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VA AVANTI SENZA INDUGIO LA RIVOLUZIONE DI ZAPATERO: ANCHE LE LESBICHE POSSONO ACCEDERE ALLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE
Il diritto dei figli ad avere un padre e una madre viene sacrificato in nome di un falso diritto: quello di due donne ad avere un figlio
da Corrispondenza Romana

La rivoluzione iniziata in Spagna nel 2004 con l’elezione del socialista José Luis Rodriguez Zapatero non sembra destinata a fermarsi. A solo un mese dalle sconcertanti rivelazioni del quotidiano “L’Avvenire” che, in un articolo del 23 luglio, denunciava l’operato di una clinica spagnola impegnata nella “donazione” di embrioni congelati senza il consenso dei genitori biologici, il Partito Socialista Spagnolo ha presentato una nuova proposta.
Il partito del Premier sembra essersi reso conto della presenza di una, a sua vista, discriminazione nel testo della legge (risalente al 2006) che regola la riproduzione assistita. La legge, nel delineare le linee guida della donazione di ovuli fecondati, stabilisce che queste debbano svolgersi esclusivamente tra “marito e moglie”. Due termini, secondo i socialisti, eccessivamente desueti e discriminatori, insieme a quello – presente nella normativa in vigore – di “paternità”. Questi dovrebbero essere sostituiti dai più neutri “coniugi” e “filiazione”. L’ adeguamento di alcuni termini della norma non ha, ovviamente, uno scopo erudito o linguistico.
Poiché la legge prevede esplicitamente la presenza di un uomo e una donna per intraprendere un trattamento di riproduzione assistita, questo non viene infatti mai concesso nelle cliniche spagnole a coppie lesbiche, considerate vittima di una ingiusta “discriminazione”. La proposta socialista permetterebbe quindi a tali coppie – formate da indefiniti “coniugi” – di poter impiantare in una delle due partner un ovulo fecondato da un donatore a loro esterno e anonimo. L’unico, autentico diritto, ovvero quello dei figli ad avere un padre e una madre, verrebbe così sacrificato in nome di un falso diritto: quello di due donne omosessuali ad avere un figlio.

 
Fonte: Corrispondenza Romana, 4/9/2010