BastaBugie n�270 del 09 novembre 2012

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1 GENITORI SENZA REGOLE PRODUCONO FIGLI INGOVERNABILI
Ecco perché ha preso così tanto piede l'insana, folle, assurda piaga degli animatori delle feste per bambini
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
2 L'OSSERVATORE ROMANO IN MANO ALLE NUOVE FEMMINISTE
Ritanna Armeni dirige, insieme a Lucetta Scaraffia, il supplemento dedicato alle donne, senza rinnegare l'ateismo e neppure l'essere favorevole a divorzio, aborto, omosessualità
Autore: Fabrizio Cannone - Fonte: Corrispondenza Romana
3 SVERGOGNATA LA BUFALA CHE NEGA CHE L'UOMO SIA STATO SULLA LUNA
Le prove dello sbarco degli americani sulla luna, seguito in diretta televisiva nel 1969 (VIDEO: L'uomo è davvero stato sulla luna)
Autore: Paolo Attivissimo - Fonte: Complotti lunari
4 IL SACERDOTE CHE CON IL SUO GENIO SCIENTIFICO CATALOGO' OLTRE 1000 SPECIE DI FUNGHI
Richieste di consulenze arrivavano da tutta Europa all'abate e micologo Giacomo Bresadola, ma lui restò l'umile prete di sempre
Autore: Barbara Sartori - Fonte: Avvenire
5 A.A.A. CERCHIAMO MALATI TERMINALI PER RUOLO DA PROTAGONISTA
L'istigazione al suicidio è reato penale, ma se lo spot è fatto dai radicali è tutto ok
Autore: Danilo Quinto - Fonte: Corrispondenza Romana
6 PORNOGRAFIA: MERCATO, VIOLENZA, DIPENDENZA
Come la distinzione tra droghe pesanti e leggere (in realtà tutte le droghe fanno male!), anche la distinzione tra erotismo e porno è fuorviante perché ridimensiona la pornografia, come se fosse questione marginale
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Prolife news
7 IL MUSEO VIRTUALE DEI MIRACOLI EUCARISTICI
Uno è ancora in corso: nella Basilica di San Francesco a Siena si conservano intatte dal 1730 ad oggi 223 ostie
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
8 CARLO CASINI SMENTISCE ASSUNTINA MORRESI
Le considerazioni di Mario Rocchi, socio fondatore del primo CAV d'Italia e del Movimento per la Vita
Autore: Mario Paolo Rocchi - Fonte: Notizie PRO-LIFE
9 OBAMA VINCE GRAZIE ALL'URAGANO SANDY
Onnipresenza del presidente in tv ed aiuti di Stato (a spese dei contribuenti) in New Jersey fanno pendere l'ago della bilancia su colui che 4 anni fa vinse con più del doppio di voti sul rivale
Autore: Caelsius Mars - Fonte: Qelsi
10 OMELIA XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - (Mc 12,38-44)
Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - GENITORI SENZA REGOLE PRODUCONO FIGLI INGOVERNABILI
Ecco perché ha preso così tanto piede l'insana, folle, assurda piaga degli animatori delle feste per bambini
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 05/11/2012

Dunque, fatemi capire se ho capito bene.
Secondo la vulgata, i bambini devono essere lasciati liberi, ma come diciamo noi. Quindi per cominciare i loro sentimenti vanno anestetizzati. Che siano liberi da comandi repressivi, però, per cortesia, che non siano molesti, non conoscano dunque né il vuoto né la noia (e per questo tra tempo pieno a scuola e impegni pomeridiani le loro vite sono ferocemente organizzate). Devono esprimersi liberamente, ma sempre sotto il controllo di un adulto.
Non possono arrabbiarsi se i genitori, per esempio, si separano. Non possono essere tristi, depressi, disperati. Non devono provare rancore se i genitori partono alla ricerca di se stessi. Insomma possono essere come vogliono, a patto che siano come vogliamo noi. Questo più o meno il messaggio che arriva ai bambini sfogliando i giornali, o, anche, in libreria la maggior parte dei libri scritti per loro ai giorni nostri, come per esempio Diverso come uguale, di Luana Vergari, casa editrice Becco Giallo, che recita esattamente così: "Tony ha una stanza fichissima nella sua casa numero 2, dove abitano i suoi 2 papà. Tanto tempo fa il papà n. 1 di Tony e sua mamma erano sposati, ma poi hanno deciso che era meglio se s'innamoravano di altre persone. Allora il papà n.1 di Tony si è innamorato di Raul che è anche lui maschio, ed è diventato il suo papà n.2. La mamma di Tony non si sa, ma se si innamora di un maschio anche lei allora Tony ha anche il papà n.3!" Tutto ciò è illustrato con disegni che tentano di essere allegri, a colori disperatamente sgargianti. (Gli errori grammaticali, fatti immagino per rendere più amichevole il testo, sono nell'originale).
Anche questa per me è violenza sui bambini. Vuoi fare i tuoi comodi, senza curarti delle conseguenze che questo avrà su tuo figlio, o almeno non lasciandoti fermare da questa preoccupazione? Non gli togliere, almeno il diritto, di odiarti, di pensare che questo non è "fichissimo", non cercare di convincerlo che ha un papà numero due o numero tre, perché lui sa e saprà sempre che ne ha solo uno, e senza numero. Lasciagli il diritto di essere arrabbiato, e disperato. Lasciagli desiderare disperatamente che i suoi genitori stiano insieme. Lasciagli odiare il "nuovo compagno" di mamma e papà.
Un'amica mi ha detto che ha conosciuto una neuropsichiatra infantile chiamata sempre più spesso dalle maestre a cui i bambini dicono "voglio morire". E il problema, dice lei, sono sempre più spesso le famiglie allargate, questi ogm descritti dalla tv, dal cinema, da tutti come situazioni allegre e piene di simpatiche novità. Come se non sapessero che invece vanno a toccare quanto ogni bambino ha di più sacro, gli archetipi più profondi, quello che un giorno contribuirà a determinarne l'identità in modo incancellabile.
Ieri sera ho imprudentemente letto alle mie figlie un libretto che non avevo ispezionato prima. Si chiama La principessa della luna, di Francesca Lazzarato. La copertina diceva che era per lettori di 5-6 anni, i bei disegni mi hanno ingannata, e quindi mi sono trovata alle prese con una principessa alata che viene dalla luna. Sposa un contadino, hanno una bambina. Lui le nasconde il vestito ma un giorno lei lo ritrova, prende in braccio la sua bambina e vola via, perché certo, chiosa l'autrice, sapeva che prima o poi sarebbe dovuta tornare a casa sua. Il contadino era troppo pesante, non poteva portarlo con sé.
Immagino che questo sia un altro dei libri pensati per far entrare nell'inconscio dei bambini l'idea che i genitori a un certo punto debbano inseguire il loro destino, a qualsiasi costo. Le mie bambine, comunque, alla fine si sono molto divertite, perché quando ho visto la mala parata ho cominciato a usare il libretto come carta igienica, fazzoletto da naso, filo interdentale, bastoncino per le orecchie, ed è finita che si sono ribaltate sul letto dalle risate, cosa che ha rallentato l'addormentamento, ma ha insegnato che i libri si possono leggere criticamente, e anche strappare e buttare nel secchio.
Genitori senza regole e senza comandamenti, poi, producono figli ingovernabili. Deve essere per questo che ha preso così tanto piede l'insana, folle, inspiegabile, assurda piaga degli animatori delle feste per bambini. Soggetti che indossano un microfono appeso all'orecchio, e urlano "tutti su, tutti giù, lanciate in aria i pallonciniiiii" come dei pazzi, con la musica – rigorosamente orribile – a tutto volume (c'è una infallibile corrispondenza tra la bruttezza della musica e il volume a cui viene lanciata). Qualche giorno fa, credo per la prima volta in vita mia, me ne sono andata da una festa, accogliendo di buon grado la richiesta delle bambine, che odiano come me gli animatori e la confusione insensata. Eravamo andate per conoscere le amichette e le mamme della prima elementare, ma sommerse dal rumore e dai palloncini sponsorizzati dal centro commerciale era impossibile anche dire "piacere mi chiamo Costanza".
Mi chiedo perché questo succeda sempre più spesso. Non me lo spiego. Io faccio feste a casa al termine delle quali ci vuole non l'animatore, ma casomai il rianimatore. Perché i genitori pensano che i loro bambini non possano semplicemente stare insieme nella stessa stanza senza essere intruppati e organizzati? Cos'è questo horror vacui? Non sanno che alla fine si organizzano? Chiacchierano. Iniziano a giocare con il nulla, anche che ne so con le bottiglie della Coca Cola vuote, con i tovagliolini di carta (ottimi per vestire i peluche), con le lattine usate come birilli. Si inventano dei giochi meravigliosi se noi ci fidiamo della loro intelligenza.
Dopo la festa ho chiamato la mamma che l'aveva generosamente organizzata, per scusarmi di essermene andata (avrei detto che avrei aderito all'iniziativa della prima festa della nuova classe solo a patto che, appunto, non ci fosse l'animatore). E lei ha ribadito che sopra un certo numero è impensabile fare a meno dell'opera del soggetto col microfono all'orecchio, perché altrimenti i bambini cominciano a tirare le sedie e rovesciare i tavoli. Eppure lì, in quella sala, nel pomeriggio, era pieno di genitori. Seduti, mentre l'animatore urlava come un forsennato. E mi chiedo: ma non siamo capaci di chiedere niente a questi bambini? Nessuna frustrazione, nessun comando, nessuna regola? Ci fidiamo così poco di loro? Abbiamo una meta così bassa per loro? O forse il problema è che è bassa la nostra, di meta?

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 05/11/2012

2 - L'OSSERVATORE ROMANO IN MANO ALLE NUOVE FEMMINISTE
Ritanna Armeni dirige, insieme a Lucetta Scaraffia, il supplemento dedicato alle donne, senza rinnegare l'ateismo e neppure l'essere favorevole a divorzio, aborto, omosessualità
Autore: Fabrizio Cannone - Fonte: Corrispondenza Romana, 31/10/2012

Da qualche tempo, con cadenza mensile, l'"Osservatore Romano" propone come allegato, un supplemento di quattro pagine, dedicato, come recita il suo proprio titolo a donne chiesa mondo. L'accento evidentemente è posto sul termine «donne»: chiesa, scritto con la minuscola, e mondo, paiono solo degli accessori, in rapporto alla questione femminile (e femminista) trattata da detto supplemento. Gli articoli redatti nell'inserto hanno esclusivamente autrici del gentil sesso, e la direzione è assicurata da Ritanna Armeni e Lucetta Scaraffia.
La prima, nota soprattutto per la collaborazione con Giuliano Ferrara al programma Otto e mezzo (in onda su La 7) è una storica militante di sinistra. Come giornalista ha collaborato con "il manifesto", "l'Unità", "Rinascita", "Liberazione" e "Il Riformista". Non nasconde di certo, la sua laicità, né il suo ateismo, e neppure l'essere favorevole a divorzio, aborto ed omosessualità.
La seconda, storica cattolica, e moglie dell'intellettuale laico Ernesto Galli della Loggia, collabora da tempo con l'"Osservatore", favorendo la comprensione e il dialogo tra femminismo laico e femminismo (?) cattolico. Nell'inserto di ottobre scorso però, si è davvero superato il segno e se non si correrà presto ai ripari si potrà dire che perfino il quotidiano della Santa Sede favorisce l'ermeneutica della discontinuità, ossia la diluizione dell'insegnamento cattolico tradizionale nella caotica e opaca "filosofia della modernità".
Il numero, essendo uscito a 50 anni esatti dall'apertura del Vaticano II, è dedicato interamente ad esso. L'editoriale di Giulia Galeotti cita un'infelice frase che avrebbe pronunciato il cardinal Suenens il 22 ottobre del 1963, dopo oltre un anno dall'inizio dei lavori conciliari: «Ma dov'è qui l'altra metà del genere umano?» Evidentemente, per il prelato belga, futuro oppositore dell'Humanae vitae, quella frase aveva il senso di inasprire la tensione tra la dottrina tradizionale della Chiesa, che esclude le donne dal sacerdozio, dall'episcopato e dal Papato, e le istanze laiche moderne, recepite da talune chiese della Riforma. Ma è questo un bel modo per commemorare il Vaticano II?
Secondo le giornaliste dell'OR, le "Uditrici" ammesse da Paolo VI al Concilio, con ruolo però giustamente né gerarchico né ministeriale, costituiscono in qualche modo l'inizio di una "rivoluzione" (termine usato più volte nell'inserto dalle summenzionate autrici). Però «la marginalizzazione delle donne della Chiesa è vera, ma la via per superarla non può essere lo scontro». Qui si svela il vero volto del teo-femminismo.
Di quale imprecisata "marginalizzazione" infatti si intende parlare, per di più usando il presente, e così attaccando sia la Tradizione che l'attuale Pontefice? Della "marginalizzazione" tutta biblica ed evangelica dovuta al conferimento dell'Ordine, con tutto quel che ne consegue, ai soli uomini? Ma volerla superare in futuro, anche senza scontri, significa essere già al presente dalla parte dell'eresia e dello scisma. Secondo la Scaraffia poi, che è redattrice regolare sul quotidiano diretto da Vian, «le donne parlano, sono entrate nella sfera della liturgia, hanno accesso alle facoltà di teologia. Se è vero che parte della gerarchia ha ancora una mentalità misogina, è anche vero però che le critiche e le richieste troppo radicali danneggiano fortemente e impediscono il dialogo».
Sembrerebbe di leggere "il manifesto" o "Liberazione", e invece si tratta del quotidiano della Santa Sede! La conclusione della studiosa è di affidare un nuovo ministero alle donne, "il ministero dell'ascolto". Per ora ovviamente, fino a quando non scompariranno del tutto i prelati misogini: poi si avanzeranno, come accaduto nelle chiese più al passo coi tempi, le richieste più radicali.

Fonte: Corrispondenza Romana, 31/10/2012

3 - SVERGOGNATA LA BUFALA CHE NEGA CHE L'UOMO SIA STATO SULLA LUNA
Le prove dello sbarco degli americani sulla luna, seguito in diretta televisiva nel 1969 (VIDEO: L'uomo è davvero stato sulla luna)
Autore: Paolo Attivissimo - Fonte: Complotti lunari

Ci sono siti Internet, libri e video che sostengono di aver trovato le "prove" che le missioni americane che portarono all'arrivo del primo uomo sulla Luna il 20 luglio 1969 e a una serie di esplorazioni del nostro satellite conclusasi nel 1972 non sarebbero mai avvenute: sarebbero invece state simulate in uno studio cinematografico e le immagini sarebbero state usate come mezzo per combattere la propaganda sovietica.
In altre parole, secondo queste fonti, lungi dall'essere un evento storico, lo sbarco sulla Luna sarebbe il più grande inganno di tutti i tempi. [...]
Per fortuna [...] ci sono centinaia di libri tecnici che spiegano come sono andate realmente le cose. Tuttavia queste risorse peccano tutte di una certa prolissità, probabilmente inevitabile perché sono preparate con molto più rigore delle "prove" che devono smentire, e sono quasi sempre in inglese, per cui sono poco accessibili a chi non conosce questa lingua.
Detesto veder insultato così il lavoro, il coraggio e il sacrificio (a volte anche della vita stessa) di chi ha realizzato l'impresa più grandiosa e meravigliosa del ventesimo secolo, uno dei pochi eventi dei quali l'umanità può essere fiera senza ma e senza se. Così ho preparato questa miniguida che smonta in breve le tesi di messinscena più frequenti.

1) NELLE FOTO MANCANO LE STELLE!
Eh già, perché alla NASA sono così cretini che nel ricostruire in studio l'allunaggio si sono dimenticati di metterci le stelle. Ma per favore! Soltanto chi non sa nulla di fotografia o si è fatto rintronare dai complottisti può sostenere un'argomentazione così ridicola.
Le stelle non si vedono nelle foto (ma gli astronauti le vedono) sulla Luna perché non si devono vedere. E' questione di tecnica fotografica di base.
Le stelle sono fioche rispetto al suolo fortemente illuminato dal sole. Per fare le foto senza sovraesporre il suolo, bisogna chiudere molto il diaframma dell'obiettivo e far entrare poca luce. Facendo entrare poca luce, però, non si fa entrare la luce fioca delle stelle. Ergo le stelle, nelle foto della superficie lunare, non si vedono.
Se le si vuol vedere, bisogna aprire il diaframma della macchina fotografica, nel qual caso però si sovraespone il suolo (diventa tutto bianco). Solo che agli astronauti interessava fotografare il paesaggio della Luna, non le stelle, per cui hanno esposto la pellicola per il tempo che serviva per fotografare correttamente il suolo.
Se non ci credete, andate fuori di notte, quando ci sono fuori le stelle, e cercate di fotografare il panorama illuminato della città insieme alle stelle. Scoprirete che non si può. Se esponete correttamente la foto in modo da vedere i dettagli della città, le stelle scompaiono; se esponete la foto in modo da far vedere le stelle, la città è fortemente sovraesposta.
E se neppure questo vi convince, date un'occhiata alle foto fatte nello spazio dagli astronauti italiani dello Shuttle: anche lì non ci sono stelle. Anche gli italiani fanno parte del complotto?

2) LA BANDIERA AMERICANA SVENTOLA, COME SE CI FOSSE ARIA. MA SULLA LUNA NON C'È ARIA
La bandiera "sventola" soltanto quando l'astronauta la scuote. Quando la molla, dondola un po', come è giusto che faccia anche un oggetto leggero in assenza d'aria, ma poi non si muove più.
Guardate bene i filmati, se non ci credete. Vi sfido a trovare un solo filmato in cui la bandiera sventola mentre non viene toccata. Anche sulla Terra si può far "sventolare" una bandiera in assenza di vento: basta darle una bottarella.

3) LE OMBRE HANNO DIREZIONI DIVERSE, INVECE DI ESSERE PARALLELE, COME SE CI FOSSERO DUE SORGENTI DI LUCE. I RIFLETTORI DELLO STUDIO CINEMATOGRAFICO!
Se davvero ci sono due sorgenti di luce, come mai nelle foto non ci sono anche due ombre per ogni oggetto? Basta guardare una partita di calcio in notturna per rendersi conto che se ci sono due sorgenti di luce, tutti gli oggetti devono formare due ombre.
Anche sulla Terra, di giorno, le ombre possono avere direzioni diverse: hanno la stessa direzione soltanto se cadono su superfici disposte nello stesso modo. E sulla Luna, mancando ogni riferimento (oggetti familiari di dimensione nota) che indichi la pendenza del terreno, è molto facile non accorgersi che una zona è inclinata rispetto a un'altra, come nella foto qui accanto.

4) C'È UNA LETTERA C SU UN SASSO IN UNA FOTO! E C'È UNA LETTERA C SUL TERRENO ACCANTO AL SASSO! SONO I RIFERIMENTI DELLO SCENOGRAFO!
Scusate, ma che senso avrebbe etichettare dei sassi di scena con una singola lettera? E' un sistema di etichettatura che permetterebbe soltanto ventisei oggetti. Un po' pochi per un set che deve ritrarre la Luna, la cui superficie è costellata di sassi, sassi e ancora sassi. [...]
La "C" sul sasso è in realtà un pelucco, presente nelle copie ma non negli originali. Lo si vede chiaramente ingrandendo l'immagine. [...] Presumibilmente il pelucco si è attaccato alla pellicola durante una delle tante duplicazioni delle foto originali (ricordate che questa è fotografia chimica, nella quale le copie non si fanno duplicando un file di computer, ma rifotografando la fotografia). [...]
C'è anche da considerare una singolare coincidenza: la "lettera" trovata sul sasso è proprio una di quelle a curva o linea semplice che un pelucco forma spontaneamente. Non è, per esempio, una K o F o H o M o A.

5) NEGLI ARCHIVI DELLA NASA CI SONO FOTO RITOCCATE, QUINDI SONO TUTTE FALSE!
Certo che ci sono foto ritoccate. Ma il ritocco è puramente estetico e non arriva mai alla falsificazione. Anche le foto di Naomi Campbell sui giornali sono ritoccate per rimuovere le imperfezioni della sua pelle, ma questo non vuol dire che il fotografo non ha immortalato Naomi e l'ha sostituita con la sua portinaia. [...]
Per esempio, una delle più celebri immagini del primo sbarco sulla Luna è da sempre ritoccata piuttosto pesantemente per ragioni estetiche. [...]
Fra l'altro, bisogna che questi complottisti si decidano: o dicono che le foto sono fatte in studio, e allora non si capisce perché ci sia stato bisogno di ritoccarle (bastava rifarle); oppure dicono che le foto sono ritoccate, ma allora questo implica che sono autentiche. Volete mettervi d'accordo una buona volta?

6) PERCHÉ MAI NESSUNO HA RITENTATO L'IMPRESA?
Perché costa ed è rischiosa, dannazione, e non si spendono miliardi e rischiano vite solo per fare contenti i complottisti. A meno che, naturalmente, paghino loro e si offrano come passeggeri. Ci deve essere un motivo molto forte per rischiare e spendere pur di andare sulla Luna, e per ora, passato il prestigio politico del primo sbarco, questo motivo non c'è.

7) PERCHÉ NON VIENE DATA UNA VOLTA PER SEMPRE UNA PROVA INCONFUTABILE DELLO SBARCO UMANO SULLA LUNA?
Purtroppo chi crede a queste ipotesi parte con dei preconcetti che rendono inutile ogni dimostrazione contraria. Noterete che molto spesso la gente crede al complotto semplicemente perché ha sentito dire che c'è qualcuno che ha scritto un libro in proposito. Con questi appunti non intendo certo far cambiare idea a chi crede: voglio solo fornire qualche spunto a chi vuol capire.
Una delle soluzioni più eleganti, visto che sta nascendo l'epoca dei viaggi spaziali commerciali, è caricare gli scettici su una cosmonave e portarli sulla Luna, così che possano verificare con i propri occhi. Poi, però, li lasciamo là, così la smettono di rompere l'anima e sminuire il genio, il duro lavoro e i sacrifici di chi ha lavorato ai programmi spaziali, a volte rimettendoci la vita. Perché è questo che fanno i complottisti: si sentono superiori ai comuni mortali perché loro sanno la Verità che noi poveri scemi non riusciamo a cogliere.
Ma mi sa che anche così probabilmente non ci crederebbero: penserebbero a un viaggio simulato o a qualche altra "spiegazione" strampalata. Almeno finché non vanno a fare una passeggiata all'aperto. Senza tuta spaziale, s'intende.

LE PROVE VERIFICABILI A FAVORE DEGLI SBARCHI
Ci sono comunque alcuni esperimenti che si possono davvero fare, persino adesso che sono passati più di trent'anni, per dimostrare che sulla Luna qualcuno c'è andato davvero.

I CAMPIONI DI ROCCIA LUNARE
Ci sono i campioni di roccia lunare (non solo quelli americani, ma anche quelli sovietici), che basta esaminare per verificare che sono chimicamente diversissimi da ogni roccia terrestre, ma bisogna essere geologi per capirlo.

FILMATI FISICAMENTE IMPOSSIBILI
Sarebbe stato comunque impossibile realizzare in studio i filmati dello sbarco. Ci sono alcune caratteristiche fisiche dell'ambiente lunare, come la mancanza d'aria e la gravità ridotta, che non si possono duplicare sulla Terra.
a) La polvere sollevata dalle ruote del Lunar Rover (l'automobilina portata sulla Luna nelle missioni successive) viene proiettata secondo un arco perfetto: se ci fosse aria, formerebbe delle volute turbinose. Questo è un effetto ottenibile soltanto nel vuoto.
b) Il modo in cui gli astronauti saltellano sulla superficie lunare è realizzabile soltanto in un ambiente a gravità ridotta. Se si cerca di ricreare l'effetto usando fili o altre tecniche tipiche del mondo cinematografico, come il rallentatore, si ottiene un comportamento vistosamente diverso e rilevabile anche da un occhio non esperto.

IMMENSA MOLE DI DATI PUBBLICAMENTE CONSULTABILI
Naturalmente c'è anche l'immensa mole di dati pubblicamente consultabili: i progetti, gli schemi tecnici, il software, i piani di volo, gli archivi, gli inventari, le infinite procedure burocratiche, gli appalti, i collaudi... Tutti meticolosamente documentati e protocollati come solo un progetto governativo sa fare.
Per creare la messinscena, sarebbe stato necessario inventare di sana pianta tutto questo monumentale apparato di scartoffie, e inventarlo senza mai cadere in contraddizione. Un'impresa forse ancora più difficile che andare sulla Luna per davvero.

IL SEGRETO MEGLIO TENUTO DELLA STORIA?
Ciliegina sulla torta, c'è il piccolo problema che per far funzionare tutta questa messinscena bisognerebbe riuscire a tenere vincolate alla consegna al silenzio per decenni le centinaia di migliaia di persone (non esagero, sono cifre di dominio pubblico) che hanno lavorato al progetto.
Sono ormai passati quasi cinquant'anni, e non c'è stata neppure una confessione in punto di morte di un ex dipendente della NASA o di una delle tantissime società private coinvolte nel progetto. Pensate quanto avrebbe dato il KGB per trovare una talpa che le vendesse la soffiata del secolo, ossia che era tutta una finta. Niente da fare.

LE DOMANDE DA FARE AI COMPLOTTISTI
a) Perché si sospetta la messinscena da parte statunitense, mentre non si solleva alcuna obiezione sulle missioni lunari sovietiche, che non portarono cosmonauti ma comunque andarono sulla Luna e ne riportarono campioni di roccia?
b) Perché i sovietici, che pure avevano un sistema di spionaggio sofisticatissimo, non si accorsero della messinscena e non la denunciarono al mondo? Ne avrebbero avuto tutti i motivi. Far fare una figuraccia ai rivali capitalisti degenerati sarebbe stata un'occasione ghiottissima. Eppure rimasero zitti. Come mai?
c) C'è una sola foto decente di Neil Armstrong sulla Luna, e anche in quella lo si vede di spalle. Se le foto sono state fatte in studio, come mai non hanno pensato a farne un po' anche ad Armstrong, visto che tutto sommato era il personaggio più "storico", essendo il primo uomo sulla Luna?
d) I veicoli usati per le missioni furono progettati e fabbricati da società commerciali, nelle quali notoriamente la segretezza non è mai perfetta. Come mai, in tutti questi anni, nessuno dei cinquecentomila dipendenti della Boeing, della Grumman e delle altre società coinvolte (subappaltatrici comprese) si è mai fatto avanti per denunciare la truffa, per dire "guardate che questo veicolo è finto, non funziona e se va sulla Luna si sfracella"? Come mai non c'è stata nessuna confessione in punto di morte, quando non c'era più nulla da perdere? Allora avrebbero costruito dei veicoli perfettamente funzionanti, fino all'ultimo bullone, e non li avrebbero usati?
e) Il filmato della ripartenza del modulo lunare dalla superficie della Luna, ripreso dalla telecamera automatica, mostra chiaramente che non c'è aria, perché polvere e frammenti vengono proiettati secondo linee rette invece di formare sbuffi o volute. Come sarebbe stato possibile ricreare un effetto del genere in studio, negli anni Sessanta?

Nota di BastaBugie: vi presentiamo il video dove l'autore di questo articolo mostra le prove che l'uomo è davvero stato sulla luna, confutando, dati alla mano, le 5 principali congetture dei complottisti. Il filmato dura 11 minuti e mezzo ed è tratto dalla trasmissione "EVA" andata in onda su Rai Due il 7 maggio 2012 (unico neo: l'abbigliamento della presentatrice)


https://www.youtube.com/watch?v=CTJrfJyPYLg

Fonte: Complotti lunari

4 - IL SACERDOTE CHE CON IL SUO GENIO SCIENTIFICO CATALOGO' OLTRE 1000 SPECIE DI FUNGHI
Richieste di consulenze arrivavano da tutta Europa all'abate e micologo Giacomo Bresadola, ma lui restò l'umile prete di sempre
Autore: Barbara Sartori - Fonte: Avvenire, 19/09/2012

I colleghi statunitensi lo consideravano un maestro, «the most learned in the world». Richieste di consulenze gli arrivavano da tutta Europa.
Ma, in Italia, al di fuori di una ristretta cerchia di esperti, restava un modesto parroco della Val di Sole.
È un sacerdote trentino vissuto a cavallo tra Otto e Novecento il più grande micologo italiano, l'abate Giacomo Bresadola. La Biblioteca della sede piacentina dell'Università Cattolica - che ne conserva gran parte delle opere, vere rarità editoriali, donate da Giuseppe Fogliani, dal 1960 al '92 docente della Facoltà di Agraria - vuol rendere omaggio al suo genio scientifico. Fino al 28 settembre, nell'atrio d'onore, è possibile ammirare alcuni testi originali e riproduzioni delle tavole dipinte dal Bresadola per illustrare i funghi analizzati in cinquant'anni di ricerche. Si calcola, limitandosi alle sole nuove specie, che ne abbia catalogate ben 1017.
Nato a Ortisé nel 1847, Giacomo Bresadola è indirizzato dal padre alle scuole tecniche a Rovereto, per farne un ingegnere. Lui preferisce il seminario: nel 1870 è sacerdote.
Non dimentica però la passione per le scienze. A Baselga di Piné il giardino della canonica diventa un orto botanico. A Roncegno comincia lo studio delle fanerogame, piante della famiglia dei faggi e degli abeti, sotto la guida Francesco Ambrosi, direttore e bibliotecario del Museo di storia naturale di Trento. È lui a proporgli di occuparsi di muschi e licheni, presentandogli il biologo Venturi. Si deve invece al cappuccino Giovanella da Cembra, se, mentre era curato a Magras, tra il 1878 e l'83, inizia a interessarsi di funghi. Ma i testi su cui lavorare - si accorse il sacerdote - erano imprecisi.
Decise perciò di scrivere ad Andrea Saccardo, docente di botanica all'Università di Padova, chiedendogli di inviargli le sue opere e proponendosi «per la ricerca di qualche fungo o altro che riguarda la Micologia, che specialmente in questi paesi montuosi è ricca, e vergine dalle ricerche degli scienziati». È l'inizio della carriera di micologo. Nel 1881 entra in contatto con gli studiosi nordamericani e pubblica la sua prima opera, Fungi tridentini novi vel nondum delineati, un atlante di 281 specie locali, descritte e illustrate dall'autore.
Seguiranno Mycromicetes tridentini (1889) e la divulgativa Funghi mangerecci e velenosi dell'Europa media , in italiano (pubblicata postuma).
Il rigore dello studio e la finezza del tratto sono la peculiarità del metodo del Bresadola, che non si accontentava di vaghe descrizioni, ma - seguendo l'insegnamento del francese Lucien Quélet - corredava le sue schede con note critiche e minuziosi disegni, frutto di un attento esame al microscopio. Il suo credito crebbe a tal punto che i musei di Londra, Parigi, Uppsala, Liegi, Washington, Kiev gli inviavano da analizzare le loro collezioni più preziose e ancora oggi custodiscono testimonianze del suo infaticabile lavoro. Senza spostarsi da Trento - nel 1884 era stato nominato amministratore all'Ordinariato vescovile e nel 1887 al capitolo della Cattedrale ­ poté revisionare miceti da ogni latitudine, con l'obiettivo di dare ordine alla catalogazione esistente: ottocento specie furono dichiarate non valide.
A dispetto dei riconoscimenti ­ nel 1927 la laurea honoris causa in scienze naturali a Padova, il titolo di socio fondatore conferito dall'Accademia pontificia dei Nuovi Lincei, dalla Società micologica britannica e da varie accademie europee - restò l'umile prete di sempre. Le ristrettezze economiche lo costrinsero a vendere al museo di Stoccolma un erbario con 30mila specie. Alcuni editori stranieri avevano messo gli occhi sulla documentazione prodotta in una vita di studio, qualcosa come 1250 tavole a colori, disegnate a mano. Le avrebbero ottenute, se il Museo tridentino di storia naturale e alcuni studiosi italiani non fossero intervenuti per promuovere la monumentale Iconographia Mycologica .
Furono raccolte sottoscrizioni in tutto il mondo e, insieme al denaro, arrivavano attestati di stima nei confronti dell'anziano abate. Prima di morire, nel '27, riuscì a vedere pubblicati i primi 12 dei 26 volumi di cui si compone l'opera, conclusa nel '33. Rarissima, sul mercato librario è quotata sui diecimila euro. Ora, grazie alla 'Società Micologica Bresadola' di Trento, gli appassionati possono consultarla in versione digitale.

Fonte: Avvenire, 19/09/2012

5 - A.A.A. CERCHIAMO MALATI TERMINALI PER RUOLO DA PROTAGONISTA
L'istigazione al suicidio è reato penale, ma se lo spot è fatto dai radicali è tutto ok
Autore: Danilo Quinto - Fonte: Corrispondenza Romana, 31/10/2012

Recita l'art. 580 del codice penale: «Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da 5 a 10 anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da 1 a 5 anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima».
A diritto vigente, quindi, l'istigazione al suicidio è un reato. Non stiamo qui a chiedere che Vittorio Feltri risponda ad alcuno, se non alla propria coscienza, dell'editoriale dello scorso 7 ottobre con il quale solidarizzava con Pannella sull'eutanasia e in particolare per lo spot con il quale l'Associazione Luca Coscioni, attraverso il sito "eutanasialegale.it"  «invita i malati terminali a raccontare le proprie sofferenze e, magari – scriveva Feltri, per il quale «Pannella non sarà mai senatore a vita perché la vita, lui, l'ha dedicata sul serio ai diritti civili» – a esprimere il desiderio di farla finita in anticipo sulla scadenza naturale della vita».
È questo, però, il punto. Quello spot (A.A.A. Cerchiamo malati terminali per ruolo da protagonista. Donne e uomini dai 18 anni in su. Anche prima esperienza), che è in rete da un mese, incita all'eutanasia: «Ammalarsi fa parte della vita. Come guarire, morire, nascere, invecchiare, amare. Le buone leggi servono alla vita: per impedire che siano altri a decidere per noi, in nome di Stati o religioni; per garantire libertà e responsabilità alle nostre scelte, drammatiche e felici. Fino alla fine».
Oggi – dicono i radicali – il diritto costituzionale a non essere sottoposti a trattamenti sanitari contro la nostra volontà è costantemente violato, anche solo per paura, o per ignoranza, e chi aiuta un malato a morire rischia fino a dodici anni di carcere. Senza peraltro ricordare che grazie ad una sentenza di un magistrato di Roma, il medico Mario Riccio, che aveva assistito e accompagnato alla morte Piergiorgio Welby, nel 2007 fu prosciolto dall'accusa di omicidio del consenziente (l'art. 579 del codice penale, recita: «Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni»). «Una vittoria straordinaria della nonviolenza radicale», la definì Marco Cappato, per il quale lo spot ideato oggi «non è una provocazione». «Per noi – dice – è importante aiutare e fornire informazioni a chi chiede l'eutanasia. Ma l'idea è anche quella di raccogliere testimonianze pubbliche».
Aiutare e fornire informazioni per chi vuole praticare l'eutanasia – dice Cappato – che s'intende rendere legale, attraverso una proposta di legge sulla quale si stanno raccogliendo le firme.
«Ci affidiamo a Pannella», dice Feltri. È in buona compagnia, perché in questo paese Pannella gode di larghissima credibilità. Anche chi lo avversa, è abituato a non farlo fino in fondo, ad essere tiepido e dialogante, a volte conciliante e sempre rispettoso. A usare il rispetto che si deve a quell'ideologia anti-umana che tanto affascina e seduce, devastando i principi dell'ordine naturale, validi sia per i miscredenti sia per coloro che credono e per questo strenuamente avversati.
Coloro che fanno credere di battersi strenuamente in Parlamento contro l'eutanasia – ci riferiamo all'Intergruppo parlamentare per la vita – sono pronti a varare un disegno di legge sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, che non è altro che l'usbergo all'eutanasia. Perfino la Conferenza Episcopale Italiana, attraverso le parole del suo portavoce e responsabile delle Comunicazioni Sociali, Monsignor Domenico Pompili, che si è fatto intervistare proprio da "Radio Radicale", ha inteso aderire alla proposta di Pannella sull'amnistia. Il "cortile dei gentili" non produce conversioni, ma intese e accordi certamente sì.

Fonte: Corrispondenza Romana, 31/10/2012

6 - PORNOGRAFIA: MERCATO, VIOLENZA, DIPENDENZA
Come la distinzione tra droghe pesanti e leggere (in realtà tutte le droghe fanno male!), anche la distinzione tra erotismo e porno è fuorviante perché ridimensiona la pornografia, come se fosse questione marginale
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Prolife news, 27/10/2012

Nemmeno la paralisi dell'economia globale ha potuto nulla contro un mercato che non solo non ha conosciuto cedimenti, ma s'è pure espanso: l'industria a luci rosse. Prima di vedere numeri ed effetti del fenomeno, una premessa: costituisce pornografia qualsiasi forma di scrittura o di rappresentazione o audizione che abbia come scopo quello di eccitare sessualmente. Ogni distinzione tra erotismo e porno, come assicurano anche esperti del calibro di Tinto Brass, è pertanto da ritenersi puramente formale e volta a ridimensionare la pornografia, come se fosse questione marginale, mentre invece – numeri alla mano – rappresenta una realtà di dimensioni impressionanti. I dati, per stare al nostro Paese, sono eloquenti : dal 2004, anno in cui il volume d'affari dell'hard, per la prima volta, superò il miliardo di euro, non ci sono più state battute d'arresto. Una crescita costante. Come in tutto il mondo, del resto.
La San Fernando Valley, definita non a caso la "Capitale pornografica mondiale", lancia qualcosa come più di 10.000 porno film all'anno. Analoga invasione sul versante delle riviste; basti dire che la diffusione Playboy e di Penthouse, negli Stati Uniti, è doppia rispetto a quella di Newsweek e di Time messi insieme. Un calendario di Playboy, tanto per non farsi mancare nulla, gli astronauti dell'Apollo 12 se lo portarono addirittura sulla Luna. Decisamente emblematico, poi, è il caso del dominio www. sex.com – considerato il più popolare al mondo – un tempo proprietà di una società californiana finita in bancarotta e venduto, durante un'asta conclusasi lo scorso ottobre, alla cifra record di 13 milioni di dollari.
Investimento folle, verrebbe da dire. Ma se si pensa che ogni secondo su internet vengono spesi oltre 3.000 dollari per acquistare contenuti porno, si fa presto a capire la ragione di tanto interesse verso la più nota sigla erotica. La natura redditizia del porno, ad ogni modo, non è certo una novità: John Cleland scrisse Memorie di una donna di piacere (1748-49) – che fruttò all'editore 10.000 sterline in tre anni – per pagarsi i debiti, e lo stesso fece Apollinaire, che si dedicò alla narrazione osé per meri fini pecuniari. Col passare del tempo e con l'evoluzione dei mass media, chiaramente, anche l'industria a luci rosse s'è aggiornata.
Al punto che oggi, a rendere ancora più penetrante il successo della pornografia, ci si son messi pure tutta una serie d'inquietanti messaggi subliminali disseminati qua e là, manco a dirlo, pure nei cartoni animati. Sull'efficacia di questi messaggi si può discutere, ma già solo il fatto che contenuti erotici – per giunta in ripetute occasioni – siano stati inseriti in prodotti destinati ai più piccoli suona quanto meno inquietante. E viene quindi spontaneo chiedersi quali effetti possa produrre una così diffusa campagna pansessualista, che spazia dal cinema alla pubblicità, dalla letteratura alle equivoche lezioni di educazione alla sessualità tenute in molte scuole.
Per scoprirlo, possiamo attingere ad una letteratura scientifica assai vasta ed estesa nel tempo. In una ricerca condotta da Mosher (1970), nel corso della quale furono mostrati a degli studenti universitari di entrambi i sessi due pellicole hard curate dall'Istituto di Ricerca Sessuale di Amburgo, si rilevò come l'esposizione ai film possa favorire il cambiamento, in termini permissivi, delle opinioni sulle condotte sessuali, in particolare per ciò che riguarda i rapporti pre-matrimoniali. Baran (1976), servendosi di un campione di 202 studenti americani, ha invece riscontrato una preoccupante correlazione tra l'esposizione cinematografica a scene erotiche e l'insoddisfazione, nella vita quotidiana, della propria vita sessuale. Il che suffraga l'idea che la pornografia, anziché stimolare la vita sessuale dei suoi fruitori, la banalizzi fino a mortificarla.
Decisamente allarmanti anche le conclusioni riportate da Goldstein e Kant nel loro Pornography and Sexual Deviance (1978). Costoro, infatti, constatarono come «i gruppi dei delinquenti sessuali, particolarmente gli stupratori, sono stati esposti nella preadolescenza a materiale erotico più esplicito». Una tendenza duratura, dato che questi soggetti «registrano una maggior frequenza di esposizione a foto o a libri che descrivono rapporti sessuali». Altri autori, denunciando carenza di evidenze scientifiche, hanno espresso riserve circa l'esistenza di un nesso causale tra pornografia e reati di tipo sessuale, anche se, di contro, non mancano storie paradigmatiche che chiariscono la pericolosità del consumo di materiale a luci rosse.
Ted Bundy, uno dei più prolifici serial killer americani, in un'intervista rilasciata ad uno psicologo poco prima di essere giustiziato disse: «Il mio percorso è cominciato all'età di 12 anni quando sono venuto a contatto per la prima volta con dei testi pornografici. Il tipo peggiore di pornografia esistente è quella che incita alla violenza sessuale. L'unione del sesso e violenza porta a un comportamento terribile da definire». Sarà un caso, ma anche il pluriomicida Cesare Battisti sembra coltivare interesse per l'hard, tanto che nel 1998, sul settimanale Amica, è apparso un suo racconto erotico che sarebbe eufemistico definire di dubbio gusto. Ovviamente questo non dimostra nulla, ma sarebbe miope negare come il consumo di materiale luci rosse funga da cornice esistenziale per molti soggetti pericolosi.
A questo riguardo, non va dimenticato come la pornografia rappresenti, secondo quanto messo in luce da Wyre (1987), un passatempo preparatorio per l'azione pedofila. Eppure, mentre – giustamente – l'indignazione si spreca contro qualsivoglia abuso contro i bambini, quasi nessuno si prende la briga di sollevare quanto meno il dubbio che l'abnorme espansione del mondo a luci rosse possa costituire un pericolo. Per i bambini, come dicevamo poc'anzi, ma anche per le donne. Ci sono infatti numerosi studi, ad esempio quelli di Ertel (1990) Bohrer (1992), che hanno evidenziato come si via correlazione tra il consumo pornografico e il deterioramento della considerazione della dignità della donna, che viene sempre più declassata a mero strumento di piacere.
Particolarmente significativa, a questo proposito, una lettera pubblicata nel libro di Lorella Zanardo, Il corpo delle donne (Feltrinelli 2010): «Sono un ragazzo di 24 anni cresciuto con il porno su internet. Quando guardo le mie coetanee, non vedo che difetti. E' molto più facile stare davanti al pc che impegnarsi in un rapporto umano. Nel corso del tempo mi sono reso conto che il sesso ha influenzato le mie fantasie, non sogno altro che una donna da trattare come nei film». Testimonianze simili, che attestano come il consumo di materiale a luci rosse rappresenti una nefasta propaganda contro la dignità della donna, non sono affatto rare perché, come scrive Annalisa Verza nel suo Il dominio pornografico (Liguori 2006), la «pornografia, in quanto connubio di sesso e potere, non contempla l'uguaglianza. Non può farlo. L'uguaglianza, infatti, eliminerebbe il potere, il concetto chiave della pornografia, il quale abbisogna per la sua pensabilità, di asimmetria. Il sogno venduto dalla pornografia dipinge le donne in balia del potere».
Un altro grave aspetto legato alla pornografia concerne la forte dipendenza che essa provoca. Gli americani – da sempre in anticipo sui tempi – l'hanno classificata tra le new addictions, le nuove dipendenze. E anche se molti hanno ne hanno sentito parlare solo in seguito alle dichiarazioni di Tiger Woods, Michael Douglas e David Duchovny – vip che hanno ammesso pubblicamente la loro dipendenza dal sesso – il nostro Paese non è estraneo al fenomeno, anzi: sarebbero un milione e mezzo, secondo stime prudenti, gli italiani ad esserne colpiti. Per fronteggiare questa emergenza stanno finalmente nascendo, anche da noi, cliniche specializzate. La prima è stata inaugurata qualche anno fa a Bolzano ed è gestita dalla Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive.
Il punto è che purtroppo la dipendenza dal sesso, a livello sociale, non è ancora percepita come un problema; chi si ubriaca è ritenuto un alcolizzato, chi ricorre a droghe un tossicodipendente, mentre chi fa incetta di materiale hard, quasi sempre, passa per un innocuo cultore del genere. Un equivoco, questo, che spiega tante cose. A cominciare dal fatto che spesso ci si dimentica che, prima di essere un business e una dipendenza, la pornografia è qualcosa di profondamente immorale e umiliante. Mercifica il corpo delle donne e degli uomini che – né più né meno di chi si prostituisce sui marciapiedi – fanno del sesso un mestiere, e ferisce l'anima di quanti, senza accorgersene, finiscono col confondere il sentimento con la prestazione, l'amore col piacere, l'unione col dominio. E, quel che è peggio, dimenticano che, come uomini, siamo stati creati per essere liberi, per non accontentarci e per scavare oltre la superficie delle relazioni. Per vivere un Amore più grande.

DOSSIER "PORNOGRAFIA"
Com'è nata e le sue conseguenze

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Fonte: Prolife news, 27/10/2012

7 - IL MUSEO VIRTUALE DEI MIRACOLI EUCARISTICI
Uno è ancora in corso: nella Basilica di San Francesco a Siena si conservano intatte dal 1730 ad oggi 223 ostie
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 31/10/2012

Internet è una strada eccellente per scoprire i tesori della Tradizione e per capire veramente che cosa significa essere cattolici:  «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv. 3,8) e il vento passa certamente nello straordinario sito dedicato ai Miracoli eucaristici nel mondo "miracolieucaristici.org": un museo virtuale ed una mappa interattiva di indubbio valore storico ed iconografico, dietro i quali si innalza una profonda Fede.
L'autore è Carlo Acutis, nato a Londra (dove si trovavano i suoi genitori per lavoro) il 3 maggio 1991 e morto nel 2006 a 15 anni, a causa di una leucemia fulminante. Egli offrì le sue sofferenze per il Papa e per la Chiesa. Era esperto di computer e leggeva testi di ingegneria informatica con passione e competenza. La diocesi ambrosiana ha introdotto la sua causa di beatificazione. Le sue colonne furono: Gesù Eucaristia e Maria Santissima; i suoi modelli: i pastorelli di Fatima, ovvero i beati Francesco e Giacinta Marto; san Domenico Savio; san Luigi Gonzaga e san Tarcisio, il quale subì il martirio da adolescente, mentre portava l'Eucaristia ai cristiani in carcere. Scoperto, strinse al petto il Corpo di Gesù, per non farlo cadere in mani profane, ma venne ucciso.
Il Martirologio romano ne fissa la morte il 15 agosto del 257 d.C. Il suo corpo fu sepolto nelle catacombe e fu portato nel 767 dal Pontefice Paolo I nella basilica di San Silvestro in Capite, dove oggi riposa sotto l'altare maggiore. Tarcisio martire e Carlo Acutis sono uniti dallo stesso amore per Gesù Eucaristia: ogni giorno Carlo riceveva la Santa Comunione con un immenso fervore. Aprendo il suo sito, che ci ha lasciato in eredità, possiamo scorrere meravigliose storie dove Gesù si è manifestato visivamente e a tutti nell'Ostia.
Fra questi miracoli uno è ancora in corso, dal 1730 ad oggi, ininterrottamente. Nella Basilica di San Francesco a Siena si conservano intatte, da 276 anni, 223 Ostie. Il 14 agosto del 1730 alcuni ladri riuscirono ad entrare in San Francesco e rubarono la pisside contenente 351 particole consacrate (molte Ostie furono poi utilizzate nelle ricognizioni e negli esami scientifici).  Dopo tre giorni, nella cassetta delle elemosine del Santuario di Santa Maria in Provenzano, furono ritrovate, intatte, tutte le Ostie e tali sono rimaste: fresche, chimicamente pure e non presentano alcun principio di corruzione. Scorrendo la bellissima mappa interattiva scopriamo che in un monastero benedettino di Andechs, in Germania, si conserva la reliquia del miracolo verificatosi a Roma nel 595, durante una Santa Messa celebrata da san Gregorio Magno. Al momento di ricevere la Santa Comunione, una nobildonna romana cominciò a ridere perché assalita dai dubbi circa la verità della reale presenza di Cristo nel pane e nel vino consacrati. Il Papa allora decise di non comunicarla e subito le specie del pane si mutarono in Carne e Sangue.
A Parigi, durante la Pasqua del 1290 un ateo, che aveva in odio la Fede cattolica, si procurò un'Ostia consacrata, per profanarla: la prese a coltellate e la gettò nell'acqua bollente; ma l'Ostia si sollevò, davanti all'uomo sconvolto, poi andò a posarsi nella ciotola di una pia donna, che subito consegnò la Particola al proprio parroco. La casa del profanatore fu trasformata in una cappella, dove venne conservata la santa Ostia, che sarà distrutta durante la Rivoluzione francese.
Nel 1640, durante l'invasione di Torino delle truppe del Conte d'Harcourt, i soldati francesi si introdussero nella chiesa di Santa Maria del Monte a Torino e uccisero numerosi civili, mentre la vita dei frati Cappuccini venne risparmiata. Tuttavia un soldato riuscì ad aprire il Tabernacolo, contenente la pisside con alcune Particole consacrate e subito fu investito da una lingua di fuoco che gli bruciò il viso. La porticina del Tabernacolo, decorata con agata e lapislazzuli, presenta ancora le tracce della manomissione.

Fonte: Corrispondenza Romana, 31/10/2012

8 - CARLO CASINI SMENTISCE ASSUNTINA MORRESI
Le considerazioni di Mario Rocchi, socio fondatore del primo CAV d'Italia e del Movimento per la Vita
Autore: Mario Paolo Rocchi - Fonte: Notizie PRO-LIFE

Nel quadro del dibattito politico sulla legge d'aborto 194, appare talvolta la tesi secondo la quale essa non riconosce il diritto di aborto.
Una firma femminile regolarmente presente anche nella stampa cattolica, presumibilmente associata a una qualche corrente clerico-moderata, è pienamente convinta di questa tesi, sostenuta, a suo dire, da "tutti i giuristi, a cominciare da quelli cattolici."
Liberissima – ovviamente – di sostenere questa tesi. Ma guai a chi sostiene il contrario e – ohibò! – documenta che, quantomeno, ci sono giuristi che la pensano diversamente.
Chi fa così – come ha contestato ad un mio amico pro-life – ce l' ha con lei, vuole danneggiarla, è scorretto, non ci si può discutere, che la smetta...
Francamente! Al di fuori di qualunque intenzione autoreferenziale, devo dire che, poiché per motivi puramente anagrafici e senza alcun merito, faccio parte della stagione dei fondatori, io c'ero, e conosco quelle battaglie e quei giudizi.
"(...) Perciò i difensori della legge 194 commettono una grave scorrettezza quando scrivono che la legge 'ammette l'aborto soltanto in casi particolari'. La verità, infatti, è che nei primi novanta giorni di gestazione l'aborto è completamente libero e ha come unica giustificazione la richiesta della madre. Nella legge non vi è alcuna casistica limitatrice. (...).
Ma vi è di più: le circostanze dell'art.4, già estese fino a comprendere ogni ipotesi, non debbono essere provate, ma soltanto 'accusate' dalla madre.
Chi difende la legge dice qualche volta che l'aborto non è un diritto civile. Di fatto, però, la normativa vigente lo riconosce come un diritto civile altamente protetto, come un vero e proprio diritto di libertà garantito dalla gratuità e dall'obbligo dello Stato (cioè di tutti noi) di dargli soddisfazione. Dunque la legge ha introdotto il diritto di aborto che prima non esisteva. (...)."
Questa citazione fa parte di un articolo che, come scrive l'autore, era stato "espressamente chiesto" dal Corriere della Sera, con l'accordo di pubblicarlo durante la campagna referendaria del 1981; ma non fu pubblicato "perché successivamente – come mi [all'autore] fu detto – la linea era cambiata."
La probabilmente più giovane firma sarebbe interessata a conoscere l'autore? O no?
L'autore, entrato in magistratura nel 1961, è l'attuale parlamentare europeo Carlo Casini.
Fra le molte possibili, mi limito a una citazione.

Fonte: Notizie PRO-LIFE

9 - OBAMA VINCE GRAZIE ALL'URAGANO SANDY
Onnipresenza del presidente in tv ed aiuti di Stato (a spese dei contribuenti) in New Jersey fanno pendere l'ago della bilancia su colui che 4 anni fa vinse con più del doppio di voti sul rivale
Autore: Caelsius Mars - Fonte: Qelsi, 5 novembre 2012

Chissà cosa ne avrebbero detto in Italia media, politici ed opinione pubblica se Berlusconi, nell'immediata vigilia di una tornata elettorale, si fosse installato h24 su tutti i canali televisivi di Rai, Mediaset, La7, Telenorba e via dicendo, tenendo comizi per spiegare quanto è bravo, che gli alluvionati vanno soccorsi subito e tanto e che nel Paese c'è una "evidente" ripresa. Se poi ti insedi in permanenza nello Stato più disastrato, cioè il New Jersey, dal quale organizzi raids in elicottero negli altri 10 stati colpiti dall'uragano, ti fai riprendere 106 volte con indosso sempre il giubbotto di pelle griffato Air Force One, mentre prometti di dispensare soldi (dei contribuenti) a piene mani, assegni ad 8 zeri mica peanuts, al punto da ricevere da Chris Christie, governatore repubblicano (sic!) del New Jersey, un endorsement – cioè un elogio, un vero attestato di riconoscenza – per gli aiuti manco ricevuti, ma solo promessi, reso pubblico e ben pubblicizzato dal presidente arrivato (dice lui) dalle Hawaii, ecco che avete una misura di quello che è successo negli USA la scorsa settimana. Se poi ci mettete che il candidato repubblicano Romney nello stesso periodo è stato impossibilitato dalle condizioni meteo a svolgere la propria campagna elettorale nel Nord Est degli Usa, dove era essenziale per lui conquistare Ohio e Wisconsin, ecco che il quadro della situazione attule a meno di 24 ore dalle elezioni appare dettagliato in ogni suo distorto contorno. E così, "within a matter of hours", cioè nel giro di poche ore come mestamente ci riferiva ieri un analista politico dello staff di Romney, la corsa alla Casa Bianca è stata letteralmente falsata, con un concorrente che ha continuato a correre, mentre l'altro era tenuto fermo per cause legate al tempo meteorologico. Le cifre parlano chiaro, anche se si tratta di polls. Prima dell'arrivo dell'uragano Sandy, la situazione mediata sui sondaggi di tutti gli istituti specializzati, da Gallup a Ipsos, da Rasmussen a PPP era di Romney in vantaggio 261 a 259 nei grandi voti elettorali, che sono 538 in tutto per cui vince chi arriva almeno a 270, con in bilico in pratica solo l'Ohio, dove tuttavia Romney aveva rimontato sino a vantare un leggerissimo vantaggio su Obama. Su base nazionale, Romney era in vantaggio stimato tra 1 e 4 punti percentuali. Oggi, alla vigilia del voto, la situazione si è ribaltata completamente. Obama è in leggerissimo vantaggio a livello nazionale, appena un punto percentuale, ma è tornato in vantaggio in Winsconsin e soprattutto in Ohio, ed è riuscito a recuperare persino in Florida, uno Stato che sembrava aver perso a favore del rivale che era passato da meno 6 a più 1 % nel giro di sette giorni. Va sottolineato che quella di Romney era stata una corsa ad ostacoli sin dall'inizio. La sua candidatura non ha mai convinto l'ala più tradizionalista del Gop che si richiama ai valori patriottici e libertari del "tea party", non ha acceso la fantasia di nessuno, nè sollevato alcun entusiasmo nel popolo repubblicano, ottenendo la nomination per senso di responsabilità degli altri candidati repubblicani che si sono ritirati presto dalla competizione per non concedere troppo vantaggio ad Obama con una lotta fratricida. Ciò nonostante, quando Romney ha cominciato a dedicarsi alla campagna elettorale accusava una distanza di almeno una decina di punti dal presidente in carica. E' stato bravo a rimontare con una impresa poi però vanificata da due circostanze. La prima è di aver gestito male la morte dell'ambasciatore Chris Stevens in Libia. Invece di attaccare Obama direttamente, passando per uno strumentalizzatore opportunista, avrebbe dovuto semplicemente chiedere al presidente ed al segretario del Dipartimento di Stato Hillary Clinton quali fossero le misure di sicurezza vigenti a protezione del personale americano delle ambasciate nei paesi islamici. Ne sarebbe venuto fuori un quadro di lacune, inefficienze ed imperdonabili trascuratezze da mettere in seria difficoltà Obama, che invece ha avuto modo di salvarsi buttandola in caciara. Soprattutto, Romney è apparso meno pronto di Obama sul piano dialettico, non si è saputo vendere come fa il presidente con chiacchiere che non dicono niente, ma che alla gente piace ascoltare divertita. Ad esempio, quando Obama ha fatto la battuta che oggi l'America non ha solo meno navi che nel 1916, ma anche meno cavalli e meno baionette, Romney non è stato pronto a ribattere che la guerriglia in Iraq ed Afghanistan è con le baionette che si combatte, non con i missili a testata nucleare. Poi, seconda circostanza imprevedibile, ci si è messo pure l'uragano Sandy. Questa volta che sembrava non ci fosse la tradizionale "October surprise", cioè l'evento dell'ultimo minuto nell'ambito della vita privata o pubblica capace di favorire un candidato a scapito dell'altro nelle elezioni presidenziali, ecco che invece l'evento c'è stato, e come! anche se di carattere meteo, con ripercussioni pesantissime e decisive per indirizzare il consenso degli indecisi verso Obama. Ufficialmente, la corsa appare ancora aperta perchè l'errore dichiarato nei polls è del 2 %, per cui Obama non è che possa dormire tranquillo col suo esiguo +1 % a livello nazionale. Ma se valutiamo i trend, lo slope dell'andamento dei due è ben differente, con quello di Obama in salita e quello di Romney in leggero declino. Se si fosse votato una settimana fa Romney avrebbe vinto, di poco, ma avrebbe vinto. Se si votasse oggi vincerebbe Obama, anche lui di poco, ma senza troppi patemi. Ma si vota domani, chissà, vedremo se la notte avrà portato agli americani il consiglio di sfruttare l'occasione per liberarsi definitivamente di un fanfarone incapace, che ha creato 48 milioni di poveri, o presunti tali, che mangiano con i Food Stamps, ha fatto perdere 5 milioni di posti di lavoro, spende ogni anno 1000 miliardi di dollari in più di quelli che incassa ed ha provocato la delocalizzazione di una miriade di imprese americane, legandosi commercialmente mani e piedi alla Cina comunista dove adesso finiranno per costruire pure le Jeep, le icone di quell'industria automobilistica che Obama si vanta di aver salvato.

Nota di BastaBugie: preferivamo che vincesse Romney, perché ci piaceva il suo vice Paul Ryan con il suo chiaro no all'aborto, no al matrimonio omosessuale, sì alla sussidiarietà: era il candidato cattolico con idee chiare sui principi non negoziabili che in Europa possiamo solo sognare; per approfondire, clicca qui sotto
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2437

Fonte: Qelsi, 5 novembre 2012

10 - OMELIA XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - (Mc 12,38-44)
Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'11/11/2012)

Il tema centrale della liturgia della Parola di questa domenica è la generosità della creatura nei confronti di Dio a cui segue sempre una generosità ancora più grande di Dio verso le sue creature. È quanto abbiamo letto nella prima lettura. Dio chiede alla vedova di Sarepta tutto quello che ella aveva per vivere: un pugno di farina e un po' d'olio. Era l'unico sostentamento per lei e per suo figlio. Dio le chiede quell'atto di generosità per sfamare il profeta Elia, ed ella, con grande carità preparò una focaccia per il Profeta. Dio ricompensò ampiamente quel gesto facendo sì che né la farina venne meno nella giara e né l'olio diminuì nell'orcio. E così Elia, la vedova e suo figlio poterono mangiare per diversi giorni.
In questo episodio ammiriamo la fede di entrambi, di Elia e della vedova, e la generosità di quest'ultima, la quale è di esempio per ciascuno di noi.
La stessa generosità la vediamo nel brano del Vangelo: Gesù osserva che diversi ricchi gettavano nel tesoro del tempio molte monete, mentre una povera vedova vi gettò due monetine che erano tutto ciò che ella aveva. Gesù lodò quella generosità, dicendo: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei, invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». (Mc 12,43-44).
Dio non può rimanere indifferente di fronte alla generosità delle sue creature e ricompensa ampiamente ogni gesto di bontà verso di Lui e verso il prossimo. Possiamo affermare che, nella vita cristiana, per moltiplicare le nostre sostanze, le dobbiamo dividere. Quanto più condivideremo, tanto più saremo beneficati dal Signore.
Il Signore guarda il cuore e non tanto l'offerta che facciamo. Per questo motivo, nel brano che abbiamo letto, Gesù rimproverò aspramente la condotta degli scribi e dei farisei, i quali ostentavano una santità di vita solo apparente, mentre dentro di loro nascondevano una grande malvagità. Essi amavano ricevere i primi posti, pregavano a lungo per farsi vedere, apparentemente sembravano degli esempi per tutti, ma in realtà, secondo le parole di Gesù, «riceveranno una condanna più severa» (Mc 12,40).
Con queste parole, Gesù ci indica la semplicità della vita come un ideale a cui tendere incessantemente. Essere semplici significa essere trasparenti, cristallini, puri nella nostra intenzione, facendo tutto per amore di Dio e del prossimo, senza nascondere altri motivi dettati dal nostro amor proprio.
Si racconta che un giorno san Francesco d'Assisi incontrò una povera vecchietta che chiedeva l'elemosina. Non potendo resistere oltre, nella sua generosità, il Santo di Assisi le diede il suo mantello. Subito dopo fu preso da un sentimento di vanagloria per la bella figura che aveva fatto davanti alla folla che era lì attorno a lui. La gente iniziava già a lodarlo per quel gesto caritatevole, allora egli prese la parola e disse che non dovevano lodarlo perché, davanti a Dio, quell'azione non valeva niente dal momento che si era insuperbito (cf FF 716). San Francesco non voleva apparire esteriormente ciò che non era.
Questo episodio ci insegna ancora una volta che le nostre azioni varranno davanti a Dio nella misura dell'amore che ci metteremo. Un gesto caritatevole, fatto per vanagloria, è come un legno tarlato, bello dal di fuori, ma dentro è tutto vuoto. Una opera buona fatta per essere lodati è come le opere fatte dagli scribi e dai farisei, i quali si servivano di Dio come di uno sgabello per innalzarsi al di sopra degli altri. Si capisce come simili azioni valgano poco o nulla.
Ricerchiamo l'autentico amore di Dio e del prossimo, allora le nostre azioni acquisteranno un valore molto grande. Facciamo come le due vedove di cui parlano le letture di oggi: siamo generosi con Dio, ed Egli lo sarà con noi.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'11/11/2012)

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