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IL PROFILATTICO ENTRA A SCUOLA
La Provincia di Roma da' la lezione sbagliata
di Giacomo Samek Lodovici

 Nelle scuole superiori e nelle università statali della Provincia di Roma potranno essere installati dei distributori di profilattici. Il Consiglio provinciale della capitale, a maggioranza di centrosinistra, ha infatti approvato una mozione che impegna il presidente Zingaretti ad aderire alla campagna promossa da Sinistra e Libertà, Giovani Democratici, associazione Coscioni, Rosa Arcobaleno e Circolo omosessuale Mario Mieli. Anche il viceministro della salute Fazio si è dichiarato favorevole.
  Ora, non è questa la sede per svolgere laicamente delle riflessioni morali sulla criticabile visione della sessualità che si associa all’incentivazione e all’uso dei profilattici. Bisogna però dire che sbaglia chi sostiene che le istituzioni devono essere 'neutrali' e al tempo stesso possono incentivare la libertà di scegliere se comprare e usare i profilattici oppure no. Autorizzando l’installazione di macchine distributrici nelle sedi dei 'loro' istituti di istruzione, con ciò stesso le istituzioni avallano e rinforzano una certa visione della sessualità, come minimo quella che ritiene equivalente l’uso e il non uso dei profilattici. In tal modo, esse finiscono per incidere sulle convinzioni etiche personali che – lo sappiamo, dati alla mano – vengono influenzate (anche) dalle regole fissate in sedi istituzionali. Per qualcuno l’installazione in scuole e università evita agli studenti l’imbarazzo di andare in farmacia (ma perché c’è imbarazzo? È solo l’influenza della Chiesa, nonostante le martellanti campagne di segno opposto, o anche qualche intuizione della coscienza morale, anche del non credente?).
  Tuttavia, in realtà, le macchine distributrici si trovano già facilmente in altri posti, molto meno visibili delle scuole e università. O forse devono essere collocate anche in questi luoghi perché, anche qui, avere rapporti sessuali è non solo un fatto, ma altresì un diritto? I profilattici sono materiale scolastico? Qual è l’utilità, insomma, di queste installazioni? La Provincia di Roma, infine, sembra non aver minimamente recepito la documentata opera di informazione fatta da alcune fonti basata su studi scientifici realizzati anche da non credenti, nei giorni della polemica circa le dichiarazioni di Benedetto XVI in viaggio verso l’Africa. Sempre tralasciando la valutazione etica della questione, infatti, paiono totalmente ignorate le dichiarazioni anche di ricercatori non cristiani: il tasso di Aids non diminuisce e, anzi, in certi casi, aumenta, pur se si fa una sistematica informazione sui profilattici e li si mette copiosamente a disposizione (persino gratis). Per esempio, la revisione di 13 studi da parte dell’autorevole Cochrane Database Review Institute (ma si potrebbero citare altre ricerche e altri monitoraggi) ha mostrato che la protezione garantita dal profilattico rispetto all’Aids è pari all’ 80%. Un dato che vale se l’uso è «corretto e costante» , mentre invece, anche tra gli utilizzatori occidentali abituali, c’è chi prova fastidio, resistenza psicologica (beninteso non morale), emotiva, ecc. Anche qualora la protezione fosse del 90%, resta il fatto, per dirla con la rivista Lancet (marzo 2008), che «la posizione tradizionale cattolica [che insiste su fedeltà e astinenza] sui condoms e l’Aids è la più ragionevole e la più solida scientificamente nella prevenzione».
  Sempre Lancet (gennaio 2000) aveva paragonato il preservativo alle cinture di sicurezza, che offrono una falsa percezione di protezione: così, negli anni ’70, dove ne fu introdotto l’obbligo, aumentarono gli incidenti, per l’aumento dei comportamenti a rischio.

 
Fonte: Avvenire, 20 giugno 2009