BastaBugie n�154 del 20 agosto 2010

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1 KGB IERI, AGLI ORDINI DI STALIN
Ritrovata fossa comune con i resti di 495 persone uccise dall’Nkvd (il futuro Kgb)
Autore: Giovanni Bensi - Fonte: Avvenire
2 KGB OGGI, AGLI ORDINI DI MEDVEDEV
Si ritorna ai tempi dell'Unione Sovietica con pieni poteri alle spie dell’Fsb (ex Kgb)
Autore: Giovanni Bensi - Fonte: Avvenire
3 IL RITORNO ALL'ENERGIA NUCLEARE DI PACE SARÀ UN PROGRESSO PER L'ITALIA
Lo spiega un libro con l'introduzione di Antonino Zichichi
Autore: Antonino Zichichi - Fonte: L'Ottimista
4 GHEDDAFI ANNUNCIA LA PROSSIMA CONQUISTA MUSULMANA
Allah ha creato l'Europa e, con l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea, noi la conquisteremo!
Fonte: Corrispondenza Romana
5 LA DIFESA DI POLANSKI DA PARTE DEI LAICISTI
A chi attacca la Chiesa non interessa nulla delle vittime della pedofilia
Fonte: Unione Cristiani Cattolici Razionali
6 ECCO LA MEDICINA DEI DESIDERI
Quando l'uomo viene considerato un prodotto si arriva inevitabilmente all'eugenetica (che piaceva tanto a Hitler)
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: Zenit
7 E' TEMPO DI RITORNO ALL’APOLOGETICA (O TEOLOGIA FONDAMENTALE)
L'ottimismo di Benedetto XVI nella nomina di Fisichella
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Corriere della Sera
8 LA BELLEZZA DEL SACERDOZIO CATTOLICO STA NELLA SUA NECESSITA' PER LA SALVEZZA DELL'UOMO
Ma se una religione vale l’altra, cosa rimane di questa bellezza?
Fonte: I Tre Sentieri
9 OMELIA PER LA XXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 13,22-30)

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - KGB IERI, AGLI ORDINI DI STALIN
Ritrovata fossa comune con i resti di 495 persone uccise dall’Nkvd (il futuro Kgb)
Autore: Giovanni Bensi - Fonte: Avvenire, 17 luglio 2010

Le ossa scoperte alla periferia di Vladivostok, sul Pacifico, appartengono a centinaia di vittime del terrore staliniano, uccise dall’Nkvd, la polizia politica “antenata” del Kgb. Lo hanno confermato le autorità locali in base ai risultati raggiunti dagli esperti di medicina legale.
Il macabro ritrovamento risale al mese scorso, ma la conferma arriva solo ora: si tratta degli scheletri di almeno 495 persone, la maggior parte con segni di sparo alla nuca, e di ben 3,5 tonnellate di altre ossa, riportate alla luce in una fossa comune da operai impegnati in lavori stradali. Il sindaco di Vladivostok ha emesso un comunicato in cui si afferma che «l’ipotesi che i resti appartengano alle vittime delle repressioni è stata confermata».
Le vittime, questa la conclusione delle perizie, sono state uccise presumibilmente durante il «grande terrore» degli anni ’30 del secolo scorso, quando milioni di cittadini sovietici furono fucilati o eliminati nei campi di lavoro forzato siberiani del Gulag, di cui Vladivostok era un centro di smistamento. Ora i resti saranno sepolti in un memoriale.

Fonte: Avvenire, 17 luglio 2010

2 - KGB OGGI, AGLI ORDINI DI MEDVEDEV
Si ritorna ai tempi dell'Unione Sovietica con pieni poteri alle spie dell’Fsb (ex Kgb)
Autore: Giovanni Bensi - Fonte: Avvenire, 17 luglio 2010

Con 350 voti a favore, in maggioranza provenienti dal “partito del potere” Russia Unita, la Duma ha approvato in via definitiva una legge, osteggiata da molte polemiche, che estende i poteri dell’Fsb, il Servizio federale di sicurezza erede del Kgb. La legge ora passa al Consiglio della Federazione e poi alla firma da parte del presidente Dmitrij Medvedev.
Secondo le nuove norme, un ufficiale dell’Fsb o un suo sostituto, può convocare qualsiasi cittadino, anche in assenza di prove e solo in base a sospetti, e comunicargli una diffida «sull’inammissibilità di azioni che creano le condizioni per il compimento di reati». La nuova legge prevede anche aggravanti delle pene per l’inadempimento di «una legittima richiesta o disposizione di un agente dell’Fsb » e per la «resistenza contro l’esecuzione da parte dell’agente di doveri d’ufficio». Le sanzioni vanno dall’arresto per 15 giorni e 500-1000 rubli di multa fino a 10-50 mila rubli.
Gli attivisti dei diritti umani hanno espresso il timore che la nuova legge sia diretta contro gli oppositori e divenga il pretesto per angariare chi è di opinioni differenti dal Cremlino. Giovedì il presidente Dmitrij Medvedev, durante una conferenza stampa con il cancelliere tedesco Angela Merkel a Ekaterinburg, aveva ammesso che la legge era stata preparata per sua diretta disposizione. Rispondendo alla domanda di una giornalista tedesca, Medvedev aveva respinto la critica affermando che si tratta «di una nostra legge interna e non di un atto internazionale». Sempre giovedì, ma prima che Medvedev facesse la sua ammissione, un gruppo di oppositori gli rivolsero in una lettera aperta l’invito a non firmare la nuova legge. Ieri, dopo la decisione della Duma, circa 80 esponenti dell’opposizione hanno indirizzato un messaggio al presidente del Consiglio della Federazione, Sergej Mironov.
Fra i firmatari vi sono il presidente dell’Ordine degli avvocati di Mosca, Genri Reznik e Oleg Orlov, capo dell’organizzazione “Memorial”. Questi osservano che «l’opinione pubblica in Russia e all’estero ha già rilevato che la nuova legge restituisce all’Fsb i poteri dei servizi segreti del regime totalitario ». I firmatari fanno presente che i poteri dell’Fsb in Russia hanno già superato «qualsiasi ragionevole limite». Per contro, il vicedirettore dell’Fsb, Jurij Gorbunov, ha dichiarato che i nuovi poteri della sua organizzazione le permetteranno di combattere più efficacemente contro il terrorismo.

Fonte: Avvenire, 17 luglio 2010

3 - IL RITORNO ALL'ENERGIA NUCLEARE DI PACE SARÀ UN PROGRESSO PER L'ITALIA
Lo spiega un libro con l'introduzione di Antonino Zichichi
Autore: Antonino Zichichi - Fonte: L'Ottimista, 21 Luglio 2010

Potremmo guardare al futuro con speranza, se riuscissimo a superare il pericolo che ci minaccia: la fame energetica nel mondo. Uno studio della WFS (World Federation of Scientists) ha stabilito che l’unico indice sicuro per conoscere il tenore di vita in una nazione è l’energia pro-capite. Dove c’è energia è possibile risolvere qualsiasi problema. Oggi nel mondo ottocento milioni di persone hanno a loro disposizione la stessa quantità di energia pro-capite che avevano i nostri antenati dell’età della pietra. È in questo pezzo d’umanità che si registra il più alto livello di mortalità dovuta a mancanza di cibo e malattie.
Noi apparteniamo al gruppo di privilegiati del G8; siamo quasi un miliardo e abbiamo a disposizione la giusta quantità di energia pro-capite per l’alto tenore di vita che siamo riusciti a raggiungere. Fino a quando?
Su questo satellite del Sole il numero di viaggiatori è sei miliardi e mezzo. Prima o poi tutti – il che vuol dire anche gli altri cinque miliardi e mezzo di persone – vorranno vivere avendo a loro disposizione la stessa quantità di energia pro-capite che abbiamo noi del G8. Se non fosse per il “fuoco nucleare di pace” questa fame d’energia resterebbe senza soluzione. Il “fuoco nucleare di pace” permette infatti di risparmiare un milione di volte nella trasformazione di massa in energia. Invece di un milione di chili di petrolio, gas, carbone, biomasse o legna, basta un chilo di materiale nucleare per produrre la stessa quantità d’energia. D’altra parte, le frontiere della Scienza ci hanno aperto gli occhi sui tre modi in cui è possibile generare energia. Questi tre modi sono: il fuoco elettromagnetico (carbone, legna, biomasse, petrolio, gas), il fuoco nucleare (di fissione e fusione), e il fuoco di annichilazione dell’antimateria con la materia. Quest’ultimo è a bilancio fortemente negativo, quindi economicamente privo di interesse. Rimangono i primi due. Pensare ad altri fuochi è fuori da ogni credibilità scientifica. La sola possibilità per garantire energia sufficiente ai sei miliardi e mezzo di viaggiatori nella navicella spaziale chiamata Terra è il fuoco nucleare di pace.
Stanno entrando nell’economia mondiale i Paesi in via di sviluppo: Cina e India sono i primi della lista, ma molti altri sono in procinto di entrare. Nonostante il tenore di vita dei Paesi emergenti sia ancora lontano dal nostro, l’enorme quantità d’energia necessaria per venire incontro alle loro necessità domestiche e industriali non può avere sorgente nei combustibili convenzionali (carbone, biomasse, petrolio, gas): l’atmosfera subirebbe danni irreversibili. Come spiega con estrema semplicità in questo libro Franco Battaglia, non si può affrontare la crisi con le tecniche eoliche e solari per due motivi. Costano troppo e non potranno mai essere in grado di produrre le potenze necessarie alle attività umane, incluse quelle industriali, che sono il vero motore del progresso civile e sociale. L’unica via d’uscita è il fuoco nucleare di pace: è l’unico a poter garantire all’umanità di disporre di una quantità enorme di energia senza distruggere enormi quantità di materia.
La Nazione che ha dato i natali a colui che ha saputo scoprire il “fuoco nucleare di pace” – formidabile conquista dell’intelletto umano – è l’Italia. La stessa Nazione che oggi ha perso una delle componenti essenziali della propria Libertà: quella energetica. Nella crisi energetica mondiale l’Italia sarebbe oggi nel G-8 in una posizione di straordinario privilegio se non avesse rinunciato da oltre due decenni all’insegnamento del padre di questa straordinaria invenzione tecnologica: Enrico Fermi.
L’abbandono del nucleare ha fatto piombare il nostro Paese nel gruppo delle Nazioni caratterizzate dalla schiavitù energetica. Se scoppiasse una crisi politica a livello planetario i Paesi da cui compriamo petrolio, gas ed energia (nucleare) bloccherebbero l’erogazione per garantire libertà energetica ai loro cittadini. Precipiteremmo nel gruppo dei Paesi colpiti da black out e crollerebbero le nostre attività produttive. Diventeremmo poveri senza possibilità di negoziare alcunché in quanto energia vuol dire alto tenore di vita.
Ecco perchè l’Italia deve uscire dallo stato di schiavitù energetica in cui si trova. Per far questo è necessario portare al grande pubblico i dati reali su cui si fonda la scelta dell’energia nucleare in Italia. È quello che fa il collega e amico Franco Battaglia nel suo libro Energia nucleare? Sì, per favore... (21mo Secolo, 2010): un contributo di semplicità e chiarezza per dare a tutti la possibilità di giudicare quanto sia urgente per l’Italia la scelta nucleare. Dove c’è energia c’è benessere. Realizzare in Italia una potente catena di centrali nucleari vuol dire liberare la patria di Enrico Fermi dalla schiavitù energetica.

Fonte: L'Ottimista, 21 Luglio 2010

4 - GHEDDAFI ANNUNCIA LA PROSSIMA CONQUISTA MUSULMANA
Allah ha creato l'Europa e, con l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea, noi la conquisteremo!
Fonte Corrispondenza Romana, 31/7/2010

Recentemente Gheddafi, che ha il merito di non praticare il “politicamente corretto”, si è espresso a Tripoli davanti ai capi delle delegazioni islamiche venute dai Paesi europei. Durante il discorso ha affermato: «Siamo fieri dell’islam in Europa e dei suoi musulmani […] poiché è una presenza musulmana nel cuore del continente cristiano, che un tempo ha attaccato l’islam nelle sue terre [quando si sa che i musulmani sono gli invasori delle terre in questione] nel Medio Oriente e nell’Africa del Nord» (“Présent”, 6 luglio 2010).
E ha enumerato una serie di Paesi, quali l’Algeria, la Libia, la Siria, l’Egitto, il Sudan, la Tunisia, il Marocco «e tutti i Paesi islamici dell’Africa e dell’Asia», in cui il cattivo Occidente – «gli invasori imperialisti» – ha ucciso «milioni» di musulmani. Ed ha aggiunto: «Allah ha promesso la vittoria dell’islam su tutte le religioni […]. Voi [i musulmani] siete una minoranza in Europa. Con la volontà di Allah, un giorno diventerete una maggioranza e ciò vi permetterà di avere la meglio. Sarete gli imam e gli eredi del continente europeo».
In riferimento alla Turchia, Gheddafi ha assicurato che prima o poi il Paese entrerà nell’Unione Europea: «Ciò significa che il continente europeo non sarà più quello dei crociati o un continente cristiano. L’islam diventerà un partner potente nel continente europeo in termini di territorio, di popolazione e di azioni. Attenderemo il giorno in cui la Turchia aderirà all’UE, in modo che entri a far parte della Storia come un cavallo di Troia». È come un avvertimento chiaro, limpido e preciso, da prendere molto sul serio, poiché i dhimmi europei si preparano ad aprire le porte a questo cavallo di Troia.
«Fortunatamente i musulmani si moltiplicano – continua il leader libico – e il loro numero cresce molto più rapidamente di quello delle altre religioni […]. Nessuno può arrestare questo fenomeno, neanche in Palestina. I musulmani palestinesi si moltiplicano quattro volte più velocemente degli ebrei […]. Allah ha creato la terra per tutti i popoli, nessuno ci può impedire di vivere in Europa. È Allah, non gli europei, che ha creato l’Europa. Voi [i musulmani] siete residenti dell’Europa. È la vostra terra. È inconcepibile che lì siate umiliati e perseguitati».

Fonte: Corrispondenza Romana, 31/7/2010

5 - LA DIFESA DI POLANSKI DA PARTE DEI LAICISTI
A chi attacca la Chiesa non interessa nulla delle vittime della pedofilia
Fonte Unione Cristiani Cattolici Razionali, 16 luglio 2010

La pedofilia in realtà non interessa a nessuno. Men che meno interessano i bambini abusati. Tutto il polverone alzato nei mesi scorsi era unicamente destinato a colpire la Chiesa, utilizzando al posto delle solite crociate o di Giordano Bruno, i piccoli vittime dei pedofili. Ai laicisti non interessano gli abusi nella chiesa anglicana o protestante (ben superiori come numero), neanche quelli che avvengono a centinaia nelle famiglie e nelle scuole (infinitamente superiori come numero). Non interessano neppure i milioni di turisti europei che stanno partendo -come ogni anno dopo la rivoluzione anticlericale e libertina del ’68- per le vacanze sessuali nei paesi del Terzo mondo in cerca di piccoli bimbi per i loro giochini (vedi Corriere della Sera). Anzi, sono in prima linea -oltre ad attaccare la Chiesa- a difendere i pedofili (vedi Ultimissima 11/6/10) e a cercare di legalizzare la pedofilia come atto d’amore (vedi Ultimissima 29/5/10). Solo la Chiesa sta facendo di tutto per cambiare l’andazzo al suo interno ma sopratutto all’esterno. Tutta la premessa fatta è dimostrata dal caso Polanski. Il noto regista è stato arrestato in Svizzera lo scorso dicembre per aver ripetutamente abusato sessualmente di una bambina di 13 anni nel 1977. Ha vissuto gli arresti domiciliari in uno chalet a Gstaad. E’ tornato libero in questi giorni fra lo stupore del mondo e il silenzio dei feroci accusatori dei pochi sacerdoti macchiatisi di pedofilia. Swisscom riporta che il Neue Luzerner Zeitung, quotidiano svizzero più importante, titola: “Non tutti sono uguali”. Nell’articolo si dice: se al posto del famoso regista fosse stato fermato un attore sconosciuto, quest’ultimo sarebbe ora davanti a un tribunale americano. L’altro quotidiano, il “Landboten”, si chiede: «che cosa sarebbe successo se invece di Polanski, a finire in prigione fosse stato un religioso cattolico autore di abusi sessuali 33 anni fa?». Il Giornale si chiede: «Perché la giustizia non può essere uguale per tutti, se trattasi di artista o di religioso, secondo le ultime notizie di cronaca?». L’amministrazione Obama è invece profondamente «delusa» dalla decisione della magistratura svizzera e ha annunciato che continuerà comunque a cercare di affidare alla giustizia il regista pedofilo. Questa è l’idiozia dei laicisti: prima trattare il Papa da criminale e poi trattare da Papa un criminale. Tutta l’ipocrisia è riportata in un ottimo articolo del Telegraph di qualche giorno fa.
POST SCRIPTUM: il pensionato zoologo Richard Dawkins (vedi cosa ha detto quando ha lasciato il mondo scientifico dopo anni di battaglia ideologo-ateistica e dopo che il suo miglior alleato, non che maestro, Antony Flew, si è convertito al teismo), gran sacerdote dell’ateismo mondiale, dopo aver annunciato di voler far arrestare il Santo Padre per presunti e aleatori insabbiamenti (o forse per devastante concorrenza e invidia), non ha ancora preso alcuna iniziativa verso l’arresto del pedofilo Polanski. Siamo in attesa di aggiornamenti...

Fonte: Unione Cristiani Cattolici Razionali, 16 luglio 2010

6 - ECCO LA MEDICINA DEI DESIDERI
Quando l'uomo viene considerato un prodotto si arriva inevitabilmente all'eugenetica (che piaceva tanto a Hitler)
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: Zenit, 30 luglio 2010

Accanto alla medicina nella sua funzione tradizionale di cura delle patologie, sta sorgendo una “medicina dei desideri”, la cui conseguenza finale è l’eugenetica. Il tema è stato trattato durante la tavola rotonda L’uomo: prodotto perfetto, tenutasi ieri pomeriggio a Family Fiuggi Festival.
La degenerazione dell’uomo da creatura vivente a “prodotto” è stata sottolineata nell’introduzione dalla presidente del Family Fiuggi Festival, Antonella Bevere Astrei: “Si pensa di poter fare dell’uomo ciò che si vuole e si arriva a paradossi come la ‘sessualità sterile’ o la ‘sterilità feconda’. E se l’uomo, come prodotto, viene male, posso permettermi di rifiutarlo...”.
È seguita la testimonianza dei coniugi Giovanni e Anna Rimoldi, due insegnanti di Busto Arsizio. I signori Rimoldi hanno perso l’unica figlia, Maria Gabriella, nata dopo quindici anni di matrimonio e vissuta soltanto cento giorni.
“L’impatto con un figlio che non nasce ‘perfetto’ e con la sua malattia è straziante per i suoi genitori – ha dichiarato la signora Rimoldi -. Se non si è sorretti da saldi principi morali si scivola nel mito dell’uomo perfetto: fecondazione artificiale, diagnosi prenatale, aborto eugenetico, sono espressioni concrete di questa mentalità”.
Giovanni e Anna Rimoldi hanno però accettato la venuta al mondo della loro figlia, pur affetta da trisomia 18 e destinata a morire dopo poche settimane. “Abbiamo di fronte due culture alternative: quella dello stupore di fronte alla vita e quella del disincanto totale – ha proseguito la signora Rimoldi -. Un figlio è un diritto o un dono? Io e mio marito abbiamo accolto la nostra bambina come un dono”.
“Ad una prima fase di sconforto – ha aggiunto Anna Rimoldi – è seguita per noi quella dell’affidarsi al Signore e, infine, dell’accettazione di quanto ci era successo. Dopo quindici anni di matrimonio sterile, le nostre aspettative erano diverse: non potevamo certo aspettarci che Dio si riprendesse così presto nostra figlia”.
“Maria Gabriella nacque un 22 dicembre – ha proseguito – ma per noi più che un Natale è stato ricevere la Croce. A lungo abbiamo implorato il Signore e abbiamo pregato Santa Gianna Beretta Molla per un miracolo, poi abbiamo compreso che i piani di Dio non erano i nostri, con la certezza di incontrare e rivedere nostra figlia in Cielo”.
La disquisizione teorica è stata introdotta dal professor Lucio Romano, presidente nazionale di Scienza e Vita. “Dobbiamo innanzitutto recuperare il senso della parola 'uomo' che non è riducibile a mero fatto biologico – ha affermato Romano -. L’uomo è un essere vivente che si connota per caratteristiche biologiche, fisiologiche, psicologiche e spirituali da nessuna delle quali si può prescindere. Allo stesso modo la fecondazione non è il mero incontro tra due cellule”.
La concezione antropologica moderna è viziata da due concezioni principali. La prima è quella liberal-libertaria secondo la quale l’uomo “è un soggetto libero e autonomo ma solo nella dimensione dell’io, mentre il tu e il noi non sono contemplati L’embrione, l’anziano, il malato, il disabile, in quanto soggetti non autonomi non possono decidere per sé”.
“Il benessere fisico diventa l’unico parametro di dignità – ha osservato il professor Romano – con il risultato che prevale la legge del più forte”.
L’altra corrente di pensiero prevalente è quella utilitaristica la quale “valutando costi e benefici, tiene conto soltanto dell’impatto sociale dell’handicap. Disabile è stato tuttavia anche un grande pianista jazz come Michel Petrucciani (1962-1999) che per le sue caratteristiche fisiche, probabilmente sarebbe stato già eliminato nel grembo materno secondo questo tipo di mentalità”.
Il professor Giuseppe Noia , specialista in medicina prenatale presso il Policlinico Gemelli di Roma e cofondatore della onlus “La Quercia Millenaria”, ha seguito molte gravidanze difficili e ha fatto nascere numerosi bambini portatori di handicap. “L’uomo non è un prodotto ma una creazione meravigliosa - ha esordito Noia – e, già da embrione, è un protagonista della propria vita e di quella di sua madre”.
Eppure l’embrione, che è un essere umano a tutti gli effetti, “si ritrova solo ed indifeso a combattere una cultura che gli è ostile: è abbandonato dalla legge, dalla politica, dalla cultura, finanche dai suoi genitori. Quindi, se c’è un punto su cui noi uomini di cultura dobbiamo impegnarci è quello della testimonianza per la vita”.
“Nessuna madre che è andata incontro ad aborto spontaneo vi dirà mai: ‘ho perso un embrione di 12 millimetri ma ‘ho perso il mio bambino’. Il dolore può essere proporzionale soltanto alla perdita di una presenza”, ha aggiunto il professor Noia.
“Come profetizzò G.K. Chesterton (1874-1936), ci ritroviamo oggi a difendere l’incredibile sensatezza della vita umana”, ha poi concluso Noia.
La figura di Chesterton, uno dei primi avversari dichiarati dell’eugenetica, è stata tratteggiata dallo scrittore ed editore Fabio Trevisan, vicepresidente della casa editrice Fede e Cultura ed autore di alcuni saggi sul grande scrittore cattolico inglese.
“Chesterton non era scienziato – ha esordito Trevisan – ma la sua grande intuizione, il suo gusto per l’umorismo paradossale, lo portò a criticare in modo lungimirante i nascenti pericoli dell’eugenismo. È stato un precursore del dialogo tra fede e ragione: usava la razionalità ma contrastava il razionalismo”.
“Attraverso il personaggio di padre Brown, il sacerdote detective, Chesterton rivalutò il linguaggio delle parabole evangeliche – ha proseguito Trevisan -. Partendo da una realtà già nota, arrivava a scoprire una realtà nuova, ulteriore e sorprendente”.
“Seguendo questo metodo, Chesterton denunciò, con largo anticipo sui tempi, i rischi di una scienza disumanizzante. Comprese che il linguaggio dell’eugenetica si nascondeva dietro parole magniloquenti che nascondevano la realtà, anziché rivelarla”.
“L’ideologia eugenistica, in definitiva, è una delle tante conseguenze negative del pensiero di chi vuole ignorare la realtà, pur conoscendola. In tal senso è illuminante uno dei tanti aforismi paradossali, ideati da Chesterton: ‘Tutte le strade portano a Roma, proprio per questo molti non ci sono andati...”.

Fonte: Zenit, 30 luglio 2010

7 - E' TEMPO DI RITORNO ALL’APOLOGETICA (O TEOLOGIA FONDAMENTALE)
L'ottimismo di Benedetto XVI nella nomina di Fisichella
Autore: Vittorio Messori - Fonte: Corriere della Sera, 7 luglio 2010

C’è il senso del pontificato intero di Benedetto XVI nella istituzione, il giorno della  festa di Pietro e Paolo, dell'immutabile destino della Chiesa: trionfante e sofferente insieme, per il riannuncio della fede in un mondo dove “il Dio di Gesù sembra eclissarsi“. E c’è un significato preciso, se il neonato Consiglio è stato affidato a un arcivescovo come Rino Fisichella, specialista  in quella antica  “apologetica” che oggi si preferisce chiamare “teologia fondamentale“.
Per capire, bisogna porsi alcune domande. Cominciando dalla più importante: la Chiesa cattolica è davvero in grave difficoltà? In realtà, teologia ed esperienza storica mostrano che sempre è stata, e sempre sarà, al contempo triumphans et dolens.
Come il suo Fondatore sarà sempre, parola di Pascal, viva e feconda e, al contempo, come agonizzante. Clero indegno, tra abusi sessuali e affarismi? Nessuna sorpresa, essendo, nel suo volto umano, sia casta che meretrix, sia madre dei santi che rifugio e patria dei peccatori. Perseguitata? Se non lo fosse, smentirebbe il monito del Cristo ai discepoli, che non possono avere sorte diversa dal Maestro. In decadenza  numerica, quanto a praticanti e vocazioni?, Doveroso, in fondo, poiché il suo destino, come prevede il Vangelo, è di essere “piccolo gregge“, “lievito“, “sale“, “granello di senape“.
E’ semplice catechismo. Sbagliano, dunque, coloro che si avventurano in improbabili analisi, immaginando un Benedetto XVI “angosciato“ per questo tipo di problemi.
Proprio per la sua  prospettiva di fede, papa Ratzinger è molto addolorato, e non manca di dirlo pubblicamente ma, al contempo è lontano dalla “angoscia“. Quando mi descriveva la situazione  inquietante ,della Catholica nella tempesta postconciliare , mi permisi di chiedergli se, malgrado tutto, le sue notti fossero tranquille. Mi guardò sorpreso : << Perché non dovrei dormire? Dobbiamo fare, tutti, il nostro dovere sino in fondo. Ma saremo giudicati da Gesù sulla buona volontà, non sui risultati . La Chiesa non è nostra. Noi siamo solo l’equipaggio di un barca che è Sua, è Lui che tiene il timone e stabilisce la rotta. Sappiamo che ci saranno tempeste, anche terribili, che le sofferenze di ogni tipo non mancheranno ma sappiamo anche che non affonderemo e che prima o poi arriveremo al porto“.
Se “angoscia" c’è, nel papa, non è certo per tribolazioni spesso provvidenziali, in ogni caso già annunciate venti secoli fa. C’è un sospetto di angoscia, semmai, per la constatazione -che in lui è sempre stata lucida e costante - che è proprio la fede che oggi  fa problema. Nulla può turbare il Pastore, se nel clero e nei laici  regge la fiducia nella esistenza di Dio, nella verità del Vangelo, nella Chiesa come corpo del Cristo.
Nulla può stare in piedi, invece, se ci si convince che ci sono Caso, Materia, Evoluzione cieca al posto di Dio; che la Scrittura non è che un’antologia caotica di remota  letteratura semitica; che la Chiesa è una multinazionale affaristica o , a esser benevoli, la maggiore delle ONG, una Croce Rossa con l’hobby della religione. Per   due volte, solo negli ultimi mesi, Benedetto XVI ha ripetuto, e ogni volta, sì, con un sospetto di angoscia: “ La fede rischia oggi di estinguersi come una fiamma che non trova più alimento“. A Fatima ha ricordato l’equivoco di tanto attivismo clericale,    che si affatica sulle conseguenze morali, politiche, sociali da trarre dalla fede, senza però interrogarsi sulla verità e credibilità di quella fede. Cosa che, oggi, non è affatto  scontata. E non lo è a tal punto che una volta, a tavola, gli sentii sfuggire una confidenza: “Oggi, in Occidente, chi mi stupisce non è l’incredulo, è il credente“.
Nella sua inquietudine, certa intellighenzia e nomenklatura ecclesiali non lo confortano ma, spesso, sembrano contrastarlo. Come ha ripetuto in questi giorni, è consapevole  che i maggiori pericoli per la Chiesa vengono dal suo interno, e non solo per il peccato del denaro, dell’arrivismo, della carne. Sa meglio di tutti (un quarto di secolo alla Congregazione per la fede non sono stati vani) che molta teologia, magari dispensata  nelle università “cattoliche“ se non “pontificie“, è  infida, insinua il dubbio e mina le certezze. Sa che tanta esegesi biblica disseziona la Scrittura come fosse un qualunque testo antico , accettando  acriticamente un metodo che chiama “storico-critico“ creato nel Novecento da atei o da protestanti secolarizzati e che più che critico è ideologico. La base stesso su cui tutto si fonda, la Risurrezione di Gesù nello spirito ma anche nel corpo, è messa in dubbio se non respinta da preti e frati in cattedra. Sa che le basi dell’etica cattolica  sono negate, nella pratica, da tanta pastorale. Sa che, nei seminari, i pochi giovani superstiti dipendono, più che dal direttore spirituale, da sociologi e psicologi: e se increduli tanto meglio, non è forse segno di “illuminata apertura“?
Se, dunque, “la fiamma“ si spegne è anche perché tanti, che pur dovrebbero, non l’alimentano, anzi lavorano per estinguerla.  E’ tempo, dunque, di gettare fascine nel braciere, riscoprendo quel lavoro di ricerca della credibilità della fede, quell’accordo tra il credere il ragionare che è sempre esistito nella Chiesa e che dopo il Concilio era stato abbandonato.
E’ tempo, insomma, di ritorno all’apologetica, per ridare alimento alla fiaccola, spenta la quale niente avrebbe più senso e San Pietro, con il Vaticano intero, potrebbero essere consegnati all’Unesco come semplice “patrimonio artistico della umanità“. Non a caso mons. Fisichella, specialista proprio di apologetica, o teologia fondamentale, che dir si voglia, è sembrato a Benedetto XVI il “fuochista“ adeguato. Un lavoro arduo attende l’arcivescovo, cardinale se farà bene. Qui, per la Chiesa, tutto è in gioco: e non basteranno i soliti convegni, dibattiti, “cattedre di non credenti“ o la solita “documentite“ ad uso interno. Ci vorranno nuovi apologeti, rispettosi di tutti e al contempo coriacei nel mostrare le ragioni per le quali il credente non è un credulo, perché il Vangelo è “vero”.

Fonte: Corriere della Sera, 7 luglio 2010

8 - LA BELLEZZA DEL SACERDOZIO CATTOLICO STA NELLA SUA NECESSITA' PER LA SALVEZZA DELL'UOMO
Ma se una religione vale l’altra, cosa rimane di questa bellezza?
Fonte I Tre Sentieri, 10 luglio 2010

La bellezza del sacerdozio cattolico sta nella sua necessità per la salvezza dell’uomo. Ma quando s’inizia a credere che ogni religione vale l’altra cosa rimane di questa bellezza?
Che ci sia una crisi delle vocazioni è sotto gli occhi di tutti. Che poi si dica che non sia crisi di vocazioni (ed è vero) ma di risposte alla vocazione, non è che cambi molto le cose. Sant’Ignazio di Loyola, che di vocazioni se ne intendeva, tanto che nei suoi Esercizi spirituali ha inserito ben diciassette punti per riflettere seriamente sulla scelta del proprio stato, affermava addirittura che un maschio su tre fosse chiamato al sacerdozio. Certo, non sappiamo se le cose stiano effettivamente così; resta il fatto che siamo su cifre molto, ma molto lontane dalle attuali. Sta prendendo piede la figura del parroco globe-trotter: alle 9 Messa nella parrocchia A, alle 10 in quella B e alle 11.30 in quella C... che la D e la E si arrangino. Ci sono molte parrocchie (non mi riferisco soltanto all’Italia) che il sacerdote lo vedono ormai con il cannocchiale. C’è il diacono Tizio e il diacono Caio che organizzano le cosiddette “paraliturgie”, che, con tutto il rispetto, stanno alla Messa nemmeno come le patate lesse ad un bel piatto di spaghetti alla carbonara. Paragone forse irriverente, ma è per rendere un’idea che in realtà non si può rendere, perché solo la Messa ha un valore infinito, solo nella Messa è Dio che si offre in sacrificio. Se mettessimo su un piatto della bilancia tutte le preghiere di questo mondo e su un altro una sola Messa, la bilancia sicuramente penderebbe dalla parte della Messa.
Ma torniamo al discorso da cui siamo partiti. Il numero dei sacerdoti è assolutamente insufficiente. E giustamente si cerca di correre ai ripari. Si fanno convegni, piani pastorali, incontri e giornate di preghiera; tutte cose buone... anzi ottime (cosa c’è di più importante della preghiera?), ma si rivelano come “fatiche di Sisifo”, cioè inutili. E questo perché si dimentica una cosa molto importante e cioè che oggi non si sottolinea abbastanza l’esclusivismo salvifico del Cattolicesimo, ovvero che la salvezza è solo nella Chiesa cattolica. Si è invece diffusa quella che può essere chiamata la “sindrome dell’Anas”: ogni strada, se ben curata, è buona per arrivare a destinazione... e così ogni religione, se ben praticata, sarebbe buona per raggiungere la felicità eterna.
Torniamo alla crisi delle vocazioni e riflettiamo. Si può davvero risolvere questo problema senza riproporre l’esclusivismo salvifico del Cattolicesimo?  Facciamo un esempio. Un giovane pensa di avere la vocazione al sacerdozio. Sa che si tratterà di una vita di numerose rinunce. Poi gli fanno capire che, in realtà, tutti si salvano indipendentemente dalla religione che si professa. E’ naturale che qualche dubbio gli venga. Ma chi glielo fa fare? Se ogni religione è buona, a che serve il sacerdozio cattolico? Si potrebbe obiettare: ma nessuno deve credersi indispensabile. Verissimo. Ma ciò vale per la propria persona, non per la funzione che si ricopre. Ci spieghiamo. Don Tizio deve essere sì consapevole della sua inutilità (siamo tutti “servi inutili”-Luca 17,10), ma non può ritenere inutile –anzi!- il suo sacerdozio. Lo ripeto: l’inutilità vale per la propria persona non per il ruolo che si ricopre nella Chiesa.
D’altronde la bellezza del sacerdozio cattolico sta proprio nel portare a tutti la Grazia per donare il Paradiso. Leggete queste bellissime parole del Santo Curato d’Ars: “Quando vedete un sacerdote, dovete dire: ‘Ecco colui che m ha reso figlio di Dio e mi ha aperto il cielo per mezzo del santo Battesimo, colui che mi ha purificato dopo il peccato, colui che nutre la mia anima.’ Il sacerdote è per voi come una madre, come una nutrice per il neonato: ella gli dà da mangiare e il bimbo non deve far altro che aprire la bocca. La madre dice al suo bimbo: ‘Tieni, piccolo mio, mangia’. Il sacerdote vi dice: ‘Prendete e mangiate, ecco il Corpo di Gesù Cristo. Possa custodirvi e condurvi alla vita eterna’. Che belle parole! Il sacerdote possiede le chiavi dei tesori del cielo: è lui ad aprire la porta; egli è l’economo di Dio, l’amministrazione dei suoi beni.”

Fonte: I Tre Sentieri, 10 luglio 2010

9 - OMELIA PER LA XXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 13,22-30)

Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 22 agosto 2010)

La scorsa domenica era la solennità dell’Assunzione di Maria in Cielo. Abbiamo meditato come la Madonna assunta alla gloria celeste indica a tutti noi la meta da raggiungere: il santo Paradiso. Abbiamo meditato che dobbiamo desiderare il Cielo e per desiderarlo dobbiamo pensarci spesso. Questa domenica il brano del Vangelo continua il discorso dicendoci che la porta di accesso al Cielo è stretta e noi dobbiamo sforzarci di entrare. Gesù infatti afferma: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (Lc 13,25).
Queste parole ci fanno comprendere che l’inferno non è vuoto, come alcuni vanno dicendo, e che, purtroppo, molti non riusciranno per colpa loro a varcare quella porta stretta. Alle parole di Gesù fanno eco quelle della Madonna a Fatima, quando Ella diceva che molte anime vanno all’inferno. Ma cosa voleva dire Gesù con il riferimento alla porta stretta? Una risposta può essere la seguente: la porta stretta ci fa comprendere che per la salvezza eterna ci vuole la nostra collaborazione. Dio, che ci ha creati senza di noi, non ci salva senza di noi. Bisogna dunque impegnarsi, pensando che andare in Paradiso non è un viaggio in carrozza, ma un percorso in salita su di un sentiero angusto e a volte spinoso e, in fine, la porta che troveremo sarà così stretta che solo gli umili vi entreranno. L’entrata in Paradiso si potrebbe paragonare al travaglio di un parto: come vi è stata sofferenza per venire a questo mondo, così ve ne sarà per entrare nella Vita eterna.
Ci vuole dunque la nostra collaborazione. Prima di tutto il Signore ci chiede di pregare. Sant’Alfonso de’ Liguori non esitava ad affermare che chi prega certamente si salva e chi non prega certamente si danna. San Pio da Pietrelcina aggiungeva: chi prega certamente si salva, chi prega poco è in pericolo. La salvezza eterna è una grazia e questa grazia si deve domandare di continuo nella preghiera. Preghiamo soprattutto con il Rosario. Quando recitiamo l’Ave Maria, infatti, diciamo alla Madonna «prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte». Tutte le Ave Maria che recitiamo in vita le ritroveremo al momento della nostra morte e saranno per noi di grande sollievo in quell’ora suprema.
Apparendo dopo morte a san Giovanni Bosco, san Domenico Savio – ragazzo morto a poco più di quattordici anni – diceva che, al momento della morte, il pensiero che maggiormente rasserena l’anima è quello di essere stati devoti della Madonna durante la vita. La devozione alla Madonna e la preghiera frequente del Rosario ci consentiranno di varcare questa porta stretta e di entrare in Paradiso.
Ci vuole la nostra collaborazione per andare in Paradiso, e questa collaborazione, oltre che con la preghiera, la daremo sforzandoci ogni giorno di combattere contro il peccato che costantemente ci minaccia. Combatteremo contro il peccato, prima di tutto, evitando tutte le occasioni pericolose. Pensiamo a quei divertimenti, spettacoli, amicizie che ci espongono al peccato e ci mettono sull’orlo della perdizione. Un cristiano non dovrebbe esitare a spezzare con forza questi legami che lo mettono così in pericolo!
Quando recitiamo l’Atto di dolore diciamo: propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Queste parole indicano chiaramente che dobbiamo fuggire con decisione da tutti i pericoli che minacciano la nostra anima. Insegnava san Filippo Neri che, di fronte all’occasione pericolosa, chi ha coraggio fugge, chi invece è vigliacco vi rimane e soccombe.
Affidiamoci con tutto il cuore alla Madonna, amiamola con tutto il cuore, preghiamola sempre con fiducia. Accompagnati per mano da Lei, il cammino che conduce al Cielo diventerà dolce e soave.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 22 agosto 2010)

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