BastaBugie n�124 del 22 gennaio 2010

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OMELIA PER LA III DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 1,1-4;4,14-21)

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 24 gennaio 2010)

Le letture di oggi ci danno degli insegnamenti molto importanti per la nostra vita cristiana. Fin dalla prima lettura si parla del dovere dell’evangelizzazione. Il popolo di Israele era appena tornato dall’esilio di Babilonia ed era giunto il tempo di restaurare la Nazione dalle fondamenta. Più urgente della restaurazione materiale era quella spirituale. Quindi il sacerdote Esdra portò la Legge davanti all’assemblea e, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, fu proclamata e spiegata la Parola di Dio.
Il brano del Vangelo presenta Gesù che nella sinagoga di Nazareth illustra la sua Missione di salvezza. Egli si alzò a leggere e gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Egli lo aprì e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio» (Lc 4,18). Terminata la lettura del passo, Egli proclamò: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21). Gesù è venuto su questa terra per proclamare a tutti il lieto annunzio della salvezza e questa Missione è continuata dalla Chiesa che deve diffonderlo fino agli estremi confini della terra.
Oggi come allora c’è questa necessità dell’evangelizzazione. Il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II parlava di nuova evangelizzazione, il che vuol dire che siamo tornati indietro, da una società cristiana a un mondo ormai pagano nel cuore e nella mente. Gli stessi cristiani tante volte sono paurosamente ignoranti per quanto riguarda le verità eterne.
All’interno della Chiesa vi sono quei cristiani chiamati in un modo particolare a quest’opera evangelizzatrice. San Paolo, nella seconda lettura di oggi, scrivendo ai Corinzi, ci ricorda che tutti noi siamo membra del Corpo Mistico di Cristo, ciascuno secondo la propria missione. Per cui alcuni sono apostoli, altri sono profeti, altri ancora maestri, altri hanno il compito di governare la Chiesa, di assistere i bisognosi, e così via (cf 1Cor 12,27-30).
Chi è chiamato all’evangelizzazione deve svolgere questa missione pienamente consapevole che essa è un compito di cui dovrà rendere conto a Dio. Per questo motivo, san Giovanni Maria Vianney si preparava le prediche con notti intere di preghiera e di studio. Il suo intento era quello di essere semplice, così che tutti potessero comprendere. Un giorno una donna chiese al Santo: «Perché quando pregate parlate tanto piano, mentre invece predicate tanto forte?». E il Santo rispose bonariamente: «È perché quando predico, parlo a gente sorda o addormentata, mentre quando prego parlo al Signore, che non è sordo».
Uno dei più grandi predicatori che abbia percorso gran parte dell’Italia fu certamente san Bernardino da Siena, il quale dal 1419 portò di paese in paese, come predicatore itinerante, la Parola del Vangelo. L’Italia, a quell’epoca, come pure oggi, offriva un quadro ben poco consolante. La fede del popolo era particolarmente scossa per la presenza di molti nemici della Chiesa. Conseguenze ne furono l’indifferenza religiosa e la depravazione dei costumi. Era l’epoca dell’umanesimo e del rinascimento, durante i quali ci fu un ritorno al paganesimo, a un lusso sfrenato e a una vita gaudente e, se ciò non bastasse, vi erano molte discordie nella società. L’unico rimedio a questi mali san Bernardino lo vide in un ritorno al Vangelo e allora per venticinque anni attraversò l’Italia in tutti i sensi, portando, in una predicazione sostanziosa e ardente, viva di fresca naturalezza e di nobile popolarità, il lieto messaggio di Cristo. Nelle sue prediche flagellava con coraggio i vizi dominanti dell’epoca e alla fine ordinava al popolo di inginocchiarsi e di domandar perdono al Salvatore promettendogli conversione e fedeltà. San Bernardino era e rimarrà il grande Santo missionario popolare che ridiede un volto cristiano all’Italia immersa in un nuovo paganesimo.
Altro grande predicatore fu san Giacomo della Marca, il quale percorse l’Europa intera predicando il Vangelo. Egli paragonava la predicazione alla semina di un contadino. I cuori dei fedeli sono il terreno che deve accogliere questa semente. Tante volte purtroppo questo terreno è sassoso e spinoso, per cui non ci sono frutti di conversione. E così diceva: «O preziosa e santissima Parola di Dio! Tu illumini i cuori dei fedeli, tu strappi le anime dalla bocca del diavolo, giustifichi gli empi e da terreni li trasformi in celesti. O santa predicazione, più preziosa di ogni tesoro! Beati coloro che volentieri ti ascoltano, perché tu sei la grande luce che illumina il mondo».
Oggi come allora c’è bisogno di questa nuova evangelizzazione e, se da una parte dobbiamo pregare il Padrone della messe perché mandi santi predicatori per ridare un volto cristiano ai nostri paesi, dall’altra parte abbiamo il dovere di istruirci nella fede, meditando assiduamente il Vangelo e studiando seriamente il Catechismo.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 24 gennaio 2010)

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