BastaBugie n�211 del 23 settembre 2011

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IL ''SIGNORE DEGLI ANELLI'' RILETTO ALLA LUCE DI SIMBOLI E PERSONAGGI CRISTIANI
Il nuovo libro di Greta Bertani ''Le radici profonde. Tolkien e le Sacre Scritture'' svela i numerosissimi rimandi al Vecchio o al Nuovo Testamento nei romanzi di Tolkien
Autore: Claudio Toscani

Fortunatamente una pubblicazione che, pur ricavata da una tesi di laurea, non sa di paradigma accademico. L'autrice è una specialista della vita e delle opere di Tolkien, una studiosa verticalmente calata nella biografia e bibliografia criticocreativa di quell'immenso scrittore, filologo, docente e fenomeno socioculturale autore di romanzi misti di fantasia e virtù quotidiane, di sogni e inquietudini del nostro tempo, di ideali metafisici e comportamenti umani universali ed eterni. Ciò che contraddistingue questa operazione criticoanalitica è però, fin dal titolo, una minutissima e penetrante comparatistica concettuale e inventiva tra i libri dello scrittore inglese (la trilogia Il signore degli anelli e il postumo Sillmarillion, senza trascurare Lo Hobbit né alcuni saggi più l'epistolario) e le radici religiose cristiano-cattoliche d'Occidente, le fonti della sapienza biblica, i fondamentali della Sacre Scritture. Tanto da risultare, da generazioni e generazioni il libro più letto dopo la Bibbia. Numerosissimi sono, tra consonanze e concordanze, i rimandi al Vecchio o al Nuovo Testamento nei romanzi di Tolkien. E Greta Bertoni non solo li individua con la padronanza intellettuale e professionale dell'autorità in materia (tanto da valerle una lusinghiera prefazione di Andrea Monda, altro illustre esperto tolkieniano), ma li colloca lungo una narrazione rivelativa a metà tra racconto e saggio, miticità e dissertazione, sacralità ed errore.
Fiaba o mito, fairy-story o storia di fate, Tolkien scrive di un mondo uscito dalle mani di un Dio creatore e di una «terra di mezzo» tra inferno e paradiso dove gli uomini, a loro volta subcreatori, esercitano liberamente la facoltà di scegliere tra bene e male a loro salvezza o dannazione. Tolkien cerca le sue ispirazioni alla sorgente stessa del suo essere cristiano: dai fondanti passi del Genesi e dall' ingresso del male nel creato, al riscatto della Croce di Cristo in filigrana col destino degli Elfi della Luce nel loro cammino verso una loro Terra Promessa. E il serpente della Bibbia è il drago del Signore degli anelli; e Melkor è Satana; e la città di Gondor la nuova Gerusalemme celeste. La ricerca, che è poi la trama di questa trilogia, è una ricerca che diventa rinuncia: perseguire il proprio bene in Tolkien equivale a rifiutare i traguardi mondani. Quasi sempre i personaggi portanti del libro fanno vedere i loro modelli. Così, Frodo è una figurazione di Cristo, e la sua missione è di evitare i malvagi poteri dell'anello; Aragorn, il nuovo re che ristabilirà il regno della pace e della serenità, è a sua volta la profezia del Cristo del Giudizio; Gandalf, più che uno stregone è un angelo incarnato; Boromir e Gollum, infine, sono novelli apostoli e il Lembas è l'eucaristico Corpus Domini, mentre Dama Galadriel è la Madonna.

Nota di BastaBugie: per approfondimenti sul "Signore degli Anelli", vai a http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=8

Fonte: Avvenire, 21/07/2011

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