BastaBugie n�236 del 16 marzo 2012

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1 FESTA DELLA DONNA? SAREBBE MEGLIO RIVALUTARE IL RUOLO DEGLI UOMINI!
Video con intervista a Costanza Miriano che sta scrivendo il seguito di Sposati e sii sottomessa, stavolta rivolto agli uomini
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: La Bussola Quotidiana
2 L'IDEOLOGIA OMOSESSUALE VUOLE APPROPRIARSI DI LUCIO DALLA: MA LA PRIVACY PUO' ESSERE VIOLATA PER I MORTI?
Comunque Lucio Dalla non faceva parte dell'Arci-gay, né ha mai appoggiato un gay pride, né si è mai definito gay; ma andava alla Messa tutti i giorni e si confessava spesso: questi sono i fatti, il resto sono chiacchiere (di pessimo gusto)
Autore: Giorgio Maria Carbone - Fonte: La Bussola Quotidiana
3 IL CONCILIO VATICANO II STABILIVA CHE LA LINGUA LATINA FOSSE CONSERVATA NELLA LITURGIA PER CUI ANCHE OGGI RESTA QUELLA CHE LA CHIESA PREFERISCE
Benedetto XVI ribadisce che i seminaristi siano preparati a celebrare la santa Messa in latino e inoltre i semplici fedeli siano educati a conoscere le più comuni preghiere in latino, come anche a cantare in gregoriano certe parti della liturgia
Fonte: Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Papa
4 NO ESPERIMENTI SULLE SCIMMIE PERCHE' SONO NOSTRE SORELLE (SI SUGLI EMBRIONI UMANI): PAROLA DI VERONESI
L'uomo discende dalla scimmia? E la scimmia da chi discende? Dalla giraffa? Dal rinoceronte? E poi: perché le scimmie che vediamo non si sono evolute?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Bussola Quotidiana
5 UNA VOLTA RIMOSSA LA LEGGE NATURALE, CHE COSA DISTINGUE L'EUROPA DA UNA GROSSA BANDA DI BRIGANTI?
Benedetto XVI ricorda che prima della legge umana, esiste la legge naturale scritta nel cuore e nella coscienza di ogni uomo
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radici Cristiane
6 I FALLIMENTI DEL GOVERNO MONTI NELLA POLITICA ESTERA
I casi di India e Nigeria confermano che è stato un grave errore affidare in ''autogestione'' i ministeri degli Interni, della Difesa, degli Esteri, rispettivamente a un prefetto, a un alto ufficiale, a un ambasciatore
Autore: Robi Ronza - Fonte: La Bussola Quotidiana
7 LE NUOVE VECCHIE IDEE SULL'INFANTICIDIO
Il professore senese Carlo Bellieni ha aperto nuove frontiere nel campo della scienza per alleviare il dolore ai feti, eppure televisione e giornali pubblicano più volentieri biocretinerie filosofiche senza fondamento
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Foglio
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: TROPPI MACELLAI NEGLI OSPEDALI ITALIANI (UN VIDEO CI CHIARISCE LE IDEE)
Un caso di fecondazione artificiale, tre gemelli, uno va eliminato, ma lui non vuol saperne e resiste... con l'aiuto di Dio
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA IV DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B - (Gv 3,14-21)
Chi crede in Lui non è condannato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - FESTA DELLA DONNA? SAREBBE MEGLIO RIVALUTARE IL RUOLO DEGLI UOMINI!
Video con intervista a Costanza Miriano che sta scrivendo il seguito di Sposati e sii sottomessa, stavolta rivolto agli uomini
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: La Bussola Quotidiana, 07/03/2012

DOMANI È L'8 MARZO. COSTANZA MIRIANO, GIORNALISTA AL TG3 E AUTRICE DEL LIBRO "SPOSATI E SII SOTTOMESSA", 20 MILA COPIE VENDUTE IN UN ANNO, COME HA PENSATO DI FESTEGGIARE LA DONNA?
No non festeggio, non credo ci sia bisogno di festeggiare. Se spegniamo la tv, chiudiamo i giornali e ci guardiamo intorno non mi pare che le donne abbiano bisogno di una giornata in cui avanzare rivendicazioni, anzi, mi sembra casomai di vedere che ad essere sotto scacco sia l'uomo...
MA COME? OGNI GIORNI CI SONO STATISTICHE E STUDI CHE CI RICORDANO COME LE DONNE CHE RICOPRONO RUOLI DIRIGENZIALI NEL MONDO DEL LAVORO SIANO UNA PERCENTUALE MINIMA RISPETTO AI LORO COLLEGHI MASCHI... E NON SOLO...
C'è questo piccolo particolare, che le donne fanno figli, capisco che possa seccare, ma al momento mi sembra difficile ovviare a questo inconveniente. Io attorno a me vedo due tipi di donne: da un lato ci sono quelle che hanno messo la famiglia in secondo piano, o ci hanno rinunciato, e non fanno difficoltà a fare carriera. Donne di successo ce ne sono, per esempio i miei superiori: il direttore generale della Rai e il direttore del Tg3 per cui io lavoro, ecco loro non mi sembrano discriminate, basta vedere il ruolo che ricoprono, ma non so esattamente come si siano organizzate sul piano personale. Dall'altro lato ci sono le donne che faticano a tenere insieme famiglia e lavoro, sono le mamme degli amichetti dei miei figli, che vorrebbero lavorare un po' meno, o fare dei passi indietro nella carriera, per seguire meglio i figli, ma non possono farlo per motivi economici, oppure non ci riescono perché il mondo del lavoro, con le sue regole maschili, mal si adatta ad accogliere le esigenze familiari. E devo dire la verità, sono di pIù quelle della seconda categoria. Io capisco il desiderio di portare il proprio contributo nel mondo anche al di fuori della famiglia, capisco meno questo affanno nel pretendere o aspettarsi che la realizzazione debba necessariamente passare dal posto di lavoro, ma perché? Ci sono altri ambiti in cui le donne possono cambiare il mondo, oltre alla famiglia, sono le reti di relazioni sociali e solidali che sanno costruire e mantenere salde, perché fermarsi al cartellino da timbrare?
EPPURE ANCHE TU TI CERCHI TENERE LE DUE COSE INSIEME, E LE DONNE CHE NON CE LA FANNO, O SI SENTONO AFFANNATE NEL BARCAMENARSI TRA UNA RIUNIONE DI LAVORO E UNA CON L'INSEGNANTE DEI FIGLI, NON POSSONO DUNQUE SENTIRSI DISCRIMINATE?
Non in quanto donne, sono le mamme che fanno fatica a rispondere con la stessa energia a lavoro e famiglia, certo che è faticoso. E le cause vanno rintracciate a diversi livelli, da un lato ci sono le oggettive difficoltà economiche, gli stipendi di oggi sono così bassi che non mettono in condizioni le donne di scegliere, bisogna lavorare, e tenere tutto insieme non è possibile, banalmente anche per questioni di tempo.  Non è vero, come vogliono farci credere, che la qualità del tempo con i figli è più importante della quantità, i figli hanno bisogno di genitori presenti, e sicuramente la mamma vuole esserci, così come sicuramente l'uomo è più pronto a scattare di fronte ad un'esigenza lavorativa. Casomai è la mamma a far fatica nel mondo del lavoro, le donne che non hanno figli non sono discriminate, se non forse nel fatto che il mondo del lavoro è costruito con logiche maschili: il dominio, la conquista, il potere, e ovviamente queste caratteristiche appartengono di più agli uomini. Non si tratta di discriminazione, o di una congiura, ma della natura...
NELLA NOSTRA SOCIETÀ IL PRENDERSI CURA APPARE SVILENTE, LA DONNA CHE STA A CASA CON I FIGLI SEMBRA AVERE UN VALORE MINORE RISPETTO A QUELLA CHE LAVORA, MA ANCHE PRENDERSI CURA DEI GENITORI MALATI, O DEGLI AMICI, O DI CHI CI STA INTORNO VIENE CONSIDERATA UN'ATTIVITÀ SECONDARIA, UN PASSATEMPO,  FORSE PERCHÉ NON MONETIZZABILE, COME SIAMO ARRIVATI A QUESTO PUNTO?
Innanzitutto c'è il peccato originale e poi naturalmente l'ideologia femminista, così potente da indurre noi donne a chiamare diritto una cosa contro natura, come l'omicidio del nostro bambino mentre è nel grembo. Da qui ogni valore può essere capovolto, eppure a dimostrare che la maternità sia il centro della vita di ogni donna lo dicono le madri stesse, femministe, progressiste, di destra o sinistra, casalinghe o lavoratrici, che alla domanda: "Quale è stato il giorno più bello della tua vita?" rispondono all'unanimità "la nascita di mio figlio". Basterebbe questo per raccontare le donne.
COSA DIRESTI ALLE DONNE CHE DOMANI SI ASPETTANO UN REGALO DA PARTE DEL PROPRIO MARITO, O FIDANZATO?
Che dovrebbero essere loro a farlo ai propri uomini. Il modo migliore di festeggiare la donna è quello di fare in modo che realizzi la sua vocazione prima, come ha detto l'allora Ratzinger nel 2004 nella Lettera sulla collaborazione tra uomo e donna: "la donna conserva l'intuizione profonda che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell'altro, alla sua crescita, alla sua protezione". Allora domani ogni donna faccia questo regalo al proprio uomo, gli restituisca un'immagine positiva, metta da parte le critiche e le disapprovazioni, sulla lavastoviglie caricata male, sulla spesa incompleta, non recrimini sui fiori mancati o sul ritardo, semplicemente accolga l'altro, l'uomo non resiste ad una donna docile e accogliente, questo sarebbe il regalo migliore per un uomo, ma anche per la donna, che può finalmente deporre le armi e smettere di essere in guerra con la propria natura.
MICA FACILE...
Lo so, sto scrivendo un libro per questo, rivolto agli uomini in teoria, ma siccome gli uomini si sa non ascoltano i discorsi superiori alle otto parole, parlerò nuovamente alle donne proponendo loro di fare dei regali ai propri uomini, di farsi dono. L'uomo si innamora perdutamente quando ha al suo fianco una donna profondamente bella, che non borbotta, che non si lamenta, che non critica, una donna spiritualmente profonda, che lo faccia innamorare nella più completa liberta, una donna capace di accoglierlo in tutto. Quello che arriva in cambio è straordinario: dedizione totale e disponibilità al sacrificio da parte dell'uomo. Quale regalo migliore potremmo desiderare?

Nota di BastaBugie: invitiamo a guardare l'intervista a Costanza Miriano su Tele Padre Pio cliccando qui sotto
http://www.youtube.com/watch?v=SrX4PtYMlnU

Fonte: La Bussola Quotidiana, 07/03/2012

2 - L'IDEOLOGIA OMOSESSUALE VUOLE APPROPRIARSI DI LUCIO DALLA: MA LA PRIVACY PUO' ESSERE VIOLATA PER I MORTI?
Comunque Lucio Dalla non faceva parte dell'Arci-gay, né ha mai appoggiato un gay pride, né si è mai definito gay; ma andava alla Messa tutti i giorni e si confessava spesso: questi sono i fatti, il resto sono chiacchiere (di pessimo gusto)
Autore: Giorgio Maria Carbone - Fonte: La Bussola Quotidiana, 07-03-2012

Lucio Dalla non ha mai dichiarato nulla dei suoi affetti. Ad esempio, nel libro di Edgarda Ferri, La tentazione di credere, in cui il cantante è intervistato sulla sua vita, mentre l'intervistatrice vuole portarlo a parlare della sessualità, lui con discrezione non ne parla.
Marco Alemanno è stato un collaboratore, amico, stretto familiare di Lucio Dalla; e Bruno Sconocchia, amico e manager di Dalla, ci fa notare che «la ragazza che è stata tutto il tempo accanto a lui [a Marco Alemanno] in chiesa è la sua compagna da anni».
Per passare alla sua vita pubblica di credente, allora dobbiamo anche sapere che negli ultimi anni era solito partecipare alla Messa tutti i giorni, celebrava spesso il sacramento della penitenza e il giorno prima di partire per la sua tournée si era confessato nella basilica di San Petronio, proprio dove sarebbero stati celebrati alcuni giorni dopo i suoi funerali.
Questi sono i fatti. Il resto sono illazioni o chiacchiere.
La virtù cardinale della giustizia esige di non indagare su aspetti di cui Dalla non ha mai voluto parlare in pubblico, e che riguardano la sua vita privata, la sua privacy. Lucia Annunciata attribuisce a Lucio Dalla di «essere gay» e compie una grave ingiustizia: rivendica per Dalla ciò che Dalla per sé non ha mai rivendicato e nemmeno detto. O forse Lucia Annunziata dispone di documenti e di prove decisive? Chi ha conosciuto Lucio Dalla si meraviglia piuttosto della leggerezza della giornalista.
È interessante notare che Lucio Dalla non faceva parte dell'Arci-gay, che a Bologna è una presenza importante. Non ha mai appoggiato il gay pride, né vi è intervenuto.
Eppure adesso assistiamo a un arruolamento post mortem. Gli ideologi dell'omosessualità stanno creando il caso. Ripeto: nessuno ha il diritto di indagare sulla vita privata e sugli affetti di una persona. A maggior ragione quando questa persona, per quanto fosse una celebrità, è vissuta con semplicità e discrezione. E a più forte ragione perché questa persona è morta, non può più dire nulla e tanto meno difendersi da queste chiacchiere. Il grande sant'Agostino diceva: degli assenti parla bene oppure taci (de absentibus bene aut nihilo), regola d'oro molto dimenticata.
Ora, invece, con l'aiuto di alcuni giornalisti gli attivisti omosessuali costruiscono il Dalla omosessuale. Tutto ciò non rende onore al defunto. Se questa costruzione è falsa, è evidente che è un'operazione disgustosa e odiosamente iniqua. Ma anche se questa costruzione fosse aderente alla realtà, l'operazione mediatica resta altrettanto rivoltante: 1) perché Lucio Dalla non ha mai etichettato sé con l'aggettivo gay. La persona umana, infatti, è più ricca delle sue tendenze affettive, ordinate o disordinate, oneste o peccaminose che siano; 2) perché Lucio Dalla non ha mai esternato nulla, nulla in nessun senso. Il diretto interessato, oramai defunto, per quanto fosse sotto i riflettori, è sempre vissuto con grande semplicità e riserbo. Gli ideologi dell'omosessualità, invece, vogliono portare tutto in piazza, vero o falso che sia, l'importante è che sia verosimile.
Uno degli aspetti più inquietanti e paradigmatici di questa vicenda è osservare come gli ideologi dell'omosessualità e i giornalisti affini trattino il singolo uomo. È un'autentica strumentalizzazione: la singola persona umana è ridotta a quel solo aspetto funzionale alla loro ideologia. Visto che gli italiani devono essere "educati" ad accettare le nozze gay e che serve una vittima della presunta ipocrisia italiana, allora Dalla è ridotto a omosessuale, tutta la ricchezza della sua persona è contratta in un solo aggettivo. La persona, la verità dei fatti e degli affetti, le relazioni umane in cui fu coinvolto, la bellezza delle sue opere, tutto è stritolato dal furore ideologico: costruire l'idolo omosessuale, vero o falso che sia non importa, purché sia verosimile.
All'inizio ho ricordato la virtù cardinale della giustizia che esige di riconoscere i diritti dell'altro, quindi esige il rispetto del suo nome, della sua fama, della sua immagine, esige di dire sul suo conto cose vere, cioè aderenti alla realtà, e non false, e neanche tutte le cose vere, ma solo quelle che possano essere di interesse pubblico e non quelle che riguardano la sua vita privata.
In conclusione ricordo la virtù teologale della carità e in particolare uno degli atti che essa suscita cioè la misericordia fraterna della preghiera di suffragio. Pregare per i defunti, per la salvezza della loro anima, perché siano partecipi della misericordia salvifica di Gesù Cristo, non solo è un dovere di giustizia, di riconoscenza verso il defunto artista, che ci ha regalato tante emozioni, ma è anche un piacevole dovere della carità fraterna, che ci rende consapevoli di condividere la stessa sorte di peccatori pentiti e salvati dal sangue di Cristo.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 07-03-2012

3 - IL CONCILIO VATICANO II STABILIVA CHE LA LINGUA LATINA FOSSE CONSERVATA NELLA LITURGIA PER CUI ANCHE OGGI RESTA QUELLA CHE LA CHIESA PREFERISCE
Benedetto XVI ribadisce che i seminaristi siano preparati a celebrare la santa Messa in latino e inoltre i semplici fedeli siano educati a conoscere le più comuni preghiere in latino, come anche a cantare in gregoriano certe parti della liturgia
Fonte Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Papa

Il latino è senza dubbio la lingua più longeva della liturgia romana: la si utilizza infatti da più di sedici secoli, ossia da quando si perfezionò a Roma, sotto Papa Damaso († 384) il passaggio ad essa dal greco. I libri liturgici ufficiali del Rito Romano vengono pertanto a tutt'oggi pubblicati in latino (editio typica).
Il Codice di Diritto Canonico, al can. 928, stabilisce: «La celebrazione eucaristica venga compiuta in lingua latina o in altra lingua, purché i testi liturgici siano stati legittimamente approvati». Questo canone traduce in modo sintetico, e tenendo presente l'attuale situazione, l'insegnamento della Costituzione liturgica del Concilio Vaticano II.
Al celebre n. 36, la Sacrosanctum Concilium stabilisce come principio: «L'uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini» (§ 1).
In questo senso, il Codice afferma innanzitutto: «La celebrazione eucaristica venga compiuta in lingua latina».
Nei successivi commi, la Sacrosanctum Concilium ammette la possibilità di utilizzare anche le lingue nazionali: «Dato però che, sia nella Messa che nell'amministrazione dei sacramenti, sia in altre parti della liturgia, non di rado l'uso della lingua nazionale può riuscire di grande utilità per il popolo, si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia, specialmente nelle letture e nelle monizioni, in alcune preghiere e canti, secondo le norme fissate per i singoli casi nei capitoli seguenti» (§ 2)
«In base a queste norme, spetta alla competente autorità ecclesiastica territoriale, di cui all'art. 22-2 (consultati anche, se è il caso, i vescovi delle regioni limitrofe della stessa lingua) decidere circa l'ammissione e l'estensione della lingua nazionale. Tali decisioni devono essere approvate ossia confermate dalla Sede Apostolica» (§ 3).
«La traduzione del testo latino in lingua nazionale da usarsi nella liturgia deve essere approvata dalla competente autorità ecclesiastica territoriale di cui sopra» (§ 4).
In base a questi successivi commi, il Codice aggiunge: «... o in altra lingua, purché i testi liturgici siano stati legittimamente approvati».
Come si vede, anche nelle attuali disposizioni normative, la lingua latina resta ancora al primo posto, come quella che la Chiesa preferisce in linea di principio, pur riconoscendo che la lingua nazionale può risultare utile per i fedeli. Nell'attuale situazione concreta, la celebrazione in latino è diventata piuttosto rara. Motivo in più perché nella liturgia pontificia (ma non solo in essa) il latino sia custodito come preziosa eredità della tradizione liturgica d'Occidente. Non a caso, il servo di Dio Giovanni Paolo II ha ricordato che:
«La Chiesa romana ha particolari obblighi verso il latino, la splendida lingua dell'antica Roma e deve manifestarli ogniqualvolta se ne presenti l'occasione» (Dominicae cenae, n. 10).
In continuità con il Magistero del suo Predecessore, Benedetto XVI, oltre ad auspicare un maggior utilizzo della lingua tradizionale nella celebrazione liturgica, in particolare in occasione di celebrazioni che avvengono durante incontri internazionali, ha scritto:
«Più in generale, chiedo che i futuri sacerdoti, fin dal tempo del seminario, siano preparati a comprendere e a celebrare la santa Messa in latino, nonché ad utilizzare testi latini e a eseguire il canto gregoriano; non si trascuri la possibilità che gli stessi fedeli siano educati a conoscere le più comuni preghiere in latino, come anche a cantare in gregoriano certe parti della liturgia» (Sacramentum Caritatis, n. 62).

Nota di BastaBugie: da non perdere il video con la conferenza del prof. Roberto De Mattei al Convegno dei Francescani dell'Immacolata "Il Vaticano II, un Concilio pastorale". Clicca qui: http://www.youtube.com/watch?v=OgyhzlZLz0A

Fonte: Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Papa

4 - NO ESPERIMENTI SULLE SCIMMIE PERCHE' SONO NOSTRE SORELLE (SI SUGLI EMBRIONI UMANI): PAROLA DI VERONESI
L'uomo discende dalla scimmia? E la scimmia da chi discende? Dalla giraffa? Dal rinoceronte? E poi: perché le scimmie che vediamo non si sono evolute?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Bussola Quotidiana, 29/02/2012

Il pianeta delle scimmie è il nostro, esattamente come nella saga hollywoodiana. Con la piccola differenza che le scimmie non si sono evolute affatto, sono sempre le stesse fin dai tempi di Darwin e anche prima. Né una mutazione artificialmente indotta da quegli sventati che siamo noi umani le ha istigate a prendere il nostro posto come razza dominante. No, saremo noi umani a far loro posto accanto a noi: prego, si accomodino, dal momento che siamo fratelli.
Sì, fratelli. E sorelle. Parola dell'oncologo emerito Umberto Veronesi, che la notoria pigrizia delle redazioni fa sì che venga intervistato su tutto, dall'amore gay ai primati (nel senso di antropoidi). E' sempre la pigrizia dei redattori a incoronare Tuttologi ultraottantenni fuori servizio come il sopracitato, come Margherita Hack, come Rita Levi Montalcini. Oggi il caso riguarda le scimmie di genere macaco, che la multinazionale Harlan acquista nella solita Cina e intende impiegare per esperimenti nella sua azienda brianzola. Gli animalisti hanno promesso sfracelli e subito si è accodata la ex ministra Brambilla, che, com'è noto, ama talmente gli animali da voler imporne l'amore a tutti.
E' come per le sigarette: lo Stato, per il tuo bene, ti vieta di fumare. Sempre per il tuo bene, dissolve il matrimonio etero. Ed è sempre perché tu, cittadino qualunque, non sai qual sia il tuo vero bene che adesso devi sopportare anche questa delle scimmie. Dice infatti il Veronesi emerito: "non c'è nessuna ragione al mondo per cui si debbano sacrificare dei primati, che sono nostri fratelli e sorelle". Ipse dixit.
Peccato che un altro oncologo famoso, Silvio Garattini, che è ancora in servizio permanente ed effettivo all'Istituto Mario Negri di Milano (di cui è, per giunta, direttore), dica il contrario. Dice esattamente che la sperimentazione sulle scimmie è e rimane "fondamentale". A lui si aggiungono i Nas, che non hanno trovato alcunché di irregolare in quel che fanno alla Harlan. Nemmeno i controlli del Ministero della Salute hanno di che lamentarsi.
Bene, qui abbiamo due scuole di pensiero: una del tutto ideologica a cui fanno capo l'ex ministro del turismo di fulvo crine e il Veronesi, che della razza umana ha un'opinione singolare (sostenne, non molto tempo fa, che l'amore omosessuale è il più puro, appunto perché non figlia); l'altra, quella oggettivamente scientifica dei Nas, di Garattini e del Ministero competente. Si noti che gli appartenenti alla prima scuola sono gli stessi che proclamano il primato e l'infallibilità della Scienza a ogni piè sospinto. Ma, da buoni giacobini, tendono a chiamare Scienza quel che frulla loro nel cervello, e Oscurantisti chi non la vede come loro. Sognano l'Arcadia, quella col cibo naturale e filosofici pastorelli che parlano con gli animali, dove il leone pascola con l'agnello e bianchi mulini ad acqua macinano biscotti. Dèjà vu: l'Illuminismo cominciò con l'Arcadia e finì con la ghigliottina per chi non si adeguava. La sola differenza è che oggi la Fraternité viene estesa ai macachi.

Fonte: La Bussola Quotidiana, 29/02/2012

5 - UNA VOLTA RIMOSSA LA LEGGE NATURALE, CHE COSA DISTINGUE L'EUROPA DA UNA GROSSA BANDA DI BRIGANTI?
Benedetto XVI ricorda che prima della legge umana, esiste la legge naturale scritta nel cuore e nella coscienza di ogni uomo
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radici Cristiane, febbraio 2012

Quante volte abbiamo sentito dire che la democrazia è il valore supremo e che non esistono princìpi assoluti al di sopra della costituzione e delle leggi dello Stato? Lo si è ripetuto in occasione della morte dell'ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, canonizzato come l'uomo politico che sempre affermò il primato del "vangelo" costituzionale.
Intervistato da Vittorio Messori, Scalfaro difese la firma apposta nel 1978 alla legge abortista dall'allora Capo dello Stato Giovanni Leone, dal Presidente del Consiglio Giulio Andreotti e dai ministri competenti, tutti democristiani, sostenendo che essi «non potevano far altro che firmare» perché, in democrazia, il rispetto della legge era «un atto dovuto» (Inchiesta sul cristianesimo, SEI, Torino 1987, p. 218).
Questa concezione del diritto, che nel XX secolo ha avuto il suo massimo teorico nel giurista austriaco Hans Kelsen (1881-1973), fonda la validità dell'ordinamento giuridico sulla pura "efficacia giuridica" della norma, ossia sul suo potere di fatto, negando l'esistenza di un ordine metafisico di valori che trascenda la legge positiva voluta dagli uomini.
Ma Benedetto XVI, nel suo discorso al Parlamento tedesco del 22 settembre 2011, ha criticato esplicitamente il positivismo giuridico di Kelsen, mostrando come proprio da questa impostazione siano discese le aberrazioni del nazionalsocialismo. Prima del potere della legge umana, esiste il vero diritto, che è la legge naturale scritta secondo le parole di san Paolo (Rm. 2, 14) nel cuore e nella coscienza di ogni uomo. «Dove vige il dominio esclusivo della ragione positivista – e ciò è in gran parte il caso nella nostra coscienza pubblica – ha affermato il Papa – le fonti classiche di conoscenza dell'ethos e del diritto sono messe fuori gioco. Questa è una situazione drammatica che interessa tutti e su cui è necessaria una discussione pubblica».
Benedetto XVI ha quindi ricordato una frase di sant'Agostino: «Togli il diritto e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?». Ciò avviene, ed è tragicamente avvenuto nel XX secolo, quando si separa, e poi si contrappone, il potere della norma alla legge naturale e divina. In questo caso lo Stato diviene lo strumento per la distruzione del diritto.
Per l'Unione Europea, come per le principali istituzioni internazionali, la fonte suprema del diritto è la norma prodotta dal legislatore. Nel corso degli ultimi decenni, in base a questo principio, i legislatori vanno sostituendo "nuovi diritti" soggettivi, dall'aborto al "matrimonio" omosessuale, ai tradizionali diritti dell'uomo, radicati su di una legge naturale oggettiva e immutabile.
Ma cosa accade quando un popolo sovrano, attraverso i suoi legislatori, produce una norma difforme non dalla legge naturale, ma dalla volontà di altri produttori di norma? Il caso si è posto quando, il 1° gennaio 2012, è entrata in vigore la nuova costituzione ungherese, approvata con la maggioranza dei due terzi dall'Assemblea Nazionale il 18 aprile 2011 e firmata il 25 dello stesso mese dal Presidente della Repubblica Pal Schmitt.
Coerenza vorrebbe che l'Unione Europea si inchinasse con reverenza di fronte alla produzione normativa voluta dalla stragrande maggioranza del popolo ungherese. È accaduto invece che l'UE ha annunciato l'apertura di una procedura d'infrazione nei confronti di Budapest per la svolta autoritaria che il governo di Viktor Orban avrebbe imposto con l'entrata in vigore della nuova Costituzione. «Non vogliamo – ha affermato il presidente della Commissione Europea José Manuel Durao Barroso – che l'ombra del dubbio infici il rispetto dei valori e principi democratici in nessun Paese Ue».
Ufficialmente i punti incriminati del nuovo testo ungherese sono tre: i limiti posti all'autonomia della Banca centrale, la riduzione dell'età pensionabile dei giudici e le restrizioni all'indipendenza dell'Autorità per la privacy. In realtà altre sono le vere accuse. Intervistato il 14 gennaio da Radio Vaticana, mons. János Székely, vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest, ha dichiarato che gli attacchi di Bruxelles e di gran parte dell'opinione pubblica europea sono dovuti alla difesa della vita, del matrimonio e della famiglia affermati dalla nuova legge fondamentale del Paese.
La nuova Costituzione considera infatti la famiglia come «la base della sopravvivenza della nazione», affermando che «l'Ungheria proteggerà l'istituzione del matrimonio inteso come l'unione coniugale di un uomo e di una donna», e proclama che «la vita del feto sarà protetta dal momento del concepimento» . Una disposizione quest'ultima che, pur non andando a incidere direttamente sulla normativa sull'aborto, apre la possibilità di restringere la disciplina in materia, ricorrendo a un giudizio di costituzionalità.
Inoltre la costituzione si apre nel nome di Dio e lo stemma nazionale è centrato sulla Santa Corona e su Santo Stefano, simboli storici dell'eredità dell'Ungheria cristiana.
I mezzi utilizzati per colpire l'Ungheria sono di vario genere. In primo luogo lo strangolamento economico, esercitato attraverso i diktat della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale e la pressione delle agenzie di rating. In Ungheria il debito pubblico è rimasto al livello del 75% del PIL e il tasso di disoccupazione non supera l'11%. Ma la BCE e il FMI rifiutano i prestiti e le agenzie Fitch, Standard & Poor's e Moody's Investors Service hanno declassato i titoli di Stato ungheresi dallo status "investment grade" a quello "junk", ovvero di spazzatura.
In conseguenza, nel mese di gennaio, lo spread rispetto al Bund tedesco è arrivato a 850 punti, il fiorino ungherese è crollato, i tentativi del governo di immettere sul mercato europeo nuovi titoli di Stato sono falliti.
Al ricatto economico si aggiungono le minacce giuridiche. Il Parlamento europeo, attualmente presieduto dal socialista Martin Schulz, famoso per le sue intemperanze, è deciso a chiedere alla Commissione di impugnare davanti alla Corte europea la Costituzione e le leggi del governo Orbán, considerate in contrasto con i Trattati europei, fino ad attivare la procedura prevista dall'articolo 7 del Trattato di Lisbona che toglie il diritto di voto ai governi che non rispettano i principi fondamentali dell'UE.
Il tutto accompagnato da una violenta campagna di stampa denigratoria sul piano internazionale e da manifestazioni di protesta, promosse dai partiti di sinistra e appoggiate dalle ONG transnazionali e dall' Istituto Eötvös, dello speculatore finanziario di origine ungherese George Soros.
Per parafrasare sant'Agostino e Benedetto XVI: una volta rimossa la legge naturale, che cosa distingue l'Unione Europea da una grossa banda di briganti?

Fonte: Radici Cristiane, febbraio 2012

6 - I FALLIMENTI DEL GOVERNO MONTI NELLA POLITICA ESTERA
I casi di India e Nigeria confermano che è stato un grave errore affidare in ''autogestione'' i ministeri degli Interni, della Difesa, degli Esteri, rispettivamente a un prefetto, a un alto ufficiale, a un ambasciatore
Autore: Robi Ronza - Fonte: La Bussola Quotidiana, 10/03/2012

Considerando sia la tragica vicenda di Franco Lamolinara - l'ingegnere di Gattinara (Vercelli) ucciso lo scorso 9 marzo a Sokoto (Nigeria) dopo che da quasi un anno era nelle mani dei suoi sequestratori – sia quella dei due nostri militari fermati e detenuti in India, si deve ahimè concludere che, almeno in quanto a politica estera, si stava meglio quando si stava peggio …
Come avemmo modo di rilevare quando venne presentato alle Camere, l'attuale governo si articola in due distinti segmenti: uno costituito dai ministeri, innanzitutto economici, che presidiano ambiti su cui Monti ha avuto incarico di concentrare la propria azione, e l'altro invece costituito da ministeri che presidiano ambiti cui il nuovo Premier pensava di potersi disinteressare. Questi ultimi sono stati dati per così dire in autogestione alla loro stessa burocrazia: è il caso di ministeri come quello degli Interni, della Difesa, degli Esteri, affidati rispettivamente a un prefetto, a un alto ufficiale, a un ambasciatore (e quello dell'Ambiente addirittura al Direttore generale).
A suo tempo ci eravamo permessi di osservare che si trattava di un grosso errore: in primo luogo perché la responsabilità politica è generale per natura sua, e quindi l'agenda di un governo viene comunque fissata dai fatti e non solo dalle sue scelte prioritarie; e in secondo luogo perché la scelta di trasformare in ministro uno dei suoi alti dirigenti avrebbe sconquassato la struttura interna di ciascun ministero così gestito.
La  tragica conclusione del rapimento di Franco Lamolinara e i maldestri sviluppi del caso dei due fanti di Marina detenuti in India di ciò sono purtroppo una conferma. I fatti dimostrano che paradossalmente, se lasciati a se stessi, i proverbiali "addetti ai lavori" si comportano come gli altrettanto proverbiali "dilettanti allo sbaraglio". Nel caso dell'uccisione dell'ingegnere di Gattinara, insieme al quale ha perso la vita pure un ostaggio britannico, mano a mano che si delineano i particolari del fallito "blitz" di forze speciali anglo-nigeriane appare evidente l'insipienza di chi l'ha organizzato. A monte di tutto ciò s'intuisce tuttavia anche una disastrosa concorrenza tra servizi segreti italiani e britannici, che peraltro è costata la vita non solo all'ostaggio italiano ma anche a quello britannico. A ragione Roma ha protestato fermamente con Londra, ma è doveroso osservare che la Gran Bretagna ha pagato non meno dell'Italia le spese dell'operazione.
Senza fortunatamente avere, nemmeno nella peggiore delle ipotesi possibili, prospettive altrettanto oscure, la vicenda dei due fanti di Marina fermati e detenuti in India è tuttavia ben più emblematica in quanto esempio di quali guai possa provocare, malgrado tutto, la ritirata della politica da ambiti che sono soltanto suoi.
E' evidente che ci sono in questa faccenda troppe cose strane. Come mai lo scorso 15 febbraio, dopo un incidente che si dice essere avvenuto in acque internazionali, la petroliera "Enrica Lexie"  ha fatto rotta verso le coste del Kerala andando ad attraccare a Kochi (che è poi l'antica Cochin, punto di arrivo nel 1498 dello storico viaggio di Vasco Da Gama, diremo per chi si interessa di queste cose)? Per ordine di chi i due fanti di Marina,  militari in armi a presidio della nave, ne sono scesi disarmati e sono andati a consegnarsi alla polizia locale? A questi due fatti già strani se ne sono aggiunti altri altrettanto strani. L'ambasciata d'Italia a Dehli non è stata mobilitata, ma invece si è spedita nel Kerala una delegazione di "funzionari", dunque  di persone non di rango diplomatico, per trattare con le autorità locali, peraltro invano. Trascorreranno poi oltre quindici giorni prima dell'arrivo direttamente nel Kerala del sottosegretario italiano agli Esteri Staffan De Mistura, già alto funzionario delle Nazioni Unite, e poi in India del ministro degli Esteri Terzi di Sant'Agata, ma per un viaggio già programmato in precedenza; due visite finalmente di alto livello ma con un'agenda di basso profilo, e senza grandi risultati. Si arriva poi il 7 marzo alla telefonata di Mario Monti al suo omologo indiano Manmohan Singh, del cui contenuto si ha notizia ufficiale solo da parte italiana tra l'altro senza informazione alcuna sulla risposta di Singh alle rimostranze di Monti.
Frattanto la "Enrica Lexie", una nave che stando ferma costa ogni giorno perdite di decine di migliaia di euro al suo armatore, continua a rimanere all'ancora a Kochi, e nessuno ci trova niente da dire. Infine ieri, 9 marzo, giunge la notizia della richiesta da parte del nostro governo dei buoni uffici del servizio diplomatico dell'Unione Europea. E questo è il massimo tenuto conto dei rapporti tradizionalmente più che gelidi tra tale servizio e la Farnesina. Di solito i nostri ambasciatori se appena possono guardano i diplomatici dell'Unione Europea senza vederli, non li invitano nemmeno ai loro cocktail. Che adesso li chiamino in aiuto è segno che si sentono davvero in fondo al pozzo.
Stando così le cose non resta infine che domandarsi, sperando che qualcuno ci risponda: che cosa (a parte il petrolio) ha a bordo la "Enrica Lexie"? Dove mai stava andando?

Fonte: La Bussola Quotidiana, 10/03/2012

7 - LE NUOVE VECCHIE IDEE SULL'INFANTICIDIO
Il professore senese Carlo Bellieni ha aperto nuove frontiere nel campo della scienza per alleviare il dolore ai feti, eppure televisione e giornali pubblicano più volentieri biocretinerie filosofiche senza fondamento
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Foglio, 08/03/2012

Alcuni giorni orsono due soggetti italiani, momentaneamente all'estero (quando la fuga dei cervelli  coincide con la fuga del cervello), Alberto Giubilini e Francesca Minerva, hanno proposto, su un giornale scientifico di rilievo, il  Journal of Medical Ethics, un articolo a sostegno dell'infanticidio, intitolato: "Aborto dopo la nascita, perché il bambino dovrebbe vivere?". Giusto! Perché? Minerva e Giubilini, dall'alto della loro "filosofia" e delle loro prestigiose collaborazioni, Oxford compresa, se lo chiedono. E poi danno senza imbarazzo , risposte chiare, precise: c'è chi può (vivere) e chi non può. E' il miracolo del relativismo: in nome dell'assenza di ogni Verità, due soggetti che un  signore tedesco, non bello, con i baffi, anni Trenta, avrebbe forse  corteggiato per uno dei suoi progettini di miglioramento della specie comminano pene di morte ai loro simili rei soltanto di esistere. Detto questo, per accennare al fatto che tutto si tiene, vorrei notare che i due soggetti sopra indicati, a cui non posso togliere lo status di "persone" che invece loro negano ai feti e ai neonati (i quali non avrebbero "lo status morale di una reale persona umana"), fanno parte di un comitato di bioetica presieduto da quel Maurizio Mori che è stato il grande consigliere di Beppino Englaro e che viene spesso omaggiato sulla grande stampa italiana. La stessa che sbeffeggia, o meglio ignora, quei poveri retrogradi dei bioeticisti cattolici.
Ma perché farci il sangue amaro con questi attardati fans della rupe Tarpea e del monte Taigeto? Meglio soffermarsi su un vero cervello, nostrano, che continua ad abitare in Italia, ma viene consultato di continuo all'estero, nei paesi più svariati del mondo, dal Giappone all'Arabia Saudita, non per le sue biocretinerie filosofiche senza fondamento, ma per la sua serietà, per i suoi lavori scientifici sui bambini, dentro e fuori l'utero materno. Sto parlando di Carlo Bellieni, noto neonatologo, membro della Pontifica Accademia per la vita, collaboratore di prestigiose riviste scientifiche di tutto il mondo (oltre che di vari quotidiani italiani, dall'Osservatore Romano ad Avvenire). Il lavoro di Bellieni incomincia nel 2000 dall'osservazione di quanto i piccoli feti nati precocemente (anch'essi "non persone", per Minerva e soci), vanno incontro ad interventi dolorosi e, all'epoca, con scarsa attenzione al loro dolore, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Bellieni inizia così a fare studi su come certe manovre senza l'uso di farmaci possano vincere questo  dolore; e vede come prima cosa che se gli si danno una serie di  stimoli, assieme alla somministrazione di una soluzione di zucchero, il dolore sparisce: chiama tutto ciò "saturazione sensoriale", espressione  che oggi è entrata nelle linee-guida in diversi Paesi. Togliere il dolore a questi piccoli feti prematuri è il primo passo; il secondo è misurarlo, con l'aiuto di alcune esperte di ingegneria e di fisica, analizzando lo spettro vocale del pianto del feto prematuro e del neonato a termine, per creare delle scale di misurazione (e degli apparecchi appositi).
Lavorando con feti fuori dal pancione, Bellieni comincia a chiedersi: cosa proverebbero se fossero ancora dentro? La risposta diventa possibile iniziando a misurare le risposte che i bambini già nati danno a certi stimoli, e vedendo se differenti risposte sono legate a differenti esperienze prenatali. Bellieni inizia studiando un gruppo di bambini nati dopo che le loro mamme sono state tenute ferme a letto in gravidanza per motivi clinici; poi studia i figli di mamme ballerine, che hanno continuato a praticare danza durante la gestazione: i loro figli richiedono di essere cullati più energicamente degli altri per addormentarsi, segno evidente della continuità tra la vita uterina e quella post uterina. Un ulteriore studio di Bellieni è poi verificare come il feto nel pancione reagisca agli stimoli e soprattutto se si abitua ad essi, come succede ai bambini già nati, che, dopo un brusco stimolo, alla terza o quarta volta che gli si propone, non trasaliscono più. Con l'osservazione ecografica di una ventina di feti di circa 30 settimane di gestazione, nota che dando uno stimolo rumoroso attraverso il pancione, il feto strizza gli occhi e gira la testa dall'altra parte, proprio come un bambino più grande, e proprio come questo smette di farlo dopo un certo numero di stimoli. Di qui e da altri esperimenti nascerà il testo "Sento, dunque sono" (Cantagalli), che raccoglie quello che al mondo si sa sulle sensazioni fetali. Tra i sensi fetali c'è proprio il dolore. C'è nel neonato e c'è già nel feto! Per raccontarlo Bellieni, insieme al professor Giuseppe Buonocore, ha raccolto in un altro testo, in inglese, quanto anche in questo campo i maggiori studiosi mostrano nella loro pratica clinica: "Neonatal pain: pain, suffering and risk of brain damage in the fetus and newborn" (Springer Ed). Ai predicatori dell'infanticidio manca, non solo il cuore, ma anche la scienza... due cose che vanno, spesso, insieme.

Nota di BastaBugie: invitiamo alla visione del video in cui Carlo Bellieni interviene al convegno "Io prima di nascere" tenuto a Rimini il 16/04/2010. Per vederlo clicca qui sotto:
http://www.scienzaevita-siena.it/it/contenuti.php?pagina=utility&nome=_carlobellieni

Fonte: Il Foglio, 08/03/2012

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: TROPPI MACELLAI NEGLI OSPEDALI ITALIANI (UN VIDEO CI CHIARISCE LE IDEE)
Un caso di fecondazione artificiale, tre gemelli, uno va eliminato, ma lui non vuol saperne e resiste... con l'aiuto di Dio
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 01/03/2012

Cara redazione di BastaBugie,
voglio raccontarti una storia che è accaduta a me proprio in questi giorni. Ho una figlia che, per una gravidanza difficile, è ricoverata da più di un mese in un ospedale famosissimo per gli aborti (che non nomino per la privacy dell'ospedale, non certo mia).
Qualche giorno fa una sua compagna di stanza, che si era sottoposta non so bene a che diavoleria per avere figli rimanendo incinta di tre gemelli, aveva autorizzato il macellaio che la segue ad eliminarne uno perché erano troppi, e avevano scelto una bimba che pesava un etto meno degli altri.
Credo che avesse superato il quarto mese di gravidanza. Il suddetto macellaio ha tranciato dei legamenti per far morire la piccina, che ha iniziato ad agonizzare nella pancia della sciagurata madre.
Mia figlia, sconvolta, mi aveva avvertito via sms del fatto, però io, mai pensando a un simile orrore, avevo capito che era nata e ho telefonato subito al cappellano, che conosco, per farla battezzare.
Lui mi ha risposto che senza essere stato chiamato dal reparto non poteva intervenire, per cui, essendo un santo sacerdote, mi ha invitato a pregare.
E così, mentre mia figlia ha iniziato a recitare coroncine della Divina Misericordia una via l'altra, io in ufficio ne ho recitata subito una e credo che pure il cappellano abbia fatto qualche preghiera.
Il risultato è stato che mentre la madre snaturata, ridendo, informava per telefono le amiche che "la ciccina non vuole morire" (sic!) , la piccola miracolosamente è sopravvissuta e 48 ore dopo la donna è stata dimessa tornandosene a casa con in grembo i suoi tre bimbi vivi e vegeti.
Che ne sarà di questi bambini con una madre così? E che fine farà nell'altro mondo quella sottospecie di medico se continuerà in questa maniera?
Ma intanto Dio ha vinto. Buonissima e santa giornata.
Ester

Cara Ester,
il fatto che ci hai narrato, semplice e terribile, ci mostra la realtà quotidiana che si vive negli ospedali italiani. Vi operano persone buone, ma accanto a loro anche degli autentici macellai che godono della protezione della legge (del più forte).
Credo che dobbiamo ripartire dalla formazione delle giovani generazioni con argomenti convincenti e mostrando loro le immagini degli embrioni che facciano capire cosa è realmente un aborto.
Ti propongo (e propongo anche ai nostri lettori) una scheda semplice che può essere usata negli incontri con i giovani (ad esempio nelle scuole o a catechismo oppure semplicemente con i propri figli). Contiene argomenti semplici di ragione che fanno capire che un medico cattolico non può compiere aborti, non in quanto cattolico, ma in quanto medico. E' infatti la semplice ragione a dire che non si può compiere l'omicidio dell'innocente. La Fede aiuta, ma la ragione può arrivare a capirlo anche senza la Fede.
Ai più grandi, oltre alla scheda, può essere mostrato anche l'esplicito filmato del compianto professor Bernard Nathanson (defunto nel 2011) che abbiamo pubblicato qualche mese fa. Lo trovi alla fine di questa pagina.
Ecco quindi la scheda da fotocopiare e diffondere di cui ho parlato i cui argomenti sono tratti da un dvd distribuito dalla Mimep-Docete (www.mimep.it) dal titolo "L'embrione umano è già una persona umana?":

L'EMBRIONE È GIÀ UNA PERSONA UMANA!
La scienza ci dice che quando lo spermatozoo paterno penetra nell'ovulo materno e si fonde con esso, nasce un nuovo organismo umano vivente che gli scienziati chiamano embrione.

PROBLEMA FONDAMENTALE: LO ZIGOTE È GIÀ UN UOMO?
Non possiamo non farci questa domanda perché è dalla risposta a questa domanda che possiamo decidere cosa fare.
Dunque ci chiediamo: la prima cellula è già un essere umano in miniatura o no?
1) Se la risposta è SI = l'embrione umano va rispettato come un uomo.
2) Se la risposta è NO = possiamo usarlo come un oggetto, manipolarlo o anche gettarlo via.
La scienza risponde SÌ a questa domanda con assoluta certezza in base a tre fatti.

PRIMO FATTO: È UN ORGANISMO NUOVO
La scienza dice che lo zigote (cioè l'embrione quando è una sola cellula) è un organismo nuovo, cioè una realtà biologica diversa sia dall'ovulo che dallo spermatozoo che lo hanno generato. Sia lo spermatozoo che l'ovulo hanno 23 cromosomi, ma l'embrione ne ha 46 come ogni cellula umana. Lo zigote ha un patrimonio genetico proprio, cioè diverso sia dal padre che dalla madre. Quindi non è più né il padre, né la madre, ma un figlio.

SECONDO FATTO: È UN ORGANISMO UMANO
La scienza dice che l'embrione è un organismo umano, appartiene al genere umano. Nessuno scienziato ha il minimo dubbio. Mai da un cane nasce un gatto, ma sempre un cane. Così da un gatto nasce sempre un gatto. Così da un uomo e una donna non può nascere che un essere umano. Quindi è certo che l'embrione sia un organismo umano.

TERZO FATTO: È UN ORGANISMO PROGRAMMATO
La scienza dice che lo sviluppo dell'embrione non avviene a caso, ma è autoprogrammato, cioè è regolato da una precisa programmazione genetica registrata nel suo DNA. Qui c'è già tutto il programma per il futuro e completo sviluppo del corpo umano.

CONCLUSIONE: L'EMBRIONE È UNA PERSONA UMANA!

PRIMA OBIEZIONE: MA SE È PICCOLISSIMO...
Qualcuno potrebbe domandare: Come è possibile paragonare una cellula non più grande del puntino di una "i" ad uomo adulto?
Risposta: Un milligrammo d'oro è ugualmente oro come un chilo d'oro. La quantità di una cosa non incide sulla sua qualità. Quindi l'embrione è un uomo in miniatura, ma sempre un uomo!

SECONDA OBIEZIONE: MA CI SONO DIVERSI NOMI PER L'EMBRIONE...
Chiamare il bambino: zigote, embrione, feto, ecc. è solo un modo per facilitare la descrizione delle varie fasi, non certo per dire che ci siano salti di qualità. Il processo di crescita è costante. Come del resto in un bambino, ragazzo, giovane, adulto, anziano: in realtà è lo stesso uomo che cresce e matura. Dall'embrione al vecchio c'è sempre lo stesso uomo anche se il suo corpo ha subito variazioni. Del resto basta chiedere a una mamma con il pancione: "Cosa c'è lì dentro?". Mai dirà: "Un embrione" o "Un feto". Ma risponderà sempre: "Un bambino!"

TERZA OBIEZIONE: MA SE NON SONO CONVINTO AL 100 PER CENTO?
Anche in questo caso non posso trattare l'embrione come una cosa. Se io andassi a caccia di lepri e vedessi un cespuglio muoversi e avessi il dubbio che ci sia una lepre o il mio amico, non potrei sparare. Userei il fucile solo quando avessi la certezza che lì c'è una lepre. Con un dubbio, anche minimo, non posso rischiare di uccidere un uomo!

Per vedere una parte del dvd "L'embrione umano è già una persona umana?" da cui sono tratte le nozioni esposte qui sopra (e che si può ordinare sul sito www.mimep.it) puoi cliccare qui sotto:
http://www.mimep.it/template.php?pag=50202



DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Redazione di BastaBugie, 01/03/2012

9 - OMELIA IV DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B - (Gv 3,14-21)
Chi crede in Lui non è condannato
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 18/03/2012)

Le letture di questa quarta domenica di Quaresima ci fanno riflettere sull'infinito amore di Dio per l'uomo. Una volta, la beata Giuliana da Norwich chiese al Signore una grazia particolare: quella di comprendere tutta la grandezza dell'amore di Dio per l'umanità. Fu accontentata, ma la Beata dovette subito interrompere quella contemplazione perché si avvide che stava letteralmente per impazzire alla vista dell'infinito amore di Dio.
Il Vangelo di oggi dice che «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Il Padre ha tanto amato l'umanità da mandare il Figlio suo su questa terra. Egli, il Figlio unigenito, si è fatto uomo, ha condiviso la nostra condizione in tutto fuorché nel peccato. Già questo ci deve far comprendere la grandezza del suo amore. Ma, non contento di questo, il Padre ha voluto che il Figlio morisse per noi sul legno della croce, per la nostra salvezza. Gesù ha fatto sua questa Volontà del Padre e ha dato la sua vita per noi con infinito amore. E, non pago di tanto amore, Egli ha voluto rimanere con noi tutti i giorni della nostra vita, sino alla fine del mondo, nel sacramento dell'Eucaristia, per essere il nostro sostegno e il nostro nutrimento.
L'amore si misura con il dolore. Quanto più si ama, tanto più si è disposti a soffrire per la persona amata. Il dolore diventa come la prova inconfutabile del vero amore. Diversamente ci si illude di amare, ma, in realtà, si cerca solo il nostro tornaconto.
Nel Vangelo di oggi si parla della Croce. Non poteva mancare questo riferimento proprio ora che siamo nel cuore della Quaresima e ci prepariamo a celebrare la Passione e la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Nicodemo, dottore della legge mosaica, si reca di notte da Gesù per ascoltare il suo insegnamento. Gesù porta il discorso sul tema centrale: il mistero della Croce. Per far questo, Gesù prende spunto da un episodio dell'Antico Testamento. Egli dice: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 3,15).
Durante l'esodo attraverso il deserto, gli Ebrei si resero infedeli a Dio, e allora essi furono puniti con l'invasione di serpenti velenosi i quali penetrarono nell'accampamento e un gran numero di israeliti morì. Il popolo supplicò Mosè di intercedere. Allora, Mosè innalzò un serpente di bronzo su di un palo e tutti quelli che venivano morsi dai serpenti, se guardavano al serpente di bronzo, avevano salva la vita.
Questo episodio nasconde un significato molto profondo. Il serpente, che con il suo morso uccide il corpo, simboleggia il peccato che dà morte all'anima. E il serpente di bronzo innalzato sull'asta, in modo misterioso, simboleggia Gesù, il quale per nostro amore si è addossato tutti i nostri peccati ed è stato appeso al legno della croce, fino a versare tutto il suo Sangue per la nostra salvezza. Chiunque guarda a Gesù, ovvero chi crede in Lui, sarà salvato e avrà la Vita eterna.
Il Vangelo di oggi ci parla inoltre del Giudizio. Verremo giudicati e il nostro Giudice sarà Gesù stesso. Il testo dice: «Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio» (Gv 3,18). Non si tratta certamente di una fede astratta e sterile, ma di una piena adesione a quanto Dio ci ha rivelato. Dunque, per conseguire la salvezza, noi dobbiamo mettere in pratica quanto abbiamo conosciuto per mezzo della fede.
Concretamente, dobbiamo rinnegare le opere delle tenebre, ovvero il peccato, e operare secondo quanto Gesù ci ha insegnato nel suo Vangelo. Egli dice: «Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque fa il male odia la luce» (Gv 3,20).
Se opereremo sempre il bene, non avremo nulla da temere nel giorno del nostro Giudizio. Abbiamo inoltre a nostra disposizione il sacramento della Confessione: per suo mezzo renderemo luminose le nostre anime, allontanando le tenebre del peccato.
All'insegnamento del Vangelo fa eco la seconda lettura di oggi. San Paolo, scrivendo agli Efesini, così esclama: «Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo nelle colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati» (Ef 2,4-5).
E sarà proprio per mezzo del sacramento della Confessione che noi sperimenteremo tutta la ricchezza della Misericordia divina, e l'anima, umile e pentita, ritroverà la luce della vita.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 18/03/2012)

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