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LETTERE ALLA REDAZIONE: LA TRAGEDIA DEL TERREMOTO E L'AZIONE BLOCCANTE DELLO STATO
In vacanza in Abruzzo ho scoperto che Amatrice è ancora sotto le macerie e che quelli che vogliono ricostruire non possono perché devono aspettare il permesso dello Stato (che non arriva)
di Giano Colli

Cara redazione di BastaBugie,
vi scrivo perché qualche giorno fa ci sono state alcune piccole scosse di terremoto (massimo 3.2) e poiché l'epicentro era vicino a casa nostra, io e mio marito ci siamo impauriti un bel po'.
Allora mi è tornato in mente quello che ho visto l'estate scorsa in vacanza in Abruzzo (regione bellissima che consiglio vivamente). Per arrivare alla nostra destinazione siamo passati da Amatrice in auto. Vi assicuro che era ancora tutto come lo abbiamo visto tante volte in televisione subito dopo il terremoto del 2016: le stesse macerie e i container dove abitano i terremotati (non stanno più nelle tende per fortuna).
Poi ci siamo spostati nel paese accanto ed abbiamo fatto una visita a piedi a Campotosto. Un paesino di media montagna molto carino e pieno di cantieri. Camminando tra le viuzze, ci siamo però accorti che quelli che ci sembravano cantieri in realtà erano le macerie delle case distrutte (diciamo circa la metà di quelle esistenti). Quindi nessun cantiere ma solo macerie. Farmacia, posta, bar, carabinieri erano ancora nei container. Poi ci ferma una signora del posto ed esordisce così: "Qui non c'è più vita, prima era un paese pieno di sagre e di gente, ora non c'è più nulla. Lo stanno facendo morire, ditelo là fuori!". Sorvolo sui particolari di cosa ha provato la povera signora durante i terremoti (ne hanno avuto un altro anche il gennaio dopo), ma mi soffermo su quello che ci ha raccontato sul post terremoto. Potevano entrare in casa solo accompagnati, per motivi di sicurezza, e sono passati mesi prima che gli esperti (statali immagino) decretassero quali erano le case ancora abitabili.
Ma la cosa che mi ha colpito di più è stato quando ci ha fatto vedere una palazzina tutta puntellata all'esterno e ci ha spiegato che era di proprietà di un'avvocatessa di Roma che era disposta a risistemarla a sue spese. Tutte le domande che aveva fatto per avere i permessi relativi erano però state rifiutate perché doveva aspettare i contributi statali.
Ora io mi chiedo: se non hai i soldi per risollevarti dal terremoto aspetterai i contributi statali, ma se i soldi ce li hai perché non puoi mettere a posto una cosa tua, permettendo fra l'altro di ridare un po' di vita a un paese martoriato? Poi mi chiedo anche dove siano finiti i soldi che sono stati dati in beneficenza per i terremotati... ma forse è meglio non chiederselo!
Quel 24 agosto 2016 in cui è venuto il terremoto in quelle zone è esattamente il giorno in cui mi sono fidanzata ed io mi sento un po' emotivamente unita a loro: da quel giorno io ho avuto la possibilità di approfondire la conoscenza con colui che quest'anno è diventato mio marito, di presentarci i rispettivi amici e parenti, di ricevere una proposta di matrimonio, di preparare le nozze e di fare qualche mese di vita coniugale. E loro - mi chiedo - cosa hanno potuto fare nello stesso periodo? Spero davvero che in questi ultimi mesi la situazione lì sia cambiata, ma ciò non toglie che per quasi 2 anni non è stato fatto nessun intervento o comunque molti pochi. Non so bene cosa si possa fare per quelle persone che hanno subito il terremoto ma con questa lettera ho provato almeno a "dirlo là fuori" come ci aveva chiesto la signora a Campotosto.
Simona

Gentile Simona,
innanzitutto tanti auguri per la vita matrimoniale appena iniziata.
Per quanto riguarda il terremoto e soprattutto i ritardi della burocrazia dello Stato c'è poco da aggiungere a quanto da lei visto nelle zone colpite da queste due tragedie (il terremoto e l'azione bloccante dello Stato).
Abbiamo pubblicato volentieri la sua mail per dare voce alla signora di Campotosto rispondendo al suo invito a "dirlo là fuori".

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 10/07/2019