I più letti del mese
I PIÙ LETTI DEL MESE

SCEGLI UN ARGOMENTO

« Torna alla edizione


ONU RIDICOLA: LA CINA NEL CONSIGLIO DEI DIRITTI UMANI
In Italia nessuno l'ha detto, ma la Cina farà parte della principale agenzia ONU (UNHRC, con sede a Ginevra) che ha il compito di vigilare sulla salvaguardia dei diritti dell'uomo della Dichiarazione Universale del 1949
di Luca Della Torre

In Italia la stampa di sinistra liberal o radicale, si attarda, con gretto livore ad innescare in prima pagina processi mediatici nei confronti dei governi regionali di centrodestra presunti responsabili della grave crisi sanitaria seguita alla pandemia del Covid-19, con l'evidente fine di puntellare l'agenda dell'inetto governo Conte. Se invece puntiamo l'attenzione sui principali massmedia ed organi di informazione esteri, sia conservatori che liberal - New York Times, Daily Mail, The Guardian - ci rendiamo conto che ben altre sono le preoccupanti questioni di politica internazionale al centro dell'agenda delle cancellerie dei principali Stati del pianeta. La complessa crisi politico-economica internazionale generatasi come in un effetto domino a seguito della pandemia del Coronavirus - di cui è responsabile la Repubblica popolare cinese - ha scoperchiato il vaso di Pandora sulle gravi responsabilità dell'ONU nella mancata tutela dei diritti dell'uomo a livello planetario.
In questi giorni le Nazioni Unite si sono rese responsabili di un gravissimo attacco ai diritti fondamentali dell'uomo, sanciti a livello declaratorio proprio nella Dichiarazione Universale del 1949 e resi oggetto di tutela giurisdizionale nei Patti internazionali del 1966, due tra i più vincolanti trattati dell'ONU. La settimana scorsa infatti le Nazioni Unite hanno deliberato di inserire la Repubblica popolare cinese nel Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC, con sede a Ginevra) la principale agenzia ONU che ha il compito di vigilare ed intervenire sulla promozione e salvaguardia dei diritti dell'uomo sanciti nella Dichiarazione Universale del 1949. Si tratta di una deliberazione che ha immediatamente sollevato scandalizzate proteste da parte della comunità civile internazionale in quanto il criminale regime totalitario comunista cinese attraverso la nomina del proprio delegato Jiang Duan, sarà in grado di deliberare le nomine degli osservatori esperti dell'ONU - giuristi, avvocati, magistrati, diplomatici - che hanno l'incarico di vagliare le denunce di violazioni ai diritti civili, politici, di libertà religiosa, di pensiero, di stampa ed associazione politica. Così come sarà in grado di deliberare sull'invio delle missioni speciali in caso di violazioni dei diritti dell'uomo.

UNA STRATEGIA MIRATA
In realtà si tratta di una nomina solo apparentemente inspiegabile: la Cina comunista da anni si prodiga in ambito diplomatico attraverso una strategia a tela di ragno che - attraverso l'elargizione di enormi risorse finanziarie - mira ad avvolgere e inglobare, le istituzioni internazionali. Il fatto paradossale è che proprio secondo i report annuali delle stesse agenzie del'ONU. Il Partito Comunista Cinese è ritenuto uno dei maggiori responsabili nella violazione dei diritti umani e della libertà religiosa nel mondo intero. Il Partito Comunista Cinese attraverso le strutture di governo perseguita tutti i gruppi religiosi in quanto potenziali movimenti di pensiero non omologabili alla dittatura del pensiero unico marxista. Tra questi in primis i cattolici che manifestano obbedienza alla Santa Sede di Roma e non intendono essere sottoposti al processo di "sinizzazione della fede", ma anche i buddisti, i tibetani e i musulmani uiguri, i membri del Falung Gong; perseguita, incarcera e sopprime fisicamente centinaia di migliaia di cittadini cinesi, studenti, intellettuali che criticano il dettato politico arbitrario del Partito; sopprime sistematicamente la libertà di informazione attraverso la censura sui mass-media; schiaccia la libertà di pensiero a Hong Kong violando gli accordi internazionali a suo tempo sottoscritti con il Regno Unito all'atto della cessione dell'ex colonia a Pechino; coordina ed eterodirige il potere giudiziario, privando i propri cittadini del diritto ad un equo e giusto processo secondo lo stato di diritto, mantiene in funzione i terribili campi di concentramento noti come Laogai ove sfrutta milioni di dissidenti politici ridotti come manodopera in stato di schiavitù. Tutto ciò in linea con la logica criminale dei totalitarismi del XX secolo.

COME UN PIROMANE A CAPO DEI VIGILI DEL FUOCO
Hillel Neuer, direttore esecutivo dell'U.N. Watch, una associazione di difesa dei diritti umani con sede a Ginevra, ha dichiarato che «permettere al regime oppressivo e disumano della Cina di scegliere gli investigatori del mondo sulla libertà di parola, la detenzione arbitraria e le sparizioni forzate, è come fare di un piromane il capo dei vigili del fuoco della città». In questi giorni le diplomazie di alcuni tra i più importanti Stati del pianeta, membri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, hanno ufficialmente stigmatizzato le gravi responsabilità del governo cinese in ordine alla tragica gestione della pandemia da Covid-19, puntando il dito sulle reiterate, odiose e strumentali violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo di Pechino per insabbiare, sottacere le proprie responsabilità. È opportuno considerare che non solo l'Amministrazione Trump negli USA, ma anche importanti governi il cui orientamento politico non è assolutamente in linea con le posizioni USA - è il caso dell'esecutivo populista di sinistra del Presidente francese Macron, del governo laburista australiano, oltre al governo britannico del Premier Boris Johnson - hanno esplicitamente denunziato la disinvolta negligenza e le brutali inadempienze di Pechino in materia sanitaria, ambientale, e nel campo dei diritti della persona.
Sempre il direttore di U.N. Watch Neuer si chiede al riguardo: «Mentre il mondo soffre per la mortale pandemia da coronavirus, prima diffusasi a macchia d'olio a Wuhan, mentre la Cina zittiva medici, giornalisti e altri cittadini che ne davano l'allarme, con quale logica il regime di Pechino può essere coinvolto nella scelta del prossimo monitor globale dell'Onu sul diritto alla salute?».

L'INARRESTABILE DECADENZA DELL'ONU
Se nel corso della Guerra Fredda l'ONU ha avuto un innegabile ruolo centrale nel contenimento dell'aggressività espansionistica militare dei regimi totalitari comunisti - si pensi alla Risoluzione nr.83/1950 dell'ONU che dispose la risposta militare internazionale contro l'aggressione nordcoreana e cinese alla Corea del Sud nel 1950; si pensi al mancato riconoscimento legale nel consesso internazionale del brutale regime comunista cinese di Mao Zedong fino al 1971 - dalla caduta del Muro di Berlino l'ONU è divenuto sempre più preda e strumento di leadership ideologiche politiche totalitarie e anticristiane.
È necessario rammentare ad esempio le deleterie conseguenze a livello internazionale delle Risoluzioni ONU che hanno de facto qualificato l'aborto come un "diritto" piuttosto che un crimine contro l'uomo; è importante rammentare che è stata l'ONU, nella Conferenza di Yojakarta, a sdoganare come legittima la teoria del Gender, un complesso culturale raffazzonato di impronta relativista del tutto privo di ogni dignità scientifica acclarata. Insomma, un ruolo di "moral suasion" quello dell'ONU, nel segno di una globalizzazione antitetica ai valori morali cristiani alla base del diritto. È bene evidenziare come già gli Stati Uniti si siano ritirati dal Consiglio ONU dei Diritti Umani nel 2018, criticando con veemenza le contraddizioni del Consiglio dei Diritti Umani, definito dal Segretario di Stato USA Mike Pompeo «un esercizio di spudorata ipocrisia, con molti dei peggiori abusi dei diritti umani al mondo che vengono ignorati e alcuni dei più gravi trasgressori del mondo che siedono nel Consiglio stesso». Oggi a questo stesso Consiglio dell'ONU siedono la Repubblica popolare cinese, l'Arabia Saudita, Cuba: che credibilità e che fiducia può ancora assicurare l'ONU nella difesa dei diritti della persona umana?

 
Titolo originale: La scandalosa nomina della Cina nel Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU
Fonte: Corrispondenza Romana, 22 Aprile 2020