BastaBugie n�364 del 29 agosto 2014

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1 I DRAMMATICI APPELLI DEI VESCOVI IN IRAQ E IL SOSTANZIALE DISINTERESSE DELL'OCCIDENTE
E' urgente un intervento armato immediato per scongiurare l'eliminazione dei cristiani, ma da noi si prende a pretesto Papa Francesco per giustificare il silenzio e le omissioni
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 TAGLIARE LA TESTA AI CRISTIANI? LO ORDINA IL CORANO E COSI' FECE MAOMETTO
Non esiste un islam moderato (del resto chi se la sentirebbe di dire che esisteva un nazismo moderato?)
Autore: Luigi Santambrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 LA BARBARIE CORRE SULLO SMARTPHONE
Internet, social network, nuove tecnologie: opportunità di conoscenza o accelerazione della caduta di una civiltà?
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Il Timone
4 IL REATO DI ''MASCHILISMO'', ENNESIMA FRONTIERA DELL'ESTREMISMO FEMMINISTA
Dopo l'omofobia, ecco un nuovo pericolo per i cristiani
Fonte: Corrispondenza Romana
5 LA DECRISTIANIZZAZIONE DELL'EUROPA PASSA DA LIBRI, RIVISTE, TALK SHOW, DOCUMENTARI, FILM
Vediamo a che punto siamo in Gran Bretagna dove il cristianesimo è stato gettato letteralmente alle ortiche
Fonte: No Cristianofobia
6 LA MESSA E' NOIOSA? E' UN PROBLEMA NOSTRO, NON DELLA MESSA
Siamo abituati a esperienze mordi e fuggi, a fare zapping... insomma siamo dei ragazzini viziati (VIDEO: il Concilio Vaticano II vuole il canto gregoriano e l'organo a canne)
Autore: Timothy Dolan - Fonte: Sito del Timone
7 IL MESSICO PERSEGUITA LA CHIESA TASSANDO LE ELEMOSINE
Vi sono molti modi per perseguitare i cristiani: la violenza è il modo più evidente, ma vi sono anche altre strade più silenziose
Fonte: Corrispondenza Romana
8 DA MODELLA CON FISICO DA URLO A SUORA DI CLAUSURA
Dopo il successo mondano, la conversione e la consacrazione totale a Dio... l'opposto di suor Cristina
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 LETTERE ALLA REDAZIONE: LUCI ED OMBRE DI GARDALAND
Cede agli animalisti ed abolisce i delfini; da non perdere invece lo spettacolo ''Vita'' che parla dell'apertura alla vita, del rapporto maschio-femmina, dei figli nati all'interno del matrimonio (VIDEO: bambini e delfini)
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
10 OMELIA XXII DOM. DEL TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 16,21-27)
Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - I DRAMMATICI APPELLI DEI VESCOVI IN IRAQ E IL SOSTANZIALE DISINTERESSE DELL'OCCIDENTE
E' urgente un intervento armato immediato per scongiurare l'eliminazione dei cristiani, ma da noi si prende a pretesto Papa Francesco per giustificare il silenzio e le omissioni
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-08-2014

In Iraq si muore, a Roma (e non solo) si fa accademia. È un po' questa l'impressione che si ricava mettendo a confronto i drammatici appelli che quotidianamente arrivano dai vescovi del Medio Oriente e le incredibili divagazioni sul tema che leggiamo sulla stampa nostrana, spesso ad opera di uomini di Chiesa.
Da Erbil, la città curda dove trovano riparo la maggior parte dei cristiani scacciati da Mosul e dalla piana di Ninive, si sono fatti sentire ieri, ad esempio, i patriarchi orientali cattolici e ortodossi andati lì per portare la propria solidarietà ai cristiani. «Noi lanciamo un grido d'allarme - ha spiegato il Patriarca Youssef II Younane, dei siro-cattolici - Non c'è nemmeno un secondo da perdere. È in gioco la nostra sopravvivenza in Mesopotamia. Le nazioni libere che aderiscono alla Carta dei diritti dell'uomo devono avere il coraggio di essere fedeli ai loro principi. Noi chiediamo un intervento internazionale in nostra difesa, e non certo per conquistare alcunché. Noi abbiamo il diritto di difenderci e noi chiediamo di essere difesi. La comunità internazionale lo ha ben fatto in precedenza in Kosovo, malgrado l'opposizione, all'epoca, della Russia. Per questo noi domandiamo, assieme a Papa Francesco, di fare in modo che vengano rispettati i nostri diritti per un intervento militare di natura difensiva, per fronteggiare i gruppi jihadisti che ci minacciano».

APPELLI DEI VESCOVI LOCALI
«Noi pensiamo – ha inoltre detto il patriarca maronita Bechira Rai - che lasciare campo libero agli jihadisti dello Stato islamico sarebbe davvero vergognoso per l'Occidente. Che un gruppo di terroristi di ispirazione diabolica sia lasciato libero di agire è uno scandalo senza precedenti. Noi chiediamo alla comunità internazionale di assumersi le proprie responsabilità. È inammissibile che un gruppo di questa natura opprima in questo modo dei popoli, e che la comunità internazionale non prenda la difesa di un gruppo incapace di difendersi da solo».
Parole chiare, analoghe nei contenuti e nel tono, a quelle sentite in queste settimane dai diversi vescovi iracheni: è richiesto un intervento urgente; e armato, perché i terroristi dell'ISIS non si fermano a belle parole.

DISCUSSIONI DA SALOTTO
A Roma invece si continua a discutere sul significato da attribuire alle parole del Papa sul «fermare gli aggressori», e come quindi si può fermarli senza usare le armi, non sia mai che vogliamo le Crociate o solo contrapporre la forza alla forza.
Il Papa fa bene a ricordare i criteri fondamentali che guidano anche un intervento militare difensivo, è la dottrina della Chiesa da sempre, e non sta a lui indicare soluzioni politiche o militari. Ma i laici e coloro che sono chiamati a prendere decisioni o a suggerirle, devono dare contenuti seri a questi criteri, non possono fare omelie sulle parole del Papa riservando al contempo la loro aggressività nei confronti di tutti coloro che chiamano i terroristi con il loro nome e che invocano un intervento serio.
Chi sta facendo la guerra ad Antonio Socci – reo di aver criticato la tiepidezza del Papa – dovrebbe avere il coraggio di andare fino in fondo e criticare tutti i vescovi iracheni e i patriarchi orientali che chiedono di intervenire urgentemente, e possibilmente non a chiacchiere. Socci sarà pure criticabile, ma non è lui che sta sgozzando ostaggi e dando la caccia a cristiani e yazidi. E non siamo noi - che insistiamo nel denunciare la minaccia islamista - quelli che hanno dichiarato guerra agli infedeli, la Terza guerra mondiale tanto per citare il Papa. Chissà se poeti, intellettuali e preti che gridano dappertutto che non c'è bisogno di Crociate sarebbero così compassati e meditabondi sulle parole del Papa se ad essere stuprate e usate come bottino di guerra fossero le loro figlie e mogli e se ad essere sgozzati in nome di Allah fossero i loro figli.

NON SI POSSONO CHIUDERE GLI OCCHI O GIOCARE CON LE PAROLE
Noi non vogliamo dichiarare guerra a tutti i musulmani, ci mancherebbe altro. O affermare che tutti i musulmani sono potenziali terroristi. Al contrario, vogliamo valorizzare tutto quello che di positivo si muove nel mondo islamico. Ma allo stesso tempo non si può chiudere gli occhi davanti a quel che sta accadendo e, in ogni caso, prima ancora di discettare sui princìpi dell'islam, occorre «fermare l'aggressore». E bisogna essere concreti: se non si vuole fare una guerra, in quale altro modo si possono fermare questi barbari?
Non si può giocare con le parole, come fa ad esempio, il segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, monsignor Mario Toso. In una intervista a Radio Vaticana, commentando le parole del Papa, ha detto ieri che si deve rinunciare «definitivamente all'idea di ricercare la giustizia mediante il ricorso alla guerra». Bene, e allora cosa facciamo davanti all'Isis? «Occorre - dice Toso - imboccare vie alternative: va cioè coltivata la multilateralità come via che offre maggiori garanzie di giustizia, anche nel caso che si debba attuare il principio di responsabilità di proteggere etnie e gruppi che sono minacciati di morte, come sta avvenendo in Iraq, da gruppi terroristici». E cosa vuol dire? La multilateralità non è una risposta al «cosa facciamo», al massimo è un metodo. E il resto sembrano frasi fatte, senza un senso vero, tanto per dare l'idea di dire qualcosa di profondo.

QUALI SAREBBERO LE ALTERNATIVE A UN INTERVENTO MILITARE?
Ma cominciamo a vedere seriamente quali sono le alternative: i paesi occidentali, tutti d'accordo, si stanno muovendo per armare i curdi e dare loro la possibilità di difendersi. Va bene questo per i nostri amici che non vogliono Crociate? Non suona un po' ipocrita e vagamente vigliacca come soluzione? Noi non vogliamo la guerra, ma vi diamo le armi per farla. Così abbiamo un doppio guadagno: non ci rimettiamo vite umane e ci facciamo i soldi con la vendita delle armi. Dare la possibilità a chi è attaccato di difendersi è giusto, ma fatta in questo modo non suona certo come un impegno. E senza considerare che anche questa via ha le sue controindicazioni: si incrementa la proliferazione di armi, anche pesanti, che in giro per Medio Oriente e Africa sono già troppe, e si aprono futuri contenziosi visto che i curdi ora si aspettano come ricompensa la creazione e il riconoscimento del loro stato, il Kurdistan.
La scorsa settimana, il nunzio apostolico all'Onu di Ginevra, monsignor Silvano Tomasi, aveva anche suggerito di bloccare il flusso di fondi e armi verso i miliziani dell'Isis. Più che giusto, ma anche questa non è una strada facile, immediata e risolutiva: ormai gli jihadisti hanno trovato il modo di autofinanziarsi – i rapimenti di occidentali servono a questo – e comunque c'è una pressione forte da fare sui paesi – Arabia Saudita, Qatar, Kuwait – da cui passano gran parte dei rifornimenti per l'Isis. E nessuno in questo momento sembra neanche pensare a questa strada, non ultimo perché anche in Europa siamo dipendenti dagli investimenti di questi paesi.
Dunque, quali sarebbero le altre alternative immediate a un intervento militare? Sicuramente ce ne saranno anche se in questo momento non ci vengono in mente, ma invece di meditare profondamente sulle parole del Papa, le si prenda sul serio e si formulino ipotesi concrete. Ad esempio, si prendano per la collottola i nostri governanti, molto più interessati a discutere del patetico topless di una ministra ultracinquantenne che non ad affrontare la minaccia jihadista che arriva da noi anche in barca (e li andiamo pure a prendere).
Soprattutto si risponda a questa domanda: e se le Nazioni Unite non avessero alcuna intenzione di muoversi, come peraltro appare evidente al momento (quante riunioni d'urgenza del Consiglio di sicurezza sono state convocate per discutere del Califfato?), che cosa si fa? Ce la sentiamo di abbandonare i fratelli cristiani iracheni - e mediorientali in genere - al loro destino, consolandoci con il fatto che tanto la persecuzione è nel nostro Dna?

Nota di BastaBugie: si consiglia anche la lettura del seguente articolo
TAGLIARE LA TESTA AI CRISTIANI? LO ORDINA IL CORANO E COSI' FECE MAOMETTO
Non esiste differenza tra musulmani moderati e fondamentalisti (chi se la sentirebbe di dire che esisteva un nazismo moderato?)
di Luigi Santambrogio
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3413

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-08-2014

2 - TAGLIARE LA TESTA AI CRISTIANI? LO ORDINA IL CORANO E COSI' FECE MAOMETTO
Non esiste un islam moderato (del resto chi se la sentirebbe di dire che esisteva un nazismo moderato?)
Autore: Luigi Santambrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-08-2014

La speranza, dicono, è sempre l'ultima a morire, anche davanti al boia. E uno ci prova davvero a credere che l'islam e Allah non c'entrino niente con i sanguinari tagliagole dell'Isis, con quelli che filmano le decapitazioni e li mettono nella top ten di You Tube, accanto all'ultima versione del Gangnam style o del bimbo che morde il dito al fratellino. Sono davvero in tanti, anche in buonissima fede, a sperare che l'islam non sia quel jihadista mascherato e vestito di nero che offre ad Allah la testa mozzata dell'infedele, che tra i musulmani esista una differenza tra moderati e fondamentalisti, che ci possa e ci debba essere spazio per il dialogo interreligioso e la reciprocità tra fedi diverse.
Si può provare a ridimensionare quelle estreme forme di denuncia che arrivano dalle voci più provocatorie dell'Occidente: il politico olandese Geert Wilders che paragona il Corano a Mein Kampf, le profezie sull'Eurabia alle porte della Fallaci, gli avvertimenti della scrittrice ebraica Bat Ye'Or. O il leader del Fronte Nazionale, Marine Le Pen, che considera le preghiere in pubblico dei musulmani alla stregua della occupazione nazista in Francia durante la Seconda Guerra mondiale. Ma a spazzar via ogni illusione e volonterose aperture al dialogo, è la testa mozzata del reporter James Foley e quelle degli ostaggi catturati in Siria e Iraq o i cristiani caduti nelle grinfie delle milizie di Boko Aran.
La decapitazione è la pena preferita negli Stati islamici, come prevede il Corano. Rispetto all'utilizzo della spada è prevista una forma di clemenza per le donne condannate a morte. Possono scegliere la fucilazione, ma non perché la decapitazione sia considerata troppo violenta. La donna giustiziata in pubblico, se venisse decapitata, dovrebbe scoprire il collo. E questo sarebbe sconveniente. Un'altra eccezione è l'eventualità che, per reati violenti e particolarmente gravi, ad alcuni condannati possa essere inflitta la morte attraverso la crocefissione. Infine, ultima variante, la lapidazione per casi di adulterio.

IL CORANO AUTORIZZA A CALARE LA SPADA SULLE TESTE DEGLI APOSTATI E DEGLI INFEDELI
La pena di morte viene inflitta per tutti i reati che portano la "corruzione sulla Terra". Una definizione che lascia aperte infinite possibilità e che permette, a totale discrezione dei giudici, di far rientrare in questa categoria praticamente tutti i reati che un essere umano possa commettere. In Arabia Saudita, ad esempio, la si commina in caso di omicidio, violenza carnale, traffico di droghe, rapina a mano armata, apostasia, relazioni sessuali illecite (omosessuali ad esempio). I condannati vengono portati dalla polizia in una pubblica piazza, vengono loro bendati gli occhi, messi a piedi nudi, manette alle mani e inginocchiati verso La Mecca. Poi c'è l'esecuzione della pena (Qisas) al grido "Allahu Akbar!". Prima, però di essere passati alla scimitarra, i poveretti vengono drogati con tranquillanti. Di certo, i tagliagole dell'Isis non hanno usato questa gentilezza con i loro ostaggi e le centinaia di cristiani, yazidi o soldati dell'esercito regolare iracheno: il rito che però accomuna queste bestiali esecuzioni con quelle "legali" degli Stati islamici è l'invocazione alla grandezza di Allah. La formula è la stessa, che la decapitazione avvenga nelle piazze di Riad o nei deserti del Nord Iraq occupati dal Califfato.
Non è certo una causalità: la spada contro assassini, ladri o pervertiti è la stessa che il Corano autorizza a calare sulle teste degli apostati e degli infedeli. Anche nella Sharia (le norme religiose, giuridiche e sociali direttamente fondate sulla dottrina coranica), è narrata la storia di Maometto che è stato personalmente protagonista di efferati crimini, come la strage e la decapitazione di circa 700 ebrei a Medina. Fatti che i musulmani non smentiscono. Una delle raccolte dei detti (hadith) del profeta si intitola proprio "ll libro delle razzie", in cui si elencano oltre 60 guerre ad opera di Maometto". Il Profeta dell'islam fu un uomo di guerra. Esortò i suoi seguaci a combattere per la nuova religione da lui fondata e disse che Allah, il loro dio, aveva ordinato ai fedeli di imbracciare le armi. E lui stesso, anziché limitarsi a predicare la guerra, combatté in numerose battaglie. Nel corso di questi scontri Maometto articolò numerosi principi, che da allora i musulmani non hanno mai smesso di seguire. Dunque, se l'esempio vien dall'alto...

COSA DICE IL CORANO
Meglio, allora, far tacere le interpretazioni e dare la parola al sacro testo dell'islam.
Corano 5:33 «La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso».
Corano 8:12 «E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: "Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi! E ciò avvenne perché si erano separati da Allah e dal Suo Messaggero". Allah è severo nel castigo con chi si separa da Lui e dal Suo Messaggero».
Corano 47:4 «Quando [in combattimento] incontrate i miscredenti, colpiteli tra capo e collo finché non li abbiate soggiogati, poi legateli strettamente. In seguito liberateli graziosamente o in cambio di un riscatto, finché la guerra non abbia fine».
Corano 9:123 «O voi che credete, combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi. Sappiate che Allah è con i timorati».
Corano 2:191 «Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti».
192 «Se però cessano, allora Allah è perdonatore, misericordioso».
193 «Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah».
Corano 9:29 «Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati».
30 «Dicono i giudei: "Esdra è figlio di Allah"; e i nazareni dicono: "Il Messia è figlio di Allah". Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati! 31 Hanno preso i loro rabbini, i loro monaci e il Messia figlio di Maria, come signori all'infuori di Allah, quando non era stato loro ordinato se non di adorare un Dio unico».
Corano 8:15 «O voi che credete, quando incontrerete i miscredenti in ordine di battaglia non volgete loro le spalle».
16 «Chi in quel giorno volgerà loro le spalle, eccetto il caso di stratagemma per [meglio] combattere o per raggiungere un altro gruppo, incorrerà nella collera di Allah e il suo rifugio sarà l'Inferno. Qual triste rifugio!».
17 «Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi. Quando tiravi non eri tu che tiravi, ma era Allah che tirava , per provare i credenti con bella prova. In verità Allah tutto ascolta e conosce».
Corano 8, 55-60 «Di fronte ad Allah non ci sono bestie peggiori di coloro che sono miscredenti e che non crederanno mai... Se quindi li incontri in guerra, sbaragliali facendone un esempio per quelli che li seguono, affinché riflettano».?
Corano 47,35 «Non siate deboli! Non offrite pace al nemico mentre avete il sopravvento! Dio è con voi e non vi frusterà nell'opere vostre. Quando poi saranno trascorsi i mesi sacri, uccidete gli idolatri dovunque li troviate, prendeteli, circondateli, appostateli ovunque in imboscate».

IL VERO ISLAM
Tutto questo è soltanto una deviazione dal vero islam? E il jihad è solo una guerra "spirituale e morale" tutta interiore? È la tesi di molti islamisti, intellettuali e capi di scuole che propongono una reinterpretazione del Corano in questa chiave, respingendo la versione maomettana intransigente e politica. Ma non sono certo in grado di condizionare lo strapotere che i gruppi più radicali e fondamentalisti hanno acquisito in questi anni, favorito anche dall'assenza di un'autorità unica legittimata a dare la corretta interpretazione delle scritture. In ogni modo, la riflessione teologica e politica non può certo chiudere gli occhi su un fatto difficilmente negabile: vero o no quello raffigurato dal Corano è l'islam esistente, reale e che si manifesta al mondo come ideologia il cui scopo è la sottomissione religiosa e politica del mondo. [...]

Nota di BastaBugie
: si consiglia anche la lettura del seguente articolo
I DRAMMATICI APPELLI DEI VESCOVI IN IRAQ E IL SOSTANZIALE DISINTERESSE DELL'OCCIDENTE
E' urgente un intervento armato immediato per scongiurare l'eliminazione dei cristiani, ma da noi si prende a pretesto Papa Francesco per giustificare il silenzio e le omissioni
di Riccardo Cascioli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3412

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-08-2014

3 - LA BARBARIE CORRE SULLO SMARTPHONE
Internet, social network, nuove tecnologie: opportunità di conoscenza o accelerazione della caduta di una civiltà?
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Il Timone, Luglio-Agosto 2014

Imbevuti di progresso tecnologico e allo stesso tempo sulla via del regresso cognitivo ed etico. Sono quelli che Maurizio Blondet, giornalista e saggista di lungo corso, ha chiamato "Selvaggi con il telefonino" (Effedieffe, 2006). Un tipo umano inconsapevole del fatto che l'imbarbarimento passa anche dal touch screen e dai pantaloni col cavallo basso.
Cosa sta succedendo?
«L'uomo-massa vive nella civiltà come il selvaggio della foresta amazzonica vive nella Natura. Prende smartphone, internet, auto, medicinali, come se nascessero sugli alberi. Tutto ciò che rende loro facile la vita nella società complessa - non solo le tecnologie più avanzate  ma le istituzioni, l'istruzione gratuita, le libertà politiche, lo stato di diritto - lo vivono come se fossero "naturalmente" a disposizione,  gratis come l'aria. Non sa  che sono invece il prodotto dei più grande apparato artificiale mai esistito, la civiltà occidentale, frutto di sforzi, coraggio, geniali intelligenze che i nostri antenati hanno profuso per tremila anni. Usano computer e il web senza nemmeno conoscere come funzionano, anzi senza averne alcuna curiosità. Ancor più per le  istituzioni, che danno per scontate, sono per loro diritti acquisiti e non si sentono obbligati a mantenerle, migliorarle e restaurarle. Non sanno che la civiltà ha bisogno di "manutenzione", e da selvaggi, la "consumano" soltanto, erodendola, e alla fine si trovano davvero nella giungla che hanno creato».
Internet è però anche una formidabile risorsa di conoscenza e di "auto-formazione", no?
«È la biblioteca d'Alessandria del nostro secolo; ma i neo-selvaggi non sanno che farsene della biblioteca d'Alessandria: credono di nascere "già imparati" (come si dice a Napoli), e di aver studiato "anche troppo". Basta vedere cosa cercano sul web: pornografia, calcio, "luoghi" digitali dove possano soddisfare le loro rabbie, far rigurgitare la loro "pancia", coltivare le loro ossessioni e idee fisse minime (basta vedere i militanti frequentatori del blog di Beppe Grillo: ecologisti, credenti nelle scie chimiche e in altri complottismi svaporati, ugualitari fanatici, aspiranti psico-poliziotti che vogliono la totale "uguaglianza" e "purezza" politica, come certi settari medievali). Nell'insieme, questo tipo umano - che è maggioranza oggi - frequenta il web come sostituto dei rapporti umani che non riesce ad avere (vedi Facebook), come il luogo dove può sviluppare i suoi mono-ideismi senza trovare contraddittorio: in pratica, come consolazione autoerotica».
Nel costume c'è una forte attrazione per l'arcaico, per il barbarico: creste da Mohicani, tatuaggi che una volta contraddistinguevano galeotti e criminali, pîercing che prima si trovavano solo fra gli indigeni di qualche arcipelago polinesiano... si tratta solo di mode effimere o c'è altro dietro?
«Potrei rispondere: niente di strano che i neo-selvaggi, quelli con lo smartphone, si coprano di tatuaggi, si buchino orecchie, naso e lingua e persino le parti intime: è esattamente il tipo di abbigliamento a pelle e di auto-mutilazioni dei selvaggi di ieri, dei congolesi della giungla. Le ragazze sono già pronte per il gonnellino di paglia, già mostrano le mammelle come le ottentotte e zulù (che non lo fanno più). Ma a voler essere più profondi (non so se ne vale la pena) ricordo che è stato Nietzsche il primo ad annunciare all'Europa protestante, civile e repressa, che lui andava "in Africa", nella barbarie. E perché? Perché Wagner, che lui tanto ammirava per la sua libertà sessuale, lo aveva "tradito" col Parsifal: nel Parsifal, scrisse in modo rivelatore, "la predicazione della castità resta una istigazione alla negazione della natura"; quello del vecchio Wagner, un tempo suo eroe e modello trasgressivo, è un vile "prostrarsi ai piedi della Croce". Ora basta, urlò Nietszche: io emigro verso "la serenità africana", dove (secondo lui) vigeva "l'amore (sessuale) come fatum, come fatalità, cinico, innocente, crudele", dove la "felicità è breve, improvvisa, senza remissione". Nietszche, "solitario di Sils Maria" trovò la sua Africa nella demenza. Molti altri intellettuali poi hanno seguito la sua direttiva, a modo loro. Thomas Mann, in Morte a Venezia, "scrisse una meditazione intrinsecamente moderna che ruota attorno a un quesito: se la cultura occidentale valga la sublimazione sessuale" (Michael Jones, il Ritorno di Dioniso, Effedieffe). E' un quesito tipicamente protestante, dove la grazia manca, e il sesso era repressione, senza grazia, insostenibile. Ma l'Europa e gli Usa hanno risposto alla domanda di Mann: no, la civiltà non vale la repressione sessuale, ergo rinunciamo alla civiltà. Il selvaggismo dei giovani tatuati è in fondo la banalizzazione del niccianesimo, l'ultimo livello più basso dove l'abbandono della civiltà è diventato "normalità". In questo basso livello, l'adozione del barbarico comporta una precisa conseguenza: la brutalità. Il culto e la pratica della brutalità. Fino a quello che i media, in piena malafede, chiamano "femminicidio" frequente».
Per quanto riguarda le brutture veicolate da tanta cultura pop(olare) e non solo: quanto è l'estetica a essere un riflesso dell'etica e quanto è invece l'estetica che influenza l'etica?
«Pensiamo cos'era la musica "popolare" ancora trent'anni orsono: Edith Piaf, la canzone napoletana, Mina, il "melodico" mantenevano un legame con l'identità nazionale, ne parlavano la lingua, raccontavano storie... Oggi invece: metal, rave, rap. Ritmi brutali che hanno superato di molto (verso il basso) i tam-tam "africani", ripetitivi, linguaggio inarticolato con rime stupide; il rap: una produzione che non richiede alcun ingegno né impegno, che chiunque può "comporre". E' come se di colpo, una generazione avesse "cambiato lingua", abbandonato la propria. E quando un essere umano non sa usare il linguaggio per dare espressione (ordinata, se non artistica) ai propri sentimenti, inevitabilmente ricorre al "linguaggio" della barbarie: la violenza fisica, lo stupro, il passare alle vie di fatto. Avviene tra le tifoserie calcistiche, come ai giovinotti abbandonati dalla donna: l'ammazzano, si ammazzano, si bruciano con i figli. E' gente che è stata allevata, convinta, abituata – educata, diciamo – a obbedire ai propri impulsi primari.
Questo è il messaggio che martellano tutte le "agenzie diseducative" veramente potenti: pubblicità, tv, consumismo, pedagogie permissive e ideologie delle "libertà" trasgressive: "soddisfa la tua sete". Era uno slogan della Coca Cola, ma è la metafora generale del  messaggio dominante: non porre freno ai tuoi desideri, godi qui ed ora, lo scopo della vita è "innamorarsi", soffrire non ha senso, tutti hanno diritto alla felicità, che consiste nel diritto al piacere senza subire impedimenti; l'idea che la liberazione dalle "inibizioni" sia necessaria per sviluppare una personalità fiorente, equilibrata, moderna e laica. La massa di sprovveduti  così "educati" dalla pubblicità scopre poi che è la realtà a porre ostacoli, ostacoli a cui nulla li ha preparati. Lui incontra lei, si "amano"; le ragazze si propongono come oggetti sessuali, i ragazzi ci cascano, e solo dopo scoprono che dietro i caratteri sessuali di lei, desiderabili, da pornodivetta, esiste una personalità: estranea, e spesso insopportabilmente antipatica, perché anche lei è stata "educata", come lui, a prendere senza dare, a inseguire la propria felicità e obbedire ai propri impulsi, "vivere la mia vita". Lui vuole, di lei, gli organi sessuali, ma non sopporta la sua "persona"; lei è caduta nello stesso equivoco, accorgendosi che il bel palestrato con cui si è fatta in discoteca è un banalissimo, noiosissimo, viziatissimo figlio di mammà... Le condizioni per la tragedia ci sono tutte. Se non finisce in femminicidio, finisce almeno in infelicità, odii senza fine, separazioni litigiose, figli sballottati, mariti devastati economicamente, altre convivenze, sempre alla ricerca della "felicità", dell'"amore", che pubblicità, cinema e rotocalchi avevano garantito. E senza mai giungere all'ovvia conclusione dell'esperienza: che il sesso non è facile ma problematico, che non esiste un diritto al piacere, che la felicità è qualcosa di più complesso dello "sballo" o dell'orgasmo; che "realizzare se stesso" si può solo "dimenticando se stesso" in un'opera, in un compito».
San Paolo ci ricorda che la vera battaglia non è contro "creature di carne e di sangue, ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra". Abbiamo forse perso l'allenamento a leggere la presenza del demonio dietro a certi fenomeni culturali?
«Soprattutto la Chiesa, intesa come clero, ha perso questa capacità. E' proprio come avesse acquistato un angolo cieco, o una sordità specifica a certe "lunghezze d'onda" del profondo. Da qui le cantonate tragicomiche che la Chiesa ha preso sui "segni dei tempi" , che ha smesso di saper leggere proprio quando ha cominciato a vantarsene, col Concilio: al punto da vedere un "umanesimo integrale", un "cristianesimo anonimo" nella secolarizzazione compiuta, che invece avanzava verso gli esiti di nichilismo, omicidi e anti-umani che abbiamo qui sopra descritto.
Ancora oggi, ridicolmente, molti nella Chiesa invocano pedagogie burocratiche come "una educazione alla legalità", aderendo alla pedagogia illuministica terminale secondo cui i giovani si educano facendo loro leggere e studiare la Costituzione Italiana. Nemmeno ci si rende conto che i giovani non hanno bisogno di "etica"; hanno bisogno di "epica". Ossia di essere incitati ad imprese grandi, belle, al cavalleresco sprezzo del pericolo, alla nobile indipendenza interiore, alla lotta solitaria e orgogliosa contro il "quel che fanno tutti", alla aristocrazia: come diceva Goethe, "vivere a proprio gusto è del plebeo – il nobile aspira a un ordine e a una legge". E chi insegna più, ad essere nobili?».

Fonte: Il Timone, Luglio-Agosto 2014

4 - IL REATO DI ''MASCHILISMO'', ENNESIMA FRONTIERA DELL'ESTREMISMO FEMMINISTA
Dopo l'omofobia, ecco un nuovo pericolo per i cristiani
Fonte Corrispondenza Romana, 21 agosto 2014

«Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, Lui che è il Salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto» (Ef 5, 22-24): attenzione, perché presto citare questo brano della Lettera di San Paolo apostolo agli Efesini potrebbe costare caro. Molto caro. Non bastano infatti i grattacapi provocati dalla legge sulla cosiddetta "omofobia". Ora durante le omelie, le lezioni di catechismo, l'ora di religione, gli incontri, le conferenze, sacerdoti e laici dovranno anche stare attenti a non sembrar troppo "maschilisti". Il governo spagnolo ha, infatti, annunciato per bocca di Blanca Hernández, delegata contro la violenza "di genere" (nella foto, durante un'intervista sull'emittente "La2"), che verrà modificato addirittura il codice penale, per estendere all'inverosimile il concetto di «violenza alle donne»: anche solo la mentalità finora bollata genericamente come «maschilista» verrà considerata come «crimine» vero e proprio. Di fatto, ciò che si intende codificare e punire è l'ennesimo reato di opinione. Siamo di fronte incredibilmente ad un nuovo, temibile processo alle intenzioni.

L'ENNESIMA FRONTIERA DELL'ESTREMISMO IPERFEMMINISTA
L'associazione Projusticia, composta da avvocati ed altri operatori di Giustizia, in un proprio comunicato ha criticato quest'ennesima frontiera dell'estremismo iperfemminista, che vorrebbe spacciare per «apologia della violenza di genere qualsiasi parere o informazione, che contrasti o contraddica i suoi dogmi». Ciò che «rischia di aggravare le cose, eliminando diversi diritti fondamentali, in primis quello di presunzione d'innocenza, e minando le fondamenta stessa dello Stato di diritto». Parole forti, pesanti. Davvero preoccupanti. Prosegue il documento: «La delegata del governo non riconosce che la legge sulla violenza di genere non solo non ha risolto il supposto 'problema', ma lo ha anzi aggravato. Non dimentichiamoci che, secondo tale normativa, qualunque cosa può configurarsi come 'violenza' ed a determinarlo è proprio colei che denuncia, non il perito, né tanto meno il giudice. Che sia o meno definita come delitto dal codice penale». Insomma, già oggi il tutto si configura in termini persecutori a danno del cosiddetto "sesso forte". Ma il proposito è quello di acuire ulteriormente tale disparità di fronte alla legge, che non è più uguale per tutti, ma per le donne pare esser più uguale che per gli uomini.
I presupposti ideologici, su cui si fonda quest'ennesima trovata, sono contenuti nei mantra tipici del femminismo spagnolo: «Il prodotto interno lordo è maschile», si legge. Ed ancora: «In una società patriarcale, qualsiasi rapporto eterosessuale è uno stupro, poiché le donne come gruppo non sono abbastanza forti per dare il loro consenso». Vi sarebbe una terza trovata, il cui contenuto è tuttavia talmente disgustoso da render inopportuno anche il solo proporla.

LA CACCIA ALLE STREGHE
La "caccia alle streghe", in realtà, partirebbe da lontano: già nel 2004, il "collettivo femminista" indisse una «manifestazione pacifica» al grido di «Bruciamo questo Consiglio Giudiziario maschilista e patriarcale». Ora vorrebbe trasformare gli slogan in una legge vera e propria, benché non vi siano riscontri oggettivi, che motivino il provvedimento: a detta dello stesso governo, infatti, non si sarebbe registrato alcun aumento nel numero degli assassinii imputabili a fenomeni di "maschilismo". E' pertanto solo una questione ideologica, di bandiera. Però alquanto costosa: in questi anni di denaro pubblico ne è uscito parecchio in nome dell'ideologia "gender". Basti pensare che il Piano Strategico per le Pari Opportunità 2008-2011 ha risucchiato ben 3.690.249.738 euro, una voce pari a 5,8 volte l'intero bilancio del Ministero del Lavoro. Secondo l'agenzia InfoCatólica, vi sarebbe già abbastanza carne al fuoco, perché «la Corte dei Conti e la Procura anticorruzione facessero il proprio lavoro». Intervenendo.
Sullo sfondo resta il timore che questo fanatismo anti-maschilista possa esser presto "importato" anche in altri Paesi d'Europa e del mondo. La questione è tutt'altro che da sottovalutarsi, poiché, come già con l'"omofobia", la percezione è che ancora una volta, nel mirino, si intenda porre in primis la Chiesa Cattolica.

Fonte: Corrispondenza Romana, 21 agosto 2014

5 - LA DECRISTIANIZZAZIONE DELL'EUROPA PASSA DA LIBRI, RIVISTE, TALK SHOW, DOCUMENTARI, FILM
Vediamo a che punto siamo in Gran Bretagna dove il cristianesimo è stato gettato letteralmente alle ortiche
Fonte No Cristianofobia, 19 luglio 2014

Aveva ragione il Card. Richelieu: «Denigrate, denigrate, qualche cosa resterà»… Lo conferma purtroppo l'indagine pubblicata sul Journal of Religion in Europe e compiuta in Inghilterra dal prof. Clive D. Field delle Università di Birmingham e Manchester su un campione di 180 adulti. Pare che il Codice da Vinci di Dan Brown abbia fatto più danni del previsto. Non importa se zeppo di grossolani errori e di gratuiti insulti alla fede: oggi il 41% di coloro, tra gli intervistati, che lo hanno letto è convinto delle tesi centrali sostenute dall'autore ovvero che Gesù sposò Maria Maddalena, che ha avuto da lei dei figli e che la Chiesa per duemila anni ha mantenuto questo segreto. Incredibile! Secoli di dogmi e sana Dottrina cattolica gettati letteralmente alle ortiche per un misero libello, purtroppo però finito tra i 19 testi di narrativa moderna più letti in Gran Bretagna. Abiure di fatto in formato pocket book. Colpa certo dell'analfabetismo religioso di ritorno e della paurosa superficialità, che han colpito ormai la maggioranza dei battezzati. Ma anche di quanti li han lasciato ignoranti, anziché insegnar loro il Catechismo.

LIBRI, RIVISTE, TALK SHOW, DOCUMENTARI, FILM
La decristianizzazione dell'Europa cattolica passa da qui: dai best seller, dalle riviste, dai talk show, dai documentari, dai film, dagli attori di successo, dai social network. E' silente come un tumore asintomatico ed uccide esattamente come quello: non il corpo, ma – peggio – l'anima. Il problema è che oggi il popolo di Dio è in gran parte indifeso, disarmato, imbelle, fiacco, svogliato, totalmente privo di anticorpi. E assorbe tutto, beve tutto, crede a tutto.
Secondo le ricerche del prof. Field, autore tra l'altro anche di un altro studio, Another Window on British secularization: public attitudes to Church and Clergy since the 1960s, si mostra come dai tempi sostanzialmente del Concilio Vaticano II in Inghilterra si siano registrati – non nelle alte sfere anglicane, ma tra la gente comune – un progressivo distacco, una montante sfiducia, una crescente ostilità verso la Chiesa come istituzione e verso il clero cattolico più in generale, con un'incredibile impennata dal 2000 ad oggi.

PESANTI LUOGHI COMUNI E DISPREZZO AGGRESSIVO
La mentalità collettiva pare essere preda dei pesanti luoghi comuni e di un disprezzo quasi aggressivo, sapientemente messi in circolo con cura epidemica dai soliti noti: così, non importa che oggi la cristianofobia in Inghilterra giunga a licenziare chiunque porti una croce al collo, che l'Authority sulla pubblicità proibisca di credere ai miracoli e di parlarne, che si arrivi a multare chiunque si rifiuti di affittare una stanza matrimoniale ad una coppia omosessuale. Tutto questo, a livello di popolino, non conta. Il messaggio che, invece, passa è l'opposto ovvero che la Chiesa discrimina donne e gay, che i preti sono colpevoli di abusi sessuali e che sono tutti ipocriti: queste falsità, purtroppo, sono nella testa del 30% degli inglesi (cattolici compresi), come ha confermato un recente sondaggio compiuto da YouGov e riportato dal settimanale cattolico The Tablet. Nel mirino c'è proprio ed espressamente il Magistero della Chiesa.
Sono questi gli amari frutti della secolarizzazione, già evidenziati da Marc Chaves in un articolo apparso nel 1994 su Social Forces. Secolarizzazione, che ha trovato, ancora una volta, terreno fertile ed ha potuto attecchire in cuori ed anime allo sbando, totalmente o quasi digiune della Dottrina cattolica, che non conoscono. La loro prassi di vita, le loro abitudini quotidiane divergono radicalmente dall'insegnamento della Chiesa, senza che neanche vi facciano caso e, forse, senza che neanche se ne rendano troppo conto. Sarebbe il caso di riprendere in mano il Catechismo di San Pio X e ripartire da lì, annunciando anche solo poche idee. Ma chiare.

Fonte: No Cristianofobia, 19 luglio 2014

6 - LA MESSA E' NOIOSA? E' UN PROBLEMA NOSTRO, NON DELLA MESSA
Siamo abituati a esperienze mordi e fuggi, a fare zapping... insomma siamo dei ragazzini viziati (VIDEO: il Concilio Vaticano II vuole il canto gregoriano e l'organo a canne)
Autore: Timothy Dolan - Fonte: Sito del Timone, 24 Luglio 2014

"La Messa è così noiosa".
Quante volte voi genitori l'avete sentito dire dai vostri figli la domenica mattina? Quante volte i nostri insegnanti e i nostri catechisti l'hanno sentito mentre preparavano i bambini per la Messa? E, ammettiamolo, quante volte noi stessi ce lo siamo detti?
Cosa dire di fronte a una frase così infelice e quasi sacrilega? Beh, innanzitutto: "No, non è così!". Uno può trovare la Messa noiosa, ma è un problema suo, non della Messa.
Ci sono nella vita diverse attività importanti che sono "noiose": le visite dal dentista possono essere tali; le persone che hanno malattie ai reni mi dicono che una dialisi tre volte alla settimana non è un'esperienza entusiasmante; andare a votare non è il massimo del divertimento. Tutte e tre le cose sono però importanti per il nostro stare bene e il loro valore non dipende dal grado di soddisfazione con cui le facciamo. La Messa è ancora più importante per la salute della nostra anima rispetto agli esempi citati.

LA NOIA È UN NOSTRO PROBLEMA
La noia è un nostro problema e, dicono i sociologi, lo è perché siamo ormai abituati a esperienze mordi e fuggi, a fare zapping con il telecomando quando sbadigliamo di fronte a un programma.
Grazie a Dio, il valore di una persona o di un evento non dipende dal fatto che possano "annoiare" o meno, qualche volta. La gente e gli avvenimenti importanti non esistono per emozionarci, saremmo dei narcisi o dei ragazzini viziati se lo pensassimo!
Questo è vero in particolar modo per il Santo Sacrificio della Messa. Noi crediamo che ogni Messa è il rinnovarsi dell'avvenimento più importante e decisivo che sia mai accaduto: l'eterno, infinito sacrificio di lode di Dio Figlio a Dio Padre su una croce, sul Monte Calvario, in un venerdì chiamato "santo" (in inglese "good", buono, ndr).
Pensiamoci un attimo: anche i soldati romani erano "annoiati" quando deridevano Gesù e si giocavano a dadi la sua tunica, l'unica cosa che possedeva.

NON ANDIAMO A MESSA PER CERCARE UNO SVAGO, MA PER PREGARE
Secondo, non andiamo a Messa per cercare uno svago, ma per pregare. Se i fiori sull'altare sono belli, se la musica è piacevole, se l'aria condizionata funziona, se la predica è corta e significativa, se attorno ci sono volti amici... tutto questo di certo aiuta. Ma la Messa è efficace anche se tutte queste cose mancano (e spesso purtroppo è così!).
Perché la Messa non riguarda noi, ma Dio. E il valore della Messa viene dalla nostra semplice ma profonda convinzione, basata sulla fede, che per un'ora, la domenica, siamo parte di qualcosa che "va al di là", siamo innalzati verso l'eterno, siamo partecipi di un mistero, unendoci a Cristo nel rendimento di grazie, nell'amore, nel sacrificio di espiazione che offre eternamente al Padre. Quello che fa Gesù funziona sempre e non è mai noioso. La Messa non è un tedioso compito che assolviamo per Dio, ma un miracolo che Gesù compie con e per noi.

IL PRANZO DELLA DOMENICA
Un signore mi ha raccontato che quando era ragazzo il cuore della settimana era per lui il pranzo di famiglia alla domenica. Il cibo era buono perché lo cucinava sua mamma e la tavola era felice perché suo padre era sempre presente.
Anche dopo essersi sposato e aver avuto dei figli, alla domenica a pranzo andava con tutta la famiglia da sua madre e da suo padre. Quando i figli sono cresciuti gli hanno chiesto se era proprio "necessario" andarci, perché a volte lo trovavano "noioso". "Sì, dobbiamo" rispondeva lui, "perché non andiamo per il cibo, ma per l'amore, perché il papà e la mamma sono là".
Aveva le lacrime agli occhi mentre lo ricordava, perché quando i suoi genitori erano invecchiati le portate effettivamente non erano più così buone e la compagnia non era più così brillante. Nonostante tutto non era mai mancato una volta: quel pranzo aveva un significato speciale, anche se le lasagne erano bruciate o suo padre si addormentava a tavola.
E ora, diceva, avrebbe dato qualsiasi cosa per essere ancora là, perché sua mamma era morta e suo padre era in una casa per anziani.
Così adesso sono lui e sua moglie a preparare il pranzo della domenica e spera che i suoi tre bambini un giorno vi porteranno le loro mogli e i loro figli.
Lo stesso vale per il pranzo della domenica della nostra famiglia spirituale: la Messa.
Alcuni pensano che una partita allo Yankee Stadium sia noiosa, altri pensano lo stesso della musica country. Secondo molti l'amicizia, il volontariato, la famiglia, la lealtà e l'amore per la patria sono cose "del passato", che non "prendono" più. Bene: sono loro ad avere un problema! [...]

Nota di BastaBugie: ecco un video interessante che sotto forma di dialogo, parla della musica in chiesa: canzonette o gregoriano? Cosa dice il Concilio Vaticano II, quello vero? Eccolo: "La chiesa riconosce il canto gregoriano come proprio della liturgia romana: perciò, nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. [...] Nella chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, come strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere mirabile splendore alle cerimonie della chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle realtà supreme. [...] I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra scrittura e dalle fonti liturgiche" (Concilio Vaticano II, Costituzione "Sacrosanctum Concilium" nn. 116, 120, 121)


http://www.youtube.com/watch?v=lHVTmyhHHKI

Fonte: Sito del Timone, 24 Luglio 2014

7 - IL MESSICO PERSEGUITA LA CHIESA TASSANDO LE ELEMOSINE
Vi sono molti modi per perseguitare i cristiani: la violenza è il modo più evidente, ma vi sono anche altre strade più silenziose
Fonte Corrispondenza Romana, 20 agosto 2014

Vi sono molti modi per perseguitare i cristiani. La violenza non è che una delle tante possibilità, forse la più evidente, immediata ed eclatante. Ma vi sono anche altre strade percorribili: il fatto che siano più silenziose, non le rende meno letali. Una di queste è la leva fiscale.
Il Messico ha sempre avuto la mano pesante contro la Chiesa Cattolica. E non perde occasione per dimostrarlo. Ora il governo intende tassare le elemosine, le decime, qualsiasi offerta insomma venga fatta tanto durante le Messe quanto ai vari enti caritativi ecclesiali. Qualsiasi provento giunga da benefattori o fedeli, tutto va rigorosamente fatturato ed in modo elettronico. Il che complica non poco le procedure. Il nuovo sistema d'imposizione sarebbe dovuto entrare in vigore già col primo settembre, ma le autorità competenti - bontà loro... - han accettato di rinviarlo al prossimo primo gennaio.
Contro la novità si è scagliato con forza il Vescovo di Saltillo, mons. Raúl Vera López che, senza giri di parole, ha evidenziato come la pretesa riforma fiscale abbia quale unico scopo quello di minare i sostegni economici, su cui si reggono la Chiesa Cattolica ed ogni altra confessione religiosa in Messico. Sostegni, che servono non certo per arricchirsi, bensì per l'evangelizzazione, per un sostegno sociale e spirituale –ad esempio, agli indigenti-, per la manutenzione dei templi e delle altre strutture: è evidente pertanto come tale tassazione finisca per penalizzare l'azione sociale della Chiesa a favore soprattutto di bisognosi e delle situazioni di disagio, ciò di cui si avvantaggiano anche le istituzioni, potendo contare su di un aiuto importante, qualificato e sicuro.
«Ora dovremo assumere appositamente una ditta di contabilità, per poter registrare tutte le entrate e le uscite - ha dichiarato mons. Vera López - il che rappresenterà un ingente esborso supplementare». Vi sono le parrocchie delle comunità rurali e dei quartieri abitati da famiglie a basso reddito, che riescono a malapena a sostenersi. Ed i sacerdoti dovrebbero mantenersi con le sole congrue. «E' iniquo che i preti chiedano una ricevuta o una fattura elettronica del Servizio di Amministrazione Tributaria a coloro, che permetton loro di sopravvivere», tuona senza remore il prelato. Se inoltre - ha proseguito - tali provvedimenti dovessero puntare ad «evitare il riciclaggio del denaro sporco, proveniente dalla criminalità organizzata, non è certo sulla Chiesa, che si deve focalizzare l'attenzione».
Secondo quanto riportato dall'agenzia InfoCatólica, il Vescovo di Saltillo, con le sue dichiarazioni e con le sue prese di posizione, si è guadagnato l'ostilità di molte autorità politiche statali. Ma di questo non si è dato troppa pena. Ha anzi rincarato la dose, ricordando come il governo messicano «sulle persone a basso reddito» applichi «un regime fiscale molto aggressivo».
La Conferenza Episcopale messicana sta valutando con le istituzioni competenti la possibilità di deroghe rispetto alla legge approvata, affinché sia meno rigida almeno verso la Chiesa Cattolica e verso le altre confessioni, stante la loro valenza quanto meno sociale. Ma senza farsi grosse speranze, né illusioni.
A chi ritenesse tutto questo una faccenda lontana, geograficamente e ideologicamente, è bene ricordare come l'UAAR-Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti abbia chiesto, in Italia, la stessa cosa...

Fonte: Corrispondenza Romana, 20 agosto 2014

8 - DA MODELLA CON FISICO DA URLO A SUORA DI CLAUSURA
Dopo il successo mondano, la conversione e la consacrazione totale a Dio... l'opposto di suor Cristina
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/07/2014

È stata la sciupasogni degli spagnoli per anni. La vedevano in tv, nelle pubblicità di marchi prestigiosi, era lei la Kellog's-girl, lei, Olalla Oliveros, fisico da urlo, sorriso-che-porta-via, top model, showgirl, attrice di cinema, teatro e popolarissime sit-com. Guardando le sue foto in internet, anche in lingerie, si resta stupefatti, sia per la bellezza della donna, sia per quel che è successo dopo, proprio quando era in procinto di firmare il contratto per un film. Un viaggio a Fatima ed ecco la decisione di mollare tutto per diventare suora di clausura. Solo nel 2010, col permesso dei superiori, ha raccontato tutto al foglio «El Tiempo». Ed ecco in sintesi: «Il Signore non commette errori. Mi ha chiesto di seguirlo e io non ho rifiutato». Suora di clausura, dunque, nella congregazione di San Michele Arcangelo di Vilariño, in Galizia.
Il suo «terremoto interiore» -così lo ha definito- le ha fatto comprendere che essere un modello (modella, nel suo caso) ha una pregnanza letterale che comporta un tremendo fardello. «Da grandi poteri derivano grandi responsabilità» è il motto di Spiderman. E Ratzinger ha spiegato che la fede rivela all'uomo se stesso: uno che ha scoperto la verità di Gesù Cristo scopre anche chi è e che cosa deve fare. Noverim Te, noverim me, conoscessi Te conoscerei anche me, diceva col suo solito stile icastico sant'Agostino. Chi scopre Dio, scopre subito che la sua vita è un compito, non un giocattolo. Quanto gli operatori dello spettacolo abbiano contribuito a diffondere l'irreligione e stili di vita libertini è sotto gli occhi di tutti, tutti i giorni, specialmente da quando lo spettacolo entra nelle nostre case tutti i giorni a tutte le ore e invade tutti gli aspetti dell'esistenza. Siamo nella civiltà dell'immagine, si dice.
Ma qual è questa immagine? Attori, attrici, presentatori e showman sempre belli, allegri e frizzanti, le cui vite private sono un disastro umano. E che, dai rotocalchi, «danno l'esempio» alle masse. Si faccia caso anche a questo: chi muore nei film trapassa sempre in modo stoico, e l'eroe è sempre ateo. La realtà, per fortuna, è diversa, ma il «modello» offerto è un altro. Il caso di Olalla Oliveros ci insegna pure un'altra cosa: chi abbandona il deserto dell'effimero difficilmente sceglie una comunità religiosa di tipo progressista. Chi aveva tutto dalla vita non abbandona tutto per "qualcosa", ma per il suo esatto contrario. Per questo il caso di suor Olivares è molto differente da quello di suor Scuccia: la prima, dalle luci della ribalta al convento; la seconda ha fatto il cammino opposto (e il Gabibbo l'ha prontamente satireggiata). Quasi tutti i grandi convertiti della storia che hanno condotto una vita burrascosa o scintillante hanno optato per la trappa o per un ordine religioso estremo, il più duro presente al momento, talvolta quello votato alle attività più repellenti. Speriamo che i superiori di suor Olalla, dopo averle ordinato l'outing del 2010 (cosa lodevole, perché di buoni esempi non ce ne sono molti in giro), la lascino alla sua vita di intercessione, lontana da quei riflettori che si è gioiosamente lasciata alle spalle.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/07/2014

9 - LETTERE ALLA REDAZIONE: LUCI ED OMBRE DI GARDALAND
Cede agli animalisti ed abolisce i delfini; da non perdere invece lo spettacolo ''Vita'' che parla dell'apertura alla vita, del rapporto maschio-femmina, dei figli nati all'interno del matrimonio (VIDEO: bambini e delfini)
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 25 agosto 2014

Gentile redazione di BastaBugie,
vorrei segnalarvi un episodio che potrebbe risultare secondario e che invece secondo me è molto importante.
La settimana scorsa sono andato con la mia famiglia a Gardaland, il grande parco dei divertimenti. Come le volte precedenti che ho visitato il parco, anche stavolta volevo portare i bambini a vedere lo spettacolo dei delfini che a loro piace tanto. Ma con mia grande sorpresa non ho trovato il delfinario. La motivazione che mi è stata data è che la nuova gestione del parco è attenta ai diritti degli animali e quindi ha pensato di chiudere (dopo oltre vent'anni che c'è) lo spettacolo dei delfini.
Ora a me vengono alcune domande in mente. Innanzitutto mi piacerebbe sapere se chi ha preso questa drastica decisione sa che i delfini di Gardaland erano nati in cattività e quindi non adatti alla sopravvivenza in mare (questa è stata la ragione per cui, stando a quanto ho appreso da internet, i delfini sono stati dirottati all'acquario di Genova). Quindi per "popolare" il delfinario non sono state fatte battute di caccia, ma sono stati fatti nascere appunto in cattività per questo scopo.
Poi vorrei sapere se questi sapientoni che hanno chiuso lo spettacolo sanno quanto ci sono rimasti male i miei figli e se gli interessa qualcosa visto che lo scopo del parco è appunto il divertimento, soprattutto dei più piccoli.
Che lo spettacolo fosse molto gradito al pubblico lo si capisce dal fatto che nonostante fosse l'unica attrazione a pagamento, che non era inclusa nel biglietto di ingresso al parco, era comunque frequentata da ben un visitatore su quattro con presenze annuali di quasi un milione di spettatori. Probabilmente la gestione del parco ha pensato di rifarsi il look agli occhi degli animalisti che erano rimasti scandalizzati per la morte di alcuni delfini nell'anno 2000. Ovviamente dispiace che gli animali muoiano. In questo caso sono certo che coloro che li addestrano, ma anche i proprietari siano i primi a dispiacersene: gli addestratori in quanto ormai affezionati all'animale che gestiscono, i proprietari in quanto vedono sfumare una risorsa, anche economica, del parco. Insomma i più dispiaciuti sono proprio coloro che passano molte ore con i delfini o che considerano questi animali come fonte di guadagno. Quindi, al solito, la soluzione è semmai quella di migliorare le condizioni degli animali e questo era stato fatto anche a Gardaland in quanto alcuni anni fa era stata allargata la vasca per permettere ai delfini una migliore permanenza.
Concludendo vorrei esprimere il mio rammarico e anche un po' di rabbia con chi dice di amare gli animali, ma poi finisce per dimenticare che questi sono qui per l'uomo, anche per il suo svago.
Giovanni

Cari amici di BastaBugie,
mercoledì scorso sono stata a Gardaland e con mia grande sorpresa ho visto uno spettacolo meraviglioso dal titolo "Vita". Parla dell'apertura alla vita, del rapporto maschio-femmina, dei figli nati all'interno del matrimonio. Il tutto con la poesia della sabbia lavorata e del ballo artistico con le ombre... Veramente imperdibile. A chi va a Gardaland consiglio di scegliere possibilmente di andarci di mercoledì, unico giorno in cui c'è lo spettacolo "Vita"... Non se ne pentirà!
Marisa

Cari lettori,
grazie per le vostre segnalazioni che ci permettono di vedere pregi e difetti di Gardaland.
Per quanto riguarda l'assurda decisione di cancellare lo spettacolo dei delfini ammaestrati, ci sentiamo profondamente addolorati anche perché ancora una volta gli animalisti impongono con le loro pressioni più il rispetto degli animali che quello per gli uomini (ad esempio i bambini, ma anche gli adulti, che sono così privati di un bello spettacolo per nulla lesivo degli animali che sono nati in cattività proprio per lo scopo di divertire le persone, in maniera moralmente lecita). Tante volte abbiamo espresso il nostro parere riguardante il rapporto uomo-animale. Ad esempio in questo articolo:
VIVA IL CIRCO, ABBASSO GLI ANIMALISTI
A Imola una giraffa fugge dalla sua gabbia, poi lungo la strada viene abbattuta: il sindaco si accanisce contro il circo ed i suoi dipendenti (e i bambini che avrebbero visto lo spettacolo)
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2485


Per quanto riguarda la segnalazione di Marisa, siamo molto contenti dello spettacolo segnalato. Spiace solo che ci sia un solo giorno alla settimana, ma volendo si può programmare di andare proprio il mercoledì in modo da potersi godere questo esclusivo spettacolo. Speriamo che qualche nostro lettore possa beneficiare di questa preziosa indicazione.
In ogni caso riproponiamo la lettura dell'articolo che abbiamo pubblicato due anni fa:
STANCHI DI GARDALAND E DISNEYLAND? ECCO IL PARCO DEI DIVERTIMENTI CHE RIVIVE LA STORIA CRISTIANA D'EUROPA
Dal 1977 conta un milione e mezzo di visitatori l'anno, il più grande spettacolo notturno del mondo, 2500 attori, 28 rappresentazioni tra cui il genocidio dei cattolici in Vandea, il sacrificio dei martiri cristiani, il culto dei santi nel Medioevo, le gesta dei cavalieri e dei gladiatori... Guarda il video di Puy du Fou
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2414


Ecco infine il video di un bambino che gioca con un delfino. Giudicate voi se Gardaland ha fatto bene o no ad abolire i delfini, animali giocosi per natura e assolutamente adattabili a stare con l'uomo, considerando inoltre che a sentirne la mancanza saranno proprio i bambini, le vere vittime degli animalisti


https://www.youtube.com/watch?v=TMRyDavXXLI

DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Redazione di BastaBugie, 25 agosto 2014

10 - OMELIA XXII DOM. DEL TEMPO ORD. - ANNO A - (Mt 16,21-27)
Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 31 agosto 2014)

Dopo la confessione solenne che san Pietro fece della divinità di Gesù Cristo sarebbe sembrato logico che quella grande verità fosse stata divulgata in mezzo al popolo; invece il Redentore comandò ai suoi discepoli di non dire a nessuno che Egli era il Cristo. Il dirlo avrebbe attratto su di essi l'ira degli scribi e dei farisei, la quale, cogliendoli ancora impreparati, li avrebbe travolti. D'altra parte essi in quel momento avrebbero travisato la verità, aspettando, come tutti gli Ebrei, il regno trionfante del Messia ed avrebbero potuto provocare un movimento politico nel popolo per far proclamare re temporale il Redentore. Gesù Cristo volle prepararli a concezioni diametralmente opposte a quelle che essi avevano su di Lui, e cominciò a parlare loro della sua Passione e della sua futura risurrezione. Gli apostoli non badarono tanto all'annunzio della risurrezione, e si sgomentarono della profezia delle lotte e delle pene.
San Pietro, proprio come capo allora allora proclamato, credette di intervenire con autorità e, preso in disparte Gesù, cominciò a rimproverarlo del discorso fatto, e ad annunziargli con una presuntuosa sicurezza che ciò che Egli aveva detto non doveva avverarsi di Lui e non si sarebbe avverato.
Era lo stesso che volere sconvolgere i piani della provvidenza, era lo stesso che voler impedire la redenzione: quelle parole erano una tentazione. Satana indusse Pietro a pronunziarle quasi per vendicarsi della confessione solenne che aveva fatta della divinità del Redentore, e per questo Gesù lo chiamò satana e lo scacciò lontano da sé.
Il suo amore fu immenso nell'annunziare la sua Passione, poiché gli tardava il momento di dare la vita per noi, e le parole inconsiderate di san Pietro gli ferirono il Cuore acceso d'infinita carità.
Non c'era da illudersi con aspirazioni terrene, non c'era d'aspettare un trionfo politico; Egli doveva e voleva immolarsi, e chi avrebbe voluto seguirlo doveva andargli appresso caricato di croce, dopo aver rinnegato se stesso, la propria volontà e le proprie aspirazioni. Non c'era altra via di salvezza e chi avesse voluto salvare la propria vita, cioè conservare le sue false gioie e le sue illusioni, avrebbe perduto la vera, la nuova vita che Egli veniva a dare alle anime. Egli non veniva a restaurare un regno terreno né valori materiali, ma veniva a restaurare il regno dello spirito e i valori soprannaturali. Che cosa, infatti, avrebbe portato di bene all'anima una restaurazione temporale? Anche se avesse portato la prosperità che cosa sarebbe stata questa piccola prosperità di fronte ai supremi ed eterni interessi dell'anima?
La vita passa e viene il giorno nel quale si deve rendere conto di tutto al Giudice eterno; allora nulla varranno onori, ricchezze e piaceri, poiché nulla può darsi in cambio dell'anima.
Nel giorno del giudizio Gesù Cristo verrà nella gloria del Padre suo, cioè nel fulgore della sua divinità, e renderà a ciascuno quello che avrà meritato; il merito non potrà computarsi con la misura che ha il mondo; tutto quello che fa grandi sulla terra sarà nullità in quel giorno, e perciò torna conto di rinnegare se stessi, prendere la croce e camminare in compagnia del Re divino verso l'eterna vita.
Queste parole avrebbero potuto scoraggiare gli apostoli, e forse già si affacciava nel loro cuore una nascosta delusione. Avevano sospirato al regno glorioso del Messia, e sentivano parlare di abnegazione, di croce, avevano sperato una immediata proclamazione del Re, trionfatore dei nemici d'Israele, e sentivano parlare di dover perdere tutto per poter guadagnare un regno invisibile; il loro cuore stava per naufragare nel dubbio e perciò Gesù li confortò annunziando vicino il suo regno, e dicendo che alcuni di quelli che erano presenti avrebbero visto la sua venuta prima di morire.
Venuta di Dio nelle Scritture significa giudizio di Dio e manifestazione della sua potenza (cf Is 3,14; 30,27; 66,15-18; Ab 3,3ss); Gesù, avendo parlato della croce e avendo accennato al giudizio, suprema manifestazione della sua potenza, predice una prima manifestazione di questo giudizio nel castigo che avrebbe avuto Gerusalemme ingrata, castigo che sarebbe stato relativamente a breve scadenza e che alcuni di quelli che lo ascoltavano avrebbero visto. Allora il suo regno si sarebbe dilatato in tutto il mondo e la Chiesa si sarebbe affermata maggiormente. Con questa speranza gli apostoli sentirono che si preparava qualche cosa di grande in un prossimo futuro, e sentirono il coraggio di seguire ancora Gesù Cristo.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 31 agosto 2014)

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