di aiuto. Benedica coloro che non Lo amano e li illumini, benedica coloro che in strane processioni di orgoglio Lo offendono e li illumini. Che Dio ci benedica per l'anno nuovo. E anche per quello dopo.

Nota di BastaBugie: Benedetta Frigerio nell'articolo seguente dal titolo "Il bimbo star del club gay e le famiglie bigotte schedate dal governo" spiega che questo mondo impazzito da un lato in Usa i media esaltano i genitori di Desmond, 11 anni, che ha ballato in un club di omosessuali che gli infilavano i soldi nel costume, mentre dall'altro lato, in Germania, il governo finanzia un opuscolo per insegnanti che accusa le "famiglie di destra" con bimbe con le trecce e bimbi che accettano la propria mascolinità. Così, in nome della libertà, sostenendo che i piccoli desiderano tutto questo, si realizza di fatto il sogno della pedofilia.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 21 dicembre 2018:
In Germania il governo ha finanziato un opuscolo contro l'"omofobia" che, ricordando i tempi in cui il totalitarismo nazista cominciava a diffondere la propria ideologia antiliberale, mira a mutare le visioni dei bambini dell'asilo cresciuti da genitori «di destra» che si oppongono alla «diversità sessuale», alla «sessualizzazione» e «alll'immigrazione». Dall'altra parte dell'oceano, a New York, un bambino di 11 anni vestito da Drag Queen ha ballato, con il consenso della famiglia, in un club per omosessuali che gli infilavano i soldi nei pantaloni.
In poche parole, mentre chi cresce i propri figli cercando di tutelare la loro innocenza e infanzia viene additato dai governi come un nemico, chi fa prostituire il figlio in bordelli gay non solo può agire apertamente senza che nessuno si sogni di allontanare il bambino dai suoi genitori, ma è addirittura esaltato. Sì perché non è la prima volta che il piccolo Desmond viene usato come icona del mondo arcobaleno. Dalle foto della pagina Facebook "Desmond is Amazing" (aperta da sua madre Wendy) si vede il piccolo sfilare ai Gay Pride da quando aveva 8 anni. Un'immagine lo ritrae tutto truccato in braccio ad un uomo in posa provocante (vedi foto in alto) in altre è ospite di programmi tv.
Ovviamente il tutto viene fatto apparire come la volontà del bambino a cui la madre, accogliente ed amorevole, acconsente con il solo timore che non sia compreso: sarebbe lui infatti a voler essere una "drag queen" (ma chi è che spiega ad un bambino di 7 anni cosa significa esserlo?) e a voler vivere da «attivista Lgbt (parola che un bambino non può comprendere a meno che non sia catapultato in questo mondo)». Vengono i brividi perché sono proprio queste parole, "volontà" e "consenso" del minore ad essere usate dal movimento pedofilo a giustificazione dei rapporti fra uomo e bambino. Le stesse che la madre Wendy sottolinea mentre acconsente a tutti i comandi di Desmond, provocando danni crescenti alla sua psiche delirante, tipica di chi non è stato aiutato ad affrontare i limiti e a sentirsi dire dei "no".
Ma ovviamente, tutti i media che hanno ospitato il piccolo, mettendolo in mostra vestito come una prostituta, non si sognano di rivelare particolari come la performance nel locale gay, preferendo metterla sul sentimentale e riderci su, mentre il pubblico applaude le sue performance abituandosi anche a questo. Un'abitudine, ripetiamo, che sta ad un passo da quella di credere che bambini di 7/10 anni possano desiderare naturalmente di avere rapporti con gli adulti (non importa se sono stati sessualizzati precocemente e non importa neppure se sono stati abusati). Anche se, certo, ora ci vuole una gran fantasia per pensare a quale giustificazione troveranno, davanti a questa aberrazione e all'episodio del club gay, coloro che accusano di "omofobia" quanti fanno notare da tempo il legame fra l'abominio dei rapporti fra persone dello stesso sesso, la sessualizzazione della società e la pedofilia.
Intanto, sempre in nome della libertà, questi casi aumentano nel mondo e anche in Italia (come anticipato da Panorama che racconta dei 300 minorenni già sottoposti a terapie per il cambio di sesso). Ma come ricordato in un caso analogo da Stephen Black, ex omosessualista abusato da piccolo, è come far crescere bambini soldato per poi fargli dire che sparare è bello: «Stiamo assistendo alla comunità Lgbt che abbraccia l'abuso minorile coltivando malattie mentali, attraverso la promozione di un bambino "drag". Non ci vuole un grande scienziato per capire che tutto questo alla fine porterà all'abuso sessuale».
Resta che chi si oppone a tanto viene ormai visto come un nemico pubblico. Basti pensare che Franziska Giffey, il ministro della Famiglia tedesco che ha finanziato l'opuscolo contro i genitori "omofobi", ha dichiarato di averlo fatto perché preoccupato per «l'aumento significativo dei movimenti populisti di destra». L'Antonio Fundation, editore del libretto, ha sottolineato che il lavoro nasce per difendere e rendere effettiva la Convenzione Onu per i Diritti del Bambino, quella che ormai viene usata per dire che i piccoli sono autonomi dalle famiglie, avendo diritto alla sessualità, alla religione e all'autodeterminazione (vedi la legge canadese). Nell'introduzione del libretto si spiega anche come i genitori vadano rieducati ad usare un vocabolario che non include parole contro la teoria gender, l'immigrazione di massa, la diversità sessuale: «Parole che paiono inoffensive ma derivano dal gergo della nuova (vecchia) Destra». Genitori che promuovono «dibattiti razzisti» o che inculcano «la paura dell'«islamizzazione dell'Occidente», quella «dell'indottrinamento o della sessualizzazione precoce ai loro figli, ossia il rifiuto dell'educazione e della pedagogia sessuale che riguarda il gender e la diversità sessuale». Infine, non mancano esempi di autori che generano questo clima di odio, come l'autrice di "Rivoluzione sessuale globale" Gabriele Kuby, definita «autrice cattolica ultra conservatrice».
È difficile accettarlo ma siamo al punto in cui una famiglia che acconsente alla strumentalizzazione del proprio figlio viene presa a modello, mentre in un opuscolo educativo appaiono esempi di poveri bambini istruiti da famiglie di destra, che proprio in nome della lotta agli stereotipi vengono schedati così: «Non hanno problemi disciplinari» e (sia mai) «paiono particolarmente obbedienti» e rispettosi dei «ruoli di genere tradizionali: la bambina porta le trecce; a casa viene educata ai lavori di casa e di taglio e cucito; il bambino viene fisicamente sfidato con forza».

 
Titolo originale: Che l'anno nuovo ci doni una santa intolleranza
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01-01-2019