BastaBugie n�349 del 16 maggio 2014

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LIBRO PORNO-GAY NELLE SCUOLE, MA PER AVVENIRE NON E' OSCENO
Per rendersi conto, ecco un estratto del libro che, a un liceo di Roma, i professori hanno imposto agli studenti
Autore: Gianfranco Amato

L'indiscussa stima per la storia personale e professionale di Francesco D'Agostino rende ancora più difficile da comprendere la sua posizione critica, pubblicata da Avvenire il 9 maggio, nei confronti dell'iniziativa legale intrapresa dai Giuristi per la Vita e da Pro Vita Onlus circa i noti fatti accaduti al liceo classico Giulio Cesare. Colpisce, in particolare, il suo convincimento che «non è possibile qualificare rozzamente il libro della Mazzucco come "osceno"». Ora, perché quel testo debba considerarsi osceno e non adatto ad una scuola lo hanno perfettamente spiegato, lo scorso 30 aprile, Marcello Veneziani con il suo ineccepibile articolo "Che libertà è leggere in classe un libro porno?" pubblicato sul "Giornale"; Nicoletta Tiliacos con il suo ottimo pezzo "Demo Fellatio" apparso nella prima pagina del "Foglio"; e Mario Giordano dalle colonne di "Libero", con il suo efficace intervento intitolato "Macchè anti-gay: a scuola un libro porno".
Il prof. D'Agostino ha certamente gusti raffinati, per cui proviamo a far giudicare dal lettore di media intelligenza e media cultura, secondo il comune senso dell'osceno, alcuni dei brani contestati: «(…) un pomeriggio, quando dopo la partita indugiò nello spogliatoio e si ritrovò solo con lui, Giose decise di agire – indifferente alle conseguenze. Si inginocchiò, fingendo di cercare l'accappatoio nel borsone, e poi, con un guizzo fulmineo, con una disinvoltura di cui non si immaginava capace, ficcò la testa fra le gambe di Mariani e si infilò l'uccello in bocca. Aveva un odore penetrante di urina, e un sapore dolce. Invece di dargli un pugno in testa, Mariani lasciò fare. Giose lo inghiottì fino all'ultima goccia e sentì il suo sapore in gola per giorni. Il fatto si ripeté altre due volte, innalzandolo a livelli di beatitudine inaudita». Merita anche quest'altro pezzo di alta letteratura: «La cabina era poco più grande di un ascensore, ma provvista di riviste pornografiche per stimolare l'erezione. Donne e uomini nudi, organi genitali squadernati in primissimo piano, adatti a ogni tendenza sessuale. Giose apprezzò la sensibilità dei dottori. Ma lo disgustò l'idea di concepire suo figlio masturbandosi sulla fotografia di uno stallone professionista. Chiuse gli occhi, pensò a Christian, e attivò la mano. Eiaculò in quattro minuti, e per la fretta maldestramente metà lo schizzò fuori. Gocce di liquido cremoso e opalescente colavano sul bordo del contenitore. Dovette pulirlo col kleenex. Il dottore incamerò il suo sperma e lo spedì in laboratorio senza commenti».
Io, per D'Agostino, sarò pure un bacchettone vittoriano, però, a questo punto, faccio qualche fatica ad immaginare cosa possa considerare davvero osceno il Presidente dei Giuristi Cattolici Italiani. [...]
Nel frattempo, però, spiace non si sia colto il punto cruciale della questione, ovvero il «diritto di priorità che i genitori hanno nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli», sancito dall'art. 26, terzo comma, della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, sottoscritta nel 1948. D'Agostino sa benissimo che quel principio è stato espressamente proclamato perché, dopo la seconda guerra mondiale, l'esperienza ha dimostrato quanto fosse stato devastante, distruttivo ed esiziale il Volksaufklärung, ovvero il sistema d'istruzione statale del Terzo Reich. Si è capito come l'istruzione pubblica in mano al potere è capace di diventare un'arma letale. Non era un caso, infatti, che le due competenze dell'istruzione pubblica e della propaganda fossero in capo ad un unico ministero, il Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda. E non è un caso che dal 13 marzo 1933 il ministro tedesco dell'Istruzione Pubblica fosse un tale di nome Joseph Goebbels.
Il rischio di un indottrinamento è oggi ancora drammaticamente attuale. Papa Francesco ne ha recentemente parlato, quando, lo scorso 11 aprile, ha denunciato le forme di «sperimentazione educativa con i bambini», ridotti a «cavie da laboratorio», e ha ricordato che «gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti». Quelle manipolazioni, ha ribadito il Santo Padre «conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del "pensiero unico"», attraverso «progetti di educazione che trasformano la scuola in un campo di rieducazione».
Oggi noi Giuristi per la Vita riceviamo decine di segnalazioni da parte di genitori che richiedono un intervento legale perché nelle scuole materne ed elementari frequentate dai propri figli, ad esempio, si applicano gli Standard per un educazione sessuale in Europa, quel documento dell'OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) che prevede, nella fascia da 4 a 6 anni, l'«introduzione alla masturbazione infantile precoce», la «capacità di identificare i genitali nei dettagli» e «l'identità di genere», o perché nelle stesse scuole i bimbi sono indotti a praticare il cosiddetto «gioco del dottore», i maschietti si fanno vestire da femminucce, si fanno giocare con le bambole, e si truccano con il rossetto, grazie anche all'ausilio degli "educatori" esterni dell'associazione "Scosse". Come facciamo a rispondere a questi genitori indignati che ci chiedono di intervenire legalmente contro simili aberranti sperimentazioni educative, con il titolo dell'editoriale di D'Agostino: «Dibattito aperto e plurale, non denunce»?
Io comprendo e rispetto la diversa sensibilità del prof. D'Agostino. Probabilmente se suo figlio tornasse da scuola vestito da bambina e truccato, lui intavolerebbe con le maestre un pacato dibattito culturale. Se questo capitasse, invece, a mio figlio, io mi precipiterei a scuola con i carabinieri. Questione di sensibilità diverse, appunto.
Sabato il Santo Padre nel discorso tenuto in Piazza San Pietro al mondo della scuola ha coraggiosamente proferito queste parole: «L'educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla». Per questo i Giuristi per la Vita continueranno a combattere in difesa del diritto dei genitori e degli studenti alla libertà di educazione, con tutti gli strumenti consentiti dall'ordinamento giuridico, indipendentemente dall'esito delle singole azioni, perché come ha ricordato ancora ieri il Pontefice, in questa particolare battaglia contro l'indottrinamento scolastico «è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca!». Sante parole sulle quali dovremmo tutti riflettere. Compreso D'Agostino.
Grazie Santità per la chiarezza ed il coraggio.

Titolo originale: Libro porno-gay nelle scuole Per Avvenire non è osceno
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-05-2014

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