BastaBugie n�416 del 26 agosto 2015

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1 IN ONORE AL PACIFISMO, IN CHIESA VIENE CENSURATA L'ANTICA PREGHIERA DELL'ALPINO
Ecco il passo incriminato: ''Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana''
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 SARA' BEATO IL VESCOVO MARTIRE UCCISO DAI TURCHI
Nel centenario del genocidio armeno, papa Francesco ha autorizzato la beatificazione di Yakub Melki a cui fu proposto di farsi musulmano, prima di essere decapitato
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 QUANDO I COMUNISTI NON TOLLERAVANO I GAY
Basterebbe leggere gli scritti di Palmiro Togliatti o le cronache dello scandalo che coinvolse il partito e Pier Paolo Pasolini
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 LA MESSA DOVE L'HAI MESSA?
Tra chitarre e aria fritta, la comunione e le minigonne, il segno della pace e i lunghissimi annunci finali
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
5 GUERRA ALLA CASA BIANCA: L'ASTRONAUTA LESBICA SFRATTA IL FRATE CHE IL PAPA STA PER CANONIZZARE
Il beato Serra sarà santo, ma in Campidoglio vogliono sostituire la statua del frate con il busto di una paladina dei gay
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 UNA STUDENTESSA SENEGALESE RICEVE UNA LETTERA ANONIMA CHE LE DA' DELLA NEGRA: APRITI CIELO!
Ne parlano i telegiornali... che invece hanno ignorato la notizia del senegalese che ha stuprato una bambina di 6 anni
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 LA FONDAZIONE MIGRANTES DEFINISCE VERGOGNOSA L'IDEA DI RESPINGERE I BARCONI DEI MIGRANTI
Cari buonisti, andate a lezione da Biffi, che nel 2000 disse...
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 DA SUPEREROI A GENTILI PALADINI DEL SUPERGENDER
Dopo l'introduzione di personaggi gay, ci sarà il supereroe trans, che nasconde l'identità con minigonna e tacchi a spillo?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 STACCHIO, EROE PER CASO, MA L'ITALIA NON E' IL FAR WEST
Purtroppo, diciamo noi, perché lì almeno la pistola ce l'avevano anche i buoni (VIDEO: la tentata rapina)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
10 IL NEMICO PEGGIORE PER I CATTOLICI? L'IGNORANZA
Gli -ismi moderni non sono altro che riedizioni in salsa laicista di antiche eresie già condannate dalla Chiesa
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
11 OMELIA XXII DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 7,1-23)
Dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IN ONORE AL PACIFISMO, IN CHIESA VIENE CENSURATA L'ANTICA PREGHIERA DELL'ALPINO
Ecco il passo incriminato: ''Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana''
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18-08-2015

Eh, come dice il nostro Romanzo Nazionale, se uno il coraggio non ce l'ha mica può darselo. Ma almeno don Abbondio non si schierava con i Bravi. Sì, insomma, certi recenti pugni sul tavolo episcopale tuonano impavidi contro la minoranza screditata dai grandi media e dal pensiero politicamente corretto (cioè, quello che comanda), mentre col Potere Vero la coda rimane tra le gambe e il guanto di velluto è, per maggior sicurezza, unto di vaselina. Cotanto esempio, come sempre accade, scende giù per li rami e rianima l'antico vezzo clericale di saltare sul carro del vincitore. Non c'è mai stata una rivoluzione (cruenta o solo ideologica) nella storia che non abbia visto una fetta di clero innamorarsi perdutamente del nuovo-che-avanza, perciò non c'è da stupirsi. Il buon vecchio Cossiga, aduso a cantarle chiare, una volta ebbe a dire che «gli unici valori non negoziabili cui i vescovi tengono sono quelli dell'otto per mille». Ma, com'è noto, il Picconatore passava per pazzo (fu lui stesso a dire che era stata messa in giro questa voce), perciò la battuta non fa testo.

CENSURATA L'ANTICA PREGHIERA DELL'ALPINO
Sia come sia, non ci stupisce affatto la levata d'ingegno dell'ufficio liturgico della diocesi di Vittorio Veneto, che ha censurato l'antica Preghiera dell'Alpino. Così, alla fine della messa al Passo San Boldo, fra Treviso e Belluno, gli alpini sono usciti di chiesa e la loro preghiera se la sono declamata fuori. Ma che cosa contiene di scandaloso detta Prece? Ecco il passo incriminato: «Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana». Pare una boldrinata, ma è uno scherzo da prete, anche perché la Presidente della Camera non frequenta le chiese. Ma gli alpini sì. Epperò questi ultimi sono stati difesi da Salvini in un tweet, così il cerchio si chiude. Salvini non comanda e non è obamiano come i grandi media e il partito di maggioranza. Quando comanderà, allora vedrete i preti in paramenti verdi, ma prima di allora nisba.
Intanto, però, abbiamo un problema. Sì, perché non c'è Forza Armata che non abbia una sua speciale Preghiera, dai marinai ai poliziotti, i quali hanno pure i cappellani. I cappellani tutti, poi, fanno diocesi a parte, a capo della quale c'è un vescovo detto Ordinario Militare e inquadrato nell'esercito come generale di alto grado (con tanto di stellette sulla tonaca). Questo presule chissà quante Patrie e Bandiere e Armi deve ogni volta menzionare quando prega con le truppe (ogni sezione delle quali ha il suo celeste Patrono, da San Michele Arcangelo dei parà alla Virgo Fidelis dei caramba). D'altra parte, pure i Ferrovieri e gli Automobilisti hanno le loro Preghiere, e ognuna di queste, per forza di cose, nomina gli Attrezzi del Mestiere.

SANTIAGO MATAMOROS O MATAFLORES?
Ora, è vero che, per esempio, a Compostella i canonici del santuario hanno mimetizzato con composizioni floreali la parte bassa del grande quadro di San Giacomo perché non si vedano più i Mori calpestati dagli zoccoli del cavallo di Santiago Matamoros. Ma lì ci può essere il timore di qualche attentato jihadista [sull'attuale ridicola situazione della statua di San Giacomo, leggi nota alla fine dell'articolo, N.d.BB].
A Vittorio Veneto, mimetizzando la parte bellica della preghiera alpina che cosa si vuol ottenere? Boh.
Un risultato, intanto, lo si è raggiunto: l'uscita di chiesa degli Alpini. E speriamo, per il clero nazionale, che a qualcuno di loro non salti la mosca al naso e la penna dalla firma sulla dichiarazione dei redditi (sezione 8x1000). Eh, l'Associazione Nazionale Alpini ha un sacco di iscritti, ognuno con famiglia: fa un mucchio di gente. Per quanto riguarda il «ripudio della guerra», costituzionalmente sancito e immediatamente inserito nel Vangelo dal progressismo cattolico, fossi un prete adirei immediatamente la migliore ditta di antifurti: la polizia, infatti, è armata e usa la forza (non per niente si chiama Forza Pubblica) contro i malfattori. Prima di scomunicarla, perciò, ci penserei un attimino. Si può averne sempre bisogno, anche se catto-progressisti. Se proprio si vuol prendere esempio dal Presidente della Camera, tanto vale farlo fino in fondo.

Nota di BastaBugie: nell'articolo si fa cenno dell'assurda situazione della statua di Santiago Matamoros.
Nella basilica di Santiago c'è una grande statua di Santiago Matamoros, ma qualcuno tempo fa disse che era meglio rimuoverla per non disturbare il dialogo interreligioso con l'islam. Fu trovato il "compromesso" di lasciare la statua al suo posto, ma di nascondere con dei fiori i musulmani (i mori) travolti dal santo. Da allora dovremmo forse ribattezzare il santo Santiago Mataflores?
Noi di BastaBugie siamo andati a Compostela ed abbiamo fotografato la ridicola situazione della statua. È possibile vederla a questo link
https://www.bastabugie.it/it/contenuti.php?pagina=utility&nome=_santiago_matamoros

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18-08-2015

2 - SARA' BEATO IL VESCOVO MARTIRE UCCISO DAI TURCHI
Nel centenario del genocidio armeno, papa Francesco ha autorizzato la beatificazione di Yakub Melki a cui fu proposto di farsi musulmano, prima di essere decapitato
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-08-2015

Nel centenario del genocidio armeno papa Francesco ha autorizzato, qualche giorno fa, la beatificazione di Yakub Melki, diventato vescovo di Djézireh dei Siri col nome religioso di Flavyanus Mikhayil e ucciso dai turchi il 29 agosto 1915. Gli fu proposto di farsi musulmano, prima di caricarlo di mazzate e di decollarlo. Ma non si trattava di pulizia religiosa, bensì, più banalmente, di pulizia etnica. Il movimento dei Giovani Turchi (il cui nome si ispirava alle creazioni mazziniane) tutto era fuorché fondamentalista e della religione nulla gli importava.
Lo storico tedesco Michael Hesemann, in un'intervista al giornale online aleteia.org, ha confermato che gli ideologi del movimento avevano studiato a Parigi (come il cambogiano Pol Pot, per esempio), dove avevano assorbito le idee politiche (europee) del tempo: nazionalismo e massonismo: «Molti di loro vennero accettati dalle logge massoniche, e la loggia di Tessalonica divenne una sorta di quartier generale nazionale per loro. Talaat Bey - l'uomo responsabile del genocidio degli armeni - era perfino Gran Maestro del Grande Oriente della Massoneria turca». Il loro era un sorta di proto-nazismo, con la difficoltà che una "razza pura" turca non esisteva: l'impero ottomano da troppi secoli era multietnico e, perciò, di sangue meticcio. Così, l'elemento unificatore dell'identità nazionale venne trovato nell'islam sunnita. Infatti, chi accettò di convertirsi fu, in genere, risparmiato.

YAKUB MELKI
Ma torniamo al nostro martire. Nato nel 1858 a Kalat'ul Mara in Turchia, era di famiglia siro-ortodossa e nel 1868 si fece monaco cambiando, come d'uso, nome. A furia di studio si interessò al cattolicesimo e finì col passare alla Chiesa siro-cattolica, della quale nel 1883 fu ordinato sacerdote ad Aleppo. La sua chiesa a Tur Abdin e la sua abitazione vennero incendiate nel 1895, nel corso dei cosiddetti massacri di Diyarbakir (1894-1896), nei quali perirono sui venticinquemila cristiani armeni e siriaci, tra cui sua madre. Nel 1897 il Melki fu nominato vicario episcopale di Mardin e nel 1913, a Beirut, vescovo di Djézireh. Nel 1915 era assente; ma, appena sentito di quanto stava accadendo, tornò indietro per essere accanto al suo gregge. Perfino alcuni notabili musulmani locali gli consigliarono di scappare e mettersi in salvo, ma lui non ne volle sapere e il 28 agosto fu arrestato dai soldati ottomani insieme al vescovo di rito caldeo, Philippe-Jacques Abraham.
L'indomani, i due vennero invitati a passare all'islam: la conversione di due vescovi avrebbe costituito un bel colpo propagandistico e contribuito alla ulteriore demoralizzazione dei cristiani. Proprio per questo quelli si rifiutarono. Abraham venne ucciso subito, Melki fu pestato fino a fargli perdere i sensi e infine decapitato. La storia ufficiale turca, ancora oggi, cerca di far passare come "guerra civile" il genocidio iniziato nel 1915. In effetti, qualche tentativo di resistenza ci fu, come a Urfa, a Shabin-Karahisar e sul monte Mussa Dagh, ma si trattò di episodi sporadici, finiti, tranne nell'ultimo caso (i cristiani furono salvati da una nave francese), com'è facile immaginare.

CORPI EVIRATI
La "pulizia" non risparmiò nemmeno l'esercito malgrado la Grande Guerra in corso: furono circa duecentomila i soldati cristiani eliminati. Si arrivò a rivestire i cadaveri degli armeni con uniformi dell'esercito turco e a fotografarli per mostrare al mondo che nella "guerra civile" anche i turchi avevano subìto parecchie vittime. Questi corpi erano evirati, cosa che evidenziava la ferocia del "nemico" e in qualche modo giustificava gli "eccessi" della reazione. In realtà evitava, nel caso di una ricognizione, la scoperta che i morti, in quanto cristiani, non erano circoncisi.
Per quanto riguarda i numeri del genocidio di cristiani nell'allora impero ottomano (che non fu solo degli armeni, anche se questi ebbero il maggior numero di vittime) su queste colonne abbiamo pubblicato molti articoli, ai quali rimandiamo. Concludiamo ricordando solo che, a tutt'oggi, il codice penale turco punisce per «vilipendio all'identità nazionale» chiunque osi parlare di genocidio. Con la galera da sei mesi a due anni. Prepariamoci alle proteste di Erdogan all'ora della beatificazione ufficiale di monsignor Melki.

Nota di BastaBugie: nel 2010 un altro vescovo, Mons. Luigi Padovese, sempre in Turchia è stato ucciso al grido di "Allah Akbar".
Per non dimenticare, ecco gli articoli che abbiamo pubblicato a pochi giorni dall'accaduto:
L'ASSASSINIO DI MONS. LUIGI PADOVESE IN TURCHIA 1
Il gesto di un folle? Macché! Evitiamo il solito luogo comune già utilizzato per don Andrea Santoro
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=104
L'ASSASSINIO DI MONS. LUIGI PADOVESE IN TURCHIA 2
L'autista 26enne del vescovo ha gridato dopo l'assassinio: Ho ammazzato il grande satana! Allah Akbar!
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=105
SACRIFICATO AL DIO DIALOGO IL VESCOVO UCCISO IN NOME DELL'ISLAM
Il silenzio sul martirio di monsignor Luigi Padovese avvenuto in Turchia
di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=67

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-08-2015

3 - QUANDO I COMUNISTI NON TOLLERAVANO I GAY
Basterebbe leggere gli scritti di Palmiro Togliatti o le cronache dello scandalo che coinvolse il partito e Pier Paolo Pasolini
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10-08-2015

Tra la fine del 1949 e i primi mesi dell'anno seguente Pier Paolo Pasolini venne espulso dal Partito Comunista Italiano, ufficialmente per «deviazioni ideologiche», in verità per uno scandalo omosessuale in cui il futuro regista era rimasto coinvolto. Come ricorda Marco Belpoliti in un suo saggio dedicato alla faccenda, nel settembre del 1949 il settimanale comunista di Udine, Lotta e lavoro, aveva accusato di corruzione di minorenni un alto esponente democristiano del quale venivano fornite pure le iniziali.
La clamorosa sconfitta nelle elezioni del 18 aprile 1948 ancora bruciava, e specialmente nel Friuli-Venezia Giulia la batosta per i comunisti era stata pesante. Così, lo scandalo Pasolini - che era pure segretario di sezione - a poche settimane di distanza non poteva essere tollerato. Al di là degli artifici verbali della misura espulsiva, il giudizio del Pci sull'omosessualità era, a quel tempo, diametralmente opposto a quello, odierno, dei suoi eredi. Sempre Belpoliti rammenta che nel maggio 1950 (dunque, pochi mesi dopo l'espulsione di Pasolini) su Rinascita, la rivista ufficiale del partito, il leader Palmiro Togliatti, firmandosi con lo pseudonimo Roderigo di Castiglia (singolarmente, un grande combattente cristiano contro i musulmani del IX secolo), se l'era presa con le posizioni antisovietiche dello scrittore francese André Gide, consigliando a quest'ultimo, piuttosto, di «occuparsi di pederastia, dov'è specialista».
Ma che cosa aveva fatto di particolarmente grave Pasolini? Niente, per gli standard attuali. Vediamo. Il 30 settembre 1949, la sera della festa patronale a Ramuscello (frazione di Sesto al Reghena, in provincia di Pordenone, Friuli) il professor Pier Paolo Pasolini, insegnante di scuola media e noto attivista comunista, si era infrattato in un campo con tre ragazzotti tutti tra i quindici e sedici anni, che poi erano stati ricompensati con 10 lire a testa (una decina di euro odierni). La cosa, tuttavia, si era risaputa ed era finita nell'orecchio dei carabinieri. Nessuno aveva sporto denuncia, ma c'erano implicati dei minorenni e la cosa andò avanti d'ufficio. Il ventisettenne Pasolini era già un personaggio noto nella zona tra Pordenone e Udine: insegnava a Valvasone, scriveva di poesia e saggistica, pronunciava discorsi per il partito di cui era ardente oratore e tesserato dal 1947. Quella sera era venuto alla festa col cugino Nico, figlio della sorella di sua madre, anche lui omosessuale e poeta. Ma questi non aveva voluto seguirlo nell'avventura erotica. Solo che, qualche giorno dopo, i tre ragazzotti avevano litigato apertis verbis in pubblico e si erano insultati a vicenda descrivendo a tinte vivaci l'episodio avvenuto tra i cespugli di Ramuscello.
I carabinieri, sulla scorta della voce dilagata, indagarono e già nell'ottobre la pretura aprì il procedimento. La zia di Pasolini ottenne che le famiglie dei tre ragazzi restassero fuori dal processo in cambio di 100mila lire ciascuna, ma il procedimento penale proseguì, per forza di cose, d'ufficio. L'imputato, in appello, se la cavò abbastanza bene, dal momento che i tre minori erano stati abbondantemente consenzienti e gli "atti osceni" si erano svolti in luogo non certo pubblico. Detto appello si svolse nell'aprile del 1952 a Roma, perché fin dal 28 gennaio 1950 il professor Pasolini vi si era trasferito insieme alla madre, lasciando casa nottetempo e il Friuli con un treno dell'alba. L'intellettuale e la mamma erano letteralmente scappati da quelle terre ingrate, ma anche dall'ira funesta di Carlo Alberto, padre di Pier Paolo.
Quest'uomo, di nobiltà romagnola e fascista della prima ora, medaglia d'argento nella guerra d'Africa col grado di maggiore, era stato prigioniero degli inglesi dal 1941 al 1947. Al ritorno aveva trovato che suo figlio Guido, fratello minore di Pier Paolo e partigiano "bianco", era stato ucciso nel 1945 con tutta la sua brigata "Osoppo" a Porzûs dai partigiani comunisti (tra le vittime, anche Francesco De Gregori, zio dell'omonimo cantautore). E che l'altro suo figlio era comunista e omosessuale. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata l'inchiesta dei carabinieri e il fattaccio di Ramuscello finito sulla stampa. L'uomo doveva aver dato di fuori da matto e la moglie doveva aver preso le difese di Pier Paolo (legatissimo a sua madre, tanto da utilizzare proprio lei per la parte della Madonna nel film Il Vangelo secondo Matteo). Da qui le valigie in fretta e furia. In una lettera di rammarico a un suo amico, Pasolini scrisse che, malgrado l'immeritata espulsione, «resto e resterò comunista, nel senso più autentico di questa parola».

Nota di BastaBugie: per approfondire uno degli episodi più oscuri della resistenza, l'uccisione della brigata "Osoppo" (di cui faceva parte il fratello di Pasolini), si può guardare il film "Porzus" del 1997. Ecco il link per saperne di più
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=6

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10-08-2015

4 - LA MESSA DOVE L'HAI MESSA?
Tra chitarre e aria fritta, la comunione e le minigonne, il segno della pace e i lunghissimi annunci finali
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, gennaio/febbraio 2000 (n.5)

L'altra domenica, nella chiesa dove vado di solito, agli annunci finali il prete si è scusato. Si era dimenticato di dire un pezzo della messa. Era troppo intento a dare il via a uno dei "canti" (il cui libro è l'unico che trovate sui banchi, al posto dell'ormai obsoleto Vangelo) e aveva saltato alcuni passaggi. Pazienza. Che volete che sia un pezzo di messa di fronte all'importanza del canto? Non lo sapete che come diceva sant'Agostino (solo Agostino per gli amici), chi canta prega due volte? Secondo me, però, si riferiva ad altro tipo di musica. Ma torniamo al pezzo di messa mancante. Ora, la cosa curiosa è che non se ne era accorto nessuno.

I LUNGHISSIMI ANNUNCI FINALI
Per forza: estenuati dalla lunghezza della predica, frastornati dalla musica leggera, la messa vera e propria la si tira via mentalmente, in attesa dell'Omelia-due, cioè dei lunghissimi annunci finali. I quali vengono ricattatoriamente sempre declamati prima dell'Oremus e della benedizione finale, sennò tutti se ne vanno.
Ora, questo sarebbe, semmai, la prova dell'importanza che la comunità annette alle iniziative parrocchiali. Dovrebbe indurre a riflettere, a cambiare quel che non interessa. Invece no. Come, vigliacchi?! Non vi interessano le riunioni, i comitati, gli organismi, le innumerevoli raccolte di fondi, il calendario degli impegni settimanali, le gite? Siete cattivi cristiani, vergogna.
Ora, è noto che quelli che il cardinale Ratzinger chiama "gli autoimpegnati", facendo parte di tali iniziative, sanno già tutto. Dunque, a quelli che non intendono autoimpegnarsi nulla importa di tutta 'sta roba. Allora – direte voi – perché menarla tanto lunga? Per forza una messa domenicale deve durare un'ora e più? Se durasse meno, cosa succederebbe di grave?
Niente, è lo "spirito postconciliare" che, lungi dal soffiare dove vuole, imperversa sempre nella stessa direzione. La messa è ormai un intrattenimento? Magari, amici miei. No, neanche questo. È una noia mortale. Sì, lo so che i vertici cattolici hanno firmato una storica intesa con quelli protestanti, e che il rito cattolico deve poter essere frequentato anche dai "fratelli separati".
Ma tale intesa è stata raggiunta troppo tardi, quando i buoi erano già tutti scappati. Le maggiori denominazioni protestanti, infatti, ormai non denominano più un bel niente. E, se non fosse per il papa, neanche la Chiesa cattolica sarebbe granché rappresentativa. Quattrocento milioni di pentecostali nel mondo stanno a significare uno scollamento biblico tra i vertici e i fedeli; nei restanti, l'unica religione è il movimentismo o il fai-da-te.

TRA CHITARRE E ARIA FRITTA
Ma torniamo alla messa. Voi mi direte: sei un nostalgico del vecchio rito latino? Vi risponderò: come faccio ad avere nostalgia di una cosa che non ricordo più? Quando era in auge, ero un bambino.
Quando fui adolescente, avevo tutt'altro per la testa. Quando divenni Kattolico, l'avevano già cambiato. No, no. Il fatto è che mi ci annoio. Entro, e mi accoglie una torma di ragazzini che chitarrano country music con testi che definire stupidi è andarci leggeri. Poi, sbrigate le letture, altre canzonette. Indi, il prete parla. E parla. E parla. E non dice niente.
La prova? Fatelo come esercizio: alla fine della messa, provate a riassumere al vostro accompagnatore quel che ha detto il prete. Scommetto le mutande che non ci riuscirete. Perché? Perché in genere si tratta di aria fritta. Che però è durata esattamente mezz'ora. Poi il prete si è seduto, e l'unica pausa dì silenzio dell'intera messa è stata data giusto per meditare quel che ha detto lui.
Non la Parola di Dio, no: solo quel che ne pensa il prete suddetto. Si ricomincia, indi, con le canzoni, che non ti lasciano nemmeno quando sei in fila per la comunione. E ringrazia il cielo che, incoraggiati dal celebrante, non ci tocchi di battere a tempo le mani. "E per esprimere la nostra gioia comunitaria", dicono. Ohibò, ma quale gioia? Ma, dico, hai guardato fuori?
Sì, ci hanno guardato, e spacciato come "intenzione dei fedeli" il commento del tg del giorno avanti. Preghiamo per il tizio che si lascia morire di fame perché gli è morto il gatto (è successo davvero). Preghiamo perché il summit economico di Seattle si ricordi dei Paesi in Via di Sviluppo (che non è il nome di una strada). Seh, figurati!

IL SEGNO DELLA PACE, LA COMUNIONE E LE MINIGONNE
Adesso diamoci il segno della pace. E si scatena il finimondo: sedie spostate, vecchiette che attraversano l'intera chiesa alla caccia di qualcuno rimasto senza stretta di mano, bambini che ancora vogliono darti il segno di pace quando la messa sta già finendo. Ora tocca al Padrenostro. Qui, si formano le catene umane. Alcuni, sporchi individualisti, elevano le mani al cielo. Permangono quei giovinotti che, le mani, le tengono in tasca per tutta la funzione.
Alcune volte ho visto ragazzine fare la comunione con la gomma da masticare in bocca. Già, la comunione. Percorsa tutta la fila, quando tocca a te ti ritrovi davanti una suora o un distinto signore con calice in mano. Il prete? Nell'altra fila. Anche se siamo in tutto cinque. Verrà, prima o poi, il distributore automatico, il quale permetterà di cogliere due piccioni con una fava: sopperire alla carenza di vocazioni e rimpinguare le mai sazie casse ecclesiastiche.
Sorvolo sulle minigonne in chiesa. Qual prete rischierebbe l'impopolarità biasimandole? Con un gran respiro di sollievo, come Dio vuole (è il caso di dirlo) la noia penitenziale finisce (non per nulla con un liberatorio "rendiamo grazie a Dio"). E ci avviamo all'uscita in un tripudio di chitarre. Fuori, ci attendono in agguato gli zingari.

Nota di BastaBugie: per eliminare gli abusi durante lo scambio della pace, il Papa è intervenuto con il seguente documento
PAPA FRANCESCO APPROVA UNA LETTERA CIRCOLARE PER ELIMINARE GLI ABUSI DURANTE LO SCAMBIO DELLA PACE
Abolito il canto per la pace (inesistente nel Rito romano); vietato lo spostamento dei fedeli dal loro posto per scambiarsi la pace; il sacerdote non può allontanarsi dall'altare (neppure a matrimoni e funerali); in alcuni casi lo scambio della pace deve essere omesso
di Antonio Canizares
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3401

Fonte: Il Timone, gennaio/febbraio 2000 (n.5)

5 - GUERRA ALLA CASA BIANCA: L'ASTRONAUTA LESBICA SFRATTA IL FRATE CHE IL PAPA STA PER CANONIZZARE
Il beato Serra sarà santo, ma in Campidoglio vogliono sostituire la statua del frate con il busto di una paladina dei gay
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/04/2015

Eh, è tanto che ci provano, ma finora non sono mai riusciti perché dovrebbero o rifare la nomenclatura all'intera West Coast o spiegare agli scolari come mai certi piccoli villaggetti californiani si chiamano con nomi papisti: San Francisco, (Nuestra Señora de) Los Angeles, San Diego, Sacramento. Eh, ai wasp non è mai andata giù la presenza della statua di Junípero Serra nel Campidoglio in mezzo alle altre glorie americane, prima fra tutti George Washington. Pensate, un frate con tanto di saio e di croce in pugno, roba da indignare i protestantissimi Padri Pellegrini. Epperò non c'era niente da fare: se i Pilgrims Fathers avevano impiantato le prime colonie sulla East Coast, padre Serra aveva evangelizzato l'altra costa e le più grandi metropoli statunitensi (quelle che abbiamo menzionato più sopra) non sono altro che sviluppi delle missioni che lui aveva fondato.

JUNÍPERO SERRA
Junípero (Ginepro, nome francescanissimo) Serra era spagnolo, per l'esattezza mallorquino, essendo nato a Petra nel 1713. Nel 1749 raggiunse Vera Cruz (altro nome papista) in Messico. Dopo avere imparato i dialetti degli indiani del Nord, nel 1767 si spinse fin nell'Alta California alla testa di sedici confratelli. Quando morì, nel 1784, gli indiani battezzati e istruiti dai suoi frati erano circa seimila. Questi imparavano a leggere e scrivere, a smettere di fare i nomadi e a costruire vere case, a coltivare la terra e, insomma, a diventare civili. Le missioni fondate da padre Serra diventarono, col tempo, le città che sappiamo. Junípero Serra è, per i cattolici, Beato, per gli americani è uno dei Padri della Patria. Finora la sua statua al Capitol stonava, sì, un po' col resto dell'ambiente, perciò era rimasta un unicum, ma nessuno aveva mai osato proporne la rimozione.
Ma poi è venuta l'era Obama e, in attesa di poter scolpire la testa del primo presidente nero sul monte Rushmore, l'homo (meglio: l'omo) novus statunitensis si è ricordato che sarebbe ora di immettere nuovi eroi nazionali tra le statue del pantheon al Congresso. Ora, poiché lo spazio colà è quello che è e ogni Stato dell'Unione vi vuole essere rappresentato, l'unica è il turn-over. Da qui la proposta (indovinate donde proveniente): la California dovrebbe svecchiare il suo parco statue e metterne una di Sally Ride, californiana e astronauta. Ciò sarebbe perfettamente in linea coi tempi nuovi, perché la Ride era una donna e pure omosex. Più equality di così... Ma dove la mettiamo, se non c'è posto? Semplice: leviamo finalmente di torno quel frate papista. Tanto, risale a prima degli Usa e, pensate, a lui è stato intitolato il Serra Club International, che –figurarsi!- favorisce le vocazioni ecclesiastiche papiste.

ASTRONAUTA E LESBICA
Junípero è il passato (imbarazzante: cattolici, indiani non sterminati, ma accolti...), la Ride rappresenta le magnifiche sorti e progressive dell'Impero Americano: astronauta, donna, omo... Ora o mai più, perché il mandato di Obama sta per scadere e, rebus sic stantibus, Hillary la prossima presidenza se la sogna. Va pur detto che, se il Serra è imbarazzante, non è che la Ride sia da meno. E non certo per le sue tendenze private. Gli Usa ci misero ben vent'anni per mandare una donna nello spazio: i sovietici avevano avuto Valentina Tereskova fin dal 1963, mentre il volo della Ride è del 1983. Per giunta, papa Francesco ha annunciato che intende canonizzare Junípero Serra, e lo farà in settembre in occasione del suo viaggio negli States. L'Apostolo della California sarà dunque Santo, come annunciato da Bergoglio ai giornalisti in gennaio sull'aereo di ritorno dalle Filippine.
Le lobbies Lgbt non hanno dunque tempo da perdere, perché settembre è dietro l'angolo e il Congresso è a maggioranza repubblicana. Dovrebbe accogliere il Papa facendogli trovare sparita proprio la statua di quello che è venuto a canonizzare? Per giunta, un Papa così popolare? Se fossi Obama, per amor di politica, lascerei padre Serra là dove sta da due secoli. La statua dell'astronauta la mettano alla Casa Bianca. O, dove è meglio che stia, nella sede della Nasa (sempre che l'ente spaziale americano, azzoppato proprio da Barack, non gliela tiri dietro).

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/04/2015

6 - UNA STUDENTESSA SENEGALESE RICEVE UNA LETTERA ANONIMA CHE LE DA' DELLA NEGRA: APRITI CIELO!
Ne parlano i telegiornali... che invece hanno ignorato la notizia del senegalese che ha stuprato una bambina di 6 anni
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/05/2015

Ieri sera (martedì 19 intendo) la corazzata nazionale (leggi Tg1) ha scomodato una troupe per mandarla a Pisa, dove - udite udite - si è verificato un clamoroso caso di razzismo (che, come tutti sanno, "tira"). Ed ecco i termini della vergogna sinceramente democratica: una studentessa di un istituto tecnico ha preso 10 (dieci!) nella materia denominata Elementi di Diritto e qualcuno gli ha mandato una o più lettere anonime cariche di invidia e livore. Tutto qui? No, perché l'insignita del massimo voto è senegalese, e il "corvo" le ha dato della «negra» in senso dispregiativo. Tutto qui, insistete? Sì, tutto qui. Ma il Tg1 ha ritenuto non solo di stracciarsi le vesti, ma di invitare gli italiani a stracciarsele pure loro, con tanto di interviste al preside (che ha minacciato, se lo o la pescano, le massime pene amministrative per il o la colpevole, fino alla perdita dell'anno scolastico), interviste a studenti in loco, specialmente a quelli di colore (due, uno mulatto e uno cinese; di neri-neri non ne hanno trovati). I quali - nella loro ingenua gioventù - hanno detto che si tratta di semplice invidia, deludendo gravemente l'intervistatrice che magari si augurava una lagna senza fine sul razzismo serpeggiante nelle scuole pisane, invece nisba.
Alla povera studentessa senegalese, troppo brava in Elementi di Diritto per Istituti Tecnici (tranquilli, non è fisica quantistica), magari verrà assegnata d'ufficio una psicologa stipendiata da Pantalone, per alleviarle il gravissimo trauma infertole da quelle lettere (mostrate alla telecamera: scritte a mano in stampatello; la Digos, che non ha tempo per i furti anche con scasso e destrezza, farà presto a rintracciare il o la razzista - analisi grafologica e del dna, impronte digitali - e i tg avranno altra grassa pastura, potendo offrire al pubblico ludibrio il cretino o la cretina, con tanto di microfono piazzato al citofono di casa). Penserete che cose del genere, tra studenti bianchi, sono sempre accadute e i direttori dei tg non hanno speso, giustamente, i soldi del contribuente per narrarli. Ma il tema del giorno è il razzismo, fa notizia. Anzi, deve farla, e se non c'è lo si crea. Tra ragazzi, insulti basati sull'aspetto fisico sono vecchi come Caino, ma l'americanata è il "razzismo", perciò forza.

LA GUERRA DELLE PAROLE
Era senegalese, guarda un po', anche quello che qualche giorno prima aveva stuprato una bambina di sei anni (sei!), figlia di amici di famiglia. Ma questa notizia non ha avuto l'onore del tg. Meno grave di una lettera invidiosa? No, certo, solo che il sessantottismo, sempre alla ricerca di un proletariato da difendere e coccolare, non ha ravvisato gli estremi dell'allarme pubblico da procurare, così il riflettore non si è nemmeno acceso. Allora - direte - sono tutti sessantottini i direttori dei tg? Macché, magari. Almeno avrebbero un'ideologia chiara e riconoscibile. No, la verità è molto peggiore, e solo chi frequenta le redazioni la conosce. D'altra parte, era una deriva insita nella logica della democrazia di massa, che ha sostituito - lodevolmente - la guerra delle armi con quella delle parole. Ma sempre guerra è. Così, le parole sono diventate arma, arma micidiale, perché «la lingua uccide più della spada» (ma questo lo dice la Bibbia, perciò è squalificato in partenza).
Attenti alle parole, dunque. L'elenco di quelle che non si possono usare, pena la gogna (per ora), è stata stilata dall'inquisizione politicamente corretta, la quale l'ha mutuata dalla sinistra americana e la aggiorna continuamente in base agli input di questa. La «custodia della lingua», che i maestri d'ascetica si limitavano a raccomandare, il giacobinismo l'ha resa obbligatoria.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/05/2015

7 - LA FONDAZIONE MIGRANTES DEFINISCE VERGOGNOSA L'IDEA DI RESPINGERE I BARCONI DEI MIGRANTI
Cari buonisti, andate a lezione da Biffi, che nel 2000 disse...
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26/04/2015

Leggo (in un boxino sul Giornale del 23 u.s.) che il direttore della Fondazione Migrantes, monsignor Perego, ha definito «vergognoso» il piano approvato dalla Ue sull'emergenza emigrazione. Perché? Perché detto piano pensa solo a contrastare i trafficanti anziché a tutelare i migranti. Il capo dell'organismo emanazione della Conferenza episcopale italiana, ai microfoni di Radio InBlu, se l'è presa anche col ministro dell'interno Alfano, che vorrebbe affondare i barconi degli scafisti: «Parole come affondare, distruggere, respingere, senza che siano accompagnate da parole come tutelare, salvare, accogliere, non hanno prospettiva».

QUALUNQUE COSA CIÒ VOGLIA DIRE
Siamo l'unico Paese europeo rivierasco che non usa muri elettrificati (v. Spagna) o spara sui barconi (v. Grecia) ma a certuni (v. Boldrini) non basta ancora. Vabbe', mons. Perego è pur sempre un prete e su certi temi i preti devono fare il loro mestiere. Ma forse i pope ortodossi sono meno caritatevoli dei preti cattolici, visto che in Grecia, per esempio, l'ortodossia è religione di Stato (a differenza dell'Italia) e l'appartenenza religiosa è obbligatoria pure sulla carta d'identità; ma non risulta che il clero greco faccia tante storie sulla politica statale di chiusura al migrante. Forse si rende conto che il Paese è alla canna del gas e non è il momento di pungolare l'asino stracarico in salita (traduco un antico proverbio siciliano). Pure la Spagna ha un clero nutrito, e il Paese sta economicamente meglio del nostro. Per giunta, ha un premier di centrodestra, mica di ultrasinistra come Tsipras. Ma, anche lì, prudenza e basso profilo.
Be', non divaghiamo. Dicevamo che, in fondo, un prete è un prete e samaritaneggiare fa parte del suo ruolo. Va pur detto, en passant, che a volere essere puntigliosi il Samaritano evangelico scucì parecchio denaro per alloggiare, curare e assistere il poveraccio. Segno che ne aveva. Ma non sottilizziamo. Oggi come oggi una morale francescana sembra aver contagiato la dirigenza italiana, dai comunisti fino ai preti. Non era un prete il protagonista della commedia musicale Aggiungi un posto a tavola in cui Garinei&Giovannini cantavano «...se sposti un po' la seggiola stai (s)comodo anche tu»? Chi sa qualcosa di storia direbbe che, tuttavia, anche Richelieu era un prete e che lo stesso san Francesco, che pur prete non era, incoraggiava i crociati. É vero, questa è acqua passata.

IL REALISMO CRISTIANO
Ma c'è un prete, anzi un vescovo, anzi un cardinale, [...] Giacomo Biffi che a suo tempo parlò da pastore e maestro dei cristiani, cioè con realismo, sul tema immigrazione e disse una cosa di assoluto buonsenso: l'immigrazione va governata. Cioè, niente barriere ma nemmeno oves et boves. La carità deve essere quella dei Santi, concreta e possibile, sennò è demagogia ideologica o stoltezza (quando non – Dio non voglia - furbizia interessata). E disse, il cardinale, che gli immigrati di cultura cristiana sono meglio integrabili dei musulmani. Fu subissato dalla canea dei farisei, buonisti o clericali, col solito argomento-fesseria di «quando i migranti eravamo noi». Fesseria perché, quando i migranti eravamo noi italiani, chi ci accoglieva usava proprio i criteri indicati da Biffi: contingentamento e selezione etnica [L'EUROPA O RIDIVENTERA' CRISTIANA O DIVENTERA' MUSULMANA https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1980].
Personalmente, provengo da una famiglia siciliana rimasta spaccata, metà qui e metà là, perché gli americani respinsero mia zia, una bambina a cui il viaggio aveva causato una congiuntivite che a Ellis Island scambiarono per tracoma. Risultato: mio nonno e i figli più grandi sì, mia nonna e i piccoli no. Mio padre conobbe i suoi fratelli "americani" solo a quarant'anni. Altri tempi? No, perché ancora oggi gli Usa usano criteri rigidissimi con chi vuole mettere piede nel loro territorio. Ma noi siamo cattocomunisti, perciò terzomondisti e filo-prolet, e ci indigniamo quando vediamo gli accolti disinfettati senza vestiti: lo sanno tutti che, secondo la convenzione di Ginevra, la disinfestazione va subita in smoking. Infatti, scabbia e tubercolosi sono tornati tra noi à la sans façon; anche qui potrei produrmi in esempi personali ma manca lo spazio.

DISCRIMINAZIONE RELIGIOSA
Per quanto riguarda lo scandalo prodotto da Biffi sulla presunta «discriminazione religiosa» si potrebbero produrre tonnellate di esempi, visto che siamo tutti Charlie. Ma vogliamo rimanere sul piano strettamente economico. Ci sono Paesi islamici che traboccano di ricchezza: come mai non accolgono loro i fratelli di fede e nel bisogno? Anzi, come mai questi ultimi non ci pensano nemmeno a migrare verso quei lidi ma preferiscono il nostro? Siamo «crociati», «infedeli», «moralmente corrotti», eppure è qui che vengono. Tutti. Le monarchie del petrodollaro sono le maggiori acquirenti di armi al mondo, hanno tanti di quei soldi che non sanno, letteralmente, che farsene. Abbiamo visto tutti, a suo tempo, le immagini dei profughi kuwaitiani che fuggivano su lussuose Volvo dall'invasione di Saddam.
Sauditi, kuwaitiani, qatarini eccetera hanno redditi procapite da capogiro e davvero, anche se spostassero la seggiola per aggiungere un posto a tavola all'amico in più, starebbero comodi. Invece, costruiscono muri, mica ponti. Non vogliono poveri tra i piedi, nemmeno correligionari. E i poveri, anche se correligionari, da loro non ci vogliono andare. Preferiscono vivere tra gli atei post-cristiani che sotto la sharìa. La miglior prova che le «culture» non sono tutte uguali. Meditate, gente. Quando cadde la dittatura comunista di Menghistu, gli israeliani misero in piedi l'Operazione Mosè, un gigantesco ponte aereo per portarsi via i falashà, etiopi di religione ebraica. Lasciarono tutti gli altri nel caos politico e militare, ma almeno dei correligionari ebbero compassione.

Nota di BastaBugie: per leggere il discorso del card. Giacomo Biffi, morto recentemente, citato nel testo dell'articolo, clicca sul seguente link
L'EUROPA O RIDIVENTERA' CRISTIANA O DIVENTERA' MUSULMANA
Il Cardinal Biffi aveva visto giusto nel 2000 mettendo in luce il problema della denatalità e della necessità di selezionare i flussi migratori
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1980

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26/04/2015

8 - DA SUPEREROI A GENTILI PALADINI DEL SUPERGENDER
Dopo l'introduzione di personaggi gay, ci sarà il supereroe trans, che nasconde l'identità con minigonna e tacchi a spillo?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/05/2015

Amo i supereroi americani fin da quando ero bambino e Superman si chiamava, da noi, Nembo Kid perché, avendo appena perso la guerra in cui eravamo stati alleati della Germania nazista, si voleva scansare ogni sospetto di elogio del "superuomo". Era il tempo della cosiddetta Silver Age dei supereroi, con Batman insieme al ridicolo Robin e i loro cloni-sputati Freccia Verde e Saetta, anch'essi miliardario-tutore & orfanello, pure loro con la freccia-mobile e, nel cielo, il freccia-segnale: vestiti da robinhood tiravano frecce con sulla punta un guantone da boxe perché il Comic Code vietava che i cattivi si facessero male sul serio.

BAMBINO SÌ, MA SCEMO NO
Bambino sì ma scemo no, il mio preferito era Flash, che aveva il costume più bello di tutti. Così, ho salutato con gioia l'avvento del serial televisivo con le avventure del Bolide Rosso attualmente in onda il martedì. Non è la prima volta che Flash finisce sullo schermo. Negli anni Novanta, sulla scia del successo cinematografico del Batman di Tim Burton, il povero attore che impersonava Flash era costretto a correre a perdifiato con indosso un costume-corazza tipo salvatelecomando meliconi, e immaginate la sauna. Ma era l'unica concessione alla "rinnovata sensibilità" del pubblico, perché i personaggi dell'antico fumetto era tutti aderenti all'originale. Infatti, stava qui il segreto del loro fascino: la gente voleva vedere i characters, che aveva amato sulla carta, finalmente realizzati in carne e ossa. Da qui, per i produttori, la ricerca non facile di attori che somigliassero il più possibile ai vecchi eroi del fumetto. Ma oggi la "rinnovata sensibilità del pubblico" non è altro che la sensibilità dei cineasti americani imposta, piaccia o no, alla gente.
Infatti, ecco che nel Flash del 2015 la bella morosa del protagonista Barry Allen, già w.a.s.p., è diventata nera-afro. Flash è ora affiancato da ragazzotti latinos e cubiste che però sono tutti geni tecnologici e informatici (con quelle facce? mah). Il capo della polizia è gay e, quando finisce in ospedale, il suo affranto partner lo assiste amorevolmente. Finita la puntata di Flash, ecco a ruota quella di Arrow, che sarebbe l'antico Freccia Verde lodevolmente de-ridicolizzato.

MA, ANCHE QUI, LA SORPRESA
Una delle personaggie (dire "personaggio", termine neutro come "presidente", è ormai "sessista") è diventata lesbica. Non seguendo assiduamente la continuity (causa: solo una o due scene d'azione immerse in una noiosa melassa soap a puntata) non saprei dire se si tratta di Huntress (la Cacciatrice) o addirittura di Talia, la figlia del villain immortale Ras-al-Ghul. In quest'ultimo caso lo stravolgimento politically correct sarebbe totale: il lettore dei vecchi comics sa che, sulla carta, Talia era eterosessualissima e, anzi, era stata l'unica donna con cui Batman avesse avuto un figlio.
Ma ormai bisogna rassegnarsi all'ammodernamento dei supereroi quando dalla carta passano allo schermo. Già nel Batman di Burton il procuratore di Gotham City, Harvey Dent, era diventato nero. Neri divennero Nick Fury (Avengers), Electro (nemico di Spiderman) e perfino Heimdall, il dio vikingo amico di Thor. Ma il politicamente corretto della Marvel si è finora limitato all'introduzione forzosa di afroamericani al posto di supereroi che erano stati concepiti come bianchi (l'ultimo è il biondo Torcia interpretato da un attore nero). Dico forzosa perché la Marvel ha i suoi supereroi concepiti come neri fin dalle origini: tali sono, per esempio, Tempesta, Pantera Nera, Power Man. La sua diretta concorrente, la DcComics, ha comunque deciso di superarla in corsa. Aspettiamoci dunque, a breve, il supereroe trans, che nasconde la sua muscolare identità con minigonna e tacchi a spillo. Di notte macho mascherato, di giorno sculettante cameriera. É vero, la sensibilità del pubblico è cambiata. Anche perché c'è chi si ingegna a tutt'uomo (si potrà ancora dire così?) per fargliela cambiare.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/05/2015

9 - STACCHIO, EROE PER CASO, MA L'ITALIA NON E' IL FAR WEST
Purtroppo, diciamo noi, perché lì almeno la pistola ce l'avevano anche i buoni (VIDEO: la tentata rapina)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/04/2015

Che la giustizia sia cosa ormai diversa dalla legge è noto perfino a quei liberals di Hollywood, i quali, come tutti i buonisti di sinistra, hanno il portafogli a destra. Il che testimonia, se ancora ce ne fosse bisogno, della loro malafede. Lo sanno bene che esiste un senso di equità insito in ogni uomo e che anche i cattivi hanno piena coscienza del bene e del male. Questi, infatti, sanno perfettamente che cosa sia il male, anche se lo scelgono (per gli altri, ovvio).
Hollywood, dicevamo, sforna da sempre film in cui il Giustiziere della Notte trionfa pure di giorno, perché il pubblico fa il tifo per lui. Sono rarissimi i thriller in cui il malvagio la fa franca, ed è tutto dire; di solito è roba da cineforum. Il cinema americano spopola in tutto il mondo proprio perché produce a getto continuo eroi, super o normali, cani-di-paglia o John Wayne, snipers o Captain America. E il finale prevede sempre - dico sempre - una pena proporzionata per il villain: più è stato pessimo e più la sua fine sarà efferata. Ben sapendo che il pubblico in sala non esiterà a prodursi nell'applauso liberatorio quando arrivano i nostri e sterminano i delinquenti. Noi italiani siamo dominati da una minoranza che impone la sua ideologia mutuata da quella della sinistra radicale americana, una ideologia la cui innaturalità è direttamente proporzionale allo spiegamento di forze e denari necessario per farla ingurgitare a un popolo riluttante. Ma pure da noi il best& long-seller è Tex, tanto che perfino Diabolik ha dovuto darsi una regolata e trasformarsi in ladro gentiluomo.

IL VIDEO DELLA VICENDA STACCHIO
Perciò, vi prego di guardare il video della vicenda Stacchio come se fosse un film d'azione americano. C'è una fanciulla in pericolo, sola e terrorizzata. È chiusa dentro a un negozio fuori mano insieme a un "cliente" che è un rapinatore e lei lo ha capito. Lo ha visto in faccia, cosa che moltiplica il pericolo di vita all'inverosimile. Oltre il vetro blindato, quattro energumeni a volto coperto tempestano la porta di colpi di maglio. Il vetro si incrina sempre più, è solo questione di tempo prima che facciano irruzione. Ma la blindatura è robusta, quelli perdono la pazienza. Impugnano pistole e AK47 (altrimenti detti Kalashnikov, armi da guerra), cominciano a sparare per vieppiù atterrire quella disgraziata. Manca solo la musica incalzante di sottofondo: in un film ci sarebbe, perché lo spettatore sia coinvolto fin nelle viscere e gli si torcano le budella al pensiero che la poveretta potrebbe essere sua figlia o lui stesso. Lo spettatore, rodendosi le unghie, pensa: maledetti vigliacchi, che cosa aspetta Rambo a intervenire?
Nel film interverrà, certo, all'ultimo istante, e lo spettatore si scioglierà di sollievo quando Ringo centrerà in fronte i cattivi, uno per uno, fulminandoli senza neanche intimare l'alt. Questo il film. Nel video - non fiction ma reality eccome - che i tg ci hanno mostrato non c'era la musica di Morricone né gli effetti speciali. Solo la fredda luce della telecamera di sorveglianza e un silenzio agghiacciante. Ma nella storia c'era un Cavaliere. Né giovane, né bello, né prestante. Non era un Agente Speciale dello Shield, non era Bond né Freccia Verde in borghese. Aveva, sì, la divisa ma da - pensate un po' - benzinaio. Era uno qualsiasi, uno di noi, uno a cui le ingiustizie ai danni degli indifesi fanno bollire il sangue. Ma, a differenza della maggior parte di noi, non è scappato, non si è nascosto, non ha detto tra sé «non sono fatti miei, ci pensi la polizia quando e se verrà». Era uno di noi, un italiano che seguiva i telegiornali e sapeva bene quale aria tirava e tira in questo Paese catto-comunista i cui giacobini e pasciuti chierici sembra si siano alleati per rendere la vita della gente comune un inferno. Sapeva benissimo che sarebbe andato incontro a guai, a seccature senza fine, a processi. Lo sapeva, ma il cuore ha prevalso. Non era Terminator e non ha mirato agli occhi. Ha sparato in aria, poi alle gambe e solo dopo essere stato sventagliato a sua volta. Purtroppo ha ucciso: l'uomo colpito è morto dissanguato.

PURTROPPO?
E se avesse solo ferito? Il sopravvissuto che cosa avrebbe fatto? Aveva un fucile d'assalto, mica una doppietta da pernici. I politicamente corretti avrebbero, si sa, preferito un padre di famiglia morto e una commessa riempita di botte (nella migliore delle ipotesi). Ma la stragrande maggioranza del popolo sta con Graziano Stacchio, eroe per caso. Che non voleva uccidere nessuno, nemmeno i criminali, solo aiutare una poveretta innocente. Tra parentesi, il morto è stato abbandonato dai complici, i quali hanno pensato a se stessi lasciandolo a dissanguarsi: l'avessero soccorso, magari si sarebbe salvato. Sono sempre liberi. Il resto lo sapete: il benzinaio è indagato per «eccesso», i parenti del bandito vogliono risarcimenti. E noi? Certo, se ci intervistano per strada e la nostra faccia finisce in tivù diciamo il contrario di quel che pensiamo, e cioè che, sì, Stacchio ha ecceduto. Eh, abbiamo paura dell'Inquisizione P.C. Ma in cuor nostro, in questo mondo di valori invertiti (absit iniuria verbis), sogniamo Batman.
P.s.: Qualche anima bella se ne uscirà con il consueto «l'Italia non è il far west». E avrà ragione, perché nel far west la colt l'avevano anche i buoni.

Nota di BastaBugie: pochi sanno che il periodo in cui nel far west le armi erano praticamente diffuse ovunque è stato quello con minore criminalità (per l'evidente motivo che i criminali prima o poi restavano uccisi).
Qui sotto trovate il video con le immagini scioccanti appena precedenti l'intervento liberatore del benzinaio Graziano Stacchio. Le ha rese pubbliche Roberto Zancan, il titolare della gioielleria di Nanto.


https://www.youtube.com/watch?v=DbOj6O4UdT0

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/04/2015

10 - IL NEMICO PEGGIORE PER I CATTOLICI? L'IGNORANZA
Gli -ismi moderni non sono altro che riedizioni in salsa laicista di antiche eresie già condannate dalla Chiesa
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30/04/2015

Qualche giorno fa, in un editoriale sulla Nuova Bussola Ettore Gotti Tedeschi ha ricordato la saggezza che san Josemaría Escrivá de Balaguer usava somministrare, in pillole, in libretti che hanno formato generazioni di cattolici, laici e non. La generazione presente forse non ha mai sentito parlare di Cammino e Forgia (in Italia editi da Ares) nonché Solco da cui Ettore Gotti Tedeschi ha estratto alcuni pensieri. Come questo (il n. 359): «Sono d'accordo con te che vi sono cattolici, praticanti e persino pii agli occhi degli altri, e forse sinceramente convinti, che servono ingenuamente i nemici della Chiesa... Si è infiltrato nella loro stessa casa, con diversi nomi male applicati - ecumenismo, pluralismo, democrazia - l'avversario peggiore: l'ignoranza». Il quale pensiero, poiché a ogni nuova generazione bisogna ripetere da capo tutto, necessita di qualche approfondimento.

ISMI MODERNI
Già nel 1852 vi fu chi avvertì che gli -ismi moderni non erano altro che riedizioni in salsa laicista di antiche eresie già condannate dalla Chiesa. Si trattava di Juan Donoso Cortés, pensatore e uomo politico spagnolo, al quale era stato chiesto dal cardinale Raffaele Fornari, per conto di Pio IX, di stilare un elenco degli "errori" contemporanei in vista della preparazione del Sillabo (che poi uscì nel 1864 e suscitò un vespaio). É stato argutamente osservato che le posizioni eretiche sono come quelle erotiche: poche e ripetitive. Ma, malgrado ciò, non cessano di esercitare la loro potente attrattiva. Un'eresia, infatti, non potrebbe affascinare se non contenesse un brandello di verità. È però un pezzo di verità che esclude tutto il resto, e così diventa errore. Lo stesso vale per quelle eresie laiche che sono le ideologie. Il marxismo, per esempio, non si sarebbe diffuso se non avesse propugnato due concetti cristiani, eguaglianza e giustizia sociale. Perciò ha avuto (ed ha) tanta presa sui cristiani e pure su parte del clero.

LO STESSO ACCADE CON LE IDEOLOGIE CORRENTI
Ma, anche qui, la loro fascinazione sui cristiani è dovuta, come avvertiva san Josemaría, all'ignoranza di questi ultimi, l'«avversario peggiore». La tentazione di trovare un compromesso con le idee di volta in volta alla moda da parte dei credenti è vecchia come il cucco, ma la Chiesa esiste proprio per questo: dissipare l'ignoranza in chi è tentato. Si faccia caso al modus operandi del Fondatore: Cristo non ha lasciato un Libro, non ha scritto niente. E ha fatto bene. Un Libro avrebbe periodicamente riportato il cristianesimo al fondamentalismo della letteralità, praticamente riazzerandolo. Cristo, invece, si è procurato uno staff gerarchicamente strutturato: 12 Apostoli con un Capo e 72 Discepoli. Li ha istruiti, poi dotati di Spirito Santo per guidarli alla «verità tutta intera» (mentre, lo si ricordi, l'eresia è solo un pezzo di verità). Li ha voluti celibi per evitare che si costituissero in "casta sacerdotale" e/o fossero ricattabili (come lo è chi tiene famiglia) dal Potere. Pastori di uomini, che ripetessero a ogni generazione futura le Istruzioni del Fabbricante per il migliore uso del Prodotto (l'uomo), affinché gli uomini siano contenti Qui e poi felici Lassù.
Ed è quello che la Chiesa ha sempre fatto, mettendo in guardia dalle contraffazioni -sempre apparentemente nuove ma in realtà sempre le stesse - insufflate dal Tentatore. Oggi, dopo un lavorìo ai fianchi durato secoli, i popoli della civiltà cristiana vedono nelle Istruzioni solo un'insopportabile e incomprensibile serie di divieti che impediscono di godere la vita. É un inganno, come tutti quelli precedenti, e la Chiesa esiste apposta per svelarlo. Ma ha di fronte una novità: la velocità e la diffusione delle immagini ingannevoli. Gli stessi chierici si sono formati nelle scuole statali, dove hanno imparato una vulgata fatta di luoghi comuni di propaganda politica. La (loro) tentazione è la solita: venire incontro alle "istanze". Da qui, in alcuni, l'atteggiamento benevolo e le "aperture" nei confronti dei "lontani", tanto più blanditi quanto più lontani sono. E l'ostilità, che in certi casi arriva fino all'odio, per quelli che trovano questo metodo quanto meno rischioso e, storicamente, perdente. Questi sono accusati di «mancanza di carità» (per restare nel nostro esempio, san Josemaría, reo di quel Solco n. 359, politicamente scorrettissimo, da cui siamo partiti).

ORTOPRASSI CONTRO ORTODOSSIA?
Così, si arriva a un'altra novità vecchia come il cucco: la dottrina è una cosa, la prassi un'altra; ortoprassi contro ortodossia. Déjà vu, ma, come si suol dire, a volte ritornano. Blaise Pascal diceva: Bien penser pour bien agir. Ma lui è "superato". Qualcun altro insiste: se non vivi per come pensi finirai per pensare per come vivi. Qualcuno, infine, avverte che, se la "pastorale" si allontana troppo dalla "dottrina", è come ammettere che Cristo ha insegnato cose impossibili da mettere in pratica, perciò non si vede che cosa sia venuto a fare sulla Terra. E anche questa è un'eresia. Insomma, il pensiero n. 359 (come tutti gli altri del Santo) ha ragione da vendere. Il nemico peggiore per i cattolici è l'ignoranza, che li divide e crea quinte colonne in casa. Per questo, Cristo ci ha lasciato la Chiesa Maestra, e non un Libro Intoccabile. Per questo, Gesù non è un fondatore di religioni come gli altri, ma è Dio.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30/04/2015

11 - OMELIA XXII DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 7,1-23)
Dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 30 agosto 2015)

La prima lettura di questa domenica ci insegna l'importanza di osservare la santa Legge di Dio. Mosè disse al popolo: «Ascoltate le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi [...] le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza» (Dt 4,1.6).
Da questo impariamo che è fondamentale osservare i Comandamenti di Dio, se veramente vogliamo entrare in possesso della Vita eterna in Paradiso. Il Salmo responsoriale dice che dimorerà nella Casa del Signore solo «colui che cammina senza colpa, pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore, non sparge calunnia con la sua lingua [...] non fa danno al suo prossimo [...] non lancia insulti al suo vicino [...] non fa usura [...] colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre» (Sal 14,1-5). Meditiamo su queste parole e rinnoviamo il nostro proposito di rimanere sempre fedeli alla Legge di Dio che è legge di vita.
Se ci capita la disgrazia di cadere in peccato grave, ricorriamo con fiducia al sacramento della Riconciliazione: se ci confesseremo con vero pentimento e con sincero proposito riceveremo certamente il perdono di Dio e la grazia per vivere da veri cristiani.
Il Vangelo di oggi ci fa comprendere qualcosa in più: ci fa capire che non basta una osservanza solo esteriore della Legge divina e dei Precetti della Chiesa, ma ci vuole soprattutto una adesione interiore. Le parole di Gesù sono molto chiare: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me» (Mc 7,6). Queste parole sono una decisa condanna dell'ipocrisia. L'ipocrisia era il peccato dei farisei. Essi ostentavano la perfezione davanti agli altri, ma tale perfezione era solo apparente. Gesù paragonò i farisei a dei sepolti imbiancati, belli all'esterno, ma che all'interno contengono solo putridume.
A volte rischiamo anche noi di essere degli ipocriti, quando facciamo vedere esteriormente di essere delle persone perbene, ma, dentro di noi, si nascondono i vizi più brutti e innominabili. A volte siamo anche noi come dei sepolcri imbiancati, rispettabili all'esterno, ma dal nostro cuore escono «impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, calunnia, superbia, stoltezza» (Mc 7,21-22). Le parole di Gesù sono un richiamo ad una conversione e purificazione interiore.
Anche per noi valgono le parole del Vangelo, nel senso che abbiamo sempre il nome di Dio sulla bocca, mentre il nostro cuore è lontano da Lui. Ci sentiamo a posto e non ci accorgiamo dell'incredibile durezza del nostro cuore.
Un giorno due donne andarono a chiedere dei consigli spirituali ad un santo eremita. Una donna era una grande peccatrice che si era sinceramente pentita dei suoi innumerevoli peccati; l'altra era una donna perbene, la quale si sentiva a posto. L'eremita diede un incarico a tutte e due: alla peccatrice disse di andare a prendere una grossa pietra; alla donna perbene ordinò di portargli un sacco pieno di sabbia. Dopo diverso tempo, le due donne tornarono. Allora il santo disse: «Chi di voi due ha fatto più fatica?». Evidentemente tutte e due avevano fatto fatica. Pertanto, l'eremita disse alla donna che si era convertita da una vita di peccato: «La pietra simboleggia il tuo grande peccato», mentre, alla donna perbene, disse: «Il sacco di sabbia raffigura i tuoi molti peccati di superbia e d'orgoglio». La lezione venne compresa molto bene. La donna peccatrice se ne tornò a casa finalmente libera dal peccato; e anche l'altra donna tornò a casa umile e pentita.
Buttiamo via il nostro sacco fatto di tanta superbia, di tanta vanità, di tanto disprezzo del prossimo, e di tante mancanze alla carità, nei nostri giudizi, nelle nostre parole e nelle nostre opere. Questo sacco ci impedisce di camminare speditamente incontro al Signore e, tante volte, blocca il nostro cammino. Gettiamo via questo sacco e, come dice san Giacomo nella seconda lettura, mettiamo in pratica la Parola di Dio che è stata seminata in noi (cf Gc 1,21-27).
In modo particolare, l'apostolo san Giacomo ci esorta a camminare nella carità con queste parole: «Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo» (Gc 1,27). In poche parole bisogna fare il bene ed evitare il male. Non basta solamente evitare il male, ciò è troppo poco, bisogna anche fare il bene. San Giacomo parlava di visitare gli orfani e soccorrere le vedove. Queste due opere sono solo un piccolo esempio: davanti a ciascuno di noi si apre un campo sconfinato di bene da compiere. Non lasciamoci sfuggire questa grazia di poter far qualcosa per la gloria di Dio e il bene dei fratelli. Sia questo il nostro proposito.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 30 agosto 2015)

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