BastaBugie n�403 del 27 maggio 2015

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1 L'IRLANDA INTRODUCE IL MATRIMONIO GAY IN COSTITUZIONE, MA IL REFERENDUM ERA TRUCCATO!
Le unioni civili erano già state approvate nel 2010 e le adozioni ai gay il mese scorso: così il referendum ha solo cambiato nome a ciò che c'era già... Cosa fare perché non accada in Italia?
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LA SCIENZA CONFERMA: DISCENDIAMO DA ADAMO ED EVA
Tutta l'umanità discende da una sola coppia (monogenismo), non da un gruppo di progenitori (poligenismo)
Autore: Umberto Fasol - Fonte: Il Timone
3 CINQUE MODI IN CUI LA PORNOGRAFIA ROVINA LA VITA
Matrimoni in crisi, ma anche una vita sessuale danneggiata
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia
4 COME ACCOSTARSI AI SACRAMENTI SENZA RIDURLI A SHOW
Invito alla lettura del nuovo libro di Don Nicola Bux
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Sito di Vittorio Messori
5 A LECCE LA PRIMA UNIVERSITA' ISLAMICA D'ITALIA?
La popolazione è contraria eppure arrivano 45 milioni di euro da Kuwait e Qatar, da società private, istituzioni e banche arabe
Fonte: No Cristianofobia
6 LA GIORNATA CONTRO L'OMOFOBIA SERVE SOLO A INDIVIDUARE IL NEMICO DA ABBATTERE: LA CHIESA
Il Corriere della Sera e La Repubblica mettono in serio pericolo la libertà di pensiero per i cattolici (e non solo)
Autore: Enzo Pennetta - Fonte: Libertà e Persona
7 EXPO: PERCHE' DARE SPAZIO AL LAGER DEI RAGAZZI?
Si può considerare il Forteto, dove i ragazzi venivano violentati, una eccellenza imprenditoriale da far conoscere al mondo?
Autore: Luigi Santambrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 LA RIFORMA SCOLASTICA E' UN ATTACCO ALL'OCCIDENTE
In Francia si riduce storicamente il ruolo del cattolicesimo e si introduce come obbligatoria la storia dell'Islam (e intanto la scuola cattolica si adegua... per un piatto di lenticchie)
Fonte: No Cristianofobia
9 OMELIA SANTISSIMA TRINITA' - ANNO B - (Mt 28,16-20)
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - L'IRLANDA INTRODUCE IL MATRIMONIO GAY IN COSTITUZIONE, MA IL REFERENDUM ERA TRUCCATO!
Le unioni civili erano già state approvate nel 2010 e le adozioni ai gay il mese scorso: così il referendum ha solo cambiato nome a ciò che c'era già... Cosa fare perché non accada in Italia?
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24-05-2015

La vittoria del «sì» al «matrimonio» fra persone dello stesso sesso in Irlanda, ampiamente prevista, costituisce una lezione per chi difende la famiglia in altri Paesi, e deve indurre sia le organizzazioni pro family sia le comunità religiose contrarie al «matrimonio» omosessuale a riflettere sugli errori da non commettere. Nello stesso tempo - dal momento che nessuno ha il coraggio di dirlo - occorre spiegare che in Irlanda una gravissima scorrettezza del governo ha sostanzialmente truccato la consultazione referendaria.
Cominciamo da quest'ultima affermazione, che può apparire forte, ma corrisponde alla realtà.

DUE RISULTATI COSTANTI
In tutti i Paesi dell'Europa Occidentale i sondaggi in tema di coppie omosessuali - che pure sono un campo di battaglia, dove tutto dipende da come si fanno le domande e a chi - danno due risultati costanti.
Primo, la maggioranza degli europei occidentali - diversa è la situazione all'Est - è favorevole al riconoscimento di una serie di diritti e doveri da far discendere dal fatto della convivenza omosessuale: visita al convivente in carcere e in ospedale, subentro nel contratto di affitto, una certa protezione in caso di morte del convivente.
Questo giornale ha spiegato molte volte - ora se ne accorgono anche altre testate, e ci fa piacere - che questi diritti in Italia ci sono già, ma la situazione varia da Paese a Paese. Secondo: la maggioranza degli europei, anche in Occidente, è contraria alle adozioni omosessuali. Vuole che i bambini crescano con un papà e una mamma, e non con due papà senza mamma e con due mamme senza papà. Si aggiunge che la stragrande maggioranza è contraria all'utero in affitto.
Ne consegue che in qualunque campagna politica o referendaria sulle unioni omosessuali l'argomento più forte e convincente è: «Attenzione: se passa il "matrimonio" omosessuale, anche nascosto sotto nomi eufemistici come fa in Italia il disegno di legge Cirinnà, le adozioni omosessuali verranno di conseguenza - e seguirà anche l'utero in affitto». Anche in Irlanda, quando si cominciò a discutere di «matrimonio» omosessuale, quello delle adozioni era l'argomento che più impressionava l'opinione pubblica, e dava ai sostenitori del «no» serie speranze di prevalere. Queste speranze furono rafforzate nel 2013 dalla sentenza «X contro Austria» della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, la quale affermava a chiare lettere che nessun Paese europeo è obbligato a introdurre il «matrimonio» o le unioni civili omosessuali - non è vero che «lo impone l'Europa» - ma che, se le introduce, non può poi discriminare le coppie omosessuali rispetto a quelle formate tra un uomo e una donna in materia di adozioni. Certo, spiegare gli arcani della giurisprudenza europea all'opinione pubblica non è facile.

LA MAGGIORANZA DEGLI ELETTORI ERA CONTRARIA ALLE ADOZIONI
Ma il messaggio stava passando in Irlanda, come dovrebbe passare in Italia: attenzione, se al referendum vince il «sì» al matrimonio omosessuale - in Italia possiamo dire «se passa la legge Cirinnà» - arriveranno anche le adozioni e l'utero in affitto. E, siccome la maggioranza degli elettori in Irlanda era contraria alle adozioni, ogni persona convinta della verità di questa tesi diventava un votante per il «no».
Il governo irlandese - ed entrambi i principali partiti politici del Paese - erano tanto favorevoli al «matrimonio» omosessuale da espellere dalle proprie fila i contrari. Hanno pertanto trovato un metodo semplicissimo per garantirsi la vittoria al referendum: con la forza dei numeri in parlamento hanno introdotto l'adozione omosessuale prima del referendum. A tempo di record il governo ha introdotto nel gennaio 2015 una legge che consente alle coppie omosessuali - sposate o non sposate non importa, e all'epoca il «matrimonio» ovviamente non c'era ancora - il pieno diritto a ogni tipo di adozione, l'ha fatta approvare alla Camera in febbraio e al Senato in marzo. È diventata legge il 6 aprile 2015. Ecco dunque smontato il principale argomento della campagna contro il «sì» al «matrimonio» omosessuale: «volete votare no perché siete contrari alle adozioni? Ma le adozioni ci sono già, e continueranno a esserci comunque vada il referendum». Per non farsi mancare nulla, il governo aveva anche annunciato una legge per «regolamentare» l'utero in affitto, precisando che anche questa legge non sarebbe stata minimamente influenzata dai risultati del referendum.

REFERENDUM TRUCCATO
Ma ecco anche truccato - non mi riesce di trovare un'altra parola - il referendum. Su un tema che divideva così profondamente gli irlandesi, il governo aveva annunciato qualche cosa di nuovo rispetto al resto del mondo: sarebbe stato il popolo a decidere con referendum. Bellissimo. Solo che il cuore del referendum - dal punto di vista sociologico e politico, non ovviamente da quello giuridico e culturale, perché la dottrina sociale della Chiesa e il buon senso condannano il «matrimonio» omosessuale anche senza adozioni - erano le adozioni. Quando l'idea del referendum è stata proposta, «matrimonio» e adozioni formavano un insieme politicamente indissolubile. Con la legge del 6 aprile 2015, la materia delle adozioni è stata sottratta alla volontà dei cittadini e decisa prima del referendum e per legge. Se questo non è svuotare il referendum della sua sostanza, mi chiedo che cosa sia.
Infatti, che cosa restava da decidere agli irlandesi? Solo se le unioni civili fra persone dello stesso sesso, introdotte in Irlanda nel 2010, dovessero chiamarsi «matrimoni» o no. Le unioni civili irlandesi, come quelle che esistevano in Inghilterra prima che cambiassero nome in «matrimonio» nel 2013 e come quelle che vuole introdurre in Italia il disegno di legge Cirinnà, erano in tutto uguali al matrimonio, salvo l'adozione. Introdotta l'adozione per legge, le unioni civili in Irlanda erano assolutamente identiche al matrimonio in tutto, tranne che nel nome. Certo, i sostenitori del «no» al referendum si sono sgolati a ripetere che i nomi sono importanti. Ma una cosa è votare sulla sostanza delle cose, un'altra sul nome. Il referendum irlandese del 22 maggio lasciava ai cittadini la possibilità di decidere solo sul nome. Non sul resto.

DUE LEZIONI PER L'ITALIA
Ne vanno ricavate due lezioni per l'Italia.
Primo: il fronte pro family sia attento alla possibilità che qualcuno - da noi, all'italiana, magari più i giudici che il governo - riproponga il gioco delle tre carte irlandese, introducendo le adozioni per le coppie omosessuali, e già che ci siamo anche l'utero in affitto, per svuotare di contenuto il dibattito sulle unioni civili e il «matrimonio» fra persone dello stesso sesso. Segnali in questo senso non mancano.
Secondo: la battaglia va fatta sulle unioni civili, che non sono un modo di riconoscere i diritti dei conviventi alla visita in ospedale e in carcere - ripetiamolo: in Italia ci sono già - ma un «matrimonio» sotto falso nome. Lo ha detto il padre spirituale delle unioni civili in Italia, il sottosegretario Scalfarotto intervistato da «Repubblica» il 16 ottobre 2014: «L'unione civile non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik». L'Irlanda, dopo l'Inghilterra, mostra come funziona la «realpolitik». Quando nel 2013 alle «unioni civili» inglesi fu cambiato nome in «matrimoni» la maggioranza degli inglesi se ne accorse a stento, perché pensava che il matrimonio omosessuale ci fosse già. Anche la stampa si era stufata di scrivere che il signor Smith e il signor Jones si erano «civiluniti» e aveva cominciato a scrivere semplicemente che si erano sposati. Il cambio di nome in «matrimonio» è apparso ai più minore e inevitabile.
Ora gli attivisti LGBT esultano per il risultato irlandese. Ma è una battaglia che avevano già vinto nel 2010, quando introdussero in Irlanda unioni civili in tutto uguali al matrimonio, tranne che per le adozioni, tempestivamente introdotte prima del referendum. L'insegnamento è chiaro: se non si vogliono i «matrimoni» e le adozioni bisogna fermare le unioni civili. Dopo è troppo tardi. In Italia il disegno di legge Cirinnà va fermato ora. Rimandare la battaglia a quando cambieranno il nome delle unioni civili in matrimonio significa averla già persa. Per questo combattono i movimenti pro family, e per questo vegliano le Sentinelle in Piedi.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24-05-2015

2 - LA SCIENZA CONFERMA: DISCENDIAMO DA ADAMO ED EVA
Tutta l'umanità discende da una sola coppia (monogenismo), non da un gruppo di progenitori (poligenismo)
Autore: Umberto Fasol - Fonte: Il Timone, n.141 Marzo 2015

Le ricerche scientifiche sull'origine dell'uomo aggiungono di continuo nuovi dati e nuove riflessioni che ci aiutano a dare una risposta sempre più plausibile al grande interrogativo: da dove veniamo?
Sappiamo che quello della Bibbia è il racconto teologico della storia dell'umanità, che utilizza un linguaggio e un metodo che le sono specifici, che si preoccupano di dire la verità esistenziale, quella che serve a dare un senso alle cose e alla vita. Il racconto teologico non indica coordinate temporali o spaziali perché non gli interessano.

LA ZONA DELLA NOSTRA ORIGINE
Ci chiediamo ora quale sia invece il racconto dell'origine dell'uomo fatto dalla scienza, o meglio dagli scienziati.
Entro subito nel vivo della questione aprendo con una lunga ma molto ricca citazione da un articolo di Telmo Pievani, che pur è un autore spesso anticattolico (dal suo articolo, però, trarrò delle conclusioni diverse dalla sue): «Da una zona forse vicina al sito eritreo di Abdur, dove la presenza di Homo sapiens è attestata 125 mila anni fa, iniziano le dispersioni multiple della nostra specie fuori dall'Africa, seguendo spesso gli stessi tracciati delle precedenti diaspore. Le espansioni di Homo sapiens hanno lasciato una traccia genetica flebile ma significativa. I quasi sette miliardi di esseri umani che abitano oggi il pianeta presentano una variazione genetica molto ridotta e proporzionalmente più bassa mano a mano che ci si allontana geograficamente dal continente africano. Questo dato suggerisce che l'intera popolazione umana sia discesa da un piccolo gruppo iniziale, che conteneva gli antenati di tutti noi» (T. Pievani, Siamo frutto del caso, «Micromega», 1/2012).
L'intera popolazione umana, dunque, deriva per generazione e per migrazione da un piccolo gruppo iniziale presente in Africa nord occidentale, presso l'attuale Eritrea, circa 100 mila anni fa. Le prime tracce di Homo sapiens risalgono, in quella stessa posizione geografica, a circa 200 mila anni fa; la sua migrazione verso l'Europa e verso l'Asia inizia solo dopo un periodo di assestamento sul territorio. Osserviamo ora però un altro particolare curioso: nel mondo Homo sapiens non è solo, per un certo periodo, ma convive con altre (specie) diverse, chiamate forme umane: «50 mila anni fa, in Africa ed Eurasia convivono ben cinque forme umane contemporaneamente. Non siamo mai stati soli, tranne che nelle ultime, poche migliaia di anni» (ibi).
Queste altri forme di vita umanoide si erano evolute in loco a partire da precedenti ondate migratorie del genere Homo, sempre provenienti dal Corno d'Africa: si tratta dei noti Neanderthal e dei discendenti asiatici dell'erectus, tra cui i Denisova e i Florensis, dell'isola omonima.

I PREDECESSORI DELL'HOMO SAPIENS
Facciamo ora un passo indietro nel tempo e torniamo sempre in Africa a cercare le origini del genere Homo: «intorno a due milioni di anni fa troviamo in Africa una pletora di specie (forse venti) appartenenti addirittura a tre generi diversi» (ibi).
Più indietro ancora, che cosa troviamo in Africa? Circa sei milioni di anni fa ci sono i primi ominidi, che sono specie che si differenziano tra loro, ma a partire da un antenato comune (non ancora identificato), condiviso anche con le scimmie. È importante sottolineare che anche le ipotesi evolutive odierne (vera o falsa che sia la teoria dell'evoluzione, cosa che qui non ci interessa) [noi di BastaBugie comunque affermiamo che la teoria dell'evoluzionismo è falsa dal punto di vista scientifico: per informazioni http://www.amicideltimone-staggia.it/it/edizioni.php?id=54, N.d.BB] escludono categoricamente per l'uomo una discendenza diretta dalla scimmia: si parla solo di un antenato comune.
Homo sapiens è dunque emerso 200 mila anni fa da questo cespuglio formato da tanti fili, esili e vicinissimi tra loro, che non sono più cresciuti. La radice di questo cespuglio ci è ancora ignota.
Ora proseguo con una mia riflessione che propongo a tutti voi. Un gruppo ha dato origine a questo ultimo ramoscello: forse una coppia?
Può darsi, anzi, è molto probabile: ogni ramoscello deriva da una gemma. E questa gemma che è l'Homo sapiens ha delle caratteristiche così uniche ed esclusive da renderla altamente improbabile. Possiede qualità sintonizzate tra loro in combinazioni uniche: le caratteristiche esclusive dell'uomo, come il bipedismo totale, il telencefalo sviluppato, la pelle nuda e sottile, la dentatura di tipo onnivoro, il linguaggio simbolico, l'intelligenza creativa e l'autocoscienza, l'ironia e il senso religioso, la famiglia come ambito di educazione dei figli (durante il loro lunghissimo periodo di sviluppo fisico e mentale), eccetera, sono caratteristiche tali da poter emergere tutte insieme in due persone di sesso diverso, nello stesso momento storico e nello stesso sito geografico, con una probabilità che è decisamente tendente allo zero.
A maggior ragione, è quasi impossibile che queste caratteristiche siano emerse nello stesso momento storico in una moltitudine di persone, invece che in una coppia. Per questo è ragionevole immaginare che la specie sapiens sia sorta in un punto della storia e della geografia in una coppia e non in una moltitudine.
Inoltre, come ha scritto Giancarlo Cavalleri (cfr. bibliografia) alcuni scienziati hanno fatto una campionatura su scala mondiale degli esseri umani. Sono stati svolti circa 2.500.000 campionamenti del DNA e dei mitocondri ed è risultato proprio che l'origine dell'homo sapiens sapiens è avvenuta 200.000 anni fa, e si è verificata tra il Tigri, l'Eufrate e il Corno d'Africa. In particolare, è stato rilevato che tutta la popolazione mondiale viene da un'unica coppia.
Come hanno scritto A.C Wilson e R.L Cann («Le Scienze», n. 286, giugno 1992), docenti dell'Università di Berkeley: «i confronti genetici […] depongono a favore del fatto che l'umanità attuale possa essere ricondotta per ascendenza materna a una sola donna che visse probabilmente in Africa 200.000 anni fa. L'umanità moderna apparve in un solo luogo a da lì si propagò». Ad analoghi risultati sono giunti anche L. Cavalli-Sforza e il suo gruppo di ricerca della Stanford University (cfr. «Le Scienze», n. 281, gennaio 1992).
Il primo homo sapiens poteva dunque essere stato «tratto dalla terra» facendo riferimento alla sua composizione materiale e la prima donna sapiens poteva essere giustamente chiamata «madre di tutti gli uomini»? Credo che il racconto biblico sia veramente compatibile con quello scientifico.
In definitiva, tutti i dati moderni concorrono a focalizzare il centro originario dell'umanità in un unico punto, Africa settentrionale, sia per quanto concerne i primi ominidi 6 milioni di anni fa, sia per quanto concerne i primi sapiens, 200 mila anni fa. L'umanità non è nata in modo diffuso in Europa, in America e in Asia, ma è piuttosto emersa come un lampo in un unico punto del globo terrestre, in Africa. Le scimmie si trovano anche in Asia, ma non hanno dato origine a nessun uomo. Tutto questo fa pensare che sia effettivamente esistita una prima coppia interamente umana, almeno nel senso di appartenente alla specie sapiens, che ha diffuso, con i propri figli, la nuova identità.

ALLA LUCE DELLA SCOPERTA DI DMANISI
C'è un altro dato, tuttavia, raccolto lo scorso anno, su cui vorrei riflettere a conclusione e a conforto di questa ipotesi. I crani scoperti a Dmanisi («Science», ottobre 2013 cfr. il mio articolo su «il Timone» di agosto 2014, www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1075), nella Georgia europea, sembrano infierire enormi sforbiciate al cespuglio preumano ed umano che è descritto da Pievani (come pure da Giorgio Manzi, ordinario di paleoantropologia alla Sapienza di Roma e firma della rivista «Le Scienze»).
Nel nuovo bozzetto, allora, si troverebbe non più un cespuglio, ma due insiemi distinti di viventi: il primo formato da scimmie di varie dimensioni e fattezze e il secondo da uomini di varie razze o varietà. Due popolazioni diverse tra loro: una di scimmie e una di uomini. Con la stessa enorme variabilità intraspecifica che osserviamo oggi tra i cani e i gatti o tra certe specie di vegetali. Il criterio distintivo è molto semplice: in presenza di bipedismo sicuro e di capacità cranica superiore alla soglia di 800 centimetri cubici, possiamo e dobbiamo parlare di genere umano (Homo); in assenza di entrambi questi elementi, non possiamo parlarne.
Anche in questa seconda ipotesi, qualora venisse confermata, avrebbe senso parlare, a maggior ragione, di una coppia progenitrice di una specie così unica e peculiare sul pianeta

Nota di BastaBugie: l'articolo qui sopra non prende posizione pro o contro l'evoluzionismo, per dimostrare da entrambi i punti di vista la tesi del monogenismo, cioè la teoria scientifica che ammette una sola coppia all'origine del genere umano.
Ma ormai sappiamo con certezza che l'evoluzionismo è ormai screditato dal punto di vista scientifico. Per vedere il video "Evoluzionismo fallito" o per leggere il resoconto di una conferenza che smentisce l'ipotesi evoluzionista vai al seguente link
http://www.amicideltimone-staggia.it/it/edizioni.php?id=54

Fonte: Il Timone, n.141 Marzo 2015

3 - CINQUE MODI IN CUI LA PORNOGRAFIA ROVINA LA VITA
Matrimoni in crisi, ma anche una vita sessuale danneggiata
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia, 16/04/2015

Ogni anno, l'industria della pornografia guadagna più di NFL, NBA e Major League Baseball [le leghe professioniste dei maggiori sport americani: football americano, basket, baseball, N.d.BB] tutte insieme. Alcuni affermano che la pornografia è una forma innocua di intrattenimento che non danneggia nessuno, ma non è vero. La pornografia è un business estremamente lucroso che distrugge l'amore e danneggia chiunque sia coinvolto. Ecco solo cinque modi in cui la pornografia ferisce le persone (ma questo non è affatto un elenco esaustivo):

1. FERISCE LE DONNE
La pornografia ferisce le donne che vengono guardate. Molte delle donne coinvolte nell'industria pornografica sono state abusate da bambine o sono cresciute con una vita spezzata. C'è un alto tasso di mortalità (suicidio, overdose, omicidio...), per non parlare del fatto che molte star dei film porno hanno visto il proprio corpo completamente distrutto da malattie, un gran numero di aborti o per altre ragioni. Alle donne che riescono ad abbandonare questo stile di vita servono anni di terapia.

2. FERISCE IL MATRIMONIO
La pornografia è il grande distruttore del matrimonio e della vita familiare, ed è impossibile amare pienamente un'altra persona se si è dipendenti dalla pornografia. Gesù è morto, svuotandosi sulla croce per amore della sua sposa, la Chiesa. La Scrittura dichiara che i mariti devono amare le mogli con lo stesso amore disinteressato, ma la pornografia inverte questo fatto. Il porno porta a una mentalità consumistica e fa sì che si cerchi il piacere per se stessi anche a spese dell'altra persona. Al contrario, il vero amore si dona in modo disinteressato, facendo sempre ciò che è bene per la persona amata, anche quando è un sacrificio.
Ho conosciuto personalmente coppie sposate che non sono durate neanche un anno perché la gente trasferiva le proprie fantasie sul coniuge ed era tutto finito ancor prima di iniziare. Ovviamente vale in entrambi i sensi. Ho anche sentito di donne che non riuscivano ad amare a causa delle loro fantasie irrealistiche "da romanzo". Il porno offre una gratificazione immediata con ritratti immaginari di persone piuttosto che il sacrificio generoso e la disciplina necessari ad amare davvero un'altra persona.
La persona che utilizza materiale pornografico (lo legge, lo guarda o qualsiasi altra cosa) non si sta allenando alla fedeltà al futuro coniuge. Piuttosto, sta trascinando innumerevoli altri "amanti" nel letto coniugale, che dovrebbe essere riservato alla persona che si è sposata. Non ne deriva nulla di positivo.

3. FERISCE CHI NE FA USO
La pornografia ferisce chi ne fa uso. La gente che guarda materiale pornografico si accontenta di "relazioni" false e di un'intimità falsificata anziché cercare esperienze reali. Nel porno, gli uomini guardano alcune delle donne più belle a livello estetico per 30 secondi prima di annoiarsi e passare a quella successiva.
Gli uomini si stanno allenando ad annoiarsi con le donne più belle che ci siano sulla terra. Come andrà il paragone con la moglie? Delusi da lei o incapaci di sostenere un rapporto sessuale, si annoieranno e torneranno al porno o vivranno in una situazione di estraniamento, dando un colpo mortale al matrimonio. Questo può avvenire in entrambi i sensi, ovviamente, perché lo stesso si può dire delle donne che trasferiscono sul proprio marito le proprie fantasie romanzesche sull'uomo perfetto. La scienza moderna ha dimostrato gli effetti dannosi che ha la pornografia su una persona. La scienza ci mostra che la pornografia stravolge realmente il cervello di una persona e rilascia sostanze chimiche e ormoni potenti dal cervello che cambiano il modo in cui le persone agiscono e si relazionano alle altre in un rapporto. Per non parlare di come chi fa uso di materiale pornografico perda la capacità di legarsi a un'altra persona per lunghi periodi di tempo.

4. FERISCE I GIOVANI
I buoni matrimoni non capitano, si costruiscono! Bisogna insegnare agli adolescenti com'è un rapporto sano e come coltivarne uno in modo adeguato. Il porno allena i giovani a valorizzare la gratificazione istantanea e le cose che sono l'opposto dell'amore. Un giovane che inizia a guardare materiale pornografico avrà difficoltà a superare la dipendenza, e il risultato sarà una serie di relazioni spezzate, essendo incapace di relazionarsi in modo sano. Purtroppo, quando gli adulti sono dipendenti dal porno non possono insegnare ai propri figli le lezioni di cui hanno bisogno sull'amore e i rapporti.

5. FERISCE LA NOSTRA ANIMA ETERNA
La cosa più importante è che la pornografia ferisce la nostra anima eterna e il nostro rapporto con Dio. Gesù ha insegnato che anche desiderare qualcuno è commettere adulterio con quella persona (Mt 5, 28). Il desiderio e la pornografia feriscono il nostro rapporto con Dio e mettono a rischio la nostra anima.

DUE MODI DI VIVERE IL PROBLEMA PORNOGRAFIA
C'è una grande distinzione, ad ogni modo, tra coloro che lottano per superare questo problema e quelli che lo giustificano. I primi avranno la misericordia incondizionata di Dio, la grazia e l'aiuto nella loro lotta, gli altri stanno scegliendo intenzionalmente una perversione del grande dono divino. Siamo stati creati per qualcosa di ben più elevato – il vero amore!
Se avete un problema con la pornografia, non disperate! Iniziate a combatterla oggi. Iniziate oggi e lavorate sodo per sradicarla dalla vostra vita. Potrà volerci molto tempo, ma alla fine ne varrà la pena! Fatelo per il vostro bene, per quello del vostro coniuge futuro e per il vostro rapporto con Dio.

DOSSIER "PORNOGRAFIA"
Com'è nata e le sue conseguenze

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Fonte: Aleteia, 16/04/2015

4 - COME ACCOSTARSI AI SACRAMENTI SENZA RIDURLI A SHOW
Invito alla lettura del nuovo libro di Don Nicola Bux
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Sito di Vittorio Messori, 03/03/2015

Scrive don Nicola Bux, affrontando la trattazione del sacramento dell'ordine: «I caratteri distintivi del sacerdozio sono nel conferimento e nell'esercizio dei tre munera, ossia compiti o uffici: insegnare, santificare e governare». Quanto al «governare», non so se don Nicola ne abbia modo o motivo. Sul «santificare» non ho dubbi: so quanto sia instancabile nel tenere fede alla sua chiamata di mediatore tra sacro e profano, tra Dio e uomo, amministratore convinto e competente com'è dei sacramenti. Venendo all'« insegnare»: beh, proprio questo suo nuovo libro è una conferma in più di come prenda sul serio il munus affidatogli alla consacrazione sacerdotale. Oltre a molti altri libri è, questo, il terzo che dedica alla liturgia nella Chiesa di sempre e, soprattutto, di oggi.
La sua grande competenza, da ben noto e stimato cattedratico del tema, è messa al servizio dell'insegnamento attraverso queste opere: non, dunque, per gruppi selezionati di studenti ma per ogni cattolico, praticante abituale o saltuario che sia. O anche, come càpita sempre più spesso, semplicemente per una donna o per un uomo in ricerca. Infiltrata dalla corrente oggi prevalente in Occidente e che tende a creare una sorta di «società liquida», dove tutto sembra, appunto, liquefarsi in tutto, anche la Chiesa pare voler dissolvere i contorni netti della fede in una sorta di brodo indeterminato e rimescolato dal "secondo me" di certi sacerdoti. Non ostacolati, anzi istigati, dai teologi che sappiamo. Ebbene: della fede, i sacramenti sono l'espressione, il frutto, il dono più alto e prezioso. Ecco, dunque, il nostro liturgista dedicarsi al tema, con la passione consueta, seguendo l'utile schema già impiegato nei libri precedenti. Innanzitutto, cioè, chiarire, per ognuno dei sette "segni efficaci" l'oggetto, il significato, la storia. Poi - necessaria, e più che mai attuale - l'avvertenza circa le deformazioni, gli equivoci, le aggiunte o le sottrazioni che oggi minacciano quel sacramento. Dunque, una catechesi in uno stile che sa essere al contempo dotto e divulgativo, seguìta da una sorta di "manuale per l'uso". L'efficacia è confermata anche dall'ottimo successo che i libri hanno avuto non solo in Italia ma anche nei Paesi nella cui lingua sono stati tradotti.

NO AL PRURITO CREATIVO
Don Bux sa essere severo verso certi suoi confratelli e verso quel loro prurito "creativo" che li induce a intaccare una disciplina liturgica che non è inutile formalismo bensì sostanza stessa del sacramento. Ma i suoi avvertimenti non hanno il tono sprezzante o imperioso dell'inquistore o, peggio, dell'ideologo con le sue sbarre e le sue gabbie. In lui, il richiamo all'ordine è espresso, in fondo, con la comprensione di chi ben sa quale sia la cultura deformata e deformante in cui anche gli uomini di Chiesa sono immersi. E ben sa, oltretutto, quanto incompleta e magari sospetta sia la formazione (se ancora è tale) che viene impartita troppo spesso allo sparuto gruppo dei seminaristi superstiti. Pare di cogliere nel professore che qui scrive una sorta di pietas per i poveri preti, pur dietro il rimbrotto. Ad essi, da confratello specialista ma non per questo chiuso nella torre d'avorio accademica, ad essi, dunque addita non solo una lista di errori e di equivoci, ma anche la direzione verso la quale muoversi per cercare di rimediare.
Alla base di tutto quanto succede nella Catholica ormai da decenni, c'è quanto l'autore denunciava anche nei libri precedenti: quella «svolta antropocentrica che ha portato nella Chiesa molta presenza dell'uomo, ma poca presenza di Dio». La sociologia invece della teologia, il Mondo che oscura il Cielo, l'orizzontale senza il verticale, la profanità che scaccia la sacralità. La sintesi cattolica - quella sorta di legge dell' et-et, di unione degli opposti che regge l'intero edificio della fede - è stata troppo spesso abbandonata per una unilateralità inammissibile.
Quanto ai sacramenti in particolare: da laico, sarei tentato di lanciare una sorta di monito ai sacerdoti. Attenti, mi verrebbe da dire, non sappiamo che farcene, (ne abbiamo già troppi) di sociologi, sindacalisti, politologi, psicologi, ecologi, sessuologi e, in genere, di tuttologi! Attenti, perché non c'è bisogno di preti, frati, monaci che esercitino i mestieri che dicevo, per giunta spesso da improbabili orecchianti. Non si dimentichi mai che quella che soltanto il consacrato può esercitare, quella dove non ha e non può avere "concorrenza", è la funzione di tramite, di legame, tra l'uomo e Dio. Nell'amministrazione, appunto, dei sacramenti. E ' il "santificare" il munus che - per ridurci all'essenziale - ne giustifica l'esistenza e la presenza. Ottimo, se ben condotto, l'impegno clericale nel sociale, nella cultura, in ogni campo dell'attività, della cultura, del lavoro umani. Ottimo ma non indispensabile: anche noi laici quegli impegni sappiamo esercitarli e li esercitiamo, assai spesso, ben meglio. Da professionisti e non da dilettanti Ma solo un uomo cui sono state imposte le mani scandendo sul suo capo le parole alte e terribili «tu es sacerdos in aeternum», solo un uomo così può assicurarci il perdono di quel Cristo di cui è tramite; e può trasformare, nella fede, il vino e il pane nel sangue e nella carne del Redentore. Lui solo. Nessun altro al mondo.
Le folle si accalcano, per un istinto profondo, attorno all'altare e al confessionale di padre Pio, spintonando per essere il più vicini possibile alla sua eucaristia e per potere avere il privilegio di affidare a lui i peccati che Gesù giudicherà. Ma non si conoscono folle, se non di studenti iscritti a quel corso, attorno alla cattedra del chierico teologo che spiega che è puerile credere alla realtà anche "materiale" dell'eucaristia. E che è una sceneggiata, indegna del cristiano adulto, pensare che il perdono dei peccato passi attraverso uno strumento, un uomo come noi. Già: ma al contempo, invisibilmente, diverso. Diverso perché consacrato.

AGGIORNAMENTO
P.S. Proprio il giorno dopo avere inviato all'editore le pagine qui sopra, ho ricevuto l'ultimo libro di Hans Kung: Morire felici? Il teologo svizzero (che si offende se qualcuno non lo definisce "cristiano", anzi "cattolico") è tra i promotori ed attivisti di Exit, la più nota ed attiva organizzazione in Europa per la "morte assistita", cioè l'aiuto fattivo per l'eutanasia. Con macabra ipocrisia, chi chiede di farla finita è trattato come in un confortevole albergo e, al momento da lui desiderato, è fatto accomodare sulla poltrona di un salotto silenzioso e deserto. Una infermiera pone sul tavolino un bicchiere con una bevanda dal sapore gradevole ma spaventosamente tossica e se ne va, chiudendo la porta. Porta che sarà riaperta poco dopo per constatare la morte e portare via il cadavere. Ipocrisia macabra, dicevo: Exit si limita a mettere a disposizione un luogo tranquillo e a posare sul mobile un veleno mortale: che può farci se quel signore, o quella signora, decidono di bere la mistura? Sono liberi, perbacco, nessuno li obbliga!
Il " cattolico " Kung è prete e non ha mai chiesto di abbandonare il sacerdozio, anche se nessuno lo ha mai visto con un clergyman o, peggio, con paramenti ecclesiastici, ed egli stesso si stupirebbe molto se qualcuno lo chiamasse "don Hans". Già nel capitolo introduttivo di questo suo pamphlet che intende dimostrarci quanto suicidio ed eutanasia siano " biblici ", anzi "evangelici", non manca, come sempre, di scagliarsi contro quella Catholica che lo ha ordinato, che gli ha dato il potere di amministrare i sacramenti. Scrive, dicendo di desiderare il vero bene dell'uomo, cosa che non fanno i disumani monsignori romani: «Vorrei una Chiesa che aiutasse l'uomo a morire, anziché limitarsi a dargli l'estrema unzione. Si tratta di aiutare a morire bene una persona che vuole dire addio alla vita».
Impegno sociale sino agli estremi, dunque: una struttura creata e gestita dalla Chiesa che accolga gli aspiranti suicidi e li aiuti a raggiungere il loro fine, rapidamente e senza dolore. Questa è la carità, questo il dovere della comunità cristiana ! E' forse caritatevole limitarsi a quel sacramento, a quell'estrema unzione (o unzione degli infermi, come oggi si dice) che si limita ad accompagnare alla morte biascicando antiche parole e procedendo ad anacronistiche unzioni, non occupandosi però delle sofferenze fisiche del morituro ? Lui, Kung, non ha dato e non da il buon esempio, pilastro illustre com'è di Exit, di quella agenzia "sociale" che accoglie, con premura cristiana, chi altrimenti sarebbe costretto a gettarsi nel fiume o dalla finestra o a farsi stritolare dal treno?
E' con amarezza che ho qui spiacevole conferma della domanda che, sopra, mi facevo: dimentichi come sono del loro ruolo di insondabile valore, di un ruolo che nessun altro al mondo può esercitare, che ce ne facciamo di preti così? Chi, accanto al suo letto di morte, chi vorrebbe un professore di teologia nella prestigiosa università di Tuebingen e non lo scambierebbe volentieri col più oscuro e magari indotto dei preti, ancora consapevole, però, del valore tanto misterioso quanto efficace - nel senso vero - del sacramento?

Nota di BastaBugie
: don Nicola Bux presenterà il suo nuovo libro nel Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese giovedì 4 giugno alle ore 21.00 con un incontro dal titolo "Lo splendore della liturgia: come accostarsi ai sacramenti senza ridurli a show".
Per informazioni vai al link seguente:
http://www.amicideltimone-staggia.it/it/contenuti.php?pagina=utility&nome=conferenze_future

Fonte: Sito di Vittorio Messori, 03/03/2015

5 - A LECCE LA PRIMA UNIVERSITA' ISLAMICA D'ITALIA?
La popolazione è contraria eppure arrivano 45 milioni di euro da Kuwait e Qatar, da società private, istituzioni e banche arabe
Fonte No Cristianofobia, 15/04/2015

Non più soltanto centri culturali e luoghi di culto. Mentre nei Paesi islamici si distruggono chiese e si massacrano i cristiani, nella cattolicissima Italia si sta pensando di inaugurare al più presto la prima università musulmana (nella foto, il progetto). Se dal Ministero per l'Università fosse concesso il via libera - ed in tal senso pare vi siano i presupposti -, nell'ottobre del 2017 potrebbe aprire i battenti con sede a Lecce. Al centro prevede una moschea, poi campus, mensa, residenze ed impianti sportivi.
Il tutto per almeno 5 mila studenti iscritti. Lo sponsor accademico dovrebbe essere l'Università al-Azhar del Cairo. A formare il Comitato Scientifico dovrebbero essere invece chiamati 6 docenti italiani non musulmani, 4 convertiti all'islam, 5 provenienti da atenei musulmani esteri e 3 esperti del mondo imprenditoriale ed ambientalista. Vi si insegnerebbe di tutto, dalla Teologia alla Filosofia, dalle Lettere alle Scienze agrarie ed ambientali, dalle Scienze umanistiche al diritto italiano, sia pure con taglio ed ispirazione rigorosamente islamici. E, nell'autunno del 2018, dovrebbe partire anche la facoltà di Medicina.
A volerla con tutte le proprie forze, è il Presidente della Fondazione dell'Università islamica, Giampiero Khaled Paladini: 56 anni, ha abiurato ed è diventato islamico tre anni fa. Uomo d'affari salentino, è a capo di Confime, il Consorzio Imprese del Mediterraneo, specializzato nei rapporti commerciali tra Italia e Medio Oriente. Lui ha fretta, sostiene di essere già in ritardo: per questo le classi di teologia conta di farle partire già ad ottobre nella stessa sede della Fondazione, mentre a gennaio dovrebbero essere attivati due master - Diritto di Economia e finanza islamica, in concorso con centri bancari del Barhain, e Scienze delle costruzioni, con l'appoggio delle grandi compagnie finanziarie arabe -.
Paladini riteneva di aver trovato un sito potenziale per l'ateneo presso un'ex-fabbrica di tabacco, abbandonata dal 1980: ma l'accordo con la proprietà dell'immobile, una società milanese, è sfumato poco prima della firma. Ora pare si possa puntare o sull'area della superstrada Lecce-Brindisi, che tuttavia richiederebbe varianti urbanistiche, oppure su un terreno in Comune di Monteroni, dove il cantiere potrebbe partire già nel giro di un anno. Nel caso tutte queste ipotesi dovessero tramontare, l'iniziativa potrebbe traslocare in Sicilia, dove si dice possa avere maggiori chance.
E' zelante, Paladini: piano di fattibilità e business plan sono già stati messi a punto, l'atto notarile è già stato firmato. Mancano ancora le autorizzazioni, ma dovrà convincere anche la popolazione, assolutamente contraria al suo progetto, in considerazione anche delle radici e delle tradizioni profondamente cattoliche della zona. «Il Sindaco Paolo Perrone non ha voluto incontrarmi» neppure, ha dichiarato a Il Fatto Quotidiano.
Mentre sul Corriere della Sera è stato categorico l'assessore municipale per la Pianificazione Urbana, Severo Martini: «La proposta non ci interessa. In questo momento avviare un progetto di questo genere è quanto meno inopportuno». A preoccuparlo è anche la provenienza dei fondi per finanziare la costosa iniziativa: pare giungano dai Paesi del Golfo, dal Kuwait e dal Qatar in particolare, dall'Opec e dall'Aaoifi ovvero dall'associazione internazionale, che riunisce società private, istituzioni e banche centrali arabe. L'investimento di base dovrebbe essere di 45 milioni di euro, più altri 35 per i costi di gestione annui. [...]

Fonte: No Cristianofobia, 15/04/2015

6 - LA GIORNATA CONTRO L'OMOFOBIA SERVE SOLO A INDIVIDUARE IL NEMICO DA ABBATTERE: LA CHIESA
Il Corriere della Sera e La Repubblica mettono in serio pericolo la libertà di pensiero per i cattolici (e non solo)
Autore: Enzo Pennetta - Fonte: Libertà e Persona, 17/05/2015

La giornata mondiale contro l'omofobia vista dai media. Un cavallo di Troia contro la libertà di pensiero e di espressione.
Il 17 maggio è la Giornata Mondiale contro l'omofobia, la data è stata scelta in ricordo del 17 maggio 1990 quando l'OMS ha rimosso l'omosessualità dalle malattie mentali.

UNA PRECISAZIONE TERMINOLOGICA
Una cosa che va detta riguardo l'omofobia è che il termine scelto è linguisticamente sbagliato e frutto di una cultura che usa le parole per creare la realtà. Il termine "omofobia" è infatti dato dall'unione dei termini greci òmo (uguale) e phóbos (paura), quindi un omofobo a rigor di logica dovrebbe essere uno che teme o avversa quelli uguali a lui. Il termine corretto dovrebbe quindi essere "omosessuofobia", ma è troppo lungo per i tempi televisivi e foneticamente funziona decisamente peggio dell'altro, quindi chi se ne importa dell'etimologia. Ma in accordo col pensiero di Nanni Moretti sono dell'idea che chi parla male finisce col ragionare male e infine col vivere male.
Fatta questa precisazione, la giornata contro l'omofobia dovrebbe essere una giornata contro le "discriminazioni e violenze", come ha detto il Presidente Mattarella, ma al contrario nella giornata del 17 maggio abbiamo visto sui principali quotidiani un orientamento atto a diffondere discriminazioni e violenze verso chi denuncia la strumentalizzazione dell'omofobia, una questione che viene impropriamente utilizzata per far passare una rivoluzione culturale obbligatoria e intollerante verso il dissenso.

CORRIERE DELLA SERA E REPUBBLICA ALL'ATTACCO
A tal fine sul Corriere della Sera è stato proposto un quiz "Omofobia e diritti gay - Quanto ne sai? Prova il nostro quiz", chi lo ha provato ha potuto verificare quanto in realtà questo sia tarato su misura per far vedere quanto noi italiani siamo cattivi e mostrare come le proposte di legge Scalfarotto e Cirinnà, che sarebbero contro discriminazioni e violenze, siano ferme per colpa degli omofobi. Ecco un modo in cui la giornata contro l'omofobia è stata piegata alla propaganda, si afferma di combattere l'omofobia e invece si promuove la fobia contro chi vuole la libertà di pensiero su adozioni, unioni civili e insegnamento nelle scuole, quello che passa si potrebbe definire con un neologismo (etimologicamente giusto) "dissensofobia".
Su Repubblica la giornata viene celebrata riportando non solo le parole di Mattarella ma anche di Obama che da par suo tuona con un: "Tutti devono poter vivere senza paura", ma non si capisce se stia parlando dell'omofobia o delle vittime senza processo dei suoi droni e delle guerre umanitarie USA che hanno falcidiato le popolazioni dell'Afghanistan dell'Irak e della Libia.
Dopo i capi di stato, sempre su Repubblica troviamo un'intervista alla sociologa Chiara Saraceno che "prova a spiegare le ragioni di chi si oppone al riconoscimento dei diritti delle persone gay e lesbiche":
- Professoressa Saraceno, quando si parla di famiglie in Italia se ne parla sempre al singolare. Perché ci si ostina a non riconoscere la pluralità dei modelli familiari?
- Esiste una specie di doppio binario: uno è quello dei principi, l'altro quello della pratica. Basta che la pratica non interroghi mai, o non metta mai in discussione i principi - ciò che in fondo dà sicurezza - che va tutto bene. Nel nostro Paese la polita e i politici hanno pensato che intorno alla famiglia si giocasse parte del consenso elettorale veicolato dalla Chiesa cattolica.

IL NEMICO È LA CHIESA CATTOLICA
Ancora una volta, come nel caso del quiz, quella che dovrebbe essere una giornata contro le discriminazioni e le violenze diventa una giornata per l'individuazione di un nemico politico contro cui scagliarsi, e se sul Corriere si trattava di chi in parlamento ostacola i DDL Scalfarotto e Cirinnà (affermando implicitamente che siano perfetti e non abbiano punti contestabili), su Repubblica il nemico è chiaramente indicato nella Chiesa Cattolica che sarebbe dietro i politici cattivi che ostacolano i suddetti DDL perfetti e buoni.
La Saraceno poi nega l'esistenza di una teoria del Gender affermando che sia un'invenzione della Chiesa Cattolica che l'ha "costruita come nemico", ma ammettendo che in realtà sarebbero diverse le teorie del Gender, quindi la teoria al singolare non esiste ma le teorie "esistono". Un mistero al limite della metafisica.
L'articolo è completato da due video in cui il Cardinale Bagnasco e Papa Francesco parlano proprio della teoria del Gender.

PROPAGANDA A MATRIMONI GAY E UTERI IN AFFITTO
Questo in sintesi lo sviluppo della giornata contro l'omofobia, una giornata che nelle dichiarazioni vorrebbe essere contro la violenza e la discriminazione ma che finisce unicamente per fare propaganda per le adozioni omosessuali, i matrimoni gay, l'utero in affitto e contro la libertà di dissenso, perché queste sarebbero le conseguenze delle proposte di legge Scalfarotto e Cirinnà delle quali il Quizzone del Corriere lamenta la mancata approvazione.
Di fatto con operazioni come questa si alimenta la cattofobia indicando nella Chiesa Cattolica i "cattivi" contro cui esercitare i due minuti di odio, senza dire che l'opposizione alla teoria del Gender viene anche da ambienti tutt'altro che clericali, vedi ad esempio il convegno "L'era del post umano" del 14 marzo scorso, mentre quella all'utero in affitto è giunta dalle pagine laicissime di "Liberation", e le critiche alle adozioni gay sono venute da parte di insospettabili Dolce e Gabbana.
Così, in modo subdolo, la Giornata mondiale contro l'omofobia diventa la giornata per la cattofobia, l'unica fobia ammessa dal politically correct (come ha ribadito recentemente Flores D'Arcais), e contro la libertà di pensiero.
Le conseguenze di quanto seminato in questo modo non possono tardare ad arrivare.
Le dovranno subire ad esempio le persone che pacificamente parteciperanno alle prossime iniziative delle Sentinelle in piedi.

Fonte: Libertà e Persona, 17/05/2015

7 - EXPO: PERCHE' DARE SPAZIO AL LAGER DEI RAGAZZI?
Si può considerare il Forteto, dove i ragazzi venivano violentati, una eccellenza imprenditoriale da far conoscere al mondo?
Autore: Luigi Santambrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/05/2015

La chianina fiorentina, le carni suine, i conigli e il pollame. E poi pecorino fresco, yogurt ed erborinati alla ricotta. E ancora: frutta e verdura di stagione, pane di giornata con grano macinato a pietra. Infine una valanga di bio-ghiottonerie: pasta, riso, olio extravergine, vino, birra artigianale, confetture e lo speciale succo di mela al 100%. Difficile immaginare che tutte queste sciccherie gourmet arrivino dal Forteto, la comunità agricola fondata da Rodolfo Fiesoli, detto "Il Profeta", il guru finito in carcere con l'accusa di violenze sessuali sui ragazzi della comunità di Vico nel Mugello. Per lui, il pubblico ministero ha chiesto 21 anni di carcere e pene altrettanto dure per i suoi collaboratori. Eppure, sotto il marchio del Forteto, c'è pure questa sorprendente realtà fatta di lavoro e cose buone, che sempre impossibile associare a quella della comunità, svelata dal processo in corso a Firenze nella sua vera natura di lager, dove i ragazzi venivano sottoposti a ogni genere di abusi e vessazioni.
Sul bel sito della cooperativa agricola si può leggere che «Il Forteto è attento alla salvaguardia dell'ambiente e dell'ecosistema: nei quasi 500 ettari del suo territorio, mantiene un rapporto di equilibrio con la natura e l'ambiente, prevedendo l'uso "sostenibile e rinnovabile" delle risorse». Parole che confrontate con quelle ascoltate durante le udienze del processo, suonano con perfida ironia. Eppure, l'azienda è considerata una vera «eccellenza imprenditoriale» nella realtà produttiva del Mugello. E non sono i dirigenti a dirlo, ma lo stesso pubblico accusatore. Nella sua requisitoria, il magistrato ha dato una notizia che pochi conoscevano: i prodotti del Forteto sono in mostra all'Expo, nel padiglione della Toscana.

SORPRENDENTE E RACCAPRICCIANTE
Sorprendente e in un certo modo raccapricciante: quel nome, sinonimo di violenze sessuali e abusi sui minori, fa da etichetta a cibi scelti per dimostrare al mondo la raffinatezza del made in Tuscany. Com'è possibile? Anche se la coop agricola oggi è cosa diversa dalla comunità degli orrori, è lo stesso pm a ricordare che i formidabili traguardi dell'azienda non sarebbero stati raggiunti senza il contributo degli ospiti svantaggiati. «Qualunque imprenditore sarebbe stato felice della forza lavoro disponibile al Forteto», ha ricordato il magistrato, «si lavorava sempre, mai riposo neppure nei giorni di festa, come hanno raccontato i ragazzi». Del resto, a svelare per la prima volta i legami tra le due realtà, erano stati gli ispettori mandati addirittura dal governo, dopo che lo scandalo delle violenze nella comunità arriva in tribunale e sui giornali. Nel 2013 il governo (Letta premier) volle vederci chiaro dato che la cooperativa del "Profeta" godeva di un flusso ininterrotto di soldi pubblici (dalla Regione Toscana ai Fondi europei).
Al Mugello arrivano gli ispettori ministeriali: per quasi sei mesi ascoltano i lavoratori, esaminano le carte, spulciano i bilanci. Alla fine il verdetto non lascia dubbi: la cooperativa va subito commissariata e i dirigenti sostituiti. Nonostante il rapporto sveli le magagne amministrative del Forteto, il governo del premier Matteo Renzi boccia la richiesta dei suoi stessi ispettori: il processo penale va avanti, ma la coop non viene commissariata. Una decisione davvero sorprendente che si spiega solo con una ragione: il "Profeta" conta ancora coperture politiche importanti e tanti amici a sinistra, pure nel governo del toscano Matteo Renzi. Primo fra tutti Giuliano Poletti, ex vicepresidente nazionale di Legacoop, la centrale delle coop rosse (tra i suoi soci c'è pure il Forteto) diventato ministro allo Sviluppo economico. A lui compete la vigilanza sulle attività delle cooperativa e da lui, appunto, arriva lo stop al commissariamento. Solo coincidenze? L'ultima beffa è dello scorso ottobre: Il Forteto si aggiudica 700 milioni di fondi europei messi a disposizione dalla Regione Toscana per lo sviluppo agricolo nelle zone del Mugello. Ma per chiedere soldi alla Regione e all'Europa non è almeno chiesta la fedina penale pulita?

I DIRIGENTI DELLA COOP AGRICOLA SAPEVANO BENE I CRIMINI
D'accordo le colpe dei padri non devono mai ricadere sui figli: ma i dirigenti della coop agricola sapevano bene i crimini di cui era accusato papà Fiesoli, eppure l'hanno sempre difeso e quando il Profeta venne arrestato, i soci diffusero una nota per ribadire che «la Cooperativa, riponendo totale fiducia nell'attività della magistratura, intende però esprimere la piena solidarietà al socio Rodolfo Fiesoli, coinvolto nella vicenda, nella certezza che chi lo ha conosciuto ed ha conosciuto Il Forteto saprà dare la giusta dimensione alle notizie talvolta imprecise nella loro formulazione». Beh, dopo anni di inchieste e tentativi di insabbiamento, ora quelle notizie "imprecise" sono diventate gravissimi capi di accusa e i soci che espongono le loro delizie all'Expo, qualcosa dovranno pur dire. Passi (la cosa è comunque discutibile) che non abbiano sentito il bisogno di cambiare nome alla coop, un marchio infamante per ciò che ricorda, dovrebbero però chiarire se quella granitica solidarietà a Fiesoli vale ancora oggi. Lo devono soprattutto a quei ragazzi che per anni sono stati devastati nella dignità e negli affetti e che pure hanno contribuito allo sviluppo della cooperativa. Prima che a qualcuno venga l'idea di boicottare la bistecca chianina e la bio-birra in vetrina all'Expo.

Nota di BastaBugie: per conoscere la famigerata storia del Forteto, vai al seguente link
L'INFERNO DEL ''FORTETO'' CHE NEMMENO RENZI CHIUDE: STUPRI, RAPPORTI OMOSESSUALI E BOTTE A NON FINIRE
La storia della comunità toscana dove per trent'anni sono stati seviziati centinaia di minori con la copertura di Fassino, Pisapia, Di Pietro, Livia Turco, Susanna Camusso, Rosy Bindi...
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3339

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/05/2015

8 - LA RIFORMA SCOLASTICA E' UN ATTACCO ALL'OCCIDENTE
In Francia si riduce storicamente il ruolo del cattolicesimo e si introduce come obbligatoria la storia dell'Islam (e intanto la scuola cattolica si adegua... per un piatto di lenticchie)
Fonte No Cristianofobia, 29/04/2015

Se non fosse tutto vero, vi sarebbe di che dubitarne. Si potrebbe pensare ad uno scherzo di pessimo gusto oppure si potrebbe immaginare d'aver capito male. Invece no, è proprio così. La Francia rinuncia a sé stessa: alle proprie radici, alla propria storia, alla propria cultura, alla propria arte, alla propria fede, al proprio passato, al proprio presente ed, ancor più, al proprio avvenire. Lo fa con la riforma della scuola secondaria e con l'introduzione dei «nuovi programmi associati». Che han già dato luogo, prevedibilmente, a vibrate proteste.

ANNULLARE L'IDENTITÀ DI UN POPOLO
Perché? Perché quella che si vuole annullare è, semplicemente, l'identità di un popolo, di una Nazione, di una Patria. Con l'avallo del ministro per la Pubblica Istruzione, Najat Vallaud-Belkacem. Quali le novità? Innanzi tutto, l'eliminazione – peraltro da tempo "programmata" – del greco e del latino ovvero delle nostre origini, a vantaggio di una seconda lingua contemporanea dopo la classe quinta. Poi la mortificazione della grammatica, di fatto già massacrata in aula e fuori dall'aula, inibendo la capacità di costruzione logica e di analisi del discorso, quindi penalizzando la facoltà comunicativa in una società come l'attuale, in cui capire e farsi capire appare viceversa quanto mai essenziale.

OBBLIGATORIO L'INSEGNAMENTO DELLA STORIA DELL'ISLAM
Ma il peggio deve ancora venire: la riforma prevede l'insegnamento obbligatorio della storia dell'islam o della tratta degli schiavi, rendendo facoltativo invece l'insegnamento dell'Illuminismo o del ruolo giocato dal Cattolicesimo nella storia dell'Occidente, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, così da zittire tutti ridimensionando gli opposti. Inoltre, l'attenzione verrà d'ora in poi meno rivolta ai contenuti e più alle materie pratiche interdisciplinari. L'importante è che gli studenti sappiano "fare" qualcosa, quanto al "ragionare", evidentemente, meno vi si cimentano e meglio è.

METODO DA ESPORTARE?
Ovviamente sconcertate le famiglie ed il mondo docente. Secondo l'associazione Sos Educazione, «l'orizzonte educativo repubblicano sembra ormai riassumersi in un livellamento verso il basso e nella promozione di un pedagogismo ideologico e starnazzante». Quanto di tale modello si vorrà "importare" anche negli altri Paesi europei, Italia compresa? Attendiamo lumi. Purché non siano quelli giacobini.

Nota di BastaBugie: a un mese di distanza la scuola paritaria francese si è arresa al laicismo imperante senza nemmeno combattere. Purtroppo ben presto ci si accorgerà che è una posizione suicida accettare che il modello della vita ecclesiale sia formulato secondo la posizione di coloro che vogliono la distruzione della Chiesa.
Ecco l'interessante articolo di No Cristianofobia del 23/05/2015:

In Francia la scuola paritaria ha alzato bandiera bianca. Si è arresa al laicismo imperante. Senza nemmeno combattere.
Il segretario generale dell'insegnamento cattolico, Pascal Balmand, in cambio di un piatto di lenticchie, ha incredibilmente chiesto ai cattolici di «accogliere favorevolmente» la riforma della scuola media varata per decreto dal governo, superando «lotte partigiane, anatemi radicalizzanti ed una qual forma di magniloquenza». Il testo approvato favorirebbe infatti, a suo dire, «l'autonomia degli istituti, una pedagogia personalizzata ed una formazione integrale della persona», riunificando «pratiche già sperimentate e corrispondenti a paradigmi di flessibilità, adattabilità, creatività e responsabilità, promossi ed auspicati» in casa cattolica. Sostenendo l'insostenibile. Ovvero che in fondo non si tratta che di «un insieme di progetti», da sottoporre «prossimamente ad ampia consultazione», una sorta di «quadro nazionale entro il quale i docenti» potrebbero organizzare «i loro insegnamenti, tenendo conto dei bisogni degli allievi».

UNA POSIZIONE SUICIDA
Anzi, rintraccia, non si sa come, nel progetto complessivo «una preziosa ricerca di coerenza», azzardandosi a muover sommessi rilievi solo circa la suddivisione tra materie obbligatorie e materie facoltative: troppe «proposte tematiche» separerebbero «in modo deplorevole elementi legati alla vita politica, all'economia ed alla storia intellettuale e religiosa», mentre a suo avviso una buona comprensione richiederebbe «un'articolazione tra i diversi campi all'interno di una trama cronologica chiara». Allo stesso modo si chiede se certe «scelte di scrittura» non abbian finito per occultare «il ruolo giocato dal Cristianesimo nella costruzione della cultura e della società nazionale ed occidentale», ma tutto questo, a suo giudizio, sarebbe superabile auspicando un semplice «riorientamento». Tutto qui.
Tornano alla mente le parole recentemente pronunciate da mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio: «Un fenomeno gravissimo caratterizza la Chiesa del nostro tempo: il cedimento totale alla mentalità catto-laicista. E' una posizione suicida accettare che il modello della vita ecclesiale sia formulato secondo la posizione di coloro che fino ad adesso - e ancora adesso - vogliono la distruzione della Chiesa».

ISTITUTI CON LA MUSERUOLA DI STATO
Nelle scuole cattoliche francesi figurano attualmente 2 milioni di ragazzi iscritti. Potrebbero essere di più, se non ci fosse un tetto del 20% imposto da uno Stato di stampo collettivista. Nel 1984, nonostante i Vescovi, i genitori di questi alunni scesero in piazza contro il regime socialista, costringendolo ad indietreggiare. Invece «trent'anni dopo - commenta con amarezza l'agenzia Riposte catholique - la Scuola cosiddetta libera, con i Vescovi, si arrende senza combattere. I professori sono (de)formati esattamente come quelli pubblici. Paritarie e statali seguono lo stesso programma. Il solo vantaggio delle prime è la possibilità di ritrovarvi ancora un po' di disciplina, consentendo così agli allievi di imparare più seriamente i corsi insegnati. Per questo il loro tasso di riuscita è migliore. Ma, a parte poche eccezioni, la docenza cattolica non offre più granché di realmente cattolico». Un giudizio drammatico.
Se agli istituti paritari è stata messa la museruola, a quelli fuori contratto - ovvero quelli privi di contributi statali, ma assolutamente liberi nei programmi e molto più combattivi sugli Ideali - lo Stato giacobino ha già promesso guerra, mettendo in campo un battaglione d'ispettori, addestrati appositamente per scovare, tra questi, quali non rispettino i miti rivoluzionari, riassumibili nei «valori della Repubblica», intaccabili ed intoccabili. In una parola, il peggio del laicismo imperante ovvero contraccezione, aborto, terzomondismo, nichilismo, genderismo esasperato e via dicendo. Non a caso ogni anno, ormai, spuntano decine di nuove scuole fuori contratto.
Eppure c'è chi preferisce il piatto di lenticchie...

Fonte: No Cristianofobia, 29/04/2015

9 - OMELIA SANTISSIMA TRINITA' - ANNO B - (Mt 28,16-20)
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 31 maggio 2015)

Quando san Patrizio evangelizzò l'Irlanda, volendo spiegare il Mistero della Santissima Trinità, si servì di un piccolo esempio: prese fra le mani un trifoglio e disse che, come quelle tre foglie formavano un'unica piantina, così le tre Persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, formano un unico Dio. L'esempio riuscì allo scopo: la folla che ascoltava abbracciò la fede cristiana e da allora, anche in tempi recenti, il giorno di san Patrizio, gli Irlandesi attaccano al vestito un mazzolino di trifoglio, in memoria della loro conversione e in onore del Santo che li ha evangelizzati.
Il Mistero della Trinità, celebrato in questa prima domenica dopo Pentecoste, è il primo Mistero della fede cristiana, il più importante e il meno accessibile all'intelligenza umana. Vi si possono solo cogliere dei pallidi riflessi nella creazione, la quale, essendo opera di Dio, reca in se stessa l'impronta del suo Creatore. Per questo motivo, l'intelligenza umana non può arrivare a comprendere questo Mistero, ma capisce che tale Mistero, pur superando l'umana comprensione, non è contro la ragione; comprende inoltre che le similitudini che troviamo nell'opera della creazione confermano il nostro atto di fede.
La ragione umana non sarebbe mai riuscita a conoscere che Dio è in tre Persone uguali e distinte. Questa verità la sappiamo solo perché Gesù ce l'ha rivelata. La frase della Scrittura che maggiormente ci fa comprendere questo Mistero è l'affermazione di san Giovanni evangelista: «Dio è amore» (1Gv 4,8). In questa piccola frase è racchiuso tutto il Mistero di Dio uno e trino. Dio è trino, in tre Persone, proprio perché è Amore. Quando parliamo di amore, si parla sempre di una comunione di persone: la persona che ama, la persona amata e l'amore reciproco. Il Padre ama il Figlio, il Figlio ama il Padre e l'amore reciproco tra il Padre e il Figlio è lo Spirito Santo. C'è amore solo dove c'è comunione. Ma, pur essendo in tre Persone, vi è un unico Dio, poiché l'amore unisce e, in Dio, l'amore è così perfetto che di tre Persone c'è un solo Dio. Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio, e insieme non formano tre divinità, ma l'unico Dio.
Il Mistero della Santissima Trinità si riflette in modo particolare nell'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio. Tra le creature visibili, l'uomo e la donna sono le più perfette, quelle che maggiormente rivelano il mistero di questa comunione divina. Inoltre, quanto più uno ama, quanto più uno è santo, tanto più conosce Dio e lo fa conoscere al mondo.
La famiglia umana è chiamata alla santità, proprio perché è chiamata a riflettere il mistero di Dio. Più persone, unite dall'amore, formano un'unica famiglia e devono aiutarsi vicendevolmente ad amare e a servire il loro Creatore. Sganciata ed emancipata da Dio, la famiglia perde molto del suo valore e viene meno alla sua vocazione. Il beato Carlo, ultimo imperatore d'Austria, il giorno del suo fidanzamento, disse alla sua promessa sposa che da quel momento in poi si dovevano aiutare reciprocamente ad andare in Paradiso. E, alcuni anni dopo, affermò che avrebbe preferito che il Signore prendesse con sé i suoi figli, piuttosto che essi commettessero un solo peccato mortale.
Dio è amore infinito e tale amore liberamente si vuole riversare sulle creature, innanzitutto sull'uomo, il quale per il peccato si era separato dal suo Creatore. Per questo motivo, il Vangelo di oggi riporta il mandato di Gesù agli Apostoli di ammaestrare tutte le genti e di battezzarle nel nome della Santissima Trinità: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Il Battesimo ci rende figli di Dio e templi della Santissima Trinità. Lungo i secoli, la Chiesa ha obbedito a questo comando del Signore e si è sempre impegnata nell'opera missionaria, affinché tutti i popoli conoscano l'unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte.
L'opera missionaria non consiste solo nell'andare incontro alle sofferenze e ai disagi umani, ma si propone innanzitutto di insegnare le verità che sono via al Cielo, prima di tutto il Mistero della Santissima Trinità, e di battezzare tutte le genti. Che siamo figli di Dio lo attesta san Paolo nella seconda lettura di oggi: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!» (Rm 8,15).
Consapevoli di questa altissima dignità, sforziamoci ogni giorno di vivere come veri cristiani, fedeli all'insegnamento del Vangelo, custodendo la presenza di Dio in noi come il bene più prezioso, più prezioso della nostra stessa vita.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 31 maggio 2015)

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