BastaBugie n�400 del 06 maggio 2015

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1 IL VERO EXPO DIMOSTRA CHE L'UOMO NON E' IL CANCRO DEL PIANETA, MA LA SUA PIU' GRANDE RISORSA
Contrariamente a quanto dicono televisioni e giornali, l'Expo è la prova che è grazie all'ingegno umano che i poveri sono diminuiti
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
2 NO-EXPO DEVASTANO MILANO RIVELANDO AL MONDO CHE L'ITALIA NON HA UNA POLITICA DI SICUREZZA
E così riprendono vigore la violenza negli stadi e l'emergenza sbarchi e siamo pieni di incertezze contro il terrorismo islamico
Autore: Vincenzo Luna - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 SE LA BELLA ADDORMENTATA SI RISVEGLIASSE OGGI...
Remake adattato al 2015: dopo un sonno di due anni, riprende coscienza oggi, e scopre un mondo molto diverso (in peggio!)
Autore: Alfredo Mantovano - Fonte: Tempi
4 A CENTO ANNI DAL PRIMO ESAME, LA SCIENZA CONFERMA LA VERIDICITA' DEL MIRACOLO EUCARISTICO DI SIENA
Le 225 Ostie sono perfettamente integre a distanza di secoli (VIDEO: ricognizione della commissione e del vescovo di Siena)
Autore: Vincenzo Sansonetti - Fonte: Il Timone
5 I DIVORZIATI RISPOSATI NON POSSONO FARE LA COMUNIONE... NEMMENO QUELLA SPIRITUALE
La comunione spirituale infatti possono farla le persone in stato di grazia che non possono ricevere la comunione a causa di un impedimento fisico (non di uno morale)
Fonte: Corrispondenza Romana
6 CREMAZIONI IN AUMENTO, ORA LA CEI CORRE AI RIPARI
La Chiesa proibisce la dispersione delle ceneri e sconsiglia la cremazione preferendo la sepoltura, sull'esempio di Cristo
Fonte: No Cristianofobia
7 CINQUE RAGIONI (PIU' UNA) PER MARCIARE PER LA VITA
Domenica 10 maggio a Roma si svolgerà la 5° edizione della Marcia per la Vita (VIDEO: marcia del 2014 e spot del 2015)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 L'ITALIA NON E' TUTTA CORRUZIONE
Il romanzo con la vicenda del beato Pino Puglisi, il sacerdote martire ucciso dalla mafia nel 1993
Autore: Giuseppe Brienza - Fonte: La Croce
9 OMELIA VI DOMENICA DI PASQUA - ANNO B - (Gv 15,9-17)
Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IL VERO EXPO DIMOSTRA CHE L'UOMO NON E' IL CANCRO DEL PIANETA, MA LA SUA PIU' GRANDE RISORSA
Contrariamente a quanto dicono televisioni e giornali, l'Expo è la prova che è grazie all'ingegno umano che i poveri sono diminuiti
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 03/05/2015

Da tanti pulpiti si tuona contro questo mondo infame in cui - si dice - i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Ma è davvero così?
No. Il 26 aprile scorso "Il Sole 24 ore" ha dedicato diverse pagine al primo "Rapporto Fondazione Hume-Sole 24 ore" da cui si evince che "negli ultimi 15 anni si sono ridotti gli squilibri a livello globale". Seguono numeri e grafici. Ma potete star certi che nessuno si curerà di quei dati.
Anche l'Expo di Milano mostra la realtà che però viene poi contraddetta dalla sua narrazione ideologica, paradossalmente vicina agli slogan dei manifestanti "No Expo" di Milano.
Dopo il comunismo è arrivato il luogocomunismo, un rancido minestrone di banalità catastrofiste contro lo sviluppo, la tecnologia, il mercato, l'industria e il profitto.
Ma un'Esposizione universale che nel 2015 ha come tema "Nutrire il pianeta. Energia per la vita" anzitutto dovrebbe dichiarare ufficialmente morta e sepolta proprio quell'ideologia apocalittica che da Malthus, passando per Darwin e Marx, è arrivata a noi con le teorie del Club di Roma diventate poi pensiero dominante negli organismi internazionali e ora perfino in Vaticano (come dimostra il protagonismo di Jeffrey Sachs oltretevere e ciò che ha detto il cardinal Turkson del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace).

MALTHUS SEPOLTO
Dunque Malthus nel suo "Saggio sul principio della popolazione" del 1798 sosteneva che la crescita naturale della popolazione aveva una progressione geometrica (2, 4, 8, 16...), mentre la produzione di cibo una progressione aritmetica (2, 3, 4, 5...).
Da qui la previsione di sovrappopolazione, carestie, rivolte, epidemie e il collasso finale del sistema.
Che questo teorema fosse balordo lo si poteva capire subito, infatti nel 1870 il filosofo americano Emerson fece notare che Malthus non aveva considerato il vero fattore decisivo dell'economia politica: l'ingegno umano.
Lo ha ricordato in uno splendido articolo, sul sito "Agrarian Sciences", Luigi Mariani, già docente di Agronomia e Agrometeorologia all'Università di Milano. Egli segnala che il XX secolo presenta dati che seppelliscono Malthus: grazie alla rivoluzione agricola infatti "le produzioni delle grandi colture sono aumentate di 5-6 volte a fronte di un aumento di 4 volte della popolazione mondiale. Questo è stato un fattore decisivo (insieme alle migliori cure mediche ed alle migliori condizioni di vita) per scongiurare la catastrofe malthusiana".
Aggiornando con gli ultimi dati Fao le statistiche mondiali di produzione delle quattro grandi colture che sono alla base dell'alimentazione umana, Mariani precisa che "le rese dal 1961 ad oggi sono cresciute del 300 per cento per frumento, del 283 per cento per mais, del 240 per cento per riso e del 219 per cento per soia".
Dunque Malthus ha preso un gran cantonata e il fattore uomo, che poi significa tecnologia, scienza, impresa, investimenti, profitto, commercio, è la più grande delle risorse e non è affatto il cancro del pianeta come crede un certo ecologismo (oltretutto proprio la tecnologia e lo sviluppo riducono drasticamente pure l'inquinamento urbano).
Lo stesso discorso fatto per le colture vale anche per le materie prime e le fonti di energia che – paradossalmente – invece di diminuire, aumentano grazie all' "ingegno umano" (cioè scienza, tecnologia e impresa); e qui rimando alla montagna di dati fornita da Bjorn Lomborg nel suo "L'ambientalista scettico".

CONSEGUENZE
Mariani tira tre preziose conclusioni. La prima dice che "al contrario di quanto quasi tutti vanno in questi anni dicendoci, il clima non si è fatto più proibitivo per fare agricoltura".
La seconda: "le periodiche intemperanze del tempo atmosferico (siccità, piovosità eccessiva, gelo, ecc.) sono ampiamente controbilanciate dai maggiori livelli di CO2 e dalla sempre migliore tecnologia umana (in termini di nuove varietà, concimazioni, irrigazioni, trattamenti fitosanitari, diserbi, tecniche conservazione dei prodotti, ecc.), la quale garantisce un sempre più efficace adattamento alla variabilità climatica".
La terza conclusione: se grazie alla tecnologia oggi (dati Fao) l'89 per cento della popolazione mondiale gode di sicurezza alimentare, mentre nel 1970 ne godeva solo il 63 per cento e nel 1950 meno del 50 per cento, significa che va estesa a tutto il pianeta.
Questa è la realtà. Poi ci sono le narrazioni ideologiche, oggi dominanti, che dicono l'esatto opposto.

LUOGOCOMUNISTI
Prendo, come esempio, il documento firmato da tre guru del luogocomunismo, Ermanno Olmi, Carlo Petrini e don Luigi Ciotti e intitolato "Per un'Expo che getti un seme contro la fame nel mondo".
Evitando di citare i dati strepitosi sopra riportati, essi tuonano: "Il pericolo tuttora reale è che l'esposizione universale sia solamente l'occasione strumentale per parlare e promuovere il cibo come merce".
Ma che significa? Coloro che producono e distribuiscono cibo, dal contadino al dettagliante, hanno diritto a vendere i loro prodotti e ad essere remunerati altrimenti smetterebbero di produrli e faremmo tutti la fame.
Più in generale è proprio la grande rivoluzione industriale relativa all'agricoltura, seguendo la logica degli investimenti, dell'innovazione tecnologica e dei profitti che ha permesso oggi di nutrire gran parte dell'umanità.
Se 60 anni fa vivevano sulla Terra 2 miliardi di persone e 1 miliardo faceva la fame, mentre oggi siamo 7 miliardi e 6,2 miliardi hanno cibo a sufficienza, è proprio grazie al vituperato capitalismo che trasforma il cibo in merce, non è certo grazie a Carlo Petrini, né a Olmi o a don Ciotti. Se non considerassimo "il cibo come merce" moriremmo tutti di fame.
Poi i tre intellettuali si lanciano in filippiche strappalacrime di questo tipo: "Oggi la fame che perseguita grandi parti di mondo, determina migrazioni epocali, bibliche. Il Mediterraneo ogni giorno è tomba di una disperata umanità che cerca... il cibo quotidiano".
Come abbiamo visto non è affatto vero che "oggi la fame perseguita grandi parti del mondo", ma è vero il contrario: mai nella storia si è riusciti a nutrire tanta gente.
E gli esodi di massa sono dovuti in parte a guerre e oppressioni. In parte si verificano proprio nelle terre che non hanno "il cibo come merce", ossia non hanno quello sviluppo fondato su industria, tecnologia e mercato.
Non ce l'hanno spesso per flagelli come l'islamismo che sta letteralmente devastando l'Africa subsahariana, ma su cui i nostri enfatici intellettuali evitano di puntare il dito.

IL FATTORE CRISTIANO
E' storicamente dimostrabile che i fattori antropologici sono decisivi e - per esempio - un substrato culturale cristiano ha favorito lo sviluppo basato su istruzione, impresa, ricerca scientifica, investimenti e tecnologia, dentro un orizzonte che favorisce la democrazia e il rispetto dei diritti sociali e umani.
Del resto nessuno al mondo è tanto impegnato contro la fame quanto i cristiani, con gli aiuti nelle emergenze umanitarie, ma anche con iniziative di sviluppo che vanno dalla costruzione di pozzi, scuole e ospedali, all'artigianato e alla fondazione di università.
Vale pure per gli sprechi alimentari. In Italia il Banco Alimentare, la più grande iniziativa concreta che convoglia tonnellate di derrate alimentari verso i più bisognosi, nasce in ambito cattolico, ma ha aggregato attorno a sé energie di tutti i tipi e soprattutto è nata dal rapporto con una grande industria alimentare e dalla collaborazione della grande distribuzione.
Che non sono affatto nemici, ma protagonisti della nutrizione dell'umanità.
L'uomo non è il cancro del pianeta, ma la sua più grande risorsa anche per la salvaguardia dell'ambiente, perché nessuno inquina e devasta più della natura stessa.
Tanti si battono per proteggere la biodiversità, ma assai pochi si battono per quella che Benedetto XVI ha chiamato l'ecologia umana, a salvaguardia della vita, dell'integrità e della dignità dell'essere umano. Che è il grande "principio non negoziabile".

Nota di BastaBugie: in tema di ambiente la teoria più clamorosamente falsa, nonché più spesso ripetuta è quella del global warming. Eppure la storia del surriscaldamento globale e dei pericoli ad esso legati è una bufala. Studi scientifici di autorevoli climatologi dimostrano che il surriscaldamento è un normale fenomeno naturale e che nella storia ci sono state epoche in cui la concentrazione di anidride carbonica nell'aria era di molto superiore a quella attuale. Tutto quello che ci raccontano i media su questo fenomeno è quindi falso. Consigliamo l'acquisto, la visione e la diffusione in tutti gli ambienti educativi del dvd "Global warming - La Terra è veramente in pericolo?". Puoi acquistarlo in qualunque sito che vende dvd, ad esempio nel link sottostante:
http://www.amazon.it/Global-warming-Terra-veramente-pericolo/dp/B0043DW83M

Fonte: Libero, 03/05/2015

2 - NO-EXPO DEVASTANO MILANO RIVELANDO AL MONDO CHE L'ITALIA NON HA UNA POLITICA DI SICUREZZA
E così riprendono vigore la violenza negli stadi e l'emergenza sbarchi e siamo pieni di incertezze contro il terrorismo islamico
Autore: Vincenzo Luna - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/05/2015

Come è sbagliato pensare che la tutela dell'ordine pubblico si fa soltanto su piazza, così è sbagliato ritenere una sorpresa la sottoposizione a ferro e fuoco – nel senso letterale del termine – del centro di Milano il primo giorno di Expo. Gli ultimi due anni di gestione della sicurezza nazionale sembrano aver riportato indietro di qualche lustro, cancellando risultati positivi nel frattempo conseguiti quanto ad adeguamento normativo, a incremento di professionalità delle forze di polizia, a interventi più razionali sui principali fronti critici.
Alle auto incendiate e alle banche devastate nel cuore del capoluogo lombardo si affiancano – quali "successi" dell'ultimo biennio – la ripresa della violenza collegata al calcio, l'aumento degli omicidi in territori che appaiono nuovamente abbandonati alla presenza criminale, l'incapacità di far fruttare le ricchezze ingenti sottratte alle mafie, la gestione alla giornata dell'emergenza sbarchi, le incertezze nel contrasto del terrorismo islamico, l'incremento in grande stile dello spaccio di droga, la chiusura di presidi essenziali per la prevenzione (taluni reparti della Polizia postale – quella che monitora i siti web – e della Polizia di frontiera).

I PROBLEMI DELLE FORZE DI POLIZIA
Il tutto con forze di polizia la cui età media cresce per il permanente ampio blocco del turn over, le cui dotazioni diminuiscono a causa di tagli ottusi e del mancato utilizzo delle risorse disponibili, e il cui futuro deve fare i conti con gli annunci di accorpamento e di ridimensionamento: che non sono mere fantasie, visto che, tanto per cominciare, sta per essere soppresso il Corpo forestale dello Stato. Per non dire del pesante condizionamento costituito dal fantasma del G8 di Genova che continua a essere agitato – 14 anni dopo, con tutto quello che è cambiato nel frattempo! – senza che il Governo proferisca verbo, e da segnali politici ostili: la recente introduzione del reato di tortura è inutile per tutelare le possibili vittime di condotte prevaricatorie, per le quali l'ordinamento italiano ha già una gamma ampia di norme incriminatrici, ma si presta a ostacolare il lavoro dei poliziotti. Con queste norme se il Commissario Montalbano svolgesse un interrogatorio dei suoi, verrebbe subito iscritto nel registro degli indagati con una accusa infamante.
Manca un governo della sicurezza che, nel rispetto delle competenze tecniche, assuma le decisioni politiche e da un lato assicuri sostegno effettivo a chi opera – la solidarietà del giorno dopo è tanto irritante quanto inutile –, dall'altro indichi con chiarezza il punto di equilibrio. Per esempio, in materia di ordine pubblico, non lasci le scelte difficili al funzionario di polizia, ma prima di una manifestazione si prenda la responsabilità di dire che la libertà di manifestare è così ampia da far tollerare la devastazione di una città; o al contrario che essa ha – come ogni libertà – dei limiti costituiti dalla incolumità dei tutori dell'ordine e dal rispetto dei beni privati e pubblici, sì che va compressa quando tali limiti stanno per essere oltrepassati.

PARLAMENTO E GOVERNO DOVE SONO?
Ci sono decisioni che competono al Parlamento e al Governo: non sta bene che la loro omissione sia fatta pesare a chi indossa una divisa. Da anni si parla di estendere alle manifestazioni di piazza, cambiando qtuel che c'è da cambiare, le disposizioni che, finché sono state applicate con coerenza, hanno circoscritto la violenza connessa al calcio: si pensi per tutte all'arresto in flagranza differito o al divieto temporaneo di partecipare a quel tipo di eventi. Sono stati depositati disegni di legge in tal senso e l'attuale ministro dell'Interno ne ha evocato più volte l'introduzione: perché l'esecutivo non presenta una sua proposta, nel solco di una legislazione già collaudata? Perché le forze di opposizione non sfidano l'inerzia del Governo, avanzandone una propria, domandando che sia iscritta nella quota loro riservata?
Ma è dal Governo che si attende un cambio di passo; ci sono gli strumenti per coniugare libertà di manifestare e sicurezza pubblica. Il punto di sintesi si raggiunge lavorando e facendo lavorare con intelligenza: costruendo un clima diverso per le forze dell'ordine; mettendo a loro disposizione mezzi dignitosi; coinvolgendo tutti i soggetti della sicurezza, dai servizi di informazione – chiamati a fornire le basi conoscitive per una prevenzione a monte – ai reparti specializzati, in grado di carpire informazioni e piani eversivi prima che si realizzino; valorizzando profili in grado di recitare una parte non secondaria, se responsabilizzati, come quelli della polizia locale e degli istituti di sicurezza privata. In sintesi, mostrando una vicinanza materiale e fisica che faccia percepire a chi esce di casa per tutelare tutti, e non sa se e come vi farà ritorno, che l'intera Nazione gli è veramente vicina.
Esattamente il contrario di quello che, Milano inclusa, è in corso da troppo tempo.

Nota di BastaBugie: fulminante per la chiarezza il commento di Martino Mora sulla newsletter della Confederazione della Civiltà Cristiana. Eccolo qui sotto.
Da milanese sono indignato per quello che i "bravi ragazzi dei centri sociali" hanno fatto alla mia città (i "black bloc" sono un'invenzione giornalistica, sia chiaro). Per come l'hanno ridotta, stuprata, violentata, orrendamente offesa. E sono altrettanto indignato con un governo che è del tutto incapace di difendere i propri cittadini pacifici e onesti. Renzi e Alfano hanno detto il giorno prima che era "tutto sotto controllo". Il prefetto (dipendente del ministero degli Interni, da Paese centralista quale siamo) non doveva neanche autorizzare la manifestazione. In un Paese civile il prefetto e il ministro Alfano si sarebbero già dimessi. E ora che interverrà la magistratura possiamo stare tranquilli che quasi nessun delinquente pagherà per quello che ha fatto.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/05/2015

3 - SE LA BELLA ADDORMENTATA SI RISVEGLIASSE OGGI...
Remake adattato al 2015: dopo un sonno di due anni, riprende coscienza oggi, e scopre un mondo molto diverso (in peggio!)
Autore: Alfredo Mantovano - Fonte: Tempi, 07/04/2015

Remake della bella addormentata, adattamento anno Domini 2015. Beatrice prende sonno il 2 aprile di due anni fa; si sveglia oggi, e si accorge che l'incantesimo non ha riguardato lei, ma ciò che la circonda. Riapre gli occhi in tempo per abbracciare il fratellino che torna dalla scuola elementare: le racconta di un problema di aritmetica nel quale Luisa va al supermercato in compagnia dei suoi "due papà" per comprare sei lattine di tè al prezzo di tre euro ciascuna. Bea chiede chiarimenti alla mamma.
Mia cara, pochi giorni dopo che hai iniziato a dormire il ministro Fornero ha introdotto con una direttiva l'educazione al gender fin dalle materne.
Possibile? E papà non si è opposto?
Papà? Papà non sta più con noi: grazie al divorzio facile, siamo andati dall'impiegato comunale e abbiamo chiuso.
Così presto? Ma non dovevano passare tre anni dopo la separazione?
È entrato in funzione il divorzio breve: sei mesi, e la pratica si è chiusa! Tanto meglio poi, così il fratellino che sta per nascere sarà tutto per noi, alla faccia di tuo padre!
Come il fratellino, ma se avete divorziato?
Infatti, bimba mia, l'ho realizzato con l'eterologa...
Ma non era vietata?
O insomma, a te è piaciuto dormire così a lungo, ma la Corte costituzionale e le regioni hanno lavorato, e hanno stabilito che io posso autodeterminarmi senza tenere conto di chi sono i geni e i cromosomi; ho avuto garanzie sul donatore e adesso vedrai che bello!
Mamma, scusami, tutto insieme e in così poco tempo: mi sembra di impazzire.
Nessun problema, cara Bea, ho qui una scorta di canne di ottima qualità: quando ti senti nervosa fai una bella tirata ed entri nel mondo dei sogni.
Mamma, sei matta, a parte che dal mondo dei sogni sono appena uscita, ma quello sarà almeno mezzo chilo di "roba": se ti scoprono ti arrestano!
Che dici, fanciulla mia? Grazie al governo Renzi, da un anno c'è una nuova legge che ripristina l'impunità se tieni la droga per uso personale: se hai l'occasione e ti fai una provvista, è come l'offerta speciale al supermercato; questo in attesa della legalizzazione: sono fiduciosa, sai? Tanti esponenti del governo hanno firmato per eliminare pure il fastidio dei controlli della polizia: canna libera per tutti!
Ma in due anni è cambiato il mondo: e la nonna che dice?
Quella rompiballe, tu dormivi e a quella è venuto l'Alzheimer; ma anche qui è solo questione di tempo: venti senatori del Pd chiedono di introdurre l'eutanasia; perché dovrebbe esserci negato di vivere senza questo fastidio permanente fra i piedi?
Mamma, c'è ancora Pasqua?
Certo, figlia mia, per quegli illusi che ci credono.
C'è ancora papa Francesco? Mi sono addormentata una ventina di giorni dopo che era stato eletto, ma già cominciava a parlare della "cultura dello scarto"...
Bea, si riferiva alla differenziata!
No, si riferiva ad altro: in questi due anni avrò anche dormito, ma chi doveva stare sveglio ha dormito più di me, pur tenendo le palpebre spalancate; vado in piazza e grido che tutto questo è folle, qualcuno si sveglierà.
In piazza? Ma se non ci vanno neanche quelli di cui si temeva la reazione: per questo i miei amici libertari sono andati avanti come un treno, e chissà quante altre conquiste ci regaleranno; pensa all'utero in affitto, per esempio.
È proprio perché ci penso, cara mamma, che a protestare ci vado anche da sola: ma vedrai quante persone sveglie saranno con me. Alla faccia di chi dorme a Pasqua!

Fonte: Tempi, 07/04/2015

4 - A CENTO ANNI DAL PRIMO ESAME, LA SCIENZA CONFERMA LA VERIDICITA' DEL MIRACOLO EUCARISTICO DI SIENA
Le 225 Ostie sono perfettamente integre a distanza di secoli (VIDEO: ricognizione della commissione e del vescovo di Siena)
Autore: Vincenzo Sansonetti - Fonte: Il Timone, gennaio 2015

Le Ostie, visibilmente in ottimo stato di conservazione, sono state poi sottoposte, in tre campioni, alle seguenti analisi: ispezione della superficie delle Ostie con microscopio digitale portatile, rilevazione della presenza del nucleotide ATP (adenosine-trifosfato) mediante misura con bioluminometro, test colturale, fotogrammetria a distanza ravvicinata per la ricostruzione del modello 3D delle Ostie a fini documentativi [...]. Dai risultati degli esami eseguiti emerge la conferma di quanto anticipato dall'esame visivo, ovvero il buono stato di conservazione delle Ostie e la totale assenza di contaminazione. Il test colturale non ha messo in evidenza nessuna crescita microbica né dopo 7 giorni dal campionamento, né dopo 14».
Questa la parte centrale del comunicato stampa diffuso in data 24 ottobre 2014 dall'arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino, in riferimento alla ricognizione effettuata il precedente 10 settembre con analisi non invasive di alcuni campioni scelti tra le particole «che prodigiosamente si conservano dal 1730 nella Basilica di S. Francesco in Siena». Aldilà del linguaggio da specialisti, il significato è chiaro: il miracolo eucaristico di Siena, tra i più celebri al mondo, «continua». Peccato che la notizia, di per sé clamorosa in tempi di freddo razionalismo e rifiuto del soprannaturale, sia passata quasi sotto silenzio: oltre alla stampa locale, solo un commento di Antonio Socci (peraltro precedente al comunicato della Curia), un trafiletto su Avvenire e poco altro. Nessuna ripresa nei Tg, nessun dibattito nei salotti televisivi, di solito attenti a questi fenomeni. I miracoli imbarazzano.

SOLO LO STUPORE COGLIE IL MISTERO
«Nella natura e nella storia non avvengono miracoli», affermava con sicurezza Lenin, nella prima delle sue Lettere da lontano, scritta nel marzo 1917, alla vigilia della partenza dalla Svizzera per mettersi alla testa della rivoluzione bolscevica. Il suo proclamato materialismo storico gli impediva di accettare la possibilità di eventi che travalicano le leggi naturali. Pochi decenni prima il filosofo francese Émile Littré, inesorabile positivista, con una punta di sarcasmo sosteneva che «per quante ricerche si siano fatte, mai un miracolo si è prodotto là dove poteva essere osservato e constatato». Oggi questi due signori sono smentiti dai fatti. Non solo i miracoli avvengono e continuano ad avvenire, ma sono accertati dalla scienza (si pensi al rigore con cui si procede per proclamare santi e beati) e si producono proprio laddove possono essere studiati e verificati (vedi l'esempio clamoroso e sotto gli occhi di tutti di Lourdes, dove esiste un apposite Bureau medical atto a verificarne l'autenticità). Sono il prevalere dell'ideologia e dello scetticismo, così diffusi purtroppo anche tra i cattolici, che impediscono il dispiegarsi dello stupore, unico atteggiamento umano che può cogliere il Mistero, e quindi il miracolo. Per il teologo italiano naturalizzato tedesco Romano Guardini, preoccupato di porre Cristo al centro della vita moderna, «il miracolo non elimina affatto la legge naturale, ma indica soltanto che essa viene presa a servizio, in quel momento, da una potenza superiore, del tutto reale e carica di senso».

IGNOTI LADRI SACRILEGHI
All'interno della vasta categoria dei "miracoli", che si apre con i prodigi operati dallo stesso Gesù durante la sua vita terrena (dalla trasformazione dell'acqua in vino a Cana fino alla resurrezione di Lazzaro), ci sono i cosiddetti miracoli eucaristici. Essi richiamano l'attenzione dei fedeli sul fatto che le specie eucaristiche (pane e vino) diventano realmente Corpo e Sangue di Cristo, che si fa così presente fra noi: è il mistero centrale della fede cattolica. Tra i tanti miracoli eucaristici accertati spicca quello celebre di Siena, che risale al 1730: il 14 agosto di quell'anno, alla vigilia della solennità dell'Assunzione di Maria, un rilevante numero di ostie consacrate (più di trecento) vennero rubate da ignoti ladri sacrileghi, che asportarono dalla basilica di San Francesco la pisside d'argento che le conteneva. Le particole furono ritrovate tre giorni dopo, il 17 agosto, in una cassetta per le elemosine della chiesa di Santa Maria di Provenzano, abbandonate dagli autori del furto, e il giorno dopo riportate con una processione solenne in San Francesco: qui si conservano ancor oggi, integre come al momento del ritrovamento. Il miracolo eucaristico di Siena si può perciò considerare permanente, unico esempio al mondo. Sono rimaste 225 ostie delle 351 originali, più alcuni frammenti. Le particole mancanti sono state in parte utilizzate nel corso delle analisi e degli accertamenti che si sono succeduti, per analisi chimiche ed esami vari, finalizzati anche a valutarne la commestibilità e il gusto.

DA ANNOTARE NEGLI ANNALI DELLA SCIENZA
Per verificare la permanenza del fatto prodigioso, cioè per assicurarsi che le ostie conservassero le loro caratteristiche senza deteriorarsi, sono state effettuate nel tempo numerose ricognizioni, tra il 1780 e il 1914. «Abbiamo riconosciuto come una specie di vero prodigio che [le particole, ndr] si siano conservate incorrotte senza veruna alterazione per il tratto lunghissimo di cinquant'anni», conclude il suo rapporto padre Giovanni Carlo Vipera, ministro generale dei Frati Minori, nella prima delle due ricognizioni effettuate alla fine del XVIII secolo.
Particolarmente accurata e svolta con strumenti più sofisticati che nel passato, la ricognizione compiuta su impulso di san Pio X il 14 giugno 1914. La relazione conclusiva documenta che le ostie «erano di apparenza ben conservate e senza alcun segno di alterazione o ammuffimento, né guaste per alterazione di tarli o di altri parassiti, propri dei prodotti farinacei». Nella stessa relazione un docente dell'Università di Siena, il professor Siro Grimaldi, riconosce di trovarsi di fronte a «un fenomeno singolare, palpitante di attualità, che inverte le leggi naturali della conservazione della materia organica. È un fatto unico da annotare negli annali della scienza».

SEGNI CHE RAFFORZANO LA FEDE
Proprio in occasione del centenario di quella famosa ricognizione del 1914, che a suo tempo destò notevole interesse, l'attuale arcivescovo di Siena-Colle Val d'Elsa-Montalcino, monsignor Antonio Buoncristiani, dopo essersi consultato con il clero diocesano e autorizzato dalla Congregazione per la dottrina della fede, ha disposto a settembre del 2014 un nuovo esame, eseguito da un gruppo di ricercatori di Firenze, esperti della materia e coordinati dal Cnr. Quest'ultima ricognizione, pur non particolarmente analitica e sofisticata, ha comunque riscontrato - come abbiamo visto - che le ostie rimangono prodigiosamente incorrotte. Non c'è spiegazione scientifica che possa giustificare il fenomeno: è un miracolo. Che fa dire all'arcivescovo che si tratta di «un segno evidente che rafforza la fede del Popolo di Dio nell'Eucaristia, culmine e fonte di tutta la vita della Chiesa, sacramento di unità e vincolo di carità fra i cristiani». Nell'anno pastorale della diocesi senese, dedicato proprio all'Eucaristia, le ostie miracolose saranno esposte nelle chiese: tutti i fedeli che «devotamente sosteranno in preghiera di adorazione dinanzi alle SS. Particole» otterranno fino al 4 ottobre 2015 l'indulgenza plenaria.
Oggi la cosiddetta "teologia dei miracoli" è fortemente contestata, nel migliore dei casi ignorata da molti fedeli e gruppi ecclesiali, soprattutto nel Nord Europa. Non riconoscono l'esistenza dei miracoli gli ambienti modernisti e secolarizzanti, che non li considerano fatti realmente accaduti, ma semplici simboli, creati dalla coscienza religiosa, come sublimazione degli oggetti di culto. Per quanto riguarda in particolare i miracoli attribuiti nei Vangeli a Gesù, per costoro si tratterebbe soltanto di semplici narrazioni allegoriche, tese a dimostrare verità spirituali più complesse. Ma la realtà è più forte di queste costruzioni mentali. E i miracoli parlano da soli.

Nota di BastaBugie: dal comunicato stampa dell'Arcidiocesi di Siena si viene a sapere che "in data 10 settembre 2014, ad un secolo di distanza dalle prime analisi scientifiche condotte sulle SS. Particole che prodigiosamente si conservano dal 1730 nella Basilica di S. Francesco in Siena, ricevuto il nulla osta della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’Arcivescovo S.E. Mons. Antonio Buoncristiani, coadiuvato dalla Commissione nominata con Decreto arcivescovile e composta da rappresentanti del Clero diocesano, dei Frati Minori Conventuali e del laicato cattolico dell’Arcidiocesi, ha provveduto ad una nuova ricognizione, con analisi non invasive di alcuni campioni di SS. Particole e la ripulitura del cilindro di cristallo contenitore, eseguita l’ultima volta nel 1952 a seguito del furto sacrilego dell’Ostensorio.
Si è inizialmente provveduto alla verifica numerica delle SS. Particole, che sono risultate 225 più alcuni frammenti, conformemente alla precedente ricognizione. Le Ostie, visibilmente in ottimo stato di conservazione, sono state poi sottoposte, in tre campioni, alle seguenti analisi: ispezione della superficie delle Ostie con microscopio digitale portatile, rilevazione della presenza del nucleotide ATP (adenosin-trifosfato) mediante misura con bioluminometro, test colturale, fotogrammetria a distanza ravvicinata per la ricostruzione del modello 3D delle Ostie a fini documentativi. Prima della pulitura, anche il contenitore di cristallo, in tutte le sue superfici, è stato analizzato tramite prelievo di tamponi sterili.
Le analisi sono state condotte da un gruppo di ricercatori dell’Istituto per la Conservazione e Valorizzazione dei Beni Culturali di Firenze (I.C.V.B.C.) afferente al Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.), coordinato dal Dott. Ing. Cristiano Riminesi.
Dai risultati degli esami eseguiti emerge la conferma di quanto anticipato dall’esame visivo, ovvero il buono stato di conservazione delle Ostie e la totale assenza di contaminazione. Il test colturale non ha messo in evidenza nessuna crescita microbica né dopo 7 giorni dal campionamento, né dopo 14.
Le SS. Particole continuano pertanto ad essere prodigiosamente incorrotte, un segno evidente che rafforza la fede del Popolo di Dio nell’Eucaristia, culmine e fonte di tutta la vita della Chiesa, sacramento di unità e vincolo di carità fra i cristiani".

Ecco il video della durata di circa mezz'ora con tutte le fasi della ricognizione sulle Sacre Particole del miracolo eucaristico di Siena


https://www.youtube.com/watch?v=RQN0B3ffvhU

Fonte: Il Timone, gennaio 2015

5 - I DIVORZIATI RISPOSATI NON POSSONO FARE LA COMUNIONE... NEMMENO QUELLA SPIRITUALE
La comunione spirituale infatti possono farla le persone in stato di grazia che non possono ricevere la comunione a causa di un impedimento fisico (non di uno morale)
Fonte Corrispondenza Romana, 14/04/2015

"I divorziati risposati non possono fare la comunione spirituale", ha affermato l'arcivescovo Stanislaw Gadecki, presidente della Conferenza Episcopale Polacca, intervenendo al Convegno "What God joined together..." Marriage, Family and Sexualitu in the Context of the Synod of Bishops 2014-2015" che si è svolto il 14 aprile alla Università Cardinal Stefan Wyszynski di Varsavia.
L'arcivescovo Gadecki, che durante il Sinodo dei Vescovi del 2014 si è distinto per la sua difesa della morale cattolica, ha voluto rispondere a chi, come il cardinale Kasper, sostiene che se i divorziati risposati possono ricevere la comunione spirituale, possono anche ricevere quella sacramentale. L'uso che si fa del termine "comunione spirituale" per giustificare l'accesso ai sacramenti dei divorziati risposati è assolutamente improprio ha spiegato l'arcivescovo Gadecki.
La comunione spirituale si riferisce infatti alle persone in stato di grazia che, a causa di un impedimento fisico, non possono ricevere la comunione (come accadde ad esempio in una parte della Polonia occupata dai sovietici dopo la seconda guerra mondiale). Non può riferirsi invece a coloro ai quali è proibito avvicinarsi all'Eucarestia a causa di un impedimento morale che essi possono liberamente rimuovere, abbandonando la situazione di peccato in cui si trovano.
Tutti quelli che sono in grazia di Dio possono fare la comunione spirituale. Chi si trova in stato di peccato può pregare, partecipare alla Messa, sviluppare il suo rapporto con Dio, ma senza che questo rapporto possa essere definito comunione spirituale.
La pastorale non può contraddire il Magistero della Chiesa ha ribadito l'arcivescovo Gadecki, ricordando che le singole conferenze episcopali non hanno l'autorità di introdurre novità dottrinali, anche se ciò fosse richiesto dalla maggioranza dei cattolici di quel Paese. La Chiesa deve esprimere infatti il "sensus fidelium", che non riflette la maggioranza sociologica dei fedeli, ma la consonanza della fede vissuta con il Magistero perenne della Chiesa. [...]

Fonte: Corrispondenza Romana, 14/04/2015

6 - CREMAZIONI IN AUMENTO, ORA LA CEI CORRE AI RIPARI
La Chiesa proibisce la dispersione delle ceneri e sconsiglia la cremazione preferendo la sepoltura, sull'esempio di Cristo
Fonte No Cristianofobia, 21/04/2015

È stata diffusa a fine marzo e subito ha fatto rumore la nota, con cui il consiglio permanente della Cei ha preannunciato come imminente la messa a punto da parte della Commissione Episcopale per la Liturgia di una lettera pastorale avente per oggetto la cremazione, fenomeno purtroppo in crescita grazie anche al «grande sforzo pubblicitario delle agenzie funebri che gestiscono queste pratiche», come ha precisato la stessa Conferenza episcopale. In effetti, il problema esiste ed i fedeli sembrano troppo sbadati o superficiali in merito.

LA CHIESA PROIBISCE LA DISPERSIONE DELLE CENERI IN NATURA
Ma in crescita è anche e soprattutto la dispersione delle ceneri in natura: a Cremona il Comune la consente con tanto di delibera ed, a richiesta, consente anche il loro «affidamento ai familiari per la conservazione». Non a caso. Qui la Socrem è attivissima: conta quasi 1.200 iscritti ed ha un bilancio che sfiora i 325 mila euro. All'ultima assemblea, svoltasi nelle scorse settimane, ha auspicato la costituzione in tempi rapidi del «giardino dei ricordi», proprio per spargervi le ceneri. Non solo. Spera di divenire presto associazione di promozione sociale, punta alla seconda linea per la cremazione, all'istituzione di un «cerimoniere», nonché ad ottenere la gestione dell'antico forno, di grande valenza storica, per allestirvi una sorta di museo del cimitero.
Lo stesso a Bologna, dove dal 2006 nella Certosa è stato allestito su di un'area di 400 metri quadri il «Giardino delle Rimembranze»: eccessiva la richiesta fatta alla Curia di benedirlo, scatenando la prevedibile reazione, negativa e stizzita, della Chiesa locale. Perché, in effetti, tutto questo risulta in contrasto col Rito delle esequie, che nega la prassi «di spargere le ceneri in natura o di conservarle in luoghi diversi dal cimitero», in quanto ciò «solleva non poche perplessità sulla piena coerenza con la fede cristiana», soprattutto quando sottintenda concezioni panteistiche o naturalistiche. Per non parlare della conservazione in casa dell'urna cineraria, sorta di indebita "privatizzazione" della memoria del proprio caro estinto.

CREMAZIONE CONTRO INUMAZIONE
Eppure il ricorso alla cremazione prevale ormai in Lombardia sul numero delle inumazioni. I 12 impianti con 22 linee operanti a livello regionale hanno assicurato finora oltre 37 mila cremazioni. Capofila è Milano a quota 14 mila, segue Mantova (7 mila), Pavia (2.600), poi giù giù sino a Cremona, "fanalino di coda" con 500. A Torino gli iscritti risultano più di 41 mila. A Bologna, oltre il 25% dei residenti opterebbe per il forno crematorio.
Si potrebbe osservare come anche la Chiesa, oggi, ammetta tale pratica. Non è proprio così. Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2301, il Codice di Diritto Canonico al can. 1176 ed il Rito delle esequie introdotto tre anni fa, la Chiesa, in realtà, può accettarla solo quando questa «non risulti dettata da motivazioni contrarie alla dottrina cristiana», specificando come in ogni caso «la preferenza» vada alla «sepoltura», sull'esempio di Cristo, essendo la «più idonea ad esprimere la fede nella Resurrezione della carne, ad alimentare la pietà dei fedeli, a favorire il ricordo e la preghiera di suffragio da parte di familiari e amici».
Certamente questa resta una posizione più "morbida" rispetto a quella contemplata nel precedente Codice di Diritto Canonico, quello del 1917, dove al can. 1203 si condannava formalmente la cremazione, mentre col can. 1240 si comminava la privazione dei Sacramenti e delle esequie ecclesiastiche a quanti la scegliessero. Un provvedimento, che aveva una propria ragionevolezza: la cremazione è da sempre sinonimo di massoneria.
Fu proprio un "libero muratore", Salvatore Morelli, a presentare il 18 giugno 1867 alla Camera dei Deputati la proposta di legge, finalizzata a circoscrivere sempre più il culto cattolico nella Chiesa, sostituendo ai Campisanti i forni crematori. Tale proposta fu anche da lui pubblicata a spese proprie con una prefazione "impegnativa", quella di Giuseppe Garibaldi, il quale lodò quanti avessero osato «con audacia senza pari sfidare i pregiudizi dei secoli».

NON SOLO
Nel programma della massoneria italiana del 1874 si legge: «La massoneria italiana, augurando che i cimiteri divengano esclusivamente civili, senza distinzioni di credenze e di riti [ciò ch'è avvenuto - NdR], si propone di promuovere presso i municipi l'uso della cremazione da sostituirsi all'interramento». Poco dopo, nel 1878, un altro "grembiulino", Gaetano Pini, fondò la prima Socrem, Società per la Cremazione italiana. Molte altre sorsero in diverse città. Presto si sentì l'esigenza di riunirle in una Lega Italiana, a stretta regia massonica. Ancora: sfruttando il materiale predisposto da Pini, fu messa a punto la legge Crispi, con cui dal 1888 la pratica della cremazione venne ufficialmente introdotta nell'ordinamento italiano, infischiandosene del parere negativo della Chiesa. Presto si diffuse in molti Comuni.
Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un retaggio del passato e che oggi tale doppio legame si sia sciolto. Sbagliato. Il sentimento anticristiano è rimasto in molti. Troppi. Non a caso è proprio l'Uaar, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, a caldeggiare sul proprio sito l'iscrizione alle Socrem, all'I.Di.Cen.-Istituto Dispersione ceneri e cremazione ed all'Icrem, Istituto della Cremazione e Dispersione Ceneri, in quest'ultimo caso specificamente in natura.
A Lodi il 27 gennaio del 2013 fu il Grand'Oriente d'Italia a promuovere una cerimonia pubblica, alla presenza delle autorità civili, con deposizione di corona al monumento di Paolo Gorini nel bicentenario della sua nascita. Gorini non fu solo lo scienziato che mise a punto un procedimento di conservazione organica mantenuto gelosamente segreto, ma fu anche l'inventore del forno, che consentì l'introduzione della moderna cremazione in Italia.
Quest'anno Bruno Segre, massone e presidente onorario della Federazione Italiana della Società per la Cremazione, ha inviato all'Ufficio di Gabinetto del Ministero per lo Sviluppo Economico la richiesta di emissione di un francobollo dedicato alla cremazione.
E' urgente, quindi, puntualizzare la linea tenuta dalla Chiesa in merito, dato che, spesso per ignoranza, i fedeli si gettano nell'abbraccio letale di pratiche sconsigliabili. Bisognerebbe però riabituarli anche ad un giusto e pio culto dei defunti, culto che sembrano aver completamente scordato. Forse perché nessuno li abitua più. Invece, il punto di partenza è proprio questo.

Fonte: No Cristianofobia, 21/04/2015

7 - CINQUE RAGIONI (PIU' UNA) PER MARCIARE PER LA VITA
Domenica 10 maggio a Roma si svolgerà la 5° edizione della Marcia per la Vita (VIDEO: marcia del 2014 e spot del 2015)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/05/2015

Domenica 10 maggio a Roma si svolgerà la V edizione della Marcia per la Vita (su questo sito tutte le informazioni necessarie per partecipare: www.marciaperlavita.it). Altre benemerite iniziative - ricordiamo tra le molte la marcia di Biella e Palermo - chiamano a raccolta credenti e non da tutta Italia per difendere la vita, dal momento in cui l'essere umano viene a esistenza al momento in cui la sua parabola terrena si conclude in modo naturale. Ma di certo la Marcia per la Vita di Roma rappresenta un unicum sia per numero di partecipanti - parecchie migliaia - sia per l'eco massmediatico che suscita, sia per il suo carattere internazionale, sia per la capacità di coinvolgere anche il mondo ecclesiale ai più alti livelli.

MA PERCHÉ SI MARCIA?
I motivi sono molteplici. In primo luogo occorre suscitare un sano rigetto nell'italiano medio verso aborto, eutanasia, fecondazione artificiale. Tutti strumenti di morte venduti al popolino come conquiste civili. Il primo maggio scorso il Corriere della Sera scriveva che la decisione di tenere un bambino oppure no oggi non è più un problema: «in un'ottica laica il problema non si pone: la scelta spetta alla donna». L'aborto non è più un problema. Se prima della 194 l'aborto era un reato, nei primi anni dal varo di questa norma veniva considerato come un'eccezione da tollerare in alcuni casi, negli anni successivi come un fatto né buono né cattivo - in sé neutro moralmente - ed oggi addirittura un diritto. Da delitto a diritto. La marcia serve anche per strattonare le coscienze assopite e svegliarle per ricordare che l'aborto, nella sua semplice e crudele evidenza, è un omicidio. Il processo di assorbimento di aborto, fecondazione artificiale e contraccezione ha da tempo ormai gettato centinaia di milioni di bambini mai nati nella discarica dell'indifferenza. La marcia vuole quindi essere un grido lanciato al Cielo e alla coscienza collettiva.
La marcia vuole poi ricordare che l'aborto è il crimine morale peggiore sulla faccia della terra: perché viene perpetrato sul più indifeso degli indifesi - il nascituro - perché commesso da chi per natura è chiamata per prima a difendere suo figlio - la madre - perché il fenomeno è numericamente impressionante - perché riceve l'avvallo della legge praticamente in tutte le parti del mondo, perché, come accennato, ormai il cuore e la mente di moltissime persone si sono assuefatte a questo delitto. Si marcia anche per dimostrare che il popolo della vita esiste, combatte, non si rassegna e non è minoranza. Sarà minoranza nei Parlamenti, nelle università, nei circoli culturali, nei gangli economici dove scorrono fiumi di denaro e di potere, ma può non essere minoranza nel tessuto civile. Ha solo bisogno di occasioni come queste e di pastori e uomini di cultura coraggiosi per essere guidato. É una foresta che aspetta solamente di crescere forte e rigogliosa.

IL PICCOLO GREGGE NON È POI COSÌ PICCOLO
Si marcerà dunque anche per gli stessi partecipanti che saranno confortati nel vedere che il piccolo gregge non è poi così piccolo, per rafforzarsi nei propositi operativi, per non rassegnarsi. Domenica prossima si marcerà anche per condannare le leggi ingiuste, come la 194 e la legge 40 sulla fecondazione artificiale, e per condannare alcune interpretazioni profondamente erronee di queste norme sposate non di rado anche in casa cattolica. Interpretazioni che suggeriscono di applicare meglio la 194 e la legge 40 perché in tal modo, paradossalmente, aborto e Fivet scompariranno; che plaudono a queste leggi perché mali minori; che indicano la strada del compromesso come principio etico da seguire perché - così si dice - la morale è una cosa la politica è un'altra. Ecco il percorso della marcia si guarderà bene dal seguire questa strada.
Il credente poi marcerà anche perché ogni passo sia come una richiesta di grazia a Dio perché illumini il cuore degli uomini affinchè questi possano comprendere una verità che a ricordarla - per citare il cardinale di Bolgna Carlo Caffarra - vien quasi da piangere: che lì nella pancia della mamma c'è un bambino.

Nota di BastaBugie: puoi vedere il nostro video sulla marcia del 2014 con il saluto del Papa alla fine, cliccando nel link qui sotto
https://www.youtube.com/watch?v=PS-upYmCkuA

Oppure puoi vedere il video ufficiale della Marcia per la Vita del 2015


https://www.youtube.com/watch?v=NE1Tm5EmRkg

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03/05/2015

8 - L'ITALIA NON E' TUTTA CORRUZIONE
Il romanzo con la vicenda del beato Pino Puglisi, il sacerdote martire ucciso dalla mafia nel 1993
Autore: Giuseppe Brienza - Fonte: La Croce, 03/02/2015

Non è tutta corruzione. L'Italia di oggi è ancora in grado di generare testimoni che, compiendo fino in fondo il loro dovere, hanno saputo persino sacrificare la propria vita. Ne ricordiamo uno, parroco in Sicilia che, all'integrità della Fede, ha associato una fedeltà all'uomo che si è fatta anche impegno civico e sociale. Parliamo di Don Pino Puglisi (1937-1993), il primo martire della mafia beatificato dalla Chiesa, ucciso da un killer di mafia il 15 settembre del 1993.
Nell'ultimo suo libro Ciò che inferno non è, ha tessuto un doveroso tributo del parroco di San Gaetano e Maria SS. del Divino Amore nel quartiere Brancaccio (Palermo), lo scrittore di best seller Alessandro D'Avenia. Il protagonista del romanzo è, infatti, un ragazzo, Federico, che si trova a fare una scelta molto difficile: lasciare la sua comunità portandosi con sé il ricordo di una Palermo "paradisiaca", oppure rimanere e affrontare le tenebre di una città che lui nemmeno immaginava potessero esistere.

DON PINO PUGLISI
Al centro della storia troviamo Don Puglisi, il professore del liceo in cui Federico studia. E' proprio lui, infatti, ad introdurre il ragazzo in questo "lato oscuro" della città.
D'Avenia, professore di Lettere in un liceo, ha avuto l'opportunità di conoscere personalmente il sacerdote che fu anche insegnante dei suoi fratelli.
Don Pino Puglisi, beatificato da papa Francesco il 25 maggio 2013, ha aiutato tanti giovani ad uscire dal tunnel della paura e dell'ignoranza, attraverso una pedagogia attiva, coinvolgente, sofferta. Ha quindi lottato fino all'ultimo giorno della sua vita contro la "macchina" mafiosa, togliendo dalla strada centinaia di bambini e ragazzi che, senza di lui, sarebbero sicuramente diventati manovalanza di mafia. E' stata proprio questa la causa che gli ha attirato principalmente l'ira dei boss.
Mons. Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di beatificazione di Don Puglisi, l'ha definito il "martire del cristianesimo ordinario". Con la sua vita, infatti, il sacerdote palermitano ha incarnato quella che dovrebbe essere la testimonianza di ogni cristiano: Credente, Coerente, Credibile. «Attuando queste tre "C" nelle nostre vite – ha commentato l'Arcivescovo di Catanzaro -, costruiremo Cittadinanza attiva solidale e responsabile per il bene comune».
L'ordinaria-straordinarietà del martirio di Don Puglisi emerge in particolare da quella che è stata l'ultima sua giornata di vita. Nella quale ha celebrato due matrimoni e, di pomeriggio, prima gli incontri di preparazione al battesimo, poi quello al Comune per riuscire ad ottenere, insieme con gli abitanti della sua borgata, una scuola media per i giovani di Brancaccio. Infine la convivialità organizzata al Centro "Padre Nostro" per festeggiare il suo 56° compleanno. L'ultimo giorno in terra di Don Puglisi, quindi, rappresenta l'icona di un modo straordinariamente ordinario di essere prete e cristiano. O che, almeno, dovrebbe, esserlo.

PRETE ANTICO, PRETE NUOVO
Prete antico come mostrano le sue celebrazioni sacramentali, significativamente nel momento in cui officiava la costituzione di nuove famiglie cristiane, per non parlare dei solenni momenti di preghiera o, infine, della tonante predicazione e l'attività di annuncio e catechesi. Ma anche prete nuovo, perché immerso nel suo tempo, impegnato nel tradurre in scelte sociali e civiche il suo sacerdozio, alimentato da un frequente culto eucaristico che si fa vita e comunità. Di qui la sua difesa della legalità, dei diritti dei giovani e degli studenti, nonché dei disperati di cui cercava di risolvere i problemi nel Centro che ha edificato in una situazione residenziale davvero disgregata. La personalità di Don Puglisi è tutta qui: un riassunto di Tradizione (l'uomo del sacro, che attualizza e riflette comunitariamente il sacrificio eucaristico) e impegno nel temporale (lettura pubblica e predicazione della Scrittura, azione solidale e caritativa).
Per tutto questo sacerdote non poteva non rimanere vittima della mafia, per la sua fede granitica che attraeva e ritagliava sempre più spazi alla criminalità, per le sue opere sacerdotali che sapevano proporre e "reinventare" la Speranza e, infine, per la sua opera appassionata, ha evidenziato Mons. Bertolone, per «edificare, come servitore e tessitore, attimo per attimo, il bene della comunità cristiana, che è anche bene comune, all'interno del quale si danno, dunque, alcuni valori e beni non soggetti alle leggi del mercato, del venire a patti, della trattativa o della collusione con qualunque altro potere che non sia quello divino». La sua festa sarà il 21 ottobre di ogni anno.

Fonte: La Croce, 03/02/2015

9 - OMELIA VI DOMENICA DI PASQUA - ANNO B - (Gv 15,9-17)
Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 10 maggio 2015)

Quando si parla di amore, ci si riferisce normalmente a quello che dobbiamo avere verso Dio e verso il prossimo. Oggi, il brano evangelico, che segue immediatamente alla parabola della vite e dei tralci, letta domenica scorsa, fissa invece l'attenzione sull'amore che Dio ha per noi e lo propone come sorgente e modello di quello che noi pure dobbiamo a Lui e ai fratelli.
«Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi» (Gv 15,9). Queste parole, scaturite dalle labbra e dal Cuore di Gesù, sono tra le più belle di tutto il Vangelo. Esse ci fanno comprendere tutta la grandezza dell'amore di Gesù per noi. Con lo stesso amore con cui è amato dal Padre, Gesù ama ciascuno di noi in particolare. Gesù stabilisce il confronto dell'amore suo verso di noi con quello che ha per Lui il Padre: è un amore veramente divino, senza limiti. Non sarebbe stato possibile dare una definizione più elevata di questa per farci comprendere di quale estensione e portata sia l'amore di Cristo per noi e per aiutarci a dissipare le eventuali obiezioni contro l'amore di Dio che sorgono talvolta dal nostro fondo di peccatori.
E Gesù ci dice: «Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). Rimanere nell'amore di Dio comporta una conseguenza pratica: l'osservanza dei Comandamenti. Chi deve rimanere nella corrente dell'amore divino è tutto l'uomo: non solo la mente, ma anche la volontà, decisa a conformarsi al Volere divino. Non può infatti esservi amore autentico e sincero se non c'è una piena adesione della volontà dell'uno a quella dell'altro: è solo dalla fusione delle due volontà che sorge l'amore. Perciò amare Dio e non osservare i suoi Comandamenti è una vera e propria contraddizione. Gesù lo dice molto chiaramente: «Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore» (Gv 15,10).
Viene dunque da sé che chi cerca il Signore è sempre disposto ad osservare i suoi Comandamenti. Dio, che è amore, come ci ricorda san Giovanni nella seconda lettura, non può non desiderare quello che è bene per ciascuno di noi. I suoi precetti sono perciò la via migliore, anzi l'unica, perché noi raggiungiamo il vero nostro bene definitivo ed eterno. Anche su questo punto Gesù si richiama al paragone del suo amore verso il Padre. Anche Egli ha dimostrato il suo amore al Padre con l'osservanza dei Comandamenti del Padre suo e lo ha fatto con ubbidienza assidua e perfetta. Così Egli invita a fare anche noi, mostrandoci il suo esempio. L'imitazione di Cristo è infatti la grande strada che il cristiano è chiamato a percorrere ed è, nonostante le apparenze, la fonte della massima gioia. Lo conferma Gesù: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11).
A questo punto Gesù estende la sua esortazione passando all'amore del prossimo. E se anche per questo occorre un modello, eccolo pronto: «Come io vi ho amati» (Gv 15,12). Il modello da imitare è sempre di natura divina: è Cristo stesso, colui che sa e può veramente amare nel senso più pieno della parola. Come io vi ho amati: e qui dobbiamo pensare alla nostra Creazione, alla Redenzione, al Sacrificio di Cristo per noi, a tutti i doni di cui ci rende partecipi.
I caratteri di questo amore disinteressato e senza limiti devono costituire l'esempio da seguire da parte di noi tutti. Ed è così che l'amore verso il prossimo diventa la perfetta imitazione di quello di Cristo e la norma suprema della vita dei suoi discepoli.
L'esortazione va così a colpire il punto centrale: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13). Questa misura straordinaria dell'amore costituisce il supremo vertice a cui dobbiamo tendere anche nelle circostanze ordinarie della vita. L'amore deve essere disinteressato al massimo per meritare di chiamarsi amore cristiano.
Nella seconda lettura di oggi abbiamo la più bella definizione di Dio, se di definizione possiamo parlare. L'apostolo san Giovanni scrive che «Dio è amore» (1Gv 4,8). In questa piccola frase è racchiuso tutto il Mistero divino. E noi, creati a immagine e somiglianza di Dio, siamo chiamati innanzitutto ad amare, siamo chiamati a riflettere l'amore del nostro Creatore nell'amore fraterno. Comunemente si dice che il simile conosce il simile, che solo l'amore può conoscere l'Amore. Pertanto si comprende molto bene che quanto più amiamo, tanto più riusciremo a conoscere Dio e a farlo conoscere a chi ci sta intorno. Per questo motivo, i Santi parlavano di Dio anche senza aprir bocca: tutta la loro vita era una predica vivente. San Giovanni scrive inoltre che «chi non ama non ha conosciuto Dio» (1Gv 4,8), proprio perché Dio è amore.
La Vergine Immacolata, Madre del Risorto, ci ottenga dal Figlio suo il bene inestimabile del puro e santo amore!

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 10 maggio 2015)

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