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ANCORA UNA VOLTA FAMIGLIA CRISTIANA AL CENTRO DI POLEMICHE
Ecco il passato recente della rivista che, come assicura Mons. Fisichella, non esprime il parere di tutti i cattolici
di Gianni Toffali

Ogniqualvolta Famiglia Cristiana la spara grossa (sempre e solamente contro Berlusconi e tutti i governi di centro destra), mezza Italia si scandalizza. I suoi nemici la demonizzano ed i suoi amici la elogiano.
L’equivoco di fondo, nasce dalla titolazione della rivista, in particolare dall’aggettivo Cristiana. In realtà di cristiano e tantomeno di cattolico, il settimanale fondato dal beato Giacomo Alberione, ne conserva unicamente la sua componente progressista e modernista, vale a dire tutto il contrario predicato da Benedetto XVI. Sorta nel 1931, sino al 1997 la direzione del settimanale non trova particolari ostilità da parte del vaticano, ma a partire da questo anno con la nomina a direttore di don Leonardo Zega, inizia la “fabbricazione” dei cosiddetti cattolici adulti. L’”indottrinamento” al gregge cattolico progressista (popolarmente definito cattocomunista), subì una prima battuta d’arresto. Il presidente della CEI Card Ruini criticò la linea editoriale dei Paolini per “ l’estrema spregiudicatezza” sui temi morali e religiosi. Al centro delle critiche dei vescovi c'erano alcuni interventi sull'educazione sessuale. Don Zega, si difese goffamente negando tutto.
Nel 1998, dopo qualche mese, le polemiche esplosero di nuovo per altre questioni, e la  Santa Sede decise di cacciare don Zega e di "commissariare" i Paolini con la nomina del vescovo Antonio Buoncristiani a delegato pontificio. Nel 1999, rientra la pace fra Paolini e Vaticano e alla direzione di Famiglia Cristiana, arriva don Antonio Sciortino, guarda caso, braccio destro e stretto collaboratore di don Zega. Con l'arrivo di Sciortino, gli interventi critici del settimanale sui cambiamenti della società e della politica diventano molto più frequenti e duri.
A oltre 10 anni dal suo insediamento e di battaglie contro il PDL, il moralizzatore Sciortino che in un recente editoriale aveva aspramente condannato il metodo Boffo, sta riservando a Berlusconi il medesimo trattamento. Alla faccia della coerenza! Invece di offrire un posto di lavoro al collega Boffo (a proposito, se è vero che l’ex direttore di Avvenire era “innocente”, perché ha fatto la fine del reietto?) si accanisce contro Berlusconi accusandolo di dispotismo e di avere spaccato l’unità dei cattolici. Menzogna degna di biasimo dal momento in cui le vere cause della divisione dei cattolici tra progressisti e fedeli al papa, sono imputabili ad una lunga serie di concause politiche e religiose, ma non certo alla discesa in campo del “cavaliere nero”.
Bene ha fatto dunque il reggente del Pontificio Consiglio della nuova evangelizzazione Mons. Fisichella a negare le ridicole analisi di FC e a precisare che non rappresenta i cattolici e tantomeno le sfere vaticane. “Dettaglio” già colto da migliaia di sacerdoti italiani che da anni si rifiutano di far entrare nelle loro chiese una rivista che, di cristiana ha solo la copertina.

 
Fonte: La Voce di Venezia, 25 agosto 2010