BastaBugie n�465 del 03 agosto 2016

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1 ISLAMICI ALLA MESSA, GRAVE OFFESA A FEDE E RAGIONE
Se noi andiamo in moschea dobbiamo toglierci le scarpe, perché permettiamo loro di entrare nelle chiese con il capo coperto?
Autore: Antonio Livi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 IL SACERDOTE SGOZZATO E' UN MARTIRE CHE DA' FASTIDIO
La Francia ha nutrito un mostro che ora le si ritorce contro
Autore: Massimo Viglione - Fonte: Civiltà Cristiana
3 SQUILIBRATI E CANI SCIOLTI SENZA COLLEGAMENTO CON L'ISIS? ECCO LA VERA FORZA DELL'ISLAM CHE AVANZA
In Europa sta per accadere ciò che sanno bene in Medio Oriente: alla distruzione delle chiese e l'uccisione dei sacerdoti seguono sempre crimini violenti sull'intera popolazione cristiana
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 QUATTRO GAY VIOLENTANO MINORENNE A SALERNO, MA PER L'ARCIGAY E' PIU' GRAVE CHE IL GIORNALE LI ABBIA DEFINITI ''FROCI'' CHE L'ATTO BESTIALE IN SE'
Altre notizie dal mondo gay (sempre più gaio): al Gay Village di Roma si invocano diritti per i gay e per gli animali, a Urbino Sgarbi organizza la capitale europea delle coppie gay, a Londra un gay italiano strangola e fa a pezzi il suo compagno
Autore: Assuntina Morresi - Fonte: L'Occidentale
5 IL LIBRO CON I 7 SEGRETI PER CRESCERE I FIGLI MASCHI
Chi gli insegna più a cacciare, a costruirsi arco e frecce, a rivivere le grandi battaglie della storia? Oggi la tv, i videogiochi e la musica commerciale offuscano la loro mascolinità
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Giornale
6 ABBANDONATO IL CRISTIANESIMO, L'OCCIDENTE HA DISTRUTTO SE' STESSO
La fede cristiana ha creato la cultura occidentale e questa ha creato la civiltà; se il cristianesimo scompare, muore la cultura, muore la civiltà e muore anche l'idea stessa di Europa
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
7 GIORNALI E TV AVEVANO ANNUNCIATO LA CREAZIONE DELLA VITA IN LABORATORIO... MA, OVVIAMENTE, E' FALSO!
Gli scienziati non sono riusciti a creare la vita come sembrava da un recente esperimento, ma sono partiti da una cellula già vivente (ennesima conferma che solo Dio è Signore e dà la vita)
Autore: Umberto Fasol - Fonte: Il Timone
8 COME ARRIVO' HITLER AL POTERE? OGGI LA STORIA STA PER RIPETERSI (...E NON SIAMO IN UN FILM)
Come poté un regime democraticamente eletto arrivare a sterminare milioni di persone nei campi di concentramento, nella più inerte indifferenza di una intera nazione?
Autore: Andrea Piccolo - Fonte: Blog di Costanza Miriano
9 OMELIA XIX DOMENICA T. ORD. - ANNO C - (Lc 12,32-48)
Nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - ISLAMICI ALLA MESSA, GRAVE OFFESA A FEDE E RAGIONE
Se noi andiamo in moschea dobbiamo toglierci le scarpe, perché permettiamo loro di entrare nelle chiese con il capo coperto?
Autore: Antonio Livi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31/07/2016

Dai media nazionali e internazionali apprendiamo dei fatti - in una certa misura indiscutibili nella loro fattualità - ma ascoltiamo anche un accavallarsi di opinioni, molte delle quali presentate a loro volta come fatti; si tratta però di fatti di secondo livello, ossia di notizie riguardanti le "reazioni" delle istituzioni (Chiesa cattolica, rappresentanti delle altre comunità religiose, parlamenti nazionali, capi di Stato e di governo) ai fatti di primo livello. Questa breve premessa massmediologica serve per ragionare da cattolici sull'evento tragico dell'irruzione di due terroristi islamici nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, nei pressi di Rouen, e dell'assassinio brutale dell'abbé Jacques Hamel che stava celebrando la Santa Messa.
Le "reazioni" a questo fatto sono state tante, e alcune corrispondono in pieno alla logica della coscienza cristiana: esecrazione di fronte a un sacrilegio così orribile (profanazione di un luogo sacro e aggressione di una persona sacra nel momento stesso in cui svolgeva il rito più sacro), preghiera e opere di riparazione e al sentimento di venerazione di fronte alla vittima innocente della violenza anticristiana. Il professor Roberto de Mattei, per esempio, ha subito pubblicato un editoriale nella sua agenzia "Corrispondenza romana" onorando «il primo martire dell'islam in Europa».

DI ENORME C'È SOLO L'INSENSATEZZA
Altre "reazioni" sono invece dissennate. I media di ieri hanno parlato di una decisione che dovrebbe attuarsi già oggi: invitare i musulmani a partecipare alla Messa domenicale assieme ai fedeli cattolici, nelle chiese cattoliche. La proposta, inizialmente avanzata dal mondo musulmano e sposata dal parroco di Saint Etienne, è stata poi approvata (sembra) dall'intero episcopato francese, e per ultimo anche dall'episcopato italiano, il cui portavoce ha detto (e la frase a effetto ha ottenuto il suo scopo, quello cioè di essere citata da tutte le radio, le televisioni, Internet e i giornali) che «si tratta di un gesto enorme!».
Di "enorme" in questa uscita del portavoce, c'è solo l'insensatezza (che spero non sia davvero di tutta intera la Conferenza Episcopale Italiana) e la stupidità di esprimersi in questo modo di fronte a eventi come quello di cui si sta parlando. Queste dichiarazioni rispondono evidentemente al dettato di una legge non scritta, ma rigorosamente applicata all'unisono da tutti i poteri forti del nostro mondo occidentale, siano essi poteri ecclesiastici che civili (politica, finanza, informazione).
La legge è che non bisogna condannare nulla, ma proprio nulla, se la condanna deve mettere in cattiva luce la religione dell'islam, senza troppo distinguere tra islam considerato moderato e il cosiddetto islam radicalizzato, e senza sottilizzare troppo sulle intenzioni di guerra santa professate dall'autoproclamato Stato islamico. Non bisogna parlare male dell'islam e non bisogna presentare le vittime cristiane dell'islam come vittime e/o come cristiane. Bisogna parlare d'altro. Meglio tornare a parlare un'altra volta, come da anni, dell'uguaglianza di tutte le religioni, che sono tutte per la pace e non usano mai la violenza per imporsi le une sulle altre. In questa linea di retorica pacifista, l'idea di invitate i musulmani a Messa costituisce una trovata geniale. Così almeno dice (non so se lo pensa davvero) il portavoce della Cei [anche se va pur notato che la decisione di partecipare alle Messe è stata presa autonomamente dai musulmani in Francia, quindi in pratica un autoinvito, N.d.BB].

IL DOVUTO CULTO DI ADORAZIONE A CRISTO
Ma c'è un problema. Oltre alla responsabilità istituzionale che obbliga in un certo grado ed entro certi limiti la Chiesa gerarchica a occuparsi di diplomazia inter-religiosa (buon vicinato, rispetto incondizionato per l'altro, silenzio sulle colpe altrui e richiesta di perdono per la proprie colpe, vere o presunte che siano, non importa), c'è anche - ed è la più importante, anzi è quella essenziale, tanto che se manca quella non c'è proprio più Chiesa - la responsabilità di dare a Cristo Gesù, realmente presente «in corpo, sangue, anima e divinità» nell'Eucaristia, il dovuto culto adorazione.
Nelle chiese cattoliche questo culto si dà con la santa Messa e con la "riserva" eucaristica nel Tabernacolo. Per questo le chiese cattoliche non sono un semplice luogo di incontro della comunità, e quindi non sono qualcosa di analogo alle sinagoghe e alle moschee: sono - in senso proprio, cioè in senso teologico e soprannaturale - la "casa di Dio". Sono un "luogo sacro", e la profanazione di un luogo sacro è un orrendo peccato agli occhi di Dio, perché è esattamente il contrario di ciò che Dio ordina nel primo comandamento del Decalogo. Anche il sacerdote cattolico è una "persona sacra", come la Chiesa ha sempre riconosciuto; è una "persona sacra" per effetto della consacrazione sacerdotale ricevuta nel momento in cui un vescovo gli ha conferito il sacramento dell'Ordine, che imprime nell'anima del soggetto un "carattere" indelebile, come il Battesimo. [...]
La nostra condizione di cattolici ci impone in termini assoluti (cioè, non in termini relativi a qualche convenienza politica del momento) di professare in ogni luogo e in ogni tempo la nostra santa fede, il cui nucleo fondamentale è il mistero della Santissima Trinità e il mistero dell'Incarnazione del Verbo, che è Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Professare questi misteri della fede non è compatibile con l'invito, rivolto ai musulmani, di riunirsi con i cattolici nelle chiese cattoliche per manifestare i propri sentimenti di pace.
Fare opera di pacificazione, di perdono e di ricerca di un'intesa su qualche valore condivisibile è legittimo, anzi doveroso, in quanto corrisponde a quel dialogo inter-religioso che è stato promosso dal Vaticano II con il decreto Nostra Aetate. Ma fare questa opera di pacificazione nel modo che è stato ora prospettato è assurdo. E' un «gesto enorme», nel senso che è un'enorme (e abnorme) testimonianza di fede al contrario. Alla fine risulta una vera e propria profanazione, la seconda per quanto riguarda la chiesa di Saint Etienne a Rouen, già orribilmente profanata dall'assassinio rituale di un sacerdote cattolico mentre celebrava la Santa Messa.

SE NOI ANDIAMO IN MOSCHEA DOBBIAMO TOGLIERCI LE SCARPE, PERCHE' PERMETTIAMO LORO DI ENTRARE NELLE NOSTRE CHIESE CON IL CAPO COPERTO?
E' inutile far finta di non sapere (lo sanno tutti) che i musulmani che si vogliono invitare a partecipare alla santa Messa professano una fede religiosa che è non solo diversa ma esplicitamente contraria alla fede cattolica. I musulmani non accettano in alcun modo quelli che sono i fondamentali misteri della fede cattolica che nella Messa si celebrano, anzi, li considerano bestemmie contro l'unico Dio, e sono sempre in qualche modo ostili a noi che siamo, ai loro occhi, gli infedeli, gli idolatri.
Che cosa si spera dunque di ottenere dall'ingresso dei musulmani nelle nostre chiese quando viene celebrata la Messa? Nessuno di loro penserà di entrare in luogo sacro, dove si svolge una funzione sacra e si adora il vero Dio in tre Persone, dove si celebra sacramentalmente il sacrificio redentore del Figlio di Dio per la remissione dei nostri peccati. Nessuno di loro, entrando in chiesa, si farà il segno della Croce con l'acqua benedetta (un sacramentale che prepara i fedeli all'atto penitenziale e alla degna ricezione dei sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia). Nessuno di loro si inginocchierà al momento della consacrazione per adorare il Santissimo Sacramento dell'Altare. Soprattutto, nessuno di loro ascolterà l'omelia del sacerdote celebrata come commento liturgico al Vangelo di Gesù Cristo proclamato nella Messa: al massimo, la potranno considerare come qualcosa di analogo (e di contrario) ai sermoni del loro imam.
A che pro tutto questo? Per il bene del dialogo inter-religioso? Per la pace nel mondo? Sono tutti risultati che corrispondono a una pia illusione irenista. Quello che realmente ne risulterà è un'empia profanazione della Santa Messa, del luogo sacro dove essa viene celebrata e della persona sacra del celebrante, che sull'altare è Cristo stesso, in quanto presta la voce e i gesti a Cristo sommo ed eterno Sacerdote, che si fa Vittima perla nostra salvezza.
E se qualcuno, leggendo queste poche righe, penserà che qui si dà troppa importanza al dogma e che quello che conta è la pastorale e l'azione ecumenica, ebbene, sappia che è vittima di accecamento prodotto dalla falsa teologia e dai cattivi pastori. La fede della Chiesa è quella che ho ricordato; nessun Concilio e nessun papa l'ha voluta cambiare, né avrebbe potuto. E sappia che nessuna pastorale e nessuna iniziativa ecumenica raggiunge i suoi veri scopi se ignora o contraddice il dogma.

Nota di BastaBugie: Magdi Allam nell'articolo sottostante dal titolo "No a legittimare l'islam che legittima chi ci sgozza accogliendo i musulmani in chiesa" spiega la sua opinione su questo fatto.
Ecco dunque le parti più significative dell'articolo pubblicato su Il Giornale il 31 luglio 2016:
Dico "No" ad accogliere oggi i musulmani nelle chiese in Francia e in Italia alla messa domenicale, perché significa riconoscere l'islam che ha legittimato i terroristi islamici che il 26 luglio hanno sgozzato un sacerdote proprio mentre recitava la messa in chiesa.
Dico "No" alla follia di immaginare che a salvarci dai terroristi islamici tagliagole, quelli che sgozzano, decapitano, massacrano e si fanno esplodere, potranno essere i terroristi islamici taglialingue, quelli che ci impongono la legittimazione dell'islam a prescindere dai suoi contenuti e di concedere loro sempre più moschee per consolidare l'islamizzazione dell'Europa.
È un dato di fatto che gli assassini di Padre Jacques Hamel l'hanno sgozzato urlando "Allah è il più grande", dopo aver pronunciato un sermone ispirato dall'ordine di Allah di annientare ebrei e cristiani. Così come è un dato di fatto che la violenza fisiologica ed endemica in seno all'islam, da 1400 anni ha infierito in modo particolare contro gli ebrei e i cristiani, che hanno subìto un vero e proprio genocidio passando dal 98% della popolazione della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo al 3%. [...]
Un giorno la Storia individuerà nell'immagine del sacerdote di 86 anni che viene sgozzato da due connazionali islamici ventenni, mentre recita la messa all'interno di una chiesa pressoché vuota con soli 4 fedeli anziani, il simbolo non solo della morte del cristianesimo come fede e cultura, ma anche dell'eutanasia dell'Europa decadente, vecchia, scristianizzata, senz'anima, al punto di vergognarsi delle proprie radici cristiane. Nel coltello che recide la fonte che veicola la nostra spiritualità cristiana c'è la sintesi di una folle strategia che ha intenzionalmente voluto scardinare le nostre radici, relativizzare le fondamenta della nostra civiltà fino a negare la nozione stessa di verità, abbandonarci a un tracollo demografico pressoché irreversibile, favorire la sostituzione delle nostre società, affermare ovunque nel mondo una umanità meticcia, omologata, omogeneizzata, in cui ciascuno di noi sarà ridotto a semplice produttore e consumatore di materialità.
Non sono i musulmani che dobbiamo invitare in chiesa, ma i cristiani. Dobbiamo ripopolare le chiese di cristiani, non relativizzare il cristianesimo legittimando l'islam. Dobbiamo mobilitarci tutti, cristiani e laici, credenti e non, per liberarci dall'islam e salvaguardare l'unica civiltà che garantisce a tutti, inclusi i musulmani, la vita, la dignità e la libertà.


Roberto de Mattei nell'articolo sottostante dal titolo "Imam in chiesa: una grave offesa alla fede e alla ragione" avverte dei rischi di questa iniziativa.
Ecco dunque le parti più significative dell'articolo pubblicato su Il Tempo del 03-08-2016:
La partecipazione dei musulmani alle cerimonie liturgiche, in Italia e in Francia, è stato un atto al tempo stesso, sacrilego e insensato.
Sacrilego perché le chiese cattoliche, al contrario delle moschee, non sono centri di conferenze o di propaganda, ma luoghi sacri, dove si rende il dovuto culto di adorazione a Gesù Cristo, realmente presente «in corpo, sangue, anima e divinità» nell'Eucaristia. Se si giudicava necessario un incontro per condannare la violenza, quest'atto politico poteva avvenire da qualsiasi altra parte, ma non nella casa di Dio che, per il Papa e i vescovi italiani, non può che essere l'unico vero Dio in tre Persone, combattuto nel corso dei secoli, manu militari, dall'Islam.
A Roma, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere dov'erano seduti in prima fila tre imam della Capitale, due di loro, Ben Mohamed Mohamed e Sami Salem, hanno parlato dal pulpito citando più volte il Corano, però hanno dato le spalle al Vangelo durante l'Omelia, bisbigliando una preghiera musulmana, mentre i cattolici recitavano il Credo. Nella cattedrale di Bari il cosiddetto Imam Sharif Lorenzini, ha recitato in arabo la prima Sura del Corano che condanna la miscredenza dei cristiani con queste parole: «Mostraci la retta via, la via di coloro che tu hai favorito, non (la via) di coloro che guadagnano la tua ira, né quella di coloro che hanno deviato».
Ciò che è avvenuto è anche un atto senza ragione, proprio perché non c'è alcun motivo per cui i musulmani debbano essere invitati a pregare e a tenere sermoni in una chiesa cattolica. L'iniziativa dei vescovi italiani e francesi lascia credere che l'Islam, in quanto tale, sia privo di ogni responsabilità, nella strategia del terrore, come se non fosse in nome del Corano che musulmani fanatici ma coerenti massacrano i cristiani nel mondo. [...]
Perché i musulmani, che professano una fede religiosa non solo diversa ma antitetica alla fede cattolica dovrebbero andare a pregare e a predicare in una chiesa cattolica o dovrebbero invitare i cattolici a predicare e pregare nelle loro moschee? Ciò che è avvenuto il 31 luglio è, sotto tutti gli aspetti, una grave offesa sia alla fede che alla ragione.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31/07/2016

2 - IL SACERDOTE SGOZZATO E' UN MARTIRE CHE DA' FASTIDIO
La Francia ha nutrito un mostro che ora le si ritorce contro
Autore: Massimo Viglione - Fonte: Civiltà Cristiana, 31/07/2016

Padre Jacques Hamel è il primo sacerdote ucciso in odium fidei, o. per meglio dire, con spirito jihadico, da un islamico in Europa dopo tre secoli circa, ovvero dalla fine della millenaria offensiva musulmana contro la Cristianità.
Indipendentemente dal fatto che lui era uno di quei sacerdoti della vecchia guardia ecumenista e dialogista, è potenzialmente martire della fede, soprattutto se dovesse rispondere al vero il fatto che - come avrebbero testimoniato i presenti - si sia rifiutato di inneggiare ad Allah un istante prima di essere sgozzato.
Ma padre Hamel non sarà elevato agli onori degli altari, perché fastidioso per chi predica la menzogna ed esercita il tradimento e ci afferma ogni giorno che l'Islam è religione di pace. L'Islam è religione di pace, esattamente come il cielo è verde e l'erba è blu, gli alberi crescono orizzontale e i pesci mangiano le loro foglie.
Paragoni folli a parte, affermare che l'Islam - come tutte le altre "religioni" (concetto pienamente sociologico e per nulla religioso in sé, tanto meno cristiano) - sia "religione di pace" sottintende inevitabilmente o un'immensa e imperdonabile ignoranza storica e teologica, o la malafede.

UN FASTIDIO IMBARAZZANTE
Dato ciò, chi, anche involontariamente in quanto ammazzato, smentisce questo, è appunto un fastidio.
Se poi lo fa volontariamente, è un fanatico, un puffo brontolone che non si accorge che il mondo è bello e tutto va bene e la misericordia regna incontrastata. E se c'è violenza è colpa dei ricchi, di interessi economici, ma non certo di odi religiosi.
Quanto è avvenuto invece è molto importante e significativo: per la prima volta un sacerdote ha pagato con la propria vita il prezzo delle menzogne e dei tradimenti altrui. Superfluo dire che sarà il primo di una lunga coda di morte.
Ancora una volta, a ciascuno le proprie responsabilità. Noi denunciamo le menzogne in nome della realtà delle cose. Tra queste "cose", ve n'è una amarissima.
Per mille anni, i cristiani uccisi dai musulmani sapevano di morire compianti dalla propria Comunità, tanto religiosa (ovvero la Chiesa) quanto politica (la Cristianità), che era pronta a vendicarli se possibile, o almeno a difenderli materialmente, o almeno a elevarli all'onore degli altari quando giusto, o comunque a perpetuare il ricordo del loro sacrificio, anche al fine di impedire materialmente altre vittime innocenti.

E OGGI?
I cristiani uccisi oggi, e che saranno uccisi nel futuro, moriranno sapendo di essere un peso per la propria Comunità, un fastidio, un macigno che grava tanto sugli intenti ecumenici e dialogici di grandissima parte dei preti, quanto su quelli mondialistici e sinarchici dei finanziari e dei politici e giornalisti loro servi.
Ma... c'è un ma. La loro morte e il loro sacrificio invece non saranno dimenticati in Cielo, dove, a differenza di molti degli infastiditi terreni, essi troveranno la Luce e la felicità eterna: molti quella elevatissima dei martiri della fede. E non saranno dimenticati nemmeno da un "piccolo gregge" di uomini e donne qui in terra, che non seguono ecumenisti, dialogisti, finanzieri, mondialisti e tutti gli altri servi dei padroni del mondo.
Dio si ricorderà di loro, martiri alla sua sequela. Noi ci ricorderemo di loro, del loro sacrificio.
Noi non dimentichiamo. In attesa della giustizia, che arriverà infallibilmente. E quella sarà l'unica vera misericordia. La misericordia della Verità, quando a ognuno sarà dato ciò che merita.

Nota di BastaBugie: Leone Grotti nell'articolo sottostante dal titolo "Prete sgozzato in chiesa. La Francia ha nutrito e cresciuto il mostro jihadista, che ora divora i suoi figli" riporta il pensiero di Padre Toufic Eid, parroco siriano di Maloula, dove tre martiri cristiani si sono opposti all'Isis, il quale dichiara: «Sconvolto dall'uccisione di Jacques Hamel. Ma avevamo avvisato la Francia. Politici riconoscano i loro errori»
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Tempi il 27 luglio 2016:
«La Francia ha nutrito un mostro e ora questo mostro le si ritorce contro, divorando i figli e i cittadini francesi». Così padre Toufic Eid, parroco siriano di Maloula, ha commentato l'attentato di ieri, quando due terroristi islamici hanno fatto irruzione nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray (Normandia), vicino a Rouen, prendendo in ostaggio i fedeli presenti alla Messa del mattino e sgozzando padre Jacques Hamel (nella foto) e un fedele. Quest'ultimo è in bilico tra la vita e la morte.
Molti commentatori hanno parlato del primo sacerdote martire francese ucciso in odium fidei in terra europea da un terrorista islamico. L'attentato, condannato da tutti i politici e anche dalle autorità musulmane francesi, ha reso improvvisamente la Francia simile all'Iraq, dove attentati di questo tipo non sono purtroppo una novità e dove il 31 ottobre del 2010 un commando islamista ha fatto una strage nella chiesa cattolica Nostra Signora della salvezza gridando: «Voi tutti infedeli. Noi andremo in Paradiso se vi uccideremo e voi andrete all'inferno». Secondo alcune notizie gli attentatori di ieri, francesi nati a Rouen, avrebbero filmato il momento in cui tagliavano la gola all'anziano sacerdote, pronunciando prima del delitto alcune frasi in arabo.
Padre Eid conosce bene il «mostro» che sta devastando di attentati la Francia. Maloula, villaggio siriano di cui è parroco, è stata conquistata dai jihadisti nel 2013 e riconquistata poi dall'esercito di Assad nel 2014. La furia islamista, oltre ad aver distrutto chiese e conventi, ha anche dato vita a tre martiri cristiani, uccisi in odium fidei. «Sono desolato», ha dichiarato in un'intervista a Boulevard Voltaire. «Faccio le mie condoglianze alla Chiesa e a tutti i francesi, sono sconvolto. Noi purtroppo avevamo avvisato i francesi che si sarebbe arrivati a questo punto».
Il sacerdote accusa infatti da anni i paesi europei, e in particolare la Francia, di aver fatto di tutto per spodestare Bashar al-Assad e lasciare così la Siria in mano a una coalizione di milizie islamiste. Questo intervento non ha fatto che favorire lo Stato islamico e la sua ideologia. «In questo momento», continua, «i cattolici devono restare forti nella fede ma anche nella verità. Devono chiedere allo Stato non solo di abbattere questi terroristi, ma anche di andare alla radice di questo terrorismo».
Per il parroco di Maloula, «la polizia non basta, la politica francese deve fare i conti con se stessa e rivedere tutte le sue azioni degli ultimi anni. Queste hanno portato all'esodo migratorio dei siriani in Europa», che tanto sta mettendo in difficoltà l'Unione Europea. «È una politica che non ha senso, controproducente. I francesi devono ammettere i loro errori e cooperare con il governo siriano. Devono anche rivedere i rapporti con i loro "amici" internazionali che finanziano e sponsorizzano questo terrorismo e questa ideologia».
Ecco perché padre Eid chiede «ai politici francesi di essere sinceri e di riconoscere i propri errori e cambiare di conseguenza le loro politiche. Ai cristiani invece dico che anche noi abbiamo avuto i nostri martiri. La speranza è una sfida per i cristiani. Bisogna pregare molto e lavorare molto, anche politicamente però. Dobbiamo conservare la fede e restare forti nella verità».
In questo senso, è utile leggere le affermazioni di un esperto di islam come padre Samir Khalil Samir, gesuita e docente presso il Pontificio istituto orientale di Roma. Ha scritto su AsiaNews: «Ancora oggi la soluzione è l'integrazione, non il rifiuto dei migranti», però bisogna avere il coraggio di dire che «l'islam fa fatica a integrarsi perché ha una cultura in molti punti opposta a quella attuale dell'occidente. Dal punto di vista religioso, sociale, dei rapporti uomo-donna, in rapporto al mangiare... è un sistema completo. Che la religione sia diversa, questo non è un problema. Ma il fatto è che nell'islam la religione è legata a un sistema politico, sociale, culturale, storico, di costume, che influenza tutto».
Oggi, continua il gesuita, «l'influsso radicale e islamista rende l'integrazione molto più difficile». E «si deve anche avere il coraggio di dire anche che l'islam ha elementi di violenza nel Corano e nella vita di Maometto. Se invece si continua a dire che "l'islam è una religione di pace", creiamo solo confusione e mistificazione». Per padre Samir, i politici continuano a fare affermazioni di questo tipo solo «per avere i voti delle comunità islamiche».
Questo è vero soprattutto in Francia: «Da alcuni anni in Francia il governo può donare terreni per moschee e centri islamici con affitti gratuiti per 99 anni. Così stanno riempiendo la Francia di moschee finanziate da Paesi che sostengono il terrorismo. Fra i politici c'è una perdita del senso morale, dato che sono disposti a tutto pur di accumulare voti. E c'è anche un pizzico di ignoranza: nessuno direbbe che nel Corano non vi sono versetti violenti! Ignoranza e perdita di senso morale sono una miscela esplosiva». Il presidente della Repubblica francese François Hollande pensi anche a tutte queste cose quando dice: «Combatteremo il terrorismo islamico con ogni mezzo».

Fonte: Civiltà Cristiana, 31/07/2016

3 - SQUILIBRATI E CANI SCIOLTI SENZA COLLEGAMENTO CON L'ISIS? ECCO LA VERA FORZA DELL'ISLAM CHE AVANZA
In Europa sta per accadere ciò che sanno bene in Medio Oriente: alla distruzione delle chiese e l'uccisione dei sacerdoti seguono sempre crimini violenti sull'intera popolazione cristiana
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/07/2016

E' stato accertato che molti terroristi all'origine delle recenti stragi in Francia e in Germania non hanno collegamenti strutturali con l'ISIS. I profili degli stragisti indicano persone disadattate e socialmente marginali. Questo ha fatto tirare ai più un sospiro di sollievo. Se i personaggi all'origine di quelle tragedie fossero cellule dell'ISIS significherebbe la presenza di una rete tentacolare organizzata che può mettere in scacco un intero Paese o addirittura l'Europa.
Se ci fosse una mente centrale e tanti terminali periferici perfettamente collegati - così si pensa - ci sarebbe veramente da avere paura. Poiché così non è, ma si tratta di cani sciolti, disperati, emarginati, clinicamente problematici o borderline non c'è poi molto da temere. Sono fatti isolati che prima o dopo termineranno e su cui le forze dell'ordine possono avere la meglio. Non si tratta di un esercito, né si tratta di una guerra, ma di una guerriglia urbana attuata da individui isolati.
Purtroppo, invece, le cose non stanno così. Non sono al corrente della rete di collegamenti dell'ISIS in Europa e se esiste non sono in grado di valutarne l'entità e la pericolosità. Anche solo considerando il numero dei volontari europei che si sono recati e si recano in Siria a combattere nelle file dell'ISIS e che qui sono tornati dopo aver combattuto, c'è da pensare che una fitta rete ci sia. In ogni caso c'è una cosa da osservare: abbia o non abbia l'ISIS dei soldati arruolati e dislocati clandestinamente in Europa, il fatto di usufruire dell'aiuto di cani sciolti senza collare, di giovani esaltati e fanatici, di persone disadattate in cerca di un demente riscatto personale, non è casuale e semmai accresce la paura anziché diminuirla.
L'ISIS può contare non solo sui militanti che ne fanno regolarmente parte, ma anche su sostenitori disposti addirittura a morire senza che l'ISIS glielo abbia chiesto. Di fatto, i vari attentatori di questi giorni in Francia e in Germania, hanno aderito spontaneamente all'ISIS, senza fare domanda di iscrizione, senza chiedere di essere arruolati, senza pretendere nulla.
Hanno immolato vittime e si sono immolati per la causa, che nella mente loro chissà quale era, ma che di fatto diventa quella dell'ISIS. Ogni esercito belligerante vorrebbe degli aiuti del genere e poter contare non solo sui propri infiltrati nel Paese nemico ma sulla collaborazione sino allo stremo di cittadini di quel Paese. Che questi attentatori fanatici non siano collegabili direttamente all'ISIS è un segno di forza dell'ISIS e di debolezza per noi. La rosa dei possibili soggetti pericolosi si allarga a dismisura. I servizi seguono i percorsi dei combattenti in Siria rientrati poi in patria e li controllano. Controllano chi ha o può avere collegamenti con l'ISIS. Ma questi neoconvertiti missionari del terrore per motivi che solo la loro mente disturbata conosce non sono controllabili. Eppure combattono anche essi per il nemico.
E' qui che si incontrano concretamente le conseguenze della disgregazione della società europea. I sociologi la chiamano anomia, mancanza di norme, di legge, di ordine, di principi, di valori. La nostra società ne è piena e in questi contesti crescono i nuovi volontari dell'ISIS, i disadattati che l'ISIS nemmeno sa che esistano ma che combattono per esso, anche senza divisa.
Quando si denuncia la crisi dell'Europa e della sua identità, lo scollamento delle relazioni e dei significati, l'ampliamento dell'anomia derivante dall'esplosione degli entitlements, il vuoto di senso dovuto all'ampliamento delle chances di vita, come diceva Ralf Dahrendorf, molti pensano che si stia facendo astratta retorica. Poi un ragazzo di 17 anni combatte a colpi di machete su un treno, un altro entra in una chiesa cattolica e sgozza il parroco di 86 anni, un altro ancora dirotta un tir sui passanti e allora si capisce che non era astratta retorica. Nel vuoto dell'Europa l'ISIS recluta non solo i foreign fighters, ma anche le truppe ausiliarie, che per la cronaca invece sono solo "dementi".

Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo sottostante dal titolo "La profezia di Aiuto alla Chiesa: accadrà anche a voi" parla del duro comunicato di Aiuto alla Chiesa che soffre: «Esattamente come in Medio Oriente, alla distruzione dei luoghi di culto seguono crimini violenti». A Ruen, nella città dove Giovanna D'Arco mostrò la potenza di Dio nella storia, ci è chiesto di essere pronti al destino come padre Jaques.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 26 luglio 2016:
Finiremo come nel Medio Oriente? Finiremo perseguitati nella nostra stessa terra? La domanda aleggiava fino a poche ore fa, sospesa tra lo spauracchio e l'inguaribile ottimismo dato dagli echi lontani di certe immagini: croci spezzate, altari rovesciati, preti sgozzati al grido di Allah Akbar. Oggi quello spauracchio si fa realtà, terribile realtà proveniente dalle coste che 70 anni fa furono teatro di uno sbarco liberatorio dal totalitarismo nazista e oggi ci portano l'orrore in casa.
Nel cuore dell'Europa, nella stessa città dove la pulzella d'Orleans venne arsa al rogo dimostrando tenacemente la potenza di Dio nella storia, oggi un nuovo martire dopo secoli ritorna a versare il suo sangue nell'immenso mare del mistero di iniquità. Padre Jacques non aveva forse l'indomito coraggio di Giovanna d'Arco, ma anche in lui la fede salda lo ha fatto trovare pronto nel momento più elevato della vita cristiana, la messa, dove la terra e il cielo si uniscono in un unico sacrificio di grazia.
Ucciso durante la messa, nessun martirio è più chiaro perfetto di questo e la storia oggi ritorna per svegliarci ancora una volta, su quello che sta accadendo e sul perché sta accadendo. Nel racconto drammatico che sta emergendo dall'unica suora sopravvissuta il sacerdote è stato fatto inginocchiare mentre i tagliagole affondavano il coltello e recitavano un sermone arabo.
Ma nel birignao odierno di commenti e di cordogli, troppo flebile si sta alzando da parte dei politici il grido di aiuto e speranza che papi come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI urlavano in faccia al potere: "Europa, ritrova te stessa".
A comprendere che quello di ieri è uno scatto in avanti dell'odio anticristiano che si fa porta a porta non sono gli analisti e i loro portavoce impegnati a chiarire che chi ha sgozzato un prete è un malato di mente, come se in circolazione ci fossero anche tagliagole sani e irreprensibili. Ma è chi la violenza dell'Islam politico e militare la conosce perché la subisce da anni, mettendoci in guarda, cercando di far arrivare la sua voce che dall'altra parte del Mediterraneo è partita troppe volte arrivando sulle coste occidentali distrattamente inascoltata.
«Un chiaro attacco alla libertà religiosa ed un chiaro esempio di odio anticristiano». Non ha dubbi e non la chiama come un attacco di un malato di mente Alessandro Monteduro, direttore della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre. L'Istituzione di diritto pontificio che tocca con mano ogni ora le condizioni dei cristiani perseguitati nel mondo certe immagini è abituata a vederle. Perché ce le ha mostrate in Nigeria, in Sudan, in Iraq e in Siria e ovunque un cristiano è messo a morte per la sua fede. E forse meglio di chiunque altro è in grado di reagire all'attacco di ieri nella Chiesa di Saint-Etienne-du Rouvray.
"Esattamente come in Medio Oriente", dice oggi Acs e questa frase di terrorizza perché ci pone per la prima volta di fronte ad un finale che avevamo immaginato lontano da noi. "Oggi si è verificata una vera e propria barbarie, ma non possiamo indignarci soltanto in drammatiche occasioni", ha continuato Monteduro ricordando come già negli ultimi anni sempre più chiese e simboli cristiani siano stati attaccati, distrutti e profanati in Francia. «Esattamente come in Medio Oriente, alla distruzione dei luoghi di culto seguono crimini violenti ai danni dei sacerdoti e dei fedeli».
E ancora: "La persecuzione dei cristiani, come abbiamo visto oggi, non è lontana da casa nostra. Iniziamo a ribellarci, in primis la comunità internazionale, contrastando la decristianizzazione che da tempo dilaga in Europa. È anche la mancata difesa della nostra fede a renderci maggiormente vulnerabili».
Parole di chi sa come si chiama il nemico. Le stesse di un altro profondo conoscitore dell'islamismo, come padre Samir Khalil Samir, che su Asia News ha ribadito quanto va dicendo da tempo: "Purtroppo l'islam fa fatica a integrarsi perché ha una cultura in molti punti opposta a quella attuale dell'occidente. Dal punto di vista religioso, sociale, dei rapporti uomo-donna, in rapporto al mangiare... è un sistema completo. Che la religione sia diversa, questo non è un problema. Ma il fatto è che nell'islam la religione è legata a un sistema politico, sociale, culturale, storico, di costume, che influenza tutto: il vestire, il dar la mano a uno o all'altra, le relazioni sociali. Sono così tante cose che rendono difficile assimilare le idee dell'occidente".
E l'influsso radicale islamista rende ancora più difficile questa integrazione. "Si deve anche avere il coraggio di dire anche che l'islam ha elementi di violenza nel Corano e nella vita di Maometto. Se invece si continua a dire che l'islam è una religione di pace, creiamo solo confusione e mistificazione".
Sappiamo che la morte è stata vinta, ma non sappiamo quando questo scontro terribile terminerà e come ci vedrà vittoriosi. Padre Jaques l'ha indicato al mondo che stamattina l'ha conosciuto per la prima volta. Noi, i padri Jaques, che pregano e offrono sacrifici nel silenzio delle chiese assediate dal frastuono, assieme a quell'ormai piccolo popolo di giusti per riguardo ai quali non verrà distrutta Sodoma, li conosciamo ancora. E ci stanno indicando la strada per trovarci pronti all'appuntamento con il nostro destino.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/07/2016

4 - QUATTRO GAY VIOLENTANO MINORENNE A SALERNO, MA PER L'ARCIGAY E' PIU' GRAVE CHE IL GIORNALE LI ABBIA DEFINITI ''FROCI'' CHE L'ATTO BESTIALE IN SE'
Altre notizie dal mondo gay (sempre più gaio): al Gay Village di Roma si invocano diritti per i gay e per gli animali, a Urbino Sgarbi organizza la capitale europea delle coppie gay, a Londra un gay italiano strangola e fa a pezzi il suo compagno
Autore: Assuntina Morresi - Fonte: L'Occidentale, 21/07/2016

"Froci e pervertiti violentano 17enne": con questo titolo sparato a tutta pagina il quotidiano locale Le cronache di Salerno si è guadagnato le prossime querele delle associazioni LGBT di zona (Coordinamento Campania Rainbow, Arcigay Napoli, Arcigay Salerno e Arcigay Campania ), che in un comunicato, dopo aver condannato violenze ed abusi, denunciano "l'uso di linguaggi inopportuni, scorretti e a tratti volgari" e affermano che "ricostruzioni colorite, meticolose e dai toni scandalistici non aiutano né le vittime né il corso delle indagini, ma solo alimentano una caccia alle streghe indegna di un territorio civile ed evoluto".
Quali sarebbero questi fatti che il giornale campano ha trattato in modo scandalistico e con linguaggio inopportuno, scorretto e volgare? Un minore, attirato in un centro massaggi, è stato legato e stupratoa turno da 4 adulti (due cinquantenni) con maschere e parrucche, che hanno pure filmato le violenze per poterlo ricattare. In sintesi: stupro in perfetto stile "Arancia meccanica". Ci chiediamo quindi dove sia lo scandalo dei linguaggi usati nel titolo, scandalo tale da meritare la querela: quattro stupratori, con tanto di mascherata per meglio terrorizzare il malcapitato ragazzino, non possono essere definiti pervertiti?
Come li vogliamo chiamare: burloni? Bizzarri? Perché non "pervertiti", vocabolo che Freud avrebbe giudicato del tutto adeguato? Non ci sembra un insulto ma una descrizione. Se le associazioni gay lo ritengono volgare ci spieghino quali sono, secondo loro, i confini della perversione, e a quali atti, se non a uno stupro orribile come questo, possa essere attribuito l'aggettivo. Ma se non è il termine "pervertiti" ad essere "inopportuno, scorretto e volgare", è la parola "froci" a dare fastidio? Si tratta del vocabolo dispregiativo usato comunemente per indicare i gay, talvolta anche adoperato ironicamente da loro stessi; ricordiamo per esempio la mitica rubrica su Il Foglio, tenuta da Daniele Scalise, titolata, appunto, "froci". Uno stupro non merita parole dispregiative? Cosa avrebbero dovuto scrivere, anziché "froci", forse "gay"?
Sarebbe stato più corretto, secondo le associazioni LBGT, "pervertiti stupratori gay"? Ne dubitiamo. E se invece lo stupro fosse stato nella forma eterosessuale? Non li avremmo forse chiamati "bestie"? E se avessimo specificato "bestie eterosessuali" qualcuno avrebbe querelato? Che si fa: cominciamo pure a fare distinguo lessicali per descrivere uno stupro di gruppo? O la verità è che per le associazioni Lgbt il linguaggio esplicito e "scorretto" di un giornalista è più grave e merita più attenzione di un atto bestiale contro un ragazzino?

Nota di BastaBugie: nei giorni successivi alla pubblicazione di questo articolo, altre notizie sul mondo gay sono venute fuori.
Ecco gli articoli completi pubblicati da Osservatorio Gender:

LONDRA: GAY STRANGOLATO E FATTO PEZZI
Ancora una volta il mondo gay è il centro di un violento ed efferato caso di cronaca nera. I fatti si sono svolti lo scorso aprile ma sui media italiani la notizia ha avuto poco risalto. Al centro del delitto avvenuto a Londra vi è un italiano, Stefano Brizzi, 50 anni, originario di Pistoia, accusato di aver strangolato e fatto a pezzi il corpo del suo amante occasionale Gordon Semple, un agente di polizia di 59 anni, conosciuto on-line sul noto sito di appuntamenti per gay Grindr.
Come ha riportato il "Daily Mail", a lanciare l'allarme sulla scomparsa del poliziotto era stato, all'inizio dello scorso aprile, il suo compagno Gary Meeks dopo che si era improvvisamente persa ogni traccia di Semple.
Il sito "DirettaNews.it" racconta più nel dettaglio la vicenda, scrivendo:
"Alcune parti del suo corpo sono state poi ritrovate in avanzato stato di decomposizione nell'appartamento di Brizzi a Southwark Street, dopo la segnalazione di alcuni cittadini che parlavano di un forte odore provenire proprio da lì. Il delitto si sarebbe consumato tra l'1 e il 7 aprile. Brizzi avrebbe pensato di agire indisturbato all'interno della sua abitazione, senza però considerare il cattivo odore emanato dal cadavere (pare l'avesse collocato in una vasca piena d'acido nel tentativo di nasconderlo, piazzando anche delle candele profumate fuori dalla porta di casa per dissimulare la puzza). Alla minaccia di chiamare la polizia, Brizzi non si sarebbe scomposto".
"La pista più accreditata seguita dagli uomini di Scotland Yard - continua il sito "DirettaNews.it" - è quella dell'omicidio legato a un movente personale: Brizzi, trasferitosi alcuni anni fa nella capitale britannica dopo essersi laureato all'Università di Firenze, lavorava come assistente sociale ed era a quanto pare un volto piuttosto noto alla comunità gay londinese. Il nostro connazionale è attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh. La prossima udienza è stata fissata per il 9 settembre, mentre la sentenza è attesa per il prossimo 18 ottobre".
La terribile fine di Gordon Semple per mano del suo compagno d'avventure Stefano Brizzi mette a nudo, ancora una volta, i reali rischi e pericoli riguardo il tanto "decantato" e incentivato stile di vita omosessuale.
(25 luglio 2016)

OMOSESSUALISMO E ANIMALISMO: LA LOGICA ALLEANZA
Più "diritti" per gli omosessuali e più "diritti" per gli animali. Questo sembra essere il tema di fondo di un evento, organizzato per Giovedì 28 Luglio al Gay Village di Roma, dove sarà di scena l'Associazione Animalisti Italiani Onlus con una speciale serata animalista volta a sostenere e promuovere i "diritti" degli animali.
Dopo lezioni di educazione cinofile gratuite e la presentazione del romanzo "Maschio o Femmina?", il clou della serata è previsto a partire dalle ore 22,00 presso l'Aula POP, ribattezzata per l'occasione "Dog Village Pride". Madrina e presentatrice dell'evento sarà lo stesso direttore artistico del Gay Village, Wladimir Luxuria,accompagnato dal suo can ZAC.
Più diritti per tutti, senza se e senza ma. Questo il chiaro messaggio di un evento che mette in luce l'ideologica ma, allo stesso tempo, logicaalleanza tra omosessualismo ed animalismo. Due movimenti affini, in quanto accomunati dalla negazione dell'esistenza di una specifica natura umana con delle sue leggi e regole specifiche. Se da un lato, l'omosessualismo abbassa l'uomo al livello della bestia, schiava dei suoi istinti e delle sue pulsioni, dall'altro, l'animalismo, al contrario, pretende di innalzare l'animale al livello dell'uomo, arrogandogli improbabili inviolabili "diritti".
Minimo comune denominatore di tale sovversiva alleanza è laliberazione dalle leggi della Natura viste come insopportabili lacci di cui occorre sbarazzarsi per poter affermare la propria piena ed illusoria libertà. Tale regressione dell'uomo al livello dell'animale è espressamente esposta in un recente saggio del monaco buddistaMatthieu Ricard dall'emblematico titolo "Sei un animale!" in cui l'autore francese teorizza la necessità di una profonda "rivoluzione animalista" per salvare il pianeta.
La prossima frontiera dei "diritti" saranno le unioni tra uomini e animali "consenzienti" ?
Rodolfo de Mattei (27 luglio 2016)

SGARBI: URBINO CAPITALE EUROPEA DELLE COPPIE GAY
Vittorio Sgarbi, assessore alla Rivoluzione, Cultura e agricoltura, Valorizzazione del paesaggio e del centro storico del Comune di Urbino ha annunciato che la città ducale sarà nel 2019 "Capitale Europea delle coppie gay".
Il celebre critico ha così motivato la sua ultima trovata come assessore del comune guidato dal sindaco Maurizio Gambini: "Mi sembra il migliore risarcimento per l'esclusione della città simbolo del Rinascimento italiano dall'elezione a 'Capitale europea della Cultura'. Sarò io - garantisce Sgarbi - a celebrare i matrimoni gay. A Urbino troveranno quella libertà che altrove è loro negata. Sto già predisponendo le direttive per la collocazione dell'apposita segnaletica all'ingresso della città".
Ci auguriamo che l'iniziativa di Sgarbi di trasformare la città di Urbino da simbolo del Rinascimento italiano a simbolo della decadenza contemporanea non abbia alcun seguito ma sia solo una estemporanea e provocatoria mossa pubblicitaria per far parlare di sè.
(29 luglio 2016)

Fonte: L'Occidentale, 21/07/2016

5 - IL LIBRO CON I 7 SEGRETI PER CRESCERE I FIGLI MASCHI
Chi gli insegna più a cacciare, a costruirsi arco e frecce, a rivivere le grandi battaglie della storia? Oggi la tv, i videogiochi e la musica commerciale offuscano la loro mascolinità
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Giornale, 17/06/2015

Cominciamo con una citazione d'autore. «Era una mattina, avevo promesso un regalo al figlio del mio amico ed entrai nel gran magazzino a Francoforte per domandare una bella pistola a tamburo.
Mi guardarono scandalizzati. Non facciamo giocattoli bellici, signore. Da sentirsi gelati. Uscii mortificato». Ma il Nostro, dopo matura riflessione, sbotta: «Non mi avrebbero più ingannato, da allora in poi mi sarei basato solo sull'esperienza personale e avrei diffidato dei pedagoghi». Così scriveva, nel 1963, Umberto Eco (Diario minimo. Lettera a mio figlio). E proseguiva: «Allora ti regalerò fucili. A due canne. A ripetizione. Mitra. Cannoni. Bazooka. Sciabole. Eserciti di soldatini - in assetto di guerra». Era il tempo del pacifismo (di sinistra). Oggi è quello della gender theory (sempre di sinistra) ma, ahimè, nessuna Eco più s'ode.

I RAGAZZI DEVONO ESSERE RAGAZZI
La left americana ha sostituito il Dipartimento D (dezinformatsija) sovietico, e dobbiamo volgerci a Ovest per poter sentire il Dissenso. Il quale non ha (ancora) bisogno del samizdat ma sforna bestellser come quelli di Meg Meeker, membro dell'American Board of Pediatricse docente all'American Academy of Pediatrics. Questa signora ha di recente pubblicato un libro il cui titolo è esplicito: Boys Should Be Boys , I ragazzi devono essere ragazzi, uscito in italiano come Boys. 7 segreti per crescere i figli maschi (Ares, pagg. 280, euro 16). Così si presenta: «Non sono una psicologa, un'insegnante e nemmeno una sociologa: sono una pediatra e una madre che ha ascoltato e osservato migliaia di ragazzi». E ha constatato che l'autismo «sta aumentando nei maschi», così come «il deficit di attenzione e iperattività», che «negli ultimi decenni ha avuto un'impennata». Nei maschi, e non nelle femmine. Ancora: «Nella mia pratica medica non ho mai visto così tanti ragazzi combattere con problemi di apprendimento, iperattività, noia e depressione quanti ne ho visti negli ultimi cinque anni» (l'edizione americana è del 2008).
La Meeker avverte che «contrariamente ad alcuni psicologi, sociologi ed educatori credo che i problemi che feriscono i ragazzi derivino soprattutto da tre fonti: l'assenza di legami stretti con altri uomini (specialmente con il padre), la mancanza di educazione religiosa e l'eccessiva esposizione a media dannosi, i quali insegnano che i segreti di una vita "alla grande" sono sesso, sesso e ancora sesso, un sacco di soldi e popolarità».

I RAGAZZI HANNO BISOGNO DI REGOLE
Oltre mezzo secolo dopo la «chiamata alle armi» del nostro Semiologo Nazionale, una nuova teoria devirilizzante aleggia sull'Occidente e si insinua nelle scuole di ogni ordine e grado, bersaglio sempre i maschietti: «Chi mai insegnerebbe loro a cacciare, a costruirsi arco e frecce, a rivivere le grandi battaglie della storia?». È vero, Eco insegnava al figlio a giocare a partigiani contro fascisti e per che parte tenere (indovinate) nelle «grandi battaglie della storia». La Meeker parteggia solo per l'umanità, correttamente individuando nella political correctness un pericolo apocalittico.
Troppi genitori «non si accorgono di quel che è veramente pericoloso» per il cervello dei loro figli: «la musica commerciale, la televisione e i videogiochi che offuscano la loro sensibilità». Ed ecco i consigli di chi se ne intende (ed è solo buonsenso): «Impara a comprendere quello di cui ha bisogno tuo figlio. Non ha bisogno di un altro videogioco, lui vuole te»; «Ricorda che i ragazzi hanno bisogno di regole, che hanno per natura un codice maschile. Quindi, se tu non stabilisci delle regole, loro si sentiranno smarriti»; «Impara ad affrontare con tuo figlio le grandi questioni della vita»; «Ricorda sempre che la persona più importante nella vita di tuo figlio sei tu». E così via.

Fonte: Il Giornale, 17/06/2015

6 - ABBANDONATO IL CRISTIANESIMO, L'OCCIDENTE HA DISTRUTTO SE' STESSO
La fede cristiana ha creato la cultura occidentale e questa ha creato la civiltà; se il cristianesimo scompare, muore la cultura, muore la civiltà e muore anche l'idea stessa di Europa
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 28/07/2016

L'Italia, con l'Europa, si dibatte in un'impotenza e un'angoscia molto più profonde e gravi della stessa crisi economica.
Certo, questa crisi da noi sembra senza via d'uscita (aumenta la povertà, la disoccupazione giovanile è devastante, il sistema bancario trema) e si aggiunge all'aggressione del terrorismo, all'esplosione politica della Ue e alla marea migratoria.
Tuttavia è sempre più forte la convinzione che all'origine di tutto questo ci sia una crisi di civiltà. Che nasce da una disfatta spirituale, da una perdita di radici culturali e di identità religiosa.
L'altroieri un intellettuale laico e liberale come Ernesto Galli della Loggia lo scriveva nell'editoriale del Corriere della sera.
Fra le cause di questa disfatta indicava la "delegittimazione ideologico-culturale" del Cristianesimo e "più in generale" del "nesso religione-società" (insieme ad altri fattori relativi alla decadenza dello Stato).
Questa, sostiene Galli, "è stata per gran parte l'opera di élite superficialmente progressiste, di debolissima cultura storica e politica, succubi delle mode, le quali hanno così creato un vuoto culturale e sociale enorme".
Praticamente è l'identikit dello stesso Corriere della sera e di tutti i giornaloni del pensiero unico (è stato, giustamente, Massimo Bordin a far notare il paradosso di questa requisitoria contro le élite pubblicata sul giornale stesso delle élite).
Infatti fuori dal Palazzo, fuori dai salotti del pensiero unico, questa giusta intuizione di Galli (un pensatore intelligente e libero) è una certezza ormai da molto tempo. Perfino fra persone che non sono abitualmente dedite allo studio dei fatti sociali, ma all'azione.

COSA SIAMO?
Mi ha colpito, ad esempio, l'intervista, uscita due giorni fa, del generale di Corpo d'Armata Marco Bertolini, un uomo consapevole della cupezza dei tempi tanto da aver dichiarato il 2 luglio scorso: "Ad altri toccheranno sfide che alla mia generazione sono state risparmiate".
Molto stimato nel suo mondo, il generale (ora in congedo) che è stato Comandante del Centro operativo interforze e ha guidato tante missioni militari italiane all'estero, nell'intervista ha dichiarato: "Ritengo che una società che voglia sopravvivere, debba preservare con tutte le forze la propria identità e le proprie tradizioni. Poi, sarà ovvia, per ogni nuovo venuto, la necessità di adeguarsi alla nostra cultura. Ma se pensiamo che la nostra identità possa esclusivamente basarsi sul 'Made in Italy', sulle eccellenze della nostra cucina e sui centimetri di pelle nuda che esponiamo in pubblico, stiamo freschi. Senza radici cristiane, cosa ci resta da difendere, il nostro benessere? Quanto ai diritti, faccio parte di una generazione che era stata educata al rispetto dei propri doveri, vale a dire di quanto, come individui, si doveva alla comunità. I diritti, intesi come atti che la comunità deve all'individuo, non ci salveranno. Anzi".
Parole lucide, profonde e coraggiose. Difficili da sentire in Italia. All'estero invece sì. Leggiamo sempre più spesso riflessioni analoghe.

SE DIO E' MORTO
Per esempio Pat Buchanan, alcune settimane fa, ha pubblicato un articolo dal titolo eloquente: "If God is Dead...".
Buchanan è un intellettuale e un politico conservatore ed è stato consigliere di Nixon e di Reagan. Oggi sostiene Trump.
In quell'articolo - riprendendo alcune considerazioni di Dennis Prager - biasima il laicismo delle élite: "Essi non si rendono conto del disastro a cui l'ateismo ha portato in Occidente".
Buchanan sostiene che l'America (e con essa l'Occidente) non può sopravvivere alla morte di Dio: "La religione di un popolo, la sua fede, crea la sua cultura, e la sua cultura crea la sua civiltà. E quando una fede muore, muore la cultura, muore la civiltà - e anche quel popolo comincia a morire. Non è questa la storia attuale dell'Occidente?".
La diagnosi di Buchanan si allarga alle cause del fenomeno, reperibili nella storia del Novecento. Sintetizzata in una celebre battuta di Chesterton: "quando gli uomini cessano di credere in Dio, non è che non credano più in nulla; credono a tutto".
In effetti - spiega Buchanan - "le elites europee, abbandonato il Cristianesimo, cominciarono a convertirsi alle ideologie, quelle che Russel Kirk chiamava 'religioni secolari'. Per un certo tempo, queste religioni laiche (marx-leninismo, fascismo, nazismo) hanno conquistato i cuori e le menti di milioni. Ma sono oggi tra gli dèi che hanno fallito nel XX secolo. Così ora l'Occidente abbraccia le fedi più nuove: egualitarismo, democratismo, capitalismo, femminismo, ambientalismo, mondialismo. Anche queste danno significato alle vite di milioni; ma anche queste sono sostituti inadeguati della fede che partorì l'Occidente. Infatti manca ad esse la cosa che il cristianesimo ha dato all'uomo: una causa per la quale vivere e per la quale morire, ed anche un codice morale 'con cui vivere' tutti i giorni – con la promessa che, al termine di una vita vissuta secondo quel codice, viene la vita eterna. L'Islam fornisce questa promessa. Il secolarismo non ha niente da offrire che eguagli una simile speranza".
Buchanan rivendica i valori di libertà e dignità dell'uomo che l'America "ha insegnato al mondo", ma - aggiunge - quei valori "risalgono alla cristianità" e oggi "con il cristianesimo morto in Europa, e lentamente morente in America, la cultura occidentale diventa sempre più corrotta e decadente, e la civiltà occidentale è visibilmente in declino".
Per Buchanan, fra tutti i leader, solo Vladimir Putin "che ha visto da vicino la morte del marxismo-leninismo, sembra capirel'importanza cruciale del cristianesimo per la Madre Russia".

LA LEZIONE DI RATZINGER
Il tema delle radici religiose, necessarie all'Occidente, è di una tale evidenza che perfino sul Wall Street Journal, qualche mese fa, in un editoriale di Bret Stephens, si è potuto leggere che "la morte dell'Europa è all'orizzonte" non tanto "a causa della sua sclerotica economia o della sua stagnante demografia o delle sue disfunzioni statali". Ma per ragioni morali. Per la "superficialità" della sua cultura che ha scordato le radici giudaico-cristiane.
L'editorialista citava la mente più illuminata di oggi, cioè Joseph Ratzinger: "È encomiabile che l'Occidente cerchi di essere più aperto, più comprensivo dei valori degli estranei, ma ha perso la capacità di amarsi. Nella sua stessa storia riesce solo a vedere ciò che è disprezzabile e distruttivo; non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. Ciò di cui l'Europa ha bisogno è una nuova accettazione di se stessa, se davvero vuole sopravvivere".
Se l'Europa "non sarà fedele al suo patrimonio essenziale", alle sue radici spirituali, "non potrà più esistere come Europa", la quale è sempre stata caratterizzata "dal matrimonio tra ragione e rivelazione".
Così "la tradizione politica liberale europea non potrà sopravvivere all'afflusso massiccio degli immigrati musulmani".
Le considerazioni qui esposte non sono confessionali. Ma derivano da consapevolezza culturale e storica.
Jonathan Sacks, rabbino capo del Regno Unito dal 1991 al 2013, un mese fa, ricevendo il Premio Templeton, ha tenuto un discorso che ha fatto clamore, dove esprimeva preoccupazioni simili: "Il futuro dell'occidente, l'unica forma che ha aperto la strada alla libertà negli ultimi quattro secoli, è a rischio. La civiltà occidentale è sull'orlo di un crollo".
Il sintomo di questa crisi, per il Rabbino, è il crollo demografico che "ha portato a livelli senza precedenti di immigrazione".
Ma - ricordato che l'immigrazione di massa non può essere la risposta - ha spiegato che la crisi demografica deriva dalla crisi spirituale: "Senza memoria, non vi è identità. E senza identità, siamo solo polvere sulla superficie dell'infinito".
Così anche l'integrazione degli immigrati diventa impossibile "perché quando una cultura perde la memoria perde l'identità e quando una cultura perde l'identità non c'è niente in cui far integrare le persone".

Fonte: Libero, 28/07/2016

7 - GIORNALI E TV AVEVANO ANNUNCIATO LA CREAZIONE DELLA VITA IN LABORATORIO... MA, OVVIAMENTE, E' FALSO!
Gli scienziati non sono riusciti a creare la vita come sembrava da un recente esperimento, ma sono partiti da una cellula già vivente (ennesima conferma che solo Dio è Signore e dà la vita)
Autore: Umberto Fasol - Fonte: Il Timone, giugno 2016 (n.154)

I mycoplasmi sono batteri particolari: sono piccolissimi in quanto misurano solo 2 micron di diametro, sono privi di parete cellulare e sono parassiti dell'apparato respiratorio e dell'apparato genitale dell'uomo. Nel 1984 sono stati indicati come le cellule più piccole capaci di crescita autonoma, ideali per capire il segreto della vita. Il DNA del mycoplasma è composto da circa un milione di basi (esse sono le "lettere" che vanno a comporre ogni gene) che compongono 525 geni. Il confronto con Escherchia coli (il batterio comune del nostro intestino) è significativo: Escherchia coli contiene circa 5000 geni, ovvero una quantità dieci volte superiore. Le cellule umane contengono 25000 geni e una quantità enorme di basi: circa 3,2 miliardi.
La sequenza del genoma di una cellula può essere pensata come il suo "sistema operativo" (per fare un paragone informatico). Contiene il codice che specifica tutte le funzioni genetiche della cellula, le quali a loro volta determinano la rete metabolica, la struttura anatomica, la duplicazione e le altre caratteristiche.

UN RECENTE ESPERIMENTO
La domanda che ha accompagnato i ricercatori guidati da Craig Venter, all'Università di San Diego in California, è stata questa: "qual è il minimo numero di geni presenti nel DNA necessario per costruire una cellula capace di duplicarsi?". Dopo una serie di esperimenti gli scienziati hanno pubblicato i loro risultati su Design and synthesisof a minimal bacterial genome, "Science", 25 marzo 2016.
I geni minimi necessari per una cellula che si duplica sono risultati essere 473. Dopo aver quindi identificato il "genoma minimo", i ricercatori hanno prodotto-sintetizzato artificialmente proprio quei 473 geni e li hanno inseriti in un mycoplasma vivente a cui era stato sottratto il DNA: il nuovo microorganismo prodotto in laboratorio in questo modo è stato battezzato syn3.0 (sintetico-tre-punto-zero).
In circa tre ore syn3.0 si è duplicato in modo simile a quanto accade in natura, dimostrando quindi che il genoma sintetico è effettivamente il minimo vitale capace di crescita autonoma: è nata una cellula ibrida. L'uomo è riuscito a creare la vita come fosse Dio? La risposta è no: syn3.0 è stato prodotto utilizzando la membrana (quella del mycoplasma a cui era stato sottratto il DNA), la rete metabolica e il sistema operativo (lo stampo originale di DNA) di una cellula già vivente.
È stato un successo e ci auguriamo che questo ibrido possa essere utilizzato in futuro nella ricerca medica o nella terapia, ma dobbiamo precisare che syn3.0 è una cellula già vivente e esistente a cui è stato "ridotto" il genoma ai minimi termini. Scopriremo poi il prezzo che questa cellula ha dovuto pagare in termini di proprietà biologiche a seguito di questa asportazione artificiale di geni considerati "inutili" perché sappiamo per esperienza millenaria che in natura non c'è nulla di insensato.
Fin qui il dato pubblicato su Science.

FALLE NEL PARADIGMA EVOLUTIVO
Vorrei ora spiegarmi oltre nella riflessione e mi chiedo: esiste un minimo vitale universale? Alla domanda si è sempre risposto di sì. I nostri testi di biologia presentano la vita secondo un percorso: si parte dagli ingredienti di base, ovvero dalla biomolecole come le proteine, i lipidi, i carboidrati e gli acidi nucleici, si prosegue con le forme di vita unicellulari come i batteri, privi di membrana nucleare (gli eucarioti). Si parte dalla materia non ancora vivente come se fosse un basamento su cui edificare poi, aggiungendo pezzo per pezzo, tutto l'edificio, sulla sommità del quale si trovano gli esseri umani.
I batteri, in quest'ottica, sono presentati come meno complessi dei protozoi e questi meno evoluti delle meduse, dei molluschi, dei ricci di mare, a loro volta superati dai pesci, poi gli anfibi, poi dai rettili, dagli uccelli e finalmente, dai mammiferi. Ma questo paradigma evolutivo è davvero persuasivo? La vita è un fenomeno misurabile in termini quantitativi?
La ricerca di Venter diventa uno stimolo a riflettere anche su questo. Bisogna davvero continuare a considerarle Escherichia coli una forma di vita primitiva rispetto a quella più evoluta dei pesci e dei mammiferi o si può invece considerare Escherichia coli come forma di vita diversa da quella di una trota e da quella di un cavallo?

I VIVENTI POSSIEDONO UNA DOTAZIONE SOVRABBONDANTE
Ho la sensazione che non esista una forma di vita minima, ma piuttosto che esistono infinite forme di vita diverse tra loro, ognuna delle quali è una complessità adeguata a realizzare alcune svariate funzioni. Esiste un "occhio minimo"? No. Le macchie oculari della planaria (organismi simili ai vermi) non sono minime rispetto ai nostri occhi: sono solo "diverse" e catturano e distinguono la luce per un essere vivente che non ha bisogno d'altro. Gli occhi degli insetti vedono una parte dello spettro della luce che noi non vediamo perché hanno scopi diversi dai nostri: devono individuare il nettare nascosta dai petali del fiore: sono occhi "diversi", né inferiori, né superiori ai nostri. Tutte le volte che analizziamo un essere vivente o un suo apparato o ancora un suo organo ci troviamo di fronte a una struttura "full optional". La vita si presenta sovrabbondante sempre e ovunque, ricca com'è di informazioni e di bellezza.
Gli uccelli, per esempio, sono esseri "disegnati" per volare. Ma non esistono tra di loro individui che possono volare in modo "essenziale", cioè ridotto al minimo della spesa e dell'energia; gli uccelli volatori sono un'esplosione di dettagli anatomici e fisiologici che consentono loro di liberare il corpo nell'aria con leggerezza e stabilità. Le loro ossa sono pneumatiche, ovvero piene d'aria; le clavicole sono ravvicinate, a forcella, per stringere le spalle e rendere il corpo aerodinamico; lo sterno non è piatto come il nostro ma carenato, per fendere l'aria e sostenere i potentissimi muscoli pettorali che battono le ali di continuo. Si può ridurre ad un "minimo volante" tutto questo? No. Perché alla vita non interessa risparmiare energia ma consumarla per produrne di nuova e farla fluire di continuo: la vita dà spettacolo, perché deve dare gloria al suo Creatore.
La vita ci stupisce proprio perché è incontenibile nel suo dinamismo: assomiglia molto al bambino che al parco giochi chiede "ancora" e poi "ancora", all'infinito. Forse perché anche Dio è così? La vita di Dio, ci insegnano i teologi e ce lo conferma l'esperienza, non conosce "minimo": è sempre al massimo.

Fonte: Il Timone, giugno 2016 (n.154)

8 - COME ARRIVO' HITLER AL POTERE? OGGI LA STORIA STA PER RIPETERSI (...E NON SIAMO IN UN FILM)
Come poté un regime democraticamente eletto arrivare a sterminare milioni di persone nei campi di concentramento, nella più inerte indifferenza di una intera nazione?
Autore: Andrea Piccolo - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 16/07/2016

Il 15 settembre del 1935 furono promulgate le leggi di Norimberga, note come leggi razziali. Benché spesso si metta in luce soprattutto l'aspetto persecutorio nei confronti degli ebrei, associandovi per lo più l'idea di genocidio, quelle leggi si inquadrarono in un progetto più ampio che consisté nello studiare, sperimentando, l'effettiva possibilità di indirizzare lo sviluppo e l'evoluzione della razza umana.
Le scarse biotecnologie dell'epoca non impedirono di allestire laboratori e condurre studi che furono e sono giudicati, a ragione, espressione di una perversione demoniaca da riprovare nelle generazioni a venire.
Il giudizio di quella pagina buia della storia, però, somiglia sempre più al giudizio che dei vinti danno i vincitori. Come interpretare infatti l'interesse della scienza e l'entusiasmo degli organismi di governo internazionali - politici ed economici - per tecniche quali pianificazione demografica basata sul controllo delle nascite, selezione genetica prenatale, procreazione assistita talmente assistita da non svolgersi neppure più nella pancia della mamma?

HITLER NON INVENTÒ GRANCHÉ
Il termine eugenetica evoca immediatamente il nazismo, ma ben di rado chi condanna questa follia si premura di precisare, o non è sufficientemente informato per farlo, che Hitler non inventò granché: non i campi di concentramento che organizzò sul modello dei gulag sovietici, non l'idea della razza superiore contenuta nelle teorie eugenetiche di Francis Galton - cugino di Darwin - che portarono, già nel 1907, ad approvare leggi per la sterilizzazione obbligatoria di ritardati e criminali nei democratici Stati Uniti.
Se guardiamo al nuovo paradigma dell'Organizzazione Mondiale per la Salute, che ha spostato la sua missione dalla cura del malato all'utilità di curare il malato, all'aborto usato come cura contro le malattie genetiche, al fiorente mercato di uteri e ovuli scelti su cataloghi patinati, dove si esaltano i caratteri fisici e la robustezza di selezionati venditori e prestatori d'opera, non dovremmo forse pensare che si tratti dell'arianesimo del terzo millennio, del tentativo intenzionale di produrre una razza con caratteri studiati programmaticamente?
E se quando cominciarono a porre le basi della nuova eugenetica, legalizzando l'aborto, non poterono escludere l'obiezione di coscienza, ora che i tempi sono maturi gli allevatori della razza superiore non devono essere ostacolati; così in nessuno stato il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali prevede l'obiezione di coscienza, mentre si moltiplicano gli attacchi per erodere il diritto di chi obiettare poteva, diritto visto oramai solo come zavorra nel processo di depurazione della razza.
Qualcuno, tra quelli che non si indignano per la pratica bestiale dell'utero in affitto, troverà offensivo il termine allevatori testé usato, pensandolo riferito a chi per soddisfare il desiderio di paternità ricorre a donne prezzolate. C'è un malinteso frequente da cui sgombrare il campo: gli attivisti che militano nelle comunità gay non sono i fautori di questa cultura del transumano, e quando gli esponenti di queste comunità chiedono il matrimonio egualitario lasciandosi coinvolgere fino a ritenere il naturale desiderio di paternità fonte di un qualche diritto, è vero che favoriscono e alimentano pratiche eugenetiche, ma inconsapevoli strumenti anch'essi, celebrati finché utili.
Gli allevatori della razza sono gli intellettuali che sviluppando diverse correnti di pensiero ispirano la nuova visione antropologica, sono i poteri che indirizzano organismi sovranazionali come l'Organizzazione Mondiale per la Salute, che dettano le agende agli stati sovrani, che promuovono imprese sul modello di Planned Parenthood. Gli altri sono vittime o comparse che ingenuamente si prestano ad essere sfruttate per la costruzione dell'Oltreuomo che li manderà tutti in disarmo.

DOMANDE INQUIETANTI
Chi trovasse irrispettosa e riduttiva questa lettura delle battaglie LGBT deve guardare alle scaramucce tra varie fazioni di gay, lesbiche e femministe in merito alla pratica dell'utero in affitto: le diverse voci non hanno tutte lo stesso peso, e anche qui succede che in quel mondo inclusivo qualche gay è più gay degli altri, a riprova del fatto che anche loro sono sfruttati finché utili.
Il modello non è il matrimonio egualitario e neppure la società inclusiva. Il modello è l'eburnea Nicole Kidman, geneticamente invidiabile, professionalmente ammirata, felicemente madre affittando un utero altrui, ambasciatrice di buona volontà dell'UNICEF e dell'UNIFEM, il primo attivo nel promuovere politiche abortiste ed eutanasia infantile, il secondo impegnato a combattere la violenza sulle donne - senza sottrarle alla schiavitù dell'utero in affitto, evidentemente.
Come fu possibile arrivare a deportare un intero popolo, togliendolo dalle sue case per costringerlo nei ghetti, nel totale silenzio del popolo tedesco e del mondo intero? Come si poté arrivare ad imporgli un marchio distintivo senza che nessuno per le strade si indignasse davanti a una simile infamante umiliazione? Come poté un regime democraticamente eletto arrivare a sterminare milioni di persone nei campi di concentramento, nella più inerte indifferenza di una intera nazione?
Come accorgersi in tempo che quel processo graduale di erosione delle libertà personali sarebbe degenerato oltre ogni immaginazione? Forse qualche intelletto esercitato, allerta e lungimirante sarebbe riuscito a coglierne i segnali premonitori, ma la gran parte di chi non è avvezzo alle fini strategie politiche come avrebbe potuto?

L'ATTUALITÀ DI VINCITORI E VINTI
Vincitori e vinti, film di Stanley Kramer del 1961 che narra del terzo processo di Norimberga, mette proprio questa addolorata esclamazione sulla bocca del principale imputato, famoso e acclamato magistrato del Reich: "Tutta quella gente, quei milioni di persone, io non pensavo che si giungesse a tanto, lei deve credermi, lei deve credermi". La risposta del giudice che lo ha condannato è lapidaria: "Doveva capirlo la prima volta in cui condannò a morte un uomo sapendolo innocente".
I morti innocenti dell'aborto, della conservazione criogenica e dell'eutanasia, come ieri quelli dei campi di sterminio, sono il prezzo da pagare per l'avvento della nuova creatura transumana, vero anticristo cui dev'essere immolato l'uomo.
Per ora la pena capitale è socialmente accettabile solo nei confronti di bambini non ancora nati, malati e anziani. Ma per chi si oppone all'eugenetica dell'Oltreuomo è già praticato l'arresto arbitrario, mentre si studiano campi di rieducazione coatta.
E il segnale è inequivocabile, avremmo dovuto capirlo la prima volta che hanno arrestato un uomo senza motivo.
Aprile 2013: Franck Talleu arrestato e multato perché passeggiava nei giardini del Lussemburgo a Parigi, indossando una maglia del La Manif Pour Tous raffigurante una famiglia con bambini.
Giugno 2013: Nicolas, uno dei fondatori dei Veilleurs francesi, viene condannato a quattro mesi di carcere per aver cercato di sottrarsi all'arresto durante una manifestazione contro il matrimonio gay [leggi PROVE DI DITTATURA IN FRANCIA: 4 MESI DI PRIGIONE AL 23ENNE CHE MANIFESTAVA CONTRO IL MATRIMONIO GAY, clicca qui, N.d.BB].
Agosto 2013: i coniugi Klein, proprietari di una pasticceria dell'Oregon, sono denunciati, multati e avviati alla rieducazione per non aver voluto preparare una torta nuziale per un matrimonio omosessuale. In seguito alle minacce e il boicottaggio subìto sono stati costretti a chiudere l'attività.
Settembre 2015: Kim Davis, funzionaria della contea di Rowan nel Kentucky, viene arrestata perché per motivi religiosi e di coscienza si rifiuta di firmare licenze matrimoniali alle coppie gay.
Settembre 2015: Sabrina Hout, vicesindaco di Marsiglia, viene arrestata e condannata a 5 mesi di carcere e a una ammenda per non aver celebrato un matrimonio omosessuale per motivi religiosi.

Nota di BastaBugie: ecco il link a un articolo pubblicato quest'anno sul film che ironizza sul ritorno di Hitler oggi.
Il film, che peraltro non consigliamo di vedere, è comunque interessante perché non è poi così fantasioso... come dimostrato dal precedente articolo.

LUI E' TORNATO: IL FILM CHE IPOTIZZA IL RITORNO DI HITLER
Vegetariano e animalista, a favore di eutanasia e selezione degli embrioni, e soprattutto molto democratico... Hitler è davvero tra noi ed ha successo, oggi come allora
di Rino Cammilleri
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4197

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 16/07/2016

9 - OMELIA XIX DOMENICA T. ORD. - ANNO C - (Lc 12,32-48)
Nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 7 agosto 2016)

La pagina del Vangelo di oggi ci invita alla vigilanza. Gesù ci dice: «Siate pronti con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese» (Lc 12,35). Dobbiamo essere vigilanti perché non sappiamo quando il Signore verrà a domandarci conto della nostra vita. Egli, inoltre, afferma: «Nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo» (Lc 12,40) e paragona la sua venuta a quella di un ladro: «Se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa» (Lc 12,39).
La lampada che dobbiamo tenere accesa è quella della nostra fede, speranza e carità. In poche parole, dobbiamo vivere sempre nella luce della grazia di Dio. Se la morte ci sorprenderà in peccato mortale, allora la nostra anima cadrà all'inferno per tutta l'eternità. Dobbiamo allora alimentare di continuo questa lampada con l'olio della nostra preghiera e delle nostre buone opere.
La migliore vigilanza sarà quella di amare Dio con tutto il nostro cuore, e il prossimo come se stessi. Se il nostro cuore sarà rivolto al Signore, allora inizieremo la nostra vita eterna già su questa terra, in quanto il nostro cuore, in qualche modo, sarà già in Paradiso. Infatti, Gesù ci dice: «Dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34). Se il nostro tesoro è il Signore, allora il nostro cuore vive nella pace; se, invece, bramiamo smodatamente i beni e i piaceri di questa terra, allora ci incamminiamo verso la nostra infelicità. Il nostro cuore, più che in noi stessi, vive in ciò che amiamo: se amiamo la terra, diventerà terra; se amiamo Dio, si innalzerà su nei cieli.
A tal proposito ricordiamoci di quell'episodio che si racconta nella vita di sant'Antonio da Padova. Si stava celebrando con solennità il funerale di un uomo molto ricco e anche molto avaro. Al funerale era presente anche sant'Antonio il quale, mosso da un'ispirazione improvvisa, dichiarò ad alta voce che quel morto non andava sepolto in luogo consacrato, bensì lungo le mura della città. E ciò perché la sua anima era dannata all'inferno e quel cadavere era privo di cuore, secondo il detto del Signore: dov'è il tuo tesoro, ivi è anche il tuo cuore. A queste parole, com'è naturale, tutti rimasero sconvolti. Alla fine furono chiamati dei chirurghi, che aprirono il petto alla salma; ma non vi trovarono il cuore. Esso, secondo la predizione del Santo, fu ritrovato nella cassaforte, dov'era conservato il denaro.
Al contrario, san Gabriele dell'Addolorata, che tanto amava la Madonna, così diceva: «Sono sicuro di andare in Paradiso!». «Come fai ad essere così sicuro?», gli domandò un amico. «Sono sicuro di andarci perché già ci sono!». «E come puoi dire che già sei in Paradiso?», replicò l'amico. «Già ci sono perché amo la Madonna!». Questa fu la risposta del Santo, e questa risposta ci è di grande incoraggiamento: se anche noi amiamo Gesù e Maria, il nostro cuore è già con loro in Paradiso.
Non dobbiamo dunque dubitare. Gesù ce lo dice chiaramente: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno» (Lc 12,32). Dobbiamo temere solo quando smettiamo di amare, solo quando in noi si spegne la luce della grazia di Dio e cadiamo in peccato mortale. Solo allora!
Il Signore, inoltre, ci esorta a mirare all'unico guadagno che conta, all'unico che rimane in eterno, ovvero ad accumulare meriti per il Paradiso. Egli, infatti, afferma: «Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma» (Lc 12,33).
Rimaniamo dunque desti e, se ci rimorde la coscienza, facciamo al più presto una buona confessione che riaccenderà nel nostro cuore la luce della grazia di Dio!

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 7 agosto 2016)

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