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SARA' APERTO L'ARCHIVIO SEGRETO DI PAPA PIO XII... MA NON CI SARA' NESSUNA SORPRESA
Tutti pensano chissà cosa, ma ''segreto'' vuol dire solo ''privato''... urgente è invece riscoprire il suo insegnamento di dottrina sociale per capire la differenza tra vera o falsa democrazia (VIDEO: Pio XII e gli ebrei)
di Rino Cammilleri

Papa Francesco apre l'archivio segreto di Pio XII e tutti pensano chissà che cosa. E' quella parola, «segreto», che evoca misteri vaticani alla Dan Brown, come se il venerabile Pio XII («venerabile» vuol dire che il processo di beatificazione ha riconosciuto le sue virtù cristiane vissute «in grado eroico») avesse qualcosa di inconfessabile da nascondere e la Chiesa con lui. Ma nel linguaggio curiale «segreto» vuol dire solo «privato» e l'apertura a scatto ritardato sta a significare che un archivio richiede di essere catalogato e ordinato prima di venire messo a disposizione degli studiosi.
Che cosa ci sarà di nuovo in quell'archivio? Niente, perché quel che si doveva sapere sul pontificato di Pio XII è noto da tanto tempo. Infatti, uno studioso come Giordano Bruno Guerri ha scritto su «Il Giornale» (5 marzo 2019), in prima pagina, che è «inutile» quell'archivio. Intendendo forse, anche, che i giudizi ideologici proferiti in tutti questi anni rimarranno identici, e gli antipatizzanti di Pio XII (se non della Chiesa tutta) non cambieranno idea.

UN'OPERAZIONE A TAVOLINO DEI SERVIZI SEGRETI COMUNISTI
Pur essendo noto che l'inizio della campagna sui «silenzi» di Pio XII sul nazismo risale al dramma teatrale Il vicario di Rolf Hochhuth del 1963, un'operazione a tavolino dei servizi segreti comunisti per dare addosso al papa che aveva osato fulminare di scomunica il comunismo, l'ultima volta che la Chiesa ha usato quest'arma. Per esempio, nel suo articolo il Guerri ricorda che Pio XII, da poco asceso al soglio pontificio, in un radiomessaggio si congratulava con la Spagna la cui guerra civile si era conclusa con la vittoria di Franco. «Nazione eletta da Dio come principale strumento di evangelizzazione del Nuovo Mondo e come baluardo inespugnabile della fede cattolica».
Ecco fatto: Pio XII filo-fascista. E che cosa avrebbe dovuto fare, il capo dei cattolici, sorvolare sui 16.200 e rotti tra vescovi, preti, frati e suore ammazzati dai rojos repubblicani tra il 1936 e il 1939? Senza contare i semplici laici trucidati spesso in modo efferato perché trovati con un crocifisso al collo, le migliaia di chiese incendiate, le processioni blasfeme, le statue di Cristo ritualmente fucilate, le tombe di religiose sventrate ed esposte al ludibrio. Se non avesse vinto Franco, il cattolicesimo sarebbe stato spazzato via dalla Spagna, e con l'aiuto di Stalin (e del «compagno Ercoli»).
Di più: la vittoria delle sinistre avrebbe trascinato la Spagna nella seconda guerra mondiale, cosa che Franco, invece, ebbe il merito di evitare. E i ministri spagnoli tornarono a giurare sui Vangeli e in ginocchio davanti al Crocifisso. Un papa non avrebbe dovuto gioirne? Continua Guerri: «Quando Germania e Italia attaccarono l'Unione Sovietica il Vaticano e l'Osservatore Romano non nascosero la soddisfazione per l'aggressione». Poveri tapini, quei sovietici «aggrediti», che poco prima avevano spartito proprio con Hitler la Polonia e dal 1917 non facevano che sterminare cristiani.

OTTOCENTOMILA EBREI  SALVATI GRAZIE A PIO XII
A Pio XII viene rimproverato anche l'avere stigmatizzato «i falsi profeti della lotta di classe e della dittatura del proletariato» (il 13 giugno 1943, rivolgendosi ai lavoratori cattolici). Ohibò, non avrebbe dovuto? Ciò avrebbe fatto, dice Guerri, «sostanzialmente schierandosi a favore del corporativismo fascista». Questo si chiama processo alle intenzioni; in ogni caso, ci sarebbe da aprire un bel discorso sul corporativismo, ma non è qui la sede. Infine, viene chiamato in causa Dino Buzzati, e pazienza se non è un'autorità in merito. Avrebbe sentenziato: «Pio XII  doveva levare la voce in una definitiva condanna, rischiando qualsiasi cosa: anche che lo fucilassero e con lui tutti i cardinali. Anche che bruciassero il Vaticano. Avrebbe salvato la Chiesa e avremmo creduto tutti».
È arcinoto che quando i vescovi olandesi condannarono il nazismo ottennero solo un ulteriore massacro e i nazisti se la presero anche con le suore cattoliche (santa Edith Stein e sua sorella finirono ad Auschwitz). E gli ottocentomila ebrei  salvati grazie a Pio XII? Chissenefrega, dice l'ideologizzato, quel che conta è il principio. Ma il realismo non è opportunismo, checché ne dica Buzzati. Al quale non so, in verità, quanto davvero importasse della «salvezza» della Chiesa.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 34 minuti) dal titolo "La verità su Pio XII" don Stefano Bimbi risponde alle critiche che la cultura dominante rivolge ingiustamente a papa Pio XII.


https://www.youtube.com/watch?v=bDvKk9HV1Wg

PIO XII E LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Pio XII, il grande dimenticato della Dottrina Sociale della Chiesa" parla dell'oblio in cui è stato relegato il suo insegnamento sociale, molto importante per comprendere la differenza tra vera o falsa democrazia.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 7 marzo 2019:
Pochi giorni fa ricorreva la data dell'elezione di Pio XII al trono papale, avvenuta il 2 marzo 1939. Molti lo hanno ricordato in questi giorni, anche se l'attenzione si è concentrata da parte dei principali media quasi esclusivamente sulla questione degli ebrei. Da parte mia vorrei ricordarlo dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa. Prima di tutto per constatare l'oblio in cui il suo insegnamento sociale è caduto. Quasi sempre si salta da Pio XI a Giovanni XXIII, dalla Quadragesimo anno (1931) alla Mater et magistra (1961). È vero che sul piano formale Pio XII non ha scritto encicliche sociali nello stretto senso del termine, ma come tutti sanno, ha pronunciato dei memorabili Messaggi natalizi radiofonici che valgono come delle encicliche sociali. Vale la pena rileggere soprattutto quelli del 1941 e del 1944. Del resto, l'epoca da lui vissuta - con la guerra, i totalitarismi, le democrazie - è stata caratterizzata da sconvolgimenti sociali e politici di primo piano, che hanno segnato poi le epoche successive: il suo pensiero andrebbe riconsiderato solo a partire da queste semplici constatazioni.
Invece così non è. Una possibile spiegazione, da parte cattolica, consiste ancora una volta nella cosiddetta "svolta conciliare", che sarebbe stata anticipata e poi iniziata da Giovanni XXIII, svolta che avrebbe coperto con il panno dell'oblio il magistero precedente e soprattutto quello di Pio XII, così carico di valenze preconciliari. Sì, qualche enciclica sociale preconciliare viene considerata, ma prevalentemente come anticipazione del magistero sociale conciliare o postconciliare, come "preistoria" di una storia che sarebbe cominciata dopo. Cosa si ricorda, infatti, della Quadragesimo anno di Pio XI? Si ricorda solo il principio di sussidiarietà esposto nel paragrafo 80 e l'accusa contro il potere internazionale della finanza. Tutto il resto è stato dimenticato. La stessa Rerum novarum viene eletta come anticipazione di sviluppi moderni. Così, credo, è accaduto anche per Pio XII e i suoi Messaggi natalizi.
Nell'occasione di questo 80mo anniversario dell'elezione di Pio XII vorrei almeno ricordare alcune sue riflessioni sulla democrazia contenute nel Messaggio natalizio del 1944, mentre si andava verso la conclusione della guerra. Il Papa osserva che dopo la tragica esperienza della guerra si è diffusa tra i popoli l'idea che, se fosse stato possibile sindacare e correggere il potere, il "mondo non sarebbe stato trascinato nel turbine disastroso della guerra". Non c'è quindi da meravigliarsi se "la tendenza democratica investe i popoli".
Egli ricorda che nell'enciclica Libertas del 1888, Leone XIII aveva chiarito due cose a proposito della democrazia: la prima è che "non è vietato preferire governi temperati di forma popolare, salva però la dottrina cattolica circa l'origine e l'uso del potere pubblico"; la seconda è che "la Chiesa non ripudia nessuna delle varie forme di governo, purché adatte per sé a procurare il bene dei cittadini". In altri termini c'è una vera democrazia e c'è una falsa democrazia.
Pio XII spiega la differenza tra vera e falsa democrazia in due tempi. Prima di tutto distingue tra "popolo" e "massa": "il popolo vive e si muove di vita propria; la massa è per sé inerte, e non può essere mossa che dal di fuori". Di essa, abilmente maneggiata, può servirsi lo Stato, il quale può ridurre la massa a una semplice macchina. In questo senso "la massa è nemica radicale della democrazia". Su due concetti la falsa democrazia può prevalere sulla vera democrazia: il concetto di libertà e quello di uguaglianza. La libertà da dovere morale della persona diventa "una pretensione tirannica di dare libero sfogo agli impulsi"; l'uguaglianza degenera in livellamento meccanico. A questo ultimo proposito, Pio XII ricorda che "tutte le ineguaglianze, derivanti non dall'arbitrio, ma dalla natura stessa delle cose... non sono affatto un ostacolo all'esistenza e al predominio di un autentico spirito di comunità e di fratellanza".
In un secondo momento egli spiega la differenza tra vera e falsa democrazia con riferimento al fondamento dell'autorità. C'è un "ordine assoluto degli esseri e dei fini" su cui si fonda l'autorità: se la democrazia significasse il rifiuto di questo ordine assoluto, allora la democrazia sarebbe inaccettabile. Quell'"ordine assoluto - spiega Pio XII - alla luce della sana ragione e segnatamente della fede cristiana, non può avere altra origine che in un Dio personale, nostro Creatore"... e ne consegue che "la dignità dell'uomo è la dignità dell'immagine di Dio, la dignità dello Stato è la dignità della comunità morale voluta da Dio, la dignità dell'autorità politica la dignità della sua partecipazione all'autorità di Dio". La democrazia, in altre parole, è vera o falsa nella misura in cui adempie o non adempie alla "missione di attuare l'ordine voluto da Dio". Con il che, come si vede, nessuna democrazia attuale può salvarsi.

 
Titolo originale: Fascismo, Spagna, ebrei: quante balle su Pacelli
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08-03-2019