BastaBugie n�235 del 09 marzo 2012

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1 LUCIA ANNUNZIATA USA I FUNERALI DI LUCIO DALLA PER ATTACCARE LA CHIESA E INGRAZIARSI LA COMUNITA' GAY
Ecco perché sarebbe stato decisamente più saggio e prudente evitare interventi extra-liturgici in chiesa
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Bussola Quotidiana
2 IL GOVERNO ''MARI E MONTI'' VUOLE ABOLIRE DIO: I MINISTRI (PSEUDO) CATTOLICI APPROVANO
Decreto ''Salva Italia''? Caro Supermario, Dio esiste, ma non sei tu: rilassati! Abolendo la domenica come giorno festivo sei responsabile di una deriva culturale che promette libertà, ma in realtà la restringe
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
3 LA LEGO PRODUCE ANCHE BAMBOLINE FEMMINILI: IN INGHILTERRA SCATTA LA PROTESTA
Le femministe vorrebbero abolire la differenza maschio-femmina e imporre l'unisex come legge universale... dimenticando la legge naturale
Autore: Costanza Miriano - Fonte: La Bussola Quotidiana
4 VOGLIO LEGGERE IL CORANO IN DUOMO A MILANO E IN SAN PIETRO A ROMA: E' UN DIRITTO E UN DOVERE DEGLI ITALIANI CONOSCERE LA VERITA'
Il Corano non va bruciato, ma letto in pubblico senza commento! Maometto non va deriso, ma rappresentato così come descritto dai suoi biografi ufficiali!
Autore: Magdi Cristiano Allam - Fonte: Il Giornale
5 LA MONETA UNICA CI HA ROVINATO PERCHE' E' STATA FONTE DI SACRIFICI NON RIPAGATI
E' uscito ''L'euro contro l'Europa'': il nuovo libro del professor Roberto de Mattei che già nel 1992 inviò ai parlamentari europei una lettera con i punti negativi del Trattato di Maastricht
Autore: Gianandrea De Antonellis - Fonte: Corrispondenza Romana
6 IN AUSTRALIA SI FA STRADA L'INFANTICIDIO: SE SI PUO' ABORTIRE, PERCHE' NON UCCIDERE I BAMBINI?
Chi si straccia le vesti per questa proposta choc farebbe bene a ragionare e a rendersi conto che uccidere un bambino prima o dopo la nascita è la stessa crudeltà
Autore: Mario Palmaro - Fonte: La Bussola Quotidiana
7 LETTERA DELLA PRESIDENTE DI FEDERVITA PIEMONTE A CARLO CASINI
Il presidente del Movimento per la Vita continua le purghe staliniane contro chi non gli è fedele (nei compromessi)
Autore: Marisa Orecchia - Fonte: Federvita Piemonte
8 LE STRANE IDEE DEL FILOSOFO GIOVANNI REALE CHE SOGNA UNA CHIESA CHE STIA ZITTA
Ecco come uno dei più accreditati filosofi italiani di ''orientamento cattolico'' (?) cade nella tentazione, comune a molti, di voler insegnare al Papa a fare il Papa
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Bussola Quotidiana
9 SEMPRE PIU' VESCOVI ADERISCONO ALLA MARCIA NAZIONALE PER LA VITA DEL 13 MAGGIO: UN VIDEO SPIEGA LE RAGIONI PROFONDE DI QUESTA MANIFESTAZIONE
Il Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, il presidente della CEI Angelo Bagnasco e tanti altri (Antonelli, Ruini, Betori, Michalik): ecco come fare per partecipare
Autore: Federico Catani - Fonte: www.marciaperlavita.it
10 LA LEZIONE DEL DIGIUNO: CATTEDRA DI CONVERSIONE
Le molteplici occasioni di una quaresima non abitudinaria
Autore: Giacomo Samek Lodovici - Fonte: Avvenire
11 OMELIA III DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B - (Gv 2,13-25)
Non fate della casa del Padre mio un mercato!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LUCIA ANNUNZIATA USA I FUNERALI DI LUCIO DALLA PER ATTACCARE LA CHIESA E INGRAZIARSI LA COMUNITA' GAY
Ecco perché sarebbe stato decisamente più saggio e prudente evitare interventi extra-liturgici in chiesa
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Bussola Quotidiana, 06-03-2012

Doveva rimediare a una espressione che aveva fatto infuriare la comunità gay, così la giornalista Lucia Annunziata non ha trovato niente di meglio che usare i funerali di Lucio Dalla per fare l'atto riparatore, attaccando – tanto per cambiare – la Chiesa.
Alcuni giorni fa infatti, in una trasmissione televisiva, parlando delle polemiche sul festival di Sanremo, aveva detto: "Io Celentano l'avrei difeso anche se avesse detto che i gay devono andare al campo di sterminio". Immaginarsi la reazione degli attivisti omosessuali.
Così domenica la Annunziata ha cercato di farsi perdonare: "I funerali di Lucio Dalla – ha detto durante il suo programma in tv - sono uno degli esempi di quello che significa essere gay in Italia: vai in chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con il rito cattolico, basta che non dici che sei gay. E' il simbolo di quello che siamo, c'è permissivismo purché ci si volti dall'altra parte". Questa uscita ha però provocato anche la dura reazione degli amici di Lucio Dalla, perché il cantante scomparso non aveva mai parlato della sua presunta omosessualità men che meno si era mai considerato gay.
La polemica è nata per l'intervento al termine della messa di Marco Alemanno, grande amico e collaboratore di Lucio Dalla – ma anche il suo compagno, secondo il chiacchiericcio gay -, che ha recitato profondamente commosso il testo di una canzone del cantautore scomparso, "Le rondini". Un finale che sembrava la trasposizione nella realtà del finale del film "Quattro matrimoni e un funerale", ma ciò non giustifica l'uscita dell'Annunziata che, con il codazzo di dichiarazioni dei vari esponenti gay, è stata una cosa di pessimo gusto, perché ha cercato di piegare i funerali di uno dei cantanti più amati dagli italiani in una promozione dell'orgoglio gay.
Il domenicano padre Bernardo Boschi, che ha pronunciato l'omelia in san Petronio e che era il confessore del cantautore, ha parlato senza mezzi termini di "vendetta dei gay che volevano fare del cantante una bandiera" e ha definito "sciacalli e iene" quanti hanno strumentalizzato la presenza di Marco Alemanno sull'altare.
A noi non interessa qui disquisire sulla omosessualità, presunta o reale, di Lucio Dalla. Ci interessa invece chiarire cosa insegna la Chiesa, visto che, cominciando dalla Annunziata, sono state dette molte cose non vere. Per il funerale in chiesa viene accolto ogni fedele, povero peccatore che viene accompagnato con la preghiera davanti al giudizio di Dio. Ma appunto, che abbia riconosciuto in vita di essere un peccatore bisognoso della misericordia di Dio (anche la Annunziata vi potrà essere accolta a queste condizioni).
Infatti il Codice di diritto canonico prevede (canone 1185) che i funerali in chiesa vengano negati solo a coloro che "prima della morte non diedero alcun segno di pentimento"; a  "quelli che sono notoriamente apostati, eretici, scismatici"; a "coloro che scelsero la cremazione del proprio corpo per ragioni contrarie alla fede cristiana"; agli "altri peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli".
Non c'è quindi nessuna ipocrisia, solo criteri chiari che sanno distinguere il peccato dal peccatore. Lucio Dalla non aveva mai voluto parlare della sua vita privata, e di quello che aveva nel cuore a noi non è dato né sapere né giudicare.  Né ci deve interessare.
Però, proprio per questo, sarebbe stato decisamente più saggio e prudente evitare interventi extra-liturgici in chiesa, tanto più che lo stesso padre Boschi si è mostrato consapevole del pericolo cui si andava incontro. Chi voleva ricordare Dalla con un discorso poteva farlo anche all'esterno, del resto la chiesa e la messa non sono luoghi deputati a questo tipo di interventi.
La parola data a Marco Alemanno ha invece creato una oggettiva situazione di ambiguità, che ha permesso strumentalizzazioni e ha quindi dato l'impressione, aldilà delle intenzioni, di una Chiesa connivente con certi stili di vita.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 06-03-2012

2 - IL GOVERNO ''MARI E MONTI'' VUOLE ABOLIRE DIO: I MINISTRI (PSEUDO) CATTOLICI APPROVANO
Decreto ''Salva Italia''? Caro Supermario, Dio esiste, ma non sei tu: rilassati! Abolendo la domenica come giorno festivo sei responsabile di una deriva culturale che promette libertà, ma in realtà la restringe
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 04-03-2012

Monte Mario è una collinetta che sovrasta il Vaticano. Non vorrei che Monti Mario pretendesse di sovrastare Dio stesso, spazzando via, con un codicillo, quattromila anni di civiltà giudaico-cristiana (e pure islamica) imperniata sul giorno del Signore, "Dies Dominicus".
Comandamento divino, nel Decalogo di Mosè, che è diventato il ritmo della civiltà anche laica, dappertutto. Perfino in Cina.
Il codicillo del governo che "abolisce" Dio (o meglio abolisce il diritto di Dio che è stato il primo embrione dei diritti dell'uomo, come vedremo) è l'articolo 31 del "decreto salva Italia".
Dove praticamente si decide che dovunque si possono aprire tutti gli esercizi commerciali 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno. Norma che finirà per allargarsi anche all'industria nella quale già è presente questa spinta.
Dunque produrre, vendere e comprare a ciclo continuo. Senza più distinzione fra giorni feriali e festivi (Natale compreso), fra giorno e notte, fra mattina e sera.
Sembra una banale norma amministrativa, invece è una svolta di (in)civiltà perché abolendo la festa comune – e i momenti comuni della giornata – distrugge non solo il fondamento della comunità religiosa, ma l'esperienza stessa della comunità, qualunque comunità, dalla famiglia a quella amicale e ricreativa dello stadio.
Distrugge la sincronia sociale dei tempi comuni e quindi l'appartenenza a un gruppo, a un popolo. Per questo c'è l'opposizione indignata della Chiesa e dei sindacati (pure di associazioni di commercianti).
La cosa infatti non riguarda solo chi – per motivi religiosi – vede praticamente abolita la domenica, il giorno del Signore (per i cristiani è memoria della Resurrezione di Cristo e simbolo dell'Eterno in cui sfocerà il tempo).
Riguarda tutti, ci riguarda come famiglie, come comunità locali o particolari. Infatti è vero che ci sono lavori di necessità sociale che sempre sono stati fatti anche la domenica (pure il commercio in località turistiche e in tempi di vacanza). Ma è proprio l'eccezione che conferma la regola.
La regola di un giorno di festa comune, non individuale, ma comune (sia per la liturgia religiosa che per le liturgie laiche), è infatti ciò che ci permette di riconoscerci.
Ciò che consente di stare insieme ai figli, di vedere gli amici (allo stadio, al mare, in campagna, in bici, a caccia), di ritrovarsi con i parenti, di dar vita ai tanti momenti comuni o associativi.
Se ai ritmi individuali già forsennati della vita si toglie anche l'unico momento comune della festa settimanale (o, per esempio, del "dopocena"), le famiglie ne escono veramente a pezzi. Tutti diventano conviventi notturni casuali come i clienti di un albergo.
E si dissolvono i "corpi intermedi", i gruppi e le associazioni in cui l'individuo si realizza.
Il giorno di festa comune ci ricorda infatti che non siamo solo individui, ma persone con relazioni e rapporti affettivi. Non siamo solo produttori/consumatori, ma siamo padri, madri, figli, fidanzati, siamo amici, siamo appassionati di questo o di quello, apparteniamo a gruppi, comunità, a un popolo.
Il "giorno del Signore" nasce quattromila anni fa per affermare che tutto appartiene a Dio. Ed è significativo che il comandamento del riposo che fu dato da Dio nella Sacra Scrittura riguardasse – in quell'antichissima civiltà – anche servi, schiavi e animali: era il primo embrione in forma di legge di una liberazione, di un riconoscimento della dignità di tutti, che poi si sarebbe affermato col cristianesimo.
Proclamare il diritto di Dio come diritto al riposo per tutti (e addirittura riposo comune) significava cominciare a far capire che niente e nessuno può arrogarsi un potere assoluto sulle creature.
Perché tutti hanno una dignità e perfino gli animali vanno rispettati. Come pure la terra (i ritmi della terra) che non può essere sfruttata senza riguardo.
Non a caso, proprio sul ritmo settenario della settimana, Dio, nella Sacra Scrittura, comanda al suo popolo quegli anni "sabbatici", che corrispondevano al "giorno del Signore", per cui ogni sette, c'era un anno in cui si liberavano gli schiavi, si condonavano i debiti e si faceva riposare la terra.
Questo è il retroterra storico della "Giornata europea per le domeniche libere dal lavoro" che è stata indetta oggi, in dodici paesi europei.
E' promossa dalla "European Sunday alliance" a cui aderiscono 80 organizzazioni, non solo chiese e comunità religiose (in qualche paese pure ebraica e musulmana), ma anche – e soprattutto – sindacati dei lavoratori e associazioni dei commercianti.
Un'inedita coalizione impegnata in una battaglia anche laica. Battaglia di civiltà come fu quella per la giornata otto ore all'albore del movimento sindacale: infatti si cita come esemplare il caso delle lavoratrici rumene di una catena di supermercati tedeschi che a Natale e Capodanno scorsi si sono ribellate al lavoro festivo e hanno vinto.
Fra l'altro la Corte Costituzionale tedesca ha dichiarato anticostituzionale l'apertura festiva perché lede la libertà religiosa e il diritto al riposo: la vita dell'uomo non è solo comprare e vendere. Perché non siamo schiavi.
La situazione italiana si annuncia come la più dura. Infatti "in nessun Paese europeo esiste che i negozi stanno aperti 24 ore al giorno  e sette giorni su sette", dichiara ad "Avvenire" il sindacalista della Cisl Raineri. Oltretutto con una decisione piombata dall'alto.
Cgil, Cisl e Uil stamattina distribuiscono un volantino dove si legge: "Oggi non fare shopping! La domenica non ha prezzo".
I sindacati dicono che sarebbero soprattutto le donne a pagare il prezzo più duro perché sono quasi il 70 per cento del personale nel commercio e sono quelle che già oggi soffrono di più la difficile armonizzazione dei "tempi di lavoro" con la famiglia.
E' anche provato, dagli esperimenti fatti finora, che questa devastante trovata non avrebbe alcun beneficio né sull'occupazione, né sui consumi, infatti la gente non compra perché è tartassata dallo stato e dalla recessione, non perché il supermercato è chiuso alla domenica.
Infatti la Regione Lombardia ha già annunciato ricorso alla Corte Costituzionale contro la norma "ammazza domeniche". E la seguono a ruota Toscana e Veneto.
Il mondo cattolico giudica inaccettabile quella norma ed è in subbuglio.
Ora agli italiani, oltre ai soldi, pretendono di sottrarre pure Dio e la domenica. La Chiesa si sente "derubata" di una cosa assai più preziosa dei soldi che dovrà pagare per l'Imu (a proposito della quale non è affatto chiaro se e come le scuole cattoliche si salveranno).
Già la presunzione di Monti nel chiamare "salva Italia" il suo decreto tartassatorio, oltreché irridente è quasi blasfema. Per i cristiani infatti a "salvare" è solo Dio.
Non imperatori, tecnocrati, partiti, condottieri, duci o idoli vari. Al sedicente "salvatore" SuperMario si addice la battuta: "Dio esiste, ma non sei tu. Rilassati".
Non è un caso se ieri questa decisione del "governo mari e Monti" è stata fulminata nell'editoriale di Avvenire come "emblematica di una deriva culturale, un nuovo 'pensiero unico' che maschera come una maggiore libertà e progresso, ciò che in realtà è un impoverimento e una restrizione della libertà stessa".
"Avvenire" (che ieri, con una bella pagina, ha fornito tutte le informazioni sull'iniziativa di oggi) denuncia il "ribaltamento di valore" che spazza via l'uomo e il giorno del Signore e "mette al centro la merce".
Sacrosanto. Ma allora perché sostenere entusiasti questo governo e far accreditare perfino l'idea che esso segni il "ritorno alla politica" dei cattolici?
Vorrei chiedere pure ai cosiddetti "ministri cattolici" Riccardi, Passera e Ornaghi: com'è stato possibile approvare entusiasticamente una tale assurdità?
Perché una poltroncina val bene una messa? Speriamo di no. Ma se non è così si oppongano a questa norma. Si facciano sentire.

Fonte: Libero, 04-03-2012

3 - LA LEGO PRODUCE ANCHE BAMBOLINE FEMMINILI: IN INGHILTERRA SCATTA LA PROTESTA
Le femministe vorrebbero abolire la differenza maschio-femmina e imporre l'unisex come legge universale... dimenticando la legge naturale
Autore: Costanza Miriano - Fonte: La Bussola Quotidiana, 24/02/2012

A casa nostra, per carità, di sacro c’è solo Dio.
Molto distanziati, diversi gradini sotto ma sempre in posizione ampiamente sopraelevata sulle cose ordinarie ci sono diversi pilastri della nostra esistenza. Uno è l’aesseRoma, come dicono i tifosi patologici di cui ho almeno due esemplari tra le mura domestiche. Un altro è la mensola delle creme cosmetiche. Uno è senz’altro la Lego.
L’intoccabile casa danese è proprietaria di un’ala della nostra abitazione, la pervade sotto ogni forma possibile. Abbiamo basi, castelli, pedane e poi cassettoni pieni di mattoncini base e cassettini pieni di minuscoli accessori, teste, mani, cappelli, armi, utensili di ogni tipo, la cui preziosità cresce in proporzione alla piccolezza e all’attitudine ad annidarsi negli angoli più impervi e polverosi del pavimento, causando crisi di sconforto, aperture frenetiche del sacco dell’aspirapolvere, spostamenti di librerie monumentali.
E’ per questo che nei giorni scorsi leggendo l’attacco in massa fatto alla Lego dalle femministe inglesi, mi è scattato una sorta di orgoglio familiare. Cioè, come con i fratelli che solo tu li puoi picchiare, io dei mattoncini che mi feriscono i piedi scalzi e mi costringono a ricerche minuziose posso anche dire male, ma le femministe no, mi dispiace.
Invece le signore hanno raccolto ben cinquantamila firme per protestare contro la nuova linea, che si chiama Lego friends. Le preziose bamboline femminili in Italia non si trovano ancora nei negozi, ma dopo solerte segnalazione di un amico noi, cioè voglio dire Gesù bambino si era affrettato a ordinare online un primo esemplare da recapitare sotto l’albero. Stephanie e Emma sono così venute ad arricchire il nostro parco omini, anzi finalmente anche donnine, e hanno allietato il Natale delle mie bambine.
Le femministe però si sono arrabbiate perché le bamboline sarebbero formose (hanno un accenno di seno appena abbozzato), e soprattutto perché hanno accessori femminili, e sono poche le parti da montare.
Allora: le nostre eroine del Natale hanno rispettivamente una piccola piscina con lettino e cocktail, beata lei, e una cucinetta da giardino. Le parti da montare, è vero, non sono molte, ma comunque di quelle si è incaricato il fratello maschio che si diverte ad assemblare, mentre noi tre femmine, pur non essendo disabili all’impresa, preferiamo dedicarci alla vita sociale. Così Stephanie e Emma si sono subito abbandonate a una conversazione piena di "o cara" e "signora mia", intanto che l’uomo di fatica (il fratellino) montava.
Noi non ci abbiamo trovato niente da ridire. Le mie figlie come hanno visto le Lego friends se ne sono innamorate, e contano i giorni che mancano al loro compleanno (purtroppo in agosto) per avere qualche altra scatola della preziosa serie.
Ora, o io e mio marito abbiamo diabolicamente plagiato la mia prole, cercando silenziosamente di coltivare in loro discriminazioni di genere, oppure semplicemente ai maschi piacciono giochi da maschi, alle femmine giochi da femmine.
Noi amiamo i mattoncini perché a parte i pupazzetti, per il resto permettono di costruire praticamente qualsiasi cosa, basta un po’ di fantasia. Io per esempio ho un figlio della cui permanenza in vita mi devo ogni tanto sincerare. A volte, e sin da quando è molto piccolo, sprofonda con i suoi mattoncini nel mondo della fantasia, e io gli urlo da due stanze di là "Bernardoooo, sei vivooo?". "Sì, sto giocando", fa lui, pure un po’ scocciato per il disturbo, mentre vive chissà quali meravigliose avventure nel mondo della sua multiforme fantasia (ha preso da suo padre). Con i Lego, per dire, c’è stato anche chi ha illustrato il Nuovo e l’Antico Testamento, in scenette incredibilmente minuziose e fedeli che possono servire come ripasso anche per i bambini molto piccoli.
Non vedo dunque niente di strano se finalmente sono a nostra disposizione anche piatti, cucinette, cagnolini, cocktail, studi da stilista. Non ci vedo niente di offensivo nei confronti delle donne, non stiamo mica parlando di bamboline accessoriate per il bondage, o siliconate. Anzi, se proprio uno non avesse avuto niente da fare nella vita, ci sarebbe stato da protestare prima, quando gli accessori in vendita erano quasi esclusivamente maschili.
Il problema è che ormai tutto quello che rimanda in qualche modo allo specifico maschile e femminile scatena reazioni scomposte e a volte persino isteriche. Sembra un nervo scoperto, ipersensibile, che in nome della correttezza non si può neanche sfiorare. Non si può dire che uomini e donne sono diversi. Anzi, bisogna dire che sono uguali. E’ obbligatorio. In nome della libertà si diventa tirannici. Non so come altro definire l’atteggiamento di chi si arrabbia perché esiste un gioco che si attaglia a un sesso più che a un altro. Se sei una madre convinta delle tue idee basta che non compri le bamboline a tua figlia (poverina). Ma fare campagne di protesta, a cui è stato dato ampio rilievo anche sui nostri giornali, ovviamente Repubblica in testa, è qualcosa che con la libertà non c’entra davvero niente. E’ vero, lo specifico femminile va oltre i piatti e la cucina e il gusto per i vestiti, ma che volevamo, una pupazzetta di santa Teresa d’Avila? Una Virginia Woolf?
La questione ancora più fondamentale è: perché tanto livore nel negare lo specifico maschile e femminile?
Maschio e femmina li creò, dice la Genesi, a immagine e somiglianza di Dio. Io credo che nella differenza sia celato un grande mistero che dice qualcosa di molto profondo sulla natura dell’uomo. Di profondo e sostanziale. Dice che l’uomo e la donna non possono stare soli, perché c’è un’incompletezza che sarà per sempre la loro qualità distintiva. Dice che l’uomo e la donna esistono in relazione. Dice che questa relazione profonda e vera con una persona dell’altro sesso può anche non esserci, ma allora deve essere Dio che diventa lo sposo o la sposa di quella creatura, che da sola non è piena. Non è bene che l’uomo sia solo.
Chi nega la differenza nega che l’uomo è creatura, e quindi figlia di un Padre. Chi nega la differenza nega quindi Dio. E allora la posta in gioco è ben più alta del pupazzetto della Lego. E val bene la raccolta di firme e la campagna sui giornali, che del negare la fragilità, l’incompiutezza, la povertà e il bisogno dell’uomo hanno fatto evidentemente la loro ragione di esistere.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 24/02/2012

4 - VOGLIO LEGGERE IL CORANO IN DUOMO A MILANO E IN SAN PIETRO A ROMA: E' UN DIRITTO E UN DOVERE DEGLI ITALIANI CONOSCERE LA VERITA'
Il Corano non va bruciato, ma letto in pubblico senza commento! Maometto non va deriso, ma rappresentato così come descritto dai suoi biografi ufficiali!
Autore: Magdi Cristiano Allam - Fonte: Il Giornale, 27/02/12

Con la presente chiedo ai Prefetti di Milano e di Roma, alla Curia Ambrosiana e alla Segreteria di Stato del Vaticano, l'autorizzazione a organizzare due manifestazioni pubbliche in Piazza Duomo e in Piazza San Pietro per far conoscere agli italiani la verità sul Corano e su Maometto. Considero un errore dare alle fiamme il testo considerato sacro dai musulmani e tacere sulla vita del fondatore dell'islam, così come provo orrore per le stragi che ne conseguono. Ebbene proprio perché sono consapevole che vi è un rapporto di causa ed effetto tra ciò che è prescritto nel Corano e l'esempio dato da Maometto e tra la predicazione d'odio, l'incitazione alla violenza e la perpetrazione di efferati crimini da parte dei musulmani, ho deciso che è un dovere civico e una missione morale affermare la verità. Basta con il rogo del Corano e le vignette su Maometto! Il Corano non va bruciato, ma letto in pubblico in modo chiaro e senza alcun commento! Maometto non va deriso esasperandone i tratti, ma rappresentato oggettivamente così come viene descritto dai suoi biografi ufficiali!
Anticipo al Prefetto di Milano e alla Curia Ambrosiana che in Piazza Duomo leggerò anche i seguenti versetti del Corano che ordinano ai musulmani di uccidere gli ebrei e i cristiani a meno che non si convertano e non si sottomettano all'islam:
"Combattete coloro che non credono in Dio e nell'Ultimo Giorno, che non vietano ciò che Dio e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la Gente del Libro (ebrei e cristiani, ndr), che non scelgono la religione della verità, finché non paghino, il tributo uno per uno, umiliati. Dicono gli ebrei: "Esdra è figlio di Dio" e i cristiani dicono: "Il Messia è figlio di Dio" Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di coloro che prima di loro furono infedeli. Dio li distrugga! Essi sono fuorviati" (IX, 29-30)
"E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: "Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli fra capo e collo, colpiteli sulle falangi! E ciò avvenne perché si erano separati da Dio e dal Suo Messaggero". Dio è severo nel castigo con chi si separa da Lui e dal Suo Messaggero! Assaggiate questo! I miscredenti avranno il castigo del fuoco! O credenti, quando incontrate gli infedeli in ordine di battaglia, non volgete loro le spalle. Chi quel giorno volgerà loro le spalle – eccetto il caso di stratagemma per meglio combattere o per raggiungere un altro gruppo – incorrerà nell'ira di Dio e il suo rifugio sarà l'inferno. Quale triste rifugio! Non voi li avete uccisi. Dio li ha uccisi" (VIII,12-17)
'"O credenti, non sceglietevi per alleati ebrei e cristiani, sono alleati gli uni degli altri, e chi li sceglie come alleati è uno di loro. In verità Dio non ama il popolo degli ingiusti'" ( V, 51)
Ugualmente anticipo al Prefetto di Roma e alla Segreteria di Stato del Vaticano che nella manifestazione pubblica a Piazza San Pietro leggerò anche questi passaggi tratti dalla Sira, la raccolta dei detti e dei fatti attribuiti a Maometto:
Il Profeta – le preghiere e la pace di Allah siano con Lui – dichiarò: "L'Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l'albero diranno: O musulmano, o servo di Allah, c'è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo; ma l'albero di Gharqad non lo dirà, perché è l'albero degli ebrei" (citato da al-Bukhari e da Muslim).
Dopo la battaglia del Fossato nel 627, Maometto attaccò l'ultima tribù ebraica rimasta a Medina, i Banu Quraizah. Dopo un assedio di 25 giorni, si arresero. Alla fine tra i 600 e i 700 maschi furono uccisi, mentre le donne e i bambini furono fatti schiavi. Sul fatto che fu Maometto a decapitare gli ebrei, la Sira di Ibn Ishaq narra: "Poi [i Banu Quraiza] si arresero e l'inviato li rinchiuse a Medina nel quartiere della figlia di Harith, una donna dei Banu Najjar. Poi l'Inviato uscì nel mercato di Medina e vi scavò dei fossati. Poi li mandò a prendere e li decapitò in quei fossati. […] Erano 600 o 700 in tutto, anche se alcuni parlano di 800 o 900. Mentre venivano portati a gruppi dall'Inviato chiedevano a Kaab che cosa ne sarebbe stato di loro. Rispose: "non lo avete capito? Non vedete che lui continua a chiamare e nessuno torna indietro? Per Dio è morte!" Questo continuò fino a che non ebbe finito con tutti loro".
Attendo fiducioso la risposta del Prefetto di Milano e della Curia Ambrosiana, del Prefetto di Roma e della Segreteria di Stato del Vaticano. Assicuro loro che mi limiterò a leggere correttamente quanto è scritto nel Corano e nella Sira di Maometto. Siamo uno Stato libero dove è un diritto e un dovere degli italiani conoscere la verità. Null'altro che la verità. O non lo siamo più? Lo sapremo dalle loro risposte.

Fonte: Il Giornale, 27/02/12

5 - LA MONETA UNICA CI HA ROVINATO PERCHE' E' STATA FONTE DI SACRIFICI NON RIPAGATI
E' uscito ''L'euro contro l'Europa'': il nuovo libro del professor Roberto de Mattei che già nel 1992 inviò ai parlamentari europei una lettera con i punti negativi del Trattato di Maastricht
Autore: Gianandrea De Antonellis - Fonte: Corrispondenza Romana, 29/02/2012

Vent'anni fa, l'idea di poter girare l'Europa senza continuare a rivolgersi all'ufficio cambi sembrava meravigliosa; quindici anni fa, dopo l'attacco contro la lira organizzato dallo speculatore George Soros, l'idea di un un'unica valuta europea sembrava mettere al riparo da futuri attacchi della finanza internazionale. Nove anni fa, dopo dodici mesi di euro che di fatto si era imposto con il cambio a mille lire e non a 1930,27, con un conseguente aumento dei principali beni di consumo di quasi il 100%, molti entusiasmi iniziarono a smorzarsi. Ai nostri giorni il gradimento della moneta unica, vista dai più come fonte di sacrifici non ripagati, è al minimo storico.
Roberto de Mattei non ha dovuto aspettare tutto questo tempo per rendersi conto dei problemi che la nuova moneta avrebbe comportato: euroscettico della prima ora, già nel 1992 inviò ai parlamentari europei una lunga lettera aperta in cui sottolineava vari punti negativi del Trattato di Maastricht (1991). Ora tale lettera, di drammatica attualità, è riproposta dall'editore Solfanelli assieme ad altri scritti di Roberto de Mattei sullo stesso argomento (L'euro contro l'Europa. Vent'anni dopo il Trattato di Maastricht (1992-2012), Solfanelli, Chieti 2012, p. 72, € 8).
La principale domanda che lo studioso si pone è: di quale Europa parliamo? Naturalmente – purtroppo – siamo lontani da quell'Europa sinonimo di Cristianità: l'Europa dei burocrati, anzi, è fondata su radici nichiliste (come ben sappiamo, la semplice menzione delle radici cristiane del nostro continente è stata addirittura rifiutata nella Costituzione europea del 2003 proprio per l'opposizione di due Paesi che al cristianesimo – ed al cattolicesimo in particolare – debbono la propria nascita ed il proprio sviluppo: la Francia ed il Belgio), su una concezione puramente mercantilistica dell'uomo.
Paradossalmente, questo tipo di unione rischia di portare, anziché all'unificazione, ad un «processo di disgregazione degli Stati nazionali: e poiché l'Europa non può prescindere dagli Stati nazionali, che ne costituiscono l'ossatura, la liquidazione di questi Stati equivale alla distruzione dell'Europa condotta in nome dell'Europa stessa!» (p. 13)
Parimenti, l'esproprio della sovranità monetaria postula il successivo esproprio della sovranità politica e giuridica (pensiamo solo al famigerato mandato di cattura internazionale, in base al quale si può essere arrestati ed estradati per un atto commesso nel proprio Paese, dove non costituisce reato, ma che è considerato perseguibile dalla legislazione di un altro Paese aderente). Il fine sarebbe quello di realizzare un «megastato europeo» al cui interno si esistono tanti «microstati regionali», come ha teorizzato da anni la sinistra postmoderna.
Il progetto prevede anche di facilitare la concessione della nazionalità agli extracomunitari, in particolar modo a quelli di religione musulmana, con la conseguente trasformazione dell'Europa in "Eurabia", come l'ha definita la saggista Bat Ye'or.
Ma il volume proposto da Solfanelli non raccoglie solo interventi del passato – quasi a formare un nostalgico «ve l'avevo detto!» – bensì si spinge fino ai nostri giorni, sottolineando come proprio nell'anno che ha visto le celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità italiana, il suo principale incensatore, Giorgio Napolitano, abbia contribuito, con la nomina di Mario Monti, perfetta espressione dei "poteri forti", all'abbattimento della sovranità politica italiana: «gli stessi "poteri forti" che, per liquidare i sovrani legittimi diedero nell'Ottocento il loro sostegno ideologico e finanziario all'unificazione, oggi vedono nello smantellamento dello Stato nazionale una nuova tappa per realizzare l'utopia della mazziniana Repubblica universale» (p. 51).
Insomma, non c'è via d'uscita dal tunnel che ci porta verso la dissoluzione dell'Europa? La via esiste, se si ci rende conto che è possibile rinunciare a certi dati che la stragrande maggioranza di noi ritiene (a torto) irreversibili: dal Trattato di Maastricht alla stessa moneta unica.

Fonte: Corrispondenza Romana, 29/02/2012

6 - IN AUSTRALIA SI FA STRADA L'INFANTICIDIO: SE SI PUO' ABORTIRE, PERCHE' NON UCCIDERE I BAMBINI?
Chi si straccia le vesti per questa proposta choc farebbe bene a ragionare e a rendersi conto che uccidere un bambino prima o dopo la nascita è la stessa crudeltà
Autore: Mario Palmaro - Fonte: La Bussola Quotidiana, 02-03-2012

L'infanticidio è un diritto delle donne. Lo sostiene, con qualche opportuna sfumatura dialettica, il Journal of Medical Ethics di Melbourne, che in un recente articolo spiega le buone ragioni che legittimano l'uccisione di un neonato, quando le sue condizioni di salute siano compromesse.
L'articolo rilancia una vecchia idea del vecchio bioeticista australiano Peter Singer, e ne ripropone il ragionamento di fondo. La nostra società – scrivono in sostanza gli autori della rivista di Melbourne – ha ormai legittimato la soppressione del concepito con l'aborto volontario, giustificandolo con le più svariate motivazioni. Ora, proseguono, non esiste alcuna differenza davvero sostanziale tra un concepito di uomo e un neonato. Dunque, se è legittimo per le leggi uccidere un feto di tre mesi, non si vede perché lo Stato non debba permette di fare lo stesso con un neonato handicappato.
Il caso australiano è un esempio perfetto di ragionamento che muove da premesse corrette per giungere a conclusioni coerenti, anche se aberranti. E' infatti sacrosanto che nascituro e neonato non sono dissimili nelle loro qualità essenziali; ed è altrettanto logico che questa identità umana deve comportare un giudizio di valore pressoché identico. Logico, per concludere, che aborto e infanticidio siano parenti stretti, e che sia contraddittorio disciplinarli in maniera opposta fra loro.
L'errore sta nel teorizzare che la legittimazione diffusa dell'aborto dovrebbe allargarsi all'infanticidio, invece che invertire il percorso. E accorgersi che il rispetto della vita già nata dovrebbe essere estesa a tutela del non ancora nato. Ma per il resto, questi esponenti della cultura della morte contribuiscono, paradossalmente, a mostrare che "il re è nudo". Dicono cioè, un po' cinicamente, quello che talvolta gli stessi esponenti della cultura della vita si dimenticano: e cioè che l'aborto è uccidere un essere umano, tale quale lo si facesse morire dopo la nascita.
Chi si straccia le vesti per la proposta choc degli australiani, farebbe bene a ragionare per un momento: e a rendersi conto che la brutalità dell'infanticidio è del tutto analoga alla brutalità di ogni aborto legale. E a riflettere intorno alla assurdità di essere contro l'infanticidio (cose che, per ora, accomuna la gran parte della gente), ma a favore dell'aborto e delle leggi che lo regolamentano.
Di più: le società che accettano l'eliminazione eugenetica dei non ancora nati (e in questo, l'Italia non è seconda all'Australia), prima o poi sono costrette a scivolare verso l'infanticidio. Melbourne e Sparta non sono state mai così vicine: il Taigeto e le teorie eleganti e pulite sull'aborto praticato "per sconfiggere la talassemia" sono facce della stessa medaglia, smorfie della stessa Gorgone mostruosa.
E' logico che l'idea di vedere davanti a sé un neonato, e di ammazzarlo sia pure "per motivi pietosi" disturba il sonno delle persone ben pensanti. Ma quello stesso sonno dovrebbe essere inquietato dal pensiero che già oggi, ogni giorno, con i soldi dei contribuenti e dello Stato, negli ospedali pubblici di mezzo mondo lo stesso trattamento viene riservato ai figli di donna non ancora nati.
Solo dosi da cavallo di ipocrisia possono rendere opaca questa verità. Gli studiosi australiani – epigoni della Rupe Tarpea – ci dicono che ogni uomo non vale niente, se non ha una qualità della vita accettabile: che sia nascituro, neonato, adulto o vecchio, poco importa. O siamo disposti a ribaltare il tavolo sul quale si gioca questa vergognosa partita – fatta di embrioni prodotti, usati, selezionati e gettati via e di ammalati morti di fame e di sete – oppure dobbiamo rassegnarci a vedersi sviluppare, inesorabile, una coerente striscia di orrori che renderanno dilettanteschi i protocolli artigianali del dottor Mengele.
E dovremo anche imparare a smetterla di dare lezioni di falsa moralità a cinesi, indiani, coreani che selezionano e uccidono prima della nascita i feti, solo perché sono femmine. Noi, gente per bene d'Europa e degli States, li selezioniamo e li uccidiamo, solo perché sono down.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 02-03-2012

7 - LETTERA DELLA PRESIDENTE DI FEDERVITA PIEMONTE A CARLO CASINI
Il presidente del Movimento per la Vita continua le purghe staliniane contro chi non gli è fedele (nei compromessi)
Autore: Marisa Orecchia - Fonte: Federvita Piemonte, 24/02/2012

Otto anni fa, il 24 febbraio, veniva pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica la legge sulla cosiddetta fecondazione assistita. Per l'esattezza si tratta della «Legge 19 febbraio 2004 n. 40, Norme in materia di procreazione medicalmente assistita».
Apprendo da una tua lettera inviata nei giorni scorsi ai Centri di Aiuto alla Vita, ai Movimenti per la Vita e alle case di accoglienza del Piemonte che, secondo una risoluzione del direttivo nazionale del Movimento per la vita del 10/11 dicembre 2011 "deve ritenersi decaduta dalle sue cariche la presidente del Movimento per la Vita di Alessandria" cioè io.
Da quali cariche? Quella di presidente del Movimento per la Vita di Alessandria?
Quella di presidente di Federvita Piemonte? Da tutt'e due?
A questo punto alcune considerazioni si impongono.
Presidente di tali associazioni non sono diventata per grazia dell'onorevole Casini, ma perché eletta per entrambe le associazioni da un'assemblea che sola ha il diritto e il potere di richiedere le mie dimissioni o eventualmente di non rieleggermi a mandato scaduto.
Associazioni entrambe ONLUS di diritto, in quanto iscritte nei registri provinciale e regionale, e pertanto obbligatoriamente dotate di struttura democratica e di elettività delle cariche sociali, ai sensi del'art. 3, punto 3, della legge quadro sul volontariato n.266/91.
Sono e resto pertanto presidente a pieno titolo di queste associazioni rispondendo personalmente per le obbligazioni che, nella mia funzione di presidente, abbia assunto. Pago di tasca, cioè, se è il caso. La mia deposizione da parte tua e del direttivo non è che un atto privo di valore.
Ciò vale per tutti i CAV e MpV iscritti ai registri del volontariato: associazioni autonome, ancorchè federate al Movimento per la vita italiano, che, nell'osservanza degli obiettivi delineati dalla statuto, lavorano sul territorio nel quale si trovano, autonomamente, interloquiscono autonomamente con le istituzioni e gli enti locali, hanno un proprio bilancio, con denaro che non ricevendo dal Movimento per la Vita nazionale, devono ingegnarsi a reperire proprio attraverso quei fondi che regioni e province destinano alle associazioni di volontariato e che vengono concessi solo a quelle associazioni iscritte a registri regionali e provinciali, rispondenti quindi ai requisiti della citata L. 266/91: democraticità di struttura, elettività delle cariche.
Chiedo venia per essermi permessa tali appunti su questa materia che non mi è del tutto oscura essendo io presidente di uno dei Centri di Servizio per il volontariato (carica elettiva anche questa), ex lege 266/91.
Ma se un po' mi stupisce che a un giurista par tuo siano sfuggite le implicazioni di questa materia, tanto più mi sconcerta l'attacco di cui da tempo Federvita Piemonte, alcuni CAV e MPV piemontesi e la sottoscritta sono fatti oggetto.
Scrive il presidente di un CAV della Campania, in una lettera che da alcuni giorni gira sul Web che "Se Casini avesse usato contro la cultura abortista, largamente diffusa anche nel mondo cattolico, media compresi (chi non conosce gli "sbadigli" di Avvenire sulla 194 e sulla legge 40?), lo stesso pugno di ferro che sta usando contro altri pro-life, certamente qualche passo in più nella battaglia per la Vita l'avremmo compiuto".
Questo è ben vero: l'accanimento messo in atto contro Federvita Piemonte e la sua presidente ha impegnato per ben due anni il Movimento per la Vita italiano, ripiegato solo su questioni interne, ormai inerte e incapace di rispondere alle sfide che la cultura della morte, sempre più agguerrita, lei, porta avanti. Non solo: ha danneggiato complessivamente il lavoro delle nostre associazioni fatte oggetto di interrogativi, sospetti, illazioni. E ha esposto lo stesso Movimento per la Vita nazionale, guardato per il passato con occhi di rispetto e ammirazione, a grande sconcerto.
Da due anni Federvita Piemonte è sotto attacco, oggetto di ispezioni, richieste scritte di abiura al Comitato Verità e Vita (in odore di pericolose eresie), espulsioni ( espulsi MpV e CAV, case di accoglienza incluse. Espulso anche il MpV di Giuseppe Garrone, guidato dopo la sua morte, dalla vedova Margherita). E adesso anche le deposizioni.
Le colpe commesse?
Aver appoggiato, durante la campagna per le elezioni regionali del marzo 2010, il candidato Roberto Cota, firmando con lui il patto per la vita e la famiglia, nella sfida contro la presidente uscente, Mercedes Bresso, radicale pro aborto e eutanasia, sostenuta, oltre che dai partiti della sinistra, anche dal tuo partito, onorevole Casini, l'UDC, che in quelle elezioni, a causa della dissennata alleanza, ha perso più della metà dei suoi elettori.
Errore imperdonabile, il nostro evidentemente. Anche se oggi, per merito di quel patto, c'è una delibera della giunta Cota che consente l'ingresso dei volontari pro life nei Consultori del Piemonte.
E poi, altra gravissima colpa, la appartenenza al Comitato Verità e Vita. Roba da imporre un'epurazione come quella che hai messo in atto.
Onorevole Casini, ho qui sotto gli occhi la lunga lettera che mi hai scritto lo scorso mese di novembre per compendiare la situazione ed elencare le mie colpe. Ad un certo punto evochi anche il Cardinale Lefebvre. Ho temuto per un attimo che volessi scomunicarmi. E adesso che farai ancora? Mi lancerai una fatwa?
Ti saluto.

Fonte: Federvita Piemonte, 24/02/2012

8 - LE STRANE IDEE DEL FILOSOFO GIOVANNI REALE CHE SOGNA UNA CHIESA CHE STIA ZITTA
Ecco come uno dei più accreditati filosofi italiani di ''orientamento cattolico'' (?) cade nella tentazione, comune a molti, di voler insegnare al Papa a fare il Papa
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Bussola Quotidiana, 14-02-2012

Nell'intervista che il bravo Luigi Mascheroni ha fatto su Il Giornale del 12 febbraio u.s. a Giovanni Reale («uno dei più accreditati filosofi italiani di orientamento cattolico») a commento della supposta lotta interna nella curia vaticana (vedi le lettere e le comunicazioni tra vescovi finite di recente sui media), l'ottantenne studioso dice delle cose altamente condivisibili a proposito della Chiesa: «La si attacca con ferocia, dimenticando il bene che realizza ogni giorno. Un'azione cattiva fa sempre molto più rumore di cento buone». E anche dei media: «Ma è indubbio che negli ultimi tempi il giornalismo è diventato a sua volta un potere sempre più forte, forse addirittura superiore a quello politico (…), un potere in grado di far cadere gli altri, o almeno di metterli in difficoltà».
Ma è l'ultima parte dell'intervista, quella in cui si danno giudizi, diciamo così, drastici, che ci lascia perplessi. Per esempio, ci sono affermazioni come questa: «Quando la Chiesa adotta le logiche di potere di questo mondo, giudicando se una determinata legge dev'essere approvata o no, si espone a pericoli gravissimi. Gli stessi cardinali, abbagliati da questa confusione, possono commettere enormi errori». Giustamente, l'intervistatore chiede chiarimenti: «Significa che la Chiesa deve stare zitta sulle materie morali?». Risposta: «No, significa che la Chiesa deve essere propositiva, mai impositiva. Cristo si è sempre proposto, mai imposto».
Confessiamo di non aver capito bene dove si vuole andare a parare. Le «materie morali», infatti, coprono praticamente tutte le attività umane, specialmente quelle pubbliche e suscettibili di modificare i comportamenti, come la politica. Se la Chiesa tacesse sulle leggi (tra cui aborto, divorzio, eutanasia, ma anche tasse) non si capisce cosa ci stia a fare. Cristo ha fondato un pool di «pastori di uomini», non un comitato di beneficenza. I pastori guidano il gregge in direzione del giusto pascolo, curano le pecore ammalate, riportano quelle smarrite, le difendono dai lupi. E dai ladri.
E' vero, Cristo era propositivo. Infatti, non dotò i suoi Apostoli di un corpo di polizia. Ma il suo precursore, Giovanni Battista, era meno «cristiano» di lui quando bacchettava Erode a proposito della moglie fregata al fratello? Perché la Chiesa viene chiamata in causa per non essersi opposta abbastanza al nazismo e alle sue leggi (cosa peraltro falsa) ma le si impone di farsi i fatti suoi quando le stesse leggi le approva o rischia di approvarle la democrazia contemporanea?
Il filosofo dà un'altra martellata al suo «orientamento cattolico» di fronte alla domanda: «Il cristiano deve fare politica?». Infatti, risponde: «Ma certo, come uomo, Come cristiano deve solo testimoniare la propria fede». E dire che il filosofo Reale deve pur sapere che il suo collega Buttiglione fu cacciato dalla Ue quando si dichiarò cristiano e, dunque, poco disponibile ad approvare nozze gay e cose simili. Il cristianesimo deve essere lasciato fuori dai parlamenti come un ombrello bagnato? Forse la stessa cosa viene chiesta ai politici marxisti, liberali, socialdemocratici, ecologisti e animalisti? Come può uno, che non sia schizofrenico, separare ciò in cui crede da quello che fa? Forse Reale ci riesce, non intendiamo giudicarlo.
Ma rimane la domanda – ed è strano che un filosofo emerito e qualificato non se la ponga -: se ognuno deve rinunciare al proprio credo, in politica, qual è il credo della democrazia contemporanea? Infatti, se l'ideale cristiano confligge con quello politico, vuol dire che il secondo deve essere considerato superiore al primo. Strana posizione, per un filosofo di «orientamento cattolico». Ultima, stravagante, martellata: «Le faccio io una domanda: lei crede che Cristo fosse bello?». Mascheroni: «Beh sì, così lo rappresenta l'iconografia». Il filosofo: «Dal Rinascimento in avanti… ed è tutta sbagliata. In realtà Cristo era brutto, lo dicono Elia e i Padri della Chiesa». Insomma, prima del Rinascimento, Cristo era raffigurato brutto. Boh. Ma le ha viste le pitture nelle catacombe? Ma l'ha vista la Sindone? Possibile che il filosofo che «sta curando una versione delle Confessioni di sant'Agostino in uscita fine anno» non sappia che l'immagine biblica del «servo sofferente» fa il paio con quest'altra: «Tu sei il più bello tra i figli degli uomini»? Forse il filosofo è caduto nella tentazione, comune a molti, di voler insegnare al Papa il suo mestiere?

Fonte: La Bussola Quotidiana, 14-02-2012

9 - SEMPRE PIU' VESCOVI ADERISCONO ALLA MARCIA NAZIONALE PER LA VITA DEL 13 MAGGIO: UN VIDEO SPIEGA LE RAGIONI PROFONDE DI QUESTA MANIFESTAZIONE
Il Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, il presidente della CEI Angelo Bagnasco e tanti altri (Antonelli, Ruini, Betori, Michalik): ecco come fare per partecipare
Autore: Federico Catani - Fonte: www.marciaperlavita.it, 1° marzo 2012

Mobilitarsi e scendere in piazza per difendere la vita e contrastare la piaga dell'aborto. Questo il senso della Marcia Nazionale per la Vita, che si terrà a Roma il prossimo 13 maggio. Dopo il successo della scorsa edizione, tenuta a Desenzano sul Garda, quest'anno la Marcia si sposterà nella capitale della Cristianità e delle istituzioni laiche. L'iniziativa è già stata incoraggiata da un gran numero di vescovi e cardinali, italiani e stranieri, di associazioni e di fedeli.
Di particolare significato i messaggi di adesione dei cardinali Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, di Angelo Bagnasco, Presidente della CEI e arcivescovo di Genova, e quello del Presidente della Conferenza Episcopale Polacca mons. Jozef Michalik, arcivescovo di Przemysl dei Latini, anche perché dalla Polonia è stata annunciata una massiccia partecipazione all'evento.
Tra le molte altre adesioni alla mobilitazione, quelle dei cardinali Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Camillo Ruini, attualmente a capo del Progetto culturale della Cei, Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Walter Brandmüller, Presidente emerito del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, Darío Castrillón Hoyos, Presidente emerito della Pontifica Commissione Ecclesia Dei, Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro e Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, Francis Arinze, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino, Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Hanno inoltre aderito diversi vescovi titolari di diocesi italiane, tra i quali il neo-cardinale Giuseppe Betori e il suo ausiliare Claudio Maniago (Firenze),  Vittorio Mondello (Reggio Calabria), Lucio Soravito de Franceschi (Rovigo), Claudio Giuliodori (Macerata), Luigi Negri (San Marino-Montefeltro), Calogero Peri (Caltagirone), Mario Oliveri (Albenga) e Salvatore Di Cristina (Monreale).  
Hanno infine assicurato la loro partecipazione alla Marcia  oltre cinquanta tra istituti religiosi e associazioni laicali. Numerose anche le adesioni straniere, come The Life Guardian Foundation, Priests for Life, World Congress of Family News, Catholic Family & Human Rights Institute, Family of the Americas Foundation e Alabama Physicians For Life dagli Usa, Aktion SOS Leben (Germania), Droit de naître, Renaissance Catholique, Chrétienté-Solidarité, SOS-Tout Petits e Chosir la Vie dalla Francia, Fédération Pro-Europa Christiana (Belgio), Associazione Piotr Skarga e Civitas Christiana dalla Polonia.
L'iniziativa vuole affermare che la vita è un dono indisponibile di Dio, deplorare la Legge 194 che ha impedito la nascita di 5 milioni di bambini e invitare alla mobilitazione i cattolici e tutti gli uomini di buona volontà, a qualsiasi confessione appartengano, sull'esempio delle manifestazioni pro-life che ormai da tanti anni si tengono a Washington, Parigi, Bruxelles e altrove.

Nota di BastaBugie: cliccando qui sotto trovi l'elenco delle località da cui partiranno i pullman per Roma con i recapiti dei relativi responsabili
http://www.marciaperlavita.it/partenze/

Vi invitiamo inoltre a vedere questo video dove il professor Roberto De Mattei spiega le ragioni della Marcia per la vita:
http://www.youtube.com/watch?v=EY6F1g9lDCc

Fonte: www.marciaperlavita.it, 1° marzo 2012

10 - LA LEZIONE DEL DIGIUNO: CATTEDRA DI CONVERSIONE
Le molteplici occasioni di una quaresima non abitudinaria
Autore: Giacomo Samek Lodovici - Fonte: Avvenire, 03/03/2012

Per il cristiano la Quaresima è (anche) tempo di digiuno, astinenza e rinunce. Ma se oggi si comprende abbastanza facilmente il senso del digiuno come forma di protesta, per attirare l'attenzione nei confronti di una certa causa, è sul piano religioso che risulta non di rado smarrito il senso di queste pratiche impegnative.
Di più: in certi casi serpeggia l'obiezione di coloro che interpretano queste pratiche come se il cristianesimo chiedesse di compiacere un Dio maligno, simile alle divinità arcaiche cui venivano offerti sacrifici umani; come se concepisse Dio come un sadico che gode delle sofferenze delle sue cavie.
Ora, anzitutto va sottolineato che le pratiche in questione devono essere esercitate in maniera ragionevole, non possono contrastare con la cura di sé, che è doverosa, né devono esprimere disprezzo del corpo che, anzi, per il cristianesimo, è «tempio dello Spirito» (1 Cor 6,19). Bisogna anche guardarsi dal rischio dell'autocompiacimento, o dal rivendicare al cospetto di Dio una qualche contropartita, ritenendola dovuta come premio per queste rinunce. Né, per il fatto di aver osservato alcuni doveri, bisogna ritenersi sollevati da altri stringenti obblighi verso il prossimo. Come evidenziato da una Nota pastorale dell'episcopato italiano («Il senso cristiano del digiuno e dell'astinenza», 1994), c'è «un intimo legame tra il digiuno e la conversione della vita, il pentimento dei peccati, la preghiera umile e fiduciosa, l'esercizio della carità fraterna e la lotta contro l'ingiustizia». Già il libro di Tobia scrive efficacemente che «buona cosa è la preghiera con il digiuno e l'elemosina con la giustizia!» ( Tob 12,8).
Così, il digiuno e l'astinenza non riguardano solo i cibi e le bevande, ma includono anche la rinuncia al superfluo e a ciò che ostacola la dedizione all'altro e il rapporto con Dio. Il punto è che rinunce e mortificazioni non servono affatto a Dio, bensì a noi. Anzitutto ci aiutano ad apprezzare (o ad apprezzare di più) quel che di solito abbiamo senza fatica, ciò di cui ci capita di non saper più godere. Già agli albori della filosofia, Eraclito rilevava che apprezziamo la salute quando siamo malati, la luce in confronto col buio, la sazietà se siamo stati affamati. E questo rinnovato apprezzamento, fondamentale per chi vive continuamente nel superfluo, è basilare per rendere grazie al Donatore di tutti i beni. Inoltre, le rinunce, i digiuni e l'astinenza, servono a noi per acquisire l'autodominio: ci aiutano a vincere progressivamente le pulsioni dell'avidità verso le cose materiali, quelle della gola, o del tatto.
Mediante queste rinunce, insomma, l'uomo si perfeziona e acquisisce la signoria sulle passioni, guadagnando progressivamente la propria libertà e autonomia. Queste, poi, non sono fini a se stesse, bensì sono condizione per esercitare l'amore, che è il compimento della virtù. Secondo Agostino, l'apice della virtù della temperanza è costituito dall'amore che governa giudiziosamente i desideri per custodire il soggetto capace di donarsi pienamente a chi ama, o comunque capace di vivere senza assecondare sempre e comunque i propri desideri, perché l'atteggiamento di consumo si riverbera dalle cose alle persone, che vengono così trattate come mezzi invece che essere rispettate come fini inviolabili.
Come dice la Nota Cei, il digiuno è «segno di partecipazione dei discepoli all'evento doloroso della passione e della morte del Signore». Una partecipazione al trionfo dell'Amore.

DOSSIER "QUARESIMA"
Digiuno, preghiera, carità

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Fonte: Avvenire, 03/03/2012

11 - OMELIA III DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B - (Gv 2,13-25)
Non fate della casa del Padre mio un mercato!
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l' 11/03/2012)

Siamo ormai giunti alla terza domenica di Quaresima e, nel Vangelo di oggi, abbiamo un chiaro annuncio della morte e risurrezione di Gesù. Ai Giudei che lo interrogavano, Gesù disse: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2,19). Gesù intendeva parlare del tempio del suo Corpo, che è il vero tempio della divinità, di cui la costruzione di pietra era solo una immagine.
Gesù parla della sua prossima passione e morte, ma i farisei non comprendono questo linguaggio. Anche noi tante volte non comprendiamo il linguaggio della croce e cerchiamo di allontanare quanto più è possibile questo mistero dalla nostra vita. San Paolo, invece, nella seconda lettura ci vuole far comprendere che la Croce «è potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,24).
Anche noi, come i Giudei, chiediamo dei segni, o, come i pagani, cerchiamo solo una sapienza umana; ma Gesù ci offre un solo segno: la sua Croce; e ci insegna una sola sapienza: quella che lo condusse a offrire la sua vita in sacrificio per noi. Il cristiano deve comprendere bene questa lezione e saper riconoscere nella croce che porta un dono che lo rende ancora più simile al nostro Maestro Divino.
Il brano del Vangelo di oggi deve essere compreso bene. Il gesto di Gesù non deve essere inteso come un atto di impazienza di fronte ai venditori di animali e ai cambiavalute. Dobbiamo infatti ricordare che il Tempio di Gerusalemme aveva dei locali che si utilizzavano appositamente per la vendita degli animali destinati al sacrificio, e per il cambio delle monete. Infatti, questi animali dovevano essere comprati con una moneta speciale, di qui la necessità dei cambiavalute.
Gesù non era contrario a questo culto esterno: Egli stesso si recava al Tempio per adempiere queste prescrizioni. Il vero significato del suo gesto è un richiamo all'interiorità. Se questa mancasse, la cerimonia esterna diverrebbe un gesto inutile, buono solo ad ingannare la coscienza, facendo credere di essere a posto con Dio, quando invece non lo si è.
La Quaresima è il tempo adatto per penetrare anche noi in questa interiorità, per scrollarci di dosso la nostra superficialità nel culto divino. Il nostro culto esteriore, le nostre preghiere, la penitenza e i digiuni devono essere un'espressione d'amore, altrimenti varranno ben poco. Queste pratiche dovranno essere accompagnate dalla misericordia verso il nostro prossimo. Se con la preghiera chiediamo, sarà sempre con la misericordia che otterremo. Le più grandi penitenze non serviranno a nulla se saremo dominati dalla durezza del cuore.
Comunque, il gesto di Gesù è di grande insegnamento anche per il rispetto esteriore che dobbiamo avere per la Casa di Dio. Per questo motivo valgono le severe parole di Gesù: «Non fate della casa del Padre mio un mercato!» (Gv 2,16). Anche noi rischiamo di rendere la chiesa non solo un mercato, ma addirittura un teatro e un luogo di divertimento, profanato spesso da mode indecenti e scandalose.
Gesù stesso, un giorno, si lamentò con santa Gemma Galgani in questo modo: «Il mio Cuore è sempre contristato, me ne rimango quasi sempre solo nelle chiese e se molti si radunano hanno ben altri motivi e devo soffrire di vedere la mia chiesa, la mia casa ridotta in un teatro di divertimento...». E, a santa Margherita Maria, così diceva: «Io ho una sete ardente d'essere onorato dagli uomini nel Santissimo Sacramento e non trovo quasi nessuno che, secondo il mio desiderio, si sforzi di dissetarmi, usando verso di me qualche contraccambio».
In questa Quaresima dobbiamo fare un proposito molto importante: quello di venire spesso in chiesa, non soltanto per la Messa domenicale, ma anche per delle brevi visite a Gesù Sacramentato. Il pensiero che Gesù rimane notte e giorno nelle nostre chiese, nei nostri tabernacoli, non ci deve lasciare indifferenti. Dobbiamo sentire il dovere di venire ad adorare Gesù, di metterci ai suoi piedi e di donargli un po' del nostro tempo. Sarà il tempo meglio speso, e il Signore ci ricolmerà delle sue benedizioni.
La prima lettura di oggi ci richiama, invece, alla fedeltà alla Legge di Dio, ovvero ai dieci Comandamenti. I dieci Comandamenti tracciano quello che deve essere il nostro cammino, il cammino di ogni uomo che vuole raggiungere la felicità non solo su questa terra, ma, soprattutto, in Paradiso. Solo dall'osservanza di questa legge potrà scaturire la vera gioia, una gioia che nessuno potrà toglierci. Ad un certo punto della sua vita, san Leonardo da Porto Maurizio così diceva: «Ho settantadue anni e non sono stato neppure un giorno triste». Questo lo poteva dire perché egli visse sempre nell'amicizia con Dio, nell'osservanza dei suoi Comandamenti. Così potremo dire anche noi se faremo di questa legge di vita la luce per il nostro cammino.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l' 11/03/2012)

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