BastaBugie n�482 del 30 novembre 2016

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1 DOPO TRUMP E LA BREXIT, ANCHE IN FRANCIA SOFFIA UN VENTO NUOVO: I SONDAGGI LO DAVANO AL 10%, E INVECE FILLON HA STRAVINTO LE PRIMARIE BATTENDO SARKOZY E ORA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE
François Fillon è sostenuto dalla Manif pour Tous, vuole cancellare le adozioni gay, limitare la fecondazione artificiale, vietare l'utero in affitto e liberare la famiglia da tasse e regole, limitando fortemente il ruolo dello Stato, con tagli alla spesa pubblica... E intanto Trump inizia a realizzare gli impegni che si è preso con gli elettori (checché ne dicano tv e giornali!)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 E' MORTO IL DITTATORE COMUNISTA FIDEL CASTRO
Ha fatto di tutto per distruggere la fede cattolica, ha costruito una sanità pubblica disastrosa, un sistema scolastico teso solo all'indottrinamento... tanto esaltato dai nostri politici di sinistra eppure Fidel è stato anche un feroce persecutore dei gay
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona
3 I COMPITI A CASA FANNO PIU' DANNI CHE BENEFICI
La Finlandia, al top delle classifiche sull'educazione, ha abolito i compiti, mentre in Italia la situazione è disastrosa anche (ma non solo) per lo stress dei compiti (VIDEO: basta compiti)
Autore: Daniele Biella - Fonte: Vita
4 AVVENTO, TEMPO DI SILENZIO E DI CONVERSIONE
Cosa richiede a noi l'Avvento? Ogni giorno dobbiamo convertire il nostro cuore a Cristo riscoprendo la preghiera e con essa il silenzio che ne è il presupposto e il frutto
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 DAI TRANS-SESSUALI AI TRANS-UMANI, PER FINIRE AI TRANS-ABILI, ULTIMO COMPIMENTO DELLA TRANS-SOCIETA'
Chi dice che è giusto cambiare sesso per sentirsi più vicini alla propria percezione corporea perché biasima i trans-abili che si rendono disabili in quanto non a proprio agio nel corpo sano?
Autore: Rodolfo de Mattei - Fonte: Osservatorio Gender
6 LA VIOLENZA DI CHI GRIDA CONTRO LA VIOLENZA
Una giornalista su Rai 3 mi ha accusata (senza prove) di essere a favore della violenza sulle donne... ma il vero motivo per cui sono attaccata è che non condivido le battaglie femministe
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
7 QUATTRO CARDINALI CHIEDONO AL PAPA DI CHIARIRE CINQUE ''DUBIA'' (DUBBI) SULLA AMORIS LAETITIA
I divorziati risposati possono fare la comunione? Esistono ancora norme morali assolute? Un atto intrinsecamente disonesto può diventare soggettivamente onesto?
Autore: Walter Brandmuller, Raymond Burke, Carlo Caffarra, Joachim Meisner - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 COSA PENSO DEL REFERENDUM SULLA COSTITUZIONE
Il delirio di onnipotenza di Renzi lo fa illudere che cambiando le regole del gioco potrà governare per sempre... ma nel mondo il vento è cambiato... Brexit, Trump, Fillon sono solo l'inizio...
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
9 OMELIA II DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A (Mt 3,1-12)
Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
10 OMELIA IMMACOLATA CONCEZIONE - ANNO A (Lc 1,26-38)
Com'è possibile? Non conosco uomo
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La donna ideale

1 - DOPO TRUMP E LA BREXIT, ANCHE IN FRANCIA SOFFIA UN VENTO NUOVO: I SONDAGGI LO DAVANO AL 10%, E INVECE FILLON HA STRAVINTO LE PRIMARIE BATTENDO SARKOZY E ORA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE
François Fillon è sostenuto dalla Manif pour Tous, vuole cancellare le adozioni gay, limitare la fecondazione artificiale, vietare l'utero in affitto e liberare la famiglia da tasse e regole, limitando fortemente il ruolo dello Stato, con tagli alla spesa pubblica... E intanto Trump inizia a realizzare gli impegni che si è preso con gli elettori (checché ne dicano tv e giornali!)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29/11/2016

La vittoria di François Fillon alle primarie del centro-destra francese ha dell'incredibile. Nicolas Sarkozy, l'ex presidente super-favorito, lo definiva il "signor nessuno" o "il mio ex collaboratore" (era stato primo ministro, durante la sua amministrazione). I sondaggi lo davano quarto, molto indietro a Nicolas Sarkozy, ad Alain Juppé e Bruno Le Maire, con il 10% dei consensi. Nel giro di poche settimane ha vinto il primo turno sorpassando tutti e squalificando Sarkozy. Domenica ha battuto Alain Juppé, con una vittoria schiacciante: 67% dei voti della base di centro-destra. La Manif pour Tous, in particolar modo "Senso Comune", l'interfaccia politica della Manif, ha sempre creduto in lui. Fiducia ben riposta.

RADDRIZZARE LA SITUAZIONE
Cattolico, sposato e con cinque figli, una vita privata molto discreta, Fillon, nel 2007, quando era primo ministro, aveva dichiarato di sentirsi alla testa di "uno Stato fallimentare", per i conti pubblici e per la condizione della sua società civile. Non ha cambiato idea e ha un programma per raddrizzare la situazione, proprio a partire dai principi non negoziabili della famiglia, vita e istruzione. "La famiglia è il fondamento della nostra società, non c'è alcuna ragione che le famiglie siano penalizzate da una politica fiscale ingiusta". In Francia vige il quoziente familiare. Una famiglia con figli è avvantaggiata rispetto a una coppia senza figli e ancor di più a un single. Sebbene questo sistema non sia mai stato messo in discussione, nemmeno nei cinque anni del socialista François Hollande, il governo cambia frequentemente il plafond, cioè il massimo di differenza che una coppia senza figli paga in più rispetto a una famiglia con figli. Hollande aveva abbassato il plafond a 1510 euro. Fillon promette di riportarlo a 3000 euro, raddoppiando l'incentivo fiscale per le famiglie con figli.
Sebbene sia ormai tecnicamente impossibile cancellare la Taubira che istituisce il "matrimonio per tutti" (incluso quello omosessuale), Fillon promette di riformarla profondamente, cancellando l'adozione e vietando l'utero in affitto. Restringerà la possibilità di ricorrere alla fecondazione assistita per le sole coppie di uomo e donna e in casi manifesti di infertilità. Quindi, porte chiuse all'eterologa per le coppie gay. "Dopo il voto della Taubira, contro cui mi sono battuto, ho immediatamente dichiarato che, se fossi diventato presidente, avrei proposto al parlamento di riscrivere il diritto di adozione. Ho lavorato con giuristi ed esperti in diritto di famiglia. Propongo un testo che fissa il principio che il figlio è sempre frutto di un padre e di una madre".

CONSERVATORE NEI PRINCIPI
Per completare la riforma della società, Fillon intende rimettere mano all'istruzione pubblica, introducendo una maggior meritocrazia, punendo l'attuale classe dirigente fatta di "pedagoghi pretenziosi che hanno imposto programmi di chiacchiere e che hanno preso in ostaggio i nostri figli nel nome di un'ideologia egualitarista". Oltre a far iniziare le scuole dell'obbligo ai bambini di cinque anni, il candidato di centro-destra vuole escludere dai benefit pubblici le famiglie degli studenti più assenteisti.
Conservatore nei principi, Fillon lo è anche sulla sicurezza e in politica estera. Vuol dare una svolta sull'immigrazione ponendo fine all'eccessiva accoglienza della politica dell'attuale presidente, fissando quote e prevedendo l'espulsione di tutti gli elementi a rischio. Duro anche il programma sull'islam, che prevede sanzioni per chiunque intrattenga rapporti con lo Stato Islamico, la revoca della cittadinanza a chi va a combattere nelle sue file in Siria e Iraq, il blocco o comunque il maggior controllo dei finanziamenti esteri delle moschee, un maggior controllo sulla predicazione per combattere l'ideologia jihadista fin nelle moschee. Non sarà un programma laicista, comunque: il burkini, ad esempio, non verrà più vietato sulle spiagge. La sua linea di politica estera, coerentemente, prevede una maggior lotta all'Isis nelle sue roccaforti, anche scendendo a patti con Assad e soprattutto con la Russia. Moderatamente euroscettico, non intende ritirare la Francia dall'Ue, ma ridare peso ai governi nazionali. Il vecchio programma gollista dell'Europa delle Nazioni, insomma: meno peso alla Commissione, più peso al Consiglio d'Europa e al dialogo inter-governativo.

COMPLETA RIFORMA DELLO STATO
La novità di questa proposta è che non si tratta del classico programma di destra sociale, ma di un'agenda conservatrice che si integra con una completa riforma dello Stato. Vuole tagliare il numero dei funzionari fino a mezzo milione, aumentare le loro ore di lavoro da 35 a 39, liberalizzare i contratti di lavoro dei privati abolendo le 36 ore di lavoro a settimana (il tetto massimo sarebbe fissato a 48 ore) e "spezzare il monopolio dei sindacati", alzare l'età pensionabile fino a 65 anni, tagliare la spesa pubblica di 110 miliardi, abbassare le imposte dirette sugli utili fino al 25%. Vuole riformare la sanità, creando le condizioni per una maggior competizione fra pubblico e privato. "Che i francesi si assumano le loro responsabilità", dice di questo programma. Ma il pubblico sarà sempre lì a intervenire nel caso i cittadini si ammalino di mali gravi o cronici. Il privato e le tasche dei francesi saranno invece sufficienti per le malattie ordinarie e non mortali.
La destra sociale, come quella del Fronte Nazionale di Marine Le Pen, individua nella globalizzazione dei mercati la principale nemica dell'identità nazionale e della famiglia. La destra conservatrice di Fillon, al contrario, individua nello statalismo il principale disgregatore della società a partire dalla famiglia. La famiglia, per il candidato del centrodestra, deve poter tornare a respirare, essere gravata da meno tasse e meno regole. La sfida più interessante, con i socialisti al tramonto, sarà fra queste due visioni della destra. Quella proposta da Fillon è un caso più unico che raro nella storia recente francese. Se tutte le sue riforme dovessero andare in porto, sarebbe una rivoluzione paragonabile a quella di Margaret Thatcher nel vicino (geograficamente) e lontano (culturalmente) Regno Unito. Ma i milioni di dipendenti pubblici voteranno per lui? La sua è una scommessa forte e proprio per questo molto rischiosa.

Nota di BastaBugie: Robi Ronza nell'articolo sottostante dal titolo "Panzer, ma col sorriso: nasce il Trump style" parla delle bugie dei mezzi di comunicazione che dopo aver inventato i sondaggi contro Trump, adesso anziché un esame di coscienza continuano con le menzogne inventando una differenza tra gli atti del Trump presidente e quanto detto in campagna elettorale dal Trump candidato. In realtà Trump non si muove di un millimetro dagli obiettivi su cui si è impegnato con gli elettori.
Ecco dunque i passi significativi dell'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24 novembre 2016:
Con la vittoria poi di Trump nelle elezioni presidenziali americane [...] né il Washington Post né il New York Times se la sentono di [...] lasciare spazio a un salutare esame di coscienza. Non insomma per chiedersi se c'è qualcosa che non va nella propria cultura politica e nelle proposte che ne derivano: non sia mai. Si è imboccata una nuova strada: quella della ricerca e se necessario dell'invenzione di quanto il Trump presidente sia diverso dal Trump candidato. Come dire: l'uomo ha fatto un po' il matto per raccogliere i voti, ma in fin dei conti sa che deve fare quello che diciamo noi. In realtà, se si vanno a vedere nel testo originale le dichiarazioni del nuovo Presidente su cui si stanno facendo i titoli dei giornali ci si accorge che l'uomo non si muove di un millimetro dagli obiettivi su cui si è impegnato con gli elettori.
In questo delicato periodo, in cui non è ancora in carica e sta formando il suo governo, semplicemente usa un tono più benevolo e conciliante nella forma; tutto qui. C'è un documento che al riguardo merita attenzione. Se tratta degli appunti del suo recente incontro a porte chiuse con lo stato maggiore del New York Times, uno dei giornali che gli avevano dato più addosso. Trump ha fatto il gesto di andare lui stesso ad incontrare il direttore e alcune firme importanti del quotidiano nella sua stessa sede. E' significativa pure la documentazione fotografica dell'entrata di Trump nell'atrio della sede del giornale, salutato da una folla di dipendenti, assiepati dietro a delle transenne, che lo fotografano con i loro telefonini. Gli appunti della conversazione, diffusi via Internet mano a mano che l'incontro aveva luogo, si trovano anche tradotti in italiano sul sito de la Repubblica. Dalla loro lettura si capisce quanto furbo e determinato sia Trump, e quanto incapaci siano i suoi interlocutori di capire la nuova realtà cui si trovano di fronte.


Stefano Magni nell'articolo sottostante dal titolo "Trump lancia la riconciliazione e nomina donne forti" parla della nomina di due donne importanti: Nikki Haley andrà all'Onu. Governatrice, imprenditrice, figlia di immigrati indiani, è simbolo dell'integrazione riuscita. Betsy DeVos, paladina della libertà di educazione, è segretaria all'Istruzione e promette una svolta. Al commercio forse andrà Wilbur Ross, figura chiave per la visione economica di Trump.
Ecco dunque i passi significativi dell'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 25 novembre 2016:
Un discorso per la riconciliazione nazionale dopo una delle "campagne elettorali più dure della storia recente della nazione". Così Donald Trump si presenta con un discorso alla nazione, il primo da presidente eletto. Le sue parole sono accompagnate dall'annuncio di due nuove nomine, dense di significato: Nikki Haley sarà ambasciatrice degli Usa all'Onu, Elisabeth "Betsy" DeVos sarà segretaria all'Istruzione. Secondo i media, Wilbur Ross sarà segretario al Commercio.
Il discorso di Trump, pronunciato in occasione del Giorno del Ringraziamento, una delle feste più importanti degli Stati Uniti, è stato tutto all'insegna dei toni rassicuranti e della riconciliazione nazionale. Certo "le tensioni non si risanano in una notte", ha esordito il neo-presidente. Ma "La mia preghiera nel Giorno del Ringraziamento è che curiamo tutte le nostre divisioni e facciamo passi in avanti verso un Paese più forte. Abbiamo davanti a noi l'opportunità di scrivere la storia insieme e di portare un cambiamento reale a Washington, la vera sicurezza nelle nostre città e una prosperità autentica per le nostre comunità. Vi chiedo di unirvi a me in questo sforzo, è ora di recuperare i rapporti di fiducia tra i cittadini". Ha citato Abraham Lincoln, il riunificatore del paese (nella Guerra Civile del 1861-1865), nonché il fondatore del Partito Repubblicano, per esortare la nazione a "parlare con una sola voce e un solo cuore". E così ha anche smentito certe simpatie per il Ku Klux Klan e altri razzisti. "E' questo quel che dobbiamo fare. Questa campagna elettorale storica è finita. Ora comincia una grande campagna per ricostruire il nostro Paese e recuperare la promessa piena di un'America per tutti".
La nomina di Nikki Haley è effettivamente all'insegna della riappacificazione. Se non altro quella all'interno del suo partito. Governatrice della South Carolina, [...] è figlia di immigrati indiani, imprenditrice e politica lanciata dal movimento anti-statalista Tea Party allora ai suoi albori. Fu testimonial d'eccezione di un altro modo di essere immigrata e di un altro modo di intendere la femminilità, rispetto ai cliché multiculturali dei progressisti. "Io sono una figlia orgogliosa di immigrati indiani - aveva dichiarato la Haley nel 2012, durante la campagna elettorale di Mitt Romney - che ogni giorno hanno ricordato a me, ai miei fratelli, a mia sorella, quanto fossimo fortunati a vivere in questo Paese. Nessun giorno è stato facile. Non c'è stato alcun giorno in cui mamma e papà non abbiano speso tutte le loro energie per trasformare la nostra azienda in un successo". La Haley rappresenta bene la famiglia-imprenditrice di immigrati, che si rimbocca le maniche e ha successo senza alcun aiuto. Il governo federale, così come è stato impostato da Obama, è un peso, non un sostegno: "È triste dirlo, ma la parte più dura del mio lavoro continua ad essere questo governo federale, questa amministrazione, questo presidente. Come ho detto, i miei genitori, venendo in America, amavano questa idea: l'unica cosa che ostacola il tuo successo sono i paletti che tu stesso ti poni. Sfortunatamente, negli ultimi anni, puoi anche lavorare duramente, cercare di aver successo, rispettare le regole, ma il presidente Obama cercherà sempre di metterti i bastoni fra le ruote". Da donna repubblicana "che non deve chiedere mai" ad ambasciatrice all'Onu: andrà a rappresentare l'America che ora viene tacciata di razzismo e sessismo. Sempre che qualcuno abbia il coraggio di dirglielo in faccia...
Betsy DeVos è un altro simbolo della politica conservatrice e potrebbe dare il via a un'importante inversione di tendenza nell'istruzione, favorendo la libertà di scelta. Nel 1993, assieme al marito Dick, aveva contribuito alla stesura della legge sull'istruzione nel Michigan, il suo Stato. Da intendersi come la base di partenza per un progetto su scala nazionale per resistere alla progressiva statalizzazione dell'istruzione. L'American Federation for Children (Afc), da lei fondata, ha svolto un importante lavoro di lobbying per sostenere tutti i candidati favorevoli alla libertà di scelta dell'istruzione. Fra questi figuravano anche l'ex governatore della Louisiana Bobby Jindal e l'ex governatore dell'Indiana Mitch Daniels. Quest'ultimo ha effettivamente istituito un sistema di buono scuola nel suo Stato, che il suo successore Mike Pence ha poi ulteriormente esteso. Nelle elezioni di quest'anno, i candidati approvati e sostenuti dall'Afc erano 121, sia locali che nazionali. L'89% di essi è stato eletto. Betsy DeVos non intende la libertà di scelta dell'istruzione solo come "buono scuola", ma come restituzione alla famiglia della facoltà di educare i figli, in tutte le sue forme: "buono scuola, credito d'imposta, scuole virtuali, scuole inter-distrettuali, home schools e charter schools". L'importante è, dal suo punto di vista, arrestare la tendenza attuale che procede speditamente verso il monopolio statale su scala nazionale. Dal suo punto di vista, è esattamente questa la causa del progressivo calo di rendimento delle nuove generazioni. Come si può ben immaginare, la storia di Betsy DeVos è stata caratterizzata da una lotta continua contro i potenti sindacati degli insegnanti. E non c'è da stupirsi che i media, anche in Italia, si stiano ora accanendo contro di lei, mettendola in cattiva luce in tutti i modi. [...]

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29/11/2016

2 - E' MORTO IL DITTATORE COMUNISTA FIDEL CASTRO
Ha fatto di tutto per distruggere la fede cattolica, ha costruito una sanità pubblica disastrosa, un sistema scolastico teso solo all'indottrinamento... tanto esaltato dai nostri politici di sinistra eppure Fidel è stato anche un feroce persecutore dei gay
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona, 26/11/2016

Castro una volta al potere, nel 1959, ha cercato in ogni modo di sradicare il cristianesimo dal suo popolo. Eppure era cresciuto studiando presso istituti religiosi, a cui i suoi genitori lo avevano iscritto anche grazie al costo modesto e accessibile. Dichiarò lui stesso: "Questo era possibile perché i preti non erano stipendiati. Ricevevano soltanto il vitto e vivevano con grande austerità...Austeri, serissimi, pronti al sacrificio e lavoratori indefessi, i gesuiti prestavano servizio gratuitamente, e in questo modo tagliavano le spese". Ancora: "lo spirito di sacrificio e l'austerità dei gesuiti, la vita che conducevano, il loro lavoro e il loro impegno facevano sì che la scuola fosse accessibile a quel prezzo... Tutti quei gesuiti erano di destra. Alcuni di loro erano ovviamente persone di buon cuore che esprimevano la loro solidarietà verso altre persone; sotto certi aspetti erano irreprensibili". Inoltre "apprezzavano il carattere, la rettitudine, l'onestà, il coraggio e la capacità di sacrificio....".
Ma io, aggiungeva Castro, "non ho mai avuto davvero una convinzione religiosa o una fede religiosa. A scuola nessuno mai è riuscito ad instillarmele..."; ho invece, aggiungeva, una fede politica che mi rende un "uomo pieno di fiducia e ottimismo".

DISTRUGGERE LA FEDE CATTOLICA
Una volta al potere, Castro tenta di distruggere in tutti i modi la fede cattolica, flirtando con i teologi della liberazione, appoggiando la massoneria e il culto afro-americano della Santeria e creando una sorta di mitizzazione della propria figura e di quella del Che. Riguardo a quest'ultimo, infatti, la dura bellezza del suo volto, e la sua morte "eroica", con le armi in pugno, saranno utilizzati dal regime e dai comunisti di mezzo mondo, per creare una sorta di icona, un "Cristo laico", il Che appunto, presentato come un eroe giusto, buono e capace di morire per i suoi ideali. Qualcosa di ben diverso da quello che fu in realtà il Che: uno spietato, freddo, sanguinario comunista, disposto a distruggere tutto ciò che si opponesse ai suoi disegni e alla sua visione ideologica.

SUCCESSO SOLO PARZIALE
Ma tutto ciò, senza l'esito sperato. Scrive infatti nel dicembre 2010 la blogger cubana Yoani Sanchez: "Nell'isola che un tempo proibì le pratiche religiose per decreto molti cubani hanno rinforzato la loro fede". Hanno dovuto nascondersi, sono stati esclusi dalla politica, hanno temuto di celebrare il Natale, sono stati educati all'ateismo scientifico, ma con successo solo parziale: "A scuola ci ripetevano che "la religione è l'oppio dei popoli", ma anche i discorsi politici avevano una liturgia, prevedevano una prova di fede e una dedizione disinteressata a un "messia" che pure lui portava la barba e che pretendeva da noi sacrificio e devozione totale".
Ancora: "Nessuno osa dire chi è responsabile di aver creato un soggetto (il cubano di oggi, ndr) indolente e senza personalità, senza vocazione e obiettivi, dissoluto e amorale, disinteressato al lavoro e senza alcuna aspirazione al benessere, irrispettoso delle leggi, privo di sogni e ideali. Questo tipo d'uomo è il prodotto del prolungato ateismo forzato... È un essere che non crede in niente, neppure in se stesso. Dalle sue ceneri risorge oggi la religione e persino noi che abbiamo perduto la fede lungo il cammino, vorremmo ritrovare la speranza per poter chiedere senza paura che durante questo Natale accada un miracolo"

Nota di BastaBugie: l'articolo sottostante dal titolo "Fidel persecutore dei gay" parla delle persecuzioni di Fidel Castro verso gli omosessuali. Risalta così la contraddizione del mondo della sinistra che esalta sia Castro sia i gay.
Ecco dunque il brano pubblicato su Gender Watch News il 27 novembre 2016:
La sinistra nostrana, tanto libertaria quanto chic, esalta Fidel Castro, ma è non poco in imbarazzo quando si ricorda ad essa quali crimini furono da lui compiuti (da qui il conio del pudico aggettivo "controverso" da aggiungere al nome del despota cubano) anche a danno delle persone omosessuali. Racconta Massimo Caprara, ex segretario di Palmiro Togliatti: "le accuse nei Tribunali sommari rivolte ai controrivoluzionari vengono accuratamente selezionate e applicate con severità: ai religiosi, fra i quali l'Arcivescovo dell'Avana, agli omosessuali, perfino ad adolescenti e bambini". Ad applicare sarà poi un'altra icona della sinistra, il "Che" Guevara.
Nei cosiddetti campi correzionali finiscono anche le persone omosessuali. Le sevizie subite da costoro insieme a tutti gli altri reclusi erano inimmaginabili: "punizioni corporali, salire le scale con scarpe zavorrate di piombo, tagliare l'erba coi denti, venire immersi nei pozzi neri" racconta Caprara.
Anche lo schieratissimo Saviano ammette su Facebook che il Lìder Maximo non fu tenero con gli omosessuali: "Incarcerò qualsiasi oppositore, perseguitò gli omosessuali, scacciò un presidente corrotto sostituendolo con un regime militare. Fu amato per i suoi ideali che mai realizzò, mai. Giustificò ogni violenza dicendo che la sanità gratuita e l'educazione a Cuba erano all'avanguardia, eppure, per realizzarsi, i cubani hanno sempre dovuto lasciare Cuba non potendo, molto spesso, far ritorno". [...]


Stefano Magni nell'articolo sottostante dal titolo "Cuba, non c'è dottrina più malata del comunismo: parla l'esule Carralero, oltre i miti e i luoghi comuni" intervista Carlos Carralero, scrittore, esule cubano in Italia, che è fuggito dal "paradiso" caraibico negli anni '90 per non tornarci più. Nonostante la gran cassa mediatica sui presunti successi del regime castrista, i suoi lucidi ricordi recenti dipingono tutt'altro quadro: sanità in crisi, scuole in cui si indottrina, tutti che si spiano, una diffusa "malattia sociale": una doppia morale e un doppio linguaggio.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 28 novembre 2016:
Fidel Castro è morto e invece che descrivere la carriera di un dittatore, responsabile dell'uccisione di almeno 15mila oppositori a Cuba, i maggiori quotidiani italiani paiono ritrarre la figura di un grande statista del Novecento, enfatizzandone i pregi, nascondendone i crimini. Un tema ricorrente: a Cuba si viveva peggio sotto Fulgencio Batista e la rivoluzione di Castro servì a migliorare le condizioni dei cubani. I maggiori vanti del sessantennio comunista? La sanità e l'istruzione. E una certa soddisfazione per aver tenuto testa a decenni di embargo americano, fino al disgelo avvenuto con il presidente (ora uscente) Barack Obama. La Nuova Bussola Quotidiana è tornata a sentire un testimone diretto del regime cubano, lo scrittore in esilio Carlos Carralero che già aveva smentito, nel suo libro Fidel Castro, l'abbraccio letale, una serie di miti sul castrismo. "Noi esuli ricordiamo un'altra Cuba", ci dice Carlos Carralero, "rispetto a quella che viene dipinta da media e agenzie turistiche".
Dottor Carralero, si stava peggio sotto Batista e Castro ha almeno migliorato le condizioni di vita dei cubani?
E' diffusa un'idea stereotipata sulla Cuba pre-castrista, una grande menzogna. Sotto la dittatura di Fulgencio Batista, da un punto di vista economico, Cuba era già uscita dal sottosviluppo. Con la dittatura di Fidel Castro, il paese è arretrato. Non lo si può neppure definire come "terzo mondo", è proprio un mondo a parte, isolato. Batista fu il classico dittatore dell'America Latina, non fu a capo di un regime totalitario come il Lìder Maximo, non è nemmeno paragonabile. Gli anni parlano da soli: 7 anni di regime di Batista seguiti da quasi 60 di dura dittatura di Fidel Castro. Era un regime autoritario, molto meno invasivo nella vita dei cittadini. Quando lasciò il potere, nel 1959, Cuba aveva una stampa relativamente libera: lo sviluppo dei mezzi di comunicazione fu usato dallo stesso Castro per promuovere la sua causa rivoluzionaria, in patria e all'estero. L'istruzione pubblica funzionava: Cuba era il quinto paese in America Latina per tasso di alfabetizzazione. Il peso cubano era una valuta forte, la terza più forte del mondo, dopo il dollaro americano e il franco svizzero. La produzione agricola soddisfaceva le esigenze della popolazione. Quanto alla sanità pubblica: la mortalità infantile, che è uno degli indicatori più citati dai castristi, era una delle più basse del sub-continente, al pari dell'Argentina che allora era in testa alle graduatorie dell'America meridionale. Insomma, non è vero che Castro prese in mano un paese primitivo e lo rese moderno. Quando arrivò al potere, Cuba era già un paese moderno.
Sulla sanità ha smontato il mito nel suo libro, ma l'istruzione pubblica è vantata come uno dei fiori all'occhiello del castrismo...
Ribadisco, prima di tutto, che la condizione negli ospedali cubani è deprimente, almeno finché io ho vissuto a Cuba negli anni 90. Chi entra con un ictus in una struttura sanitaria, mediamente, non riesce a salvarsi. I cubani devono affrontare lunghe code prima di sottoporsi a diversi tipi di interventi e trattamenti. Negli ospedali, talvolta, manca il filo di sutura, devi portarti da mangiare e spesso anche l'illuminazione da casa. I migliori medici sono stati mandati in Venezuela, Bolivia, Ecuador, Nicaragua, anche in Brasile. E molti scappano. Quanto all'istruzione, è un altro mito. Ma si tratta anche di scegliere: io avrei preferito essere un umile contadino analfabeta, piuttosto che essere indottrinato dal regime. Sia nelle scuole superiori che all'università non sei libero, non puoi approfondire quello che vuoi, sei costantemente monitorato e giudicato. In filosofia e lettere non puoi neppure leggere tutta una serie di libri che sono censurati. Mio fratello, a Cuba, non può leggere i miei libri. Io non posso scrivere liberamente una lettera indirizzata ai miei parenti a Cuba, devo meditare su ogni singola frase. Quando ho iniziato a scrivere poesie, dovevo essere più ermetico di Ungaretti. Ho sempre avuto il terrore che scoprissero i miei doppi sensi e le mie metafore. Finché vivevo là, per fare un altro esempio, non ho mai potuto leggere Guillermo Cabrera Infante (scrittore cubano, morto esule nel 2005, ndr), l'ho potuto scoprire solo qui in Italia. A cosa serve un'istruzione umanistica in cui non si può leggere né scrivere liberamente? Dà dignità alla persona?
Una volta completato il corso di studi a Cuba, puoi scegliere liberamente il tuo lavoro?
Devi obbedire e basta. Chi finisce l'università, viene indirizzato al lavoro che serve allo Stato. Non puoi scegliere. Il tuo successo a scuola e all'università dipende già dal tuo livello di integrazione nel Partito unico. Ma anche se sei un comunista convinto e ben inserito nel Partito, anche se hai alle spalle una famiglia insospettabile, non puoi comunque scegliere il tuo lavoro. La meritocrazia, nel mondo del lavoro, non esiste: si va avanti solo per meriti politici e per raccomandazioni. Cambiare lavoro, o semplicemente cambiare sede pur mantenendo lo stesso lavoro, è un problema ancora peggiore. Devi sottoporre la domanda di trasferimento al Comitato della Rivoluzione e sei nelle sue mani. Basta un'invidia personale all'interno del CdR per bloccarti o per rovinarti la carriera. Anche i migliori professionisti hanno l'obbligo del servizio sociale, ti possono mandare nei luoghi peggiori dell'isola se non hai la raccomandazione giusta.
Come funzionano i CdR e quale è il loro ruolo nella società?
Furono introdotti nel 1962, come organizzazione di auto-controllo e auto-difesa dei quartieri. Divenne ben presto uno strumento di spionaggio reciproco, di delazione e di sorveglianza. Ci sono molti casi di famiglie in cui il padre diventava membro del CdR e in casa non ci si parlava più per paura della delazione. O, viceversa, molti padri sono stati denunciati dai figli. Il regime ha sempre incoraggiato questi comportamenti. Questo sistema ha creato, nei decenni, una società malata. Io che l'ho vissuto lo posso dire con certezza: non c'è mai stata dottrina più malata di quella comunista. E' un terribile incubo.
E quali sono i sintomi di questa malattia sociale?
La doppia morale, il doppio linguaggio: sostenere una cosa in pubblico e l'opposto in privato. Se un turista o un giornalista straniero intervistano un cubano, questi gli dirà che la rivoluzione è una gran cosa e che nel suo paese, pur con mille difficoltà, le cose procedono per il verso giusto. Ma basta osservare più attentamente la mimica del cubano per capire che, in realtà, sta pensando l'opposto. I battiti di ciglia frenetici indicano che è nervoso, perché non può dire la verità. Si è diffuso anche un gesto per indicare Fidel Castro, il gesto che descrive la barba sul mento. Perché la gente è terrorizzata, anche solo a nominare Castro.
Lei ha vissuto a Cuba fino agli anni '90. Ora tutti assicurano che sia cambiata. L'appeasement con gli Stati Uniti è stato completato nella convinzione che Raul Castro abbia saputo rinnovarsi e aprirsi al mondo. E' corretto?
No, perché se vuoi aprirti, lo devi fare completamente. Non devi più porre limiti sulla proprietà privata dei piccoli imprenditori e sulla libertà di movimento. Le riforme politiche, poi, non ci sono mai state. Quello di Obama non è stato un successo diplomatico: è stato un regalo.


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Fonte: Libertà e Persona, 26/11/2016

3 - I COMPITI A CASA FANNO PIU' DANNI CHE BENEFICI
La Finlandia, al top delle classifiche sull'educazione, ha abolito i compiti, mentre in Italia la situazione è disastrosa anche (ma non solo) per lo stress dei compiti (VIDEO: basta compiti)
Autore: Daniele Biella - Fonte: Vita, 15/09/2016

La lettera del padre agli insegnanti che spiega perché suo figlio non ha fatto i compiti delle vacanze. Le interviste a maestri che non assegnano compiti a casa. Una scuola media che vince il premio simbolico del "Festival dei compiti assurdi" e, leggendo i contenuti, si intuisce il perché. Le ultime statistiche mondiali sull'efficacia del lavoro svolto a casa dagli studenti. Il tema - complesso - ritorna oramai a ogni inizio e fine di anno scolastico. Ne abbiamo parlato con Maurizio Parodi, 60 anni, dirigente scolastico da 30, padre di un figlio che va in prima superiore. Ha indetto il Festival sopracitato, ma soprattutto è l'autore di un libro che sta girando da anni nelle mani di migliaia di persone in tutta Italia, dal titolo inequivocabile: "Basta compiti. Non è così che si impara" Il messaggio, che Parodi spiega a fondo nelle righe qui sotto e che porta negli incontri a cui viene invitato lungo Italia, entra di petto in un tema sul quale, come spesso accade su argomenti che dividono la società, si levano gli scudi pro o contro. "Ho iniziato 15 anni fa, con un articolo su una rivista specializzata, L'Educatore, a parlare della necessità di non dare più i compiti a casa. Prima con toni blandi, poi alzando la voce, perché altrimenti non venivo ascoltato". [...]
Perché, secondo lei, non serve dare compiti a casa?
Stiamo parlando di un problema grave che ci coinvolge tutti: docenti, studenti, genitori. Lo studio domestico è inutile, perché le nozioni che sono memorizzate per l'interrogazione del giorno successivo, dopo un breve periodo di tempo vengono dimenticate, perché si attiva solo la memoria a breve termine: non c'è apprendimento; si tratta di un sapere usa e getta. Poi è discriminante, avvantaggia chi è già avvantaggiato, dalla presenza di una figura che lo segua nel pomeriggio - molti genitori lavorano entrambi e quindi sono penalizzati - o dalla maggiore capacità già acquisita: chi fa più difficoltà in classe di certo non recupera a casa, soprattutto se non può avvalersi dell'aiuto di genitori culturalmente, affettivamente o economicamente attrezzati, anzi il gap, rispetto ai compagni "più bravi" aumenta: il giorno dopo i compiti chi è svantaggiato lo è ancora di più. E spesso nemmeno i genitori più presenti e istruiti possono essere d'aiuto, è accaduto anche a me nonostante sia un dirigente scolastico.
Ci racconti...
Un esempio eclatante, mio figlio era in seconda media, e doveva studiare i complementi, mi ha chiesto un chiarimento e così ho scoperto che rispetto a quando me ne occupavo, come docente, sono proliferati a dismisura: decine e decine... Nemmeno io li conosco tutti, in quell'occasione la mia presenza è stata inutile. Di fronte a compiti difficili, incomprensibili (ma anche insensati) cresce poi l'avversione dello studente verso la scuola, soprattutto se ha già difficoltà: pensa di essere inabile allo studio, e la scuola fallisce il proprio compito educativo; come dimostrano i dati Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sull'Italia.
Come è situata l'Italia nelle classifiche internazionali sull'apprendimento?
Male. Malissimo. Il dato paradossale riguarda, appunto, i compiti: a fronte di una mole doppia, tripla e in certi casi quadrupla di compiti assegnati, rispetto ai coetanei non solo europei, il tasso di analfabetismo funzionale rimane uno dei più alti d'Europa. Si tratta dell'incapacità di usare in modo efficiente abilità elementari di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni di vita quotidiana. Sempre secondo le ricerche Ocse, eccelliamo, purtroppo, nell'abbandono scolastico e per l'incapacità di compensare le diseguaglianze (meglio di noi anche Bulgaria, Romania, Ungheria). In altre parole, la scuola italiana non funziona più come ascensore sociale, al contrario è diventata un moltiplicare di diseguaglianza, accentuandone il carattere censitario; come nella metafora di don Milani che paragonava la scuola a un ospedale al contrario: cura i sani e respinge i malati. Il timore, suffragato anche dall'aumento delle "diagnosi", sempre più precoci, è che addirittura si corra il rischio di far ammalare i sani. Un ulteriore dato dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) evidenzia come gli studenti italiani siano tra i più stressati, i più insofferenti rispetto allo studio. Lo dimostrano comportamenti inquietanti come il terrore di ammalarsi dovendo poi recuperare i compiti non fatti, che si aggiungono ai compiti da fare al rientro.
Il ruolo dei genitori non può aiutare nell'alleviare lo stress dei figli?
Certo, ma resta l'assurdo di una situazione che impone ai genitori di "contenere il danno scolastico", sempre che i genitori ci siano e siano in grado.
In particolare, la moltiplicazione degli insegnanti (e quindi degli insegnamenti) nella scuola primaria ha determinato effetti drammatici. Già dai primi anni di scuola, i docenti operano nella reciproca ignoranza; ciascuno assegna i compiti come se fossero i soli da svolgere (nemmeno di parlano tra loro) con il risultato di un carico complessivo soverchiante. I compiti sono talmente tanti (e comunque ogni studente ha propri ritmi) che i genitori, non solo sono costretti a sostituirsi ai docenti nel "compito" più importante, quello di insegnare un "metodo di studio", talvolta devono sostituirsi persino ai figli: i compiti li fanno loro, perché si ritrovano alle 10, 11 di sera con bambini o ragazzi esausti e terrorizzati all'idea di andare a scuola senza averli fatti, perché scatterà la punizione, come la ricreazione saltata, o altre forme di mortificazione. Si danno i compiti persino in molte scuole a tempo pieno, a bambini di 6-11 anni, dopo 8 ore di forzata immobilità: compiti tutti i giorni e naturalmente nel week end.
La sua battaglia ha prodotto risultati tangibili?
Ho iniziato 15 anni fa, e ancora oggi porto argomentazioni logiche a sostegno delle mie tesi, come quelle appena accennate, riconducibili al decalogo della petizione online, che sfido chiunque a confutare. Ho scritto varie volte al ministro della pubblica istruzione, ma senza avere risposta.
Credo stia gradualmente maturando una diffusa consapevolezza circa la gravità del problema: oltre alle nostre proposte, al mio lavoro di sensibilizzazione, si registrano iniziative di singoli genitori, di docenti e dirigenti (anche di un sindaco sardo) e una crescente attenzione dei media.
Ma si tratta di un processo lentissimo, ed è sconfortante, tanto più se si considera un altro clamoroso dato oggettivo e ben descritto dal breve documentario che ha realizzato il regista statunitense Michael Moore. Quando si è recato in Finlandia per chiedere al ministro dell'Istruzione come sia stato possibile che la scuola finlandese sia diventata la migliore del mondo - visto che qualche decennio fa era in fondo alle classifiche come quella degli Usa - la prima risposta del ministro è stata: "Abbiamo eliminato i compiti a casa". Le scuola migliori del mondo non danno compiti o ne danno pochissimi, noi siamo la peggiore, dopo Grecia e Portogallo. Non riusciamo a compiere una rivoluzione (di immediata fattibilità e a costo zero) a cui altri sono arrivati da tempo. Fenomeni sempre più diffusi di fuga dalla scuola, come quello dell'homeschooling, sono causati anche dal tormento insensato dei compiti a casa.
Ma non basterebbe semplicemente diminuire i compiti?
È quel che dicono quasi tutti i docenti[...]: "I compiti sono necessari, ma non bisogna darne troppi". Nessuno ha mai dimostrato che i compiti siano necessari, infatti ci sono insegnanti che non ne assegnano, gli studenti dei quali hanno percorsi scolastici assolutamente "regolari", e, come detto, prosperano scuole di eccellenza che li hanno eliminati. Il punto è proprio questo: se sono utili, necessari, si diano; se sono inutili, addirittura dannosi si evitino: primum non nocere. Non è neppure possibile stabilire una misura, l'impegno è diverso per ogni alunno, ovvero uno può completare un argomento in mezz'ora, un altro in due ore perché magari ha maggiori difficoltà di apprendimento, altri non riuscire per nulla...
Come uscire da questo apparente vicolo cieco, in un'ottica condivisa tra docenti e famiglie ovvero senza posizioni che si fermino sono al "sì" o "no" compiti ma che entrino nel merito del problema?
Sarebbero da ripensare tutti i paradigmi su cui si basa l'apprendimento scolastico. L'unico aspetto che finora ho trovato efficace, ovvero che nel tempo ha dato i suoi frutti in termini di ragionamento pacato e condiviso, è quello di "restituire" ai docenti le testimonianze dei genitori: ci sono centinaia di casi in cui i compiti a casa sono sinonimo di sofferenza familiare, nonché motivo scatenante di gravi conflitti che si protraggono nel tempo, dove il padre o la madre diventano una sorta di carceriere e lo studente una persona che vive sotto minaccia. Leggere queste storie di vita può forse favorire la comprensione dei docenti.

Nota di BastaBugie: qui sotto il video con l'intervento di Maurizio Parodi su Rai3 alla trasmissione GEO del 28 settembre 2016 della durata di otto minuti in cui si spiega perché i compiti a casa non solo non migliorano, ma peggiorano il rendimento scolastico.


https://www.youtube.com/watch?v=x0_skcHwyW8

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Fonte: Vita, 15/09/2016

4 - AVVENTO, TEMPO DI SILENZIO E DI CONVERSIONE
Cosa richiede a noi l'Avvento? Ogni giorno dobbiamo convertire il nostro cuore a Cristo riscoprendo la preghiera e con essa il silenzio che ne è il presupposto e il frutto
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/11/2016

È iniziato un nuovo anno liturgico e, come tutti gli anni, ci imbattiamo nel tempo di Avvento. Come tutti sanno è il periodo che precede il Natale, ma forse è bene approfondire il significato di queste quattro settimane (sei per il rito ambrosiano).
Va ricordato che si parla di Avvento in quanto venuta del Figlio di Dio sulla terra. Ma questa "venuta" (da cui la parola "avvento") è triplice. Infatti si parla del primo avvento di Cristo quando duemila anni fa è venuto nel mondo attraverso Maria nella grotta di Betlemme. Il secondo avvento ci sarà quando, alla fine dei tempi, il Signore tornerà nella gloria a giudicare i vivi e i morti e il suo Regno non avrà fine. In tale occasione torneranno sulla terra anche le anime dei defunti per ricongiungersi ai loro corpi che risorgeranno per la vita eterna. Infatti è verità di fede che la risurrezione riguarda gli uomini nella loro interezza di anima e di corpo. Ma c'è un terzo avvento di Cristo che è la sua venuta ogni giorno nella nostra vita concreta. I suoi interventi sono invisibili agli occhi umani, ma allo stesso tempo visibilissimi con gli occhi della fede.

GIOVANNI IL BATTISTA E MARIA
Ecco quindi che le letture di queste domeniche ci accostiamo alle figure di Giovanni il Battista e di Maria che hanno rispettivamente preparato e acconsentito alla prima venuta del Figlio di Dio. Giovanni, ultimo profeta dell'Antico Testamento e primo del Nuovo, ha annunciato al mondo la presenza dell'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Si dice che sia il precursore di Cristo perché con la sua vita ha annunciato sia il giudizio per i peccati - ad esempio ha ricordato con forza a Erode la sua irregolare situazione matrimoniale - ma anche la misericordia di Dio, all'unica condizione di pentirsi del male fatto. Ma oltre ad amministrare un battesimo di conversione Giovanni è precursore anche per il martirio che ha affrontato proprio per aver ricordato la situazione di peccato al sovrano di turno che pensava di essere superiore alla Legge di Dio.
Maria da parte sua ha accolto l'avvento di Cristo nel suo grembo verginale. Era la prima volta nella storia del mondo che il parere di una donna contava davvero. Addirittura Dio stesso chiede a Maria il permesso di venire alla luce con la natura umana. Infatti non sono state le battaglie femministe a dare dignità alla donna - anzi possiamo dire il contrario - bensì l'intervento di Dio nella storia degli uomini. Il sì di Maria consente all'Onnipotente di nascere come bambino fragile, figlio di una sua figlia.

COSA RICHIEDE QUESTO PERIODO DI AVVENTO A NOI?
Certamente va presa sul serio la vita cristiana. La conversione deve essere permanente, cioè non possiamo dare per scontato l'essere cristiani. Ogni giorno dobbiamo convertire il nostro cuore a Cristo. Gli sposi si scelgono reciprocamente il giorno del matrimonio, ma ogni giorno devono confermare tale impegnativa scelta. Così non solo il giorno della nostra conversione dobbiamo volgere il nostro cuore a Cristo, ma ogni giorno dobbiamo convertirci di nuovo. Per fare questo va riscoperta senz'altro la preghiera e con essa il silenzio che ne è il presupposto e il frutto. Un maggiore impegno in tal senso è senz'altro opportuno perché, come diceva Blaise Pascal, "il dramma degli uomini è non trovare mezz'ora di silenzio". Magari si può anche approfittare di questo periodo per fare gli esercizi spirituali. Ogni anno si dovrebbe partecipare a tale iniziativa così raccomandata dalla Chiesa. Qualche giorno di silenzio e preghiera sotto la guida di un buon predicatore per riflettere e approfondire il nostro rapporto con il Signore permette di riprendere con slancio l'attività di tutto l'anno [leggi: ESERCIZI SPIRITUALI, clicca qui, N.d.BB].
Anche se non sono più obbligatorie le penitenze di un tempo, è comunque opportuno mettere in conto anche qualche rinuncia o sacrificio che impreziosiranno questo tempo di preparazione così importante eppure così poco valorizzato al giorno d'oggi.
Riscoprire la dimensione spirituale sull'esempio dei santi è il modo migliore per prepararsi al Natale in modo da viverlo davvero come avvento di Cristo e non come una vuota ritualità abitudinaria.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/11/2016

5 - DAI TRANS-SESSUALI AI TRANS-UMANI, PER FINIRE AI TRANS-ABILI, ULTIMO COMPIMENTO DELLA TRANS-SOCIETA'
Chi dice che è giusto cambiare sesso per sentirsi più vicini alla propria percezione corporea perché biasima i trans-abili che si rendono disabili in quanto non a proprio agio nel corpo sano?
Autore: Rodolfo de Mattei - Fonte: Osservatorio Gender, 22/11/2016

L'ultima confine dell'incessante moto rivoluzionario si chiama "trans-abilità". La nostra è infatti una società in perenne transizione e divenire, il cui tratto principale sembra essere quello di voler abbattere ogni sorta di barriera etico-culturale, additata come un castrante limite di cui è necessario sbarazzarsi. L'uomo contemporaneo in preda ad un delirio di onnipotenza pretende dunque di rimuovere ogni tipo di veto o remora che in qualche modo possa porre un freno ai propri insaziabili e sempre nuovi appetiti.

LA TRANS-SOCIETA'
Specchio emblematico di tale folle scenario è il sempre più frequente utilizzo nel nostro linguaggio del prefisso "trans", oggigiorno anteposto ai più svariati termini per sottolineare la necessità di "evolversi", andando al di là della opprimente "norma sociale" stabilita.
In questa prospettiva, oltre ai trans-sessuali e ai trans-gender, fenomeni che oramai non fanno più notizia, la stampa italiana e internazionale ha recentemente riportato il delirante caso dei trans-specie, neologismo con il quale s'indicano i cosiddetti uomini-cane [leggi: DOPO GLI UOMINI-CANE IN GRAN BRETAGNA, IN CANADA LEGITTIMATI GLI ATTI SESSUALI TRA UOMINI E ANIMALI, clicca qui, N.d.BB].

I TRANS-ABILI
Ma al peggio e alla follia, come si sa, non c'è limite. L'ultimo caso di transizione, in questi giorni sulle prime pagine di alcuni quotidiani online, è infatti il fenomeno dei cosiddetti "trans-abili", vocabolo con cui si identificano un numero sempre crescente di persone che decidono di infliggersi atti di autolesionismo per procurarsi volontariamente una disabilità.
A muoverli, verso lo scriteriato gesto di amputarsi un braccio, una gamba o perdere la vista o l'udito, è la fantasiosa e delirante convinzione di non sentirsi a proprio agio nei loro corpi "integri" e sani.
Tra questi uomini trans-abili, il sito www.unilad.co.uk racconta la storia di 'Jason', il nome è di fantasia, che ha trascorso alcuni mesi studiando le "migliori" modalità per amputarsi un braccio e ha dedicato ore alle formazione in pronto soccorso per evitare di morire dissanguato, facendo pratica su pezzi di carne comprati in macelleria.
Un accademico del Quebec Alexandre Baril, che tiene lezioni sulla "trans-ability" ha dichiarato che Jason non è il solo ad essere affetto da tale disturbo: "Definiamo transabilità il desiderio o la necessità di una persona identificata come abile da altre persone a trasformare il proprio corpo per ottenere una menomazione fisica. La persona potrebbe desiderare di diventare sorda, cieca, amputata, paraplegica. È un desiderio davvero forte".
Alcuni ricercatori canadesi, che stanno portando avanti degli studi per cercare di capire la psicologia che si cela dietro a tali persone hanno intervistato 37 individui "tran-sabili", provenienti da differenti paesi del mondo, di cui circa la metà dalla Germania e dalla Svizzera, riscontrando come l'amputazione degli arti non sia l'unico desiderio di tali persone: "la maggior parte di loro brama un'amputazione o una paralisi, ma c'è anche una persona che desidera l'amputazione del proprio organo genitale e una che vuole diventare cieca".
Per raggiungere i loro sconsiderati scopi molti di essi arrivano ad organizzare degli "incidenti" finalizzati a menomare premeditatamente, in maniera irrimediabile, il proprio corpo.

TRANS-GENDER E TRANS-ABILITY: UN EVIDENTE PARALLELO
Il team di ricercatori ha sottolineato l'evidente parallelo esistente tra trans-gender e trans-ability, spiegando come i partecipanti allo studio siano, in tutto e per tutto, paragonabili alle persone transgender: se i primi sentono l'impellente bisogno di liberarsi di una parte del proprio corpo, i secondi, analogamente, si sentono "intrappolati" nel corpo sbagliato.
In questo senso, secondo Clive Baldwin, ricercatore canadese che insegna alla St. Thomas University di Fredericton, la mutilazione di un arto, "percepito" come non desiderato, equivale alla rimozione di un organo genitale ,"avvertito" come estraneo: l'amputazione può aiutare tali soggetti nello stesso modo in cui la chirurgia estetica aiuta i transgender a ottenere i loro corpi ideali".

DISABILI E TRANSGENDER CONTRO I TRANSABILI
La crescita e la progressiva diffusione della comunità trans-abile ha, però, suscitato forti polemiche e malumori, soprattutto all'interno delle due specifiche categorie interessate: i disabili, quelli veri, e i trans-gender.
Diversi sono i motivi alla base del dissenso ma identiche sono le veementi reazioni di protesta ed irritazione.
Coloro che hanno drammaticamente subito la disabilità, da un lato, fanno fatica, ovviamente, a comprendere ed accettare la follia di persone che scelgono deliberatamente di auto-infliggersi la disabilità, dall'altro lato, queste stesse persone vedono di malocchio il fatto che tale assurda idealizzazione della menomazione fisica possa paradossalmente arrivare a sottrarre risorse preziose per la ricerca scientifica.
Dal canto suo, la comunità transgender ed LGBT ha cercato di prendere le distanze da tale fenomeno, per paura che i soggetti trans-abili possano in qualche modo finire col danneggiare e screditare la loro causa di depatologizzazione del disturbo dell'identità di genere, meglio conosciuto come "disforia di genere", per il logico parallelismo tra individui trans-abili e trans-gender, gli uni e gli altri, accomunati da una folle e irreale percezione di sé.

LOGICO APPRODO
L'analogia tra transgender e transabili è quanto mai azzeccata e calzante. La diffusione della comunità dei trans-abili non è infatti, in alcun modo, in contraddizione con il pensiero alla base dell'ideologia gender che teorizza la libera e illimitata affermazione della volontà dell'individuo al di là di ogni principio di realtà, fondato sul dato biologico e naturale.
In questo senso, gli individui trans-abili non spuntano dal nulla ma rappresentano il logico e coerente compimento di un approccio ideologico soggettivista che, dopo aver divelto le porte del "buon senso" e dell'oggettività, ha preteso che fosse lo stesso soggetto a "crearsi", a proprio piacimento, una realtà "su misura" dei suoi variabili gusti e delle sue, sempre mutevoli, percezioni.

Fonte: Osservatorio Gender, 22/11/2016

6 - LA VIOLENZA DI CHI GRIDA CONTRO LA VIOLENZA
Una giornalista su Rai 3 mi ha accusata (senza prove) di essere a favore della violenza sulle donne... ma il vero motivo per cui sono attaccata è che non condivido le battaglie femministe
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 24/11/2016

Se agganci un'idea assurda e contraria alla natura (uccidere tuo figlio nel grembo) a un'idea oggettivamente buona e incontestabile (combattere lo stupro) puoi far passare nel sentire comune, con qualche bella battaglia mediatica, pressoché di tutto. Così è successo, appunto, per le battaglie radicali per l'aborto, e pazienza se la storia di Jane Roe - quella che ottenne in Usa la storica sentenza - era inventata, come poi è stato dimostrato. Chi mai può essere favorevole allo stupro? E così usi un caso estremo - anche falso - per innescare un cambiamento di mentalità epocale. Chi non vuole che le donne siano libere di eliminare i propri figli diventa automaticamente una persona a favore della violenza sulle donne.

VIOLENZA SULLE DONNE?
Così è successo, per esempio, per la campagna che indusse le donne a fumare: una possente campagna pubblicitaria agganciò il fumo all'idea di emancipazione femminile, e pazienza se invece è un'altra schiavitù, a pagamento e dannosa per la salute. Così è successo per la legge sulle unioni civili: chi dice che i figli hanno diritto a un padre e una madre viene considerato contro le persone con tendenza omosessuale. Il passaggio è stato complicato, ci sono voluti anni di campagne mediatiche, ma quasi stanno riuscendo (la sola idea che in Parlamento si possa discutere una legge contro l'omofobia, una cosa che non esiste, ne è la prova).
Lo stesso trattamento è toccato a me: chi non si riconosce nelle battaglie femministe è a favore della violenza sulle donne. Ergo, sono stata denunciata in Spagna per istigazione alla violenza sulle donne, in Francia hanno raccolto firme per ritirare il mio libro dal mercato, e per ultima Michela Murgia ieri su rai 3 ha parlato del mio libro Quando eravamo femmine in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. Io vorrei sapere: quando mi sono occupata di questo tema, e in che modo è collegabile al mio libro? La Murgia non deve averlo letto, ho troppo rispetto per la sua intelligenza per pensare il contrario; infatti fa solo un fugace accenno alla prefazione, senza citarne una parola peraltro, e in modo del tutto disonesto. Dice che parlo della nobiltà dell'essere donna - che è un'espressione di Luisa Muraro, autrice cara al femminismo - e del tutto arbitrariamente, di sua iniziativa, la scrittrice sarda dice che io la contrapporrei a un'idea di donne "ignobili e non rispettabili". Pretendo a questo punto la citazione esatta delle mie parole, perché io non mi sono mai sognata di pensare alle donne divise tra nobili e ignobili, caste e "poco serie", feconde o sterili.

FELICI E INFELICI
L'unica divisione che vedo è tra felici e infelici. E se mi sono presa la briga di scrivere dei libri (ovviamente la Murgia non cita Sposala e muori per lei, quanto a Obbedire è meglio lo cita male, perché quello non parla di donne ma di obbedienza, anche maschile, un concetto con cui un sedicente cattolico dovrebbe avere una qualche dimestichezza) è perché vorrei che tutte fossimo felici, e sono profondamente convinta del fatto che una donna è felice quando dà la vita, che sia biologicamente o meno. Una donna può fare tutto, presiedere CDA e Stati, ma non è lì che troverà la felicità. Vale anche per l'uomo, poi, perché "chi vuol salvare la propria vita la perde" funziona già da oggi, qui sulla terra. Solo che per le donne dare la vita ha in particolare questa accezione di fare spazio alla debolezza, alla fragilità. Dire questo non significa essere dalla parte della cultura maschilista (magari ce ne fossero di più, di uomini veri!), né invitare le donne a stare a casa. Se avesse perso tempo a leggere il libro la Murgia avrebbe visto che mi occupo moltissimo di conciliazione lavoro famiglia, anche perché ho quattro figli e un lavoro vero, più quello di scrivere che faccio di notte. Soprassiedo sulla balla che le donne siano pagate di meno a parità di mansione - non c'è un contratto collettivo di lavoro che lo provi - e dico solo velocemente che gli unici casi in cui le donne sono pagate di meno è quando c'è una contrattazione individuale, e questo spesso avviene perché le donne non sono pronte a rinunciare a tutto immolando la famiglia sull'altare del lavoro. Sempre perché la nostra vera felicità sta da un'altra parte (non cambierei la preparazione della merenda ai miei figli per un premio Nobel alla letteratura, un Oscar e un oro olimpico messi insieme).
Vorrei anche sapere, per concludere, dove avrei parlato di "uomini concepiti come infanti da rendere maturi". Se è quando scrivo che la donna è come uno specchio per l'uomo, che gli mostra la bellezza e la grandezza possibili (Pavel Evdokimov), o che Dio affida l'umanità alla donna (San Giovanni Paolo II) o che la donna accompagna la vita quando è debole (Joseph Ratzinger) me ne divido volentieri la responsabilità con cotanti correi.

CHI COMBATTERÀ AL LORO FIANCO?
Infine, se l'obiettivo della manifestazione contro la violenza sulle donne di sabato prossimo a Roma è tutelare le donne che scelgono di avere figli, sono spiritualmente con loro (anche se sarò a Verona chiamata a parlare di donne dal Festival della Dottrina Sociale e da altri amici), ma se è come ha detto la Murgia anche per tutelare quelle che scelgono di non averne, no, non sono con loro, perché le donne che vogliono uccidere i loro figli già sono libere di farlo, purtroppo. (Che poi c'è la contraccezione e quindi essere "libere di non fare figli" non dovrebbe essere sinonimo di aborto, o la Murgia vuol dire che la contraccezione in Italia è vietata?). Ma chi combatterà al loro fianco quando dovranno convivere con il loro dolore, un dolore che non passa, non passa mai, ma cresce, e che si porta fino alla tomba?
Se i miei libri fossero un inno alla repressione delle donne, alla tristezza, all'insoddisfazione, non ci si riconoscerebbero tante donne, non così tante verrebbero a parlarne insieme alle presentazioni pubbliche, e anche se tra noi amiche la raccomandazione è sempre quella - "veniamo già menate" - vi svelo un segreto. Nessuna di noi subirebbe violenza in silenzio (quando ho raccolto confidenze in tal senso ho sempre consigliato di lasciare il tetto coniugale e chiedere aiuto), nessuna di noi si fa mettere i piedi in testa, tutte noi vogliamo entrare nella logica del servizio reciproco, sottomesse sì, ma come la Chiesa a Cristo, cioè a un Dio che pazzo di amore per noi, per noi è morto. La differenza tra maschio e femmina dunque non è un lasciapassare per sopraffazioni di nessun tipo, ma la via per entrare in una logica di servizio. Io non ti capisco, perché sei diverso da me, ma scelgo di fidarmi di te, perché so che mi vuoi bene, e non ti voglio uguale a me, non amo il riflesso di me in te, amo il tuo destino e voglio che si compia, perché tu sia sempre più te stesso. Questo è amore, altro che uguaglianza.

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 24/11/2016

7 - QUATTRO CARDINALI CHIEDONO AL PAPA DI CHIARIRE CINQUE ''DUBIA'' (DUBBI) SULLA AMORIS LAETITIA
I divorziati risposati possono fare la comunione? Esistono ancora norme morali assolute? Un atto intrinsecamente disonesto può diventare soggettivamente onesto?
Autore: Walter Brandmuller, Raymond Burke, Carlo Caffarra, Joachim Meisner - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/11/2016

Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione, in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa. Abbiamo notato che anche all'interno del collegio episcopale si danno interpretazioni contrastanti del capitolo ottavo di "Amoris laetitia".
La grande Tradizione della Chiesa ci insegna che la via d'uscita da situazioni come questa è il ricorso al Santo Padre, chiedendo alla Sede Apostolica di risolvere quei dubbi che sono la causa di smarrimento e confusione.
Il nostro è dunque un atto di giustizia e di carità.
Di giustizia: colla nostra iniziativa professiamo che il ministero petrino è il ministero dell'unità, e che a Pietro, al Papa, compete il servizio di confermare nella fede.
Di carità: vogliamo aiutare il Papa a prevenire nella Chiesa divisioni e contrapposizioni, chiedendogli di dissipare ogni ambiguità.
Abbiamo anche compiuto un preciso dovere. Secondo il Codice di diritto canonico (can. 349) è affidato ai cardinali, anche singolarmente presi, il compito di aiutare il Papa nella cura della Chiesa universale.
Il Santo Padre ha deciso di non rispondere. Abbiamo interpretato questa sua sovrana decisione come un invito a continuare la riflessione e la discussione, pacata e rispettosa.
E pertanto informiamo della nostra iniziativa l'intero popolo di Dio, offrendo tutta la documentazione.
Vogliamo sperare che nessuno interpreti il fatto secondo lo schema "progressisti-conservatori": sarebbe totalmente fuori strada. Siamo profondamente preoccupati del vero bene delle anime, suprema legge della Chiesa, e non di far progredire nella Chiesa una qualche forma di politica.
Vogliamo sperare che nessuno ci giudichi, ingiustamente, avversari del Santo Padre e gente priva di misericordia. Ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo nasce dalla profonda affezione collegiale che ci unisce al Papa, e dall'appassionata preoccupazione per il bene dei fedeli.

LETTERA AL PAPA
Beatissimo Padre,
a seguito della pubblicazione della Vostra Esortazione Apostolica "Amoris laetitia" sono state proposte da parte di teologi e studiosi interpretazioni non solo divergenti, ma anche contrastanti, soprattutto in merito al cap. VIII. Inoltre i mezzi di comunicazione hanno enfatizzato questa diatriba, provocando in tal modo incertezza, confusione e smarrimento tra molti fedeli.
Per questo, a noi sottoscritti ma anche a molti Vescovi e Presbiteri, sono pervenute numerose richieste da parte di fedeli di vari ceti sociali sulla corretta interpretazione da dare al cap. VIII dell'Esortazione.
Ora, spinti in coscienza dalla nostra responsabilità pastorale e desiderando mettere sempre più in atto quella sinodalità alla quale Vostra Santità ci esorta, con profondo rispetto, ci permettiamo di chiedere a Lei, Santo Padre, quale supremo Maestro della fede chiamato dal Risorto a confermare i suoi fratelli nella fede, di dirimere le incertezze e fare chiarezza, dando benevolmente risposta ai "Dubia" che ci permettiamo allegare alla presente.
Voglia la Santità Vostra benedirci, mentre Le promettiamo un ricordo costante nella preghiera.

I DUBIA PRESENTATI AL PAPA
1. Si chiede se, a seguito di quanto affermato in "Amoris laetitia" nn. 300-305, sia divenuto ora possibile concedere l'assoluzione nel sacramento della Penitenza e quindi ammettere alla Santa Eucaristia una persona che, essendo legata da vincolo matrimoniale valido, convive "more uxorio" con un'altra, senza che siano adempiute le condizioni previste da "Familiaris consortio" n. 84 e poi ribadite da "Reconciliatio et paenitentia" n. 34 e da "Sacramentum caritatis" n. 29. L'espressione "in certi casi" della nota 351 (n. 305) dell'esortazione "Amoris laetitia" può essere applicata a divorziati in nuova unione, che continuano a vivere "more uxorio"?
2. Continua ad essere valido, dopo l'esortazione postsinodale "Amoris laetitia" (cfr. n. 304), l'insegnamento dell'enciclica di San Giovanni Paolo II "Veritatis splendor" n. 79, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, circa l'esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi?
3. Dopo "Amoris laetitia" n. 301 è ancora possibile affermare che una persona che vive abitualmente in contraddizione con un comandamento della legge di Dio, come ad esempio quello che proibisce l'adulterio (cfr. Mt 19, 3-9), si trova in situazione oggettiva di peccato grave abituale (cfr. Pontificio consiglio per i testi legislativi, Dichiarazione del 24 giugno 2000)?
4. Dopo le affermazioni di "Amoris laetitia" n. 302 sulle "circostanze attenuanti la responsabilità morale", si deve ritenere ancora valido l'insegnamento dell'enciclica di San Giovanni Paolo II "Veritatis splendor" n. 81, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, secondo cui: "le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta"?
5. Dopo "Amoris laetitia" n. 303 si deve ritenere ancora valido l'insegnamento dell'enciclica di San Giovanni Paolo II "Veritatis splendor" n. 56, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, che esclude un'interpretazione creativa del ruolo della coscienza e afferma che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto?

Nota di BastaBugie: Benedetta Frigerio nell'articolo sottostante dal titolo "Dubia, appello lecito per salvare anime" parla del dibattito su Amoris Laetitia e sui dubia dei cardinali intervistando il teologo Woodall.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 20 novembre 2016:
"Nessuno può porsi al di sopra del Vangelo". Così George Woodall, professore di teologia morale e di bioetica alla Regina Apostolorumdi Roma, spiega alla Nuova BQ perché è importante porre un freno a quelle interpretazioni dell'esortazione apostolica "Amoris Laetitia" in contrasto con l'insegnamento millenario della Chiesa cattolica. Confermando la confusione generale in merito al testo, Woodall apprezza l'appello dei quattro cardinali che hanno sollevato dei dubbi in merito chiedendo al papa di ribadire pubblicamente la dottrina.
Sia i quattro cardinali sia altri teologi e sacerdoti da noi intervisti hanno parlato di una confusione dilagante fra i fedeli e i sacerdoti circa l'interpretazione dell'A.L. Conferma?
Questa confusione preoccupante è un dato assolutamente reale. Posso poi sostenere che sia nel mio ruolo di professore sia di pastore riscontro una crescente divisione alimentata da questa confusione. Perciò penso che l'intervento dei cardinali a precisare i loro dubbi sia un atto di carità lecito e anche giusto nei confronti del Santo Padre, il quale, è bene ricordare, ha il compito di custode della dottrina.
Perché intervenire pubblicamente se il papa stesso non ha ritenuto opportuno rispondere ai cardinali nemmeno in forma privata?
Questa domanda è da rivolgere a loro, ma penso che proprio la preoccupazione per una giusta pastorale necessiti un intervento. Si sente il bisogno di una parola chiara che spazzi via ogni ambiguità ribadendo una volta per tutte che l'unica ermeneutica è quella della tradizione.
Il papa ha la preoccupazione di non far sentire nessuno escluso, per questo, dice spesso lui stesso, non sopporta la rigidità sulla dottrina. Cosa ne pensa?
Confesso la gente nella parrocchia in cui abito, mi incontro con altri sacerdoti e con gli studenti e quello che vedo, lo ripeto, è un caos e una divisione crescenti. Ciò che il papa vuole fare con l'AL è chiaro: si capisce che vuole raggiungere le persone in difficoltà per integrarle e accoglierle nella Chiesa. E' la sua intenzione ed è giusta. Questo però non è in contraddizione con la sequela alla dottrina. Sono stato parroco di un paese per dieci anni, conosco bene questa necessità di inclusione, motivo per cui ho accolto molte coppie di adulteri che si avvicinavano alla Chiesa. E li ho accompagnati, come suggerito dal Magistero, affinché si ravvedessero per accedere ai sacramenti. Non c'è discrepanza fra sequela alla dottrina e una giusta pastorale.
Perché è così grave una prassi in cui si accede alla Comunione in stato di peccato mortale?
Faccio un esempio: il Papa è giustamente duro con i corrotti e i pedofili e non ha neanche istituito un giubileo per loro. Però se una persona corrotta si converte è giusto perdonarla e concederle i sacramenti. Lo stesso vale per un pedofilo pentito che faccia il proposito di non peccare più. E' da tale proposito infatti che si capisce se vuole davvero seguire Cristo e quindi se può riceverle il Suo corpo.
Uno dei quattro cardinali, Raymond Burke, è intervenuto sul National Catholic Register spiegando che ammettere ai sacramenti chi continua a vivere da adultero significa negare o l'indissolubilità del matrimonio o il fatto che la Comunione è realmente il Corpo di Cristo.
In ballo c'è proprio questa grave questione.
Per questo il cardinale parla di una possibile correzione pubblica dell'esortazione in mancanza di una risposta chiarificatrice. Cosa ne pensa?
Se ho capito bene ciò che Burke ha detto e che nel passato ci sono state già altre occasioni in cui i papi sono stati corretti dai cardinali. In questo caso posso confermare la veridicità storica di quanto affermato: si tratta di fatti accaduti in difesa della dottrina cristiana.
Molti, però, sostengono che quello dei cardinali sia un atto contro il papa.
Non è un atto contro il papa, ma un appello lecito al lui, affinché faccia pubblicamente chiarezza su punti fondamentali, di verità e di morale, per la vita della Chiesa e la salvezza delle anime. Concordo anche sul fatto che sia un atto di giustizia, visto che come cristiani siamo tenuti ad essere fedeli a Cristo e al suo Vangelo al di sopra di tutto. Questo vale per ciascun fedele, per il papa, per noi chierici, per i laici: nessuno può porsi al di sopra della tradizione e del Vangelo. E se c'è confusione in merito il primo compito del Santo Padre è quello di unire tutti nella verità del Magistero della Chiesa. Perciò spero che il papa risponda all'appello.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/11/2016

8 - COSA PENSO DEL REFERENDUM SULLA COSTITUZIONE
Il delirio di onnipotenza di Renzi lo fa illudere che cambiando le regole del gioco potrà governare per sempre... ma nel mondo il vento è cambiato... Brexit, Trump, Fillon sono solo l'inizio...
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 27/11/2016

Ci sono due Matteo Renzi. Del primo sono estimatore ed amico. Il secondo - a mio avviso - rappresenta un pericolo, per l'Italia e anche per se stesso.
Dico subito - anticipando le mie conclusioni - che voterò "no" (e spero che vinca il no) per "rottamare" il Matteo 2 e far tornare sulla scena il Matteo 1.
Infatti sono convinto che - spazzato via il delirio di onnipotenza del secondo Matteo, che ha fatto perdere al Paese il momento giusto per la ripresa economica - il primo Matteo, ridimensionato dalla batosta, più umile e più serio, potrà essere utile alla politica italiana e al nostro Paese.
Il Matteo Renzi 1 è il simpatico e intelligente outsider che irruppe nelle primarie del Pd facendo invecchiare di colpo tutto il sinistrume.
A quel tempo aveva contro la Nomenklatura (che oggi in buona parte è con lui) e voleva rottamare le noiose burocrazie del suo partito e i loro vecchi arnesi ideologici.
Quel primo Matteo aveva alcune buone idee (ispirate peraltro all'originario programma berlusconiano) e gli era estraneo il settarismo tipico della Sinistra, quella Sinistra che criminalizza gli avversari, che si sente antropologicamente superiore all'Italia normale, che disprezza l'italiano medio e che sogna solo di spremerlo con nuove tasse e nuove regole, la Sinistra che ha sempre l'insopportabile birignao pedagogico (pur avendole sbagliate tutte).

COLPACCIO
Poi c'è il secondo Matteo Renzi, il fortunello arrogante che - per una serie di circostanze casuali - si è ritrovato di colpo ad avere in mano il Pd e il governo e - invece di cogliere l'occasione per mostrare un altro modo di governare, invece di mettere in campo una squadra formidabile per tirar fuori il Paese dal pantano - si è circondato degli amici del biliardino, ha riciclato la nomenklatura Pd e, mentre la crisi del Paese si aggravava, ha tentato il colpaccio: ha cambiato le regole costituzionali ed elettorali sognando di annichilire le opposizioni e impossessarsi (per anni) del potere, anche essendo minoranza nel Paese.
Lo ha fatto - come si suol dire - "a colpi di maggioranza" parlamentare, cosa disdicevole quando si parla di Costituzione, che deve raccogliere il consenso di tutti.
Ma oltretutto a colpi di una maggioranza che non possedeva nel Paese. Anzitutto perché quei voti alle elezioni del 2013 li aveva presi Bersani e non lui che non era nemmeno candidato.
In secondo luogo perché Bersani le elezioni le aveva pareggiate e non vinte, avendo preso - con l'intero centrosinistra - il 29,5 per cento dei voti, contro il centrodestra che aveva il 29,1 per cento e il Movimento 5 stelle che prese il 25,5 per cento, ma - come partito - arrivò primo perché il Pd da solo stava al 25,4.
In tutto questo pastrocchio, solo per lo 0,3 per cento in più del centrodestra, lo schieramento di Bersani si aggiudicò l'abnorme premio di maggioranza del "Porcellum" portando a casa 345 seggi alla Camera, quando il centrodestra - con gli stessi voti, meno una manciata - ne prese solo 125 e il M5S, primo partito, 109.
Ad aggravare il pastrocchio c'è il fatto che quella coalizione di centrosinistra, che si aggiudicò lo spropositato premio di maggioranza, si disfece subito in Parlamento e il Pd costituì il governo prima con Forza Italia e poi - usciti i forzisti dal governo - con i transfughi del centrodestra, passati con Renzi, incuranti dei propri elettori.
Non solo. Il 4 dicembre 2013 la Corte Costituzionale dichiarò "incostituzionale" quella legge elettorale giudicando "distorsivo" l'enorme premio di maggioranza, perché "foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione".

POPOLO CANCELLATO
Dunque con una maggioranza di governo che non rappresentava il voto degli italiani, Renzi, che oltretutto era diventato premier senza essere stato eletto e senza nemmeno essersi presentato alle elezioni, non avrebbe mai dovuto mettere mano a cambiamenti costituzionali, spaccando in due il Paese.
Invece lo ha fatto e ha perfino cambiato la legge elettorale riproducendo, in barba alla sentenza della Consulta, un meccanismo premiale che di fatto consentirebbe a un partito che ha il 25 per cento di diventare padrone del Parlamento e del Paese.
La riforma (che di fatto comprende anche l'Italicum, perché se vincesse il "sì" non verrebbe cambiato) è stata un errore in sé. Ed è un orrore nel merito per le sgangherate norme che - una volta approvate - provocherebbero confusione e conflitti istituzionali a non finire.
Del resto quella che presentano come "abolizione del Senato" non abolisce affatto il Senato, ma solo il nostro voto, quindi è un'inaccettabile sottrazione di sovranità: il nuovo Senato verrebbe eletto dai partiti e, trattandosi dei partiti che comandano negli enti locali, sarebbe sempre un Senato a maggioranza di sinistra, anche quando la Camera fosse diversa. Si creerebbe una grave ingovernabilità, una paralisi istituzionale.
Il "popolo" che il 1° articolo della Costituzione vuole "sovrano" viene dunque espropriato del potere di eleggere il Senato, oltre ad essere espropriato del diritto di essere rappresentato in modo giusto alla Camera e dopo che è stato espropriato della sua sovranità da entità sovrannazionali come l'Unione europea e i cosiddetti mercati finanziari.

FALLIMENTO
Renzi ha spaccato in due il Paese e lo ha paralizzato per mesi su questa astrusa e pericolosa riforma, mentre la gente avrebbe voluto che il governo riducesse la disoccupazione dei giovani, garantisse le pensioni, fermasse l'immigrazione incontrollata, sistemasse le banche e facesse ripartire l'economia.
Questo Renzi 2 ha sprecato un'occasione straordinariamente favorevole per rilanciare l'economia, dovuta al bassissimo costo del denaro (grazie alla Bce) e al basso costo delle materie prime.
Invece di approfittare di questa fortunata circostanza per il Paese ha inseguito il sogno di diventare il nuovo "Re Sole", finendo invece col mostrarsi come "Re sòla" (nell'accezione romanesca), uno che fa continui spot propagandistici, ma non combina nulla di concreto (se non gli 80 euro che sono stati definiti "mance elettorali") e poi ci ha fatto trovare più indebitati di prima e più avviluppati nella crisi.
Ha deluso, Renzi, anche i suoi sponsor internazionali, senza peraltro aver mai mostrato di avere una visione capace di ridare all'Italia il ruolo che merita.
Non c'è bisogno in Europa di un ganassa, di un Rodomonte di paese, che al dunque si accuccia sempre ai piedi della Merkel. C'è bisogno di un leader vero che sa dove andare.
Lui di stoffa forse ne avrebbe, ma nella versione vista finora non l'ha mostrata. E' riuscito perfino nell'operazione suicida di inimicarsi tutti in Italia, anche i cattolici (su cui è passato col panzer) e quei moderati del centrodestra che avevano visto con favore il Renzi 1 delle primarie.
Il dilettantismo politico del Renzi 2, con la sua arroganza, è riuscito a far coalizzare insieme tutti i suoi nemici, anche quelli fra loro avversi.
Una batosta referendaria è l'unico modo oggi per mettere fine a un progetto di potere nefasto per il Paese e per far riemergere il primo Renzi.
Un Renzi che applichi il suo dinamismo ai problemi del Paese, che faccia finalmente politica, che abbandoni l'"Agenda Obama" e l'"Agenda Merkel", che si sintonizzi col vento nuovo, col ritorno dei popoli e delle nazioni del dopo Brexit, col clima di pace e collaborazione (anche economica) di Trump e Putin.
Un Renzi che all'interno, per rifare la legge elettorale, ricostruisca un dialogo con i moderati e i liberali, mettendo al primo posto l'Italia.
E poi alle elezioni si confronteranno le idee migliori per rifare l'Italia "great again".

Nota di BastaBugie: noi crediamo che non esista nessun Renzi 1, ma che esista solo il Renzi a cui l'autore giustamente rimprovera il suo malgoverno.

Fonte: Libero, 27/11/2016

9 - OMELIA II DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A (Mt 3,1-12)
Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 4 dicembre 2016)

Il tema di questa seconda Domenica di Avvento è la conversione. Tutti abbiamo bisogno di conversione per poter celebrare nel modo migliore il Natale del Signore. Il dovere della conversione è richiamato tante volte nella Bibbia, il che significa che ogni giorno possiamo e dobbiamo migliorare, ogni giorno è il momento opportuno per cambiare qualcosa nella nostra vita, nel modo di pensare, di parlare e di agire. Ogni giorno è il momento opportuno per rompere, per spezzare qualche legame che ci tiene attaccati al male o alla mediocrità.
Facendo così, noi imitiamo il navigatore, il quale rettifica di continuo la guida della nave per assicurarsi che la direzione sia sempre esatta. Noi tutti, infatti, tendiamo a deviare, siamo volubili e fragili: se non vigiliamo su noi stessi, in breve tempo smarriamo completamente la rotta. Ecco dunque il dovere di questa continua rettifica, guardando di continuo la bussola che ci indica la giusta direzione verso il Signore.
Talvolta sarà difficile, ma è sempre doveroso. Volendo essere coerenti con il Vangelo, troveremo non poche cose da cambiare. Occorre l’umiltà per ammettere i nostri sbagli e le nostre deviazioni, molta forza di volontà per operare le necessarie correzioni, e molta perseveranza per non arrenderci alle prime difficoltà.
Ogni vittoria su noi stessi è un passo in avanti verso la meta. Ogni giorno dovremmo dire anche noi: “Incipit vita nova”, ovvero: “Inizia una vita nuova”. Cominciare da capo è sempre molto bello e stimolante. Poter ricominciare da capo, evitando tutti gli sbagli fatti nel passato, penso sia il desiderio di tutti quelli che sono sinceramente pentiti e vogliono fare il bene. Nella vita sociale non è sempre possibile questo “azzeramento” e questa nuova possibilità; ma, per grazia di Dio, questo è possibile per la nostra vita spirituale. Un atto di contrizione perfetta brucia tutti i nostri peccati e anche le pene dovute al peccato, brucia tutto il nostro passato, un passato da dimenticare.
Un giorno, ad un vecchio eremita fu chiesta l’età. «Ho cinquant’anni», rispose. «Non è possibile! – replicò il visitatore – Ne avete certamente più di settanta». «è vero – rispose l’eremita – la mia età sarebbe di settantacinque anni; ma i primi venticinque non li conto, perché li ho passati lontani da Dio». Il tempo ci è donato per trasformarlo in amore di Dio e del prossimo, tutto il resto è tempo perso.
Per operare in noi questa profonda conversione, questo “azzeramento”, è cosa molto utile concederci di tanto in tanto dei veri e propri esercizi spirituali, ovvero dei giorni da trascorrere in qualche casa di ritiro, ove meditare, pregare e prepararci ad una seria confessione. Sarà proprio quando il sacerdote pronuncerà su di noi le parole dell’assoluzione «io ti assolvo dai tuoi peccati» che la nostra anima tornerà bianca come la neve e, deposto il peso del peccato, in noi si opererà questa nuova partenza. Rinnovati dall’Amore di Dio, inizieremo allora una vita secondo il Vangelo. è cosa molto buona concederci questi periodi di ritiro ogni anno, perché, come dicevo prima, tendiamo sempre a deviare e la conversione deve essere continua. Facciamo in modo che questo Avvento sia anche per noi l’inizio di una vita nuova.
L’invito alla conversione ci è rivolto da san Giovanni Battista, il quale nel deserto della Giudea predicava e diceva: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 3,2); e, poco oltre: «Fate dunque un frutto degno della conversione» (Mt 3,8). Facciamo dunque anche noi questi frutti degni della conversione. Un albero si riconosce dai frutti, così l’autenticità della nostra conversione si riconoscerà dalla bontà e dalla pazienza che noi eserciteremo verso il prossimo che ogni giorno incontriamo sul nostro cammino. è questa la “prova del nove” che svelerà ciò che veramente siamo.
Affidiamoci infine alla Vergine Maria. Chiediamole la grazia di una profonda conversione. Certamente questa grazia Ella ce la vuole donare.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 4 dicembre 2016)

10 - OMELIA IMMACOLATA CONCEZIONE - ANNO A (Lc 1,26-38)
Com'è possibile? Non conosco uomo
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La donna ideale, (omelia per l'8 dicembre 2016)

Un'esistenza senza macchia, santa e immacolata, non è una dolce illusione o un sogno senza speranza; è il destino che ci è stato assegnato: In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati (Ef 1,4). È l'ideale che Dio ha scritto indelebilmente nel cuore dell'uomo. Perciò in ogni uomo, che le vicende della vita non abbiano tutto snaturato o corrotto, c'è sempre una nostalgia di innocenza; una nostalgia elusa di solito e soffocata, che torna però a farsi sentire nei momenti di maggior lucidità e di più chiara sincerità.
Essere santi e immacolati: questo è dall'eternità il programma che ci è stato dato da Dio che non cambia i suoi intendimenti e non si lascia disaminare dalle delusioni che le creature gli danno.
In effetti, alla sublime chiamata del Padre, che misteriosamente ci ha scelti  prima della creazione del mondo, ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli (Ef 1,3), predestinandoci ad essere suoi figli (Ef1 ,5), stranamente e tragicamente l'uomo risponde con un rifiuto.

LA RIBELLIONE DEL PECCATO
L'incredibile resistenza dell'uomo all'amore incredibile del suo Creatore si chiama peccato; è un'ombra che accompagna e deturpa la nostra storia fin dai suoi inizi; è la causa vera di tutti i nostri mali e di tutte le nostre tristezze.
Alla originaria e fondamentale chiamata dalla santità (ci ha scelti per essere santi) la risposta dell'uomo è stata la ribellione e la colpa; una colpa che ci ha macchiati tutti, che a tutti ha precluso l'accesso all'albero della vita e al giardino della felicità; una colpa che ha insinuato nel nostro cuore la diffidenza verso il Dio che ci ama e ci colloca nella triste paura di incontrarci con colui che è il senso e la luce della nostra esistenza: Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura (Gv 3,10).
Dopo il peccato di Adamo, la vita senza macchia sembra diventata una mèta irraggiungibile, l'inutile velleità di anime senza buon senso e senza concretezza.
Ma il peccato che ha devastato l'uomo non ha spento l'amore di Dio e non ne ha mutato la decisione.
Il mondo si è di certo avvilito e dissestato, ma non fino alla sua radice e al suo fondamento, dal momento che la radice vera dell'umanità e il fondamento dell'universo sono il Signore Gesù, il Figlio di Dio, nel quale tutte le cose sussistono, nel quale dall'eternità siamo stati pensati e voluti dal Padre: In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo (Ef 1,4).
La contaminazione del mondo non ha raggiunto colui che del mondo è il cuore vivo, innocente, pulsante di vita divina.
Perciò in Cristo, crocifisso e risorto, l'ideale di una vita immacolata, che su questa terra sembra un mito illusorio, ritorna a essere per tutti una concreta possibilità e resta il destino a cui tutti siamo stati chiamati. Solo che ormai questo destino si colloca in un ordine di redenzione; cioè può avverarsi  come frutto di un riscatto doloroso, come conseguenza di una riconquista, come effetto di una vittoria di Dio ottenuta attraverso l'obbedienza, l'amore, la sofferenza, la morte di Cristo.

MARIA, LA PERFETTA REDENTA
La creatura in cui la redenzione di Cristo si è operata nel modo più efficace e totale è la Vergine Maria. Sublimiori modo redempta: redenta in maniera più sublime, dice il documento con cui Pio IX nel 1854 ha dichiarato la "Immacolata concezione" di Maria, appartenente al patrimonio della nostra fede. In lei l'ideale primitivo, essere santi e immacolati, si avvera perfettamente dal primo istante di vita. Non c'è ombra di peccato, di bruttezza interiore, di infedeltà, in colei che è la piena di grazia (Lc 1,28).
Maria apparve nella storia di Israele come una dei "poveri di Jahvè", cioè di quelle persone che solo in Dio (e non nei mezzi umani e nei potenti della terra) ripongono la loro fiducia. Le narrazioni evangeliche ce la mostrano silenziosa e tranquilla, indifferente al giudizio del mondo, anche nei momenti penosi provocati dalla sua misteriosa maternità.
È la creatura obbediente che in un "sì", in un "eccomi", ha riassunto ed espresso tutto il senso della propria esistenza.
È la vergine libera e consapevole che, prima tra le fanciulle ebree, ha scelto la strada della donazione sponsale a Dio, esplicitamente e irrevocabilmente voluta: non conosco uomo (Lc 1,34).
È la sposa e la madre che realizza perfettamente la sua femminilità in tutte le sue virtuali ricchezze e in tutto il suo valore inestimabile.
Sposa, vergine e madre, incontaminata perché colma d'amore, ella si manifesta agli uomini come la figura e la primizia della santa Chiesa, che è la sposa feconda di Cristo, senza macchia né ruga, sempre insidiata, sempre perseguitata, sempre incompresa dal mondo, ma fedele al suo Signore, testimonianza eloquente (contro l'apparente trionfo del male) della divina energia che da Cristo crocifisso, assiso alla destra del Padre, continua a riversarsi sulla terra e a lievitarla di grazia.
Nel mistero della Chiesa anche noi, sia pure in modo imperfetto, possiamo come Maria esistere senza colpa. Il battesimo ci ha riportati allo stato di innocenza cui Dio dall'inizio ci aveva chiamati. Questo battesimo - continuamente riscoperto e riattivato nel sacramento della penitenza, nella partecipazione all'Eucaristia, nella tensione quotidiana alla coerenza della vita con la nostra fede - ci assimila a Maria, la Vergine immacolata, e ci riconduce ogni giorno alla bellezza originaria del disegno di Dio.
Vivere in questa crescente consapevolezza, intelligente e operosa, della nostra elezione a figli di Dio sia in questa celebrazione il nostro desiderio, la nostra preghiera, in nostro rinnovato proposito.

Fonte: La donna ideale, (omelia per l'8 dicembre 2016)

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