BastaBugie n�75 del 13 marzo 2009

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APPROFONDIAMO L'ISTRUZIONE DIGNITAS PERSONAE SU ALCUNE QUESTIONI DI BIOETICA (3)

Autore: Mons. Elio Sgreccia

La terza parte dell’Istruzione Dignitas personae comprende i numeri 24-35 cui fanno seguito due numeri dedicati alla conclusione generale di tutto il documento. In questi brevi e concisi passaggi vengono esaminate, soprattutto dal punto di vista etico, le più recenti prospettive di ricerca; alcune sono cariche di speranza per la terapia, mentre altre sono segnate da problematicità etica.
1. Anzitutto viene presentato un breve giudizio sulla terapia genica, i cui progressi ancora sono limitati rispetto alle grandi attese coltivate dopo la scoperta del DNA e dei suoi meccanismi replicativi, dopo la messa a punto delle tecniche di ingegneria genetica e dopo il sequenziamento del DNA umano portato a termine con grande dispendio di energie intellettuali e di risorse finanziarie. Per ora la possibilità di sostituire geni malformati, causa e origini di malattie genetiche, rimane una speranza. Ma gli scienziati non disperano e guardano al miglioramento delle tecniche, in particolare all' individuazione di vettori più sicuri.
Quello che il Documento evidenzia è che occorre tenere conto di una fondamentale distinzione: la terapia genetica teoricamente si può applicare alle cellule somatiche con finalità direttamente terapeutiche, o sulle cellule germinali. Sulle cellule somatiche si può intervenire ad esempio a livello del midollo spinale per correggere le cellule emopoietiche malate in un determinato soggetto e l'effetto prodotto rimane limitato all'individuo. Quando si interviene a livello di cellule germinali, invece, l'effetto è diverso, perché le cellule della linea germinale vanno a comporre i gameti e vanno a influenzare la ereditarietà e la discendenza. Non essendo ancora sicura la tecnica, per quanto riguarda l'intervento sulle cellule germinali, questo tipo d'intervento non è eseguibile, perché può comportare il rischio di indurre malformazioni nel patrimonio genetico ereditario, delle generazioni future.
Pertanto la norma etica è che, con le debite condizioni deontologiche proprie di ogni intervento medico, è possibile tentare di correggere geneticamente soltanto le cellule somatiche. Sono stati eseguiti interventi clinici con trattamento ex vivo, cioè prelevando cellule dell'individuo e trattandole geneticamente in laboratorio e poi reinserendo le cellule trattate. Sono stati fatti tali interventi clinici sulle cellule somatiche per la correzione di patrimonio genetico di cellule emopoietiche e in ambito immunologico. Esistono ancora difficoltà e rischi, ma in linea di principio il Documento considera che questa prospettiva può essere considerata eticamente praticabile. Mentre l'intervento sul patrimonio genetico delle cellule germinali, in assenza di possibilità di controllo, rimane vietato. Il Documento su questo punto rimarca questo divieto che oggi di fatto è condiviso anche dalla maggioranza degli scienziati.
Il Documento prende in esame, in appendice a questo tema, l'ipotesi dell'uso di tecniche di ingegneria genetica per il "miglioramento genetico". Si tratta di un'ipotesi presa in esame dalla letteratura, ma questa ipotesi può sconfinare verso la ideologia, perché la realizzazione poggerebbe su pratiche di eugenismo negativo (eliminazione di embrioni meno dotati) o di eugenismo positivo cioè con potenziamento di dotazione genetica. In tale ottica eugenetica questa strategia è condannabile nelle finalità e nei metodi.
Altra cosa è il miglioramento della salute nelle popolazioni curando i metodi e le strategie dell'igiene, dell'alimentazione e l'eliminazione delle malattie infettive, ecc. Il Documento si esprime con la condanna dell'eugenismo alternativo e migliorativo a carattere ideologico perché fonte di disuguaglianza e discriminazione. Perciò anche proposte del "transumanesimo" fatte da alcuni filosofi e genetisti rimangono fuori dal consenso etico della Chiesa e credo anche dal consenso civile.
2. Un argomento che ha scosso l’opinione pubblica e il mondo scientifico, ripreso nei nn. 28-30 dal Documento, è costituito dalla clonazione. L’impressione, generata a suo tempo, fatta di esaltazione e di paura della scienza manipolatoria, è calata di molto, dopo che due insuccessi hanno quasi posto in oblio questo percorso di ricerca. Il primo insuccesso è stato a carico del primo animale clonato: la pecora Dolly è morta, precocemente invecchiata, uccisa con morte pietosa e giunta a pochi mesi di età. L'altro incidente fu a carico di uno scienziato che in Corea aveva divulgato il successo di clonazioni umane, che in realtà non furono comprovate come vere. Da allora la stampa e le polemiche delle assemblee parlamentari nazionali e internazionali sono cessate.
In realtà la manipolazione che si realizza con la clonazione è profonda e ai limiti della sfida dalle leggi della stessa biologia: si tratta di generazione asessuale e agamica, operata per la cosiddetta divisione gemellare o più frequentemente per nucleo transfer.
La distinzione tra clonazione riproduttiva e clonazione terapeutica è, come si sa, una distinzione insostenibile, perché anche quella cosiddetta terapeutica presuppone sempre una riproduzione.
La clonazione riproduttiva, per ora utilizzata soltanto in ambito zoologico e botanico, nel caso dell'uomo è stata immaginata per soddisfare ad alcuni desideri: il controllo della evoluzione, la scelta predeterminata del sesso, la sostituzione di una persona cara deceduta con una di simile aspetto: grazie a Dio sono rimaste ipotesi teoriche.
Continua a sollecitare la volontà degli sperimentatori la clonazione terapeutica per realizzare individui con patrimonio genetico predeterminato, e perciò idoneo a fornire cellule staminali embrionali, trasferibili per determinate terapie. Il tema si lega a quello dell'uso delle cellule staminali embrionali.
Quanto al giudizio etico sulla clonazione, il Documento elenca le ragioni in contrario sia per il tipo di clonazione terapeutica sia quella riproduttiva: l'esercizio di dominio da parte dell'uomo sperimentatore sull'essere umano clonato fa sorgere la più forte obiezione per l'offesa alla dignità umana e la strumentalizzazione dell'essere umano da parte di un altro uomo. Per quanto riguarda l'aspetto riproduttivo, non c'è soltanto la separazione della dimensione unitiva da quella procreativa come nelle procreazioni artificiali, ma c'è l'alterazione delle dimensioni di paternità-maternità, con la creazione di un essere privo di ancoraggio parentale umano. In ogni caso lo stesso principio dell'uguaglianza fra uomini verrebbe sconvolto.
Riguardo alla stessa clonazione terapeutica, a parte l'intenzione e la problematicità del successo, il Documento sottolinea la strumentalizzazione dell'uomo sull'uomo che sta alla radice di questa procedura.
3. La medicina rigenerativa: l'uso e la sperimentazione delle cellule staminali. Come è noto, sembra essere questa la scoperta più promettente, una fase nuova della medicina: quella che utilizza cellule specializzate e primitive che si trovano all'interno del corpo umano, capaci di moltiplicarsi, anche fuori dell'organismo e capaci di specializzarsi in diversi tipi di tessuti una volta trasferite e pertanto orientate a sostituire cellule malate e così rigenerare tessuti. Il Documento ricorda le sorgenti da cui possono essere raccolte le cellule staminali, praticamente da diverse sedi del corpo adulto, dal sangue del cordone ombelicale, dall'embrione e dai feti abortiti.
La differenza significativa si è stabilita fra le cellule staminali embrionali e tutte le altre di origine somatica: tale differenza si è imposta soprattutto per un fatto eticamente rilevante, per il fatto che le cellule staminali embrionali si possono prelevare, e di fatto si prelevano, nell'embrione allo stadio di blasticiste fecondato in vitro o da residui della fecondazione artificiale, provocandone la morte. Questo fatto ha posto una specie di criterio discriminante che ha diviso i ricercatori, per il riferimento alla identità dell'embrione come essere umano. Inoltre, nonostante la priorità e l'impegno della ricerca sulle cellule staminali embrionali, le ricerche non hanno offerto finora risultati significativi in ordine alla plasticità e all’efficacia nella rigenerazione dei tessuti, mentre nel frattempo la ricerca nelle cellule staminali somatiche hanno dato e continuano a dare risultati nel piano sperimentale e ormai anche nelle applicazioni cliniche.
La Pontificia Accademia per la Vita aveva pubblicato già con data del 25 agosto 2000 una Dichiarazione nel senso del divieto dell'uso delle cellule staminali embrionali, a motivo della distruzione dell'embrione ed ha dato l'incoraggiamento per la sperimentazione e per l'uso delle cellule staminali somatiche con prelievo dell'organismo adulto, da feti abortiti spontaneamente o da sangue del cordone ombelicale. Nel 2006 il Congresso organizzato dalla stessa Pontificia Accademia per la Vita, insieme alla Federazione Internazionale dei Medici Cattolici, ha incoraggiato questa strada sulla scorta dei risultati ottenuti dai vari gruppi ricerca.
Il Documento sintetizza le stesse posizioni precisando anche il problema etico di collaborazione che si pone per chi acquista e utilizza le cellule staminali embrionali tramite il commercio, anche se procurate e raccolte da altri. Nella polemica intensa sia nella stampa fra gli apposti gruppi di ricercatori sia in Parlamento hanno influito anche gli interessi economici attorno alla cattura dei fondi statali o internazionali posti a disposizione per i ricercatori.
4. Per l'aggiornamento è rilevante una notizia che non è presente nel Documento per prudenza verso una novità ancora da consolidare: nel Congresso del 2006 uno scienziato giapponese Yamanaka ha proposto una tecnica d'ingegneria genetica per la quale risulta possibile la riprogrammazione di una cellula somatica fino a riportarla allo stadio di cellula embrionale, senza passare per la formazione dell'embrione. Questo fatto, qualora venga comprovato, farebbe cadere ogni motivo per sostenere la ricerca sulle cellule provenienti dall'embrione.
Il Documento inoltre cita nella nota 49 anche alcune nuove tecniche che si avvalgono di procedimenti che implicano il dubbio sulla riproduzione dell'embrione, anche se i ricercatori che le propongono sostengono che le cellule embrionali sarebbero prodotte senza che venga formato l'embrione: si tratta di tecniche sperimentali di dubbia eticità e sono l'Altered Nuclear Transfer (ANT) e l' Oocyte Assisted Reprogramming (OAR) e l'applicazione della partenogenesi all'uomo. Il Documento si limita a dire: "Queste proposte hanno suscitato non pochi interrogativi scientifici ed etici riguardanti soprattutto lo statuto ontologico del ‘prodotto’ così ottenuto".
5. La terza parte dell’Istruzione si conclude con un giudizio negativo sui recenti tentativi di clonazione ibrida, in cui sono stati utilizzati ovociti animali per la riprogrammazione di nuclei di cellule somatiche umane al fine di estrarne cellule staminali embrionali. In proposito il Documento afferma al n. 33: "Dal punto di vista etico simili procedure rappresentano una offesa alla dignità dell'essere umano a causa della mescolanza di elementi genetici umani ed animali capaci di turbare l'identità specifica dell'uomo".
6. Infine il Documento nei due numeri 34-35 esamina criticamente il caso di cooperazione al male che si realizza quando si utilizza "materiale biologico" proveniente da feti o da embrioni volontariamente abortiti o sottoposti a congelamento dopo procreazione artificiale o, comunque, profittando di fatti illeciti anche quando di tali fatti non si è stati né partecipi né consenzienti.
Riferendosi al paragrafo rispettivo dell’Istruzione Donum vitae, ove si parla della utilizzazione a fini di ricerca dei cadaveri di feti o embrioni volontariamente abortiti, chiarendo le condizioni già poste da Donum vitae (1,4), si afferma nel nostro Documento che per la liceità di una tale utilizzazione, pur condotta per nobili fini, normalmente non basta la sola indipendenza e separazione delle responsabilità tra chi opera l'illecito e utilizza il cadavere, quando c'è una situazione permessa ingiustamente dalla legge e che si diffonde nella prassi.
L'obbligo di rimuovere lo scandalo obbliga a non partecipare a simili concomitanti utilizzazioni dei misfatti, ma ad assumere una posizione di dissenso, rifiutando di utilizzare anche se indirettamente i risultati di tali eventi. Questa norma di coerenza può consentire ugualmente, come avviene negli USA, l'utilizzazione di preparati per la vaccinazione dei bambini nelle scuole, anche se soltanto remotamente provengono dalle utilizzazioni di feti abortiti, ma comunque in questa situazione si richiede una mobilitazione perché questo tipo di vaccino venga sostituito con altri preparati ormai possibili.
Come si vede, si tratta di tematiche ricche di novità, di complessità e di responsabilità etica che impegnano i ricercatori, ma anche i cittadini e i formatori della coscienza degli operatori.

Fonte: 12 dicembre 2008

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