BastaBugie n�449 del 13 aprile 2016

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1 E' MORTO CASALEGGIO, GURU DEL MOVIMENTO 5 STELLE CHE HA USATO INTERNET COME NUOVA RELIGIONE
Senza di lui non ci sarebbe stato Grillo come leader politico e senza Grillo Casaleggio sarebbe rimasto solo un imprenditore a capo di un oscuro movimento esoterico
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LE MENZOGNE DEL VIDEO DEI VIP, SPONSORIZZATI DA GEENPEACE, CHE TI VORREBBE FAR VOTARE SI AL REFERENDUM SULLE TRIVELLE... CHE PERO' NON CI SONO!
Ficarra e Picone, Claudia Gerini, Elio Germano, Nino Frassica, Valeria Golino, Flavio Insinna, Noemi, Piero Pelù e altri invitano a ''fermare le trivelle''... ecco perché invece NON andremo a votare
Autore: Emanuele Boffi - Fonte: Tempi
3 SPAGNA: COME TI SQUILIBRO L'INFANZIA
A Madrid si fornirà una terapia ormonale ai bambini che manifestino dubbi sulla propria identità
Autore: Gabriel Ariza - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 L'AGNELLO (ANIMALE) AL POSTO DELL'AGNELLO DI DIO
L'eresia animalista allontana da Dio idolatrando la creatura e così ci si commuove per gli animali e non per i cristiani crocifissi
Autore: Benedetta Moreschini - Fonte: Blog di Costanza Miriano
5 STRANE MANOVRE IN ITALIA PER UN RUDERE... QUI JIHAD CI COVA
Ecco lo snodo principale dell'asse kosovaro-bosniaco dell'Isis (se stasera volete dormire tranquilli, non leggete questo articolo)
Fonte: Corrispondenza Romana
6 LE TRE NOTE DI AMORIS LAETITIA CHE FANNO DISCUTERE
La mancata richiesta di castità nei matrimoni di divorziati risposati e il loro accesso all'Eucaristia sono i principali elementi problematici del recente documento di Papa Francesco
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 AMORIS LAETITIA CITA (MALE) SAN TOMMASO
Riecheggiano le argomentazioni pro-adulterio del cardinale Kasper a proposito dell'epicheia (eccezione alla norma morale) prevista da san Tommaso che però, in realtà, negava eccezioni di fronte alle norme assolute (come l'illiceità dell'adulterio)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 AMORIS LAETITIA VA ACCOLTA CON RISPETTO, MA NON E' MAGISTERO
L'Esortazione Apostolica Post-Sinodale è solo una riflessione di Papa Francesco e va interpretata alla luce del Magistero precedente affinché non diventi una rivoluzione fuorviante
Autore: Raymond Leo Burke - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 OMELIA IV DOMENICA DI PASQUA - ANNO C (Gv 10, 27-30)
Io do loro la vita eterna
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - E' MORTO CASALEGGIO, GURU DEL MOVIMENTO 5 STELLE CHE HA USATO INTERNET COME NUOVA RELIGIONE
Senza di lui non ci sarebbe stato Grillo come leader politico e senza Grillo Casaleggio sarebbe rimasto solo un imprenditore a capo di un oscuro movimento esoterico
Autore: Massimo Introvigne - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-04-2016

Forse è solo una delle tante leggende che circondavano il personaggio, ma si dice che Gianroberto Casaleggio avesse previsto che il mondo così come lo conosciamo sarebbe finito poco dopo la sua morte. Fosse così, più che scrivere articoli dovremmo chiederci «a che ora è la fine del mondo» come nella vecchia canzone di Ligabue: ma è anche vero che, secondo le stesse storie - forse inventate, forse con qualche fondo di verità -, Casaleggio prevedeva di morire soltanto nel 2040.
Leader politico tra i più misteriosi e inaccessibili che la storia italiana abbia conosciuto, Casaleggio è difficile da classificare e da capire se non si tiene conto dei suoi interessi per l'esoterismo, soprattutto per quello del maestro di origine armena George Ivanovitch Gurdjieff, morto nel 1949 e che ha ispirato tanti intellettuali e artisti, dalla creatrice di Mary Poppins, Pamela Travers, fino al cantautore Franco Battiato in Italia. La posterità di Gurdjieff è fatta di scuole che si guardano in cagnesco fra loro, ma tutte riprendono un tema centrale del suo pensiero: la distinzione fra una élite d'iniziati e una massa «dormiente», capace solo di essere guidata e che, a rigore, non ha neppure un'anima capace di sopravvivere alla morte del corpo. Questa idea è una chiave anche per comprendere le idee di Casaleggio, che mettono insieme l'esoterismo di Gurdjieff e le utopie sul ruolo salvifico di Internet.

DIFFUSORE DI IDEE ESOTERICHE, MA ANCHE ESPERTO DI MARKETING
Casaleggio non è stato solo un curioso diffusore di idee esoteriche ma anche uno degli esperti italiani - e non solo - di marketing via Web più noti e di successo, come amministratore prima della Webegg, un'azienda nata nel mondo Olivetti e passata poi sotto il controllo di Telecom, poi della Casaleggio & Associati, fondata nel 2004. In un certo senso, Casaleggio ha trasformato Internet in una religione. Il suo pensiero si riassume in una profezia apocalittica: siamo alla vigilia di crisi ecologiche e di «guerre ideologiche, razziali e religiose» in cui moriranno i sei settimi degli attuali abitanti della Terra. Il miliardo di sopravvissuti abolirà «i partiti, la politica, le ideologie e le religioni», sostituite da «Gaia» - un nome che in molte teorie esoteriche indica la Terra come organismo vivente e unica divinità - la quale sarà insieme religione e politica e gestirà il mondo tramite un «nuovo governo mondiale» selezionato e organizzato tramite Internet.
Cioè, precisava Casaleggio, tramite gli «influencer», quella piccola percentuale di persone che padroneggia perfettamente la Rete e crea il novanta per cento dei suoi contenuti. Persone come lo stesso Casaleggio, che però hanno bisogno di «portavoce» dotati di quelle capacità di comunicare con il pubblico, compreso quello che non ha come suo primo punto di riferimento Internet, che agli «influencer» spesso mancano.
Di qui l'incontro fatale - dopo un tentativo finito male con Antonio Di Pietro, personaggio troppo rusticano per rientrare negli schemi esoterici di Casaleggio - con Beppe Grillo, un comico che aveva già mostrato un forte interesse per la politica. Nello schema esoterico di Casaleggio, il suo ruolo è quello dell'«influencer» che rimane dietro le quinte, mentre in pubblico appare Grillo come «portavoce». Prima dell'incontro con Casaleggio del 2005, Grillo diffida di Internet e nei suoi spettacoli pubblici ogni tanto sfascia persino un computer, accusato di «lavare il cervello» alla gente semplice.
Ma il comico diventa un leader politico globale quando Casaleggio gli mostra la luce di Internet e la accende, creando per Grillo quello che diventa uno dei dieci blog più visitati nel mondo. Senza Casaleggio non ci sarebbe Grillo come leader politico del MoVimento 5 stelle (la V va sempre scritta maiuscola in omaggio allo slogan principale, rozzo ma efficacissimo, del comico, «Vaffanculo»). Ma senza Grillo il guru Casaleggio sarebbe rimasto solo un imprenditore che si era messo a capo di un oscuro movimento esoterico.

LE TRE STRATEGIE
Perché la strategia «via Internet» inventata da Casaleggio per Grillo e il MoVimento 5 stelle ha funzionato? Molti parlano di un superamento della televisione, che Casaleggio e Grillo avrebbero trovato il modo di rendere irrilevante. In realtà non è proprio così. I primi a notarlo sono stati gli studiosi di comunicazione Francesca Burichetti e David Mazzerelli in un articolo del 2013, dove facevano notare tre cose.
La prima è che la forza della strategia ideata da Casaleggio non consisteva tanto nel mezzo scelto - Internet - quanto nel presentare quelle che sembrano «storie personali» di persone comuni ma che in realtà sono studiate a tavolino e rispondono a una sapiente strategia. «Casaleggio sa bene che una comunicazione politica efficace per muovere l'elettorato deve prima muovere emozioni e le emozioni si muovono a partire dai racconti. Meglio se da racconti personali».
Secondo: la strategia di Casaleggio prevede tre fasi. «1° step: usare i new media per ideare e creare l'evento. 2° step: creare l'evento per creare una notizia impossibile da non coprire mediaticamente. 3° step: creare la notizia per richiamare i media tradizionali: TV, radio e stampa in primis».
Terzo: una volta che si è seguita questa strategia, il miglior modo di far parlare di sé la televisione è non andare in televisione. Grillo è stato negli ultimi dieci anni il leader politico di cui le televisioni hanno parlato di più dopo Berlusconi. Eppure Grillo non va mai in televisione. Ma è la televisione ad andare da lui. Lo aveva ribadito a suo tempo, parlando di Grillo e Casaleggio, Umberto Eco: «La chiave del successo è non apparire mai in televisione». «Grillo ha capito questo punto fondamentale: la comunicazione non è più diretta ma va come una palla di biliardo, ovvero si parla a nuora perché suocera intenda (e viceversa)» si parla sul blog o su Twitter per essere ripresi dalla televisione.
E i contenuti emotivi e brevissimi di Grillo - che comunica a misura di Twitter, e anche sul blog propone spesso post di poche righe - oggi battono i ragionamenti, in un'epoca in cui - per dirla con Stefano Bartezzaghi in un dialogo con Eco sul punto - «il pathos ormai predomina sul logos» e l'intrattenimento politico con pochi contenuti, il politainment, prevale sulla politica ragionata.
Dire poco, e lasciar credere di avere molto da dire che però si tace, è una dinamica fondamentale dell'esoterismo caro a Casaleggio. Lo stesso Eco lo aveva mostrato anni fa, paragonando il successo di un certo esoterismo alla seduzione femminile: entrambi hanno capito che, in un'epoca in cui tutti - e tutte - rivelano e si mettono a nudo, velare può avere più successo che svelare.

RAPPORTO PROBLEMATICO CON LA DEMOCRAZIA
Questa strategia di Casaleggio aveva con la democrazia un rapporto problematico. Quando ci dicono che «uno vale uno», affermava ancora Eco, Casaleggio e i suoi discepoli si ricollegano almeno implicitamente a Jean-Jacques Rousseau, che voleva sostituire la democrazia rappresentativa con un'assemblea permanente, un'agorà dove tutti i cittadini decidono senza mediazioni. Ma l'agorà di Casaleggio era falsa, sosteneva Eco, perché non tutti gli italiani sono utenti del Web, e meno ancora sono gli utenti che capiscono completamente come funziona, per cui «le decisioni non sono prese dal popolo sovrano ma da un'aristocrazia di blogghisti».
E questa era anche l'obiezione rivolta a Casaleggio dal sociologo e politologo bielorusso Evgeny Morozov, che è diventato famoso denunciando Google, Facebook, Twitter e Wikipedia come sistemi falsamente democratici in realtà controllati da poche persone le quali, come Casaleggio, ne «conoscono il linguaggio e i trucchi retorici». Né, insiste Morozov, si tratta solo di retorica: ci sono aziende americane, da cui la Casaleggio Associati ha appreso la lezione fino a diventare un loro concorrente a livello internazionale, che sanno utilizzare algoritmi e tecniche molto sofisticate per amplificare certi messaggi su Internet e sui social network e metterne a tacere certi altri.
Rete o non Rete, in un Paese ancora a grande maggioranza cattolico, il MoVimento di Casaleggio dovrebbe entrare fatalmente in conflitto con la Chiesa. Le premesse ci sarebbero tutte. Nel suo video Gaia Casaleggio ci fa sapere che nella Nuova Era spariranno tutte le religioni, e dovendo mostrare le immagini di luoghi religiosi distrutti ne sceglie tre cattolici: San Pietro, Notre Dame e la Sagrada Familia di Barcellona.
Né Casaleggio è stato estraneo alle molte provocazioni anticattoliche di Grillo. Ma le cose sono più complicate. Casaleggio è stato un uomo capace di manipolare i sondaggi, ma anche di leggerli. Ha sempre pilotato il MoVimento in modo da seguire le opinioni della maggioranza degli italiani, da ultimo consigliando cautela in materia di adozioni omosessuali. E, in un preoccupante deserto di offerte politiche credibili, anche un buon numero di cattolici si sono fatti sedurre dagli slogan anti-politici e dai sogni tecno-esoterici di Casaleggio.

Nota di BastaBugie: ecco alcuni nostri articoli per approfondire la figura di Gianroberto Casaleggio

TRE PUNTI PER CAPIRE BEPPE GRILLO
Ecco come un comico si trasforma in organizzatore politico che propaganda attraverso internet una religione con le profezie apocalittiche di Casaleggio
di Massimo Introvigne
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2679

SCOPRIAMO IL SOLITARIO ED ENIGMATICO GIANROBERTO CASALEGGIO, L'UOMO-OMBRA DI GRILLO
Tra esoterismo e gnosi, il co-fondatore del M5S, rielabora in chiave informatica l'essere umano come prigioniero della corruzione planetaria e bisognoso di liberazione
di Giuliano Guzzo
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2713

L'INCUBO TOTALITARIO DEL NUOVO LIBRO DI CASALEGGIO
Il libro ''Veni, Vidi, Web'' non è un romanzo, ma un manifesto delirante del partito dei cinque stelle che vuole diventare realtà
di Stefano Magni
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4046


DOSSIER "SIC TRANSIT GLORIA MUNDI"
Personaggi morti dal 2009 al 2019

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-04-2016

2 - LE MENZOGNE DEL VIDEO DEI VIP, SPONSORIZZATI DA GEENPEACE, CHE TI VORREBBE FAR VOTARE SI AL REFERENDUM SULLE TRIVELLE... CHE PERO' NON CI SONO!
Ficarra e Picone, Claudia Gerini, Elio Germano, Nino Frassica, Valeria Golino, Flavio Insinna, Noemi, Piero Pelù e altri invitano a ''fermare le trivelle''... ecco perché invece NON andremo a votare
Autore: Emanuele Boffi - Fonte: Tempi, 06/04/2016

Ci sono Ficarra e Picone, Claudia Gerini, Elio Germano, Nino Frassica, Valeria Golino, Flavio Insinna, Noemi, Piero Pelù e altri. Sono gli attori che hanno prestato il loro volto per la campagna di Greenpeace a favore del "sì" al referendum del 17 aprile. Il filmato invita a «fermare le trivelle», a «difendere il nostro mare», a continuare ad ascoltare «il rumore delle onde» di modo che, magari, un giorno, potremo incontrare «qualche sirena».
Va bene la poetica semplificazione del messaggio, d'accordo che da un filmato di pochi minuti non si possa pretendere precisione scientifica, ok che siamo su Youtube e non a un congresso di esperti, ma almeno una - una! - cosa vera i nostri artisti potevano cercare di comunicarla.

QUALI TRIVELLE?
Chi voterà sì, non fermerà nessuna trivella, per il semplice motivo che non c'è nessuna trivella da fermare. Il quesito posto dal referendum - come vi spiegheremo più diffusamente sul settimanale Tempi in edicola da giovedì 7 aprile - non è sulle trivelle, ma sulle concessioni; non riguarda le perforazioni, ma le piattaforme offshore.
Appunto: da nessuna parte si parla di trivelle ma solo di piattaforme e, per di più, solo di quelle poste a 12 miglia (circa 22 chilometri) dalla costa. Quelle più lontane potranno, indipendentemente dall'esito del voto, continuare la loro attività. E non riguarda nemmeno "nuove" fantomatiche trivellazioni entro le 12 miglia, già vietate per legge.

REFERENDUM
Chi vota sì vuole che le piattaforme attive entro le 12 miglia, una volta terminata la concessione (alcune scadono tra pochi anni, altre tra una trentina), rinegozino la loro permanenza con le Regioni e lo Stato. Ergo, non è nemmeno detto che tali estrazioni si debbano interrompere: potrebbero proseguire se la concessione fosse rinnovata.
Chi vota no, oppure se il referendum non raggiunge il quorum, lascia tutto come è ora. Le compagnie possono continuare a estrarre olio o gas fino all'esaurimento del giacimento.

Nota di BastaBugie: consigliamo di guardare tutti i video seguenti nell'ordine proposto, proprio per sottolineare l'assenza di motivazioni dei vip di Greenpeace.


https://www.youtube.com/watch?v=O2KENNQawdg


https://www.youtube.com/watch?v=3MG_yGkeDfg


https://www.youtube.com/watch?v=STNm79jWhgU


https://www.youtube.com/watch?v=rve1xs3g7NA

Fonte: Tempi, 06/04/2016

3 - SPAGNA: COME TI SQUILIBRO L'INFANZIA
A Madrid si fornirà una terapia ormonale ai bambini che manifestino dubbi sulla propria identità
Autore: Gabriel Ariza - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20-03-2016

Una deputata giovedì ha esultato: "Da oggi ci saranno bambini con vagina e bambine con il pene". Il riferimento è a una legge approvata dall'assemblea autonoma di Madrid, l'organo legislativo della capitale spagnola. Sotto l'eufemismo di "Legge di identità ed espressione di genere e uguaglianza sociale e di non discriminazione" si nasconde un testo totalitario che mette sotto i piedi la natura dell'essere umano e predispone un ostacolo insuperabile per la libertà dei genitori e la sicurezza giuridica.
Un testo che la presidentessa Cristina Cifuentes, del Partito Popolare, ha promosso durante la campagna elettorale e che parte dalla base ideologica secondo cui il sesso genitale di una persona "non è un concetto puramente biologico, ma soprattutto psicosociale".
Così acquista supremazia la "volontà umana" di designare il sesso genetico, che si sceglie al di sopra di qualsiasi altra considerazione fisica e si considera la propria determinazione del sesso un diritto fondamentale, che presuppone di accettare tra le altre cose, che ognuno possa costruire la propria identità di genere senza che "sia necessario accreditare in nessun caso l'identità di genere manifestata mediante informazioni psicologica o medica".
Nelle scuole pubbliche, private e parificate si metteranno in opera, dice la legge, le risorse educative e psicologiche necessarie per l'individuazione tempestiva "di quelle persone in età infantile scolare che possano essere avviate a un processo di manifestazione della propria identità di genere al fine di elaborare un possibile piano di azione per l'integrazione dell'alunno nella scuola".
Si stabilirà un sistema di monitoraggio individualizzato e basato sulle necessità specifiche di ogni minore nel quale si provvederà con gli opportuni trattamenti all'attenzione al suo sviluppo".
Cioè a dire, che "si fornirà una terapia ormonale ai bambini che manifestino dubbi sulla propria identità, tecnicamente un blocco ormonale all'inizio della pubertà per impedire il normale sviluppo e un trattamento ormonale incrociato (ormoni maschili alle bimbe che si sentano bambini e viceversa) anche contro la volontà dei rispettivi genitori. La legge dispone come tutte le agenzie educative debbano prendere misure per promuovere questo "cammino identitario" come per esempio "rivolgersi alla scolaro trans con il nome scelto per lui o in caso di un non maggiorenne o che non abbia una sufficiente maturità, quello indicato dai suoi rappresentanti legali".
Contempla anche il rispetto dell'"immagine trans" che scelga l'alunno e, in caso la scuola preveda di indossare l'uniforme, il diritto a scegliere quella che più si addice alla propria identità sessuale.
Un'altra delle misure che contempla il testo è che negli spazi sanitari, sportivi ed educativi - ospedali spogliatoi, palestre "si deve rispettare l'identità di genere che ogni persona riferisca di avere nel momento in cui fa uso degli spazi separati per sesso". Vale a dire che un bambino potrà accedere agli spogliatoi delle bambine: basta manifestare solo che egli "si sente donna".
Quello che preoccupa non è che ci sia un'ideologia che promuova leggi contro la libertà e contro la natura, ma che il Parlamento di una regione spagnola, quella della capitale, non abbia avuto un solo rappresentante che si sia opposto con il suo voto ad un'aberrazione giuridica di questo tenore.
Risulta incomprensibile sotto tutti i punti di vista la mancanza di risposta sociale e politica a questa sfida. Basti pensare che solamente Intereconomia tv, gaceta.es e infovaticana hanno solo condannato i presupposti della legge. Le testate tradizionalmente conservatrici come Abc o la Razon invece, hanno ricevuto, obbedendo, consegne per non menzionare questa faccenda e i mezzi di comunicazione della conferenza episcopale in Spagna, 13 tv e il network Cope non hanno menzionato questo fatto, ma hanno dedicato le proprie disquisizioni a parlare della mancanza di patti nel parlamento nazionale. Neanche una menzione per quanto timida alla legge sulla transessualità.
Quello che risulta più terrificante è che nessun vescovo di quelli che hanno giurisdizione sul territorio amministrativo della regione madrilena abbia sentito la necessità di prendere un microfono per denunciare che ogni giorno la coscienza dei nostri figli è sempre più in pericolo e che non sembra che ci sia nessuno disposto a difenderla.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20-03-2016

4 - L'AGNELLO (ANIMALE) AL POSTO DELL'AGNELLO DI DIO
L'eresia animalista allontana da Dio idolatrando la creatura e così ci si commuove per gli animali e non per i cristiani crocifissi
Autore: Benedetta Moreschini - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 02/04/2016

La Pasqua che è appena passata (e che in realtà stiamo ancora festeggiando perché, fino alla Pentecoste, ci aspettano 50 giorni di gioia), mi ha lasciato dentro una riflessione.
Riflessione dettata dalla visione di svariati post sui social che pretendono di voler difendere la sorte degli agnelli sacrificati a Pasqua per essere mangiati , come da tradizione. Spesso tali post sono corredati da video più o meno verosimili, nei quali viene mostrato il modo “barbaro” in cui gli agnellini vengono strappati alle madri e uccisi in modo becero per la goduria dei nostri palati.
Premetto che a me l’agnello non piace e che non lo mangio né a Pasqua né mai, quindi non sono “di parte”...

L’AGNELLO (ANIMALE) HA PRESO IL POSTO DELL’ AGNELLO GESÙ
La riflessione che ho fatto, in pochissime parole è la seguente: l’agnello (animale) ha preso il posto dell’ Agnello Gesù. La Pasqua, la festa più importante per i Cristiani, le festa delle feste, è diventata il simbolo della presunta crudeltà dell’uomo contro gli animali.
Siamo arrivati ad adorare ed avere a cuore la sorte delle bestie, piuttosto che ad adorare il Signore, che Lui sì che è stato davvero ucciso barbaramente, è morto per noi e che per noi è Risuscitato, aprendoci le porte del Paradiso.
Stiamo assistendo alla messa in atto di una nuova religione: il culto della bestia. Oso definirlo come qualcosa di molto vicino al Satanismo. La sorte degli esseri umani non ci interessa più, ci lascia indifferenti. La cosa importante è non abbandonare i cani in autostrada, non mangiare carne perché negli allevamenti intensivi gli animali vivono male, non mangiare le uova perché le galline soffrono, non indossare lana perché le pecore buttano litri di sangue quando le tosano (vabbè... ho esagerato...).
Che sia chiara una cosa: non sto implicitamente difendendo il maltrattamento degli animali. Sono Creature di Dio che vanno rispettate in quanto tali. Però tra il rispetto e l’umanizzazione ce ne passa... eh sì, perché questo è il presupposto dell’ideologia animalista: tutte le creature sono allo stesso livello. Gli animali sono come e noi e noi siamo come tutti gli altri animali. Allora se noi non dobbiamo mangiare carne per non fare del male alle mucche,e visto che tutti siamo animali e tutti siamo uguali, nemmeno il leone può mangiare la gazzella... No vabbè sfido chiunque a convertire un leone al veganismo. Come? Quello è l’istinto e noi invece possiamo scegliere perché abbiamo una mente razionale? Ah... allora vedete che non siamo proprio allo stesso livello? Possiamo dire che noi umani siamo un tantino al di sopra di tutti gli altri animali?
Direi un bel po’ al di sopra.
A parte il fatto che non ho mai conosciuto nessuna bestia che costruisce strade, palazzi, aeroporti, che studia, va all’università, che agisce al di fuori del bisogno e dell’istinto, che ha una spiritualità o che scopre le onde gravitazionali. Ma poi io da Cattolica dico che l’uomo è l’unica Creatura nella quale Dio ha soffiato il Suo alito di vita e l’unica Creatura fatta a Sua immagine e somiglianza. E questo significa che, al contrario di tutte le altre bestie, noi abbiamo un’anima e siamo fatti per l’eternità.
Certo che non è giusto maltrattare gli animali, ma è Dio stesso che dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra” .
Definizione di dominare: tenere soggetto alla propria autorità, volontà. E anche: essere superiore, prevalere. Si capisce che chi domina non può stare allo stesso livello di chi è dominato.

L'ERESIA ANIMALISTA ALLONTANA DA DIO IDOLATRANDO LA CREATURA
Il fatto è che, come purtroppo tanto altro, l’animalismo sembra una cosa positiva, mascherato com’è da una spessa patina di buonismo che cela la sua vera natura: elemento che vuole allontanare l’uomo da Dio, facendogli credere di stare facendo una cosa buona, quando invece lo porta all’idolatria, perché si arriva ad adorare la creatura al posto del Creatore. Una creatura molto semplice da amare e con la quale è facile entrare in relazione: l’animale non chiede niente in cambio dell’affetto che gli si dà, non crea problemi, non controbatte... è “comodo” amare un animale, fondamentalmente perché non parla  (Per lo stesso motivo, invece, è molto più difficile entrare in relazione con gli esseri umani, ... soprattutto con noi donne...).
Tra l’altro proprio in questa Pasqua abbiamo assistito all’ennesima strage di cristiani in Pakistan.
Però noi, a Pasqua, pensiamo a non mangiare l’agnello.
Mentre il vero Agnello ancora in tutto il modo, viene quotidianamente abbandonato, torturato e ucciso.

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 02/04/2016

5 - STRANE MANOVRE IN ITALIA PER UN RUDERE... QUI JIHAD CI COVA
Ecco lo snodo principale dell'asse kosovaro-bosniaco dell'Isis (se stasera volete dormire tranquilli, non leggete questo articolo)
Fonte Corrispondenza Romana, 24/03/2016

Poche ore dopo gli attentati di Bruxelles, la Polizia tedesca ha fermato tre sospetti kosovari a bordo di un'auto con targa belga sull'autostrada Monaco-Salisburgo. Può sembrare un particolare di poco conto. Non lo è. Perché un'indagine, apparsa sul quotidiano Il Foglio solo un paio di mesi fa e ripresa dalla stampa nazionale, aveva individuato nel Cremonese lo snodo principale dell'asse kosovaro-bosniaco dell'Isis. A Motta Baluffi, per la precisione.

210 MILA EURO PER UN RUDERE? QUI JIHAD CI COVA
Qui otto anni fa venne acquistato un casolare dal bosniaco Berisa Zelelj per conto della sua onlus denominata «Associazione Kosovara». Pagò sull'unghia ben 210 mila euro una struttura fatiscente e fondò così il primo centro islamico kosovaro in Italia. I soldi, tutti in contanti, non caddero dal cielo: giunsero direttamente dalla Bosnia. E subito dopo iniziarono strane manovre: lui se ne tornò in patria, affidando la gestione dello stabile ad un parente, che a sua volta fuggì in Germania. Ed anche il custode si è ben presto volatilizzato, senza nemmeno informarne il Comune. L'emittente web Crhome Tv ha recentemente intervistato in merito l'attuale Sindaco di Motta Baluffi, Giovanni Delmiglio, che ha rilasciato dichiarazioni alquanto interessanti: «Sì, il custode non si è più visto qui dall'autunno scorso. Non so se sia una casualità o meno, comunque il Comune ha iniziato la cancellazione per irreperibilità il 25 novembre». Dodici giorni dopo i tragici attentati di Parigi. L'uomo è sparito nel nulla con la propria famiglia - moglie e due figli -, senza dir niente a nessuno.
L'Associazione Kosovara, però, qui è rimasta. Ufficialmente si tratta di un "centro culturale". Uno dei tanti. E come tanti. Solo cinque anni fa era frequentato dall'imam bosniaco Bilal Bosnic: sarebbe dovuto essere un normale predicatore itinerante, in realtà era al soldo dell'Isis. Ora si trova in carcere nel suo Paese, in Bosnia, condannato per reclutamento di nuovi candidati alla jihad in Siria. Ma a Motta Baluffi ha predicato anche Mazllam Mazzlami, un altro imam radicale, anch'egli arrestato lo scorso anno in Kosovo. E qui bazzicava pure Resim Kastrati, 22 anni, poi espulso dall'Italia per aver esultato sui social dopo l'eccidio di Charlie Hebdo, individuato poco dopo in Germania assieme ad un pachistano già arrestato dai Ros di Brescia.

TANTI INTERROGATIVI
Oggi l'Associazione Kosovara continua a riunirsi regolarmente, in genere la domenica: qui giungono ai raduni settimanali persone anche da fuori provincia, dal Basso Bresciano e dal Basso Mantovano soprattutto. Vi sono molte famiglie e tanti bambini. Non creano particolari problemi alla popolazione di Motta Baluffi, che tuttavia non è mai stata disposta a conceder loro una sede: «No, la gente non era favorevole per tanti motivi - conferma il Sindaco - Ed ancor più ora, a seguito degli attentati di Parigi e di Bruxelles, son cresciuti i timori dei concittadini verso questo centro, perché si sa che da qui son passati personaggi legati alla jihad». Chi frequenta la sede dell'Associazione Kosovara non fa rumore. Anzi, è il silenzio a regnare sovrano. Ma è un silenzio carico di inquietudine.
Le stranezze, infatti, non mancano. La struttura era ed è rimasta fatiscente. Cade a pezzi. All'interno è tutto in rovina, i vetri di molte finestre sono rotti, le porte inesistenti. Solo un'ala del complesso si trova in condizioni lievemente migliori, pur restando assolutamente improponibile. In otto anni nessuna miglioria vi è stata apportata, solo un parcheggio improvvisato, ricavato con della ghiaia in uno spiazzo adiacente, infestato da erbacce. Perché pagare un prezzo tanto alto, 210 mila euro, per poi abbandonare la struttura in un simile stato di incuria ed utilizzarla una sola volta la settimana? E perché in questo stabile diroccato convennero circa 200 persone fino a quando fu frequentato da figuri compromessi col terrorismo islamico, per poi sparire tutti e ridursi all'attuale cinquantina di adepti. Dove son finiti gli altri?

LA PRIMA CELLULA ISIS IN EUROPA
Tutto questo fa paura, perché proprio in Bosnia, soltanto otto mesi fa, è stata identificata la prima cellula dell'Isis in Europa. Si trova nei terreni isolati vicini al villaggio di Osve. Sono stati acquistati da un gruppo di jihadisti, gruppo di cui facevano parte anche Jasin Rizvic e Osman Kekic, due combattenti oggi intercettati in Siria, ed Izet Hadzic, leader musulmano recentemente arrestato dalle forze di sicurezza bosniache.
Secondo i servizi segreti, qui sarebbe stata realizzata una base per l'addestramento. Si tratterebbe, a tutti gli effetti, di un avamposto operativo dell'Isis in Europa, ciò che le recenti notizie, dopo gli attentati di Bruxelles, tenderebbero a confermare.
Non a caso qui gli inviati del quotidiano britannico Daily Mirror, recatisi sul posto, videro sventolare il vessillo con l'emblema dell'Isis su diversi portoni e sui muri di numerose case. Da qui e dai boschi circostanti provengono periodicamente e con grande frequenza colpi di arma da fuoco.
La posizione di questa base in Bosnia è assolutamente strategica: si trova su di una collina assolutamente inaccessibile, a 96 chilometri da Sarajevo, e non localizzata dalle mappe Gps. Inoltre, è vicina al Mediterraneo, il che consente ai terroristi di poter raggiungere in fretta, quando necessario, Siria ed Iraq oppure anche le coste dell'Africa settentrionale via Grecia o Turchia.
Non solo: secondo il fascicolo The Lure of the Syrian War: the Foreign Fighters - un recente rapporto sullo jihadismo - almeno 200 bosniaci si sarebbero recati in Siria tra il 2013 ed il 2014. Ed una cinquantina di loro avrebbe fatto rientro in Patria: sono considerati, questi, gli elementi più pericolosi. Per tutta l'Europa.

Nota di BastaBugie: per approfondimenti sulla prima cellula dell'Isis in Europa, clicca nel link qui sotto relativo all'articolo da noi rilanciato il 29 luglio 2015
L'ISIS SBARCA IN EUROPA: C'E' GIA' UN CAMPO DI ADDESTRAMENTO IN BOSNIA
Intanto in Francia è iniziato il reclutamento volontario dei cristiani nelle milizie dei ''futuri martiri'' addestrati per contrastare i terroristi islamici sul loro stesso terreno
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Fonte: Corrispondenza Romana, 24/03/2016

6 - LE TRE NOTE DI AMORIS LAETITIA CHE FANNO DISCUTERE
La mancata richiesta di castità nei matrimoni di divorziati risposati e il loro accesso all'Eucaristia sono i principali elementi problematici del recente documento di Papa Francesco
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/04/2016

Sulle indicazioni per le situazioni familiari irregolari contenute nell'esortazione apostolica Amoris Laetitia (soprattutto nel capitolo 8) si è scatenata in questi giorni una tempesta di interpretazioni. Così, per qualcuno, tutto il documento è finalmente l'approdo ad una "nuova" Chiesa. Lo dicono anche media cattolici, ne parlano diverse personalità del mondo ecclesiale. L'incendio è divampato. Nonostante gli sforzi importanti di leggere il testo nell'unico modo possibile: nella continuità con il Magistero precedente e quindi con il depositum fidei.
Come ha detto il prof. José Granados alla Nuova Bussola, «se si separa il testo [del capitolo 8, NdA] dal contesto della discussione sinodale oppure dalla sua continuità con il magistero precedente, certamente ci possono essere interpretazioni sbagliate». In "Amoris laetitia" c'è un rinnovato approccio pastorale verso le coppie cosiddette irregolari, e c'è anche il discernimento "caso per caso" in merito all'accesso ai sacramenti per le coppie di divorziati risposati. In questo ambito ci sono tre note al testo dell'esortazione (329, 336 e 351) che in queste ore stanno facendo discutere. Offriamo al lettore alcuni termini del problema, senza la pretesa di risolverli, ma per meglio comprendere.

NOTA 329: VIVERE COME FRATELLO E SORELLA?
La nota riguarda il § 298 di Amoris Laetitia, quello in cui è scritto che le situazioni «molto diverse» in cui si trovano a vivere i «divorziati che vivono una nuova unione (...) non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio ad adeguato discernimento personale e pastorale». Tra queste situazioni la Chiesa riconosce anche quella in cui «l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione». Questa ultima frase è riportata nel testo dall'esortazione Familiaris Consortio di S. Giovanni Paolo II al n°84.
In questo paragrafo è chiaramente indicato che coloro che si trovano nella situazione suddetta (e che non hanno ottenuto riconoscimento di nullità del precedente matrimonio), per conformarsi al bene devono essere «sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio». E cioè, dice ancora il testo di Giovanni Paolo II, che «assumano l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi». Questa è anche la via, indicata dal testo di Papa Wojtyla, di accesso alla riconciliazione nel sacramento della penitenza e, quindi, la possibilità di comunicarsi.
Ma la nota 329 di "Amoris laetitia" finisce in qualche modo per oltrepassare questo insegnamento: «In queste situazioni, molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere "come fratello e sorella" che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano alcune espressioni di intimità, «non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 51)»
Da questa nota sembra addirittura che coloro che sono divorziati risposati civilmente, è bene che vivano a tutti gli effetti come coniugi, perché «se mancano alcune espressioni di intimità» si mette in pericolo «la fedeltà» (?) e «il bene dei figli».
Sono diversi gli elementi che vengono discussi di questa nota 329 e che possono dare luogo a interpretazioni errate rispetto alla natura indissolubile del primo matrimonio (se valido) e all'insegnamento morale della Chiesa:
- la citazione della costituzione conciliare Gaudium et spes 51 risulta disancorata dal contesto originario. In Gaudium et spes, infatti, queste parole sono chiaramente riferite ai coniugi e non ai divorziati risposati;
- utilizzando questa citazione sembra che si possa valutare - come in materia morale fanno i proporzionalisti - l'azione morale sulla base delle conseguenze positive e negative dell'azione, finendo così per obliterare ipso facto l'esistenza di assoluti morali o comportamenti intrinsecamente cattivi. In effetti la nota 329 può dare adito a delle interpretazioni che potrebbero negare l'adulterio come azione in sé cattiva. L'unione coniugale tra due persone che coniugi non sono, può quindi essere, in certi casi, un bene?
- In questo caso, come valutare quanto riportato al n°52 dell'enciclica Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II laddove insegna che vi sono atti (tra cui l'adulterio) che, appunto, si definiscono «intrinsecamente cattivi», «sempre e per sé, ossia per il loro stesso oggetto, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze?».
 
NOTE 336 E 351: ACCESSO AI SACRAMENTI PER DIVORZIATI RISPOSATI
Il contesto in cui vengono inserite le due note è simile, cioè quello di un differente grado di responsabilità del penitente in funzione di condizionamenti e/o fattori attenuanti. In questi casi, dice la nota 336, le conseguenze o gli effetti di una norma non devono essere necessariamente sempre gli stessi.
«Nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale», si legge nella nota, «dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c'è colpa grave. Qui si applica quanto ho affermato in un altro documento: cfr Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 44.47
In questo caso, pur restando il dubbio in merito a quale disciplina sacramentale faccia riferimento il testo, appare chiaro che ci sia un'apertura pratica, in certi casi, all'accesso ai sacramenti: finché si tratta (per esempio) della confessione e dell'unzione degli infermi, non c'è contrasto tra (da un lato) quanto dice questa nota e (dall'altro) la natura di questi sacramenti e l'insegnamento della Chiesa; ma, se si trattasse dell'eucaristia, invece sì.
La nota 351, invece, ancor più complessa e problematica, si inserisce nel § 305 del testo, laddove si parla del fatto che a causa di «condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato - che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno - si possa vivere in grazia di Dio (...) ricevendo a tal scopo l'aiuto della Chiesa». E qui si innesta la nota 351:
«In certi casi, potrebbe essere anche l'aiuto dei Sacramenti. Per questo, «ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev'essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore» (Esort. ap. Evangelii gaudium [24 novembre 2013], 44:AAS 105 [2013], 1038). Ugualmente segnalo che l'Eucaristia «non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli» (ibid., 47: 1039)».
Pertanto, in certi casi, sembra aperta la via dei sacramenti a divorziati risposati civilmente attraverso una non-imputabilità soggettiva riconosciuta, nonostante la presenza di una condizione oggettiva di peccato.

ELEMENTI PROBLEMATICI
Indichiamo solo alcuni elementi problematici che emergono:
- al confessore sembra essere richiesto di giudicare in modo esatto lo stato soggettivo della coscienza, arrivando di fatto ad esprimere un giudizio sul cuore dell'uomo (cosa che normalmente la Chiesa non ha mai fatto, rimanendo sul piano, appunto, della situazione oggettiva. È il caso di Familiaris consortio che chiedeva, per l'accesso ai sacramenti, di abbracciare la continenza con il proposito di non commettere più quel peccato.);
- qualche commentatore ha citato, per spiegare questa prassi, il principio dell'epicheia tomista (in realtà travisando san Tommaso, ma sarebbe un discorso lungo...), ossia quello per cui sarebbero ammesse eccezioni alla norma. Ma tale principio, caldeggiato anche più volte dal cardinale Kasper, era stato già valutato come non applicabile proprio in casi come quelli dei divorziati risposati che esercitano anche la sessualità, da un documento firmato cardinale Ratzinger, prefetto della Dottrina della Fede. Il principio di epicheia [ed aequitas canonica], si legge in quel documento del 1994, "non possono essere applicate nell'ambito di norme, sulle quali la Chiesa non ha nessun potere discrezionale. L'indissolubilità del matrimonio è una di queste norme, che risalgono al Signore stesso e pertanto vengono designate come norme di "diritto divino". La Chiesa non può neppure approvare pratiche pastorali - ad esempio nella pastorale dei Sacramenti -, che contraddirebbero il chiaro comandamento del Signore."
- come valutare quindi quanto riportato dall'enciclica Veritatis Splendor a proposito del fatto che "se gli atti sono intrinsecamente cattivi, un'intenzione buona o circostanze particolari possono attenuarne la malizia, ma non possono sopprimerla?" (n°81)
Infine, come conciliare queste tre note (329, 336 e 351) con il paragrafo 303 di Amoris laetitia, che dice: «Dato che nella stessa legge [morale] non c'è gradualità (cfr. Familiaris consortio, 34), questo discernimento [quello fatto dal divorziato risposato sulla sua situazione] non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità [...] proposte dalla Chiesa»?

Nota di BastaBugie: ecco altri articoli di approfondimento dell'Esortazione Apostolica "Amoris Laetitia"

AMORIS LAETITIA CITA (MALE) SAN TOMMASO
Riecheggiano le argomentazioni pro-adulterio del cardinale Kasper a proposito dell'epicheia (eccezione alla norma morale) prevista da san Tommaso che però, in realtà, negava eccezioni di fronte alle norme assolute (come l'illiceità dell'adulterio)
di Luisella Scrosati
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4178

AMORIS LAETITIA VA ACCOLTA CON RISPETTO, MA NON E' MAGISTERO
L'Esortazione Apostolica Post-Sinodale è solo una riflessione di Papa Francesco e va interpretata alla luce del Magistero precedente affinché non diventi una rivoluzione fuorviante
di Raymond Leo Burke
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4179

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/04/2016

7 - AMORIS LAETITIA CITA (MALE) SAN TOMMASO
Riecheggiano le argomentazioni pro-adulterio del cardinale Kasper a proposito dell'epicheia (eccezione alla norma morale) prevista da san Tommaso che però, in realtà, negava eccezioni di fronte alle norme assolute (come l'illiceità dell'adulterio)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/04/2016

Dopo la pubblicazione dell'Enciclica Familiaris Consortio (1981), come anche della Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica circa la recezione della Comunione Eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati del 1994, da più parti si invocò il principio di epicheia per "bypassare" il divieto, ivi presente, relativamente all'ammissione ai sacramenti dei divorziati-risposati, appoggiandosi sul fatto che i casi particolari non possono essere semplicemente dedotti da leggi universali.

UNA VISIONE ''TROPPO'' LEGALISTA?
Secondo i contestatori, le posizioni espresse in tali documenti - come per altro quelle chiaramente insegnate da Veritatis Splendor - rappresenterebbero una visione troppo legalista della vita cristiana, che non terrebbe conto della complessità delle situazioni né della misericordia. Analoghe osservazioni le abbiamo udite a più riprese dalle parole del cardinal Kasper, il quale si appellava ad una visione più ampia, più attenta alle situazioni concrete delle persone, più misericordiosa, e in tale contesto il cardinale tedesco ritornava ad indicare nel principio di epicheia la strada da percorrere. Si tratta di considerazioni attraenti, perché ciascuno di noi sente di condividere profondamente una prospettiva che non pone l'uomo per la legge, ma la legge per l'uomo. Nello stesso tempo però bisogna uscire dalla dinamica propria degli slogan e vedere come effettivamente stiano le cose.
Il documento del 1994 della Congregazione della Dottrina della Fede che stabilisce che «la struttura dell'Esortazione [Familiaris Consortio § 84, relativamente all'impossibilità dell'ammissione all'Eucaristia dei divorziati-risposati che vivono more uxorio, n.d.a.] e il tenore delle sue parole fanno capire chiaramente che tale prassi, presentata come vincolante, non può essere modificata in base alle differenti situazioni», non può essere derubricato facilmente ad opinione né può essere con leggerezza bollato come un'interpretazione legalista e farisaica della morale.

UTILIZZO PROBLEMATICO DEL PRINCIPIO DI EPICHEIA
In Amoris Laetitia, specialmente nel capitolo ottavo (Accompagnare, discernere e integrare la fragilità), sembrano riecheggiare le stesse argomentazioni del cardinal Kasper del 20 febbraio 2014. In particolare vale la pena soffermarsi sull'utilizzo problematico del principio di epicheia. Prendiamo il § 304: «È meschino soffermarsi a considerare solo se l'agire di una persona risponda o meno a una legge o a una norma generale, perché questo non basta a discernere e ad assicurare una piena fedeltà a Dio nell'esistenza concreta di un essere umano». Quindi il Papa prega di rileggere una considerazione di San Tommaso (Summa Theologiae I-II, q. 94, art. 4.), che richiama indirettamente l'epicheia, poi ripresa dal Papa in questi termini: «È vero che le norme generali presentano un bene che non si deve mai disattendere né trascurare, ma nella loro formulazione non possono abbracciare assolutamente tutte le situazioni particolari. Nello stesso tempo occorre dire che, proprio per questa ragione, ciò che fa parte di un discernimento pratico davanti ad una situazione particolare non può essere elevato al livello di una norma. Questo non solo darebbe luogo a una casuistica insopportabile, ma metterebbe a rischio i valori che si devono custodire con speciale attenzione».

MA COS'È LA TANTO INVOCATA EPICHEIA?
Essa è una virtù che permette di vivere secondo il bene indicato e protetto dalla legge, laddove questa risulti difettosa a motivo della sua universalità. La legge è infatti per definizione universale: essa punta al bene comune, senza poter tener presente tutta la casistica immaginabile. Possono perciò presentarsi situazioni non previste dal legislatore, nelle quali, per mantenersi fedeli alla mens della legge (che è il bene), sia necessario agire contrariamente alla sua lettera.
San Tommaso stesso fa un esempio semplice, ma molto chiaro: «La legge stabilisce che la roba lasciata in deposito venga restituita, poiché ciò è giusto nella maggior parte dei casi; capita però talvolta che sia nocivo: p. es., se chi richiede la spada è un pazzo furioso fuori di sé, oppure se uno la richiede per combattere contro la patria» (Summa Theologiae, II-II, q. 120, a. 1). È chiaro: per conseguire il bene comune promosso dalla legge, in questo caso si deve necessariamente contravvenire alla sua applicazione letterale. San Tommaso esplicita: «se nasce un caso in cui l'osservanza della legge è dannosa al bene comune, allora essa non va osservata» (Summa Theologiae, I-II, q. 96, a. 6).
Da quanto detto, seppur necessariamente in breve, risulta chiaro che l'epicheia:
1. non è un'eccezione alla legge, né la tolleranza di un male, né un compromesso: essa è invece principio di una scelta oggettivamente buona ed è la perfezione della giustizia;
2. è una virtù che entra in gioco solo quando l'applicazione della lettera della legge fosse nociva al bene oggettivo e non quando l'osservanza della legge risultasse in alcuni casi difficoltosa o esigente;
3. riguarda solo il caso concreto, che, a motivo dell'universalità della legge, non è stato possibile prevedere nella norma e non può perciò derogare ad altri casi particolari già previsti dal legislatore.
4. ultimo e più importante: vi sono norme morali - chiamate assoluti morali - che per la loro propria natura non ammettono eccezioni di sorta; si tratta cioè di norme la cui trasgressione letterale non può mai raggiungere il fine della legge stessa, cioè il bene, e per questo motivo non può mai essere ammessa. In questi casi il principio di epicheia non avrebbe senso, perché nella trasgressione della lettera della legge verrebbe inscindibilmente trasgredito anche il bene morale. Si tratta di quegli atti che la tradizione morale della Chiesa definisce intrinsece malum: «Se gli atti sono intrinsecamente cattivi, un'intenzione buona o circostanze particolari possono attenuarne la malizia, ma non possono sopprimerla: sono atti "irrimediabilmente" cattivi, per se stessi e in se stessi non sono ordinabili a Dio e al bene della persona: "Quanto agli atti che sono per se stessi dei peccati (cum iam opera ipsa peccata sunt) - scrive sant'Agostino -, come il furto, la fornicazione, la bestemmia, o altri atti simili, chi oserebbe affermare che, compiendoli per buoni motivi (causis bonis), non sarebbero più peccati o, conclusione ancora più assurda, che sarebbero peccati giustificati?"» (Veritatis Splendor, § 81).

SAN TOMMASO DIMENTICATO
È piuttosto singolare che nel testo dell'Esortazione si richiami solo questo articolo di San Tommaso, omettendo altri passi in cui l'Aquinate spiega bene l'esistenza degli assoluti morali e dell'impossibilità, in questo ambito, di ricorrere al principio di epicheia. Nel Commento alla Lettera ai Romani (c. 13, l. 2), per esempio, Tommaso si chiede per quale motivo San Paolo, in Rm. 13, 9, riporti solo i precetti negativi della seconda tavola della legge mosaica, quella relativa ai precetti verso il prossimo, omettendo però il comandamento "onora il padre e la madre", e risponde: «Perché i precetti negativi sono più universali quanto alle situazioni... perché i precetti negativi obbligano semper ad semper (sempre e in ogni circostanza). In nessuna circostanza infatti si deve rubare o commettere adulterio. I precetti affermativi invece obbligano semper, ma non ad semper, ma a seconda del luogo e della circostanza». Nella stessa Summa Theologiae, poco oltre l'articolo citato nell'Esortazione, Tommaso spiega perché riguardo agli assoluti morali non si può ricorrere all'epicheia: «La dispensa di una legge è doverosa quando capita un caso particolare in cui l'osservanza letterale verrebbe a contrastare con l'intenzione del legislatore. Ora, l'intenzione di qualsiasi legislatore è ordinata in primo luogo e principalmente al bene comune, e in secondo luogo al buon ordine della giustizia e dell'onestà, nel quale va conservato o perseguito il bene comune. Se quindi si danno dei precetti che implicano la conservazione stessa del bene comune, oppure l'ordine stesso della giustizia e dell'onestà, tali precetti contengono l'intenzione stessa del legislatore: quindi non ammettono dispensa» (Summa Theologiae, I-II, q. 100, a. 8).
Ancora, in un altro passo, Tommaso spiega che «propriamente l'epicheia corrisponde alla giustizia legale» (Summa Theologiae, II-II, q. 120, a. 2, ad. 1) e non può quindi essere presa in considerazione nell'ambito della legge naturale, essendo sì superiore alla giustizia legale, ma «non è superiore a qualsiasi giustizia» (Ivi, ad. 2).

LA VIRTÙ DELLA PRUDENZA
Occorre fare attenzione anche a tirare in ballo la virtù della prudenza, come se questa fosse una virtù che abilita a trovare eccezioni: «Nel caso dei precetti morali positivi, la prudenza ha sempre il compito di verificarne la pertinenza in una determinata situazione, per esempio tenendo conto di altri doveri forse più importanti o urgenti. Ma i precetti morali negativi, cioè quelli che proibiscono alcuni atti o comportamenti concreti come intrinsecamente cattivi, non ammettono alcuna legittima eccezione; essi non lasciano alcuno spazio moralmente accettabile per la "creatività" di una qualche determinazione contraria. Una volta riconosciuta in concreto la specie morale di un'azione proibita da una regola universale, il solo atto moralmente buono è quello di obbedire alla legge morale e di astenersi dall'azione che essa proibisce» (VS 67). È il principio che ha portato molti al martirio, piuttosto che commettere un male.
Perché? Perché la prudenza non concretizza la norma universale adattandola ai casi particolari, ma è quella virtù che guida l'azione concreta perché raggiunga il bene che le è proprio. La prudenza, in certo qual modo, "riconosce" nell'azione concreta il bene da conseguire, quel bene che è indicato dalla legge, e quindi lo persegue.
Nel nostro caso, l'atto morale di avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio rientra sempre nella specie morale dell'adulterio o della fornicazione. Non esistono situazioni o circostanze che possano modificarne la specie morale. Come scriveva vent'anni fa il prof. Angel Rodriguez Luño, «non è esatto dire che queste azioni sono in sé cattive indipendentemente dal loro contesto [perché altrimenti, in questo caso, sarebbe legittima l'accusa di astrattismo e legalismo, n.d.a], perché in realtà sono azioni che portano con sé e inseparabilmente un contesto» (Acta Philosophica, 5(1996), fasc. 1, p.72).
Una relazione di tipo sessuale ha intrinsecamente legata la dimensione donativa e procreativa e dunque essa richiede il contesto matrimoniale. Se si inizia ad ipotizzare che, nella situazione di divorziati-risposati, «molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere "come fratello e sorella" che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano alcune espressioni di intimità, "non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli"» (Amoris Laetitia, nota 329), allora si opera un'inversione clamorosa e non si capisce più il senso della legge morale. Se io autorizzo a pensare che in certe situazioni, per un fine buono, l'adulterio perde la sua connotazione malvagia, sto facendo implicitamente questo ragionamento:
1) principio generale: l'atto sessuale è un male;
2) applicazione concreta: il matrimonio è l'unica eccezione riconosciuta in cui l'atto sessuale non sia un male;
3) potrebbero darsi altre situazioni concrete in cui l'atto sessuale non sia un male.
Invece la posizione corretta è la seguente:
1) l'esercizio della sessualità è un bene che significa intrinsecamente la donazione nuziale;
2) l'esercizio della sessualità in un contesto non matrimoniale contraddice l'intrinseco significato dell'atto;
3) perciò, l'adulterio e la fornicazione sono semper et pro semper intrinsecamente cattive.
Ecco perché non ha senso invocare l'epicheia e la virtù di prudenza, perché sarebbe come dire che in certi casi, si possa ammettere un po' di ingiustizia, un po' di lussuria, etc. Ed ecco perché la strada della ricerca delle eccezioni rivela in realtà un impianto morale di fondo molto legalistico (che paradossalmente è proprio quello che si voleva respingere!) che non parte dall'equazione bene-legge morale, ma da una visione della legge morale come limite. Perciò appare - falsamente - come un atto di misericordia quella di ricercare delle situazioni in cui liberare le persone da una legge morale che sarebbe per loro oppressiva.
A quanti sono divorziati-risposati e non possono per gravi motivi separarsi, la continenza non è un traguardo lodevole, ma è l'unica modalità per conseguire il proprio bene ed il bene della persona con cui si convive.

Nota di BastaBugie: ecco altri articoli di approfondimento dell'Esortazione Apostolica "Amoris Laetitia"

LE TRE NOTE DI AMORIS LAETITIA CHE FANNO DISCUTERE
La mancata richiesta di castità nei matrimoni di divorziati risposati e il loro accesso all'Eucaristia sono i principali elementi problematici del recente documento di Papa Francesco
di Lorenzo Bertocchi
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4180

AMORIS LAETITIA VA ACCOLTA CON RISPETTO, MA NON E' MAGISTERO
L'Esortazione Apostolica Post-Sinodale è solo una riflessione di Papa Francesco e va interpretata alla luce del Magistero precedente affinché non diventi una rivoluzione fuorviante
di Raymond Leo Burke
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4179

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/04/2016

8 - AMORIS LAETITIA VA ACCOLTA CON RISPETTO, MA NON E' MAGISTERO
L'Esortazione Apostolica Post-Sinodale è solo una riflessione di Papa Francesco e va interpretata alla luce del Magistero precedente affinché non diventi una rivoluzione fuorviante
Autore: Raymond Leo Burke - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/04/2016

I media laici ed anche alcuni media cattolici stanno dipingendo la recente Esortazione Apostolica Post-Sinodale Amoris Laetitia "Sull'amore nella famiglia" come una rivoluzione nella Chiesa, come un radicale allontanamento dall'insegnamento e dalla prassi della Chiesa, sul matrimonio e la famiglia, così come trasmesso fino ad ora. Una lettura del documento di questo tipo è sorgente di preoccupazione e di confusione per i fedeli, ed anche potenzialmente di possibile scandalo non solo per i fedeli, ma anche per tutte le persone di buona volontà che guardano a Cristo e alla Chiesa per insegnare e rispecchiare nella vita la verità sul matrimonio ed i suoi frutti, la vita della famiglia, cellula primaria della vita della Chiesa e di ogni società.

LA CORRETTA INTERPRETAZIONE DI AMORIS LAETITIA
E' anche un cattivo servizio alla natura del documento, quale frutto del Sinodo dei Vescovi, un incontro di Vescovi che rappresenta la Chiesa universale "per prestare aiuto con i loro consigli al Romano Pontefice nella salvaguardia e nell'incremento della fede e dei costumi, nell'osservanza e nel consolidamento della disciplina ecclesiastica e inoltre per studiare i problemi riguardanti l'attività della Chiesa nel mondo" (can. 342). In altre parole, sarebbe in contraddizione con il lavoro del Sinodo generare confusione su ciò che la Chiesa insegna, tutela e promuove con la sua disciplina. L'unica chiave per la corretta interpretazione di Amoris Laetitia è l'insegnamento costante della Chiesa e della sua disciplina che protegge e promuove questo insegnamento. Papa Francesco ha chiarito fin dall'inizio che l'Esortazione Apostolica Post-sinodale non è un atto di Magistero (cf. n. 3).
La tipologia stessa del documento conferma la stessa cosa. È scritto come una riflessione del Santo Padre sul lavoro delle ultime due sessioni del Sinodo dei vescovi. Per esempio, nel capitolo ottavo, che ad alcuni piace interpretare come il progetto di una nuova disciplina con implicazioni ovvie per la dottrina della Chiesa, Papa Francesco, citando l'Esortazione Apostolica post-sinodale, Evangelii Gaudium, afferma: «Comprendo coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad alcuna confusione. Ma credo sinceramente che Gesù vuole una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità: una Madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamento obiettivo, "non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada"» (n. 308).
In altre parole, il Santo Padre sta proponendo ciò che lui personalmente ritiene essere la volontà di Cristo per la sua Chiesa, ma egli non intende imporre il suo punto di vista né condannare coloro che insistono su quella che lui chiama "una pastorale più rigida". La natura personale cioè non magisteriale del documento emerge anche dal fatto che le citazioni riportate provengono principalmente dal documento finale della sessione 2015 del Sinodo dei Vescovi, nonché dai discorsi e dalle omelie di Papa Francesco stesso. Non si ha un impegno costante di collegare il testo in generale o tali citazioni al Magistero, ai Padri della Chiesa e agli altri autori provati.
Oltretutto, come evidenziato sopra, un documento che è il frutto del Sinodo dei Vescovi deve essere sempre letto alla luce dello scopo del Sinodo stesso, ossia la tutela e la promozione di ciò che la Chiesa ha sempre pensato e praticato conformemente al suo insegnamento. In altre parole, un'Esortazione Apostolica post-sinodale, per la sua propria natura, non propone una nuova dottrina e una nuova disciplina, ma applica la dottrina e la disciplina costanti alle situazioni del mondo contemporaneo.

ALLORA COME DEVE ESSERE RECEPITO QUESTO DOCUMENTO?
Prima di tutto, deve essere accolto con quel profondo rispetto dovuto al Romano Pontefice in quanto Vicario di Cristo, che è, secondo le parole del Concilio Ecumenico Vaticano II, "perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli" (Lumen Gentium, n. 23).
Alcuni commentatori confondono questo rispetto con un presunto obbligo di credere "per fede divina e cattolica" (can. 750, § 1) tutto ciò che è contenuto nel documento. Ma la Chiesa cattolica, mentre insiste sul rispetto dovuto all'Ufficio pietrino, in quanto istituito da Nostro Signore stesso, non ha mai sostenuto che ogni affermazione del Successore di San Pietro debba essere ricevuta come parte del suo Magistero infallibile.
La Chiesa storicamente è stata sensibile a quelle tendenze erronee che interpretavano ogni parola del Papa come vincolante per la coscienza, il che è certamente assurdo. Secondo l'insegnamento tradizionale, il Papa ha due "corpi", uno in quanto membro individuale dei fedeli e perciò soggetto a mortalità e l'altro in qualità di Vicario di Cristo sulla Terra, e questo, secondo la promessa di Nostro Signore, perdurerà fino al suo ritorno nella gloria. Il primo corpo è il suo corpo mortale; il secondo è l'istituzione divina dell'Ufficio di San Pietro e dei suoi successori. I riti liturgici e gli abiti che rivestono il Papa sottolineano tale distinzione, cosicché una riflessione personale del Papa, mentre è ricevuta con il rispetto dovuto alla sua persona, non viene confusa con la fede vincolante dovuta all'esercizio del Magistero. Nell'esercizio del Magistero, il Romano Pontefice quale Vicario di Cristo agisce in una ininterrotta comunione con i suoi predecessori a partire da San Pietro.

LE CONVERSAZIONI TRA PAOLO VI E JEAN GUITTON
Ricordo la disputa che accompagnò la pubblicazione delle conversazioni tra il beato Paolo VI e Jean Guitton nel 1967. La preoccupazione risiedeva nel pericolo che i fedeli avrebbero confuso le riflessioni personali del Papa con l'insegnamento ufficiale della Chiesa. Se da un lato il Romano Pontefice ha delle riflessioni personali che possono essere interessanti e stimolanti, la Chiesa deve essere sempre vigile nel segnalare che la pubblicazione di tali riflessioni è un atto personale e non un esercizio del Magistero papale. Diversamente, quanti non comprendono la distinzione o non la vogliono comprendere, presenteranno tali riflessioni ed anche aneddoti del Papa come dichiarazioni di un cambiamento nell'insegnamento della Chiesa, causando grande confusione nei fedeli. Una tale confusione è dannosa per i fedeli e indebolisce la testimonianza della Chiesa quale Corpo di Cristo nel mondo.
Con la pubblicazione di Amoris Laetitia, l'obiettivo dei pastori e di coloro che insegnano la fede è di presentarla nel contesto dell'insegnamento della disciplina della Chiesa, così che sia a servizio dell'edificazione del Corpo di Cristo nella sua prima cellula vitale, cioè il matrimonio e la famiglia. In altre parole, l'Esortazione Apostolica post-sinodale può essere correttamente interpretata, in quanto documento non magisteriale, solamente usando la chiave del Magistero, come spiegato nel Catechismo della Chiesa cattolica (nn. 85-87).

LA NATURA PASTORALE DELLA DOTTRINA
La dottrina ufficiale della Chiesa infatti fornisce l'insostituibile chiave interpretativa dell'Esortazione Apostolica, di modo che possa veramente servire al bene di tutti fedeli, unendoli ancor più strettamente a Cristo, che è l'unica nostra salvezza. Non ci può essere opposizione o contraddizione tra la dottrina della Chiesa e la sua prassi pastorale, dal momento che come ci ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica, la dottrina è naturalmente pastorale: "La missione del Magistero è legata al carattere definitivo dell'Alleanza che Dio in Cristo ha stretto con il suo Popolo; deve salvaguardarlo dalle deviazioni e dai cedimenti, e garantirgli la possibilità oggettiva di professare senza errore l'autentica fede. Il compito pastorale del Magistero è quindi ordinato a vigilare affinché il Popolo di Dio rimanga nella verità che libera. Per compiere questo servizio, Cristo ha dotato i pastori del carisma d'infallibilità in materia di fede e di costumi. L'esercizio di questo carisma può avere parecchie modalità" (n. 890).
Si può vedere la natura pastorale della dottrina, in maniera eloquente, nell'insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la famiglia. Cristo stesso mostra la profonda natura pastorale della verità della fede nel suo insegnamento sul santo Matrimonio nel Vangelo (cf. Mt 19, 3-12), nel quale insegna nuovamente il piano di Dio sul matrimonio "fin dal principio". Durante gli ultimi due anni, nei quali la Chiesa è stata coinvolta in una intensa discussione sul matrimonio la famiglia, ho richiamato spesso un episodio della mia infanzia. Sono cresciuto in una fattoria familiare nelle campagne del Wisconsin; ero il più giovane di sei figli di buoni genitori cattolici. La Messa domenicale delle 10 presso la nostra parrocchia nelle vicinanze del paese era chiaramente il cuore della nostra vita di fede; a un certo punto, mi sono accorto di una coppia, amici dei miei genitori provenienti dalla fattoria vicina, che era sempre presente alla Santa Messa, ma non riceveva mai la Santa Comunione. Quando chiesi a mio padre perché non ricevessero mai la Santa Comunione, egli mi spiegò che l'uomo era sposato con un'altra donna e perciò non poteva ricevere i Sacramenti.
Ricordo chiaramente che mio padre mi spiegò la prassi della Chiesa, nella fedeltà al suo insegnamento, in un modo sereno. La disciplina ovviamente aveva un significato per lui e aveva un significato per me; infatti la sua spiegazione fu per me la prima occasione di riflettere sulla natura del matrimonio come legame indissolubile tra il marito la moglie. Nello stesso tempo devo dire che il parroco trattava la coppia coinvolta con il più grande rispetto, anche se loro prendevano parte alla vita parrocchiale nella modalità appropriata allo stato irregolare della loro unione. Da parte mia, ho sempre avuto l'impressione che, sebbene debba essere stato veramente difficile non poter ricevere i Sacramenti, loro erano tranquilli nel vivere secondo la verità della loro situazione matrimoniale.
Dopo oltre quarant'anni di vita e ministero sacerdotale, per ventuno dei quali ho svolto il ministero episcopale, ho conosciuto molte altre coppie in situazioni irregolari, per le quali io o gli altri miei confratelli sacerdoti abbiamo avuto una cura pastorale. Sebbene la loro sofferenza fosse evidente ad ogni anima compassionevole, ho visto sempre più chiaramente negli anni che il primo segno di rispetto e amore nei loro confronti era dir loro la verità con amore. In quel modo, l'insegnamento della Chiesa non è qualcosa che li affligge ancora di più, ma in verità li libera per amare Dio e il loro prossimo.

NECESSITÀ DI INTERPRETARE IL TESTO
Potrebbe essere di aiuto illustrare con un esempio la necessità di interpretare il testo di Amoris Laetitia alla luce del Magistero. Nel documento ci sono frequenti riferimenti all' "ideale" del matrimonio. Una tale descrizione del matrimonio può essere fuorviante. Può condurre il lettore a pensare al matrimonio come ad un'idea eterna, alla quale gli uomini e le donne debbano più o meno conformarsi nelle circostanze mutevoli. Ma il matrimonio cristiano non è un'idea; è un sacramento che conferisce la grazia a un uomo e una donna per vivere in un fedele, permanente e fecondo amore reciproco. Ogni coppia cristiana validamente sposata, dal momento del consenso, riceve la grazia di vivere l'amore che si sono promesso reciprocamente. Siccome tutti soffriamo degli effetti del peccato originale e poiché il mondo in cui viviamo si fa fautore di una visione completamente differente del matrimonio, gli sposi sono tentati di tradire la realtà obiettiva del loro amore. Ma Cristo dà sempre loro la grazia di rimanere fedeli a quell'amore fino alla morte. La sola cosa che li può limitare nella loro risposta fedele è venir meno nel corrispondere alla grazia data loro nel sacramento del Santo Matrimonio. In altre parole, la loro difficoltà non è con una qualche idea che gli ha imposto la Chiesa. La loro lotta è con quelle forze che li conducono a tradire la realtà della vita di Cristo in loro. Negli anni e particolarmente durante gli ultimi due anni, ho incontrato molti uomini e donne che per svariate ragioni, si sono separate o hanno divorziato dai loro coniugi, ma che stanno vivendo nella fedeltà alla verità del loro matrimonio e stanno continuando a pregare ogni giorno per l'eterna salvezza dello sposo, anche se lui o lei li ha abbandonati. Nelle nostre conversazioni, essi riconoscono la sofferenza in cui sono coinvolti, ma soprattutto la profonda pace che provano nel rimanere fedeli al proprio matrimonio.
Alcuni ritengono che una tale reazione alla separazione o al divorzio sia un eroismo al quale la media dei fedeli non può giungere, ma in verità noi siamo tutti chiamati a vivere eroicamente, in qualunque stato di vita. Papa San Giovanni Paolo II, a conclusione del Grande Giubileo del 2000, riferendosi alle parole di Nostro Signore che concludono il Discorso della Montagna - "Siate perfetti come il Padre vostro" (Mt 5, 48) - ci ha insegnato la natura eroica della vita quotidiana in Cristo con queste parole: "Come il Concilio stesso ha spiegato, questo ideale di perfezione non va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni « geni » della santità. Le vie della santità sono molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno. Ringrazio il Signore che mi ha concesso di beatificare e canonizzare, in questi anni, tanti cristiani, e tra loro molti laici che si sono santificati nelle condizioni più ordinarie della vita. È ora di riproporre a tutti con convinzione questa « misura alta » della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione" (Novo Millennio Ineunte, no. 31).
Incontrando uomini e donne che, malgrado una rottura della vita matrimoniale, rimangono fedeli alla grazia del sacramento del Matrimonio, io sono stato testimone della vita eroica che la grazia rende a noi possibile ogni giorno.
Sant'Agostino di Ippona, in una predica per la festa di San Lorenzo, Diacono e Martire, nel 417, utilizza una bellissima immagine per incoraggiarci nella nostra cooperazione con la grazia che Nostro Signore ha ottenuto per noi con la sua Passione e Morte. Egli ci garantisce che nel giardino del Signore non ci sono solo le rose dei martiri, ma anche i gigli delle vergini, le edere degli sposi e le viole delle vedove. Egli perciò conclude che nessuno dovrebbe disperare riguardo alla propria vocazione perché "Cristo è morto per tutti" (Sermone 304). La ricezione di Amoris Laetitia, nella fedeltà al Magistero, possa confermare gli sposi nella grazia del sacramento del Santo Matrimonio, così che essi possano essere segno dell'amore fedele e duraturo di Dio per noi "fin dal principio", un amore che ha raggiunto la sua piena manifestazione dell'Incarnazione redentiva del Figlio di Dio. Che il Magistero, quale chiave della sua comprensione, faccia sì che "il Popolo di Dio rimanga nella verità che libera" (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 890).

Nota di BastaBugie: ecco altri articoli di approfondimento dell'Esortazione Apostolica "Amoris Laetitia"

LE TRE NOTE DI AMORIS LAETITIA CHE FANNO DISCUTERE
La mancata richiesta di castità nei matrimoni di divorziati risposati e il loro accesso all'Eucaristia sono i principali elementi problematici del recente documento di Papa Francesco
di Lorenzo Bertocchi
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4180

AMORIS LAETITIA CITA (MALE) SAN TOMMASO
Riecheggiano le argomentazioni pro-adulterio del cardinale Kasper a proposito dell'epicheia (eccezione alla norma morale) prevista da san Tommaso che però, in realtà, negava eccezioni di fronte alle norme assolute (come l'illiceità dell'adulterio)
di Luisella Scrosati
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4178

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12/04/2016

9 - OMELIA IV DOMENICA DI PASQUA - ANNO C (Gv 10, 27-30)
Io do loro la vita eterna
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 17 aprile 2016)

Il Vangelo di oggi ci offre della parole molto consolanti, tra le più belle di tutta la Sacra Scrittura. Gesù, parlando delle sue pecorelle, ci assicura: "Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano" (Gv 10,28).
Promesse grandissime. Affinché si realizzino, la condizione è quella di ascoltare la sua voce. Gesù lo dice chiaramente: "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono" (GV 10,27). Dunque, se vogliamo anche noi essere pecorelle del Signore, se anche noi vogliamo appartenere al suo gregge, dobbiamo ascoltare la sua voce.
Come possiamo ascoltarla? In tre modi. Prima di tutto leggendo la Sacra Scrittura. Gesù ci parla nel Vangelo. Ignorare la Scrittura significa ignorare Cristo. Sant'Antonio da Padova, per averla assiduamente meditata, conosceva a memoria più o meno tutta la Bibbia. Da parte nostra cerchiamo ogni giorno di annotarci le frasi della Scrittura che maggiormente ci colpiscono. Sarà proprio con quelle frasi che Gesù vorrà parlare al nostro cuore: cerchiamo di memorizzarle e di ruminarle continuamente dentro di noi. Ne seguiranno delle belle riflessioni che nutriranno la nostra anima. Questo è il primo e più importante modo di ascoltare la voce del Signore. Ma domandiamoci: quanti di noi hanno letto attentamente tutto il Vangelo? Forse pochi. Da oggi in poi impegniamoci di più. Inoltre dobbiamo ascoltare la Chiesa, il Papa, i vescovi. "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me". E' la chiesa a insegnarci cosa è bene e cosa è peccato, non la nostra testa. Chi disprezza il Magistero della Chiesa disprezza Gesù Cristo. Pensiamo alla morale familiare: quante critiche alla Chiesa! Ma non ascoltando la voce della Chiesa ci chiudiamo alla voce del Signore.
Un altro modo è quello di ascoltare le ispirazioni interiori. Ogni cristiano si deve abituare ad un po' di tempo di meditazione quotidiana. Quando preghiamo siamo noi a parlare a Dio; quando meditiamo è Dio che parla al nostro cuore. Il momento più bello di una mamma di famiglia, una volta, era quello di alzarsi molto presto alla mattina, quando la città ancora dormiva, e di mettersi a pensare e a pregare. Erano momenti bellissimi ed era proprio grazie a quella ora di silenzio che riusciva ad affrontare il peso della giornata. Santa Gemma Galgani e Santa Teresina, quando erano bambine, amavano molto starsene in silenzio e mettersi a pensare...ed era proprio in quel silenzio che Dio parlava al loro cuore e donava loro delle celesti ispirazioni.
Dobbiamo abituarci al silenzio e alla riflessione così da trovare il consiglio per ogni nostro problema. San Giuseppe Moscati, celebre medico, iniziava la sua giornata con due ore di preghiera, la Comunione e la meditazione, e dopo andava all'Università a insegnare e all'ospedale per le visite mediche. E, prima di ogni diagnosi difficile, metteva le mani in tasca e stringeva la corona del Rosario. Impariamo anche noi a organizzare la nostra giornata nel silenzio e nella preghiera. Nella prima lettura di oggi abbiamo ascoltato come i giudei non vollero ascoltare la Parola di Dio. Proprio per quella loro chiusura di cuore e per aver respinto la Parola del Signore, Paolo e Barnaba iniziarono a rivolgersi ai pagani. Il testo degli Atti degli Apostoli riporta che i pagani, nell'udire la Parola di Dio, si rallegrarono e credettero alla predicazione.
A volte c'è il rischio di fare la fine di quei giudei: pur frequentando la Messa tutte le domeniche, abbiamo il cuore chiuso e non vogliamo ascoltare la voce del Signore che ci parla attraverso la voce dei legittimi Pastori. Quei giudei si opposero alla Parola di Paolo e di Barnaba; noi rischiamo di opporci alla parola del Papa, al Magistero della Chiesa. A volte capita che sono proprio i lontani ad ascoltare questa voce, proprio come avvenne per i pagani che accolsero la predicazione dei due Apostoli. Ricordiamolo sempre: in ultima analisi, il segno per vedere se stiamo veramente ascoltando la voce del Signore e non la nostra testa è quello di vedere se accogliamo con docilità l'insegnamento della Chiesa.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 17 aprile 2016)

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