BastaBugie n�570 del 01 agosto 2018

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IN PENSIONE L'ORMAI POLVEROSO ACRONIMO LGBT, MOLTO MEGLIO IL PIÙ INCLUSIVO LGBTQIA+
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): per l'Università Cattolica di Milano tu puoi essere M o F o Transgender, docente di religione sotto inchiesta per aver citato il Catechismo, quando i giacobini irridevano il ''matrimonio'' gay
Autore: Caterina Giojelli

Che razza di casino è avere un genere non convenzionale, ogni tanto anche i grandi giornali in servizio permanente alla causa liberalsessualista se ne ricordano. Per esempio il New York Times, che non si preoccupa mai abbastanza di mettere in discussione attraverso il linguaggio l'esistenza di maschi e femmine al fine di modificare il modo in cui le persone considerano le relazioni tra i diversi sessi, pubblica un puntuale aggiornamento per i suoi lettori al passo con i tempi e le campagne mainstream: il problema è che siamo nel 2018 e l'alfabeto è ancora troppo piccolo in latitudine e in longitudine per definire ciò che è caro e urgente alle giovani avanguardie delle liberazione sessuale. Eccolo quindi sposare una lotta senza quartiere contro le limitazioni date dall'ormai polveroso e discriminante acronimo "Lgbt", per approdare dalla controriforma del linguaggio all'antiriformismo hard con un pezzone sull'importanza di conoscere l'abc di quella grande conquista di civiltà che è la nascita dell'acronimo "Lgbtqia+".
 Per esempio, "questioning" o "queer" che dir si voglia, la "q", l'assopigliatutto con cui si è traghettati dal XX al XXI secolo, si accompagna sempre più spesso e volentieri alla "i" di intersex (colui che presenta anatomia sia maschile che femminile) e alla "a" di alleato della causa di liberazione sessuale o di assessuato. Così è tutto più balbettante, confuso e quindi moderno. Ma dietro a quelle letterine c'è molto di più, chiarito dunque il concetto, ora siamo pronti a leggere l'abecedario liberal «inclusivo e senza mezzi termini» del Nyt.
«È importante iniziare con le basi», spiega il Nyt, e quindi col definire cosa sono gay e lesbiche, ma si tratterebbe pur sempre di avallare un regime binario e limitante se dimenticassimo i bisessuali: tuttavia in quel "bi" potrebbe nascondersi un rafforzamento a sua volta del binario di genere maschile/femminile che si capisce bene essere poco inclusivo. Quindi la comunità gay si arricchisce dei pansessuali, quelli che dell'identità di genere se ne fregano perché guardano alle qualità di una persona (come le cantanti Miley Cyrus o Janelle Monàe), e gli asessuali, che stanno sì moscetti dal punto di vista dell'attrazione sessuale ma che non devono essere confusi con gli "aromantici": «Le persone asessuali non sempre si identificano come aromantiche; le persone aromantiche non sempre si identificano come asessuate».
E siccome il compito dei grandi giornali è elevare il popolo, non disprezzarlo, eccolo guidarlo all'uso consapevole dei termini: cisgender (a cui riferirsi quando l'identità di genere di una persona corrisponde al sesso assegnato alla nascita), transgender (un evergreen, l'identità di genere non corrisponde al sesso biologico «a cui sono stati assegnati alla nascita»), transgendered (alert, avvisa il Nyt, la parola non esiste anche se viene spesso usata a capocchia), trans* o trans+ (due ombrelli alle identità non cisgender), genere nonconforming o GNC (che esprime il genere al di fuori delle norme tradizionali associate alla mascolinità o alla femminilità – ma attenzione: «Non tutte le persone che non rispettano il genere sono transgender e alcune persone transgender esprimono il genere in modi convenzionalmente maschili o femminili»), non binary o NB (che non si sente né maschio, né femmina), genderqueer (persona che percepisce la propria identità di genere al di fuori dal rigido binomio uomo/donna, ma che può esibire caratteristiche a piacere dell'uno e dell'altra, o non esibire proprio nulla), gender fluid (in pratica l'identità fluttua, cambia, dipende dai giorni), genere neutro (indica una persona ostile al pronome maschile o femminile, che usa "they" al singolare e "Mx" al posto di "Mr" o "Ms").
Chiude il vocabolarietto di genere M.A.A.B./F.A.A.B./U.A.A.B. (se assegnato maschio o femmina o non assegnato a nulla alla nascita) e il già summenzionato intersex (valido per tutti quelli che presentano caratteristiche sessuali biologiche che non sono tradizionalmente associate a corpi maschili o femminili, ma questo non ha nulla a che vedere con l'orientamento sessuale o l'identità di genere). Infine, last but not least, c'è il "+", mica un simbolo matematico, ma «una denotazione di tutto ciò che riguarda lo spettro di genere e sessualità che lettere e parole non possono ancora descrivere». Avete capito? No? Poi si chiedono perché ha vinto Trump.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).

PER L'UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO TU PUOI ESSERE M, F O TRANSGENDER
Valore D, "associazione di imprese per lo sviluppo di una cultura inclusiva", ha condotto una ricerca in collaborazione con l'Università Cattolica di Milano dal titolo "Talenti senza età". Nel questionario che è parte essenziale della ricerca si chiede di indicare il sesso di appartenenza di chi risponde al questionario stesso. Le opzioni non sono due, come ci si aspetterebbe, bensì tre: Maschio, Femmina e Transgender.
Dal punto di vista giuridico i sessi sono due. Anche coloro i quali hanno subito un processo di rettificazione sessuale e hanno cambiato sesso anagrafico o appartengono al sesso maschile o a quello femminile. Vero è che vi sono università, ma tra queste non compare l'Università Cattolica, che si sono inventati i libretti trans, cioè libretti dedicati a quegli studenti che sono in itinere nel cambiamento di sesso, ma questo non giustifica l'inserimento di un terzo sesso nel questionario. Ancor di più pensando che per morale naturale - morale che l'Università Cattolica dovrebbe insegnare - i sessi di appartenenza sono due e la transessualità è da rigettare (diverso è il caso di operazioni chirurgiche finalizzate ad adeguare i caratteri sessuali primari e secondari al sesso genetico della persona, ma anche in questo caso la persona stessa è maschio o femmina).
(Gender Watch News, 20 giugno 2018)

SPAGNA, DOCENTE DI RELIGIONE SOTTO INCHIESTA PER AVER CITATO IL CATECHISMO
Siamo al liceo IES Marcos Zaragoza de la Vila Joiosa in Spagna. Una insegnante di religione nelle dispense lasciate agli studenti, citando il Catechismo, scrive che "l'omosessualità contraddice il piano per il quale Dio creò l'uomo e la donna. L'omosessualità è innaturale perché in essa non v'è alcuna possibilità di esprimere l'amore fruttuosamente. La condizione in alcuni casi è senza colpa. Però gli atti omosessuali devono essere sempre evitati, in quanto rappresentano un disordine morale grave. Prima di una deviazione di questo stile, la soluzione è cercare di sanarla e non di giustificarla".
Il Ministero della Pubblica Istruzione del governo di Valencia ha ritirato il materiale didattico e la Consejería de Educación del governo valenciano sta valutando di sanzionare la docente.
Da qui una domanda semplice semplice: ma una insegnante di religione cattolica cosa dovrebbe dire sull'omosessualità? Quello che insegna la Chiesa o lo Stato spagnolo?
(Gender Watch News, 8 giugno 2018)

QUANDO I GIACOBINI IRRIDEVANO IL ''MATRIMONIO'' GAY
All'indomani della Rivoluzione francese, nel 1792 il Parlamento sta per approvare il matrimonio civile. Sino ad allora infatti l'unico matrimonio con valore civile era quello canonico.
Il deputato giacobino Joseph Lequinio vuole che nel testo di legge si faccia una precisazione: "Il matrimonio è un contratto civile per vivere insieme fra due persone di sesso differente". Gli Atti della Convenzione registrano una "valanga di risate, ironie e insulti". Il deputato Mathurin Louis Étienne Sédillez sbottò: "Il cittadino ci prende per scemi? Tutti sappiamo cosa è il matrimonio!".
Gli odierni paladini del credo LGBT trovano i loro ascendenti culturali nei rivoluzionari francesi. Ma anche costoro pensavano che è da scemi credere che il matrimonio possa essere contratto da due persone dello stesso sesso.
(Gender Watch News, 21 giugno 2018)

Titolo originale: Lgbtqia+, l'abecedario liberal «inclusivo e senza mezzi termini» del Nyt
Fonte: Tempi, 26 giugno 2018

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