BastaBugie n�300 del 07 giugno 2013

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1 THERE BE DRAGONS: IL FILM SUL FONDATORE DELL'OPUS DEI (CHE NON VEDREMO IN ITALIA)
Una storia avvincente nel contesto della guerra di Spagna
Autore: Franco Olearo - Fonte: FilmGarantiti.it
2 LE REAZIONI AL FUNERALE DI DON GALLO E ALLA COMUNIONE DATA A LUXURIA
Papa Francesco evita sempre le situazioni che possono creare confusione e sconcerto tra i fedeli: perché non si è seguito il suo esempio?
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 GLI IMMATURI, ETERNI INDECISI, SONO OSSESSIONATI DA UNA SOLA DOMANDA: COME MI REALIZZO OGGI?
Da una parte c'è il mondo che ti dice di esprimerti, affermarti, liberarti, mentre dall'altra parte è rimasta solo la Chiesa ad annunciare la bellezza dell'impegno per sempre
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Il Timone
4 LACRIME DI COCCODRILLO PER I BAMBINI DOWN
L'ONU ha dichiarato la giornata mondiale per la sindrome di Down, ma poi promuove la soppressione eugenetica dei bambini handicappati
Autore: Renzo Puccetti - Fonte: ProLife News
5 I DISASTRI CHE FARA' IGNAZIO MARINO SE SARA' ELETTO SINDACO DI ROMA
Forte sostegno all'eutanasia, alla pillola abortiva, alle richieste delle lobby gay, ecc.
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 VOGLIAMO DIRLA TUTTA? IL MATRIMONIO SI BASA SUL SESSO!
Ecco perché solo la Chiesa può salvare il matrimonio e con esso la sessualità
Autore: Bonifacio Borruso - Fonte: Italia Oggi
7 IL DIAVOLO E L'ABORTO
L'aborto elimina l'uomo odiato dal diavolo quanto creatura amata da Dio, danna l'umanità rendendola assassina di se stessa, nega Dio in quanto figlio e reintroduce il sacrificio umano di esseri innocenti (VIDEO: Il miracolo della vita)
Autore: Roberto Dal Bosco - Fonte: Radici Cristiane
8 L'IPOCRITA SOBRIETA' DELLA PARATA DEL 2 GIUGNO
Clamorosa l'abolizione dell'esibizione delle Frecce Tricolori: il costo in realtà sarebbe stato zero! E poi: perché per la rielezione di Napolitano ci furono?
Autore: Gianandrea Gaiani - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 OMELIA PER LA X DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 7,11-17)
Ragazzo, dico a te, alzati!
Fonte: Maranatha.it

1 - THERE BE DRAGONS: IL FILM SUL FONDATORE DELL'OPUS DEI (CHE NON VEDREMO IN ITALIA)
Una storia avvincente nel contesto della guerra di Spagna
Autore: Franco Olearo - Fonte: FilmGarantiti.it

La storia è avvincente. Nel contesto della guerra civile spagnola il giovane Josemaría Escrivá, si forma, cresce e fonda l'Opus Dei. Il regista e gli attori sono di grande qualità e professionalità. Costumi e sceneggiatura eccellenti, ma in Italia il film non verrà distribuito nelle sale. [...]
Robert è un giornalista incaricato dalla sua testata di scrivere un articolo su Josemaría Escrivá la cui beatificazione è prossima. Arrivato a Madrid, cerca di contattare suo padre Manolo che non vede da anni. Questi, prima riluttante, decide di raccontare al figlio la sua storia, che fu strettamente connessa con quella di S. Escrivá: trascorsero una serena giovinezza assieme, ma poi la guerra civile separò i loro destini...
La figura di San Escrivá giovane emerge con le sue difficoltà umane ma anche con tutta la potenza della sua fede con la quale riesce ad affrontare il periodo buio della guerra civile spagnola e a dare serenità e speranza a chi gli è vicino
La bravura del regista Ronad Joffé consente di mantenere alto l'interesse lungo tutta la narrazione di una storia ricca e densa di contenuti. [...] Come nei suoi precedenti film, affianca a Josemaría un personaggio di contrasto, Manolo, un immaginario amico d'infanzia che ben presto sceglie strade diverse: nel suo animo tormentato si addensano spirito di vendetta, gelosia e l'atteggiamento cinico di chi non trova nella vita nessun senso se non la ricerca del proprio tornaconto.
Nel 1936 Josemaría aveva 34 anni e Joffré non si limita a schizzare in brevi quadri le peripezie di questo giovane sacerdote e dei suoi primi seguaci (la difficile vita in una Madrid sotto la minaccia dei rastrellamenti dei repubblicani, la prima approvazione dell'Opus Dei, la lunga marcia attraverso i Pirenei per passare nella zona nazionalista) ma pur considerandosi un agnostico, l'autore ha compreso molto bene la fede che ha sostenuto Josemaría in quegli anni e man mano che il racconto progredisce, cresce in profondità fino ad abbracciare tematiche universali: il significato del perdono, il potere lacerante dell'odio e della vendetta, il senso del male che colpisce anche gli innocenti, i segni con cui cogliere la provvidenza divina, il dialogo fra religioni diverse, la vocazione sacerdotale, la vocazione alla santità dei laici.
Il film affronta tutti questi temi senza cercar di proporre, come spesso capita in molti film contemporanei, una saggia, umana filosofia di vita, ma pone al centro del problema il rapporto fra l'uomo e Dio e va a cogliere direttamente il senso soprannaturale con cui vanno affrontati i grandi momenti della storia come le piccole scelte quotidiane.
In una sequenza drammatica, di fronte alle violenze che colpiscono sacerdoti e persone innocenti nella Madrid del 1936, i giovani che accompagnano Escrivá ritengono che sia necessario reagire, armandosi e organizzando una forma di crociata. Josemaría ricorda loro che la rivoluzione che compie un cristiano è prima di tutto quella interiore: non ci può essere odio fra di noi perché siamo tutti figli di Dio, anche i nostri nemici; bisogna essere operatori di pace e pregare anche per chi ha torto.
Un altro tema portante che attraversa tutto il film è quello del perdono: lo ricorda il direttore del seminario dopo un litigio che vede coinvolti Josemaría e Manolo: "La negazione del perdono è l'unica cosa che non ci verrà perdonata". E' il perdono che riunisce alla fine del film Manolo con suo figlio sul letto di morte, dopo anni di indifferenza reciproca e lo unisce idealmente anche a Josemaría (morto anni prima) che non aveva mai cessato di pregare per lui e scrivergli regolarmente.
Il silenzio di Dio, il senso imperscrutabile del dolore che colpisce anche gli innocenti viene affrontato più volte in diverse circostanze del film: da Josemaría bambino, che dopo la morte della sua terza sorellina, chiede alla madre se ha ora iniziato a odiare Dio; alla ragazza che ha subito violenza e che si domanda se Dio non sia un mostro, ma che poi decide di rispondere con più amore e più preghiere. Spetta però alla tata di Josemaría (una simpatica Geraldine Chaplin) cercare di cogliere il senso alla provvidenza divina: "la vita è come un filo di uno di quei ricami intrecciato con altri fili. Tenuti insieme nello spazio e nel tempo. E' difficile intuire il modello che Dio sta ricamando prima che sia finito".
Joffé prende questa come altre frasi dalla ricca biografia di S. Escrivá, ma le rielabora creativamente all'interno della sua costruzione concedendosi anche qualche comprensibile variante: il padre di Josemaría era un commerciante di stoffe, ma nel film diventa il proprietario di una fabbrica di cioccolato: in questo modo la trasformazione di un chicco in una preziosa tavoletta di cioccolato grazie all' abilità e al duro lavoro dei lavoranti diventa la metafora di un percorso di santificazione tramite le attività ben fatte di una vita ordinaria.
E' proprio grazie alla approfondita comprensione che Joffè ha raggiunto della figura del santo e alla felice interpretazione di Carlies Cox che il personaggio Josemaría risulta particolarmente ben riuscito. [...]
Il film si sviluppa per due ore ma l'abilità di Joffé di lavorare fra passato e presente più storie in parallelo riesce a conservare alta l'attenzione dello spettatore fino alla fine anche se il suo contenuto è così denso che è facile arrivare a percepire la necessità di vederlo una seconda volta. [...]

Nota di BastaBugie: per vedere il trailer e altre informazioni, clicca qui
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=38

Fonte: FilmGarantiti.it

2 - LE REAZIONI AL FUNERALE DI DON GALLO E ALLA COMUNIONE DATA A LUXURIA
Papa Francesco evita sempre le situazioni che possono creare confusione e sconcerto tra i fedeli: perché non si è seguito il suo esempio?
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31/05/2013

In questi giorni stanno crescendo le reazioni alle immagini che mostrano Wladimiro Guadagno, in arte Vladimir Luxuria, ricevere la comunione dalle mani del cardinale Angelo Bagnasco durante i funerali a Genova di don Andrea Gallo. La maggior parte delle reazioni sono di sconcerto e di indignazione, tanto che in diversi casi si arriva anche a giudizi pesanti sul cardinale Bagnasco, che non possiamo non definire inaccettabili. In ogni caso non si può negare che la vicenda abbia creato scandalo.
Della morte di don Gallo e del suo funerale ci siamo occupati nei giorni scorsi tralasciando la vicenda della comunione al signor Wladimiro Guadagno perché ciò che ci premeva sottolineare era anzitutto la gravità di proporre don Gallo – pur con tutta la comprensione umana possibile per la persona – quale modello evangelico e sacerdotale.
Qualche parola merita però anche la vicenda della comunione, partendo proprio dallo scandalo generato. Ed è qui anzitutto che dobbiamo cercare di capire. Cos’è infatti che genera scandalo? Non è il semplice fatto che venga data la comunione a un trans, perché il sacerdote non può ovviamente sapere se la persona che ha davanti, pur nella sua condizione, ha effettivamente iniziato un cammino di conversione, se si è confessato oppure no. La responsabilità di quel gesto è innanzitutto di chi va a ricevere la comunione, esattamente come accade per ognuno di noi. Se ci accostiamo al sacramento non essendo in stato di grazia, siamo noi che “beviamo e mangiamo la nostra condanna”, come dice San Paolo, non il prete che non può sapere.
Nel caso di Wladimiro Guadagno, però, siamo di fronte a un personaggio pubblico che non perde occasione per affermare con forza posizioni e pensieri in aperto contrasto con la Chiesa cattolica, ed è qui che si genera lo scandalo: egli lotta per il pieno riconoscimento della condizione trans così come per i matrimoni gay; è stato deputato dell’estrema sinistra e in Parlamento si è battuto per l’affermazione dell’identità di genere che, ricordiamolo, Benedetto XVI ha denunciato come un cultura che vuole negare Dio e sovvertire il piano divino. Insomma, è difficile immaginare qualcosa di peggio dal punto di vista della Chiesa cattolica. Ovviamente è anche entusiasticamente a favore dell’aborto e, tanto per non farsi mancare niente, appena un mese fa in una intervista al settimanale Oggi ha anche dichiarato di essere buddhista da 15 anni.
E’ abbastanza ovvio quindi che vederlo ricevere l’Eucarestia dalle mani del presidente dei vescovi italiani generi sconcerto. Forte è il sospetto che sia stata anche una mossa studiata proprio per creare il caso: a nessuno può sfuggire infatti che la forza d’impatto di quell’immagine vale più di mille discorsi e documenti. Del resto all’indomani del fatto né Wladimiro Guadagno ha giustificato il suo gesto come un cambiamento nella sua vita né l’arcidiocesi di Genova ha inteso precisare o puntualizzare alcunché. Insomma, tutto come se fosse normale. E questo accresce lo sconcerto e le perplessità.
Volendo mantenere uno sguardo benevolo, possiamo ritenere che il cardinale Bagnasco sia caduto in una trappola, magari anche mal consigliato da qualcuno. Del resto, si dirà, una volta che alla Comunione gli si è presentato davanti il signor Guadagno, che cosa poteva fare? Proprio per il primo punto sottolineato (non poteva sapere se si era confessato o no) sarebbe stato discutibile rifiutare l’Eucarestia, senza considerare il putiferio che ne sarebbe derivato.
La questione vera è che, senza mancare di rispetto a nessuno, bisognerebbe praticare maggiormente la virtù della prudenza, quell’essere “più astuti dei serpenti” che Gesù ci invita ad essere insieme a “candidi come le colombe”. E ad insegnarcelo è papa Francesco. Per coincidenza qualche settimana prima dei funerali di don Gallo, il vaticanista Sandro Magister metteva in evidenza come papa Bergoglio non distribuisca mai la comunione. Da quando è papa non ha mai detto il perché, però lo ha fatto quando era arcivescovo di Buenos Aires.
In un libro del 2010 spiegava infatti che capita che ci siano alcuni che «si spacciano per cattolici ma hanno comportamenti indecenti di cui non si pentono». Proseguiva Bergoglio: «Per questa ragione in alcune occasioni non do la comunione, rimango dietro e lascio che siano gli assistenti a farlo, perché non voglio che queste persone si avvicinino a me per la foto. Si potrebbe anche negare la comunione a un noto peccatore che non si è pentito, ma è molto difficile provare queste cose». Insomma, papa Bergoglio ha sempre tenuto a evitare situazioni che potessero dare scandalo o creare confusione e sconcerto tra i fedeli: «Non voglio che queste persone si avvicinino a me per la foto».
Basta vedere che effetto ha avuto l’immagine di Genova per capire quanto sia saggio seguire il papa anche in questi che sembrano dettagli.

Nota di BastaBugie: per approfondimenti su Don Gallo e per vedere il video con una sua performance al termine di una Messa, vedi il precedente articolo "MORTO DON GALLO: O BELLO... CIAO!"
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2783

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31/05/2013

3 - GLI IMMATURI, ETERNI INDECISI, SONO OSSESSIONATI DA UNA SOLA DOMANDA: COME MI REALIZZO OGGI?
Da una parte c'è il mondo che ti dice di esprimerti, affermarti, liberarti, mentre dall'altra parte è rimasta solo la Chiesa ad annunciare la bellezza dell'impegno per sempre
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Il Timone, aprile 2013 (n. 122)

Ho una figlia che ogni tanto proclama cosa farà da grande, e i suoi programmi cambiano con cadenza quasi quotidiana. Giardiniera, "cuciniera", quella che toglie i pidocchi (che sarebbe la mamma), maestra, dottoressa degli animali, dottoressa delle pance (ginecologa), violinista. In merito all'ultima carriera avrei da puntualizzare che la vedo un po' dura, fino a che continuerà a esercitarsi col suo violino un massimo di venti secondi a settimana. In fondo ha sei anni, e confido che un po' di serietà possa anche impararla. Ogni tanto le ricordo i suoi doveri musicali, ma senza esagerare: vista la giovane età, credo che ci siano ampi margini di miglioramento, quanto a disciplina e forza di volontà.
D'altra parte c'è un tempo, è fisiologico, in cui si ha l'illusione di avere tutte le possibilità esistenziali a portata di mano. Sembra che si possa davvero decidere cosa, chi, come essere senza che la realtà imponga nessun limite. L'adolescenza è il trionfo di questo stato d'animo: anche se la mia, di adolescenza, è preistorica, questo non mi impedisce di ricordare la sensazione di angoscia al pensiero di dover rinunciare a qualcosa, di non poter essere su uno spazio più grande di quello coperto dai miei due piedi (per quanto numero 42), di dover alla fine scegliere una sola strada, e abbandonare per sempre tutte le altre.
Comincio invece a preoccuparmi quando a voler fare il violinista esercitandosi venti secondi alla settimana è un quarantenne o anche uno più grande, eppure ne conosco diversi. Anzi, in parte un violinista velleitario e fannullone forse c'è in ognuno di noi, o quasi. A chi non capita di pensare di poter fare tutto, di riuscire a tenere insieme tutti i pezzi senza rinunciare a nulla, assemblando sintesi un po' sgangherate ma tutto sommato funzionanti, almeno fino a che non arriva una grossa prova? Chi è che non pensa, ogni tanto, di poter sfuggire alla fatica della scelta, o magari, se la scelta l'ha fatta, di deporne il fardello per qualche momento? Capita di avere gli occhi così appannati dalla stanchezza da non vedere più la bellezza del quotidiano, di non trovare più così avvincente quel piccolo pezzo di strada che facciamo, sempre la stessa, da quindici anni, di desiderare una novità, un regalo, una sorpresa, tanto da dimenticare i regali che uno ha già.
E va bene, a volte capita a tutti, ma come è potuto succedere che oggi ci sia una tale quantità di immaturi in giro, di eterni ragazzini indecisi sulla strada da imboccare, sempre pronti a voltarsi indietro? Io, contrariamente a quanto sento dire ogni tanto, non penso che prima la gente fosse migliore: semplicemente le possibilità di scelta erano di meno. Non ci si chiedeva "come mi realizzo oggi, come posso esprimere il mio talento?". Il pensiero era piuttosto il sostentamento, o il raggiungimento di un minimo livello di benessere. Da un certo punto in poi il sostentamento e il benessere diffuso sono stati dati per scontati, e l'obiettivo è diventata la libera espressione di sé. Negli anni passati è stato così (chissà che la crisi non offra anche un'opportunità di crescita, in questo senso): i ragazzi cercando la loro strada aspiravano a guadagnarsi da vivere esprimendo se stessi. È stata la conseguenza del benessere diffuso. Ci ritroviamo così circondati da gente che vuole trovare se stessa (che poi, io dico, in certi casi se uno non si trova non è che perde un gran che, a dire la verità...). Cerca te stesso qua, cerca te stesso là, si finisce per non fermarsi da nessuna parte, per non mettere nessuna radice, per non portare nessun frutto.
E questo anche nella vita sentimentale, complice un'idea strampalata dell'amore che si è affermata in occidente: un amore sentimentale e romantico, molto fondato sulle emozioni, poco sulla scelta matura e consapevole.
Così è finita che da una parte c'è il mondo che ti dice di esprimerti, affermarti, liberarti, mentre dall'altra parte è rimasta solo la Chiesa ad annunciare la bellezza dell'impegno per sempre. Un impegno che viene sempre percepito come un peso, un intralcio, un fardello.
La sfida dei cristiani di oggi è quella di far passare l'idea che invece scegliere, una strada, una vocazione, un posto in cui portare frutto è l'unico modo per essere felici. È un privilegio enorme che abbiamo, un regalo di Dio che decide di fidarsi di noi al punto da rispettare la nostra libertà sopra ogni cosa, anche quando va contro il nostro interesse. Scegliere è la cosa più bella che possiamo fare. Scegliere l'impegno, qualcosa su cui investire davvero, rischiando tutto, abbracciare una vocazione, una sola, è quello che ci fa fiorire, ci fa portare frutto. Noi pensiamo di riempire quell'impronta di vuoto da cui siamo tutti segnati facendo le cose di testa nostra, ma invece l'unica cosa che sazia, veramente, che manda via la fame, è perdere la vita per qualcuno, di gran lunga la cosa più bella che possiamo fare.
Il problema è che spesso questa bellezza non siamo capaci di farla vedere al mondo: perché per esempio i giornali o le televisioni quando parlano di impegno ingenerano nel lettore o ascoltatore il desiderio di scappare a gambe levate più presto e più lontano possibile? Insomma, perché sembra che cantiamo, come dice un amico sacerdote, "venite al Signore con canti di noia"?
Il fatto è che Dio non ha bisogno di noi, non ci vuole fregare né togliere niente, perché non gli serve niente (starebbe messo davvero male, come Dio, se avesse bisogno di qualcosa di nostro, queste erano le divinità pagane, a immagine di uomo!), e quello che la Chiesa dice all'uomo è solo un disegno di felicità per lui e per i suoi fratelli.
A insegnare questo è essenziale il lavoro del padre, però. E' il padre che rappresenta il senso della realtà, il limite, la necessità di posticipare la gratificazione. È il padre che insegna al bambino, prima, e poi al giovane uomo, il fatto che non è lui, il bambino, a essere arbitro della realtà, non è lui a sapere da solo quale sia il bene e quale il male. Questo processo di apprendimento può essere doloroso, anzi, lo è necessariamente, perché qualche rametto all'albero va potato. Il padre ha il coraggio di dare questi piccoli dispiaceri al figlio, perché ha uno sguardo che vede più alto e più lontano. A questo punto anche io, che pure sono stata più volte tacciata di misoginia, devo dire che in questo caso sono gli uomini a doversi rimboccare le maniche per primi, per diventare padri coraggiosi, padri che sanno da che parte vanno loro e i loro figli, padri capaci di accompagnare la fatica dei figli. Insomma, non violinisti da venti secondi a settimana.

Fonte: Il Timone, aprile 2013 (n. 122)

4 - LACRIME DI COCCODRILLO PER I BAMBINI DOWN
L'ONU ha dichiarato la giornata mondiale per la sindrome di Down, ma poi promuove la soppressione eugenetica dei bambini handicappati
Autore: Renzo Puccetti - Fonte: ProLife News, 15/05/2013

In Inghilterra il 92% dei bambini con sindrome di Down individuati prima della nascita vengono uccisi mediante l'aborto, in Francia siamo al 96% e in Italia le cose non stanno diversamente.
La diagnosi prenatale è utilizzata come una missione militare del tipo "scova e distruggi". Chi? Il bambino imperfetto, persino quando le imperfezioni sono correggibili come un banale labbro leporino, con tanti saluti per i principi di giustizia e uguaglianza di cui sarebbe permeata la nostra costituzione-più-bella del-mondo.
Si dirà che questa visione è da irrecuperabili pessimisti, ma osservo che non si tratta di essere pessimisti, piuttosto, come disse di sé Plino Corrêa de Oliveira, di essere veri "pessimologhi", persone in grado di vedere e denunciare i comportamenti pessimi. "La legge 194 sull'aborto non è una legge eugenetica, non consente di abortire a causa della malformazione, ma solo se essa costituisce un "grave pericolo" per la salute della donna": questo è il refrain che si canta da più parti. Ma se così fosse, se la legge fosse buona ma disapplicata, com'è che in oltre 34 anni dalla sua introduzione non si conosce un caso, dico un solo caso, di condanna per violazione della legge nei casi di aborto eseguiti per malformazione del nascituro? A occhio e croce stiamo parlando di circa 80.000 bambini soppressi a causa di malformazioni diagnosticate, un numero non lontano da quello delle vittime della guerra in Bosnia. E come mai i giudici della terza sessione civile della corte di cassazione hanno potuto condannare un ginecologo a risarcire non solo i genitori, ma anche la loro bambina nata con sindrome di Down, stabilendo un singolare nesso di causalità tra la condotta del medico, insufficiente a diagnosticare la malattia, e l'anomalia cromosomica, anche se tutta la scienza medica della Terra, di Marte e dell'intero sistema solare esclude che la trisomia 21 possa instaurarsi per la mancata amniocentesi? Si è stabilito che la mancata amniocentesi ha portato al mancato aborto e il mancato aborto ha coinciso con la vita vissuta con la sindrome di Down. Dicono che i giudici non hanno voluto intendere "meglio morto che malato", avranno ragione loro che perdono sapienza da tutti i pori, ma io, uomo semplice, nonostante tanti dotti discorsi, non riesco a intenderla che così. Così, l'estraneo che ti vede malato con i suoi occhi e ti giudica indesiderato, allontanandoti dalla sua proprietà, giustamente, si dice che insulta la civiltà dell'accoglienza del diverso.
Se invece, con le procedure della moderna medicina, ti vedono malato mentre sei nella pancia, il poter farti fuori da parte di chi dovrebbe custodirti è una conquista di civiltà. Magie dei diritti riproduttivi che conferiscono diritto di vita e di morte a un privato cittadino sul più innocente tra gli innocenti e indifeso tra gli indifesi. Mi raccomando, non chiamatela ingiustizia, non è eugenetica, no, è per il bene del bambino che avrebbe una vita infelice, è per
il bene dei genitori che vedrebbero sconvolti i loro progetti di vita, è per il bene dei fratelli a cui verrebbero sottratte risorse, è per il bene della comunità che non dovrà caricarsi degli oneri di assistenza, è un bene, un bene per tutti, è un pacchetto ben confezionato che però va lasciato così com'è, guai ad aprirlo! Si potrebbe correre il rischio di trovarci dentro come sorpresa il Marchese del Grillo che ai bambini non nati spiega la morale della legge sull'aborto, ricordate? "Mi dispiace, ma io so' io e voi nun siete...".

Fonte: ProLife News, 15/05/2013

5 - I DISASTRI CHE FARA' IGNAZIO MARINO SE SARA' ELETTO SINDACO DI ROMA
Forte sostegno all'eutanasia, alla pillola abortiva, alle richieste delle lobby gay, ecc.
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/06/2013

Roma è vita. S’intitola così il programma elettorale di Ignazio Marino, il candidato sindaco del centrosinistra a Roma. “Sogno una città che sia a misura di bambino – ha spiegato più volte – e faccia riscoprire il gusto di sorridere per strada”. Certo che si sorriderà per strada a Roma, e con Marino Sindaco sorrideranno soprattutto i bambini. Si formeranno alla cultura di chi tra i punti qualificanti del programma elettorale, ha un paragrafo dedicato ai “Diritti delle persone LGBT”: “Il diritto di ciascuno deve essere tutelato e le diversità tutte devono essere risorsa per la comunità”, si legge.
La risorsa della comunità romana non sarà quella della famiglia formata da un maschio e una femmina, ma sarà quella rappresentata dal matrimonio tra persone dello stesso sesso, che adotteranno anche bambini. Marino, cultore della teoria del gender, s’impegna a promuovere – udite, udite - campagne di sensibilizzazione e comunicazione e progetti formativi nelle scuole; ad ampliare e rafforzare i progetti di formazione dei dipendenti della pubblica amministrazione e delle società pubbliche e private; a rilanciare la partecipazione di Roma a RE.A.DY., la rete nazionale delle pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere; a dare una maggiore importanza alle politiche culturali, sociali e di educazione alla salute e alla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale; al riconoscimento amministrativo delle coppie di fatto.
Il programma era stato già delineato con prese di posizione e dichiarazioni. Memorabile soprattutto una performance letteraria di Marino con il cardinale Martini. Nel libro “Credere e conoscere”, i due modernismi – quello del parlamentare scienziato del PD e quello del teologo – convergono nell’affermare che “La Chiesa cattolica promuove le unioni che sono favorevoli al proseguimento della specie umana e alla sua stabilità e tuttavia non è giusto esprimere alcuna discriminazione per altri tipi di unioni".
Negli anni, Ignazio Marino è divenuta l’icona delle lobby omosessualiste ed ha abbracciato quella cultura dilagante anti-umana che va sotto il nome di relativismo. “Un paese moderno – afferma Marino all’Espresso del 14 maggio 2012 – non può permettersi di arretrare giustificando la discriminazione delle coppie omosessuali. Bisogna invece elaborare una proposta di legge seria, in linea con le legislazioni degli altri Paesi; ciò che conta veramente è che i diritti di tutte le coppie legate da un rapporto affettivo e d’amore siano gli stessi, a prescindere dal genere di chi ne fa parte. Qualsiasi altra visione è datata”.
Marino è perfino andato oltre le tesi suggestive di un altro illustre scienziato, Umberto Veronesi, che prevede un futuro bisessuale dell’umanità. Entrambi, non a caso, sono irriducibili sostenitori della “dolce morte”, come con ipocrisia viene chiamato l’assassinio premeditato della persona umana, sia che avvenga con il suicidio assistito sia con il prevalere della volontà del paziente. In nome della libertà, naturalmente. Quella stessa libertà che viene sbandierata da tutti coloro che non considerano la vita come dono, ma come merce. Da buttare via, se non è più socialmente utile. “Anche attraverso un’azione normativa – ai limiti delle competenze di Roma Capitale – ma con l’ambizione di influenzare il Governo nazionale, faremo un registro per il testamento biologico”, dice Marino al Corriere della Sera del 23 marzo 2013.
Anche sulla pillola abortiva, le idee sono chiare: “Sulla pillola abortiva si fa tanto rumore per nulla – dice lo scienziato prestato alla politica a www.gay.it l’11 maggio 2013 – non facilita di certo la decisione d’interrompere una gravidanza. Si tratta semplicemente di un’opzione terapeutica che la medicina offre e che il medico ha il dovere di discutere con la sua paziente, per fare insieme una valutazione di tipo clinico, non etico”. Non può di certo mancare, in questo contesto, un preciso richiamo del nostro alla liberalizzazione delle droghe leggere: “Fanno bene all’umore – sostiene nel corso della trasmissione ‘Un giorno da pecora’ del 9 aprile 2013 – al sistema nervoso centrale, se uno ha dei dolori li tolgono e aumenta l’appetito”. Se lo dice lui, possiamo credergli, anche contro tutti gli studi seri internazionali.
Insomma, Ignazio Marino è il candidato ideale – e probabilmente sarà il sindaco ideale - della capitale di un Paese, che è anche sede universale della Chiesa e del Papa. Da cattolico adulto sa discernere dove tira il vento. Con quella sua aria disincantata e sorniona, “annusa” l’aria e si getta nell’agone - si fa per dire – della politica. Dalla sua, gioca il fatto che c'è chi è incapace di contrastare questo suo “programma di governo” della modernità, perché ne è incapace, culturalmente e forse anche umanamente.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/06/2013

6 - VOGLIAMO DIRLA TUTTA? IL MATRIMONIO SI BASA SUL SESSO!
Ecco perché solo la Chiesa può salvare il matrimonio e con esso la sessualità
Autore: Bonifacio Borruso - Fonte: Italia Oggi, 01/06/2013

«La Chiesa parli di sesso e non di dono o di perdono per difendere la famiglia», parola di Fabrice Hadjadj, francese di Nanterre, classe 1971. Un figlio di ebrei tunisini, come il cognome rivela, a lungo anarchico e nichilista ma, che nel 1998, nel pieno della sua fama intellettuale (pubblicava con autori celebrati dalla gauche come Michel Houellebecq), s'è convertito al cristianesimo. [...]
In Francia e ovunque nel mondo occidentale si sostenga la necessità del matrimonio omosessule, che Hadjadj definisce un «cercle carré» vale a dire un «cerchio quadrato» ossia un non senso, «la crisi della famiglia è stata una grazia perché si è resa necessaria una discussione sulla sua evidenza».
Una discussione in cui «la Chiesa, tempio dello spirito, difende la carne, diventa testimone di Dio ma anche testimone dei sessi» e se ieri «si pensava che il sesso fosse il nemico della Chiesa, oggi solo la Chiesa può salvare la sessualità, spirituale e carnale», in una battaglia a parti invertite. La contestazione della famiglia tradizionale, ha ricordato Hadjadj, «s'è sviluppata negli anni '60 con l'idea che la famiglia fosse repressione della libido sessuale, repressione della donna, ridotta a angelo del focolare, e repressione dei figli, standardizzati secondo le norme». Un pensiero però che parte da lontano, dall'epoca dei Lumi, quando Jean Jacques Rousseau e la sua paradossale attenzione per il bambino basata sull'idea di uomo naturalmente buono ma corrotto dalla società. «Similmente, il bambino è innocente e questa fascinazione, questo culto dell'infanzia porta a vedere in genitori come corruttori del figlio che deve obbedire». Dopo Rousseau, il pensiero politico si è evoluto, perdendo di vista la famiglia: «Dal concetto di città, di la polis aristotelica, si è passati al concetto di società, dove il primo, era di origine politica mentre il secondo viene da una concezione economica».
In una società, ha osservato Hadjadj, si stipulano dei contratti e «il sesso di chi stipula non ha importanza», anzi, «i legami del sangue sono sospetti, perché esclusivi, quasi fondamenti di razzismo». La battaglia delle comunità gay e di quanti appoggiano l'idea del matrimonio omossessuale però, secondo il filosofo francese, mostra alcune contraddizioni. «Quelli che negli anni '70 erano contro la famiglia», ha osservato, «sono diventati a favore della famiglia 'per tutti', come si dice in Francia». Segno che la famiglia non era una costruzione religiosa e innaturale come si sosteneva. «La postmodernità aveva pensato di sbarazzarsi della famiglia», ha detto Hadjadj, non riuscendovi la assimila. E non è l'unica contraddizione: nella famiglia pensata in modo «contrattuale» si contemplano due uomini e due due donne «ma allora», si è chiesto, «perché fermarsi? Perché non immaginarla a quattro o cinque? Fermarsi a due, significa siamo sotto la fascinazione del dato naturale». Un po' come l'altra grande contraddizione che individua nella possibilità di aver figli la realizzazione delle persone omossessuali.
Il punto è che, secondo Hadjadj, la risposta cattolica a questa offensiva rischia di esser sbagliata. Si cercherà, ha spiegato, di dimostrare che il padre e la madre non sono due tiranni e si insisterà sulla famiglia come luogo dell'amore, dell'educazione e della realizzazione di sé, compiendo «l'errore metafisico di non distinguere l'essere e il bene». E si arriverà, ha quindi concluso il filosofo, «a dire che la famiglia è il luogo della trasmissione dei valori: esatto ma non vero. È trasmissione dell'essere e della vita».

Fonte: Italia Oggi, 01/06/2013

7 - IL DIAVOLO E L'ABORTO
L'aborto elimina l'uomo odiato dal diavolo quanto creatura amata da Dio, danna l'umanità rendendola assassina di se stessa, nega Dio in quanto figlio e reintroduce il sacrificio umano di esseri innocenti (VIDEO: Il miracolo della vita)
Autore: Roberto Dal Bosco - Fonte: Radici Cristiane, Maggio 2013 (n.84)

L'aborto è da considerarsi un peccato estremo, poiché commesso su una creatura innocente e indifesa, ancora nel grembo materno. Una vasta letteratura affronta l'argomento dal punto di vista giuridico, politico, sociologico, psicologico, morale, storico, culturale. Ovunque, in Italia come negli USA o in Francia o in Nigeria, si ritiene sia una tematica afferente alla sfera religiosa, tanto che i fautori dell'aborto sono per lo più nemici della religione in generale e di quella cristiana in particolare.
Ma manca del tutto una trattazione completa ed esaustiva dell'aborto dal punto di vista preternaturale: nessun saggio affronta, infatti, frontalmente la questione del suo rapporto con la demonologia, ossia con lo studio teologico delle entità, che la cristianità chiama "diavoli", "spiriti maligni""demòni", "angeli caduti", eccetera. Il Nuovo testamento li chiama "potenze dell'aria"
La cosa desta una certa sorpresa, poiché in nessun altro ambito come in questo il cristiano - sia egli intellettuale, sacerdote o uomo della strada - dovrebbe vedere più presente l'azione del demonio. Per lo strano pudore che avvolge le comunità cristiane degli anni recenti - anche di alcune, che magari vogliono pur richiamarsi alle liturgie antiche -, sull'argomento cala un assordante silenzio. C'è da capire come il processo di Entzauberung, il "disincantamento del mondo", di cui parlava il sociologo Max Weber, investa i fedeli più di quanto non si creda.

I RICHIAMI DI PAPA FRANCESCO ALL'AZIONE DEL DEMONIO
I primi giorni di Pontificato di Papa Francesco I danno a pensare che invece Egli ora voglia combattere il demonio, chiamandolo col suo nome. Nella sua prima messa da Pontefice, Sua Santità ha detto, suscitando grande scalpore, che «chi non prega il Signore prega il diavolo, quando non si confessa Gesù si confessa la mondanità del demonio». In tema di demonologia e bioetica prima ancora dell'elezione al Soglio di Pietro, l'allora Arcivescovo di Buenos Aires ebbe a esprime modo molto netto, scontrandosi con la Presidentessa argentina Kirchner sui temi delle famiglie e sessuali: «Qui pure c'è l'invidia del demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un'invidia che cerca astutamente di distruggere l'immagine di Dio, cioè l'uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra» (Lettera ai monasteri carmelitani di Buenos Aires, 22 giugno 2010). Vale dunque la pena tentare di iniziare a parlarne.

L'ABORTO NELL' "AGENDA POLITICA E BIOETICA" DI SATANA
Satana ha una sua agenda politica e bioetica ben precisa. L'esorcista Padre Domenico Mondrone SJ. (1897-1985) rivela che, durante un esorcismo, il demonio ebbe a dichiarare: «Vi ho portati a praticare l'aborto con cui fate stragi di uomini prima che nascano. Tutto quello che può rovinarvi non lascio intentato e ottengo ciò e voglio» (D. Mondrone, A tu per tu con il maligno, Ed. Roccia).
Quindi, come primo punto, va detto che l'aborto può esser considerato atto diabolico per antonomasia. Esso infatti, elimina il nemico del demonio alla radice: l'uomo, l'oggetto del suo odio e de sua invidia, la creatura che il Creatore ha amato sino al punto sacrificare Suo Figlio. Sterminare l'umanità è il sogno finale dei demoni; l'umiliazione della Creazione è il fine della sua lotta con Santissima Trinità.
Secondo punto: bisogna considerare, per quanto incredibile, che la prospettiva dello sterminio dell'umanità può non essere sufficiente per il maligno. Egli infatti desidera sì uccidere l'uomo, ma ancora meglio è riuscire a dannarlo. Satana vuole pervertire l'uomo e la donna, al fine di portarli all'inferno. Con l'aborto, il diavolo rende l'umanità assassina di se stessa. È una vecchia tattica, ben conosciuta anche da Sun-Tzu: la guerra migliore è quella che nemmeno si combatte, la si vince perché il nemico implode da sé.
Sempre nel libro di Padre Mondrone si spiega che il diavolo ebbe a vantarsi di come con l'aborto stesse di fatto disumanizzando l'umanità: «ammazzare i proprì figli, ciò che le bestie non fanno!». L'umanità disumanizzata finisce per autodivorarsi; l'umanità senza amore per se stessa - quindi per la vita - finisce preda di turbinose pulsioni di morte. La civiltà infanticida di fatto prepara da sola il suo cappio...
Terzo punto: vi è un motivo simbolico per cui il diavolo spinge all'aborto ed è un motivo simbolico e personale. Distruggendo il feto, egli nega Dio in quanto Figlio. È proprio attraverso un concepimento ed una gravidanza che Iddio si è manifestato sulla sfera terrena. Distruggere un bambino è negare l'incarnazione e ribadire ancora una volta il non serviam con il quale Satana e i suoi demoni hanno tradito il paradiso. Nella disintegrazione della vita concepita, vi è quindi, oltre che un atto omicida, anche un atto rabbioso e vendicativo, vandalico - come nella psicologia luciferina - di vera iconoclastia: la distruzione dell'uomo fatto ad immagine della Divinità.

L'ABORTO, LE "STREGHE OSTETRICHE" ED IL FEMMINISMO CONTEMPORANEO
Vi è infine un motivo più tecnico, "materiale"- vorremo dire "magico"-, per il quale gli spiriti immondi promuovono l'aborto: di fatto, l'uccisione di milioni di feti ha reintrodotto nella modernità qualcosa che la venuta di Cristo aveva per sempre bandito, il sacrificio umano. I demòni, che infestavano la Terra prima dell'incarnazione, potevano godere delle offerte di sangue da parte degli uomini... Con l'arrivo di Dio in Terra, tutto questo è cambiato. Ciò può farci pensare che per questo la loro azione sia, come dire, indebolita. Che sia necessario lo spargimento di sangue innocente per rafforzare l'azione degli spiriti del male sulla Terra?
Già in età cristiana l'aborto era una pratica propria del culto - assolutamente anticristiano e diabolico - delle streghe. Come ricordato nella Questionen XI del Malleus Maleficarum, «le streghe ostetriche in diversi modi uccidono nell'utero i concepiti, provocano l'aborto, e se non fanno questo, offrono ai diavoli i bambini appena nati». Il fatto che il femminismo si richiami alle streghe ed abbia come massima rivendicazione il figlicidio staglia anche sul piano politico l'ombra di Satana nel nostro secolo.

Nota di BastaBugie: vi invitiamo a vedere il bellissimo video sottostante dal titolo "Il miracolo della vita"

http://www.youtube.com/watch?v=QEIwVi9_kpQ

Fonte: Radici Cristiane, Maggio 2013 (n.84)

8 - L'IPOCRITA SOBRIETA' DELLA PARATA DEL 2 GIUGNO
Clamorosa l'abolizione dell'esibizione delle Frecce Tricolori: il costo in realtà sarebbe stato zero! E poi: perché per la rielezione di Napolitano ci furono?
Autore: Gianandrea Gaiani - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04/06/2013

Sui Fori Imperiali domenica ha sfilato soprattutto la demagogia, l'unico carburante che alimenta una repubblica a sobrietà variabile ormai in crisi persino con i suoi simboli e le sue istituzioni. Dopo i tagli dell'edizione 2012, determinati dalla crisi economica e dalla necessità di ricordare le vittime del sisma emiliano di pochi giorni prima, quest'anno la parata militare ha subito ulteriori drastici tagli. La scusa è ancora una volta la necessaria "sobrietà" (rimasta una parola d'ordine nonostante il governo di Mario Monti non ci sia più) ma si tratta appunto di una scusa demagogica per giustificare la trasformazione della parata per la festa della Repubblica da militare in "mista" con preponderanza alle organizzazioni civili, volontariato, no-profit, ecc. In pratica quanto richiesto da sinistra pacifista con il sostegno non certo irrilevante di alcune istituzioni.
Hanno cancellato dalla sfilata tutti i mezzi militari, frutto delle migliori tecnologie dell'industria nazionale che cerchiamo, spesso con successo, di esportare. In tutto il mondo le parate militari servono anche da vetrina, per questo vengono invitati gli addetti militari di tutte le ambasciate, e le relative spese vengono considerate un investimento. Inoltre negli ultimi anni la parata del 2 giugno ha rappresentato anche un momento di celebrazione popolare del sacrificio e dell'impegno dei militari nelle operazioni oltremare e non è certo un caso che quest'anno la ridotta presenza militare abbia coinciso con un forte calo del pubblico presente.
L'Italia però ha "voltato pagina" e il governo sembra strizzare l'occhio a quei pacifisti presenti in gran numero non solo a sinistra ma anche negli ambienti cattolici, dove si riesce a giustificare i nuovi tagli alla parata e giustificare l'acquisto dei 90 cacciabombardiere F-35 perché "servono per fare la pace". Come ha ricordato Gian Micalessin su "Il Giornale" la sobrietà ha imposto di rinunciare a far sfilare persino i "gipponi" Lince la cui protezione antimina ha salvato decine di soldati italiani in Afghanistan. La sobrietà è stata invece messa da parte quando si è trattato di far sfilare, ognuna su un autoveicolo, le bandiere di tutte le regioni d'Italia.
Il colpo grosso inflitto alla parata del 2 giugno riguarda però la rinuncia al sorvolo delle Frecce Tricolori. Nel 2012 se ne fece per la prima volta a meno, adducendo il lutto per i morti del sisma emiliano (come se le scie tricolori della Pattuglia Acrobatica Nazionale potessero offendere le vittime del terremoto) ma quest'anno per giustificare lo stop a quelle Frecce Tricolori che tutto il mondo ci invidia si è utilizzata la motivazione dei costi. Una scusa ridicola, specie per uno Stato che non è riuscito a tagliare i costi della politica, i mega-stipendi dei dirigenti pubblici e neppure le province, ma che cela probabilmente l'obiettivo di far scomparire la PAN dagli occhi degli italiani per poterle poi scioglierle senza troppo proteste.
Il sedativo populista propinato negli ultimi giorni agli italiani non regge perché il costo del passaggio delle Frecce Tricolori sulla parata sarebbe stato in realtà zero. I piloti basati a Rivolto (Udine) devono infatti effettuare regolarmente frequenti voli acrobatici addestrativi, già previsti in bilancio. Le ore di volo sui jet MB-339 PAN costano quasi 8mila euro ognuna (secondo le tabelle dell'Aeronautica Militare) tutto incluso. Una cifra che verrà comunque spesa che i piloti sorvolino i Fori Imperiali o si addestrino sulle campagne friulane o effettuino esibizioni altrove. Del resto sia quanti si stracciano le vesti per ogni spesa militare (come se la Difesa non fosse una funzione dello Stato alla stregua di Sanità e Istruzione) sia il Quirinale dovrebbero spiegarci perché le Frecce Tricolori in volo costavano troppo il 2 giugno ma evidentemente non rappresentavano uno spreco di risorse il 20 aprile scorso, quando hanno accompagnato con le scie tricolori le celebrazioni per la rielezione del presidente Giorgio Napolitano.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04/06/2013

9 - OMELIA PER LA X DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 7,11-17)
Ragazzo, dico a te, alzati!
Fonte Maranatha.it, (omelia per il 09/06/2013)

Il Cristo mediatore perfetto di salvezza è il Cristo vincitore della morte.
Per Luca la risurrezione operata a Nain (vangelo) è un segno della venuta dei tempi messianici; per dire questo costruisce il suo racconto sul modello del miracolo di Elia (prima lettura), facendo notare in una serie di particolari la infinita superiorità di Gesù.
Quando al v. 22 dello stesso capitolo Gesù per definire la sua identità dirà: «I morti risuscitano», enuncerà un fatto già avvenuto. Questa speranza messianica si fondava su Is 61,1; 55,5-6; 26,19. In questo contesto il giudaismo prevedeva, per la fine dei tempi e l'inaugurazione dell'èra messianica in cui il Messia avrebbe guarito tutte le sofferenze e deficienze umane, una risurrezione generale dei figli di Israele morti prima di allora e attendeva che Elia tornasse sulla terra per presiedere alla inaugurazione di questi tempi.
Ma il miracolo che Gesù compie, se rivela il dominio sulla morte, ne è però solo un segno, in quanto la rianimazione di un cadavere è solo una vittoria momentanea, non definitiva. La liberazione totale dalla morte e da ogni male - e perciò la «salvezza definitiva della vita» - è solo la «risurrezione di Gesù». La risurrezione di Gesù non è una rianimazione del corpo, ma una «animazione» nuova, gloriosa, diversa da quella della incarnazione. È l'ingresso di Cristo in una condizione nuova di esistenza. La risurrezione di Gesù è l'atto divino per mezzo del quale Dio salva oggi noi e l'umanità intera nella nostra esistenza umana. La salvezza dunque non è nell'uomo come tale o nell'umanità; neppure nel loro progressivo sviluppo, anche se protratto all'infinito.
È necessario un «passaggio», un intervento divino assolutamente nuovo: il passaggio dell'uomo in Dio, cioè la pasqua di Cristo, che Dio stesso attua nel Figlio suo fatto uomo.
Un passaggio dell'uomo in Dio che investe tutto l'uomo, corpo e spirito, storia ed universo. Luca, illuminando di luce pasquale il racconto del miracolo, dice: «Il Signore ne ebbe compassione».
Ora Gesù è «Signore» in quanto è risorto. Ciò vuol dire che solo nella risurrezione Gesù si è rivelato pienamente Dio e pienamente uomo. La risurrezione, portando il Cristo all'approdo totale nel mondo del Padre, ha abolito per sempre i limiti impostigli dalla sua assunzione dei pesi della esistenza umana segnata dal peccato e così ha tolto i veli che impedivano di vedere la sua «gloria». Con la morte-risurrezione, inoltre, si è completata l'incarnazione: la dimensione umana di Gesù si è totalizzata e così la traduzione del Figlio in termini umani è giunta al suo compimento, ossia il Figlio è divenuto pienamente uomo e l'uomo è divenuto pienamente Figlio.
Credere alla risurrezione, allora, significa pure credere che la filiazione divinizzante e la liberazione dal peccato sono ormai una realtà, sono Gesù risorto, che porta ogni uomo che si abbandona sinceramente a lui alla piena comunione filiale-trinitaria col Padre.
Questo è anche il vangelo di Paolo. Egli annuncia ciò che ha «veduto», Cristo risorto. L'esperienza del Risorto è alla radice della sua vocazione, della sua missione (seconda lettura).
Anche oggi è vivo l'interrogativo: Cristo è soltanto il precursore di un regno futuro, l'araldo di un'etica ancora da definire, oppure è già il regno, nell'intimo della sua persona? I primi cristiani hanno resistito alla tentazione di ridurre Gesù all'ufficio di un nuovo Elia e hanno trasferito questo parallelo su Giovanni Battista. Anche noi, oggi, non dobbiamo accettare che Gesù venga ridotto a semplice precursore di una umanità rinnovata: egli è già questa umanità. In lui il futuro è già presente. Guardando il mondo, questo teatro immenso dove si svolge l'azione meravigliosa dell'uomo, abbiamo alternativamente la sensazione di una gigantesca e paurosa apparenza e vanità o di una realtà assoluta e consolante. Dipende da come la guardiamo: se la guardiamo con l'occhio della fede nella risurrezione, cioè della fede che il mondo e la storia sono salvati per sempre dalla vanificazione del non essere, rimaniamo fiduciosi perché la nostra storia è, nel tempo, la storia della morte e risurrezione di Gesù. L'umanità ha davanti a sé non il nulla senza fine ma la vita in pienezza senza fine. Cristo risorto è il futuro dell'uomo.

Fonte: Maranatha.it, (omelia per il 09/06/2013)

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