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I FINI RAGIONAMENTI DI FINI
di Fabio Luoni

Fini, parlando di Costituzione, bioetica e testamento biologico: «Il Parlamento deve fare leggi non orientate da precetti di tipo religioso».
Se non ricoprisse l’importante carica istituzionale di presidente della Camera, non perderemmo tempo a commentare l’ennesima uscita sgangherata del presidente Fini. Registriamo che nella sua concezione dello Stato, ormai da qualche periodo, Fini non riesce a capire il seguente concetto: la difesa del valore della vita umana, soprattutto nelle condizioni di maggiore debolezza e fragilità, è la base razionale per la convivenza civile all’interno di ogni comunità. Se si iniziano a fare eccezioni, il diritto alla vita diventa relativo e in balia della volontà di questa o quella maggioranza, questo o quel governante: si avrà quindi che di volta in volta, come la storia e l’attualità insegnano, a qualcuno verrà in mente di limitare o togliere questo diritto al bambino nel grembo della mamma, all’anziano malato, all’handicappato, a chi ha un colore della pelle diverso, o appartiene ad un’altra razza o etnia. Mi sembra che ciascun uomo debba preoccuparsi che le leggi del suo Stato difendano tale diritto fondamentale, senza bisogno di tirare in ballo precetti religiosi.
Evidentemente Fini, avendo dimenticato questo principio, discrimina chi la pensa diversamente da lui e dalla sua concezione relativista di Stato senza valori. Il ragionamento è il seguente: se la pensi diversamente da Fini sui temi di bioetica sei mosso da precetti religiosi, che non vanno bene per definizione. Quindi se devi scrivere delle leggi sulla bioetica devi pensarla come Fini, puoi essere orientato dal niente, o da quello che vuoi, anche dalle scemenze, basta che tu non sia orientato dalla tua fede in Dio.

 
Fonte: 19 Maggio 2009