BastaBugie n�432 del 16 dicembre 2015

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1 GRANDE ACCORDO SUL CLIMA A PARIGI? IN REALTA' UN NULLA DI FATTO... MENO MALE!
Tutti i Paesi si sono (forse) impegnati a ridurre (poco) l'anidride carbonica (CO2) entro il 2100: un mare di soldi buttati al vento per non raggiungere nessun risultato concreto
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 NELLE SALE IL SETTIMO EPISODIO DI GUERRE STELLARI: I FAN SI RIBELLANO AL NUOVO PERSONAGGIO GAY
Dilaga la cultura gay: in uscita anche il film ''Dio esiste e vive a Bruxelles'' che parla di un dio sadico e un apostolo trans
Autore: Aldo Vitale - Fonte: Tempi
3 PERCHE' L'UOMO SI INGINOCCHIA DAVANTI ALLA DONNA PER CHIEDERLE DI SPOSARLO?
Quando l'uomo si inginocchia di fronte all'amata, si sta impegnando ad amarla per il resto della sua vita e quindi...
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia
4 QUELLO CHE NESSUNO VI HA DETTO SULLA GUERRA DEI PRESEPI NELLA SCUOLA
Tutto viene dal cristianesimo: il prosciutto, il parmigiano, Dante, Caravaggio, la musica, gli ospedali e le università! Si buttano?
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
5 LO SPOT DI LAURA PAUSINI A FAVORE DEL MATRIMONIO GAY
Purtroppo valgono più tre minuti di intervista alla Pausini che mille libri, convegni e veglie contro il gender
Fonte: Notizie Provita
6 L'INSEGNAMENTO POLITICO DI GESU'
I governanti? Che Dio li benedica (e ce li tenga lontani)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 LA BASILICA SAN PIETRO OLTRAGGIATA DA UNA SCENEGGIATA GNOSTICA E NEOPAGANA
Fiat lux ha inondato di suoni e di luci la facciata e la cupola di San Pietro senza nessun riferimento al cristianesimo
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
8 I PENTITI DELL'ABORTO
Il libro ''La mia vita con l'aborto'' scritto dalla ex direttrice di una clinica abortista in Texas descrive la drammatica esperienza personale di chi ha cambiato totalmente prospettiva
Autore: Vincenzo Sansonetti - Fonte: Il Timone
9 OMELIA DELLA NOTTE E DEL GIORNO DI NATALE
Ecco, vi annunzio una grande gioia
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Un Natale vero?
10 OMELIA DELLA SACRA FAMIGLIA - ANNO C (Lc 2,41-52)
Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - GRANDE ACCORDO SUL CLIMA A PARIGI? IN REALTA' UN NULLA DI FATTO... MENO MALE!
Tutti i Paesi si sono (forse) impegnati a ridurre (poco) l'anidride carbonica (CO2) entro il 2100: un mare di soldi buttati al vento per non raggiungere nessun risultato concreto
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13/12/2015

Evviva! Evviva! Il pianeta è salvo. I leader di 200 paesi del mondo hanno finalmente firmato il tanto sospirato "Accordo di Parigi" ordinando alla terra di non aumentare troppo le temperature ed evitando così tutte quelle catastrofi che un aumento eccessivo di temperatura comporta. È così che ci verrà presentato il documento firmato ieri nella capitale francese, al termine della ventunesima Conferenza fra le parti (COP21), che dovrebbe sostituire nel 2020 il Protocollo di Kyoto. Ovviamente ci sono i soliti gruppi ecologisti radicali che esprimono insoddisfazione perché bisognava fare di più, ma almeno nei primi giorni avranno poco spazio sui media, troppo impegnati a celebrare questo «accordo storico», come è stato definito dai rappresentanti delle diverse delegazioni.

PIÙ FUMO CHE ARROSTO
La verità è che, anche per chi crede nella teoria del Riscaldamento globale antropogenico (provocato dall'uomo), l'«Accordo di Parigi» è più fumo che arrosto. Per poter ottenere quello che è l'unico risultato significativo - ovvero la firma di tutti i Paesi che si impegnano a ridurre le emissioni di anidride carbonica - si è dovuto trovare un accordo al ribasso, i cui punti fondamentali sono già stati ieri da noi anticipati in questo articolo.
In realtà a una lettura critica l'accordo di Parigi si colloca tra l'assurdo e il ridicolo. Tutti i paesi si impegnano a mantenere l'aumento delle temperature al di sotto dei 2°C rispetto all'era pre-industriale. Già questa è un'affermazione strabiliante: il solo pensare di poter regolare la temperatura della Terra implica la conoscenza perfetta di tutti i fattori che determinano il clima e l'esatta interrelazione che c'è fra di essi. Cosicché intervenendo di un tot su uno di questi fattori si dovrebbe essere sicuri di poter raggiungere la temperatura desiderata. Ma la scienza è lontanissima da questo traguardo; i tanto decantati modelli climatici non sono neanche in grado di ricostruire il clima attuale, figurarsi da qui a 20, 50 o 100 anni. E infatti le previsioni fatte venti anni fa - per cui già adesso rispetto al 1990 la temperatura sarebbe dovuta crescere di 0,75°C - risultano già sbagliate. Oltretutto l'impegno è anche generico, troppo vago per essere vero: sotto i 2°C, tendente a 1,5°C.

SOLO UNO
Ma andiamo avanti: l'impegno riguarda sostanzialmente solo uno dei gas serra, l'anidride carbonica (CO2), le cui emissioni di carattere antropico si devono all'uso dei combustibili fossili. A questo punto uno è legittimato a credere che gli scienziati - e di riflesso i politici - possano misurare con precisione la relazione causa-effetto tra CO2 e temperature. Cosicché si possa dire che a una certa quantità di emissioni corrisponde esattamente un certo aumento di temperatura. Ma anche questo non è il caso: pur lasciando da parte il fatto che dalle attività umane viene al massimo il 5% delle emissioni totali di CO2 (il resto è naturale) e che tra i gas serra la CO2 vale meno del 10%, mai nessuno scienziato - neanche i più militanti pro-riscaldamento - ha neanche azzardato di proporre un calcolo del genere. Ma se non si conosce questo dato in base a cosa posso affermare di poter controllare l'aumento delle temperature? Probabilmente a naso, tanto è vero che l'Accordo evita anche di stabilire oggettivamente la quota di emissione per ogni paese. Ogni governo è tenuto a stabilire lui stesso l'obiettivo da raggiungere, obiettivo che sarà verificato poi ogni 5 anni. Quindi ci si impegna a non far crescere la temperatura della Terra sopra i 2°C stabilendo obiettivi a caso. Dal punto di vista scientifico un vero unicum.
Ma non è finita: l'«Accordo di Parigi» non prevede l'azzeramento delle emissioni di anidride carbonica, ma la loro neutralità; ovvero si potrà emettere nella quantità che alberi, terreni e mari possono assorbire naturalmente. Ma senza fretta: la neutralità dovrà essere raggiunta tra il 2050 e il 2100. Vale a dire che abbiamo circa 85 anni per metterci in regola e in base a obiettivi stabiliti su base volontaria. Ma se la decisione a contenere le temperature è attuale, come potrà mai incidere un rimedio che sarà a regime tra diversi decenni? Mistero.
Allora la domanda sorge spontanea: fino a quando saremo disposti a farci prendere in giro?

Nota di BastaBugie: purtroppo le politiche antiumane sono al centro della conferenza di Parigi di cui ci parla l'articolo di cui riportiamo il link qui sotto
GLI INGANNI DELLA CONFERENZA SUL CLIMA DI PARIGI
Uragano di annunci catastrofici, regolarmente smentiti dai fatti
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4008

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13/12/2015

2 - NELLE SALE IL SETTIMO EPISODIO DI GUERRE STELLARI: I FAN SI RIBELLANO AL NUOVO PERSONAGGIO GAY
Dilaga la cultura gay: in uscita anche il film ''Dio esiste e vive a Bruxelles'' che parla di un dio sadico e un apostolo trans
Autore: Aldo Vitale - Fonte: Tempi, 14 dicembre 2015

«Verus philosophus est amator Dei» ebbe a scrivere S. Agostino, indicando con ciò un processo filosofico molto complesso che può essere riassunto e semplificato nel modo seguente: il filosofo cerca la verità; Dio è verità; il filosofo che cerca la verità cerca Dio.
In questo senso si può intuire il limite filosofico più profondo della saga di Star Wars, cioè l'inscenare la lotta tra bene e male, ma senza che vi sia un fondamento su cui costruire un tale scontro.
O meglio, in tutta la saga di Georges Lucas, dentro l'articolato intreccio della trama, dietro i roboanti e spettacolari effetti speciali, al di sotto dei pur considerevoli messaggi di filosofia politica, giuridica e morale contenuti ed esplicitati, si percepisce una eco costante di sottofondo, un sibilo non secondario, cioè quello di una vaga diffusione del pensiero gnostico che pervade l'intero sviluppo dell'epopea fantascientifica ormai a tutti nota.
L'eresia gnostica contempla la possibilità di raggiungere la salvezza solo per i pochi eletti che potranno attraverso la gnosi, cioè la conoscenza, l'illuminazione interiore ed intellettuale, pervenire ad una consapevolezza autentica dei principi del bene e del male.
Contro una simile deviazione e distorsione del messaggio cristiano, lo stesso S. Paolo (1 Tm. 6,20) si pronuncia con fermezza e così numerosi padri della Chiesa come Clemente di Alessandria.
Dallo gnosticismo, come si sa, ha preso le mosse, fondendosi con i principi cardine dello zoroastrismo, il manicheismo che riteneva esistenti due dei: uno causa del bene (Ormizd); l'altro causa del male (Ariman).
Un simile schema è rinvenibile nel confronto tra i jedi - illuminati non dalla fede, appunto, ma dalla Forza - e i sith - rappresentanti il disordine del Lato Oscuro - che si confrontano inevitabilmente in un eterno scontro.
Del resto, forse è proprio in ciò che consiste il limite più grande del pensiero interno alla saga di Star Wars, cioè l'essere "semplicemente" una filosofia e non una vera e propria teologia, cioè non riuscire ad elevarsi verso ciò che Max Horkheimer ha definito il «senso del mondo».
In questa prospettiva, allora, è forse perfino erroneo definire il pensiero di Star Wars come una vera e propria filosofia, sebbene vi siano senza dubbio messaggi di carattere filosofico al suo interno, poiché una filosofia che non mirasse al senso, cioè al vero della realtà, non sarebbe, in buona sostanza, una autentica filosofia.
Ecco in che senso si può intendere l'intuizione di S. Agostino per il quale è vero filosofo solo chi ama Dio, poiché in questa relazione d'amore in cui l'amato, cioè l'uomo, percepisce l'amore dell'amante, cioè Dio, può esprimersi in tutte la sua potenzialità la dimensione creaturale umana cioè non solo nel senso dei limiti dell'uomo, ma nel senso della sua stessa essenza; e ogni filosofia che rivela l'essenza delle cose è la vera filosofia, per cui è vero filosofo solo chi ama Dio, Dio del tutto assente nella dimensione (immaginifica) di Star Wars.
In quest'ottica senza dubbio il pensiero sottostante la saga di Star Wars è un pensiero povero, è un non-pensiero che si dimena tra una forma di bio-determinismo - come si evince dai micro-organismi con cui i jedi percepiscono la Forza - e di emanazionismo dalla sfumatura gnostico-manichea, come si evince dallo scontro furioso tra bene e male senza che però vi sia una personificazione del bene (come accade nel Dio cristiano).
In fondo si tratta pur sempre di un film, un gran bel film, ragionevole, sebbene non totalmente razionale, edificante, ma non istruttivo, affascinante, ma non rivelativo.
Insomma, sebbene vi siano numerosi spunti filosofici, interessanti, attuali e universali, il pensiero contenuto nella saga di Star Wars sembra non riuscire a sostenere il proprio stesso peso, disperdendosi in una serie di rivoli pseudo-filosofici e sicuramente non solo non prettamente cristiani, ma soprattutto non teologici, cioè non autenticamente razionali, che consentono di rievocare l'osservazione di Karl Jaspers per il quale sembra che manchi «l'uno a tenere insieme il tutto».
Si spera soltanto che il nuovo prossimo film dal significativo titolo "Il risveglio della Forza" possa rappresentare anche un primo passo verso il risveglio di ciò che l'intero mondo contemporaneo, non esclusa la sua cinematografia, sembra aver perduto da tempo, cioè, appunto, il senso.

Nota di BastaBugie: nell'articolo "I fan di Guerre Stellari si ribellano al nuovo personaggio gay" Lupo Glori mette in guardia dalla dilagante "cultura" gay.
Ecco l'interessante articolo tratto da Corrispondenza Romana del 16/09/2015:
I fan della mitica saga cinematografica, creata dal regista statunitense George Lucas, Guerre Stellari (Star Wars), si ribellano al gender diktat che introduce un insolito personaggio gay all'interno del romanzo Star Wars: Aftermath, del giovane scrittore americano Chuck Wendig, appena uscito, lo scorso 4 settembre, nelle librerie americane.
Il libro, entrato subito nella classifica dei bestseller del New York Times, ha ricevuto infatti una pioggia di critiche sulla libreria online "Amazon" dove, ben il 41% dei lettori, ha rilasciato pessime recensioni, accusando l'autore di aver stravolto il carattere originale del canone cinematografico dell'opera rivolta ai bambini, inserendo il tema dell'omosessualità unicamente per portare avanti «l'agenda del movimento gay».
Nel nuovo episodio della saga, che segue "Il Ritorno dello Jedi", ambientato dopo la distruzione della seconda Morte Nera, con l'Imperatore e Darth Vader che sembrano essere morti, fa infatti la sua comparsa l'eroe omosessuale Sinjir Rath Velus, un ufficiale imperiale che è passato dalla parte dei ribelli dopo avere assistito alla battaglia di Endor, definito dall'autore Wendig un personaggio «dignitoso e conciliante».
Ai fan che lo accusavano di avere introdotto l'argomento in maniera forzata ed inopportuna, Wendig ha replicato stizzito attraverso il suo blog, Terrible Minds, scrivendo un post durissimo nei confronti dei lettori della saga: «Se siete arrabbiati perché ho messo dei personaggi gay e un protagonista gay nel romanzo, non posso farci niente. Mi dispiace, dinosauri lagnosi, il meteorite sta arrivando. Ed è un meteorite Nyan Cat favolosamente gay con una scia arcobaleno dietro di lui e il vostro modo di ragionare si estinguerà. Voi non siete l'Alleanza Ribelle. Non siete i buoni. Siete il cattivo Impero. Siete un Impero orrendo, totalitario ed oppressivo. Se riuscite ad immaginare un mondo in cui Luke Skywalker possa essere infastidito dalla gente gay, non avete capito nulla di Star Wars. Sarebbe come cercare di rappresentare Gesù mentre picchia un lebbroso invece di guarirlo. Smettetela di essere l'Impero. Unitevi all'Alleanza Ribelle. Abbiamo amore, integrazione, musica grandiosa e droidi carini».
Wendig ha quindi troncato ogni discussione sull'argomento, chiarendo che non accetta critiche dai suoi fan omofobi: «Se il problema è un personaggio gay non ho niente da dire, poiché si tratta di omofobia, di arretratezza culturale».
L'introduzione dell'eroe gay all'interno della mitica saga di "Guerre Stellari", contro ogni logica narrativa per ammissione stessa dei suoi fan, è solo l'ultimo episodio in ordine di tempo di una incessante campagna ideologica volta a promuovere le istanze LGBT in ogni ambito culturale. Dal festival del cinema di Venezia, con il "Leone d'oro" alla storia gay, Desde Allà, fino alle più popolari fiction televisive e ai principali programmi di intrattenimento da prima serata, per limitarci al medium catodico, ovunque domina il personaggio gay con l'intento dichiarato di normalizzare e socializzare l'omosessualità.
La promozione dell'ideologia gender, spacciata dai suoi fautori per atteggiamento ribelle e rivoluzionario, rappresenta in realtà l'adesione al più bieco e stolto conformismo sociale contro i più elementari criteri di ragione e buonsenso.


Un altro film inquinato dall'ideologia omosessualista è "Dio esiste e vive a Bruxelles" di prossima uscita.
Ecco la recensione apparsa su Gender Watch News il 11/12/2015 con il titolo "Un dio sadico e un apostolo trans" e che qui sotto vi proponiamo integralmente:
A breve sugli schermi di mezza Europa verrà proiettato il film "Dio esiste e vive a Bruxelles", il cui titolo originale è "Il Nuovissimo Testamento", pellicola del regista belga Jaco Van Dormael. Noi non abbiamo visto il film ma ci fidiamo della descrizione che ne fa il sito Gay.it, dato che proviene da fonte non partigiana e quindi insospettabile: "Dio? Sì, esiste, ma non è come ve lo immaginate: è un povero Cristo sadico e pigro interpretato da un perfetto Benoît Poelvoorde che, appunto, vive nella capitale del Plat Pays, simile a quella odierna, svuotata dal coprifuoco.
Sta tutto il giorno in vestaglia nella sua casa senza porte né finestre, e si diverte a inventare regole crudeli sul suo Pc Onnipotente per rendere la vita degli umani insopportabile. La sua famiglia? Per nulla tradizionale: la moglie è una casalinga obesa, remissiva e sottomessa al marito Despota Assoluto (una straordinaria Jolande Moreau), il figlio JC (David Murgia) - Sì, Gesù Cristo ma si legge come 'Je sais', 'Io so' - "ha perso la bussola e si è fatto inchiodare come una civetta" - parole di Papà che la figlia Ea (Pili Groyne) non sopporta più, facendogli un dispetto che sconvolgerà l'intera umanità: invia un sms a tutti i viventi con la data della propria morte.
Ecco dunque un nuovo amico senza casa con cui è necessario trovare altri sei Apostoli, ma non in Galilea, bensì tra l'umanità borderline composta da drop out più o meno emarginati, fra cui una donna senza un braccio, un maniaco sessuale e un bimbo transgender che vuole andare a scuola vestito da donna, Willy (Romain Gelin), causando lo sconcerto in casa e tra i compagni". Sotto i panni lerci dell'espressione "artistica" si nasconde la blasfemia. Invitiamo il regista Van Dormael a rivisitare anche la vita di Maometto in questa chiave irriverente.

Fonte: Tempi, 14 dicembre 2015

3 - PERCHE' L'UOMO SI INGINOCCHIA DAVANTI ALLA DONNA PER CHIEDERLE DI SPOSARLO?
Quando l'uomo si inginocchia di fronte all'amata, si sta impegnando ad amarla per il resto della sua vita e quindi...
Autore: Roberta Sciamplicotti - Fonte: Aleteia, 20/11/2015

Vivo un momento magico nella mia vita: mi sposerò! Tra meno di 18 mesi, la promessa di Dio di vivere il cielo sulla terra si realizzerà nella mia vita. Il mio fidanzamento diventerà un sacramento, e come per ogni donna vivo una fase di ansia e preparativi, ma di una bellezza incommensurabile!

PERCHÉ?
Sono una persona a cui piace sapere il motivo di tutto. Perché la sposa si veste di bianco? Perché si fa una festa? Tra i tanti perché, mi sono chiesta perché la richiesta di matrimonio venga fatta in ginocchio. Ho pensato che non ci fosse una risposta, che la spiegazione fosse semplice, ma poi mi sono imbattuta in una riflessione bella e profonda, che mi ha ricordato il libro della Genesi.
Ci inginocchiamo in chiesa e davanti a re e regine. Perché, allora, l'uomo fa questo gesto davanti alla donna che ama? Perché manteniamo questa tradizione?
Ho scoperto che l'origine di questa abitudine è incerta, ma si fa così da secoli. Ci inchiniamo mettendo un ginocchio a terra come segno di rispetto per il tabernacolo nel quale è custodita l'Eucaristia. I cavalieri si inginocchiano davanti al re quando ricevono qualche omaggio e quando si presentano a lui dimostrando rispetto e onore per la sua regalità. In guerra, l'esercito sconfitto si inginocchia davanti all'esercito vincitore della battaglia in segno di resa.

IN SEGNO DI RISPETTO
Rispetto. Onore. Resa. Sottomissione. Sono questi i motivi per i quali un uomo si inginocchia quando chiede a una donna di sposarlo. In segno di rispetto, l'uomo si piega in un atto di umiltà davanti alla donna con la quale desidera passare tutta la vita.
Ma c'è anche un altro significato. Quando è inginocchiato, l'uomo è all'atezza del ventre della donna, il santuario della vita. Sta onorando il corpo di lei e la creazione di Dio, che merita di essere venerata. L'uomo si sta arrendendo e si sta impegnando, per il resto della propria vita, ad amare la sua sposa. Sta offrendo il suo celibato e sta entrando nella paternità impegnandosi ad allevare i figli con lei e a rimanerle fedele in ogni circostanza.
Tra breve mi sposerò! Comprendo sempre meglio il tesoro che Dio ci ha lasciato, nel rapporto tra uomo e donna, in ogni elemento, in ogni gesto. Più scopro l'aspetto divino di questa relazione, più sono capace di amare di più e meglio. Nell'istante in cui il mio fidanzato ripeterà questo gesto, più che l'emozione di diventare sua moglie, mi ricorderò della sacralità che viviamo, quando, con un ginocchio a terra, egli si dona a me.
"Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" (Genesi 2,24)

Fonte: Aleteia, 20/11/2015

4 - QUELLO CHE NESSUNO VI HA DETTO SULLA GUERRA DEI PRESEPI NELLA SCUOLA
Tutto viene dal cristianesimo: il prosciutto, il parmigiano, Dante, Caravaggio, la musica, gli ospedali e le università! Si buttano?
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 06/12/2015

Nei giorni scorsi è scoppiata una guerra sul Natale nelle scuole. Ma il problema non è il presepe, è l'ignoranza e il dominio del "secondo me".
Carlo Giovanardi ha giustamente ricordato un fatto dimenticato da tutti: "Il 25 dicembre, Natale, è una festività cattolica di precetto come tale riconosciuta dallo Stato anche agli effetti civili sin dal tempo dell'Unità d'Italia (decreto 17 ottobre 1860, n. 5342)".
Faccio presente che il governo del Regno d'Italia a quel tempo era fatto di politici che erano in guerra con la Chiesa e una guerra molto dura, dopo le leggi Siccardi e quelle sulla soppressione degli ordini religiosi: uno scontro che portò anche alle scomuniche.
Eppure quella legge riconosceva la festa del Natale, la nascita dell'Uomo-Dio, come festa dello stato laico risorgimentale.
Dopo il Regno d'Italia arriva la Repubblica e il Natale (che per la Chiesa è "la Gloria del Cielo che si manifesta nella debolezza di un bambino"), viene riconosciuto come festa: in base alla legge della Repubblica 27 maggio 1949 n. 260, il 25 dicembre è "giorno festivo con l'osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici".
Cioè - spiega Giovanardi - lo Stato laico riconosce la festività cattolica del Natale come sua festa civile. Esattamente come istituì la festa nazionale del 4 novembre (oggi soppressa), la festa della Repubblica il 2 giugno o il 25 aprile come festa della Liberazione e il 1° Maggio come festa dei lavoratori.
Quest'ultima - com'è noto - è una festa nata nell'alveo del movimento socialista, ma è stata riconosciuta come festa civile e oggi è festa di tutti.
E' ovvio che una scuola che fa fare vacanza ai ragazzi per il 1° Maggio o per il 25 aprile debba spiegare loro perché fanno vacanza e cosa si celebra.
Così come è ovvio che, dando quindici giorni di festa ai ragazzi, per il Natale, si spieghi chi e cosa si festeggia: non "l'inverno" o altre corbellerie, ma la nascita di Gesù Cristo. E a Pasqua non si celebra la pace, ma la Resurrezione di Gesù.
Questo taglia la testa al toro, spazzando via tutte le chiacchiere sulla "scuola laica" che non dovrebbe parlare del Natale cristiano o della Pasqua.

INTEGRAZIONE
Tanto più dovrà spiegarlo agli studenti immigrati e di altre religioni: proprio a scuola questi giovani possono imparare un fatto fondamentale della nostra cultura, quel fatto in base al quale si dice che oggi siamo nel 2015 (perché si computano gli anni a partire dalla nascita di Gesù), quel fatto per cui abbiamo la settimana e la domenica facciamo festa.
Il fatto cristiano, che è rappresentato in gran parte del nostro patrimonio artistico, ha "inventato" le Cattedrali, gli ospedali e le università.
Anche la nostra lingua ha lì la sua origine, perché l'italiano è una lingua istituita avendo come paradigma il Poema sacro, la Divina Commedia, ed ha il Cantico delle creature come sua prima opera poetica (Cantico scritto dallo stesso san Francesco che ha "inventato" il presepio).
Se volessimo scavare nella nostra storia scopriremmo che pure l'Europa è stata forgiata dalla storia cristiana e così il diritto internazionale (vedi la Scuola teologica di Salamanca), così le banche (prima c'erano perlopiù usurai) e il sistema economico moderno.
Ma perfino le nostre delizie gastronomiche - dal parmigiano, al prosciutto alla spumante - ci portano nelle abbazie medievali che insegnarono l'agricoltura a un'Europa barbarica e trasmisero la cultura classica e quella ebraica e inventarono la notazione musicale. Pure le origini della nostra tecnologia e della nostra scienza vanno cercate lì.

'68 E DINTORNI
Don Lorenzo Milani, che la Sinistra ritiene da decenni un prete dei suoi (ma lui se ne faceva beffe), scrisse, con i ragazzi della scuola di Barbiana, "Lettera a una professoressa", un libro che veniva sbandierato dai Sessantottini come il loro testo di riferimento per la contestazione della "scuola borghese".
Bene, credo che lo abbiano letto poco. Infatti, in quel libro, Don Milani, contestando il tempo che la scuola dedica ai classici, prosegue: "Neanche un minuto solo sul Vangelo. Non dite che il Vangelo tocca ai preti. Anche levando il problema religioso restava il libro da studiare in ogni scuola e in ogni classe. A letteratura il capitolo più lungo toccava al libro che più ha lasciato il segno, quello che ha varcato le frontiere. A geografia il capitolo più particolareggiato doveva essere la Palestina. A storia i fatti che hanno preceduto, accompagnato e seguito la vita del Signore. In più occorreva una materia apposta: scorsa sull'Antico Testamento, lettura del Vangelo su una sinossi, critica del testo, questioni linguistiche e archeologiche. Come mai non ci avete pensato? Forse chi v'ha costruito la scuola Gesù l'aveva un po' in sospetto: troppo amico dei poveri e troppo poco amico della roba".
Altro che presepio a scuola: don Milani voleva il Vangelo come programma di studio fondamentale in tutte le materie.
Ma - si dirà - per quanto considerato di sinistra lui era pur sempre un prete. Eppure anche Immanuel Kant, vate della cultura laica europea, affermava: "Il Vangelo è la fonte da cui è scaturita la nostra cultura".
Un paio di aneddoti illuminanti.

AMARCORD
Attorno al 1978 frequentavo la Facoltà di Lettere e filosofia a Siena e seguivo in particolare i corsi di Critica letteraria tenuti da Franco Fortini. Era un professore straordinario, da cui ho imparato tantissimo. Un intellettuale affascinante.
Fortini stava fuori dagli schemi: era marxista, ma antistalinista, era ebreo (lui e suo padre subirono la persecuzione delle leggi razziali), ma critico con lo Stato d'Israele. Noi facevamo discussioni accesissime, furono scontri epici. Ma fecondissimi.
Una mattina iniziò la lezione leggendo (meravigliosamente) dei versi. In pochi riconoscemmo che era il "Mercoledì delle ceneri" di Eliot: "Perch'i' non spero più di ritornare/ Perch'i' non spero...".
Quel giorno era appunto il Mercoledì delle ceneri e lui si mise a chiedere se sapevamo cosa significava. La maggior parte non ne sapeva niente. Così Fortini fece lezione per spiegarci che non era possibile studiare letteratura, filosofia, storia dell'arte o storia in Italia senza sapere tutto del cattolicesimo. Tanto più, disse, se uno si professa marxista.
Le stesse, identiche considerazioni poi mi furono fatte, qualche anno dopo, da Massimo Cacciari, quando lavoravo al "Sabato", durante un'intervista. Cacciari, originariamente marxista, si occupa da sempre di teologia ed era inorridito dall'ignoranza in materia religiosa che riscontrava nei suoi studenti.
E' una questione centrale della formazione e la scuola non l'ha ancora compreso. Non è una questione confessionale, ma culturale e educativa.

PURE GLI ANTICLERICALI                                                  
Ho già ricordato - su queste colonne - cos'hanno scritto in proposito i campioni della nostra cultura laica. Nella sua "Storia dell'idea d'Europa", Federico Chabod dice: "il Cristianesimo ha modellato il nostro modo di sentire e di pensare in guisa incancellabile; e la diversità profonda che c'è fra noi e gli Antichi (...) è proprio dovuta a questo gran fatto, il maggior fatto senza dubbio della storia universale, cioè il verbo cristiano. Anche i cosiddetti 'liberi pensatori', anche gli'anticlericali' non possono sfuggire a questa sorte comune dello spirito europeo".
E il papa laico, Benedetto Croce, il maestro della cultura liberale, nel saggio del 1942 "Perché non possiamo non dirci cristiani", spiegava: "Il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai compiuta (...). Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate (...). E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni (...) non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana (...) perché l'impulso originario fu e perdura il suo".
Ripeto: il problema della scuola italiana non è il presepio, ma l'ignoranza.

Fonte: Libero, 06/12/2015

5 - LO SPOT DI LAURA PAUSINI A FAVORE DEL MATRIMONIO GAY
Purtroppo valgono più tre minuti di intervista alla Pausini che mille libri, convegni e veglie contro il gender
Fonte Notizie Provita, 08/11/2015

Lo spot a favore del matrimonio gay funziona sempre. E chi ha a cuore i propri affari sa perfettamente che conviene puntarci: si ottiene sempre una grandissima e utilissima pubblicità.
Laura Pausini è evidentemente buona imprenditrice di se stessa. Infatti, per lanciare la sua ultima fatica discografica, ha pensato bene di sostenere pubblicamente la lobby Lgbt e la sua campagna per il matrimonio omosessuale.
Su Repubblica abbiamo visionato uno stralcio dell'intervista che la cantante romagnola ha realizzato nei giorni scorsi a Miami, dove ha presentato alla stampa il suo nuovo album, "Simili", in uscita in tutto il mondo il 6 novembre. E la Pausini insiste proprio sul concetto di similitudine.

PALADINA DELL'UGUAGLIANZA
D'altra parte, ci sia consentito farlo notare, Laura è stata sempre una paladina dell'uguaglianza. Ebbene, ora, dopo questa lunga militanza, la Pausini sposa la causa del matrimonio gay.
Nell'intervista, oltre alle solite banalità sulla Chiesa cattolica, a suo parere troppo chiusa verso la modernità (ad eccezione di Papa Francesco, perché lui sì, è buono, questo bisogna dirlo, perché fa parte del copione; ma i preti, i vescovi e i cardinali no, sono tutti sepolcri imbiancati, eccetera eccetera), la nostra Laura confessa di essersi avvicinata ai valdesi, perché siamo credenti, certo, ma non cattolici, per carità!
Infatti, nella mente della cantante, non è pensabile che Dio imponga dei comandamenti o che discrimini qualcuno, perché il messaggio di Gesù è quello dell'amore. Gesù avrebbe detto che siamo tutti... simili! Ma attenzione: qualcuno dica alla Pausini che il concetto di similitudine è diverso da quello di uguaglianza. Se continua su questa strada rischia di avallare le tesi, secondo cui il matrimonio gay non è possibile perché una coppia omosessuale non è uguale ad una etero...

PERCHÉ NON SI SPOSA?
Tutto questo pistolotto fa da contorno alla provocazione centrale dell'intervista. Laura Pausini convive da tanto tempo con il suo compagno e non si sposa sia perché non ha bisogno di un pezzo di carta per certificare il suo amore: dimostra, allora, che le unioni civili sono inutili, in quanto chi volontariamente sceglie di convivere non ha certo bisogno di un istituto giuridico che lo stabilisca: la convivenza di per sé vuole essere sciolta da vincoli! Ma non si sposa anche per solidarietà alla sua migliore amica che è lesbica.
Ergo, finché l'Italia resterà un Paese bigotto e ottuso, che non consente agli omosessuali di sposarsi, nemmeno Laura Pausini lo farà. I parenti di Solarolo sono avvisati: se vogliono il pranzo di matrimonio, devono fare pressioni su Renzi perché approvi il prima possibile la legge sulle unioni civili, ovvero, in soldoni, sul matrimonio gay. Anche perché Laura è già arrabbiatissima.

Fonte: Notizie Provita, 08/11/2015

6 - L'INSEGNAMENTO POLITICO DI GESU'
I governanti? Che Dio li benedica (e ce li tenga lontani)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/12/2015

É da qualche tempo, ormai, che apro la cassetta della posta con timore e tremore. Ogni mattina, infatti, tiro un respiro di sollievo quando vedo che tra i mittenti sulle buste non c'è Equitalia. Agghiaccio al pensiero di aver dimenticato qualche pagamento, di dover perdere mattinate dal commercialista per scrutare dove e quando ho sbagliato, o se non ha sbagliato il Fisco. Il quale, sempre che lo riconosca, solo dopo qualche tempo e (mia) tribolazione rimedierà, ma senza risarcirmi dei grattacapi che mi ha creato.

NUOVE TASSE
Sempre ogni mattina, il giornale mi informa di nuove tasse, di nuove furberie per estorcermi brano a brano quel poco di benessere che sono riuscito a conquistarmi nella vita; di nuovi indagati per corruzione (non finiscono mai...), di nuove piccole ingiustizie ai danni dell'onesto, di nuove imbecillità politicamente corrette proclamate o inflitte, di nuove piccinerie escogitate dai piccoli uomini che governano i popoli, popoli ai quali impongono pesi che loro si guardano bene dal portare. E, siccome sono un c.c.p (cattolico credente e praticante), mi ricordo che anche qui Gesù ci aveva azzeccato in pieno. Infatti, quando vide che gli uomini del suo staff litigavano per la poltrona ancor prima di vedere realizzato il Regno del Messia, disse loro: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono» (Mt 20,25).
Disse proprio così, «i capi le opprimono», e non stette a sottilizzare né a distinguere. Questa sentenza,come tutte quelle riportate nel Vangelo, ha valore universale e vale dunque anche oggi come duemila anni fa. Duemila? Di più: già nell'Antico Testamento il popolo ebraico, stufo dei Giudici, chiese a Dio un re come quelli che avevano tutti gli altri popoli; Dio acconsentì, ma a patto che fosse Lui a sceglierlo. E, anche così, le cose non sempre andarono per il verso giusto. Sì, perché il popolo non sa scegliere. Basta accendere la tivù e aprire i giornali per rendersene conto: più cambiamo "capi" e peggio va. Sì, perché la sentenza di Gesù così continuava: «Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'Uomo, che non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

L'INSEGNAMENTO POLITICO DI GESÙ
Ce lo vedete Matteo Renzi «dare la propria vita in riscatto per molti»? Questo insegnamento "politico" di Gesù, la cui saggezza era ed è evidente di per sé, fece sì che la piazza, sobillata dal Sinedrio, gridasse a Pilato: «Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi» (Lc 19,14). Tutti, il Cesare pagano compreso, ma non Lui. Sono stati accontentati. Siamo stati accontentati. E ancora verremo accontentati, perché non è Dio a mandarci all'Inferno, visto che siamo così stupidi da procurarcelo da soli, a cominciare da questo mondo. Ora, cari lettori, vi prego di richiamare alla mente le facce dei nostri capi e governanti, visualizzarle bene e poi leggere il seguente passo di san Paolo a Timoteo, che riporto: «Carissimo, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio» (1 Tim 2,1-5).
Notare quel «prima di tutto». Sì, lo so che è difficile, specialmente dopo aver visualizzato le facce, come ho invitato a fare. Difficile, perché l'istinto non è la benedizione ma il suo contrario, non il rispetto ma il disprezzo, e la richiesta a Dio è, semmai, che si spicci a chiamarli al Suo giudizio. Solo che, cedendo all'istinto, ci facciamo del male da soli. Tutto l'insegnamento cristiano non è altro che questo: dominare l'istinto, disciplinarlo e sottometterlo alla ragione. E proprio la ragione, non tanto san Paolo, ci dice che bisogna pregare per quelli che ci governano, affinché, dopo avere soddisfatto i loro appetiti materiali e psicologici, ci lascino «condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio».
Chiediamo solo questo, ma, come è noto, non vogliono lasciarci neanche questo. Ed è perciò che ci rivolgiamo a Dio «con domande, suppliche, preghiere» per loro. Affinché si convertano e vivano (sono anche loro figli di Dio). O almeno ci lascino in pace.

Nota di BastaBugie: sul tema della tassazione e del limite che deve avere lo Stato ecco i link di alcuni articoli che abbiamo pubblicato in passato.
IL VERO PARASSITA E' LO STATO
Il Governo gioca a scarica barile, ma le tasse alte non sono dovute all'evasione fiscale
di Nicola Porro
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2493
I CATTOLICI E LE TASSE DI UNO STATO SANGUISUGA
Lady Fisco sostiene che il cattolicesimo produce evasori... ma è piuttosto lo Stato il parassita che viola il patto sociale!
di Antonio Socci
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3375
LE TASSE SULLA CASA SONO FURTI LEGALIZZATI
Lo Stato che pretende da voi una tassa per lasciarvi vivere a casa vostra è come la mafia che vuole il pizzo per lasciarvi aperto il negozio
di Rino Cammilleri
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3493
NON PAGARE LE TASSE E' PECCATO? DIPENDE...
Per essere giuste le imposte devono rispettare ben 5 condizioni, altrimenti diventa lecito o addirittura doveroso non pagarle
di Pierfrancesco Nardini
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3747

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/12/2015

7 - LA BASILICA SAN PIETRO OLTRAGGIATA DA UNA SCENEGGIATA GNOSTICA E NEOPAGANA
Fiat lux ha inondato di suoni e di luci la facciata e la cupola di San Pietro senza nessun riferimento al cristianesimo
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 11/12/2015

L'immagine che rimarrà legata all'apertura del Giubileo straordinario della Misericordia non è la cerimonia anti-trionfalista celebrata da Papa Francesco la mattina dell'8 dicembre, ma il roboante spettacolo Fiat lux: Illuminating Our Common Home, che ha concluso la stessa giornata, inondando di suoni e di luci la facciata e la cupola di San Pietro.

NESSUN RIFERIMENTO AL CRISTIANESIMO
Nel corso dello show, offerto dalla World Bank Group, le immagini di giganteschi leoni, tigri e leopardi si sono sovrapposte a San Pietro, che sorge proprio sulle rovine del circo di Nerone, dove le belve feroci divoravano i cristiani. Grazie al gioco delle luci, la basilica è sembrata poi capovolgersi, dissolversi, immergersi nell'acqua, mentre sulla sua facciata apparivano pesci-pagliaccio e tartarughe di mare, quasi evocando la liquefazione delle strutture della Chiesa, prive di qualsiasi elemento di solidità. Un enorme gufo e strani volatili luminosi volteggiavano sulla cupola, mentre monaci buddisti in marcia sembravano indicare una via di salvezza alternativa al Cristianesimo. Nessun simbolo religioso, nessun riferimento al Cristianesimo, la Chiesa cedeva il passo alla natura sovrana.
Andrea Tornielli ha scritto che non bisogna scandalizzarsi perché, come documenta lo storico dell'arte Sandro Barbagallo nel suo libro Gli animali nell'arte religiosa. La Basilica di San Pietro (Libreria Editrice Vaticana, 2008), molti artisti, nel corso dei secoli, hanno raffigurato una lussureggiante fauna attorno alla sepoltura di Pietro. Ma se la Basilica di San Pietro è uno "Zoo sacro", come la definisce con irriverenza l'autore di quest'opera, non è perché gli animali rappresentati nella Basilica siano rinchiusi in un sacro recinto, ma perché sacro, cioè ordinato a un fine trascendente, è il significato che a questi animali è stato attribuito dall'arte.

L'UOMO, VERTICE E RE DEL CREATO
Nel Cristianesimo infatti gli animali non sono divinizzati, ma valutati per il loro fine, che è quello di essere destinati da Dio al servizio dell'uomo. Recitano i Salmi: «Tu hai posto l'uomo a capo delle opere delle tue mani Tutto hai messo ai suoi piedi pecore e buoi, e le bestie ancora della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare» (Ps 8, 7-9). L'uomo è stato posto da Dio come vertice e re del creato, a cui tutto deve essere ordinato affinché egli tutto ordini a Dio, in qualità di rappresentante del cosmo (Gen 1, 26-27). Dio è il fine ultimo dell'universo, ma il fine immediato dell'universo fisico è l'uomo. «Siamo anche noi in certo modo il fine di tutte le cose», afferma san Tommaso (In II Sent., d. 1, q. 2, a. 4, sed contra), perché «Dio ha fatto tutte le cose per l'uomo» (Super Symb. Apostolorum, art. 1).
La simbologia cristiana attribuisce inoltre agli animali un significato emblematico. Il Cristianesimo non si interessa dell'estinzione degli animali o del loro benessere, ma del significato ultimo e profondo della loro presenza. Il leone simboleggia la forza e l'agnello la mitezza, per ricordarci l'esistenza di virtù e perfezioni diverse, che solo Dio possiede nella sua interezza. Sulla terra, una scala prodigiosa di esseri creati dalla materia inorganica fino all'uomo ha una essenza e una perfezione intima che è espressa dal linguaggio dei simboli.
L'ecologismo si presenta come una visione del mondo che capovolge questa scala gerarchica, eliminando Dio e detronizzando l'uomo. L'uomo è posto sul piano di un'assoluta uguaglianza con la natura in rapporto di interdipendenza non solo con gli animali, ma anche con le componenti inanimate dell'ambiente che lo circonda: montagne, fiumi, mari, paesaggi, catene alimentari, ecosistemi. Il presupposto di questa visione cosmologica è la dissoluzione di ogni confine tra uomo e mondo. La Terra con la sua biosfera forma una sorta di cosmica entità unitaria geo-ecologica. Essa diviene qualcosa di più di una "casa comune": rappresenta una divinità.

L'UMANESIMO INTEGRALE
Quando, cinquant'anni fa, si concluse il Concilio Vaticano II, il tema dominante di quella stagione storica appariva un certo "culto dell'uomo", racchiuso nella formula «umanesimo integrale» di Jacques Maritain. Il libro del filosofo francese, con questo titolo, è del 1936, ma la sua influenza maggiore si ebbe soprattutto quando un suo entusiastico lettore, Giovanni Battista Montini, divenuto Papa con il nome di Paolo VI, volle farne una bussola del suo pontificato. Il 7 dicembre 1965, nell'omelia della Messa, Paolo VI ricordò che nel Vaticano II si era prodotto l'incontro tra «la religione del Dio che si è fatto uomo» e la «religione (perché tale è) dell'uomo che si fa Dio».
Cinquant'anni dopo, assistiamo al passaggio dall'umanesimo integrale all'ecologia integrale, dalla Carta dei diritti dell'uomo a quella dei diritti della Natura. Nel XVI secolo, l'umanesimo aveva rifiutato la Civiltà cristiana medioevale in nome dell'antropocentrismo. Il tentativo di costruire la Città dell'uomo sulle rovine di quelle di Dio è però tragicamente fallito nel Novecento e a nulla sono valsi i tentativi di cristianizzare l'antropocentrismo, sotto il nome di umanesimo integrale. Alla religione dell'uomo si sostituisce quella della terra: all'antropocentrismo, criticato per le sue "deviazioni", si sostituisce una nuova visione eco-centrica. La teoria del Gender, che dissolve ogni identità e ogni essenza, si inserisce in questa prospettiva panteista e ugualitaria.
Si tratta di una concezione radicalmente evoluzionista, che coincide in larga parte con quella di Teilhard de Chardin. Dio è l'"autocoscienza" dell'universo che, evolvendosi, si fa cosciente della propria evoluzione. Non è casuale la citazione di Teilhard nel paragrafo 83 della Laudato sì, l'enciclica di Papa Francesco di cui filosofi come Enrico Maria Radaelli e Arnaldo Xavier da Silveira hanno sottolineato i punti in dissonanza con la Tradizione cattolica. E lo spettacolo Fiat Lux è stato presentato come un "manifesto ecologista" che vuole tradurre in immagini l'enciclica Laudato Sì.

UNA SCENEGGIATA GNOSTICA E NEOPAGANA
Antonio Socci, su Libero l'ha definita «una sceneggiata gnostica e neopagana che aveva un preciso messaggio ideologico anticristiano», osservando che «a San Pietro, nella festa dell'Immacolata Concezione, alla celebrazione della Madre di Dio è stata preferita la celebrazione della Madre Terra, per propagandare l'ideologia dominante, quella "religione climatista ed ecologista", neopagana e neomalthusiana, che è sostenuta dai poteri forti del mondo. Una profanazione spirituale (anche perché quel luogo - ricordiamolo - è un luogo di martirio cristiano)».
«Dunque, - ha scritto a sua volta Alessandro Gnocchi su Riscossa Cristiana - non l'Isis ha profanato il cuore della cristianità, non gli estremisti del credo laico hanno fatto scempio del credo cattolico, non i soliti artisti blasfemi e affetti da coprolalia hanno lordato la fede di tanti cristiani. Non c'era bisogno di perquisizioni e di metal detector per sbarrare l'ingresso ai vandali nella cittadella di Dio: erano già dentro le mura e avevano già innescato la loro bomba in multicolor e in mondovisione al calduccio della stanza dei bottoni».
I fotografi, i grafici e i pubblicitari che hanno realizzato Fiat Lux sanno che cosa rappresenta per i cattolici San Pietro, immagine materiale del Corpo Mistico di Cristo, che è la Chiesa. I giochi di luce che hanno illuminato la Basilica hanno avuto un intento simbolico, antitetico a quello espresso da tutte le luminarie, le lampade, i fuochi, che hanno trasmesso nel corso dei secoli il significato della luce divina. Questa luce era spenta l'8 dicembre. Tra le immagini e le luci proiettate sulla Basilica, mancavano quelle di Nostro Signore e dell'Immacolata, di cui si celebrava la festa. San Pietro era immerso nella falsa luce portata dall'angelo ribelle, Lucifero, principe di questo mondo e re delle tenebre.
La parola luce divina non è solo una metafora, ma una realtà, come realtà sono le tenebre che oggi avvolgono il mondo. E in questa vigilia di Natale l'umanità attende il momento in cui la notte si illuminerà come il giorno, «nox sicut dies illuminabitur» (Salmo 11) e si compiranno le promesse fatte a Fatima dall'Immacolata.

Fonte: Corrispondenza Romana, 11/12/2015

8 - I PENTITI DELL'ABORTO
Il libro ''La mia vita con l'aborto'' scritto dalla ex direttrice di una clinica abortista in Texas descrive la drammatica esperienza personale di chi ha cambiato totalmente prospettiva
Autore: Vincenzo Sansonetti - Fonte: Il Timone, luglio/agosto 2015

"Vedevo sullo schermo il corpicino che si contorceva violentemente. Per un brevissimo momento sembrava che il bambino venisse strappato, arrotolato e strizzato come uno straccio. Poi cominciò a scomparire dentro la cannula sotto i miei occhi. L'ultima cosa che vidi fu la piccola spina dorsale perfettamente formata risucchiata nel tubo, e tutto scomparve. L'utero era vuoto, totalmente vuoto. Ero paralizzata dall'incredulità".

DALL'ORRORE NASCONO PESANTI INTERROGATIVI
Non c'è niente di meglio per comprendere un fatto, coglierne il significato più profondo, che guardarlo in faccia per quello che è, nudo e crudo, senza mistificazioni. È quanto è accaduto quasi sei anni fa ad Abby Johnson. Autunno 2009, non ancora trentenne Abby ricopre un incarico che le dà soddisfazioni: è la giovane direttrice di una clinica a Bryan, nel Texas, di proprietà della famigerata organizzazione abortista Planned Parenthood; fino a quando un giorno non le capita per caso di assistere ad un aborto "guidato" con gli ultrasuoni, anzi di esserne parte attiva, reggendo una cannula in sala operatoria. In dieci minuti la sua vita cambia radicalmente: "L'immagine di quel piccolo bambino che si contorceva e si dimenava continuava a scorrere nella mia mente. Come ero potuta arrivare a questo? Come avevo potuto lasciare che accadesse?". Questi i pesanti interrogativi che di colpo irrompono la sua mente nel suo cuore, come se si svegliasse da un orribile sogno; al punto che decide di mollare tutto e trasformarsi in una agguerrita militante del movimento antiabortista degli States.

ACCOGLIERE SEMPRE L'ALTRO, ANCHE IL NEMICO
La Johnson racconta con cruda sincerità la sua drammatica esperienza nel testo autobiografico Scartati. La mia vita con l'aborto (Rubettino, €16), da poco approdato nelle librerie italiane, in cui percorre con lucidità il suo coraggioso cammino da paladina degli aborti a strenuo difensore della vita nascente, da complice di un'attività inaccettabile e devastante a militante "prolife" senza se e senza ma. E nel momento della conversione, spuntano i ricordi. Come non ripensare, ad esempio, ai tanti aderenti alla Coalizione per la vita, che aveva visto radunarsi composti e silenziosi fuori dalla "sua" clinica degli aborti, quegli stessi che, rifiutando gesti provocatori e clamorosi, ma affidandosi solo alla preghiera, le avevano sempre causato una profonda inquietudine? Abby ora ha capito; non nutre odio e risentimento, innanzitutto verso se stessa, ma diventa testimone di una rinnovata occasione di amore e accoglienza, possibile a tutti. "Non si deve vedere negli altri solo pensieri sbagliati o comportamenti dannosi", afferma. E lancia la sfida ai lettori del suo libro: "Siete pronti a guardare gli avversari con bontà, compassione, generosità e spirito di sacrificio?". Una grande lezione.

LA CLAMOROSA SVOLTA DI BERNARD NATHANSON
Il caso Abby non è isolato, non è l'unico. Sono ormai decine in tutto il mondo coloro che hanno deciso, con clamorosi dietrofront, di abbandonare la militanza abortista e pro-choice per approdare nelle file dei sostenitori del rispetto per la vita nascente. Il caso di "pentimento" più celebre è quello del medico statunitense Bernard Nathanson, ginecologo di New York, morto nel 2011 a 85 anni. Da giovane, negli anni Sessanta e Settanta, si era battuto accanitamente in favore della libertà di scelta della donna e per la legalizzazione dell'interruzione volontaria della gravidanza, a cui si arriverà nel 1973. Lui stesso Nathanson confesserà di essere stato il responsabile di ben 75000 aborti. Poi la svolta, che lo porta a riconsiderare il suo punto di vista: si converte nel 1996 alla religione cattolica e diventa un acceso sostenitore del Movimento per la vita americano. Riuscendo a realizzare due documentari significativi: The Silent Scream (Il grido silenzioso), che mostra un aborto attraverso l'ecografia, ed Eclipse of Reason, che analizza invece la tematica degli aborti tardivi. Che cosa fa cambiare idea a Nathanson? È quando comincia a servirsi delle nuove tecnologie che permettono di osservare l'embrione nel seno materno, che il medico americano inizia ad avere i primi dubbi.

QUALE "GRIDO SILENZIOSO", COSì SCONVOLGENTE
Nel 1984, coadiuvato da una femminista, viene chiesto al "principe degli aborti" di filmare un'interruzione di gravidanza per aspirazione, al terzo mese di gestazione. Ma non immaginava cosa avrebbe trovato. Nel filmare il bambino che stava per essere abortito, Nathanson vede il feto che con le manine si difende e non vuole essere aspirato (la stessa esperienza vissuta da Abby Johnson). Pur nel liquido amniotico, il bambino aveva aperto la bocca per gridare, perché avvertiva un pericolo imminente e inesorabile. Nathanson, colpito da quelle immagini terribili e eloquenti, ammetterà: "Sono rimasto così sconvolto dal vedere ciò che avevo fatto che, uscito per un momento dalla stanza, sono tornato per terminare il montaggio del filmato; ma non ho mai più procurato aborti in vita mia". Anche la femminista sua collaboratrice, sconvolta per quello che aveva visto, cioè l'omicidio in diretta di un piccolo essere umano innocente, non si fece più sostenitrice dell'interruzione di gravidanza. Dal quel momento Nathanson divenne un militante antiabortista. Quel film, che doveva essere a favore dell'aborto, è diventato un film di poco meno di mezz'ora per il diritto alla vita, diffuso in tutto il mondo: appunto Il grido silenzioso. Nathanson ha anche scritto un best seller sul suo cambiamento, Aborting America, e ha riconosciuto che uno degli scopi del movimento abortista era screditare sistematicamente la Chiesa cattolica, al punto di ammettere che "venivano comunicate ai mass media bugie del tipo tutti sappiamo che l'opposizione all'aborto viene dalla Gerarchia e non dalla maggioranza dei cattolici e i sondaggi dimostrano ripetutamente che la maggior parte dei cattolici vuole la riforma della legge sull'aborto". [HO ESEGUITO 75.000 ABORTI E MI SONO BATTUTO PER LA SUA LEGALIZZAZIONE NEGLI STATI UNITI di Bernard Nathanson https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2812, N.d.BB]

ANTHONY: UN LUTTO FAMILIARE LO FA RIFLETTERE
Altri nomi di eccellenti "abortisti pentiti"? Almeno due: Anthony Levatino e Carol Everett. Ecco le loro storie. Anthony Levatino era un convinto abortista, ora è un ginecologo pro life. La sua vicenda è simile a quella di Nathanson. In cinque anni, tra il 1981 e il 1985, ha procurato quasi 1200 aborti. Gli ha fatto cambiare idea il fatto che lui e la moglie non riuscissero a concepire, e la loro figlia adottiva Heather morisse in un incidente automobilistico nel 1985. Ora esercita nel New Mexico, ed è appunto attivo nel fronte antiabortista. È apparso in un film pro-life apparso nel 2011, The Gift of Life, e fa parte del comitato medico di consulenti di Priest for Life, i cui leader gli hanno chiesto di intervenire sulla loro campagne Silent No More. E di partecipare alle Marce della Vita. Nel 2012 ha testimoniato al Congresso che effettuare un aborto su un bambino non nato di 24 settimane era doloroso non solo per il feto, ma anche per il medico. "Se pensate che non faccia male, se credete che non sia un'agonia per questo bambino, vi prego di ripensarci", ha affermato intervenendo a sostegno del disegno di legge chiamato Pain-Capable Unborn Child Protection Act (Atto di Protezione del Bambino Non Nato Capace di Provare Dolore).

CAROL: DISGUSTATA DALLE TROPPE MENZOGNE
Carol Evertt, tra il 1977 e il 1983, ha diretto non una, ma una catena di quattro cliniche abortiste nel Texas, direttamente responsabile di circa 35 mila aborti. Alcuni anni dopo si è pentita ed ha abbandonato il proprio redditizio incarico, spiegando come il suo fosse un lavoro "su commissione": più aborti, più soldi. E rivelando i metodi collaudati che venivano usati per "convincere" le donne a disfarsi dei figli che portavano in grembo. "Avevamo raggiunto l'obiettivo di indurre ogni ragazza tra i 13 e i 18 anni ad abortire tra le tre e le cinque volte", confesserà. L'inquietante risultato non era frutto del caso: alle spalle vi era anzi una precisa strategia, studiata nei dettagli, che partiva dall'indurre nelle future, giovani madri, una particolare mentalità alla sessualità. Complice un'educazione scolastica ad hoc, veniva annullato il senso naturale del pudore e neutralizzati i valori familiari sin dall'asilo nido, "insegnando" poi in terza elementare cosa fosse un rapporto sessuale, in quarta gli atti impuri, e spiegando poi esplicitamente a vedere nell'aborto una soluzione possibile, praticabile, quindi inevitabile. In questo modo, di fronte ad una gravidanza era facile, quasi naturale al personale appositamente addestrato proporre alla ragazza incinta l'aborto come unico "rimedio".

Fonte: Il Timone, luglio/agosto 2015

9 - OMELIA DELLA NOTTE E DEL GIORNO DI NATALE
Ecco, vi annunzio una grande gioia
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Un Natale vero?

1) MESSA DELLA NOTTE

È un grande regalo il Natale, un grande regalo per tutti. Se non ci fosse il Natale, la rincorsa monotona dei giorni - che passano davanti a noi nello spazio di un anno - sarebbe tutta al buio.

IL NATALE DI CRISTO È PER L'UMANITÀ INTERA
Non c'è uomo, per quanto scettico e amareggiato, che non ne senta l'incanto. Questa celebrazione è per l'umanità intera (così povera di ragioni per essere serena e sperare) l'offerta di una grande ricchezza. Tutti, almeno confusamente, l'avvertono, anche se la fortuna di saperla apprezzare e la capacità di goderne autenticamente non ha in tutti la stessa intensità e la stessa misura.
Nessuno però è escluso da questa festa; nessuno - quali che siano i suoi convincimenti e le sue scelte esistenziali - può sentirsi totalmente estraneo e spaesato a Betlemme.
Oggi tutta la famiglia umana è toccata, almeno per qualche riverbero, dalla gioia di questo giorno. Perché oggi, come ci ha detto l'Apostolo, è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini (Tt 2, 11).
Per tutti: non solo per i credenti, ma anche per quelli che credono di non credere; non solo o per chi è assiduo all'incontro domenicale con il Signore, ma anche per chi ritrova oggi per una volta la strada della chiesa e decide per una volta di dare un po' d'attenzione e un po' d'amore esplicito a colui che l'ha creato; non solo per chi quotidianamente si interroga sulla sua risposta concreta e coerente al Vangelo di Cristo che lo interpella, ma anche per chi abitualmente vive distratto, lontano, riverso nella molteplicità delle cose e degli interessi, restio a occuparsi regolarmente di Dio, forse perché lo intuisce troppo esigente e ha paura di essere disturbato dalle sue incalzanti richieste.

IL FASCINO DEL NATALE
Tutti oggi, in grado massimo o in grado minimo, sperimentano la grazia divina; tutti, di poco o di tanto, si avvicinano alla salvezza.
C'è nel Natale il fascino di una sostanziale poesia. Percepirlo è già una iniziale esperienza cristiana e un modo, sia pure tenue e ancora esterno, di accostarsi al Dio che è suprema bellezza.
È la poesia che traluce dalla ammirevole semplicità del racconto evangelico che abbiamo ancora una volta ascoltato; è la poesia dei nostri presepi: una tradizione nella quale il popolo più umile di tutte le regioni d'Italia da secoli esprime il suo gusto, la sua fantasia, il suo genio; è la poesia delle consuetudini eloquenti e gentili, che adornano questo tempo natalizio e lo rendono così carico di sincere emozioni.
A un livello più profondo, c'è nel Natale il richiamo ai valori di una più autentica umanità; valori che il mondo di oggi - così esaltato dalle sua bravure e così inaridito - ha impellente necessità di riscoprire.
Per esempio, il valore della maternità, riconosciuta non come un infortunio o come una vergogna sociale, ma come un dono, come una condizione di onore, come un titolo di merito di fronte a questa nostra patria dalle poche vite e dalle introvabili culle.
Poi il valore della letizia, che deve prendere tutti quando un nuovo figlio di Dio fa il suo ingresso nel mondo. Il valore dell'amore sponsale, che, quando è solido e alimentato dalla fede, consente di affrontare e superare i disagi dell'esistenza, sia che provengono da circostanze fortuite sia che abbiano la loro causa nell'insensibilità dei poteri mondani, come è capitato a Giuseppe e a Maria.
Infine il valori insostituibile della famiglia, che sola può offrire all'uomo, che comincia il suo disagevole e insidiato cammino sulla terra, la situazione più favorevole per uno sviluppo senza traumi, senza sbandamenti, senza irreversibili devianze.

IL NATALE È UNA VERITÀ
Soprattutto il Natale è una verità: la verità del Dio che sorprendentemente ci ama ed è venuto a farsi uno di noi. Dio ormai non ci lascia più; per questo oggi esplode la gioia, che dalla capanna di Betlemme raggiunge gli estremi confini dell'universo.
Non siamo più soli: i compagni, gli amici, i parenti ci possono abbandonare. Ma il Dio che ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio, unito personalmente per sempre alla nostra natura di creature fragili e dolenti, non ci abbandonerà mai alle nostre tristezze, alla nostra inquietudine, al nostro peccato.
Questa è la "buona notizia" che oggi ci è data: Ecco, vi annunzio una grande gioia (Lc 2,10), ha detto l'angelo ai pastori. Non è una fiaba, è una notizia, cioè l'informazione su un fatto avvenuto; non è un bel sogno, è una realtà ancora più bella di ciò che desidereremmo di sognare.
Nessun uomo ormai può sfuggire al suo Creatore, che lo insegue, lo vuole raggiungere e legare a sé. Non possiamo sfuggirgli, perché il suo amore corre più veloce di noi.
Ti inganni, se credi di poter schivare fino alla fine il Signore che è venuto a cercarti. Egli non ti darà pace, per farti arrivare davvero alla pace; ti tormenterà, per portarti ad essere sul serio felice; forse disporrà sulla tua via le sconfitte e le delusioni, per farti partecipe della sua definitiva vittoria.
Questa è la verità del Natale. Capirlo, inebriarcene, lasciarci trovare da colui che è venuto a cercarci sino a farsi uomo: è questo l'augurio natalizio più genuino e più bello che in questi giorni ci possiamo scambiare.

2) MESSA DEL GIORNO

Una preoccupazione evidente presiede alla scelta delle letture che la Chiesa fa per la nostra meditazione di oggi: quella di salvarci da una facile banalizzazione che oggi rievochiamo.
I particolari dell'umile nascita tra noi del Figlio di Dio possono diventare forvianti per chi si accosta alla mirabile scena del presepio con troppa superficialità. Il bambino, la stalla, i pastori - in una parola, tutti i particolari umanissimi e poetici del quadro - potrebbero indurci ad una valutazione senza verità.

IL NATALE DI CRISTO È L'EVENTO CENTRALE DELLA STORIA
Ma riflettiamo un momento: non ci sarebbe nessuna ragione di festeggiare un neonato con tanta solennità e tanto impegno se questo neonato non fosse il Creatore del mondo. La stalla di Betlemme non meriterebbe nessuna speciale considerazione se in essa non avesse visto la luce il Signore dell'universo. E che senso avrebbe contemplare affettuosamente i pastori, se essi non fossero i testimoni dell'evento centrale della storia?
Il pericolo della banalizzazione si è enormemente accresciuto nei nostri giorni, nei quali pare che tutta l'attenzione sia attratta non dalla sostanza del mistero natalizio, ma dal suo involucro più esteriore, non dal significato della festa ma dalla sua ornamentazione superflua, non dal dono inaudito che abbiamo ricevuto dal cielo ma dai regali che per una gentile consuetudine ci scambiamo tra noi.
Ci spieghiamo allora perché oggi la Chiesa con insistenza nella prima parte della messa ci richiama la vera identità di quel bambino di cui celebriamo la nascita; egli, ci ha detto la Lettera agli Ebrei, è il Figlio che è venuto a concludere e ad esaurire il lungo discorso che Dio nei secoli ha fatto all'umanità per mezzo dei profeti; anzi, è colui per mezzo del quale è stato fatto il mondo. Tutto l'universo è suo, perché egli è l'erede di tutte le cose. È l'irradiazione della gloria del Padre e ci sostiene tutti nell'essere con la potenza della sua parola. Essendo Figlio vero, generato da Dio, è oggetto dell'adorazione degli angeli che lo riconoscono come il sovrano (cf Eb 1,1-6).

L'AUTENTICA IDENTITÀ DI COLUI CHE È NATO
A ben guardare, un'intenzione identica a questa muove, probabilmente, l'evangelista Giovanni a premettere alla sua narrazione la pagina splendente del prologo che noi abbiamo ancora una volta ascoltato.
Nel seguito del suo racconto, egli ci mostrerà Gesù di Nazareth come un uomo debole come noi, che conosce la stanchezza e la sete (cf Gv 4, 6.7), che deve nascondersi per non essere ucciso a sassate (cf Gv 8,559), che si lascia arrestare (cf Gv 18,12) e processare (cf Gv 18,19), che è senza difesa davanti alla flagellazione, agli insulti, agli schiaffi, (cf Gv 19,1-3), che muore dissanguato sulla croce, il patibolo dei malfattori (cf Gv 19,30).
Non lasciatevi ingannare, sembra dirci l'evangelista con il suo prologo, da questa manifestazione di umanità fragile, emarginata, sopraffatta. Colui che vediamo costituito nella nostra stessa natura mortale è il Verbo eterno che è fin dal principio presso Dio, che è Dio stesso (cf Gv 1,1-2), sicchè tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste (cf Gv 1,3)

IL NATALE NON È UN MOMENTO DI FOLCLORE, MA È LA CELEBRAZIONE DELLA DIVINITÀ DI GESÙ CRISTO
Questo discorso viene rivolto anche a noi nella giornata di oggi, e molto opportunamente, perché ci aiuta a superare ogni ambiguità di valutazione e a collocarci nell'atteggiamento più giusto e più penetrante di fronte al presepio. Quell'infante che ancora non sa parlare è la stessa "parola" eterna e sostanziale del Padre. Quella creatura tremante per il freddo, bisognosa di tutto e insidiata da mille pericoli è la sede stessa della vita (cf Gv 1,4). Quell'esserino che sembra schiacciato dal buio nella notte profonda è la luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1,9). Egli appare nel racconto natalizio come un figlio dei poveri, che addirittura in maniera miserabile inizia la sua strada nell'esistenza, ma - ci è stato ricordato - noi vedemmo la sua gloria come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità (Gv 1,14).
Insomma, noi riceviamo dalla parola di Dio un forte e appassionato invito a percepire la festività odierna nella sua verità, in modo che ci sia consentito di oltrepassare tutti gli orpelli, le distrazioni, le esteriorità che sciupano il nostro Natale e ci sia dato di accogliere con sincerità di cuore colui che può avvolgerci nell'onda rinnovatrice della vita divina.
Non c'è nulla che sia obbiettivamente più vuoto, più deludente e alla fine più amaro di un Natale vissuto come una convenzione del folclore tradizionale, della quale non si capiscono più né le ragioni celebrative né i contenuti di grazia; in una parola, di un Natale senza una fede convinta nella divinità del Signore Gesù che è nato a Betlemme.
Ma se questa fede c'è - anche se è una piccola fiammella che però desidera ravvivarsi in questa benedetta occasione - allora non c'è nulla di più bello, di più entusiasmante, di più carico di speranza del Natale cristiano.
Sapere che Dio diventa uomo e viene ad abitare in mezzo a noi (cf Gv 1,14) ci permette di superare ogni pessimismo sulla sorte nostra e di quella disorientata umanità. La certezza che quelli che credono nel suo nome sono veramente generati da Dio nella vita Divina (cf Gv 1,12-13) diventa dentro di noi una fonte di gioia e di pace, che nessuna tristezza della terra riesce più a inaridire. La persuasione che tutti possiamo partecipare e di fatto partecipiamo della pienezza di grazia e di verità, proprio del Figlio unigenito del Padre che per noi si è fatto bambino, ci colma di lieto stupore e ci pone in condizione di affrontare qualunque difficoltà dell'esistenza.
Come si vede, solo quelli che credono - o che tentano di credere o che almeno rimpiangono sinceramente di credere troppo poco - possono dire senza nessuna vana retorica di passare un buon Natale.

Fonte: Un Natale vero?

10 - OMELIA DELLA SACRA FAMIGLIA - ANNO C (Lc 2,41-52)
Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 27 dicembre 2015)

La prima domenica dopo Natale ricorre ogni anno la festa della Santa Famiglia di Nazareth. Una famiglia unica e irripetibile, formata da Giuseppe, Maria e Gesù. Maria e Giuseppe erano veri sposi anche se vissero il loro matrimonio verginalmente, non solo come fratello e sorella, ma come Angeli in Terra, e più ancora. E Gesù è il Figlio di Dio venuto su questa Terra per la nostra salvezza. La Famiglia di Nazareth offriva agli angeli del Paradiso lo spettacolo più bello; essa – come si espressero alcuni Santi – era come la Trinità terrestre. San Giuseppe faceva le veci del Padre, Gesù è lo stesso Figlio di Dio, Maria è il riflesso più puro dello Spirito Santo.
San Giuseppe, come la Chiesa da sempre ha insegnato, non è padre naturale di Gesù, ma, come si dice comunemente, il padre putativo, verginale, in quanto Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo. Tuttavia era indispensabile la presenza di san Giuseppe per fare in modo che il Figlio di Dio entrasse in questo mondo in modo ordinato, ovvero che avesse una famiglia umana dove vivere e crescere.
La famiglia è formata dallo sposo, la sposa (uomo e donna) e la prole. Tutto ciò che va contro questo piano di Dio è peccato e perversione.
San Giuseppe educò lo stesso Figlio di Dio! Già da questo comprendiamo la grandezza di questo Santo che tante volte dimentichiamo. Dalle sue labbra Gesù apprendeva la Volontà del Padre Celeste; obbedendo a lui, Egli compiva con certezza ciò che Dio Padre chiedeva. Il Figlio di Dio si affidò a san Giuseppe: sul suo esempio mettiamo la nostra vita nelle mani di questo grande Santo.
Maria, invece, è Madre naturale di Gesù. Da Lei, il Figlio di Dio ha preso la carne e il sangue, solo da Lei. Per tale motivo ci doveva essere una straordinaria somiglianza tra Gesù e la sua Madre Santissima. La vita di Maria a Nazareth, come pure quella di san Giuseppe, fu una continua adorazione. Essi avevano sempre sotto il loro sguardo Gesù; i loro occhi e i loro cuori non potevano distaccarsi da Lui.
La Santa Famiglia di Nazareth ci offre dei grandissimi insegnamenti per la nostra vita cristiana, per la vita delle nostre famiglie. Prima di tutto essa ci insegna a mettere al primo posto la Volontà di Dio. Solo compiendo l'adorabile Volontà del Padre Celeste potremo essere felici, su questa Terra e in Paradiso. Nemmeno il più piccolo peccato nella Santa Famiglia di Nazareth: tutto era santo! Sull'esempio di Gesù, Giuseppe e Maria, impariamo anche noi ad evitare il peccato, pensando che esso è la più grande disgrazia che si possa abbattere sulle nostre famiglie. Insegnava un Santo, ad esempio, che la bestemmia e il non andare a Messa la domenica, allontanano sempre di più la benedizione di Dio sulle nostre famiglie. E poi pensiamo ai peccati contro la vita, alla contraccezione, all'aborto: altro che santa famiglia!
Ripuliamo le nostre famiglie da tutte queste macchie che la rendono sempre più opaca. Chiediamo alla Madonna e a san Giuseppe di renderle un riflesso quanto più splendente della loro Santa Famiglia.
Un altro insegnamento riguarda la preghiera. Ricordiamolo sempre: una famiglia che prega insieme è una famiglia che rimane insieme, una famiglia benedetta da Dio. Un tempo, alla sera, le famiglie si radunavano attorno al focolare per la recita del Rosario. Oggi, purtroppo, non è più così e i risultati si vedono con evidenza: famiglie distrutte, separazioni e divorzi.
Ritorniamo alla preghiera e ritroveremo l'unità famigliare.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 27 dicembre 2015)

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