BastaBugie n�306 del 19 luglio 2013

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1 TERESA NEUMANN: 36 ANNI SENZA MANGIARE E SENZA BERE
E' in corso la causa di beatificazione della mistica tedesca alla quale Hitler tolse la tessera per il cibo e dette doppia razione di sapone per la biancheria inzuppata dal sangue delle stigmate
Autore: Paolo Risso - Fonte: santiebeati.it
2 NO ALLE NOZZE GAY, SI AL RICONOSCIMENTO DELLE COPPIE DI FATTO? COSI' I CATTOLICI DIMENTICANO L'INSEGNAMENTO DI GIOVANNI PAOLO II
Il cattolico non può mai scegliere il male minore (come disse il pontefice polacco nell'enciclica Veritatis Splendor)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
3 PAPA A LAMPEDUSA: BOLDRINI E KYENGE LO CITANO DISTORCENDO CIO' CHE HA DETTO
Ecco perché sono regolarmente ingannati coloro che si formano un giudizio sul Papa con i giornali e le televisioni anziché leggere integralmente i suoi discorsi
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 UNA LEGGE FRANCESE OBBLIGHERA' I PROVIDER INTERNET A DENUNCIARE CHIUNQUE CRITICA IL MATRIMONIO GAY
Intanto continuano le manifestazioni pacifiche per la libertà di pensiero: ecco un video degli ''Hommen'' al Roland Garros
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
5 IL VIRUS DELL'EVANGELIZZAZIONE TIMIDA
Siamo proprio sicuri che assecondare il peccato sia la strada giusta per avvicinare i giovani a Dio?
Autore: Carlo Climati - Fonte: Zenit
6 L'83% DEI GINECOLOGI E OSTETRICI AMERICANI E' OBIETTORE DI COSCIENZA
Solo i medici obiettori rispettano il giuramento di Ippocrate (fondatore della medicina come professione nel IV sec. a.C.)
Fonte: Unione Cristiani Cattolici Razionali
7 UNA TASSA EUROPEA PER PROMUOVERE I GAY
A pagare saranno sempre gli stessi: gli altri cittadini (ad esempio gli italiani pagheranno 10 miliardi di euro alle lobby LGBT)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: SE LA DONNA LAVORA FUORI CASA PERDE IL TITOLO DI REGINA DEL FOCOLARE
La falsa libertà e innaturale eguaglianza con l'uomo tornano a danno della stessa donna: parola di Pio XI
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA XVI DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO C - (Lc 10,38-42)
Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - TERESA NEUMANN: 36 ANNI SENZA MANGIARE E SENZA BERE
E' in corso la causa di beatificazione della mistica tedesca alla quale Hitler tolse la tessera per il cibo e dette doppia razione di sapone per la biancheria inzuppata dal sangue delle stigmate
Autore: Paolo Risso - Fonte: santiebeati.it

Il 1° settembre 1939 era scoppiata la seconda guerra mondiale. I tedeschi invadevano la Polonia e, di lì a poco, sarebbero dilagati in Europa. Perché non mancasse nulla ai soldati del terzo Reich, fu razionato il cibo ai cittadini. Così, ai tedeschi fu data una tessera che stabiliva la quantità di pane e companatico spettante a ciascuno. Ad una sola cittadina fu ritirata immediatamente la tessera annonaria. Costei non beveva, né mangiava alcunché. In compenso le fu data una doppia razione di sapone, perché ogni settimana doveva far lavare le lenzuola e la biancheria inzuppata di sangue. Questa cittadina tedesca si chiamava Teresa Neumann (leggi: Nòiman, N.d.BB), era di Konnerareuth, in Alta Baviera e viveva una vicenda straordinaria che avrebbe continuato a destare per anni, l'interesse di scienziati, medici, teologi, umili e grandi credenti o miscredenti.

UNA NORMALE CONTADINA
Teresa era nata nel 1898, figlia di un povero sarto e di una contadina che andava a lavorare a giornata. Venne educata dai suoi con una sana e gioiosa formazione cristiana, senza scrupoli. Era cresciuta allegra, vivace, amante degli scherzi innocenti.
Era solita dire di non essere capace di prendersi sul serio.
La sua giornata iniziava all'alba con la preghiera; poi il lavoro rude nei campi e in casa, senza grilli per la testa, affatto romantica, di una concretezza a tutta prova.
La domenica, la Messa festiva e la Comunione. Era una buona compagna, una cara amica verso tutti e tutte, pur nella sua riservatezza di ragazza.
A vent'anni, un giorno correndo in soccorso di alcuni vicini cui stava bruciando la cascina, per compiere rapidamente un gesto di generosità e di coraggio, non controllò bene il terreno dove stava per mettere il piede. Cadde e si procurò una lesione alla spina dorsale. Rimase, prima paralizzata alle gambe, poi, in seguito, per un'altra caduta, diventò totalmente cieca.
Intanto il padre era stato chiamato alle armi, durante la prima guerra mondiale, a combattere sul fronte occidentale, contro i francesi. Tornando le aveva portato dalla Francia l'immaginetta di una giovane carmelitana la cui storia iniziava a diffondersi in tutta Europa: una certa Teresa del Bambin Gesù, del monastero di Lisieux. Teresa Neumann iniziò a pregarla intensamente. Il 29 aprile 1923, il giorno in cui Papa Pio XI beatificava la piccola suora francese, Teresa Neumann, stesa nel suo letto, riacquistò di colpo la vista.
Due anni dopo, il 17 maggio 1925, mentre il Papa dichiarava santa la carmelitana di Lisieux, Teresa Neumann guariva dalla paralisi e riprendeva a camminare liberamente.
Poteva ricominciare, con grande gioia la sua vita di sana e robusta contadina, lodando e benedicendo Dio. Così, la sua vita, ancor più di prima divenne un sì incondizionato a Dio.

CROCIFISSA DEL SECOLO XX
Un anno dopo, nel 1926, durante la settimana santa, nella quale la Chiesa celebra la memoria della morte e Risurrezione di Gesù, la giovane contadina di 28 anni scopriva nelle sue membra, mani, piedi, costato e persino sul capo, i segni della Passione di Cristo: le stigmate dolorose e sanguinanti, terribile e prezioso documento della predilezione di Dio per certe anime che chiama ad essere, anche nella carne, simili al Figlio suo.
Teresa, ben lungi dal desiderare il fenomeno, neppure lo conosceva, ma per 26 anni lo porterà nel suo corpo, sino alla morte.
Da allora, dalla notte di ogni giovedì, entrava letteralmente nei racconti evangelici della Passione. Era come se vivesse in tempo reale quei momenti e accompagnasse Gesù sino alla morte nel primo pomeriggio del venerdì, sanguinando copiosamente dalle ferite e versando sangue anche dagli occhi. La Passione di Gesù riviveva nelle membra straziate di Teresa Neumann.
I suoi studi erano stati appena quelli elementari e conosceva solo il dialetto della sua regione e un po' il tedesco. Eppure ripeteva ad alta voce i lunghi dialoghi che sentiva dentro di sé in aramaico, greco e latino. Diversi specialisti di queste lingue antiche sedevano al suo capezzale sempre più sbalorditi dall'esattezza dei suoi discorsi.
Alle 15 del venerdì cadeva in un sonno profondo da cui si risvegliava felice, con le ferite richiuse, il corpo fresco, rivivendo nella sua carne, il mattino della domenica, il momento della Risurrezione di Cristo.
Nel suo cuore di donna, conquistato totalmente dall'amore infinito e crocifiggente di Dio, diventava sempre più una realtà unica con Gesù; la configurazione a Cristo, a partire dalla propria volontà, è la santità vera. Teresa Neumann, al di là dei fenomeni straordinari che viveva, cercava questa santità: essere come Gesù, diventare Gesù, accanto a Maria che la sosteneva.

LA MIA CARNE È VERO CIBO
Sin da quando era guarita dalla cecità e dalla paralisi, Teresa sentiva sempre di meno il desiderio di nutrirsi. Da quando ebbe le stigmate, per 36 anni, fino alla sua morte, non mangiò né bevve alcunché: soltanto ogni mattina, alle sei, riceveva Gesù Eucaristia. Pochi grammi di pane per ogni giorno.
Molti, giustamente, la pensavano una simulatrice. Tutto fu tentato per smascherarla, ma sempre i medici, invitati per controllarla, arrivavano scettici e se ne partivano convertiti. La Diocesi di Ratisbona, cui Teresa apparteneva, organizzò una commissione severissima che, a turno, per settimane intere, non la perse di vista neppure un istante, né di giorno, né di notte, senza mai lasciarla sola.
Altre commissioni, diverse da quella ecclesiastica, interamente formate da persone non credenti giunsero alla medesima conclusione: Teresa Neumann si nutriva di sola Eucaristia, rifiutando sempre d'istinto, quando per provarla, le offrivano un'ostia non consacrata. Ella voleva Gesù solo, viveva per Lui e di Lui, realizzando alla lettera il discorso del Divin Maestro proclamato nella sinagoga di Cafarnao: «Chi mangia di me, vivrà per me» (Gv 6,57).
Il suo parroco, constatato con sicurezza il fenomeno che durava da anni, affermò: «In Teresa si compì alla lettera la parola di Gesù: La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda; così come: Non di solo pane vive l'uomo. Quasi che il Cristo volesse mostrare che nutrirsi misticamente di Lui basta anche alla vita fisica».
Ed è proprio per questo fenomeno straordinario che il Reich di Hitler non diede, o meglio, ritirò a Teresa la tessera del vitto, benché già molto razionato, perché a lei bastava quell'Ostia che le portava ogni mattina il sacerdote. Così anche la burocrazia nazista rendeva testimonianza ad una meraviglia strabiliante. Era la meraviglia della follia della Croce che si realizzava in Teresa, ma quella follia l'aveva anche dotata di uno stupendo equilibrio psichico.
Al di fuori dei giorni della Passione e Risurrezione, Teresa Neumann conduceva una vita normalissima: lavorava in giardino e talvolta anche nei campi, si muoveva nei dintorni, riceveva, consolava, sosteneva i pellegrini che venivano a farle visita, rispondeva di persona ad innumerevoli lettere e qualcuno diceva che nella sua casa si operassero anche miracoli. Aveva l'aspetto florido e roseo della serena, buona e felice casalinga della Baviera; non aveva pose da mistica, tutta semplicità, bontà e serenità, donna di una giocondità straordinaria, di chi sa di essere chiamata alla Vita senza confini!
Teresa e la sua famiglia erano decisamente antinazisti, ma Hitler non la molestò mai, perché temeva quella donna che, attraverso le sue visioni, gli annunciava il giorno dell'ira e la sua catastrofe finale. Hitler infatti era soggiogato da tutto ciò che non era spiegabile razionalmente.
Una piccola umile donna, segnata dalle piaghe del Cristo che faceva tremare Hitler e le sue famigerate SS.
Teresa si spense nel 1962, a 64 anni. Migliaia e migliaia di persone hanno sollecitato presso la Diocesi di Ratisbona l'inizio del processo di beatificazione. Non si contano più le grazie a lei attribuite, decine sono i miracoli che sarebbero stati fatti per sua intercessione da Dio.
Teresa Neumann è stata il segno vivo della presenza del Cristo vivo nella storia.
Poiché la fede è l'incontro con il Vivente, credibile, palpabile, operante, anche per mezzo dei Santi.

Fonte: santiebeati.it

2 - NO ALLE NOZZE GAY, SI AL RICONOSCIMENTO DELLE COPPIE DI FATTO? COSI' I CATTOLICI DIMENTICANO L'INSEGNAMENTO DI GIOVANNI PAOLO II
Il cattolico non può mai scegliere il male minore (come disse il pontefice polacco nell'enciclica Veritatis Splendor)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 10/07/2013

Si fa strada, anche nel mondo cattolico, una pericolosa convinzione: quella secondo cui il riconoscimento giuridico delle convivenze omosessuali sarebbe l'unico rimedio per evitare il "matrimonio gay" che avanza. «No alle nozze gay, sì al riconoscimento dei diritti per le coppie di fatto e omosessuali», è la parola d'ordine di chi vorrebbe organizzare una linea di resistenza fondata sul fallimentare principio del "cedere per non perdere".
Non si tratta solo di un colossale errore strategico, ma anche, e soprattutto, di un grave errore morale. La morale non solo cattolica, ma naturale, ha infatti il suo cardine nel principio secondo cui bisogna fare il bene ed evitare il male: bonum faciendum et malum vitandum. Questo principio primo è immediatamente evidente all'uomo, in ogni tempo e luogo, e non ammette interpretazioni o compromessi. Postulando l'esistenza del bene e del male, esso presuppone l'esistenza di un ordine oggettivo e immutabile di verità morali che l'uomo scopre innanzitutto nel proprio cuore, perché esso è una legge naturale, incisa «sulle tavole del cuore umano col dito stesso del Creatore» (Rm. 2, 14-15).
Dal principio secondo cui bisogna fare il bene ed evitare il male scaturisce una conseguenza necessaria: non è mai lecito a nessuno, e in nessuna sfera, né privata né pubblica, fare il male. Il male, che è la violazione della legge morale, può essere in casi eccezionali tollerato, ma mai positivamente compiuto. Ciò significa che nessuna circostanza e nessuna buona intenzione potranno mai trasformare un atto intrinsecamente cattivo in un atto umano buono o indifferente. Mai e poi mai si può compiere un male, seppur minimo, e quali che siano le pur nobili motivazioni.
Il sistema morale del "proporzionalismo", oggi in voga, rifiuta l'idea di princìpi assoluti in campo morale e ammette la possibilità di compiere il "minor male" possibile in una situazione particolare, per ottenere un bene proporzionalmente maggiore. Questa teoria è stata condannata da Giovanni Paolo II nella enciclica Veritatis Splendor, che ribadisce l'esistenza di "assoluti morali", aventi un loro contenuto, immutabile e incondizionato. «La ponderazione dei beni e dei mali, prevedibili in conseguenza di un'azione, - spiega il Papa - non è un metodo adeguato per determinare se la scelta di quel comportamento concreto è (…) moralmente buona o cattiva, lecita o illecita» (n. 77).
Il retto criterio del giudizio morale, infatti, è quello che valuta un atto come "buono" o "cattivo" secondo che rispetti o violi la legge naturale e divina, considerandolo innanzitutto in sé e per sé, ossia nell'oggetto, nelle circostanze e nelle conseguenze sue proprie. Invece il criterio proporzionalista è relativistico, perché valuta un atto come "migliore" o "peggiore" secondo che migliori o peggiori una situazione data. La Congregazione per la Dottrina della Fede, nella Nota del 21 dicembre 2010 a proposito della banalizzazione della sessualità, riferendosi a chi interpretava alcune parole di Benedetto XVI nel suo libro Luce del mondo, ricorrendo alla teoria del cosiddetto "male minore", dichiarò che «questa teoria, è suscettibile di interpretazioni fuorvianti di matrice proporzionalista», condannate dalla Veritatis Splendor, perché «un'azione che è un male per il suo oggetto, anche se un male minore, non può essere lecitamente voluta». Ciò è cogente sia sul piano della condotta personale che su quello del comportamento pubblico.
I parlamentari cattolici possono essere impossibilitati a realizzare in concreto il massimo bene, ma non possono mai promuovere una legge in sé ingiusta, quale che ne sia la motivazione. Se si accetta il principio che il male minore possa essere compiuto per ottenere un bene maggiore, i cattolici potrebbero promuovere l'aborto terapeutico, per evitare quello selettivo, la fecondazione artificiale omologa per evitare l'eterologa, le unioni civili per evitare il matrimonio omosessuale. Ma, così facendo, crollerebbe la morale intera, perché, di male minore, in male minore, ogni arbitrio potrebbe essere pretestuosamente permesso.
Non manca chi, per giustificare il principio del male minore in campo politico, si riferisce ad una frase di Giovanni Paolo II, nella Evangelium Vitae, secondo la quale «potrebbe essere lecito offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge (abortista) diminuendone gli effetti negativi» (n. 74). Ma questo passo non può che essere interpretato in coerenza con la Veritatis Splendor e con il Magistero morale della Chiesa, il quale insegna che si può tollerare un male, rinunciando a reprimerlo; si può perfino regolare un male, nel senso di ridurne la libertà e il campo di azione; ma non si può permettere o regolare un male autorizzandolo, perché questo significherebbe approvarlo rendendosene complici (cfr. Ramon Garcia de Haro, La vita cristiana, Ares, Milano 1995).
Il Papa, in quel passo, non dice che al cattolico è lecito proporre una legge cattiva, ma che gli è lecito intervenire su una legge, in via di elaborazione parlamentare, modificandola mediante emendamenti meramente abrogativi o restrittivi di disposizioni permissive ed immorali. Si tratta, in questo caso, di emendamenti che impediscono che alcune proposte normative, ottengano forza di legge. Va però precisato che, nel nostro ordinamento giuridico, la legge va votata non solo articolo per articolo, ma, alla fine, anche nel suo complesso, in segno di approvazione globale.
Pertanto, al parlamentare cattolico non sarebbe comunque mai consentito di dare il proprio voto finale positivo ad una legge che autorizzi azioni immorali, anche se tale legge risulti anche dall'approvazione dei suoi emendamenti. Egli infatti non può assumersi, in nessun caso ed in nessun modo, la responsabilità globale di un testo finale che autorizzi, ad esempio, pratiche abortive, anche solo in casi rari ed estremi. Ciò significa che egli potrà correggere la proposta di legge mediante emendamenti correttivi; ma non potrà approvarne il testo finale, se vi permangono disposizioni contrarie alla morale cattolica.
Per essere moralmente proponibile da un parlamentare cattolico, una legge deve avere una propria integritas: deve essere cioè totalmente giusta, nel senso che nessuna delle sue disposizioni contraddica la Legge naturale e divina. Ma se una legge contiene anche una sola disposizione intrinsecamente e oggettivamente immorale, essa è una "non-legge". Un parlamentare cattolico non potrà in nessun caso votarla nel suo complesso, pena l'assunzione della responsabilità morale e giuridica dell'intero testo. «Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu», non si stanca di ripetere san Tommaso d'Aquino (Summa Theologica, I-II, q. 71, a. 5, ad 2; II-II, q. 79, a. 3, ad 4).
In Italia esponenti del centro-destra e del centro-sinistra stanno trovando una "larga intesa" sulla riesumazione dei DICO ("Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi"), il disegno di legge sul riconoscimento giuridico dei rapporti di convivenza presentato dal governo Prodi, nel febbraio 2007. Allora il progetto non andò in porto per l'opposizione dei cattolici. Oggi invece anche alcune personalità del mondo cattolico considerano il riconoscimento delle unioni omosessuali di fatto come un "male minore", che si potrebbe compiere per evitare il "male maggiore" del "matrimonio gay".
Ma dal punto di vista morale, il riconoscimento legale delle unioni omosessuali è altrettanto grave che la loro equiparazione legale al matrimonio. Per questo la Congregazione per la dottrina della Fede nel documento su I progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali del 3 giugno 2003, approvato dal papa Giovanni Paolo II, stabilisce che «il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all'approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali».
Votare una legge del genere significa rendersi complici di un male che non viene certo cancellato dalla pretesa "riduzione del danno". Se ci fossero in Parlamento due leggi, una che legalizza il matrimonio omosessuale e l'altra che riconosce i diritti delle coppie omosessuali, pur non equiparandoli al matrimonio, i cattolici non potrebbero votare la seconda legge, perché "meno cattiva" della prima, e se passasse la peggiore, la responsabilità sarebbe solo di chi l'avesse firmata. Come immaginare che un cattolico possa approvare una legge che protegge giuridicamente uno di quei «peccati che gridano verso il Cielo», come «il peccato dei sodomiti» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1867)?

Fonte: Corrispondenza Romana, 10/07/2013

3 - PAPA A LAMPEDUSA: BOLDRINI E KYENGE LO CITANO DISTORCENDO CIO' CHE HA DETTO
Ecco perché sono regolarmente ingannati coloro che si formano un giudizio sul Papa con i giornali e le televisioni anziché leggere integralmente i suoi discorsi
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/07/2013

"Speriamo che capiscano questo gesto", avrebbe confidato papa Francesco ai suoi collaboratori all'inizio della sua visita a Lampedusa, secondo quanto riportato da alcuni vaticanisti. Frase che esprimerebbe la consapevolezza del rischio fraintendimento che una presenza del Papa nell'isola dei naufraghi avrebbe comportato.
Rischio puntualmente trasformatosi in realtà, visto che spesso e volentieri parole e gesti del papa – ma sarebbe meglio dire di tutti i Papi –vengono ridotti a uso e consumo di chi li riferisce. Figurarsi su un tema come quello dell'immigrazione. Così abbiamo assistito a un balletto indecoroso sulle parole del Papa che, in alcune interpretazioni, avrebbe addirittura inteso dare una spallata alla legge Bossi-Fini.
Come abbiamo già detto ieri, in realtà il Papa ha posto la questione su tutt'altro piano, per cui appare piuttosto patetica la reazione – ad esempio - del presidente della Camera Laura Boldrini, ben contenta di poter affermare che il Papa è d'accordo con lei. Ma chissà se la Boldrini ha ascoltato quel passaggio dell'omelia in cui papa Francesco dice che l'origine della violenza sta nel peccato di Adamo, l'uomo che pretende di essere Dio, l'uomo che cancella Dio dal suo orizzonte. Invece di iscrivere d'ufficio il Papa nel partito di Vendola, la Boldrini farebbe molto meglio a pensare alle sue responsabilità nelle tragedie del mare, come di tutti quelli come lei che in questi anni hanno favorito in tutti i modi l'arrivo di immigrati illegali. Né si capisce come il ministro Cecile Kyenge ne abbia tratto spunto per riaffermare la necessità di garantire la cittadinanza per nascita. L'accoglienza umana, la partecipazione al dolore e alla sofferenza di chi vive certe esperienze, è altra cosa dal garantire l'impossibile, ovvero casa, lavoro e cittadinanza a tutto il mondo che eventualmente decidesse di sbarcare a Lampedusa.
Bisogna ridire con chiarezza che una cosa è l'attenzione alla singola persona (e in questo non sono mai stati ringraziati abbastanza i militari italiani che hanno sempre fatto di tutto per trarre in salvo e accudire gli immigrati in pericolo di vita, anche quando era in vigore la politica dei "respingimenti"); e un'altra sono le politiche migratorie che - nel decidere il numero di immigrati a cui dare la possibilità di risiedere in un Paese - devono tenere conto di tanti fattori diversi che permettano una reale integrazione, oltre che delle norme di diritto internazionale.
E quando il Papa ha fatto riferimento alle scelte socio-economiche che favoriscono migrazioni e tragedie, è assurdo ridurlo a una critica dell'Occidente o della globalizzazione. Dal punto di vista economico la globalizzazione ha portato vantaggi per tutti, anche se il processo non è privo di contraddizioni. Ma soprattutto, per la maggior parte di coloro che approdano sulle coste siciliane le scelte politiche dei paesi occidentali hanno avuto un rilievo marginale, se l'hanno avuto. Prendiamo il caso degli oltre 500 profughi arrivati solo ieri a Lampedusa: arrivano da Pakistan, Nigeria, Eritrea, Somalia. Vale a dire fuggono da povertà e persecuzione provocate dal fondamentalismo islamico o dagli ultimi residui di comunismo africano. E allora, la soluzione non è far arrivare mezza Asia e Africa in Italia, ma adoperarsi perché in quei paesi si creino quelle condizioni politiche ed economiche per cui fuggire non sia più necessario.
Perché – dobbiamo tenerlo sempre a mente – coloro che muoiono in mare cercando di raggiungere le coste italiane non muoiono a causa della mancata accoglienza nostra, ma perché qualcuno ne ha facilitato la partenza dalle coste tunisine o libiche. E se non ci fossero state le nostre motovedette il bialncio sarebbe enormemente più grave.
La reazione alle parole e ai gesti del Papa – in questa come in altre occasioni - pone però un problema di comunicazione che non può essere eluso. La quasi totalità dell'opinione pubblica si forma un giudizio su quanto il papa fa e dice leggendo i giornali o guardando i servizi in tv: sono un'infima minoranza coloro che seguono direttamente i suoi interventi o leggono integralmente i suoi discorsi. Nella fattispecie la stragrande maggioranza degli italiani ha un'idea di cosa ha detto il papa a Lampedusa dalle dichiarazioni della Boldrini o della Kyenge, tanto per fare un esempio. Questo dovrebbe spingere chi in Vaticano si occupa di comunicazione a trovare i modi per trasmettere il reale contenuto del messaggio del papa e, più in generale, del Magistero, non ultimo intervenendo quando ci sono distorsioni così plateali. Purtroppo si ha invece l'impressione,che a volte chi di dovere quasi si compiaccia di certe interpretazioni.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/07/2013

4 - UNA LEGGE FRANCESE OBBLIGHERA' I PROVIDER INTERNET A DENUNCIARE CHIUNQUE CRITICA IL MATRIMONIO GAY
Intanto continuano le manifestazioni pacifiche per la libertà di pensiero: ecco un video degli ''Hommen'' al Roland Garros
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 05/07/2013

La ministra dei Diritti delle donne, Najat Vallaud-Belkacem, ha presentato in Francia il suo progetto di legge per favorire "l'uguaglianza tra uomini e donne". Tra le tante disposizioni previste, ce n'è una che farà discutere: quella che obbliga i provider di internet (i corrispettivi francesi di Fastweb o Tiscali) a denunciare tutto ciò che su internet ha un contenuto sessista o omofobo.

DELAZIONE OBBLIGATORIA
La proposta è contenuta nell'articolo 17 del progetto di legge, già ridefinito "delazione per tutti". Oggi i provider di internet non sono responsabili di ciò che viene pubblicato sul web tramite i servizi da loro offerti. Se la legge passerà, i provider dovranno bandire espressioni che inneggino a crimini contro l'umanità o incitino all'odio. Per questo dovranno rendere disponibile agli utenti un dispositivo di allarme con il quale questi potranno segnalare al provider un contenuto offensivo. A questo punto, il provider «dovrà obbligatoriamente informare in modo tempestivo le autorità pubbliche competenti degli atti illeciti segnalati». Se non lo faranno, e questa è una delle novità, i provider stessi saranno ritenuti responsabili e perseguibili penalmente.

OMOFOBIA
Tra le «nuove linee guida» su che cosa significhi «incitamento all'odio», ecco la seconda novità, la ministra Vallaud-Belkacem ha inserito le espressioni «sessiste, omofobe e discriminatorie verso i disabili». Se passerà la legge, dunque, ogni frase pubblicata su internet ritenuta "omofoba" dovrà essere denunciata obbligatoriamente.
Vista la reazione sproporzionata della polizia francese e del governo Hollande alle proteste contro il matrimonio gay, con l'eclatante condanna a quattro mesi di prigione del giovane Nicolas, e l'interpretazione corrente del termine "omofobia", che comprende tutte le opinioni che si oppongono alla legge Taubira sul matrimonio per tutti, si può star certi che dal giorno dell'approvazione della "legge sull'uguaglianza tra donne e uomini" verranno denunciate decine e decine di persone al giorno in Francia come "omofobe". Dal matrimonio per tutti alla delazione per tutti.

Nota di BastaBugie: si è costituito il gruppo degli "Hommen", ragazzi con la maschera bianca che a torso nudo manifestano pacificamente la loro contrarietà alle nozze gay imposte dal presidente Hollande. Tra i tanti video presenti in internet ve ne proponiamo uno relativo alla preannunciata incursione durante la finale del torneo di tennis al Roland Garros. Si conclude con l'arresto di 11 giovani.
Da notare che quando le Femen sono entrate a seno nudo nella cattedrale di Notre Dame a Parigi nessuna di loro è stata arrestata nonostante la nudità e il vilipendio di un luogo religioso fortemente simbolico. Ricordiamo che le Femen sono approvate dal presidente Hollande e sono a favore dei matrimoni gay.
Ecco dunque il video con una delle tante azioni dimostrative spettacolari e pacifiche degli "Hommen"

http://www.youtube.com/watch?v=hVcL1Dhei7U

Fonte: Tempi, 05/07/2013

5 - IL VIRUS DELL'EVANGELIZZAZIONE TIMIDA
Siamo proprio sicuri che assecondare il peccato sia la strada giusta per avvicinare i giovani a Dio?
Autore: Carlo Climati - Fonte: Zenit, 12/07/2013

Che fine ha fatto l'evangelizzazione? Se ne parla tanto, ma chi se ne occupa realmente? Quante persone si impegnano concretamente per offrire ai giovani la bellezza della Parola di Dio?
Viviamo, purtroppo, in un'epoca di evangelizzazione timida, spaventata, complessata. Troppi cattolici hanno paura di essere testimoni del Vangelo. Si nascondono, si mimetizzano, si perdono in chiacchiere inutili.
L'evangelizzazione timida è un virus letale che sta creando danni gravissimi alla Chiesa. Colpisce anche quelli che dovrebbero essere autentici pastori per i giovani: i preti, le suore e i catechisti.
Non è raro incontrare sacerdoti che hanno paura d'affrontare temi scomodi. Li censurano nelle loro parrocchie perché temono d'essere considerati integralisti.
Il Magistero della Chiesa Cattolica, per loro, è come un menù. Scelgono i piatti che sono graditi e mettono da parte quelli che, secondo loro, potrebbero dare fastidio.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Basta fare un giro sui social network ed accorgersi dell'influenza negativa di certi cattivi pastori sulle nuove generazioni.
Ci sono giovani che frequentano la parrocchia, fanno volontariato e poi esultano perché negli Stati Uniti il matrimonio tra persone dello stesso sesso è stato equiparato a quello tra un uomo e una donna.
Questo accade perché alcuni argomenti scomodi sono letteralmente cancellati dalle nostre chiese: divorzio, aborto, teoria del gender, convivenze, vita sessuale disordinata, eutanasia, eugenetica, contraccezione, fecondazione artificiale, maternità surrogata.
Per alcuni sacerdoti è meglio non parlarne. Meglio non disturbare le coscienze e lasciare che la società sprofondi sempre di più nel relativismo morale.
Capita, a volte, di incontrare nelle parrocchie coppie di giovani che convivono senza essere sposati e che fanno regolarmente la comunione. Il parroco non dice nulla perché "ha paura che si allontanino dalla Chiesa". La catechista di turno, quando li incontra, chiede loro: "Quest'estate dove andate in vacanza?". Per lei, infatti, è normale che due giovani non sposati vadano in vacanza insieme.
Tutto questo viene erroneamente presentato come un segno di apertura della Chiesa, che così facendo aprirebbe le sue braccia a tutti. Ma siamo proprio sicuri che assecondare il peccato sia la strada giusta per avvicinare i giovani a Dio?
Tacere sul peccato e assecondare stili di vita sbagliati significa non avere stima dei giovani. Significa avere paura di comunicare la verità e di offrire una testimonianza del Vangelo.
Non si vive bene nel peccato. Evangelizzare significa anche aiutare le persone a vincere il peccato originale, con il Battesimo, e poi a vincere i peccati personali, nel corso della vita quotidiana.
Il virus dell'evangelizzazione timida, diffuso con la complicità di un clero rinunciatario, non può che produrre giovani tristi e malati. Chi vive costantemente nel peccato non può sorridere, non può essere felice. È per questo che non bisogna avere paura di comunicare tutta la verità ai giovani. Bisogna comunicarla con amore, ma senza sconti.
Se incontriamo un prete o un catechista "timido" proviamo a fargli notare, con cortesia, che non è questa la strada da percorrere.
Attraverso il dialogo, cerchiamo di risvegliare le coscienze di quei preti "a metà", che vivono un Catechismo a mezzo servizio. Solo in questo modo i giovani potranno essere veramente felici, perché conosceranno l'intero messaggio del Vangelo.
Ricordiamo, infine, che l'evangelizzazione non è soltanto un compito di preti, suore e catechisti. È compito anche dei laici, che possono dare il buon esempio e mostrare concretamente ai giovani la bellezza di uno stile di vita cristiano.

Fonte: Zenit, 12/07/2013

6 - L'83% DEI GINECOLOGI E OSTETRICI AMERICANI E' OBIETTORE DI COSCIENZA
Solo i medici obiettori rispettano il giuramento di Ippocrate (fondatore della medicina come professione nel IV sec. a.C.)
Fonte Unione Cristiani Cattolici Razionali, 05/07/2013

Nel 165 d.C. quando l'epidemia della peste raggiunse Roma, mentre i medici pagani scappavano dalla città - come Galeno -, i cristiani affrontarono il pericolo e salvarono migliaia di persone. «Il cristianesimo creò un'isola di misericordia e sicurezza oltre i confini della famiglia, nel mondo pagano la misericordia era considerata un difetto» (R. Stark, "Il trionfo del cristianesimo", Lindau 2012 pp. 150-159).
Se fu il cristianesimo a diffondere il concetto di misericordia e di carità, l'origine della medicina "colta occidentale" è da individuarsi nell'antica Grecia ed è indissolubilmente legata al nome di Ippocrate (460 – 377 a.C. circa). A lui dobbiamo il celebre Giuramento, punto di riferimento dei principi etici normativi. In esso sono contenute frasi precise, come questa: «Non somministrerò ad alcuno, neppure se sarà richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un simile consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo». Su queste parole si è basata l'etica medica degli antichi Greci (anche se «lo status oggi attribuito a quel testo è stato possibile soltanto in epoca cristiana», ha commentato Armando Torno), e sul quale ancora oggi prestano giuramento i nostri medici ad inizio carriera (il testo è leggermente modificato rispetto all'originale, ma contiene ugualmente il principio di «perseguire la difesa della vita» e di «non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona»).
Possiamo dunque dire che soltanto i medici obiettori continuano a rispettare l'etica medica, restando coerenti con il loro giuramento. Sia l'aborto che l'eutanasia sono infatti atti contrari alla pratica medica perché entrambi uccidono qualcuno senza apportare alcuna guarigione (grazie allo sviluppo della medicina, infatti, l'aborto terapeutico non trova più alcuna applicazione, come è stato annunciato al Simposio Internazionale sulla Salute materna di Dublino).
Coloro che in Italia intendono combattere l'autodeterminazione dei medici ad agire secondo coscienza in caso di aborto (circa l'80% dei medici!), come l'Associazione Luca Coscioni, hanno interesse a far credere che questo sia un ampio fenomeno soltanto in Italia. Eppure uno studio pubblicato nel 2011 su "Obstetrics & Gynecology" ha rivelato che negli Stati Uniti se il 97% dei ginecologi e ostetrici ha incontrato donne in cerca di aborto, soltanto il 14,4% non si è rifiutato di sopprimere il bambino non ancora nato. Dunque ne consegue che l'83% dei ginecologi e ostetrici americani è obiettore di coscienza (anche se la percentuale è probabilmente anche più alta, come viene spiegato su questo sito web).
Occorre affrontare un ultimo concetto: l'aborto non è un diritto sancito dalla legge 194! Come ha spiegato Tommaso Scandroglio, dottorando di ricerca in Filosofia del Diritto presso l'Università degli Studi di Padova e assistente di Filosofia del Diritto e Filosofia Teoretica presso l'Università Europea di Roma, «obbligare una struttura a fornire l'aborto è anticostituzionale. Senza scomodare la morale naturale, lo dice il diritto positivo del nostro ordinamento: nell'articolo 2 della Costituzione la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, fra cui c'è quello alla vita. Significa che la legge 194 è una deroga al diritto e che l'obiezione di coscienza non è un boicottaggio, bensì il tentativo di riaffermare l'ordinamento. Esattamente il contrario di quanto sostiene chi dice che l'aborto è un diritto leso dall'obiezione di coscienza. La legge prevede l'obiezione di coscienza proprio perché accetta un'ingiustizia: se da una parte si permette di compierla a chi vuole, dall'altra non si può obbligare nessuno a eseguirla». Ricordiamo anche che il diritto all'obiezione non mette in discussione l'applicazione della legge 194, come invece qualcuno sostiene.
L'unico diritto in gioco è quello, semmai, della salute della donna, ma rimane un diritto minore rispetto a quello alla vita del concepito. Ovviamente se ci fosse in gioco la vita della madre allora le cose cambierebbero e la Chiesa non ha mai fatto prevalere la vita del bambino a quella della donna, come è stato più volte chiarito. In ogni caso, lo dicevamo già sopra, fortunatamente oggi la medicina è completamente in grado di evitare l'aborto e garantire la salute materna, non a caso i Paesi in cui l'aborto è illegale - come Cile e Irlanda - sono anche quelli in cui il tasso di salute materna è più elevato.

Fonte: Unione Cristiani Cattolici Razionali, 05/07/2013

7 - UNA TASSA EUROPEA PER PROMUOVERE I GAY
A pagare saranno sempre gli stessi: gli altri cittadini (ad esempio gli italiani pagheranno 10 miliardi di euro alle lobby LGBT)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/07/2013

Gli obiettivi del millennio sono otto punti programmatici che tutti i 191 stati membri dell'ONU si sono impegnati a realizzare entro il 2015. Dato che questa data si avvicina e l'Unione Europea si è accorta che tali obiettivi sono ben lungi dall'essere stati raggiunti, ecco che si guarda già al dopo 2015 e si stilano le linee operative future per tutti i paesi europei. Il 5 giugno scorso a tal proposito è stato approvato il "Report sugli obiettivi di sviluppo del millennio – definizione del quadro post-2015" elaborato dalla Commissione sviluppo del Parlamento europeo. Nella genericità e quindi fumosità di questo documento di 38 pagine si possono intravvedere sicuramente aspetti positivi in merito alla lotta alla povertà e alla discriminazione, nonché riguardo alla tutela dei diritti fondamentali per i cittadini europei. Ma se poi si gratta un po' via la vernice dorata che è stata stesa sopra questi principi si scopre cose intende l'Unione europea per "povertà", "discriminazione" e "diritti fondamentali".
Ad esempio "l'eliminazione della povertà – si legge nel report - è una multi-lotta: la definizione [di povertà] dovrebbe essere ampliata invece di essere ristretta al solo problema dell'accesso ad una certa soglia monetaria". E infatti la povertà secondo la Commissione sviluppo interessa anche la discriminazione di genere. La prova viene dal fatto che sotto il paragrafo "L'eliminazione della povertà" si può leggere: "si incoraggiano politiche di integrazione della parità di genere orientate alla crescita […] e di includere la parità di genere in tutte le politiche, programmi e le strategie dell'UE. […] Deve essere data particolare attenzione alla formazione di uomini e donne su questioni attinenti al genere nella scolarizzazione primaria, per cambiare gradualmente atteggiamenti e stereotipi sociali".
Insomma il povero rimarrà tale se non si inchina all'ideologia gender. Non solo: per chi siede a Strasburgo il vero povero è colui che non può ricorrere ad aborto e contraccezione. Infatti sempre nel paragrafo dedicato alla povertà la Commissione "invita l'UE a difendere con forza il diritto ad un più alto standard di salute, compresa la salute sessuale e riproduttiva […] anche fornendo pianificazione familiare volontaria, aborti sicuri e contraccettivi". Insomma un tempo se eri povero ti tiravano le pietre, ora i preservativi. Per paradosso forse era meglio prima.
Quindi la UE sciorina soluzioni sulla povertà ma mira a ben altro. E' un po' come la lima che i parenti dei carcerati cercavano di nascondere nelle arance quando andavano a trovarli. Io ti parlo di povertà ed intanto ti sdogano il pensiero gay e l'aborto.
In Europa sono davvero ossessionati da aborto e omosessualità. Infatti questi due temi potevano benissimo essere ricompresi – così come lo sono in molti altri documenti dell'UE – nell'obiettivo del millennio "Promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne" e in quello "Migliorare la salute materna". Però l'occasione fa l'uomo gay e abortista e così chi sta nella sala dei bottoni in Europa - affinché il verbo abortista e quello omosessualità non manchino nelle agende anche di coloro che si occupano di povertà - ha pensato bene di mettere a punto un'innovativa ricetta per non morire più di fame nei paesi in via di sviluppo: aderire al credo gay e all'aborto.
Che la questione omosessuale sia cruciale per la soddisfazione degli obiettivi del millennio trova poi conferma in molti altri passaggi di questo documento. Ad esempio nel paragrafo "Approccio fondato sui diritti umani" si preme di ricordare che una "particolare attenzione" deve essere rivolta verso le "persone LGBT" e che occorre "vietare la discriminazione" basata, tra gli altri motivi, sull' "orientamento sessuale [e] identità di genere". Ovviamente non può mancare un Grande Fratello Europeo che tutto scruta e tutti punisce. Nel paragrafo "Meccanismi di monitoraggio e indicatori" così si stabilisce: "L'UE, le agenzie delle Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali devono adottare una combinazione appropriata di indicatori quantitativi e qualitativi. Un meccanismo multidimensionale dovrebbe valutare e prendere in considerazione le questioni rilevanti quali […] l'uguaglianza di genere". Un metro comune per la discriminazione omosessuale, per evitare di discriminare tra loro con punizioni diverse gli eterosessuali dissenzienti e riottosi. Questa è la vera uguaglianza.
L'omino della strada si domanderà: "Tutti questi progetti ed iniziative, costeranno. E chi paga tutto questo?". Che scoperta: il signor Pantalone siamo tutti noi. Infatti al punto 69 del documento si spiega che gli obiettivi del millennio saranno raggiunti grazie al prelievo dello 0,7% del PIL nazionale di tutti i paesi membri e grazie ad una tassa sulle transazioni finanziarie. Lo 0,7% del PIL italiano corrisponde a più di 10milardi di euro. Tanti sono i soldi che il popolo italico dovrà forse sborsare per promuovere, tra le altre cose, aborto, contraccezione e omosessualità. Una tassa per demolire i principi non negoziabili.
Se questo prelievo non bastasse il report della Commissione sviluppo tranquillizza gli animi: al punto 68 rende noto che altri quattrini dovrebbero venire da "partenariati pubblico-privati". Un modo per far entrare dalla porta principale le lobby abortiste e omosessualiste le quali a fronte di qualche emolumento chiederanno come merce di scambio – tiriamo ad indovinare - "nozze" gay per tutti, indottrinamento "gender" sin dalla tenera età e aborto post-natale.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/07/2013

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: SE LA DONNA LAVORA FUORI CASA PERDE IL TITOLO DI REGINA DEL FOCOLARE
La falsa libertà e innaturale eguaglianza con l'uomo tornano a danno della stessa donna: parola di Pio XI
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie

Gentile direttore di BastaBugie,
ho 32 anni e tre figli. Non ho mai lavorato, perché grazie a Dio, mio marito, molto più grande di me, è un professionista e stiamo economicamente bene.
Io ora mi trovo a decidere se intraprende una formazione specialistica per un eventuale lavoro o no... sono molto indecisa ed in ansia perché non so cosa fare: da un lato, ho l'esigenza di lavorare, in un settore che mi piace, per dare sfogo alle mie attitudini e talenti... da un'altra, mi domando se è giusto andare a lavorare per se stessi e non per un'effettiva esigenza... ho anche paura che il lavoro possa distogliermi da mio rapporto con Dio e non mi faccia occupare come si deve della mia famiglia...
Lei che ne pensa...?
Grazie.
Francesca

Cara Francesca,
per rispondere a queste domande che implicano una scelta di vita non è sufficiente una mail. La direzione spirituale serve proprio per essere aiutati nelle scelte della vita, ma necessita di tempo, come coltivare una pianta: non cresce in un giorno solo e deve essere annaffiata ogni giorno...
Insomma credo che dovresti parlarne a voce con un sacerdote, ma senza pretendere risposte subito. La domanda è complessa perché investe sia l'ambito personale che quello familiare.
Conosco tante donne della tua età che hanno fatto la scelta di avere un lavoro e poi se ne sono pentite. Alcune hanno anche lasciato il lavoro per dedicarsi ai figli e ora sono felici. Qualcuna si sente realizzata nel continuare il lavoro però vede che per far questo tralascia alcuni compiti propri della mamma che quindi vengono delegati ai nonni o a una baby sitter... Insomma la questione è complessa e delicata.
Per darti comunque qualcosa su cui riflettere mi piace ricordare l'insegnamento di Papa Pio XI espresso nell'enciclica Casti Connubii del 1930. Si parla del ruolo della donna che l'emancipazione femminile stava per travolgere. Interessanti le conclusioni, sempre attuali, del pontefice che segnalava il rischio per la donna di scendere dalla sede di "regina del focolare" per diventare, nell'apparente libertà dell'emancipazione, in realtà mero "strumento dell'uomo".
Ecco dunque le parole di Pio XI:
"I citati maestri di errori che offuscano il candore della fede e della castità coniugale, facilmente scalzano altresì la fedele ed onesta soggezione della moglie al marito. E anche più audacemente molti di essi affermano con leggerezza essere quella una indegna servitù di un coniuge all'altro; i diritti tra i coniugi devono essere tutti uguali, ed essendo essi violati con la servitù di una parte, tali maestri bandiscono superbamente come già fatta o da procurarsi una certa «emancipazione» della donna.
Questa emancipazione dicono dovere essere triplice: nella direzione della società domestica, nell'amministrazione del patrimonio, nell'esclusione e soppressione della prole. La chiamano emancipazione sociale, economica, fisiologica:
- EMANCIPAZIONE FISIOLOGICA
in quanto vogliono che la donna, a seconda della sua libera volontà, sia o debba essere sciolta dai pesi coniugali, sia di moglie, sia di madre (e che questa, più che emancipazione, debba dirsi nefanda scelleratezza, già abbiamo sufficientemente dichiarato);
- EMANCIPAZIONE ECONOMICA
in forza della quale la moglie, all'insaputa e contro il volere del marito, possa liberamente avere, trattare e amministrare affari suoi privati, trascurando figli, marito e famiglia;
- EMANCIPAZIONE SOCIALE
in quanto si rimuovono dalla moglie le cure domestiche sia dei figli come della famiglia, perché, mettendo queste da parte, possa assecondare il proprio genio e dedicarsi agli affari e agli uffici anche pubblici.
Ma neppure questa è vera emancipazione della donna, né la ragionevole e dignitosa libertà che si deve al cristiano e nobile ufficio di donna e di moglie; ma piuttosto è corruzione dell'indole muliebre e della dignità materna, e perversione di tutta la famiglia, in quanto il marito resta privo della moglie, i figli della madre, la casa e tutta la famiglia della sempre vigile custode.
Anzi, questa falsa libertà e innaturale eguaglianza con l'uomo tornano a danno della stessa donna; giacché se la donna scende dalla sede veramente regale, a cui, tra le domestiche pareti, fu dal Vangelo innalzata, presto ricadrà nella vecchia servitù (se non di apparenza, certo di fatto) e ridiventerà, come nel paganesimo, un mero strumento dell'uomo". (Pio XI, Casti Connubii, 1930)

Per concludere, per affrontare ogni aspetto del problema, il consiglio migliore è quello di cui parlavo all'inizio: trovare un sacerdote in linea con l'insegnamento della Chiesa e iniziare la direzione spirituale per parlare con lui dei problemi e risolverli via via che si presentano.
Cordiali saluti.

DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

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Fonte: Redazione di BastaBugie

9 - OMELIA XVI DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO C - (Lc 10,38-42)
Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 21/07/2013)

Il tema delle letture di questa domenica è l'ospitalità. Nella prima lettura abbiamo ascoltato una pagina del libro della Genesi, nel quale si narra l'episodio di Abramo, il quale ospitò «tre uomini» (18,2) a casa sua. È molto interessante notare come Abramo, appena li vide, esclamò: «Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo» (18,3). Diversi Padri della Chiesa hanno veduto in questo episodio una prefigurazione, ovvero un'anticipazione profetica, del mistero della Santissima Trinità, dell'unico Dio in tre Persone uguali e distinte. Ciò che è accaduto ad Abramo è certamente una bellissima manifestazione divina: egli ha accolto Dio stesso nella sua tenda ed è stato beneficato con la promessa che egli e sua moglie Sara avrebbero avuto finalmente il sospirato figlio.
Ciò che è accaduto ad Abramo, in un certo senso, può avvenire anche a ciascuno di noi quando benefichiamo il nostro prossimo. Infatti, tutto quello che facciamo ai nostri fratelli che sono nel bisogno lo facciamo a Gesù stesso. Accogliendo il bisognoso, noi accogliamo Dio, e non rimarremo senza ricompensa in questa e nell'altra vita.
Il Vangelo di oggi ci propone lo stesso tema. Lazzaro, Marta e Maria ospitano nella loro casa Gesù. Durante il convito avviene qualcosa di particolare: Marta era tutta presa dai molti servizi, mentre Maria, «sedutasi ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola» (Lc 10,39). Marta si rivolge allora a Gesù e vorrebbe che Egli richiamasse la sorella Maria affinché ella la aiuti nei molti servizi. Marta è sicura di aver ragione; ma, inaspettatamente, Gesù dice: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,41-42).
Con queste parole, Gesù non voleva certamente disprezzare l'umile servizio di Marta. Anche di questo c'è bisogno. Probabilmente Marta stava esagerando, voleva fare una bella figura, e si affaccendava eccessivamente nel servizio materiale, dimenticando ciò che era più importante: ascoltare la parola di Gesù.
Nelle due sorelle Marta e Maria possiamo vedere le due dimensioni della vita cristiana, la dimensione orizzontale e quella verticale, ovvero l'attività e la contemplazione. Di tutte e due c'è bisogno, ma, certamente, la contemplazione è la cosa più importante che non deve mai mancare. Ai giorni d'oggi spesso si perde di vista la necessità della preghiera e si dà una grande importanza all'attività pratica. Non se ne comprende il valore e si esaltano unicamente le virtù attive. Ciò è molto pericoloso! L'attività senza la preghiera è come una bolla di sapone, è come un corpo senz'anima. Il Vangelo di oggi ci insegna prima di tutto a non trascurare mai la vita di preghiera, l'ascolto della parola di Gesù, solo in questo modo le opere che realizzeremo saranno benedette da Dio.
Spesso anche noi ci affanniamo e ci agitiamo per le molte cose da fare, e perdiamo di vista la cosa più importante. La società odierna in cui viviamo è entrata in un vortice da cui è difficile uscire. Tutti corrono, tutti hanno fretta, e pochi sono quelli che pensano alle realtà celesti. Per uscire da questo vortice, l'unico rimedio è quello di fare come Maria di Betania, di metterci anche noi ai piedi di Gesù, e di ascoltare la sua parola.

Nota di BastaBugie: Per l'omelia della domenica successiva, vai a
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=12

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 21/07/2013)

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