BastaBugie n�45 del 29 agosto 2008

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SUBCULTURA ANTICATTOLICA E ANTIITALIANA A WASHINGTON (E LA PAGHIAMO NOI CON LE TASSE)

Autore: Andrea Galli

La presentazione è di quelle studiate per risvegliare il fan nascosto di Dan Brown che c’è in te: «Per quasi quattro secoli la stupefacente storia dell’ascesa di una donna al poter assoluto in Vaticano è stata nascosta. Fino ad ora. Il suo nome era Olimpia Maidalchini e attraverso il suo cognato e presunto amante Papa Innocente X regnante dal 1644 al 1655 - governò la più potente istituzione sulla faccia della Terra. I cardinali e la nobiltà si piegavano a lei mentre dettava la politica internazionale, dichiarava guerre, patrocinava i più grandi artisti barocchi di Roma e si riempiva le tasche di oro vaticano. Storia avvincente al massimo grado, 'L’Amante del Vaticano' è pieno di personaggi eccentrici e della magnificenza e della brutalità di un’epoca passata». Commento teologico in coda: «In una Chiesa che esclude fermamente le donne dal sacerdozio, e anche dallo sposare sacerdoti, quella di Olimpia è chiaramente una storia scomoda per il Vaticano» .
  L’entusiasta presentatore in questione è l’Istituto di cultura italiana a Washington, che ha organizzato una serata il prossimo 24 settembre su «L’Amante del Vaticano: la vera storia di Olimpia Maidalchini».
'La Papessa segreta', ultimo libro della giornalista e scrittrice Eleanor Herman. Per la cronaca, Olimpia Maidalchini, di cui gli storici riconoscono un infelice protagonismo nelle vicende vaticane di quegli anni e un forte ascendente sul cognato Innocenzo X come sua consigliera, ritenendo fasullo il restante gossip, fu il soggetto di una delle tante leggende nere anti- cattoliche forgiate in area protestante. In particolare dal milanese Gregorio Leti, fattosi calvinista in quel di Ginevra, finito nel corso delle sue peripezie alla corte di Carlo II d’Inghilterra e lì distintosi come prolifico autore di crassi pamphlet antipapali, tra cui, appunto, una «Histoire de Donna Olimpia Maldachini» del 1666 che lanciò la figura dell’«amante» di papa Giovanni Battista Pamphilj.
  Di tanto in tanto qualcuno richiama l’attenzione sulla gestione di molti dei 93 istituti di cultura italiana sparsi per il mondo, dipendenti dal Ministero degli Affari Esteri e tenuti in piedi con i soldi dei contribuenti. Deputati, sulla carta, ad essere una vetrina del meglio della produzione intellettuale e del patrimonio storico-artistico del nostro Paese. Le iniziative singolari in queste ambasciate del sapere non mancano, a partire dalle sedi più defilate - il tributo a Dario Argento organizzato a Giacarta - a quelle più strategiche - la proiezione della serata finale del festival di Sanremo su schermo gigante a Stoccolma, città dei Nobel - a quelle più prestigiose. Come l’Istituto di cultura italiana di New York, che lo scorso marzo proponeva 'Devozione Fetish', ossia 'il viaggio della giornalista Olivia Fincato e del fotografo Ale Zuek Simonetti negli abissi della subcultura fetish underground' di Miami e New York. Con la speciale partecipazione all’evento di Lenny Waller, storico animatore della comunità gay della Grande Mela. Chissà, forse l’Istituto di Washington, che pur ha organizzato in passato appuntamenti di valore, si è accorto del ritardo accumulato sul fronte della subcultura, sentendo il bisogno di recuperare il terreno perduto. E quale via più spiccia di un erudito schizzo di fango sul 'Vaticano'? Non sarà molto originale, ma di questi tempi tira sempre.

Fonte: fonte non disponibile, 26 agosto 2008

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