BastaBugie n�408 del 01 luglio 2015

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1 LA CORTE SUPREMA IMPONE LE NOZZE GAY (EPPURE IL POPOLO AVEVA VOTATO CONTRO IN 30 REFERENDUM SU 32)
In 5 punti ecco le conseguenze nefaste della sentenza che ha fatto esultare Obama, il presidente più gay-friendly della storia
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 CON IL VOLTAFACCIA DEI SENATORI DEL NUOVO CENTRO DESTRA, APPROVATO PER LEGGE IL GENDER NELLE SCUOLE
Ecco l'elenco dei senatori che erano al Family day in piazza San Giovanni, ma che poi hanno approvato la legge infame con la scusa di aver ottenuto un inconsistente consenso informato
Autore: Lupo Glori - Fonte: Corrispondenza Romana
3 FAMILY DAY 2015: SAN GIOVANNI NON FA INGANNI
Intervista a Costanza Miriano sul massiccio dissenso popolare della manifestazione del 20 giugno
Autore: Camillo Langone - Fonte: Il Foglio
4 DUE PAROLE CHE POSSONO SALVARE IL TUO MATRIMONIO
Solo per uomini: siamo in una scuola d'amore, il nostro Signore vuole insegnarci ad amare come fa lui... sulla via della croce
Autore: Sam Guzman - Fonte: Aleteia
5 IL RIBALTAMENTO DEI PRINCIPI NON NEGOZIABILI
Proprio quando molti cattolici non digeriscono più la non negoziabilità dei nostri principi, il laicismo afferma i suoi, con un'intransigenza degna del peggior integralismo (e intanto su Facebook spopola la foto-profilo con i colori della bandiera gay)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 SINODO SULLA FAMIGLIA, E' IL MOMENTO DI SCHIERARSI
I rinforzi arrivano dall'Africa: il cardinale Sarah guiderà la riscossa della dottrina di sempre al sinodo di ottobre 2015
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: Il Timone
7 UN ANNO FA LO STATO ISLAMICO CONQUISTAVA MOSUL (EX NINIVE): ECCO COME SI VIVE OGGI SOTTO IL CALIFFATO
Chi fuma una sigaretta viene frustato, a chi ruba viene amputata la mano, gli adulteri vengono gettati giù dai palazzi e le donne sono lapidate (VIDEO: i profughi cristiani di Mosul)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
8 IL BRUTTO DI SENTIRSI COMPRATI E NON ACCOLTI
Sono nata dal seme di uno sconosciuto per far piacere alla mamma (che ora è pentita e mi sostiene)
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
9 OMELIA XIV DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 6,1-6)
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA CORTE SUPREMA IMPONE LE NOZZE GAY (EPPURE IL POPOLO AVEVA VOTATO CONTRO IN 30 REFERENDUM SU 32)
In 5 punti ecco le conseguenze nefaste della sentenza che ha fatto esultare Obama, il presidente più gay-friendly della storia
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/06/2015

Con la maggioranza di un solo giudice - cinque contro quattro - il 26 giugno la Corte Suprema di Washington ha dichiarato che tutti gli Stati degli Stati Uniti sono obbligati a introdurre il «matrimonio» omosessuale. I giuristi americani analizzeranno nei promossi giorni la sentenza e le possibilità di resistenza di qualche Stato, che sembrano limitatissime. Ma fin da ora si possono formulare cinque commenti di carattere generale.

PRIMO: MAI CAPITATO CHE UN PRESIDENTE SCENDESSE IN CAMPO
Non era mai capitato nella storia degli Stati Uniti che un presidente scendesse in campo per «consigliare» energicamente ai giudici della Corte Suprema come votare. L'indipendenza delle supreme toghe di Washington è sacra. Il presidente Obama lo ha fatto, esprimendo apertamente le sue preferenze in modo perfino tracotante, così come Hillary Clinton, che si sente già l'erede designata per le prossime elezioni. Questo dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che le lobby LGBT sono così potenti da far svanire come neve al sole qualunque principio e anche qualunque forma di correttezza istituzionale. Tanto i grandi media sono tutti dalla parte del «matrimonio» gay: e nessuno ha criticato il presidente.

SECONDO: UN SOLO VOTO DETERMINANTE
Si legge che cinque giudici hanno cambiato la nozione costituzionale del matrimonio e della famiglia negli Stati Uniti. Per la verità è stato uno solo. Tutti sapevano che quattro giudici progressisti erano a favore del «matrimonio» omosessuale e quattro giudici conservatori contrari. E che tutto dipendeva da un singolo giudice, Anthony Kennedy, un ottantenne - compirà gli ottanta l'anno prossimo - bizzoso e imprevedibile, che ha votato con i progressisti. Un uomo solo ha rovesciato la storia e la Costituzione di un'intera grande nazione. Si tratta di un libero pensatore, di un laicista arrabbiato? Al contrario: Kennedy è un cattolico che si vanta di essere stato un chierichetto modello e che fu nominato giudice della Corte Suprema dal presidente Ronald Reagan, che ne apprezzava le idee conservatrici. In materia di aborto e di droga ha votato con i conservatori. Ma con gli anni è diventato sempre più imprevedibile, e su questioni che riguardano gli omosessuali si è sempre schierato con i progressisti. Per la prima volta nella sua storia, la Corte Suprema aveva una maggioranza di cinque cattolici su nove. A loro onore, quattro giudici cattolici su cinque hanno votato contro il «matrimonio» omosessuale. Il quinto era Kennedy.
Chi ha seguito le vicende americane sa che non si può imputare nulla in questa materia ai vescovi cattolici. Si sono sempre pronunciati in modo chiarissimo. E, dopo il passaggio da Papa Benedetto XVI a Papa Francesco, hanno interpretato il messaggio del nuovo Pontefice sull'autonomia dei singoli episcopati intensificando la loro opposizione e passando dai documenti all'intervento diretto nelle aule giudiziarie, insieme ad altre comunità religiose, partecipando a una causa promossa dagli Stati dello Utah e dell'Oklahoma, particolarmente ostili al «matrimonio» omosessuale. Tutto bene, dunque, per i vescovi di oggi. Ci si può chiedere però se un uomo come Kennedy non risenta del clima che predominava nel mondo cattolico degli Stati Uniti negli anni della sua maturazione come giurista e come intellettuale, improntato a un ampio «lassez faire» in campo morale. Peraltro, non si può neppure speculare troppo su quella che, alla fine, è stata la scelta personale di un singolo giudice. Gli auguriamo lunga vita - si ritirasse ora, Obama nominerebbe un giudice peggiore - ma, considerata l'anagrafe, presto risponderà delle sue scelte di fronte a tutt'altro tribunale.

TERZO: PAROLE (INCREDIBILMENTE) DI FUOCO DEI QUATTRO GIUDICI CONTRARI
È comune nel diritto americano che le decisioni della Corte Suprema siano combattute e che cinque giudici votino contro altri quattro. Chi vota contro la maggioranza motiva la sua decisione con una «dissenting opinion» scritta, che è resa pubblica. Di solito, però, le opinioni contrarie sono redatte con grande cortesia. I giudici della Corte Suprema passano gran parte del loro tempo insieme. Alcuni vivono negli appartamenti della Corte, sono vicini e colleghi in alcuni casi da trent'anni. Questa volta i dissidenti hanno scritto parole di fuoco, aprendo una lacerazione nella Corte e nel Paese che impiegherà anni a rimarginarsi. In un'opinione firmata da tutti e quattro gli oppositori, con alla testa il presidente della Corte Suprema, anche lui cattolico, John Roberts, hanno scritto che «si è trattato di un atto di imperio, non di una sentenza fondata sul diritto». Se siete a favore, si legge nel documento, «celebrate la sentenza di oggi. Ma per favore non celebrate la Costituzione, non ha niente a che fare con essa».
Ancora più dure le parole dei singoli giudici, che hanno redatto anche opinioni di dissenso individuali. Il giudice Samuel Alito ha scritto che «la decisione di oggi usurpa il diritto costituzionale del popolo di decidere se mantenere e modificare la nozione tradizionale del matrimonio. Tutti gli americani, comunque la pensino sul punto, dovrebbero preoccuparsi delle implicazioni della sentenza e del potere straordinario che conferisce a una maggioranza dei membri della Corte». Il giudice Anthony Scalia ha scritto che la sentenza minaccia la democrazia, sovverte la Costituzione, maltratta il diritto in un modo tale che se l'avesse firmata, scrive, «dovrei nascondere la mia testa in un sacco» e che, più che sul «ragionamento legale», sembra fondarsi su sciocchezze romantiche «del tipo che si leggono nei bigliettini nascosti nei dolci della fortuna cinesi».
Al di là del sarcasmo amaro di Scalia, i giudici hanno, per la seconda volta nella storia degli Stati Uniti, cambiato la Costituzione in modo radicale. Lo fecero una prima volta nel 1973 con la sentenza «Roe versus Wade» in cui, introducendo l'aborto, modificarono la nozione costituzionale di diritto alla vita, escludendo i bambini non nati. Nessun Parlamento americano ha mai votato una legge sull'aborto. L'hanno introdotta i giudici, che ora modificano anche le nozioni costituzionali di matrimonio e famiglia. E tutto questo dopo che, in trenta Stati su trentadue dove si erano celebrati referendum, gli elettori americani avevano detto «no» al matrimonio omosessuale. Le schede di quei referendum sono ora carta straccia.
Benedetto XVI lo aveva scritto con molta chiarezza nella «Caritas in veritate»: non c'è solo la tecnocrazia degli scienziati. Quando i giudici si affermano detentori di un sapere superiore, in nome del quale «correggono» le decisioni sbagliate di elettori giudicati retrogradi e ignoranti, la democrazia è sostituita dalla tecnocrazia. Anche chi non apprezza altri passaggi dell'enciclica «Laudato si'» di Papa Francesco dovrebbe ringraziare il Pontefice per avere ripreso e rilanciato la dottrina di Benedetto XVI sulla tecnocrazia. Francesco si rende conto che solo nel quadro di questa dottrina è possibile dare un solito fondamento magisteriale alla sua critica delle «colonizzazioni ideologiche» del gender, che altrimenti qualcuno in Europa potrebbe ridurre a esternazioni estemporanee tipiche di una certa mentalità sudamericana. Anzi, l'enciclica «Laudato si'» fonda in modo teologico la critica della tecnocrazia nel pensiero di Romano Guardini, maestro sia di Benedetto XVI sia di Papa Francesco.

QUARTO: LE PROFETICHE PAROLE DEL DEFUNTO CARDINALE FRANCIS GEORGE
Nel giorno della decisione della Corte Suprema, Papa Francesco ha ricevuto la Conferenza Internazionale Cattolica delle Guide, cui ha detto che «siamo in un mondo in cui si diffondono le ideologie più contrarie al disegno di Dio sulla famiglia e sul matrimonio». Non solo ideologie contrarie ma «le ideologie più contrarie». Le più contrarie nella storia: parole che fanno eco, anche qui, a quelle di Benedetto XVI quando definì la teoria del gender la maggiore sfida per la Chiesa e per la società. Sullo sfondo si sentono rumori molto sospetti. Con una «excusatio non petita» i consiglieri del presidente Obama assicurano che la libertà religiosa non è in pericolo e che le Chiese e comunità religiose non saranno costrette dai giudici a «sposare» persone dello stesso sesso. Lo precisano, perché sanno bene che gli attivisti LGBT, con poca prudenza ma con il pregio della chiarezza, annunciano già che questa è la prossima battaglia: obbligare le Chiese a celebrare «matrimoni» gay.
Nel mese di aprile è morto il cardinale Francis George, che fu arcivescovo di Chicago e presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. Ha detto che moriva nel suo letto, ma che il suo successore sarebbe morto in prigione e il suo ulteriore successore su un patibolo. Forse aboliranno la pena di morte, ma la prigione per chi si rifiuta di celebrare matrimoni gay è già stata minacciata ieri dalle voci più estreme, o forse solo più sincere, della lobby LGBT.

QUINTO: LA BATTAGLIA È STATA PERSA QUANDO SI SONO RICONOSCIUTE LE UNIONI CIVILI
Come in Irlanda, anche negli Stati Uniti la battaglia non è stata persa in un giorno e non c'entra solo il giudice Kennedy. Si è cominciato a perderla quando, Stato dopo Stato, ben prima del «matrimonio» sono state riconosciute forme di unione civile che assomigliavano tanto al regime matrimoniale. Poi sono state ammesse anche le adozioni. «Purché non si chiamino matrimonio»: così qualche «moderato» giustificava la sua non opposizione. Ma, una volta introdotta una forma identica al matrimonio, la strada è tracciata e la sorte è segnata. Un proverbio americano dice che se un animale cammina come un'anatra e starnazza come un'anatra tanto vale chiamarlo anatra.
Questa, alla fine, è la lezione per l'Italia. Sentiamo strane voci per cui alcuni parlamentari «cattolici», forse benedetti da qualche ecclesiastico, voterebbero la legge Cirinnà purché con una clausola che precisi in modo solenne che non si tratta di matrimonio ma solo del riconoscimento di una «formazione sociale» diversa. Anche il caso americano dimostra che i nomi contano poco. Posso scrivere sulla bottiglia «champagne» ma se dentro c'è della gazzosa non si trasforma miracolosamente in Dom Perignon. Con qualunque clausola cosmetica a uso degli ingenui, la legge Cirinnà è un'anatra che cammina come il matrimonio e dà i diritti del matrimonio, adozioni comprese. Dopo un po' la chiameranno anatra, cioè matrimonio. Ma non subito. Prima, perché l'anatra spicchi il volo, chiederanno a qualcuno di fare la figura del pollo.

Nota di BastaBugie: in un articolo del 28-06-2015, Massimo Introvigne specifica le conseguenze nefaste della sentenza della Corte Suprema americana previste dal presidente della Corte stessa (lui ha votato contro il matrimonio gay).
Ecco le conclusioni dell'articolo:
Il presidente della Corte Suprema Roberts paventa che dopo la sentenza del 26 giugno le università cristiane statunitensi non potranno più adottare regole di comportamento che implichino un giudizio negativo sull'omosessualità e le agenzie di adozione, molte delle quali cattoliche, non potranno rifiutarsi di consegnare bambini alle coppie omosessuali. Dal canto loro, nelle opinioni in dissenso il giudice Scalia ha scritto che «la sentenza minaccia la libertà religiosa che la nostra nazione ha cercato tanto a lungo di proteggere» e il giudice Thomas che ci sono «conseguenze potenzialmente rovinose per la libertà religiosa».
Thomas prevede che si partirà dal ritirare i benefici fiscali a istituzioni religiose che rifiutano il «matrimonio» omosessuale - l'avvocato generale dello Stato, su incarico del presidente Obama, ha già annunciato che procederà in questo senso - e che presto i giudici passeranno a occuparsi delle «chiese che rifiutano di accettare e di celebrare matrimoni omosessuali». «La maggioranza dei miei colleghi - scrive Thomas - non sembra turbata da questa conseguenza inevitabile. Fa solo un debole gesto verso la libertà religiosa in un singolo paragrafo. E anche quel gesto indica un equivoco su che cos'è la libertà religiosa nella nostra tradizione nazionale. La libertà religiosa è più della protezione della possibilità per le organizzazioni e persone religiose di "parlare e insegnare" (…) È libertà di "agire" nelle materie che in modo molto generale hanno a che fare con la religione». Per questo, conclude Thomas, la materia del «matrimonio» omosessuale avrebbe dovuto essere lasciata ai parlamenti federale e statali, dove almeno i parlamentari avrebbero potuto inserire clausole di salvaguardia specifica per la libertà religiosa.
Ma questo non è avvenuto. I giudici americani hanno già deciso che i fotografi sono obbligati a fotografare un «matrimonio» omosessuale, i pasticceri a preparare torte per «John e Jim sposi», e che una fioraia non può rifiutarsi di preparare una composizione con un festone che inneggia alle «nozze» tra due lesbiche. I giudici dissidenti della Corte Suprema - che non sono «fondamentalisti» allarmisti ma alcune delle menti giuridiche più note degli Stati Uniti - sembrano non avere torto quando concludono che il prossimo passo sarà obbligare anche università cristiane, agenzie di adozione, preti e pastori a obbedire alla nuova dittatura dell'omosessualismo. O a finire in prigione. Altro che diritti riconosciuti agli omosessuali che non minacciano né fanno del male a nessun altro!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/06/2015

2 - CON IL VOLTAFACCIA DEI SENATORI DEL NUOVO CENTRO DESTRA, APPROVATO PER LEGGE IL GENDER NELLE SCUOLE
Ecco l'elenco dei senatori che erano al Family day in piazza San Giovanni, ma che poi hanno approvato la legge infame con la scusa di aver ottenuto un inconsistente consenso informato
Autore: Lupo Glori - Fonte: Corrispondenza Romana, 27/06/2015

Il "via libera" del Senato alla riforma della "Buona Scuola", voluta dal governo Renzi, appare anche come un "via libera" al gender nelle scuole. Tra i firmatari del testo sono stati alcuni senatori del NCD, che hanno approvato il 25 giugno a Palazzo Madama ciò contro cui il 20 giugno, avevano manifestato in piazza San Giovanni.
Il maxiemendamento, sostitutivo del ddl, sul quale il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha ritenuto opportuno porre la questione di fiducia, ha ottenuto 159 voti a favore, 112 contro e nessun astenuto. Hanno votato contro il Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Sel, oltre ad alcuni dissidenti del Pd, i quali hanno deciso di non partecipare alla votazione. Decisivo invece l'appoggio del "Nuovo Centro Destra" i cui senatori hanno votato compatti (eccetto 3 assenti) a favore del disegno di legge che, all'articolo 3 punto 16, introduce la teoria del gender nei banchi di scuola. Questo l'elenco degli esponenti "NCD" che hanno votato a favore: Renato Schifani, Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi, Federica Chiavaroli, Laura Bianconi, Simona Vicari, Andrea Augello, Antonio Azzollini, Antonio Gentile, Guido Viceconte, Luciano Rossi, Luigi Compagna, Marcello Gualdani, Nico D'Ascola, Pippo Pagano, Salvatore Torrisi, Francesco Colucci, Franco Conte, Mario Dalla Tor, Piero Aiello, Roberto Formigoni, Ulisse Di Giacomo, Bruno Mancuso, Giovanni Bilardi, Giuseppe Marinello, Antonio Caridi. Non hanno votato, in quanto non presenti in aula, Paolo Bonaiuti, Giuseppe Esposito e Carlo Giovanardi. Tutte le buone intenzioni del partito "NCD" sono dunque rapidamente crollate di fronte alla ferma opposizione del presidente del Senato Piero Grasso che ha blindato il maxiemendamento

VOLTAFACCIA DEI SENATORI DEL NUOVO CENTRO DESTRA
Il clamoroso e poco onorevole voltafaccia dei Senatori "NCD", a meno di una settimana dalla passerella di piazza al "Family Day "di San Giovanni, è stato  sottolineato dall'esponente del gruppo misto Mario Mauro che, in una nota pubblicata sul suo sito ufficiale, ha accusato il Nuovo Centro Destra di pavidità, scrivendo "Il sì dei senatori del Nuovo centrodestra alla fiducia sul disegno di legge sulla scuola consentirà l'introduzione della cosiddetta ideologia gender nelle scuole italiane. (…) Fin troppo facile prendere in piazza gli applausi di famiglie e militanti cattolici e incassare in Aula il dividendo della subalternità culturale al renzismo e al Partito democratico".
Da parte sua il'"NCD", ha replicato attraverso il suo coordinatore nazionale Gaetano Quagliariello, il quale ha tentato di fornire una spiegazione plausibile di tale improvviso cambio in corsa, assicurando di aver negoziato con il ministro Giannini l'introduzione, attraverso apposita circolare, di un "consenso informato" che costituirebbe una garanzia nei confronti delle famiglie riguardo l'adozione di scelte non condivise nell'educazione dei proprio figli. "Stante l'impossibilità di modificare il testo del maxiemendamento, per decisione regolamentare assunta dal presidente del Senato, salvo che per rilievi di bilancio,- ha spiegato Quagliarello - il ministro Giannini si è impegnata a ribadire anche attraverso atti amministrativi di competenza del suo dicastero la cogenza di tali prescrizioni". "Da parte nostra, - ha aggiunto - dopo questo primo importante passo lavoreremo fin da ora, insieme alle organizzazioni promotrici della manifestazione di piazza San Giovanni, affinché il principio del consenso informato, cardine di ogni autentica libertà educativa, non sia solo una pratica burocratica ma sia scolpito in un testo di legge".

CONSENSO INFORMATO? TOTALMENTE INUTILE
La tanto sbandierata soluzione del "consenso informato" raggiunta con il Ministro Giannini non prevede, tuttavia, alcuna nuova clausola stabilita per legge ma, sarà affidata esclusivamente ad una circolare ministeriale che potrà essere stralciata o aggiornata al primo avvicendamento di poltrone. Intanto il danno sarà stato fatto e la nuova normativa scolastica sarà in linea con le direttive LGBTQ comunitarie.
Ora il voto è atteso per il prossimo 7 luglio alla Camera dove i deputati "NCD" hanno già raggiunto l'accordo con il Ministro Giannini, impegnandosi a votare la riforma a patto che il Ministro si impegni ad assicurare la liberà di scelta educativa da parte dei genitori. Il "consenso informato" sembra dunque essere diventata la parola magica che salva capra e cavoli. La deputata "NCD", Eugenia Roccella, intervistata sul quotidiano on-line "Intelligonews", individua infatti in esso il nuovo metodo di azione, spiegando: "Il problema è che comunque questa roba entra nelle scuole, non solo attraverso iniziative ministeriali che sono state fermate da tempo, ma anche attraverso iniziative singole, del semplice preside o insegnante. Ci sono mille strumenti, quindi il miglior mezzo per combattere questo tipo di interventi è il consenso informato dei genitori".  
In realtà, l'adozione del "consenso informato" sembra essere un abile escamotage politico, che rovescia il problema sulle famiglie, permettendo a coloro che dovrebbero intraprendere ferme e coerenti battaglie politiche, a costo di perdere qualche poltrona, di rimanere tranquilli al proprio posto in barba ai agli annunci di piazza fatti pochi giorni prima.
Il "consenso informato", oltre ad essere un appiglio estremamente fragile, in quanto dipendente unicamente da una circolare ministeriale, legata al sempre variabile contesto politico, è un principio in sé stesso sbagliato, da rifiutare come strategia di azione. Delegare la decisione al "consenso informato" delle famiglie, consiste infatti, nello scaricare su di esse la responsabilità della scelta, dando il proprio assenso, all'introduzione nel nostro ordinamento di una legge intrinsecamente iniqua. Una posizione certamente perdente, di principio e di fatto, nella dura battaglia culturale in atto.

Fonte: Corrispondenza Romana, 27/06/2015

3 - FAMILY DAY 2015: SAN GIOVANNI NON FA INGANNI
Intervista a Costanza Miriano sul massiccio dissenso popolare della manifestazione del 20 giugno
Autore: Camillo Langone - Fonte: Il Foglio, 23/06/2015

Signora Miriano, sono l'Avvocato dell'Accidia e intendo dimostrare innanzitutto a me stesso che la manifestazione pro famiglia di Roma, da lei organizzata insieme ad altri undici laici, nonostante il suo successo ricada nella fattispecie di Ecclesiaste 2,11: "Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento".
L'Ecclesiaste non dice certo che l'agire umano è insignificante, ma che tutto va guardato sub specie aeternitatis. Il nostro non è mica stato un concerto. E' stata un'azione fatta per il bene di tanti, e su tre piani. Primo: quello politico. Abbiamo espresso il massiccio dissenso popolare contro tre leggi. Nessuno oggi riesce a portare oltre un milione di persone in piazza, in diciotto giorni, senza un euro di finanziamento, senza i giornali e la tv: non c'è paragone col 2007, quando la manifestazione che bloccò i Dico fu lungamente preparata e anche, giustamente, aiutata economicamente. Non credo che il Palazzo avrà il coraggio di ignorare quello che è successo. Secondo: il piano culturale. Le persone mi fermano per dire che hanno imparato cose che non sapevano. Quante volte si esce da una piazza con informazioni nuove, con la determinazione a sapere di più? Terzo, per me il più importante: il piano della fede. A San Giovanni ho visto muoversi una chiesa, nel senso etimologico di assemblea, che prende sul serio il ruolo dei laici. Ogni battezzato è sacerdote, re e profeta. Noi abbiamo bisogno dei sacerdoti, innanzitutto perché senza di loro non possiamo avere i sacramenti, ma se vediamo per strada un uomo ferito non è che andiamo a chiamare il prete. Ci rimbocchiamo le maniche e lo soccorriamo. Ecco, noi abbiamo visto un pericolo e ci siamo dati da fare. E i nostri pastori, a partire dal Papa e dai presidenti della Cei e dei Pontifici consigli di famiglia e laici, ci hanno incoraggiati e benedetti.
Signora Miriano, io tutto questo incoraggiamento ecclesiastico non l'ho notato: ho notato invece poche benedizioni sincere, qualche benedizione sforzata, e parecchie maledizioni, non tutte velate. Forse dividere è giusto (Cristo dice di aver portato la divisione, non la pace), ma è giusto anche negare che la divisione esista?
Mi dispiace ma non riuscirà a farmi parlare male di un sacerdote. Posso ammettere che ci sono state benedizioni più convinte di altre, e anche alcune più tempestive di altre. E ci sono state anche espressioni aperte di dissenso, come nel caso di don Julián Carrón. Ma le perplessità non erano nel merito, erano sul metodo per esprimere il dissenso. Credo che la preoccupazione di chi ha detto no alla manifestazione sia come intendere il continuo invito al dialogo del Papa: quelli che erano in piazza hanno chiaro che si dialoga con le persone ma si tiene il punto sulle idee. Comunque nei secoli la chiesa è stata dilaniata da ben altre ferite. Il giudizio della chiesa sul discorso delle unioni, dell'utero in affitto, della cultura omosessualista è nettissimo: una sconfitta per l'umanità. Quello che a me serve è un aiuto a fare un giudizio chiaro sulla realtà. Che poi i miei padri non mi dicano come attuarlo, come esprimerlo, mi va benissimo. Sono grande, non ho bisogno di piloti, come ha detto il Papa, mi prendo le mie responsabilità.
Kiko Argüello, il fondatore dei neocatecumenali, sul palco ha strabordato. Perché mai chi è venuto in piazza San Giovanni si è dovuto sorbire la lunga predica di questo Enzo Bianchi delle famiglie numerose, ossia di un laico che si atteggia, ambiguamente, a sacerdote? [...]
A me il suo dilungarsi non ha dato fastidio perché l'ho sentito spinto da questa urgenza sincera di amore per l'uomo, che precede il dolore per i bambini venduti con l'utero in affitto o manipolati dall'insegnamento a scuola: questioni di buon senso e di umanità, che prescindono dalla fede.
Oltre che ad Argüello il successo è arriso a un altro organizzatore, Mario Adinolfi, il cui giornale pro famiglia, La Croce, trovo noioso perché monotematico. E noi accidiosi abbiamo bisogno di varietà, altrimenti sbadigliamo. Credo che anche il cattolicesimo abbia bisogno di varietà, non per nulla katholikòs significa universale: a voi non sembra di ridurlo a un particolare, per quanto importante?
Guardi che la priorità l'ha messa la politica, con tre leggi, Fedeli, Scalfarotto e Cirinnà, che se approvate cambierebbero seriamente il nostro paese, perché le leggi fanno costume. La Croce voleva coprire il silenzio assordante che c'è su questi temi su quasi tutti giornali (tra le eccezioni quasi solo il Foglio). Comunque, ognuno di noi che eravamo lì fa tante cose nella vita, non si occupa di gender se non in piccolissima parte. Se poi mi dice che c'è altro male nel mondo, le do ragione, e l'impegno su questo tema non può ritenerci assolti da altri doveri. Serve una testimonianza quotidiana, farci prossimi al dolore e al bisogno che incontriamo, andare nelle periferie, aprire il portafoglio. Questo bisogna farlo, possibilmente senza esibirlo. E serve convertirci nel segreto della stanza interiore. Ma la manifestazione era sul piano della politica, un piano dove i cattolici da un po' sembravano assenti (vedi divorzio breve), e non solo non esclude, ma anzi credo aiuti, con le amicizie rafforzate, l'entusiasmo ricaricato, il conforto scambiato, il lavoro che ognuno deve fare gomito a gomito con i vicini sul piano personale, culturale, quotidiano. La battaglia è contro le leggi, la vicinanza mite è per tutte le persone. Infine credo che il tema grossolanamente riassumibile come gender riguardi il cuore della questione antropologica. Chi rifiuta di essere maschio o femmina, chi si ritiene autodeterminabile in toto, in fondo rifiuta di essere creatura, di essere figlio. Alla radice c'è il rifiuto del Padre: o l'uomo è al centro del suo mondo, o è creatura. Non mi sembra un discorso marginale.
Mi risulta che sul palco sia stata pronunciata, in luogo della parola "omosessuale", la parola americana di tre lettere. Siete capaci di portare in piazza un milione di persone e ancora fate atto di sottomissione culturale? Dico questo perché la parola americana di tre lettere contiene un pregiudizio positivo: chi non vorrebbe essere gaio? Perfino io, che sono accidioso e quindi tetro, vorrei tanto essere allegro. Eppure la parola americana di tre lettere non la pronuncio mai, siccome 1) sono italiano, 2) escludo che la sodomia possa dare, di per sé, la felicità.
Anche io rifiuto categoricamente la parola di tre lettere. Fa parte della neolingua che dice per esempio "maternità surrogata" invece che "compravendita di donne e bambini" o "utero in affitto" (in certi paesi l'espressione è vietata). I libretti contro cui protestiamo raccontano ai piccolissimi storie di bambini con due mamme. Questa è una bugia, nessuno ha due mamme. Noi sabato abbiamo ridato i nomi veri alle cose, e se a qualcuno è sfuggita la parola di tre lettere mi sembra un peccato veniale.
A proposito di felicità, vi rendete conto di quanto siete irritanti per chi felice non è? Siete carichi di figli e quindi inevitabilmente avete pochi soldi e tante preoccupazioni, come vi viene in mente di sorridere e cantare? Così facendo non date fastidio solo ai sodomiti, anche agli sterili e agli svogliati che magari hanno un figlio solo.
La felicità non la danno i figli, ma l'essere amati e, dopo, amare (non puoi dare quello che non hai ricevuto). Il senso di avere molti figli è che non ti appartieni più, e ti metti a disposizione della vita, non è mica una gara a chi ne fa di più. Conosco genitori di molti figli che sono infelici, e coppie sterili che, obbedendo alla loro realtà, sono felici.
Vale la pena portare in piazza un milione di persone (ma anche fossero state solo centomila si tratta comunque di uno sforzo organizzativo enorme) quando ciò che rimane è la lettura ostile dei media, le dichiarazioni irridenti di Melloni e Scalfarotto? Possibile non sappiate chi è il principe di questo mondo e quindi della politica?
Nella relazione con Dio è come in tutte le altre relazioni: ci si impara a conoscere piano piano: io sto capendo di lui una cosa. Che quando qualcuno ti fa del male, o dice male di te, se tu rispondi entri in sintonia col suo male, e te ne rimane addosso una parte. Se tu non rispondi, ma metti tutto nelle mani di Dio, allora gli lasci la possibilità di agire. E lui ti difende in modo potente e ti restituisce tutto, anzi il centuplo.
Ho capito, è impossibile convincerla che, come disse Gaetano Salvemini, "la vita pubblica è assolutamente impraticabile per chi non sia una canaglia". Le faccio i miei auguri per la sua battaglia contro la compravendita dei bambini e l'affitto degli uteri, e in attesa del cavallo bianco dell'Apocalisse torno al mio divano.

Nota di BastaBugie: interessanti anche le riflessioni di Marisa Orecchia nell'articolo "Luci e ombre del 20 giugno" pubblicato su Riscossa Cristiana il 24 giugno 2015.
Ecco l'articolo in versione integrale:
Mi permetto, opportune et importune, alcune brevi considerazioni a margine del pomeriggio del 20 giugno, da me vissuto a Piazza san Giovanni, in Roma, confusa in quel milione di folla arrivata da ogni dove.
Gente bella, allegra, tenace e determinata a resistere sotto una pioggia gagliarda, unicamente preoccupata di riparare dal diluvio bambini, passeggini e carrozzelle. Gente che aveva passato la notte in pullman, in treno, che si è mobilitata per difendere i figli dal gender nella scuola - come riportava il tabellone che campeggiava sul palco - che si è entusiasmata per l'eloquenza forte dei relatori che, sul palco, si sono alternati a genitori che hanno testimoniato la loro esperienza contro tentativi di indottrinamento gender messi in atto dalla scuola.
Una manifestazione che ha detto che la gente è ancora capace di muoversi, se ritiene di essere convocata per una buona ragione, se occorre fermare "questo sbaglio della mente umana" che è la teoria del gender, se c'è la famiglia da difendere da leggi quali la Cirinnà e la Scalfarotto che ci pendono sul capo come la spada di Damocle.
Ma dalla piazza San Giovanni mi sono portata a casa soprattutto una grande amarezza: la consapevolezza che ormai l'orrore dell'aborto volontario e della fecondazione artificiale non muove più le piazze. Anni e anni trascorsi a convivere con le leggi inique che li regolamentano, ammaestrati dagli insegnamenti di quanti hanno ripetuto fino alla nausea che nella legge 194 ci sono parti buone che devono essere applicate integralmente e che la legge 40, pur non essendo una legge "cattolica", tutela l'embrione e la famiglia, hanno portato ad una sorta di metabolizzazione dell'aborto volontario e della fecondazione artificiale. Non ci si mobilita contro di essi. Tali questioni, se poste sul tappeto, avrebbero dato il 20 giugno risultati ben più miseri in termini di partecipazione.
Come hanno dimostrato di sapere bene gli organizzatori e i relatori della manifestazione che su tali argomenti hanno furbescamente ritenuto di sorvolare.
Ci si chiede tuttavia se sia possibile tacere che la teoria del gender altro non è che l'approdo previsto e concertato di un lungo iter che ha come imprescindibile punto di partenza la legalizzazione dell'aborto volontario e della fecondazione artificiale, altamente abortiva, della possibilità cioè di disporre della vita umana, di distruggerla e di produrla a piacimento.
Ha un senso tuonare contro la stepchild adoption prevista dalla legge Cirinnà, come è stato fatto con vigore dal palco, sorvolando sul fatto che è proprio la fecondazione artificiale a renderla possibile? E si può forse commuovere le folle, come ha fatto Adinolfi, con la straziante storia di Zac, figlio legale di Elton Jones, che non conoscerà mai sua madre perché prodotto attraverso una compra-vendita di ovociti e di utero in affitto, e nello stesso tempo tacere che tali pratiche sono il corollario, la naturale deriva della fecondazione artificiale?
No, non si sarebbe riempita piazza San Giovanni, se queste cose fossero state messe sul tappeto dagli organizzatori che hanno quindi preferito su di esse il silenzio. Hanno barattato un po' di affluenza con la verità. Ma hanno perso l'occasione per dirla, la verità, tutta intera.
Combattiamo oggi giustamente l'incalzare della teoria del gender contro cui sabato scorso abbiamo vinto una battaglia. Ma rischiamo di perdere la guerra se non siamo consapevoli che, anche a rischio di perdere una fetta di consenso, la verità non consente giochi di equilibrio, silenzi strategici, "compromessi alti" e via dicendo. Se non ripartiamo dalla forza della verità, tutta intera, anche le manifestazioni come quella del 20 giugno, perderanno senso e vigore. Il martellante regime massmediatico che tutto macina e uniforma finirà con l'avere ragione e dettare la sua legge.
E allora non basterà neppure la chitarra di Arguello a riempire la piazza.

Fonte: Il Foglio, 23/06/2015

4 - DUE PAROLE CHE POSSONO SALVARE IL TUO MATRIMONIO
Solo per uomini: siamo in una scuola d'amore, il nostro Signore vuole insegnarci ad amare come fa lui... sulla via della croce
Autore: Sam Guzman - Fonte: Aleteia, 28/05/2015

Gli uomini odiano chiedere indicazioni. [...] La famiglia è in vacanza e si è irrimediabilmente persa in un luogo non familiare. Papà è convinto di saper trovare la strada. La moglie suggerisce di fermarsi a chiedere indicazioni a una persona del luogo, ma il marito ribatte che è perfettamente in grado di orientarsi e che non ha bisogno di alcun aiuto. [...] Quale uomo vuole ammettere di aver preso l'uscita sbagliata? Quale uomo vuole ammettere che sua moglie aveva ragione quando gli ha detto di girare a destra anziché a sinistra? Quale uomo vuole ammettere che non sapeva cosa stava facendo? Sicuramente non io!

EGO IMPERFETTO E TROPPO GRANDE
Sì, ammettere che ci siamo sbagliati è una delle cose più difficili per noi uomini. La ragione è semplice: entriamo tutti in questo mondo con un ego imperfetto e troppo grande. Senza un trattamento adeguato, questo ego si manifesta in tutte le varietà di sintomi gravi: rabbia, impazienza, scortesia, irritabilità, ostinazione, risentimento, mancanza di rispetto, invidia... E indovinate una cosa: tutti questi peccati possono mettere a dura prova il nostro matrimonio.
L'orgoglio è il nemico di relazioni sane. È il peccato di base dietro una serie di altri peccati seri, che feriscono quanti ci sono più vicini, soprattutto le nostre mogli. Il vostro matrimonio è una lotta? Ha probabilmente qualcosa a che vedere con l'orgoglio. Credetemi, l'orgoglio incontrollato può distruggere un matrimonio più velocemente di qualsiasi altra cosa. È una malattia che rovina i legami di amore sacrificale e generoso su cui si dovrebbe fondare ogni matrimonio.
Ma non preoccupatevi: il Grande Medico ha una prescrizione per la malattia mortale dell'orgoglio, nella fattispecie le due paroline potenti ma dolorose alle quali mi sono riferito nel titolo di questo articolo. Quali sono? "Mi dispiace".

CHIEDI SCUSA
È davvero tanto semplice. Sei stato uno stupido? Hai mandato tutto a rotoli? Chiedi scusa, con convinzione!
A dire la verità, poche cose sono tanto difficili da fare per noi uomini. Chiedere scusa fa male – ridimensiona quell'ego di cui parlavo. Ci fa sentire piccoli. È un bel po' umiliante, ma bisogna superare le resistenze. Se non imparate ad ammettere i vostri errori e a scusarvene, il vostro matrimonio ne soffrirà. Il risentimento si farà strada, monterà la rabbia e le ferite si allargheranno. Prima che ve ne rendiate conto, i più piccoli disaccordi diventeranno cibo per lotte all'ultimo sangue.
Non importa quanto possiamo progredire in santità, non possiamo mai aspettarci di non peccare. Feriremo le nostre mogli con le nostre parole e le nostre azioni. Ci arrabbieremo e diremo cose di cui ci pentiremo. Ci comporteremo da stupidi. È inevitabile. La domanda è un'altra: quando accade, cosa possiamo fare?
Ho imparato presto nel mio matrimonio il potere di chiedere scusa. Ho perso il conto delle volte in cui sono stato egoista e insensibile nei confronti di mia moglie, ma non appena mi rendo conto di aver commesso un peccato nei suoi confronti mi sforzo di scusarmi e di risistemare le cose il prima possibile. La cosa bella è che mia moglie si affretta sempre a perdonarmi, e spesso si scusa per i suoi peccati se è lei ad essere in torto. Fa male scusarsi? Sì, ogni volta, ma ha mantenuto il nostro matrimonio sano e felice.
I rapporti sani da questa parte del cielo non riguardano il fatto di non peccare mai. Riguardano piuttosto il fatto di imparare a pentirsi e di perdonare settanta volte sette. Siamo in una scuola d'amore, e il nostro Signore vuole insegnarci ad amare come fa lui, sulla via della croce. Uomini, se volete un matrimonio felice imparate a chiedere scusa di cuore. Fatelo tutte le volte che ce n'è bisogno (saranno migliaia). Vi stupirete dei risultati.

Fonte: Aleteia, 28/05/2015

5 - IL RIBALTAMENTO DEI PRINCIPI NON NEGOZIABILI
Proprio quando molti cattolici non digeriscono più la non negoziabilità dei nostri principi, il laicismo afferma i suoi, con un'intransigenza degna del peggior integralismo (e intanto su Facebook spopola la foto-profilo con i colori della bandiera gay)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29/06/2015

La sentenza della Corte suprema americana del 26 giugno scorso che obbliga gli Stati dell'Unione a riconoscere il matrimonio omosessuale è tragicamente importante. Essa segna il passaggio alla non negoziabilità dei principi contrari ai principi non negoziabili. Non è un gioco di parole. I principi non negoziabili non solo vengono contestati ma vengono dichiarati non negoziabili i principi contrari. Mentre molti cattolici non digeriscono la non negoziabilità dei principi non negoziabili, gli altri si accaparrano proprio quella – la non negoziabilità – e la fanno propria. Quello che noi buttiamo via per pararci le spalle dall'accusa di integralismo, gli altri fanno propria senza paura di essere accusati di integralismo.
La società ha comunque bisogno di principi non negoziabili, ossia ha bisogno di assolutezza. Sono stati combattuti i "nostri" principi non negoziabili e noi non li abbiamo sufficientemente difesi perché abbiamo pensato che la società non avesse più bisogno di assolutezza per non sembrare integralisti, ma ai nostri sono stati sostituiti i "loro", che godono ugualmente di non negoziabilità. Anche quando quello all'aborto è stato considerato un diritto si era varcata quella linea rossa. Anche quando si è parlato – al Cairo, a Pechino e poi dappertutto – di "diritti sessuali e riproduttivi" si era varcata quella soglia rossa. Erano nuovi principi non negoziabili sulla base dei quali vietare anche l'obiezione di coscienza. Ma con la sentenza della Corte suprema americana del 26 giugno la cosa appare perfino più dirompente. Ma quello americano non era un buon esempio di una laicità aperta? Di una laicità moderata che, a differenza del giacobinismo francese, non vuole diventare a sua volta una nuova religione? Eppure, anche in America lo Stato si pone non in posizione di neutralità ma di assolutezza: il riconoscimento del matrimonio omosessuale non è negoziabile.
La cosa è molto interessante perché evidenzia che i soggetti che lottano per la secolarizzazione non si accontentano, ma si fanno guidare dai principi. E questo proprio quando tra i cattolici c'è una grande tentazione di mettere da parte i principi e firmare col mondo una tregua. Tregua unilaterale, perché invece il mondo continua a farsi guidare dai "suoi" principi. Il mondo continua ad avere chiaro il progetto strategico, che è di principio. Continua ad essere esigente e coerente e a non fermarsi mai fino a che ottiene il massimo.
La natura della sentenza americana ha questo significato. Intenderla solo come frutto occasionale di una serie di contingenze o limitarsi a valutarne il significato solo come vulnus alla democrazia perché i giudici della Corte sono nominati e non eletti, oppure, anche, considerarla solo come una negazione del diritto alla libertà religiosa è riduttivo.
Nei confronti del processo di secolarizzazione i cattolici sono stati troppo ottimisti. Hanno coltivato nei suoi confronti idee che oggi si rivelano non solo superate ma sbagliate: la possibilità di una "fede secolare democratica" comune, la possibile convergenza di tutti verso il riconoscimento di una comune natura umana, l'esistenza di una laicità democratica aperta e rispettosa. Questo ed altro essi si sono sognati, non tenendo conto, come avvertiva Cornelio Fabro, che "secolarizzazione e secolarismo" sono la stessa cosa e non c'è secolarizzazione che non aspiri a diventare secolarismo. Essa non dorme di notte fino a che non lo diviene. Nella secolarizzazione c'era e c'è qualcosa di più, un'anima "religiosa" che pretende tutto e che procede indefettibilmente per principi, anche quando tatticamente sembra accontentarsi di poco. Ormai si tratta della realtà o del suo rovescio. Davanti c'è un avversario che procede per principi mentre spesso ci si illude di poter scendere a patti con esso.
La Corte suprema americana ha scritto, per dirla con le parole che Christopher Dawson ha adoperato per la rivoluzione francese, "una nuova religione civica che avrebbe avuto uno spirito interamente totalitario e che non avrebbe riconosciuto alcun dovere superiore al servizio allo Stato". Su questa base c'è da attendersi, come nel periodo del Terrore, una "guerra civile religiosa" durante la quale saranno puniti, come disse allora Saint-Just, "non solo i traditori ma anche gli indifferenti".

Nota di BastaBugie
: in questi giorni 26 milioni di utenti hanno modificato la loro foto su Facebook con i colori della bandiera omosessualista. Solidarietà al mondo omosessuale? Esultanza per la sentenza della Corte Suprema americana? Macché!
L'articolo dal titolo "Facebook: un'indagine di mercato dietro l'iniziativa delle foto gay-friendly" ci svela il trucco.
Ecco l'articolo pubblicato il 30 giugno 2015 da "Emerge il Futuro":
In caso abbiate deciso di staccare la spina al pc per qualche giorno e di disinteressarvi della vita in formato digitale, magari per concedervi una meritata gita fuori porta al riparo dall'afa, avrete sicuramente notato al rientro come le foto del profilo di molti tra i vostri amici avessero assunto un'insolita colorazione arcobaleno.
Una volta esclusa l'ipotesi legata a danni permanenti alla retina causati dalla sovraesposizione a raggi UV, sarà stato sufficiente collegare la bandiera arcobaleno con l'imminente Gay Pride, fare due più due e comprendere che l'iniziativa proposta da Facebook altro non era che un modo per esprimere solidarietà ai manifestanti e alle loro istanze a favore di norme che regolamentino unioni e matrimoni tra persone dello stesso sesso.
E invece no: la campagna andata in scena sul social network più popolato al mondo altro non era che un'indagine di mercato abilmente camuffata sotto la variopinte spoglie arcobaleno di una manifestazione sociale tutta in salsa digitale.
A confessarlo sono stati gli stessi responsabili di Facebook che hanno reso note, nella giornata di oggi, le reali volontà dell'azienda e il fatto che dietro l'iniziativa gay-friendly si celasse una ricerca di mercato finalizzata allo studio della propagazione dei fenomeni virali.
In pratica, Zuckerberg e soci, spinti dalla volontà di analizzare i flussi e le tempistiche che consentono la diffusione di un dato messaggio attraverso la Rete, hanno deciso di cogliere al balzo la palla Gay Pride e di sfruttare l'occasione per racimolare dati utili alla genesi di altre eventuali app, mescolando il tutto con una buona dose di finta solidarietà e altrettanto finto trasporto emotivo.
Gli oltre 26 milioni di utenti che hanno aderito alla campagna si sono posti dunque come inconsapevoli cavie di un test finalizzato a valutare le reazioni emotive individuali e collettive di fronte alla proposizione di un tema di attualità. [...]

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29/06/2015

6 - SINODO SULLA FAMIGLIA, E' IL MOMENTO DI SCHIERARSI
I rinforzi arrivano dall'Africa: il cardinale Sarah guiderà la riscossa della dottrina di sempre al sinodo di ottobre 2015
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: Il Timone, maggio 2015

Sicuramente non si riferiva ad un generico combattimento spirituale il cardinal Walter Kasper quando a fine marzo parlava di una battaglia in corso nel Sinodo. «Occorre pregare - aveva dichiarato in Inghilterra il porporato fautore della proposta di estendere la Santa Eucaristia anche ai divorziati risposati - perché c'è una battaglia in corso». Il riferimento era alle opposizioni via via crescenti alle sue linee per l'accesso al SS Sacramento che sono state il terreno di scontro principale dell'ultimo Sinodo straordinario sulla famiglia. E oggi, a pochi mesi dal redde rationem definitivo della prossima assise episcopale, quella "dichiarazione di guerra" sembra mostrare uno scacchiere sempre più marcato. È arrivato dunque il momento di schierarsi? Sembrerebbe di sì, almeno stando a quanto vescovi e cardinali dicono in questi ultimi tempi sul tema. Un tema esplosivo che Papa Francesco, in una lunga intervista, ha provato a disinnescare, ma che in questi mesi è stato sempre più al centro dell'agenda del prossimo Sinodo.

PAROLA D'ORDINE: SCHIERARSI
Schierarsi dunque, dice Kasper, ma dove? E soprattutto con chi? Una prima indicazione arriva qualche giorno dopo dal cardinal Gerhard Ludwig Muller, prefetto per la Dottrina della fede, che al quotidiano francese La Croix ha di nuovo rigettato la proposta di Kasper, come aveva fatto con altri autorevoli porporati (Burke, Caffarra, Brandmuller, De Paolis) nel libro uscito prima del Sinodo Permanere nella verità di Cristo. Il libro ha rappresentato un primo strumento di opposizione di fronte al metodo proposto dal Sinodo di modificare la prassi senza cambiare la dottrina. Esperimento che, è stato fatto notare, porterebbe a snaturare anche il depositum fidei. Così, mentre le singole conferenze episcopali iniziano a rendere noti i propri delegati al Sinodo di ottobre, si fa sempre più marcata la distanza che intercorre tra quello che potrebbe essere definito il gruppo di Kasper e il gruppo dei cardinali e vescovi "fedeli alla linea".

IL FATTORE AFRICA
Dopo Muller anche il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier ha affidato a Twitter un pungente cinguettio per rispondere a Kasper: «È preoccupante leggere l'espressione applicata a Kasper come teologo del Papa». Oggetto del contendere una frase del porporato tedesco che aveva rimproverato l'offensiva dei vescovi africani su materie come quelle degli omosessuali che «a casa loro sono ancora tabù». Apriti cielo, Napier ha tuonato contro di lui accusandolo di non essere rispettoso della Chiesa d'Africa. Quello della Chiesa d'Africa infatti è un tema che sta diventando sempre più decisivo. E non solo perché è stato anche grazie alla fiera opposizione dei prelati del Continente Nero se il tentativo di far passare tesi contro la dottrina è stato vanificato nell'ultimo Sinodo straordinario. Ma anche perché all'orizzonte si è fatto vivo un altro cardinale africano che si è opposto al tentativo di rompere con la tradizione e affidare la pastorale al sentimentalismo del momento. Fino a quando Papa Francesco non lo ha nominato Prefetto della Congregazione per il Culto divino, pochi conoscevano il suo nome. Ma sulle parole di Robert Sarah oggi si è polarizzata la riscossa in vista del Sinodo prossimo.

DIO O NIENTE: UN ANTIDOTO AL RELATIVISMO
Merito anche di un libro che il religioso originario della Guinea ha scritto: Dieu ou rien (Dio o niente). Un libro rivelazione, che mostra la straordinaria vivacità di pensiero e di fedeltà al Magistero da una terra di missione come quella dell'Africa, rimandando a profondità teologiche e un rigore dottrinale cresciuto facendosi largo tra persecuzioni e martiri. Sarah sbanca nella produzione letteraria pre sinodale con parole chiare e dirette: «La Chiesa deve cambiare la sua fedeltà a Dio?», «Che futuro dobbiamo aspettarci se i fedeli amano il Papa, ma non applicano la sua dottrina?». E ancora: «Per molti è normale che Dio riversi su di loro la sua misericordia, mentre dimorano nel peccato, ma non capiscono che la luce e le tenebre non possono coesistere». Si riferiva forse a Kasper? Forse, soprattutto se si pensa che successivamente si arriva a parlare del tema comunione ai divorziati risposati: «E un'ossessione di certe Chiese occidentali che vogliono imporre soluzioni che contraddicono l'insegnamento di Gesù. L'idea che bisognerebbe riporre il Magistero in un bello scrigno separandolo dalla pratica pastorale è una forma di eresia, una pericolosa patologia schizofrenica». Non è abbastanza chiaro? «Neppure il Papa può demolire o cambiare l'insegnamento di Cristo». Parole, le stesse, dette nel corso di alcuni convegni pubblici dall'Arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra.

IL RIBALTONE DEI FEDELI ALLA LINEA
Secondo il vaticanista Sandro Magister, curatore del blog Settimo Cielo il Papa si sarebbe accorto dell'estremismo delle posizioni di Kasper perché la comunione, avrebbe detto, «non è una coccarda, una onorificenza». E starebbe favorendo l'ingresso di cardinali del peso di Caffarra nella prossima assise. Anche se la Cei non dovesse includere il vescovo emiliano tra i delegati. D'altra parte le altre conferenze episcopali si stanno già attrezzando con delegati di stampo "ortodosso": dagli Stati Uniti, dove i 4 nominati sono tutti contrari all'eucaristia ai divorziati risposati, alla Spagna, l'Olanda, la Polonia, l'Africa, la Nuova Zelanda e l'Uruguay. A ribattere recentemente a Kasper è stato anche il cardinal Walter Brandmuller che ha utilizzato la metafora dell'architetto che costruisce il ponte più bello del mondo, ma se questo è costruito senza rispettare le leggi dell'ingegneria crollerà. E poi c'è il cardinal Leo Burke, che ha scelto la strada della peregrinatio in alcune diocesi italiane (non sempre accolto con dignità) per confutare gli errori della "dottrina" Kasper e ribadire di essere un cattolico e non un ultra-conservatore. Un ribaltone, rispetto ai mesi scorsi quando a parlare sui media erano solo i fautori del sì, che nel suo "borsino" Magister ha inquadrato come un vantaggio dei difensori della tradizione. Vedremo che cosa accadrà nei prossimi mesi. Certo, la dichiarazione di guerra Kasper l'ha lanciata, e, forse, non c'è nemmeno da scandalizzarsi. Semmai ci sarebbe da chiedersi, ce lo ammoniva anche Gesù, se il porporato ultra progressista tedesco abbia fatto i calcoli su quanti siano adesso gli uomini del suo esercito, prima di partire all'assalto finale.

Fonte: Il Timone, maggio 2015

7 - UN ANNO FA LO STATO ISLAMICO CONQUISTAVA MOSUL (EX NINIVE): ECCO COME SI VIVE OGGI SOTTO IL CALIFFATO
Chi fuma una sigaretta viene frustato, a chi ruba viene amputata la mano, gli adulteri vengono gettati giù dai palazzi e le donne sono lapidate (VIDEO: i profughi cristiani di Mosul)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 09/06/2015

È passato esattamente un anno da quando un piccolo battaglione dell'Isis, composto da circa 1.000 soldati, è riuscito a conquistare la seconda città più importante dell'Iraq. La notte tra il 9 e il 10 giugno i terroristi islamici sono entrati indisturbati a Mosul, mentre due divisioni dell'esercito iracheno poste a difesa della città, circa 30 mila uomini, si davano alla fuga.
In un anno lo Stato islamico ha imposto il suo califfato applicando in modo rigido la sharia, costringendo migliaia di cristiani alla fuga, confiscando i loro beni, uccidendo gli oppositori, sciiti e sunniti, facendo saltare in aria moschee e santuari "idolatri", abbattendo croci, vessando i negozianti e imponendo un'educazione islamista nelle scuole.

CITTÀ IGNORANTE E SPIETATA
Hanaa è musulmana, vive a Mosul, e non era abituata a portare il velo integrale: «Le donne devono coprirsi di nero dalla testa ai piedi», ha raccontato alla Bbc. «Un giorno mi annoiavo così tanto a casa che ho chiesto a mio marito di portarmi fuori, anche a costo di portare il niqab. Siamo andati in un bel ristorante, che eravamo soliti frequentare prima [dell'arrivo dell'Isis]. Appena seduti, mio marito mi ha detto di scoprirmi il volto perché non c'erano uomini dell'Isis. (…) Ero davvero felice ma subito il proprietario è arrivato pregando mio marito di farmi di nuovo nascondere il volto perché i combattenti dello Stato islamico fanno ispezioni a sorpresa e se mi avessero visto così l'avrebbero frustato. Molti uomini sono stati frustati solo perché le mogli non portavano i guanti. (…) Chi protesta viene picchiato e umiliato. (…) Alla fine abbiamo accettato e ho cominciato a pensare a quanto ignorante e spietata sia diventata questa città. Fuori dal ristorante, un padre cercava la figlia: era nascosta in quella distesa di nero».

CASE CRISTIANE CONFISCATE
Mariam lavorava come ginecologa a Mosul e fino a quando i terroristi islamici non hanno preso la città, si è rifiutata di scappare. «Sono stata minacciata e molestata ma ho continuato a far nascere bambini come sempre», ricorda. «Poi sono dovuta scappare quando la città è caduta. Sono una divoratrice di libri e avevo una bellissima collezione, anche perché gli amici che cominciavano a scappare davano a me i loro libri perché li tenessi. Quando sono fuggita ho salvato il mio corpo, ma la mia anima è rimasta a casa con i libri. Rifugiata a Erbil, ho saputo che la mia casa è stata confiscata e marchiata con la lettera "N" [per nazareni, cristiani]. Ho chiamato i miei amici di Mosul, chiedendo di salvare i miei libri. Ma era troppo tardi: sono stati bruciati in strada».
Ogni giorno, chi viola le regole imposte dall'Isis, viene punito secondo la sharia. Testimonia Zaid, residente nella città: «Chi fuma una sigaretta viene frustato, a chi ruba viene amputata la mano, gli uomini che commettono adulterio vengono gettati giù dai palazzi e le donne lapidate. Spesso la gente è costretta ad assistere alle punizioni. (…) Chi viene arrestato e rilasciato racconta storie di un'atrocità inimmaginabile. Molti restano in silenzio perché sono terrorizzati».

SALARIO CONFISCATO
Dopo l'arrivo dell'Isis, Hisham si è trovato senza lavoro ed è stato costretto anche ad abbandonare l'università: «Per loro tutto è "haram", proibito, e quindi me ne sto chiuso in casa a far niente. I ricchi vanno avanti con i risparmi, chi ha un salario sbarca il lunario, i poveri sono abbandonati alla misericordia di Dio. (…) La vita di tutti i giorni è cambiata in modo indescrivibile. Ogni svago, come i pic-nic, è bandito perché considerato spreco di tempo e soldi. Un quarto del salario viene confiscato per "ricostruire la città" e chi si oppone viene punito duramente. Gli ospedali sono riservati solo ai membri dell'Isis. Gli imam delle moschee sono stati tutti sostituiti con uomini favorevoli a loro. Molti non vanno più in moschea perché li ti costringono a giurare fedeltà all'Isis e noi odiamo questa cosa. Mio fratello si è beccato 20 frustate perché non ha chiuso il suo negozio durante l'orario della preghiera: la religione non si può imporre con la forza».
Anche a scuola è cambiato tutto. «Mio fratello di 12 anni va ancora a scuola: abbiamo pensato che una scuola controllata dall'Isis fosse meglio che nessuna educazione», spiega Mahmoud. «Ma un giorno, tornato a casa, l'ho visto che disegnava la loro bandiera e cantava un loro inno. Sono impazzito e gli ho gridato contro. Ho strappato il disegno, lui si è messo a piangere ed è corso da nostra mamma. L'ho minacciato di non farlo più (…) e l'abbiamo ritirato da scuola. Meglio nessuna educazione (…), inizio a pensare che vogliano seminare la violenza, l'odio e il settarismo nelle menti dei bambini».

Nota di BastaBugie
: che fine hanno fatto i cristiani fuggiti da Mosul (ex Ninive)? Guarda il seguente video di quattro minuti nel dramma dei profughi cristiani di Erbil, scampati dall'orrore omicida dell'ISIS


https://www.youtube.com/watch?v=Ie7Z4sJbF84

Fonte: Tempi, 09/06/2015

8 - IL BRUTTO DI SENTIRSI COMPRATI E NON ACCOLTI
Sono nata dal seme di uno sconosciuto per far piacere alla mamma (che ora è pentita e mi sostiene)
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 6 maggio 2015

Dolce e Gabbana? Avevano ragione loro. I bambini devono nascere da un padre e una madre e non in laboratorio, perché «la vita ha un corso naturale e ci sono cose che non dovrebbero essere cambiate». È ciò che pensa Alana Newman, 28 anni, «nata con lo sperma di uno sconosciuto per fare piacere a mia mamma» e «usata come una sorta di strumento per risolvere le sue mancanze».

UN VUOTO INCOLMABILE
Hattie Hart, 16enne, ha scoperto due anni fa di essere stata concepita con lo sperma di un donatore anonimo. Insieme a Newman, ha scritto sul Federalist un articolo contro il «bullismo» di Elthon John, ai danni di Dolce e Gabbana, e «la moltitudine di genitori che difendevano i loro "bei bambini" fatti artificialmente», bambini che «non hanno voce per protestare». Hart pensava che «l'uomo con cui sono cresciuta fosse mio padre, ma non avevo un buon rapporto con lui. Poi, quando ha divorziato da mia mamma, mi ha detto la verità. Inizialmente provai un sospiro di sollievo per il fatto che non fosse mio padre: era distaccato e non mi ha mai trattata come i suoi figli naturali. Ma dall'altra parte, scoprire di non avere un papà mi ha lacerata. È un vuoto incolmabile», spiega a tempi.it.
Newman ricorda di quando al college lesse Il Nuovo Mondo di Aldous Huxley, che già nel 1939 anticipava lo sviluppo delle tecnologie della riproduzione a fini eugenetici e di controllo delle nascite. Nonostante «l'ambiente liberal, la mia classe era contraria a un mondo così. Allora rivelai la mia storia». Alla notizia i compagni rimasero in silenzio, finché un ragazzo esclamò: «Beh, pare un essere umano perfetto, forse non dovremmo essere così isterici!». Io, continua Newman, «sono sì un essere umano, come lo è il figlio di uno stupro, ma questo non significa che stuprare sia giusto». E poi «la mia psiche non è così normale. E qui non si tratta di qualcosa che i medici possono aggiustare. È un problema spirituale».
Hart, da quando ha scoperto come è nata, ha cominciato «a leggere e incontrare persone come me. Quelli come noi hanno tutti problemi di fiducia, abbandono, rifiuto con cui devono convivere tutta la vita». Le due ragazze citano a tempi.it lo studio intitolato My daddy's name is donor (Mio papà si chiama donatore), da cui emerge che chi è privato di una delle due figure, materna o paterna, corre gli stessi rischi di coloro che sono cresciuti da persone drogate o alcolizzate: «È così, è la pura verità, che piaccia o no».

UN AMORE DIVERSO
Oggi però Newman è felicemente sposata con due figli. «È vero, sono stata fortunata. Prima di tutto perché ho letto tantissimo, senza stancarmi, per anni, e ho capito come mai stavo così male, scoprendo che anche gli altri figli dell'eterologa soffrono. Ma soprattutto ho avuto la fortuna di incontrare alcuni cattolici che mi hanno amata in un modo che non conoscevo. A casa mia si amava per sentirci bene, mentre per queste persone l'amore era un'altra cosa: si sacrificavano e si privavano di qualcosa di loro per rendere felice me. L'opposto di come ero sempre stata trattata. Questo amore mi ha cambiata, ma il mio passato resta».
Per Hart «una delle più grandi tragedie è la perdita dell'appartenenza. La fecondazione eterologa è devastante, dovrebbe essere vietata. Per questo ringrazio Dolce e Gabbana: mi sono sentita difesa da due persone coraggiose, che hanno parlato a nostro favore in una società in cui tutti hanno paura di farlo. Una società che onora solo le coppie e i singoli che vogliono bambini e mai i figli e i genitori biologici». Nell'ambiente in cui Hart è cresciuta «dire che un bambino ha il diritto di crescere con sua madre e suo padre non è permesso. Per fortuna mia mamma ha capito la gravità delle conseguenze del suo gesto e ora mi sostiene. Ma non è facile comunque». Che cosa aiuta Hart ad andare avanti? «Io spero. Ora so che con la terapia posso aiutarmi, anche se chi è passato di qui dice che un vuoto ci sarà sempre. Ma soprattutto sono felice di aver incontrato Alana che mi vuole bene davvero, è il mio mentore, una sorella che mi ha capito ed è strano in una società che mi fa sentire in colpa per i miei sentimenti». Invece «dire la verità, parlare di quello che mi è successo e sapere che può servire è terapeutico, mi fa sentire bene. Si capisce, no?».

Fonte: Tempi, 6 maggio 2015

9 - OMELIA XIV DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 6,1-6)
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 5 luglio 2015)

Le letture di questa domenica ci fanno riflettere sul dovere che abbiamo di ascoltare la Parola di Dio e di metterla in pratica, e sulle tristi conseguenze che derivano dalla nostra chiusura di cuore. Di questa chiusura parla sia la prima lettura che il Vangelo. Innanzitutto la prima lettura: Dio invia il profeta Ezechiele con queste parole: «Io ti mando ai figli d'Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me […] Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito» (Ez 2,3-4).
Questa durezza di cuore la ritroviamo nel brano del Vangelo che narra della predicazione che Gesù fece alla sinagoga di Nazareth, la sua patria. I nazaretani non ascoltarono la parola del Signore e si meravigliarono di come poteva essere che Gesù avesse una tale sapienza. Rimasero stupiti, ma non si convertirono: l'avevano visto crescere e vivere umilmente, l'avevano visto lavorare come falegname senza alcun segno di grandezza, e non vollero accogliere la sua parola.
Senza volerlo, gli abitanti di Nazareth ci offrono la più preziosa testimonianza della vita nascosta di Gesù. Furono trent'anni di vita normalissima, fatta di tante azioni ordinarie e ripetitive. Durante quei trent'anni, Gesù santificò il lavoro e si guadagnò il pane con il sudore della sua fronte. Durante quei trent'anni, il nostro Maestro divino visse sottomesso a Maria sua Madre, servendola e proteggendola, soprattutto dopo la morte di san Giuseppe.
Alla luce di questo esempio così luminoso, cerchiamo di apprezzare anche noi la vita di ogni giorno, il lavoro assiduo, il dovere quotidiano, le mille azioni forse monotone che si ripetono sempre uguali. Sarà proprio conducendo questa "vita nascosta" che anche noi ci santificheremo, come hanno fatto tanti nostri fratelli e sorelle, sconosciuti ai più, ma che un giorno conosceremo.
Comprendiamo anche noi che la santità non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel compiere le azioni ordinarie straordinariamente bene, proprio come ha fatto Gesù in quei lunghi anni di vita nascosta. Questa fu la vita di Maria Santissima, una vita che non si distinse per miracoli e predicazioni, ma unicamente per il suo ardente amore a Dio e al prossimo.
Per Gesù venne poi il tempo della predicazione e dei miracoli, ma a Nazareth non lo vollero accogliere, tanto che il Signore proruppe in questa amara constatazione: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (Mc 6, 4). Il testo del Vangelo dice addirittura che gli abitanti di Nazareth si scandalizzarono a motivo di quella predicazione inaspettata.
La cosa più brutta fu che il Signore non poté compiere nessun prodigio, se non qualche guarigione, evidentemente concessa a qualche anima umile che aprì il suo cuore alla grazia di Dio (cf Mc 6,5). Gesù si meravigliò della incredulità dei più, e andò a predicare in altri villaggi.
Da questo episodio impariamo una triste realtà: la nostra mancanza di fede paralizza in un certo senso l'Onnipotenza di Dio. Spesso anche per noi Gesù non può compiere grandi cose, proprio a motivo della nostra incredulità. Vogliamo dunque rinnovare la nostra fede e chiedere al Signore che la dilati sempre di più.
Un giorno Gesù disse a santa Faustina che pregare è un po' come attingere acqua da un pozzo. Quanto più il secchio è grande, tanto più abbondante sarà l'acqua che si riuscirà ad attingere. Ebbene, il pozzo simboleggia il Cuore di Gesù, la fune raffigura la nostra preghiera, e il secchio rappresenta la nostra fiducia: quanto più la fiducia è grande, tanto più numerose saranno le grazie che riceveremo dal Cuore sacratissimo del nostro Redentore.
Quando la nostra preghiera è fiduciosa diventa molto potente e può ottenere tutto ciò che è veramente utile. Per questo motivo, san Claudio de La Colombiere affermava che la preghiera è l'Onnipotenza di Dio nelle nostre mani. Per questo motivo, san Massimiliano Maria Kolbe scriveva: «Sii un'anima di preghiera e di umiltà, e vedrai anche i miracoli, se sarà necessario». La nostra preghiera sarà sempre ascoltata nella misura della nostra umiltà, fiducia e perseveranza.

Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sito
www.ilgiornodelsignore.it

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 5 luglio 2015)

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