BastaBugie n�178 del 04 febbraio 2011

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1 CLAUDIA KOLL POSA DI NUOVO SENZA VELI E ABBANDONA LE PREGHIERE: MA, COME AL SOLITO, E' UNA BUFALA
La notizia pubblicata da Libero fa il giro di giornali e televisioni, ma è totalmente falsa!
Fonte: Tgcom
2 SOPRAVVISSUTA ALL'ABORTO, OGGI GRIDA AL MONDO IL SUO AMORE PER LA VITA
Ecco lo sconvolgente video di Gianna Jessen che dice: ''Sulla mia fronte è scritto 'trattami bene' perché mio Padre è il padrone del mondo''
Autore: Sabrina Pietrangeli Paluzzi - Fonte: L'Ottimista
3 PERCHE' BERLUSCONI VINCE?
Cinque categorie per capire il Berlusconismo al di là di Ruby e del bunga bunga
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Bussola Quotidiana
4 A BOLOGNA UNA SCUOLA S'INVENTA LA GITA AL CIRCOLO GAY
Come al solito, sotto la bandiera della libertà, si propagandano idee contrarie alla morale naturale
Autore: Stefano Andrini - Fonte: Avvenire
5 REFERENDUM NEL SUDAN DEL SUD: OLTRE IL 98 X CENTO HA VOTATO PER L'INDIPENDENZA DAL NORD MUSULMANO
Il vescovo comboniano da trent'anni in Africa: ''Il dialogo con i musulmani nella nostra terra è impossibile''
Autore: Antonio Giuliano - Fonte: La Bussola Quotidiana
6 NO ALLA LEGGE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO
Ecco perché il progetto di legge sulle DAT (dichiarazioni anticipate di trattamento) rischia di introdurre l'eutanasia senza che ce ne accorgiamo
Fonte: Comitato Verità e Vita
7 QUATTRO DONNE E UN UOMO PER DUE ''GEMELLI'' NATI A CINQUE GIORNI DI DISTANZA
Ecco l'ultima grottesca combinazione offerta dalle tecniche di fecondazione artificiale
Fonte: Corrispondenza Romana
8 LA COOP SEI TU, CHI SFRUTTA LA SCUOLA DI PIU'?
Il monopolio dei corsi di ''educazione alimentare'' in Toscana che la COOP tiene nelle Scuole Pubbliche
Autore: Adriano Fontani - Fonte: SporcaItalia
9 LO SCAFANDRO E LA FARFALLA: IL FILM SUL DIRETTORE DI UNA RIVISTA FEMMINILE COMPLETAMENTE IMMOBILIZZATO CHE HA IMPARATO AD AMARE LA VITA
E riscopre la sua libertà, tra l'altro, scrivendo un libro dettandolo con 200.000 battiti di ciglio
Autore: Elisabetta Pittino - Fonte: L'Ottimista
10 LETTERE ALLA REDAZIONE: E' GIUSTO BATTEZZARE I FIGLI DEI CONVIVENTI?
La Chiesa sarebbe distrutta dal rigorismo se dicesse: ''Se non vieni alla Messa non ti do i sacramenti''
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
11 OMELIA PER LA V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A - (Mt 5,13-16)
Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - CLAUDIA KOLL POSA DI NUOVO SENZA VELI E ABBANDONA LE PREGHIERE: MA, COME AL SOLITO, E' UNA BUFALA
La notizia pubblicata da Libero fa il giro di giornali e televisioni, ma è totalmente falsa!
Fonte Tgcom, 25/1/2011

Una foto di troppo. Sbagliata. Soprattutto perché quella pubblicata da "Libero" e ripresa da diversi mezzi di informazione tra i quali Tgcom, risale a 10 anni fa. Per questo Claudia Koll ci ha inviato una replica che puntualmente pubblichiamo:
"Io sottoscritta Claudia Colacione, in arte Claudia Koll, con profondo rammarico oggi ho letto sulla testata del quotidiano "Libero" che per l'ennesima volta si cerca di far apparire una mia immagine e un mio modo di pensare e di agire il quale non rispecchia assolutamente la verità, in quanto mi si attribuisce che io abbia posato in atteggiamenti seducenti per una campagna pubblicitaria sulla sanità per l'Università di Salerno, dove vengo ritratta in ambiti infermieristici.
Tale fotografia è da rimandarsi a più di dieci anni fa, e io non ho per niente posato per questa campagna pubblicitaria e tanto meno in quel modo. Dunque mi dissocio da tutto quanto scritto dalla giornalista Alessandra Menzani, che pertanto è da ritenersi falso, in quanto il mio cammino di conversione è, e rimane, quello di sempre. Sono una laica impegnata a servizio degli ultimi e dei poveri, e cerco di portare a tutti in sobrietà e purezza di spirito il messaggio della Divina Misericordia.
Mi riservo pertanto di agire giudizialmente al fine della tutela dei diritti a me spettanti e del mio buon nome. Claudia Koll"

Nota di BastaBugie: Contrariamente a quanto si sente spesso ripetere, Claudia Koll ha fatto UN SOLO FILM con Tinto Brass e NON gli si sono aperte le porte del successo per quel film (anzi, per due anni, non ha avuto nessun contratto). Per vedere la testimonianza di Claudia Koll al primo giorno del Timone della Toscana dove ha ricevuto il premio Viva Maria 2009: http://www.amicideltimone-staggia.it/it/edizioni.php?id=34

Fonte: Tgcom, 25/1/2011

2 - SOPRAVVISSUTA ALL'ABORTO, OGGI GRIDA AL MONDO IL SUO AMORE PER LA VITA
Ecco lo sconvolgente video di Gianna Jessen che dice: ''Sulla mia fronte è scritto 'trattami bene' perché mio Padre è il padrone del mondo''
Autore: Sabrina Pietrangeli Paluzzi - Fonte: L'Ottimista, 11 Gennaio 2011

È incredibile come persone, da alcuni considerate indesiderabili o inutili, possano diventare voci di verità ed esprimere in modo potente il pensiero stesso di Dio, stupendo e scuotendo le masse, rendendo migliori altre persone.Mi riferisco in modo particolare ad una giovane straordinaria donna, di nome Gianna Jessen. Negli ultimi mesi, questa ragazza è diventata un "caso" su Facebook, grazie all'immediata condivisione mondiale dei video pubblicati su YouTube, all'interno dei quali lei si rivolge direttamente a platee importanti come il Sottocomitato Giudiziario del Congresso sulla Camera dei Comuni nel Regno Unito, oppure a vari Organi Costituzionali Americani, per parlare della sua storia. Chi è questa donna, e cosa fa di così straordinario? Cos'ha da raccontare a persone così importanti?
Gianna è una sopravvissuta all'aborto. Era una bambina frutto dell'amore di due diciassettenni, che è stata rifiutata dalla mamma, la quale si rivolse tardivamente ad uno dei più noti centri californiani impegnati nell'aborto salino. L'aborto salino è uno dei metodi più crudeli per interrompere una gravidanza avanzata e consiste nell'iniettare una soluzione salina nell'utero della madre; deglutendo questa soluzione, il piccolo in grembo ne viene praticamente bruciato, sia fuori che dentro gli organi, dopodiché, entro le 24 ore il bambino, viene partorito morto.
Questo era il suo destino, ma qualcosa è andato diversamente. Gianna nasce viva, tra lo stupore di tutti, e il medico che doveva eventualmente finirla, soffocandola o strangolandola, come si usava in questi casi, non c'è. Gianna viene quindi soccorsa e curata amorevolmente dal personale di servizio, e sopravvive. Dopo tre mesi di cure intensive, viene data in affidamento ad una donna di nome Penny, la quale viene informata che la piccola non camminerà mai, perché l'aborto mal riuscito le ha provocato una paralisi cerebrale.
Ma Penny non si scoraggia: prega per questa sua bambina e per molte altre persone con lei; lavora instancabilmente per tre volte al giorno con la fisioterapia. All'età di quattro anni, Gianna è già in grado di camminare grazie ad un apparecchio ortopedico e all'ausilio di un girello. In breve tempo, inizia anche a camminare senza apparecchi, e può essere adottata legalmente dalla figlia di Penny, Diana De Paul. Continua la fisioterapia, e nonostante ogni tanto cada ancora (oggi ha 34 anni), lei con autoironia, dice: "ho imparato a cadere elegantemente, poiché non ho fatto altro per tutta la vita".
Dinanzi a platee che, apponendo una semplice firma, hanno potere di decidere sulla vita e la morte di altri, Gianna dichiara che, nonostante la sua disabilità, è felice di vivere e di dipendere da Gesù per ogni cosa. Negli anni lei ha incontrato altri sopravvissuti all'aborto, non tutti fortunati come lei; molti di loro ciechi (una delle prime conseguenze dell'aborto salino), ma tutti si dichiarano grati di essere vivi. È questo che lei tiene a dire, in questi incontri, perché chi ha autorità di emettere leggi, possa capire che la personale valutazione sulla condizione di vita di un handicappato, potrebbe non corrispondere alla valutazione personale dell'handicappato stesso.
Lei parla di sé come della bambina di Dio, e dice: "sulla mia fronte è scritto trattami bene perché mio Padre è il padrone del mondo". Perché l'amore di quel Padre, lei lo sente talmente forte dentro di sé, da poter osare dire anche: "So di parlare di qualcosa di scomodo, nominando Gesù Cristo in questi ambienti. Ma io non sono sopravvissuta per farvi sentire comodi. Volete insultarmi? Bene. I vostri insulti sono solo gioielli in più per la mia corona". Di confessione evangelica, Gianna Jessen riesce davvero a parlare un linguaggio non tanto "religioso", quanto proprio del Regno dei Cieli, capace di scaldare il cuore di cattolici, cristiani in generale e di chiunque cerchi sinceramente Dio nella sua vita.
Vedere questa donna minuta e un po' traballante, non tragga nell'inganno di vederla fragile, perché la potenza che Gianna manifesta attraverso lo sguardo e le parole fa pensare davvero a come la potenza di Dio si esprima attraverso la debolezza di un essere umano e della sua disabilità.
Ed è proprio l'autorità che nasce dalla consapevolezza di essere una dei figli amati del Re dell'Universo, che le ha permesso di osar dire ai potenti del governo americano: "Avete una grande opportunità, mi rivolgo agli uomini presenti. C'è un'interessante battaglia tra il bene e il male. Voi da quale parte state? Quale tipo di uomini volete essere? Voi siete fatti per cose grandi; non siete fatti per stare seduti passivamente. Siete fatti per alzarvi ed essere uomini. Siete fatti per difendere donne e bambini, non per farvi da parte e voltare la testa, quando sapete che è in corso un omicidio. Non siete fatti per usare una donna e poi abbandonarla. Siete fatti per essere gentili, grandi, aggraziati, forti, per prendere posizione. Ascoltatemi: io sono stufa di fare il vostro lavoro. Donne, voi non siete fatte per essere abusate, per stare lì ed ignorare il vostro valore. Meritate che si combatta per voi, sempre. Uomini e donne, è il vostro momento: che tipo di persone volete essere? Immagino straordinarie... Siete fatti per la grandezza? Mettete da parte la politica. È il vostro momento. Che persone volete essere? Persone preoccupate solo della propria gloria, o persone preoccupate della gloria di Dio?".
Questa piccola grande donna, una nuova "matita nelle mani di Dio" (per dirla con Madre Teresa), lascerà un segno grande e un ancor più grande messaggio ad una generazione che ha perso il senso dell'orientamento, e c'è da augurarsi che ella rappresenti anche una grande spinta all'unità dei cristiani, proprio grazie all'apertura e all'universalità del suo messaggio per la vita.

Nota di BastaBugie: consigliamo vivamente la visione del filmato "Sopravvissuta all'aborto" con Gianna Jessen.


https://www.youtube.com/watch?v=qmN_FvQAEkI

Fonte: L'Ottimista, 11 Gennaio 2011

3 - PERCHE' BERLUSCONI VINCE?
Cinque categorie per capire il Berlusconismo al di là di Ruby e del bunga bunga
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Bussola Quotidiana, 29-01-2011

Al disagio e perfino allo «sgomento» dei cattolici italiani di fronte alle ultime vicende della politica ha dato voce in modo duro ma equilibrato il cardinale Bagnasco, condannando sia il «libertarismo» sia il «moralismo». A una chiara denuncia di stili di vita incompatibili con l'educazione che si deve ai giovani e con il decoro delle istituzioni, si è accompagnata una critica di «modelli mentali e di comportamento radicalmente faziosi» dove i torti non stanno certo tutti da una sola parte: e «qualcuno — ha aggiunto il cardinale — si chiede a che cosa sia dovuta l'ingente mole di strumenti di indagine» profusa per un certo, particolare imputato.
Tutto questo richiama però a una riflessione il più possibile seria e profonda sul cosiddetto berlusconismo, di cui - trovandomi in questi giorni all'estero - comprendo bene tutte le difficoltà. Non è la prima volta che, frequentando ambienti internazionali, fuori dell'Italia mi chiedono come spiegare il fenomeno Berlusconi. La difficoltà straniera di capire il berlusconismo non comincia certo con il bunga bunga. Si può dire del resto che anche la sinistra italiana e i suoi intellettuali del berlusconismo abbiano capito ben poco: di qui le loro ricorrenti sconfitte. Anche solo per impostare la questione non basterebbero diversi volumi, e alcuni – di diseguale valore - sono già stati pubblicati.
Credo che l'uso di cinque categorie sociologiche e proprie della scienza politica ci permetta non di risolvere il problema ma almeno di descriverlo, aprendo «finestre» diverse su una questione che non è semplice.
 
1) UN'ITALIA, TANTE DESTRE
La prima è la nozione di destra. Benché Berlusconi si definisca un uomo di centro, la nozione di centro è vaga e nebulosa. La consistenza elettorale e molte proposte politiche di Berlusconi appartengono alla destra, o almeno si presentano come ostili e alternative alla sinistra. Sul tema della destra molti – compreso il sottoscritto – sono tornati in occasione delle recenti e rapidissime mutazioni di Gianfranco Fini. Vale la pena di ricordare l'essenziale di questa discussione. Le nozioni di destra e sinistra nascono semplici, dopo la Rivoluzione francese. È di destra chi si oppone alla Rivoluzione francese e ai suoi principi. Chi invece alla Rivoluzione è a diverso titolo favorevole è di sinistra.
Nel corso del XIX e XX secolo – dal momento che il processo rivoluzionario che ha avuto un passaggio decisivo nella Rivoluzione francese non si ferma, ma continua – nascono altre «destre», che complicano il quadro. C'è una «destra» liberale, che accetta i principi della Rivoluzione francese ma rifiuta l'ulteriore passaggio costituito dal socialismo. E c'è una «destra» nazional-rivoluzionaria, o socialista nazionale, che accetta molti aspetti essenziali del socialismo ma rifiuta l'inveramento finale del socialismo nel comunismo marxista di obbedienza sovietica.
Ognuna di queste «destre» si frammenta in numerose varianti, così che i libri sulle destre in Europa – e altrove – sembrano talora sforzi di classificazione degni di un Carlo Linneo (1707-1778). E in Italia le «destre» sono socialmente diffuse. Per anni hanno trovato scarsa rappresentanza politica, ma periodicamente si è verificata quella che Giovanni Cantoni in un suo libro ha chiamato la «lezione italiana».
Comunque sia, gli italiani non vogliono la sinistra esplicitamente al potere e, quando questo pericolo incombe, si ribellano. Dal punto di vista dottrinale più una posizione è chiara, più è forte. È questo il vantaggio della destra cattolica contro-rivoluzionaria – che da un punto di vista storico può ben dire di essere la destra originaria, quella doc – rispetto alle altre «destre». Ma a questo vigore speculativo non corrisponde un'uguale forza operativa. Nella pratica politica – che si tratti di elezioni o di altri modi per conquistare il potere – la destra «vera» non può vincere se non alleandosi con qualcun altro, spesso con le altre «destre» che pure chiama, non a torto, «false».
 
2) L'OPERAZIONE FUSIONISTA
Di qui la seconda nozione rilevante per il nostro problema: il «fusionismo». (...) Negli Stati Uniti il «fusionismo» che unisce «destre» cristiane, liberali e perfino libertarie porterà il Partito Repubblicano alle sue vittorie più spettacolari. Berlusconi ha messo in campo una classica operazione fusionista. Ha tirato su una tenda, sotto la quale tutte le «destre» possono stare insieme. A nessuna viene chiesto di tradire la sua identità.
La destra cattolica può stare sotto la tenda e fare la sua parte – il che è molto perché, come nota spesso il Papa, nel mondo moderno spesso i cattolici fedeli ai loro principi non negoziabili sono semplicemente espulsi ed emarginati. La «destra» liberale classica è la benvenuta. Perfino «destre» socialisteggianti – pensiamo a certi «partiti della spesa pubblica» del Sud che, almeno fino a tempi recenti, sono rimasti saldamente con Berlusconi – ovvero radicaloidi e libertarie sono bene accolte. A nessuno è impedito di dire la sua, ma neppure gli è permesso di vietare al vicino di dire cose piuttosto diverse.
I vicini danno fastidio, è vero: i cattolici non sono entusiasti di ritrovarsi con radicali libertari e liberali talora libertini. Ma stanno sotto questa tenda perché qui possono dire più o meno quello che vogliono e altrove no. Anzi, su alcuni temi tutt'altro che secondari – pensiamo soltanto al matrimonio omosessuale – i cattolici sono riusciti a far accogliere la loro posizione alla maggioranza dei compagni di tenda, più o meno convincendoli ma comunque portando a casa il risultato.
 
3) IL "NEMICO" COMUNISTA
Terza nozione: la designazione del nemico. Perché le operazioni fusioniste riescano ci vuole la rilevante presenza di un avversario. È difficile fare stare insieme persone che non si amano. Ma rimarranno insieme se avranno paura dello stesso nemico che si avvicina. Perché il fusionismo abbia successo bisogna che Annibale (247-182 a.C.) sia alle porte. Il più grande fusionista nella storia politica statunitense, Ronald Reagan (1911-2004), riuscì a tenere insieme «destre» disparate convincendole che l'«impero del male» comunista sia minacciava tutti, sia poteva essere sconfitto. Aveva ragione su entrambi i punti.
Berlusconi ha costruito la sua vittoria del 1994 sulla paura dei «comunisti». O vinceva lui, diceva, o «Occhetto e D'Alema a Palazzo Chigi». Vinse lui. Il fusionismo di Berlusconi funziona attraverso il meccanismo sempre reiterato della designazione del nemico comunista. Gli avversari di Berlusconi ripetono come dischi rotti che «i comunisti non ci sono più». Ma proprio su questo punto perdono. Dire che l'Unione Sovietica non esista più significa ripetere una banalità, anche se questo non è di totale conforto a un poveretto che vive in Corea del Nord, dove di certo il comunismo c'è ancora.
Ma soprattutto il comunismo italiano del secondo dopoguerra non era quello sovietico dei carri armati. La teoria dell'egemonia di Antonio Gramsci (1891-1937) – che il PCI aveva adottato un po' per convinzione e un po' per costrizione internazionale – sostituiva la presa del potere diretta con il colpo di Stato e, appunto, i carri armati con la lenta infiltrazione nei gangli del potere reale: scuola, cultura, università, giornali, magistratura. Il vecchio PCI non era al governo. Ma nelle università, nelle redazioni dei giornali, nei tribunali era ampiamente al potere. Era quel potere che dava molto fastidio a tanti italiani, e che c'è ancora. Quando Berlusconi dice che molte redazioni di giornali e molte procure della Repubblica sono «comuniste» usa forse un linguaggio semplificante, ma dice anche una verità che gli italiani sperimentano sulla loro pelle.
L'apparato egemonico della sinistra nella cultura, nell'educazione e tra i magistrati non è stato smantellato. Soprattutto i centristi – che su questo si giocano l'esistenza – hanno un bell'insistere sul fatto che i «comunisti» non ci sono più. Si può cavillare sul significato cangiante dell'espressione «comunista» – forse incorporando le tesi radicali su vita e famiglia i «comunisti» di oggi, diventati partito radicale di massa, sono peggiori di quelli di ieri – ma gli italiani che votano Berlusconi sono convinti che abbia ragione lui e torto i centristi e gli intellettuali: il sistema di potere comunista continua a funzionare, che ci sia o no il Muro di Berlino. E quanto ai giudici certamente non tutti i magistrati sono comunisti, ma qualche volta gli italiani hanno l'impressione - certo esagerata, ma comprensibile - che tutti i comunisti siano magistrati.
 
4) IL CARISMA
Quarta nozione: il carisma. Non c'è bisogno di scomodare Max Weber (1864-1920) per sapere che un'operazione fusionista, oltre che di un nemico alle porte, ha bisogno di un capo carismatico. Barry Goldwater (1909-1998) aveva pensato l'operazione fusionista in modo forse più profondo di Reagan, ma fu Reagan a portarla alla vittoria perché era dotato di carisma, quella strana realtà tanto difficile da definire quanto facile da riconoscere.
Che Berlusconi sia carismatico non lo negano neppure i suoi più fanatici detrattori. E i sociologi che hanno studiato il carisma lo hanno definito come una forma, non come un contenuto. Il fatto che sia difficile afferrare e definire una «dottrina del berlusconismo» non è di ostacolo al carisma. È piuttosto il contrario. Il carisma, nella sua declinazione fusionista, consiste nel farsi riconoscere da tutti come vicino, da nessuno come identico. Chiunque sta sotto la tenda e si specchia in Berlusconi in lui vede qualcosa di se stesso. (...)

5) L'ETHOS ITALIANO
Quinta nozione: l'ethos. Ciascuna nazione ha un suo ethos, costituito dai tratti del carattere nazionale che derivano dalla lingua, dalla cultura, dalla religione, da un lungo deposito di virtù e di vizi. Forse Reagan non avrebbe vinto in Italia perché era un leader quintessenzialmente americano. Berlusconi invece è un arci-italiano, e ha piantato i paletti della sua ampia tenda fusionista sempre tenendo fermo lo sguardo sui caratteri nazionali italiani.
Sa che l'Italia è cattolica, e nella tenda non ha mai fatto mancare crocifissi, cappellani e un'attenzione non solo formale ai principi non negoziabili – il caso Eluana insegna. I suoi stessi vizi sono, ahimè, vizi storici e diffusi tra gli italiani, anche se le dimensioni quando si tratta di capi carismatici diventano spesso francamente esorbitanti, e magari peggiorano con l'età.
Se introduciamo queste categorie capiamo qualche cosa che gli stranieri e anche molti intellettuali nostrani non capiscono quasi mai, e cioè perché Berlusconi ha successo. Lo ha perché in Italia le «destre», pure rimaste spesso nella storia senza rappresentanza, sono diffuse nel corpo sociale. Perché ha saputo metterle insieme con un'operazione fusionista talora spregiudicata, designando con chiarezza il nemico: il «comunismo», che secondo gli intellettuali è scomparso ma secondo la maggioranza degli italiani c'è ancora. Perché a tutti i convenuti nella tenda fusionista ha offerto un capo carismatico – unico collante con cui i fusionismi funzionano. Ma, forse soprattutto, perché ha mostrato una sintonia non soltanto retorica con l'ethos nazionale. Il problema del carisma è che è legato alla persona. Non ci sono partiti carismatici, ci sono solo leader carismatici. Per questo ogni fusionismo collegato al carisma di un capo è esposto all'invecchiamento e al declino, perché gli uomini invecchiano.
Il problema non è solo il bunga bunga quanto la crescente consapevolezza che, come tutti i nati da donna, anche Berlusconi non è eterno e che la «fase postcarismatica» di un movimento sociale è sempre un periodo difficile e complesso. Può capitare fra cinque giorni o fra cinque anni, ma la formula a cinque stadi che ho cercato di descrivere è destinata a esaurire i suoi effetti.
Quando finirà, i cattolici legati ai principi non negoziabili che hanno deciso di stare sotto quella tenda potranno dire di non avere, tutto sommato, sbagliato scelta. Molti nostri vicini – compresa la cattolicissima, almeno per storia, Spagna – hanno il riconoscimento delle unioni omosessuali, i bimbi dati in adozione alle coppie dello stesso sesso, spesso anche l'eutanasia. In Italia queste cose non ci sono – i casi, per ora fortunatamente isolati, alla Eluana sono opera della magistratura – perché i paletti della tenda hanno in qualche modo e misura tenuto.
Resterà certo ai cattolici la sensazione sgradevole che deriva dall'avere dovuto coesistere con i libertari e i libertini, sotto la bandiera di un carisma eticamente anarchico e strutturalmente postmoderno, molto lontano dal percorso tradizionale che porta una persona a essere riconosciuta come autorevole che è invece proprio della Chiesa. Ma forse la vera questione è un'altra.
I cattolici hanno approfittato di questi anni di relativa libertà di azione sotto la tenda del berlusconismo per costruire attraverso i percorsi di formazione e di educazione richiamati dal cardinale Bagnasco una loro presenza più robusta, quella che Benedetto XVI ha chiamato una nuova classe dirigente, avvertendo anche che «non si inventa»? Non sono le parole di questo o quel politico a contare. Tra poco si vedranno i fatti. Il seguito, come si dice, alla prossima puntata.

DOSSIER "SILVIO BERLUSCONI"
La politica, il calcio, le donne e le televisioni

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Fonte: La Bussola Quotidiana, 29-01-2011

4 - A BOLOGNA UNA SCUOLA S'INVENTA LA GITA AL CIRCOLO GAY
Come al solito, sotto la bandiera della libertà, si propagandano idee contrarie alla morale naturale
Autore: Stefano Andrini - Fonte: Avvenire, 22 gennaio 2011

Una visita guidata, in orario scolastico, alla sede dell'Arcigay di Bologna. Sembra un'iniziativa goliardica ma è invece quello che farà lunedì la classe 5c dell'Istituto alberghiero 'Bartolomeo Scappi', succursale di Casalecchio di Reno. Una circolare interna, la numero 224, non lascia dubbi sulla natura dell'iniziativa che non mancherà di suscitare discussioni anche al di fuori del mondo scolastico.
Nel documento, firmato dal dirigente scolastico Paola Mambelli, indirizzato ai docenti della classe e per conoscenza al direttore amministrativo, si comunica che la classe, insieme a due professori accompagnatori, si recherà dalle 13 alle 16 nella sede dell'Arcigay «per partecipare alla visita guidata 'orientamento sulle diverse sessualità'».
Per la scuola non c'è nessun elemento straordinario ma un automatismo come tanti.
Dietro questa decisione, quanto meno singolare ma anche preoccupante sotto il profilo strettamente educativo, ci sarebbe 'semplicemente' la volontà sovrana del consiglio di classe. In altri termini sarebbero stati i ragazzi a volere questa insolita uscita di aggiornamento culturale con il beneplacito dei rappresentanti dei genitori.
Le motivazioni? Il dirigente scolastico ne elenca alcuni: prevenire i pregiudizi e l'omofobia. Non una scelta ideologica o di parte, sembrerebbe. «Di fronte ad una scuola che spesso viene accusata di essere arroccata nei suoi convincimenti la proposta del consiglio di classe», ha dichiarato ai microfoni di un'emittente locale «punta a promuovere un modo di vedere le cose a 360°». Non tutti, in realtà, sembrano gradire. A cominciare dagli stessi docenti della scuola (compresi molti professori dichiaratamente di sinistra), che, a quanto risulta, non hanno nascosto malumori e perplessità. Le domande che girano nel corpo docente – ma anche tra le famiglie – non sono di poco conto e aspettano risposte.
Perché affidare il monopolio dell'orientamento ad un circolo privato che sulla sessualità ha una visione unidirezionale? È giusto, sul piano culturale, che la scuola di fatto legittimi un modello di sessualità, proposto alle nuove generazioni, non costruito sulla verità antropologica?
E censurandone altri che, diversamente da quello edonista e individualista puntano invece sulla responsabilità e sulla dignità della persona? E infine, dietro l'obiettivo di combattere l'omofobia non c'è il rischio di veder spuntare un certo proselitismo alternativo?
Questioni sulle quali i genitori attendono legittimi chiarimenti.

Fonte: Avvenire, 22 gennaio 2011

5 - REFERENDUM NEL SUDAN DEL SUD: OLTRE IL 98 X CENTO HA VOTATO PER L'INDIPENDENZA DAL NORD MUSULMANO
Il vescovo comboniano da trent'anni in Africa: ''Il dialogo con i musulmani nella nostra terra è impossibile''
Autore: Antonio Giuliano - Fonte: La Bussola Quotidiana, 01-02-2011

«Per la mia gente del Sud Sudan è un trionfo. È la proclamazione della liberazione dall'oppressione del governo fondamentalista islamico del Nord. Ora il mio popolo ha un'anima rigenerata». Gli occhi di Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, capitale dello Stato dei Laghi (Sudan del sud), brillano quando parla di quella che ormai considera la sua terra. Il Sud Sudan diventerà uno Stato indipendente: sono stati resi noti i risultati del referendum che si è tenuto dal 9 al 15 gennaio scorso in cui il 98,83% dei circa 4 milioni di elettori si è pronunciato per la secessione dal regime sudanese settentrionale di Omar al Bashir.
Missionario comboniano, originario di Brescia, monsignor Mazzolari da trent'anni esatti è di casa in Africa. Nei giorni scorsi era all'Università Cattolica di Milano per la presentazione del libro a fumetti Diario di un viaggio in Sudan, realizzato dalla Scuola internazionale di Comics in collaborazione con la Fondazione Cesar. Sull'esito del voto non ha mai avuto dubbi: «La mia gente ha accolto con entusiasmo il referendum: già all'alba del primo giorno di voto le urne traboccavano di persone che uscendo danzavano e inneggiavano all'indipendenza. Una festa per tutti. Anche per le donne che hanno votato in massa: il 52% dei votanti».
Certo il passato è appena dietro l'angolo. Sono passati solo sei anni dalla fine della sanguinosa guerra civile tra il regime islamista di Khartum nel Nord e gli indipendentisti cristiani e animisti del Sud. Un conflitto durato 22 anni che ha lasciato sul campo quasi due milioni di vittime. Ma per monsignor Mazzolari è tempo di guardare al futuro: «Adesso ci sarà da lavorare per trovare la coesione, la guerra ci ha divisi, e alcuni gruppi hanno sofferto più di altri. La riconciliazione non sarà sistematica come è stato per il Sudafrica, ci vorrà più tempo. E poi c'è grande panico specie tra i cristiani per i proclami di Bashir che minaccia di imporre la sharia, la legge islamica, alle persone del sud rimaste al nord. Ecco perché da giorni si stanno riversando nel meridione. Sono già 20-25 mila persone…».
Eppure lui non si è fatto trovare impreparato. Tira fuori dalle tasche una mappa delle regioni sudanesi e spiega: «Nella mia diocesi stiamo già assistendo circa 10 mila sfollati arrivati con i barconi del Nilo o attraverso il deserto. Solo nella scuola di Rumsek abbiamo accolto 800 famiglie. Mancano di tutto: cibo, vestiti, abitazioni. Noi avevamo previsto un'equipe di accoglienza in caso di emergenza. Ma i familiari ormai non li aspettavano più. E loro stessi che abitano al nord da 25 anni e i cui figli son nati là pensavano ormai di rimanerci avendo trovato un lavoro».
Il governo di Karthum si è impegnato a riconoscere l'esito del referendum, ma molti di loro temono ritorsioni: «Giustamente - rimarca Mazzolari – . Sanno bene che cosa vuol dire la legge islamica: basta un nonnulla per venire incolpati senza motivo. E se ti accusano di furto ti tagliano una mano, se vieni accusato di altri crimini ti lasciano in prigione tutta la vita o ti massacrano. Non possono praticare la loro religione, per trovare lavoro devi diventare per forza musulmano, e le opportunità di avere proprietà e case sono limitate. Vivrebbero comunque da schiavi e sarebbero prima o poi costretti ad andare via».
Anche se negli ultimi mesi si era parlato di timidi segnali distensivi del regime del nord, il comboniano è scettico: «Il presidente Bashir vedendo l'esodo, ha cominciato a correggere un po' il suo linguaggio. Ma non credo proprio che la situazione sia migliorata: se ci siamo separati è proprio perché gli accordi di pace non sono stati rispettati. Purtroppo credo che la Chiesa del Nord soffrirà. Il dialogo con i musulmani nella nostra terra è impossibile. L'unica opzione per il regime fondamentalista è una convivenza mal tollerata con le minoranze».
Il vescovo conosce ormai da vicino il fanatismo islamico, di conversioni forzate e di crocifissioni. Ma non è tipo da arrendersi. Il motto che ha voluto nel suo stemma episcopale l'ha coniato di suo pugno: "Per reconciliationem et crucem ad unitatem et pacem" ("Alla pace e all'unità attraverso la riconciliazione e la croce"). In queste ore gli studenti universitari di Khartum stanno protestando contro il regime: «Io spero – afferma Mazzolari – che anche il Nord possa evolvere verso un sistema democratico. Quanto al Sud ci vorranno almeno una decina d'anni per avere una classe dirigente, ma sono fiducioso».
C'è grande attesa per Salva Kiir, il neo presidente del Sud Sudan, un cattolico praticante: «Lo conosco – continua il missionario – penso possa essere la persona giusta. La Chiesa e gli organismi internazionali ci stanno dando una grossa mano. Le grande risorse naturali, come quelle petrolifere, fanno gola alle potenze internazionali come la Cina (che preleva il 42% del petrolio). Ma gli Usa per esempio stanno contribuendo moltissimo alla transizione con aiuti economici».
C'è però una risorsa che pare contare più delle altre: «È la fede della nostra gente – dice senza esitazione Mazzolari -. Non dimenticherò l'eroismo delle mamme che supplicavano John Garang (il leader protestante dei guerriglieri cristiani del Sud) di porre fine alla guerra. La tenacia di questo popolo nell'affrontare gli ostacoli e di affermare la propria identità, lo straordinario spirito di dedizione sono una professione di fede nel valore della vita. La fede ci ha salvato, abbiamo pregato tanto per questo referendum. E io sono sicuro che il cuore del sudanese non cederà al desiderio di vendetta perché ha una capacità unica di perdonare e di cominciare di nuovo. Siamo ancora traumatizzati dalla guerra. Però anche se dovremo fare tanti sacrifici, possiamo davvero scrivere un nuovo capitolo».
E lui sulla soglia delle 74 primavere, il prossimo 9 febbraio, non vede l'ora di cominciare. Si lascia scappare un sorriso quando pensa se avrà un buco di tempo libero al ritorno nella sua diocesi, lunga quasi come l'Italia: «Comincerò come sempre con 2 ore di preghiera al mattino. E poi dovrò mettermi in cammino per le undici missioni diocesane. La sfida più grande è sempre l'educazione. Ma abbiamo già molti nostri studenti nelle agenzie internazionali...».
Di grande aiuto è l'ansia di voltar pagina della gente che fotografa ricorrendo alla saggezza africana: «Un proverbio congolese dice che quando due elefanti lottano è l'erba che ne va di mezzo. Così è successo in Sudan: Nord e Sud si sono scannati e a pagare il prezzo più alto è stata la popolazione civile. Ma adesso i risultati del referendum sono chiari: il "mio" popolo del Sud ha scelto di non essere più l'erba calpestata, ma un'erba che può crescere tranquilla, un campo fertile per una nuova società».

Fonte: La Bussola Quotidiana, 01-02-2011

6 - NO ALLA LEGGE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO
Ecco perché il progetto di legge sulle DAT (dichiarazioni anticipate di trattamento) rischia di introdurre l'eutanasia senza che ce ne accorgiamo
Fonte Comitato Verità e Vita, 24 gennaio 2011

Il Comitato Verità e Vita – riunito nella sua VII Assemblea annuale a Bologna (nota di BB: era presente anche una piccola delegazione di BastaBugie) - ribadisce le ragioni di una decisa opposizione al progetto di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. Non si tratta soltanto di ragioni "etiche": è una battaglia per la difesa del diritto alla vita, il diritto fondamentale che deve essere garantito ai più deboli e sofferenti. L'esperienza già vissuta in altri paesi dimostra che il testamento biologico, in qualunque forma o con qualunque nome, è il primo passaggio per giungere all'eutanasia su persone non consenzienti, ritenute non degne di vivere. Lucetta Scaraffia, nell'Introduzione al Primo quaderno di Scienza e Vita "Né accanimento né eutanasia", definiva l'introduzione del testamento biologico "forma leggera della legalizzazione dell'eutanasia".
Verità e Vita ritiene che occorrano parole chiare su questo progetto di legge.
È falso che questa legge sia necessaria per evitare altri casi Englaro. Al contrario, essa è lo sviluppo logico di quelle sciagurate decisioni e dell'uccisione di quella donna disabile. Per salvare la vita di Eluana era sufficiente il decreto legge non emanato e, per evitare altri casi simili, è necessaria una legge che stabilisca il divieto di sospensione nei confronti degli incapaci di ogni forma di sostegno vitale, nonché di cure e terapie ordinarie, come ad esempio idratazione, alimentazione e ventilazione.
Le solenni proclamazioni sulla inviolabilità e indisponibilità della vita, contenute nella legge sulle Dat, purtroppo, non avranno efficacia pratica. Così come la dichiarata tutela della vita delle leggi sull'aborto e sulla fecondazione extracorporea è poi contraddetta dalle norme stesse.
Il progetto di legge svuota dall'interno le leggi penali che vietano l'omicidio, l'omicidio del consenziente e l'istigazione al suicidio, che da sempre difendono il diritto alla vita: permette a rappresentanti legali di minori, incapaci o soggetti in stato di incoscienza di impedire terapie, se ritenute inutili o superflue; induce persone giovani e in buona salute a rifiutare, senza alcuna consapevolezza, con una firma in calce a un modulo, cure e terapie che potrebbero essere necessarie in un futuro lontano e incerto; spinge gli anziani e i malati a firmare la dichiarazione per non sentirsi un peso sugli altri; tiene distanti e lega le mani ai medici coscienziosi, imponendo il preventivo consenso scritto per ogni trattamento sanitario e vietando cure "sproporzionate" per una indeterminata categoria di soggetti "in fine vita", con il divieto di accanimento terapeutico trasformato in uno strumento di contenimento dei costi sanitari.
Se sarà approvata, anche questa "legge ingiusta", oltre a consentire l'uccisione di tante persone in condizione di debolezza, agirà nella coscienza sociale portando ad accettare soluzioni che dovrebbero essere aborrite; ancora più grave sarà l'effetto sui cattolici, costretti di nuovo a cercare le "parti buone" della legge e indotti a ritenere che le Dichiarazioni anticipate siano un bene, in quanto contenute in una legge sostenuta da una certa parte dello stesso mondo cattolico.
L'obbligo della difesa di ogni vita innocente impone il rifiuto integrale di questa legge.

Fonte: Comitato Verità e Vita, 24 gennaio 2011

7 - QUATTRO DONNE E UN UOMO PER DUE ''GEMELLI'' NATI A CINQUE GIORNI DI DISTANZA
Ecco l'ultima grottesca combinazione offerta dalle tecniche di fecondazione artificiale
Fonte Corrispondenza Romana, 22/1/2011

Quattro donne e un uomo per due "gemelli" nati a cinque giorni di distanza: è l'ultima combinazione offerta dalle tecniche di fecondazione artificiale, raccontata da una dei protagonisti sul "New York Times Magazine".
Melanie, l'autrice dell'articolo, si è sposata con Michael a 41 anni: desiderano figli ma con le vie naturali non riescono, e dopo cinque cicli di fecondazione falliti decidono di ricorrere all'utero in affitto e a una fornitrice di ovociti. Melanie e Michael di figli ne vorrebbero due, ma il dottore ritiene pericolosa una gravidanza gemellare: gli uteri quindi saranno due e le gravidanze andranno in contemporanea, in modo che possano nascere "gemelli" da due pance distinte. Ricapitolando: una sola donna dà gli ovociti, che vengono fecondati dal seme di Michael nello stesso giorno.
Fra gli embrioni generati, due vengono trasferiti contemporaneamente nell'utero di due donne diverse. Sarà Melanie a fare da mamma ai bambini, un maschio e una femmina, che nasceranno a cinque giorni l'uno dall'altra. Per loro conia una nuova parola, "twiblings" che in inglese vuol dire un mix fra "fratelli" (siblings) e "gemelli" (twins): potremmo tradurre con "fegrelli". Con il suo racconto Melanie vuole convincere (e convincersi) che il modo con cui sono nati i "gefrelli" non è un «dettaglio di produzione», ma «un tipo di famiglia estesa», un «mosaico», e d'altra parte «se ci vuole un villaggio per crescere un bambino perché non iniziare dal concepimento?». Melanie spiega con naturalezza l'aspetto commerciale di tutta la faccenda.
Due mamme "in affitto" e una fornitrice di ovociti costano una somma enorme, ma lei ritiene giusto pagare certe "professionalità", così come si fa con un dottore o un insegnante: prestazioni professionali irrinunciabili non sono meno accettabili solo perché retribuite ("Avvenire", 13 gennaio 2011).

Fonte: Corrispondenza Romana, 22/1/2011

8 - LA COOP SEI TU, CHI SFRUTTA LA SCUOLA DI PIU'?
Il monopolio dei corsi di ''educazione alimentare'' in Toscana che la COOP tiene nelle Scuole Pubbliche
Autore: Adriano Fontani - Fonte: SporcaItalia, 7 settembre 2010

Ho presentato questa mia riflessione nell'ultimo Collegio dei Docenti del 24 giugno 2010 (ISC "Pertini" di Asciano, Siena), con la democratica disponibilità del mio Dirigente Scolastico (DS).
Detti "Corsi" infatti a mio avviso niente altro sono che una forma di pubblicità e propaganda, neppure troppo occulta, per indirizzare e condizionare fin da piccoli i bambini, menti delicate e facilmente plasmabili, verso la COOP come luogo privilegiato dove andare a fare la spesa (non a caso i Corsi prevedono sempre che i bambini vengano accompagnati un giorno nel locale negozio COOP a fare la spesa con le maestre e l'animatrice della COOP), COOP che è già abbondantemente il monopolista nel settore alimentare e grande distribuzione nella nostra Provincia (addirittura al 78%) e 1° in Italia. Non solo, ma la COOP è per di più una "azienda" anomala con la peculiarità di essere notoriamente terminale ed allo stesso tempo strumento e cassaforte di un ben preciso partito politico qui da sempre egemone, ininterrottamente dal 1945. Praticamente le COOP sono un partito politico e qui tutti lo sanno bene: quando entra la COOP nelle Scuole entra un ben preciso Partito Politico. Tanto è vero questo che per entrare a lavorare nelle varie COOP (qui ce n'è una per Comune) occorre notoriamente essere iscritti o attivisti o familiari di iscritti al "partito" o raccomandati da un esponente locale del "partito". Senza queste condizioni difficilmente un giovane sarà assunto, neppure come cassiere o come commesso, figurarsi diventare funzionario o dirigente, privilegio riservato a  soli  esponenti di spicco del "partito".
Corsi che, guardacaso, non vengono proposti dalla Co.Na.D.-SMA, Esselunga o da altri soggetti concorrenti "puri" operanti nel settore, del tutto scollegati da fazioni politiche.
Una vera educazione alimentare davvero disinteressata semmai dovrebbe essere fatta dalla ASL o USL dentro le Scuole, che sono peraltro organizzate a tal fine.
Invece tante Scuole del senese – dove la CGIL ha la maggioranza assoluta di iscritti ed RSU e qui spesso gestite da DS che sono al contempo pure Sindaco o Consigliere Comunale di maggioranza ed anche membri del Direttivo Provinciale del partito egemone (vedi i casi dei seguenti DDSS: M.G. ISC di Montalcino fino al 2005, M.D.T. ISC di Monteroni d'Arbia fino al 2008 e F.N. di ChiancianoTerme-Sarteano) – guardacaso privilegiano la COOP per questi Corsi invece delle locali USL o ASL.
Non di rado qui in tante scuole "di sinistra", sostanzialmente deprivate di ogni forma di vera "democrazia",  se non democrazie "bulgare o sovietiche" dove tutto si approva in fretta ed all'unanimità (e guai a chi critica o si oppone!) o si praticano pesanti forme di Mobbing, emarginazione, ostracismo, campagne di calunnia quando non vera e propria persecuzione (supportate dai locali Uffici Scolastici provinciali e regionali)  a carico dei docenti "divergenti" o "non allineati", insegnanti scomodi che su queste realtà e su altre ben più gravi, conclamate, eclatanti e diffuse forme di abusi, clientelismi, favoritismi ed illegalità non tacciono e talvolta addirittura evidenziano e denunciano negli OO.CC. interni.
Dato che di pubblicità-propaganda e non altro si tratta, al limite, nell'ottica della filosofia che vuole che le Scuole-Aziende dell'Autonomia possano incassare soldi con forme di sponsorizzazione, se si vuole che la COOP continui a tenere detti "Corsi" dentro le nostre Scuole si chieda alla COOP di pagare le scuole per questi suoi Corsi di "educazione alimentare", in realtà propaganda commerciale con cui la COOP si guadagna nuovi clienti nella Scuola e condiziona fin da piccoli i futuri clienti-consumatori. Vista la carenza cronica di finanziamenti questo potrebbe avvenire senza versamenti in denaro ma direttamente con materiali utili, ad uso didattico o per le pulizie, ad esempio.
Ma, guardacaso, mi risulta che in nessuna Scuola del senese questo venga fatto, neppure mai sia stato richiesto alla COOP. A conferma di una evidente, anche se involontaria ed inconsapevole, intesa o complicità o subalternità "politica".
P.S.:Onde evitare equivoci sulle motivazioni della mia presente iniziativa tengo a precisare quanto segue.
In famiglia siamo da decenni titolari di tessere COOP, una per ogni membro.
Negli anni scolastici 1997-99 come Maestro in servizio alla Scuola Elementare "Pascoli" di Buonconvento (SI) vinsi il Concorso provinciale indetto e finanziato dalla COOP Centro Italia "Da bambino farò un parco, da grande farò un mondo migliore" per un Progetto portato avanti con i miei alunni. Alla fine con il premio di 33 milioni di lire vinto il Comune costruì il Parco seguendo fedelmente il nostro Progetto (tuttora esistente in Viale Kennedy ma, ahimè, del tutto lasciato senza cura e manutenzione e nel massimo degrado dal Comune di Buonconvento).

Fonte: SporcaItalia, 7 settembre 2010

9 - LO SCAFANDRO E LA FARFALLA: IL FILM SUL DIRETTORE DI UNA RIVISTA FEMMINILE COMPLETAMENTE IMMOBILIZZATO CHE HA IMPARATO AD AMARE LA VITA
E riscopre la sua libertà, tra l'altro, scrivendo un libro dettandolo con 200.000 battiti di ciglio
Autore: Elisabetta Pittino - Fonte: L'Ottimista, 29 Dicembre 2010

In un battito di ciglia. Buio, Charles Trenet canta «La mer qu'on voit danser le long des golfes clairs a des reflets d'argent», voci indistinte, uno sbattere di ciglia, suoni, la luce, una visione non nitida, una stanza d'ospedale, il viso di un'infermiera, di un medico... il risveglio. Già nella scena iniziale si mostra l'originalità del film Lo scafandro e la farfalla, girato in soggettiva, dagli occhi del protagonista, Jean-Dominique Bauby (Mathieu Amalric), che si risveglia da un coma profondo, provocato da un ictus, dopo 3 settimane. Il tocco del regista, Julian Schnabel, pittore neoimpressionista newyorchese degli anni '80, si vede in questo film, che si può definire sperimentale per la fotografia di Janusz Kaminsky.
La macchina da presa vede con gli occhi di Jean-Do, quelli fisici, in soggettiva, e quelli della sua immaginazione, dei suoi ricordi, dei suoi sogni in oggettiva (il "terzo occhio"), steady-cam a go-go, attacchi frontali ai personaggi, primi piani intensi. Il battito delle palpebre sostituisce il montaggio, consente lo stacco da una inquadratura all'altra.
Il film è stato girato in francese da attori francesi - l'infermiera e il fisioterapista sono quelli veri - proprio nell'ospedale di Berck Sur Mer. Jean-do vede, sente, pensa, parla: "Oh, mio Dio! Non posso parlare. Cosa succede?" Ma gli altri non lo sentono. È locked-in, chiuso dentro, interamente paralizzato, solo i suoi occhi e la sua mente non lo sono.
A 42 anni, nel 1995, lui, caporedattore di Elle, con sindrome locked-in, "sindrome del chiavistello", si trova nell'Ospedale di Berck sur Mer, impossibilitato a comunicare. Schnabel (altri due suoi film biografici, Basquiat e Before Night Falls, esaminano la vita di persone reali dove il protagonista si dibatte in una condizione di imprigionamento letterale o metaforico: Basquiat è intrappolato dalla droga, Reinaldo Arenas è censurato, torturato, rinchiuso dalla dittatura cubana) è riuscito a trasformare la degenza di un uomo in ospedale, in un viaggio interiore verso la libertà. Quale libertà? Si chiede Jean-Do chiuso nel suo corpo, uno scafandro, ce lo chiediamo noi, entrando nella fatica dell'esistere e del comunicare. Quel che resta di Jean-Do è ancora umano? Il progresso delle tecniche di rianimazione che permette di vivere quando in passato si moriva è una speranza?  "Questa è vita?", chiede Jean-Do al neurologo. Ma questo è un uomo? Pierre Russin, ostaggio per 4 anni a Beirut e sopravvissuto alla prigionia, va a trovarlo: "essere presi in ostaggio non è così differente da ciò che lei vive. Stavo in una buca molto piccola nell'oscurità la chiamavo la mia tomba. Sono sopravvissuto perché mi aggrappavo a ciò che faceva di me un uomo. Deve aggrapparsi all'uomo che è in lei e sopravviverà".
«Je veux mourir», dice Jean-Do a Henriette, l'ortofonista. «Lei è vivo, quindi non mi dica che vuole morire. È una mancanza di rispetto, è osceno". Il mondo di Jean-Do crolla: "Oggi mi sembra che tutta la mia esistenza non sia stata che un susseguirsi di piccoli fallimenti. Ero cieco e sordo, mi serviva la luce di una malattia per conoscere la mia vera natura?".
Crollano gli involucri dei falsi amici che lo ritengono un vegetale, dei falsi amori dell'amante atterrita che, per non vederlo così, non va a trovarlo. Rimane l'amore del padre, l'attore Max Von Sydow, dei figli, della madre dei suoi figli, dell'amico, di quelli che lo curano. La farfalla esce dall'involucro e Jean-Do si riconosce in questo uomo nuovo: "Questo sono io". Esce dalla disperazione grazie all'accoglienza degli altri, concreta, che gli impone un nuovo modo di vivere, di conoscersi, di comunicare, grazie al guardarsi nella verità.
La malattia viene affrontata senza alcuna indulgenza sentimentale. L'illuminazione umana che ne deriva, lo mostra come un padre, un figlio, un amico, un uomo. Bauby non è credente, ma intorno a lui si forma una rete di fede e di preghiera: Céline, madre dei suoi tre figli, la loro figlia Célèste, Marie la fisioterapista, i monaci di Bordeaux. E il miracolo avviene: un uomo "ai confini della vita" ha uno spirito vivo e vive nel presente. Con il battito delle ciglia - un battito è "si", due battiti "no" - Jean-Do comunicherà con il mondo.
Scriverà Le scaphandre et le papillon, libro da cui è tratto il film di Schnabel, con circa 200.000 battiti di ciglio e due minuti per ogni parola. "Il miracolo ha avuto luogo", ammette Jean-Do. Il libro viene pubblicato e 10 giorni dopo, il 9 marzo 1997, Jean-Dominique Bauby muore. "Ma il vostro parlare sia: Sì, sì; no, no"(Mt 5,37), così un uomo ha scritto un libro, così ha suscitato "una nuova speranza" e il gusto di vivere.

Nota di BastaBugie: Per un approfondimento sul film "Lo scafandro e la farfalla" e per vedere il trailer clicca qui http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=21

Fonte: L'Ottimista, 29 Dicembre 2010

10 - LETTERE ALLA REDAZIONE: E' GIUSTO BATTEZZARE I FIGLI DEI CONVIVENTI?
La Chiesa sarebbe distrutta dal rigorismo se dicesse: ''Se non vieni alla Messa non ti do i sacramenti''
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 1° febbraio 2011

Gentile redazione di BastaBugie,
ho letto con attenzione l'articolo sullo sposarsi in chiesa secondo il Papa.
Forse non c'entra granché, ma mi chiedo se sia giusto che le coppie che convivono senza essere sposate possano fare battezzare i loro figli?
Renata

Cara Renata,
il problema da te posto potrebbe essere così enunciato: nel caso in cui i genitori non abbiano una vita di fede vissuta (o addirittura in palese contrasto come nel caso di una convivenza) è giusto dare il battesimo ai figli? Ho ben presente infatti il caso di alcuni sacerdoti che hanno rifiutato (come vedremo: ingiustamente) il battesimo a figli di genitori in situazione irregolare di matrimonio.
Il cardinale Biffi una volta disse che nella preparazione dei genitori al battesimo ci si accorge quanto non gli interessa nulla.
Adesso si fa la preparazione al battesimo, ma prima no. Si telefonava al parroco e si diceva "domenica alle tre si viene a battezzare il figlio, va bene?" come si vede ad esempio nei film di don Camillo (anche se lì il problema era che Peppone voleva dare nome Lenin al figlio...). Ora invece si fa, giustamente, la preparazione.
Il Cardinal Biffi, da parroco, preparava il gruppo dei genitori tutti insieme. Iniziava facendo notare che nella prima domanda del rito si domanda: "cosa chiedete alla Chiesa?".
Il Cardinal Biffi faceva notare: "Vedete siete voi a chiederlo, non è la Chiesa che ve lo impone". Un signore ad alta voce fa: "veramente io non vorrei chiederlo, ma lo faccio per accontentare mia moglie che è tre mesi che mi fa un capo così".
Allora il Cardinale lo prende da parte dopo l'incontro e gli dice: "Guardi che se lei non lo chiede io non posso dare il battesimo a suo figlio, del resto è lei il capofamiglia" (non era vero perché basta anche uno solo dei genitori, ma il Cardinale ha fatto il furbetto). Allora l'uomo risponde: "E io cosa vado a dire a casa a mia moglie?". E il Cardinale: "Beh, ognuno ha i suoi problemi, io di dover parlare con lei e lei di dover parlare con sua moglie".
Il giorno dopo arriva tutta arrabbiata la moglie: "Reverendo, lei in cinque minuti mi ha distrutto il lavoro di tre mesi". Ma il Cardinale non ha ceduto nemmeno con lei. Qualche settimana dopo arriva il marito e dice: "Adesso ho capito l'importanza del battesimo e lo chiedo per mio figlio...". La forza delle donne...
Purtroppo sta avvenendo qua e là che si chiedano condizioni gravose per dare i sacramenti. Alcuni sacerdoti non danno il battesimo ai genitori divorziati o che non praticano. Ma questo distruggerebbe la Chiesa. E' un rigorismo pericoloso. Se si dicesse "Se non vieni alla Messa non posso darti i sacramenti" ad esempio del battesimo del figlio oppure della cresima all'adolescente. La gente ci vedrebbe dei ricattatori e si allontanerebbe dai sacramenti per colpa nostra...
Per ricevere il battesimo sono necessarie solo due condizioni:
1) la richiesta di uno o entrambi i genitori (bisogna sempre rispettare la volontà dei genitori);
2) che i genitori si impegnino a proseguire la sua formazione cristiana (che poi in concreto è quello di mandarlo a catechismo).
Se ci sono queste due condizioni non si può negare a un bambino la grazia del battesimo perché i genitori non sono perfetti cristiani (poi bisognerebbe chiedere chi può vantarsi di essere perfetto di fronte a Dio...).
A questo punto uno si potrebbe chiedere perché non dare allora la comunione a chi convive o ai divorziati risposati. Non sarebbe forse anche in questo caso un rigorismo esagerato non dargliela? In realtà non è così. Secondo la parola di San Paolo chi mangia il Corpo di Cristo in stato di peccato mortale, mangia la propria condanna a morte. Ecco perché la Chiesa non da la comunione ai conviventi, agli sposati solo con il rito civile o ai divorziati risposati. Non la da perché ha di mira la salvezza di quelle anime. E, nel caso del battesimo, è sempre la salvezza dell'anima del bambino che spinge la Chiesa a dare il battesimo anche ai figli di coloro i quali non possono ricevere la comunione. In entrambi i casi la Chiesa ha sempre lo stesso scopo: la salvezza delle anime.

DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 1° febbraio 2011

11 - OMELIA PER LA V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A - (Mt 5,13-16)
Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 6 febbraio 2011)

Ogni cristiano ha il dovere di mettere in pratica le parole di Gesù che abbiamo appena ascoltato: «Voi siete il sale della terra [...] voi siete la luce del mondo [...]. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,13-16).
Insegnava san Giovanni Crisostomo che non ci sarebbe bisogno di parole se la nostra vita risplendesse in questo modo; non ci sarebbe bisogno di maestri, se noi predicassimo con le nostre opere; non ci sarebbe un pagano, se noi fossimo cristiani come si deve. Scriveva un santo missionario sul finire del XIX secolo dalla lontana Cina: «Se l'Europa fosse veramente cristiana, questa grande nazione si sarebbe già convertita al Vangelo».
Il fatto è che, purtroppo, molti rifiutano il Vangelo a motivo del cattivo esempio che diamo. Sant'Antonio da Padova scriveva in un suo sermone: «Cessino, ve ne prego, le parole e parlino le opere». Proprio così: devono parlare le nostre opere! In questo modo saremo sale della terra e luce del mondo. In questo modo noi saremo dei piccoli missionari anche senza dire parola.
Per chi, invece, è chiamato a predicare con la parola, si impone una legge: quella di mettere in pratica ciò che predica agli altri. È inevitabile che non venga accolta la predicazione quando questa non è seguita dall'esempio. Gli alunni infatti – diceva san Giovanni Crisostomo in una celebre omelia – osservano la condotta dei maestri e, se vedono che anche loro sono presi dagli stessi difetti, o addirittura da peggiori, come potranno ammirare il Cristianesimo?
Questo grande Santo scriveva inoltre: «Quando io cerco in te i segni per riconoscerti cristiano, trovo segni del tutto opposti. Se volessi giudicare chi sei dai luoghi che tu frequenti, dalle persone corrotte con le quali ti trovi, dalle parole che niente hanno di serio e di utile, direi che nulla mi resta per riconoscerti cristiano». Queste parole, purtroppo, tante volte potrebbero essere dette di ciascuno di noi.
Giustamente, san Francesco di Sales si chiedeva: «Che differenza passa tra il Vangelo e la vita di un santo?». Era poi lui stesso a dare la risposta: «È la stessa differenza che vi è tra una sinfonia scritta sul rigo musicale e una sinfonia eseguita!». Ed è così: nella vita di un santo, o perlomeno di un fervente cristiano, impariamo come si mette in pratica il Vangelo. Noi tutti, inoltre, dobbiamo sforzarci di essere questa "sinfonia eseguita" per tutti i fratelli che incontreremo sul nostro cammino. San Giovanni Crisostomo insegnava che, per questo motivo, dovremo rendere conto a Dio non solo delle nostre colpe, ma anche del danno che rechiamo agli altri con il nostro cattivo esempio.
In che modo possiamo essere anche noi sale della terra e luce del mondo? Compiendo le buone opere di cui parla Gesù nel Vangelo di oggi. Per buone opere non si intendono solo le opere di misericordia le quali non devono mai mancare, ma anche tutte le singole virtù. Per essere concreti, ricordo ora brevemente quelle che sono le virtù e quelli che sono i vizi capitali. Tra le virtù più belle vi è la fede, la speranza, la carità; poi la pazienza, la purezza, l'umiltà, la mitezza, la semplicità. Sono tantissime le virtù e siamo chiamati ad esercitarle ogni istante della giornata. I vizi capitali, invece, sono sette: superbia, accidia, lussuria, ira, gola, invidia e avarizia.
Ogni volta che ci facciamo prendere da questi vizi, noi diamo una contro-testimonianza e allontaniamo le anime dalla Verità; se, al contrario, eserciteremo le virtù e le buone opere, saremo luce che illumina, sale che dà sapore.

Nota di BastaBugie: si ricorda che ogni prima domenica di febbraio è la Giornata Nazionale per la Vita (indetta dai vescovi italiani all'indomani dell'approvazione della legge sull'aborto in Italia)

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 6 febbraio 2011)

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