BastaBugie n�507 del 24 maggio 2017

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1 L'ITALIA E' LA DITTATURA DEI VACCINI (UNICA AL MONDO!)
Il governo rende obbligatorie ben 12 vaccinazioni: è lo Stato che decide cosa fa bene ai figli, non i loro genitori... e per chi non si sottomette al volere dello Stato scattano sanzioni pesantissime
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 CHI COMANDA IL MONDO?
Nell'epoca della post-libertà non basta vincere le elezioni, perché le elite al potere sono più forti (VIDEO: Chi comanda il mondo)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
3 CARI COLLEGHI GIORNALISTI, SMETTETE DI DIRE CHE LA CHIESA DI FRANCESCO APRE AI GAY
Vorrei inoltre dire tantissime cose sulla giornata contro l'omofobia... ad esempio che l'omofobia non esiste!
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
4 IL DELIRANTE MOVIMENTO ANIMALISTA DELLA BRAMBILLA RICEVE L'APPOGGIO DI UN ORMAI RIMBAMBITO BERLUSCONI
L'ex premier pronostica un 20% di voti per il nuovo partito che vuol dare diritti agli animali... ma in realtà toglierà diritti all'uomo
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 CON TOLKIEN ALLA SCOPERTA DELLA TERRA DI MEZZO
In una caverna viveva un Hobbit: non era una caverna brutta, sporca, umida... era una caverna hobbit, cioè comodissima...
Autore: Fabio Trevisan - Fonte: Far Famiglia
6 NEL 1957 IN FRANCIA L'ULTIMO DELINQUENTE AD ESSERE GHIGLIOTTINATO SI CONVERTE A CRISTO
Dopo la condanna a morte, come il buon ladrone, Jacques Fesch chiede perdono a Gesù (ora è in corso la causa di beatificazione)
Autore: Paolo Risso - Fonte: santiebeati.it
7 IL FILM DELLA STORIA VERA DI DUE MAMME I CUI FIGLI ADERISCONO ALL'ISIS
In ''Mothers'' i figli di due madri, una cristiana e l'altra musulmana, decidono di andare in Siria, dove uno aspira a diventare un martire per l'islam, mentre l'altro pur facendosi musulmano scopre i lati oscuri della (per lui) nuova religione
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
8 LETTERE ALLA REDAZIONE: IL CORRETTO RUOLO DI GENITORI E SUOCERI NEI CONFRONTI DEI GIOVANI SPOSI
Io non sono mai tutte le domeniche a casa dei miei genitori o suoceri, ma non si possono dare ricette pre-confezionate
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA ASCENSIONE - ANNO A (Mt 28,16-20)
Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - L'ITALIA E' LA DITTATURA DEI VACCINI (UNICA AL MONDO!)
Il governo rende obbligatorie ben 12 vaccinazioni: è lo Stato che decide cosa fa bene ai figli, non i loro genitori... e per chi non si sottomette al volere dello Stato scattano sanzioni pesantissime
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-05-2017

Non chiamatela più Italia: chiamatela Vaccilandia. Quando entrerà in vigore, il decreto Lorenzin farà del Belpaese l'unico stato al mondo con ben dodici vaccinazioni obbligatorie. E quando si dice obbligatorie si intende che l'eventuale inadempienza sarà duramente sanzionata. Con l'esclusione dalla scuola (sia statale che paritaria) fino ai sei anni dei bambini, e fino a sedici anni con sanzioni economiche molto salate, fino a 7.500 euro, e la potestà genitoriale sospesa.

LA DITTATURA DEI VACCINI
Insomma: il decreto Lorenzin è andato giù veramente pesante, facendo dell'Italia, come dicevamo, un unicum a livello mondiale. Già in Europa potevamo vantare il primato - condiviso a pari merito con la Francia - di avere delle vaccinazioni obbligatorie. In tutti gli altri civilissimi Paesi, dalla Svizzera alla Norvegia, dall'Irlanda alla Germania, i vaccini vengono proposti ma non imposti.  Da noi invece pugno duro, anzi, durissimo. Così ha voluto a tutti i costi il leader del PD Matteo Renzi, che da quando è ai vertici governativi ha cambiato radicalmente la politica vaccinale italiana. Renzi si è fatto sentire con estrema decisione nei confronti delle poche voci critiche all'interno del suo partito, lanciando al tempo stesso il guanto di sfida al Movimento 5 Stelle, da sempre piuttosto critico nei confronti di quello che viene definito il "talebanismo vaccinale". Nel dibattito è stato pressoché assente il centro-destra, che evidentemente non ha una posizione in merito. Ora poi che il Decreto è stato approvato, tutti come sempre si affrettano a saltare sul carro del vincitore e si dicono pro vaccinazioni senza se e senza ma.

LE PERPLESSITÀ DELLA SCIENZA, QUELLA VERA
Eppure qualche perplessità è pure lecito averla. Non tanto sull'utilità in generale delle vaccinazioni, che hanno contribuito certamente a ridurre e in alcuni casi debellare determinate malattie, ma quello che pone interrogativi è in primo luogo l'enorme interesse che la politica ha dedicato alla questione vaccinale. Credo che fosse dai tempi in cui si discuteva del metodo Di Bella per curare le patologie tumorali che un argomento medico non infiammava tanto il dibattito politico. Naturalmente la motivazione che i politici coinvolti potrebbero addurre è il supremo interesse della salute pubblica, che in questa visione si sostituisce addirittura alla potestà genitoriale. E' lo Stato che decide cosa fa bene ai figli, non i loro genitori. E se questi si mettono di traverso alla macchina statale delle aziende sanitarie, ecco scattare le sanzioni, le punizioni "correttive" dei reprobi. Il giorno stesso dell'approvazione del Decreto, il PD di Torino ha organizzato dei volantinaggi davanti agli asili per spiegare perché bisogna assolutamente vaccinarsi. Dalla militanza antifascista a quella antivirale, insomma. Perché tanto interesse, ribadiamo? Forse che erano in corso in Italia epidemie tali da giustificare una legge approvata tra l'altro in tempi record, come se avessimo Ebola alle porte? No: non c'è alcuna epidemia, anche se per mesi è stato creato un allarmismo febbrile intorno alle meningiti, senza alcuna giustificazione. E guarda caso le vaccinazioni contro i ceppi di Meningococco C e B (quest'ultimo rarissimo nel nostro Paese) sono tra le "magnifiche dodici" che andranno obbligatoriamente somministrate, insieme a quelle contro Difterite, Tetano, Polio, Pertosse, Epatite B, Haemophilus, Morbillo, Parotite, Rosolia, Varicella. Un po' a sorpresa è rimasto fuori il Papilloma Virus. Non per una dimenticanza, ma perché è probabile, come ha già spiegato la NBQ, che diventi l'oggetto di un decreto ad hoc che lo estenda anche ai maschi.

I VACCINI NON SONO INFALLIBILI
Nessuna epidemia? No, obiettano i vaccinalisti ad oltranza: nei primi tre mesi di quest'anno si è registrato un aumento dei casi di Morbillo. Non vogliamo certo che le vite dei nostri piccoli siano minacciate dagli untorelli non vaccinati? Peccato però che i dati epidemiologici rivelino che la stragrande maggioranza dei casi di Morbillo registrati siano in adulti. E c'è anche un altro dato che fa pensare: di questi casi ci viene detto che l'88% non era vaccinato. Leggendo in altro verso il dato, significa che il 12% degli ammalati era invece vaccinato.
Che i vaccini non siano infallibili è qualcosa che è stato completamente rimosso dal dibattito, dai commenti dei media dove le vaccinazioni vengono presentate tra iperboli di ogni genere come il rimedio sicuro per sconfiggere le malattie. Eppure, ci sono malattie infettive che in Occidente sono state debellate non dai vaccini, ma dal miglioramento delle condizioni di vita, come nel caso della Tubercolosi. Il vaccino che veniva fino a pochi anni fa praticato in Italia è stato da tempo ritirato dal mercato perché inefficace. Intanto però i casi di TBC sono in Italia circa 5.000 all'anno, ma evidentemente ciò non giustifica una implementazione della ricerca, e il bacillo sta diventando sempre più resistente agli antibiotici. Un'altra cosa che non si può dire della TBC (meglio vincere facile contro un avversario più abbordabile come la Varicella) è che una percentuale molto alta, che si avvicina al 40%, dei migranti, è positiva al test tubercolinico.

MARKETING POLITICO E STATALISMO ASFISSIANTE
Insomma, più che a un serio dibattito scientifico sulle malattie infettive e sulla loro prevenzione, abbiamo assistito ad una grande operazione di marketing che ha visto protagonisti alcuni soggetti politici. Per quali motivi? Uno può essere quello che ergersi a paladini della salute pubblica e del progresso scientifico, contro le resistenze degli "oscurantisti", può essere pagante su un piano elettorale. Come si diceva all'inizio, lo scontro è stato soprattutto tra PD eM5S. Non per niente l'iniziativa dei volantinaggi è partita da Torino, dove il sindaco è una pentastellata.  
Questa faida elettoralistica tra i due principali competitor della scena politica italiana avrà comunque un grosso costo economico, perché tutta la macchina delle 12 vaccinazioni obbligatorie più quelle ancora facoltative, tutte naturalmente offerte gratuitamente, andrà a gravare pesantemente sui bilanci sanitari. Dove verranno presi i milioni di euro necessari alla campagna vaccinale a tappeto? Con tasse, aumenti di ticket, o tagli ai servizi. Già, ma il vantaggio senza prezzo di salvare vite umane? Intanto cominciamo a dire che le morti per malattie infettive rappresentano lo 0,5% di tutti i decessi nel nostro Paese. Si muore di ben altro. Ci si ammala di ben altro. Ma se le centinaia di migliaia di casi ogni anno di tumori, o di malattie cronico degenerative, non fanno notizia, il caso di Morbillo è diventato un'emergenza davanti al quale lo Stato mostra i muscoli. Come sempre forte con i deboli e debole coi forti, anche nei confronti delle patologie.
E per finire, resta la preoccupazione per normative che sempre più svuotano il ruolo e l'importanza delle famiglie. E' lo Stato che decide per te, baby.

Nota di BastaBugie: ci teniamo a precisare che noi non siamo contro i vaccini. Siamo invece assolutamente contrari all'invadenza dello Stato nelle decisioni che devono essere lasciate alla libera iniziativa delle persone e delle famiglie, anche perché, come mette ben in luce l'articolo, non siamo in presenza di nessuna emergenza santaria, né i vaccini risolvono automaticamente tutti i problemi. E' lecito quindi non accedere a tali trattamenti sanitari. Ovviamente lasciando liberi anche coloro che invece preferiscono vaccinarsi.
Precisiamo inoltre che Paolo Gulisano, autore dell'articolo, è laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Igiene e Medicina Preventiva. E' inoltre docente di Storia della Medicina.

DOSSIER "VACCINI OBBLIGATORI"
Se è lo Stato a decidere il bene dei tuoi figli...

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-05-2017

2 - CHI COMANDA IL MONDO?
Nell'epoca della post-libertà non basta vincere le elezioni, perché le elite al potere sono più forti (VIDEO: Chi comanda il mondo)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 14 maggio 2017

Siamo entrati nell'epoca della post-libertà. Forse non ce ne siamo davvero resi conto. E' un tempo in cui le elezioni non sono più decisive per assegnare il potere, la sovranità popolare sta su "Scherzi a parte" e i parlamenti e i governi sono espropriati da cessioni di sovranità verso tecnocrazie non elette (nazionali e sovrannazionali).
Nel nostro Paese che si avvia alle elezioni sarebbe necessaria una riflessione seria su questi temi, non sulle quisquilie che spesso riempiono le cronache politiche.
Una riflessione anzitutto nel centrodestra dove si trovano le migliori intuizioni (per esempio su euro, Ue, emigrazione, sovranità nazionale, rapporti internazionali, valori tradizionali, tassazione, giustizia e sviluppo), ma spesso manca la riflessione strategica.
Le diverse componenti del centrodestra - che si stanno "annusando" per cercare un accordo elettorale - dovrebbero anzitutto meditare su quanto è accaduto in Italia nel 2011 e poi sulle vicende recenti: la Brexit, l'elezione di Donald Trump e le elezioni in Francia (e negli altri paesi europei).

I PRECEDENTI
Consideriamo il caso più clamoroso: l'elezione di Trump. Gli elettori lo hanno mandato alla Casa Bianca, ma l'establishment - che gli si è pesantemente opposto durante la campagna elettorale - sta facendo fuoco e fiamme per cacciarlo da lì.
Tanto che la presidenza Trump - che voleva e doveva partire in quarta - appare duramente zavorrata, condizionata e - per diversi aspetti - azzoppata (Giulio Sapelli lo aveva scritto subito: "Trump irrompe sulla scena internazionale ancora 'sub condicione' sino a quando le forze potenti del sistema delle classi dominanti nordamericane non avranno deciso se lasciarlo salire al seggio più alto della cuspide del potere mondiale o rovinarlo con un battito poliarchico delle sopracciglia").
La Brexit. Anche in questo caso l'establishment internazionale - che aveva i suoi pilastri in Obama e nella tecnocrazia filotedesca di Bruxelles - ha fatto di tutto per condizionare e "spaventare" l'elettorato britannico.
Non c'è riuscito perché quella nazione - la più antica democrazia del mondo - è solida e gelosa della sua indipendenza (per questo non ha mai aderito all'euro).
Tuttavia ora quello stesso establishment sta cercando di farla pagare cara alla Gran Bretagna. E farà di tutto per punirla di questa insubordinazione. Però non sarà facile, anche perché a Washington non c'è più Obama e non c'è la Clinton.
In Francia l'establishment - che lega insieme l'eurocrazia filotedesca, il potere finanziario internazionale, buona parte dei media, del ceto intellettuale e buona parte della Sinistra - è sceso in campo direttamente con un suo candidato inventato dall'oggi al domani [leggi: MACRON, LA COMPLETA VITTORIA DEI POTERI FORTI, clicca qui, N.d.BB].
Negli altri paesi europei sarà ancora più facile. Gli spauracchi propagandistici (davvero ridicoli), che vengono usati con un martellamento ossessivo, sono sempre gli stessi: il populismo, le fake news, gli hacker russi, il mostro-Putin, il mostro-Trump eccetera.
D'altra parte, se si esclude la Grecia, letteralmente commissariata, l'Italia - per la sua debolezza politica e la sua scarsa coesione nazionale - è stato il primo Paese europeo che ha visto l'esproprio della sovranità popolare: nel 2011 il governo Berlusconi, legittimamente eletto, è stato sostituito da un governo tecnico gradito a Berlino, Bruxelles, Parigi e Washington (epoca Obama).

RIEDUCAZIONE DI MASSA
In questi anni il popolo italiano è stato ideologicamente "bombardato" e sottoposto a una sorta di "rieducazione" europea.
Idee come la "cessione di sovranità" - che dovrebbe far rabbrividire qualunque popolo e stato sovrano - è diventata una bandiera sventolata con orgoglio e rivendicata e spacciata come nobile e meritoria. Come il "vincolo esterno".
Hanno cercato di convincere gli italiani che è meglio se si lasciano governare da fuori dei confini.
Hanno cercato di convincerci che per "diventare" europei (come se non lo fossimo) dobbiamo smettere di essere italiani, vergognarcene un po' e lasciar perdere l'interesse nazionale italiano.
O che essere europei viene prima, è "glamour", è evoluto e colto, mentre essere italiani è provinciale, buzzurro e sciovinista.
Hanno perfino martellato l'opinione pubblica per persuaderla che senza l'euro non ci sarebbe più l'Europa. Non si sa se mettersi a piangere o a ridere.
D'altronde se volessimo considerare tutte le destabilizzazioni di questi anni in tutti i continenti, scopriremmo che in altri luoghi (come l'Iraq, la Libia o la Siria) i "cambiamenti" graditi sono stati perseguiti con metodi molto più pesanti...

CONCLUSIONE
Qual è il succo di questa storia? Semplice: non basta vincere le elezioni. E' una cosa che probabilmente alcuni - come la Lega di Salvini e il M5S - non hanno ancora capito o non hanno considerato pienamente.
Ormai i nostri Paesi - soprattutto l'Italia - sono stati avviluppati da una tale quantità di vincoli, cessioni di sovranità e subordinazioni economiche e giuridiche, che l'establishment sovrannazionale in pochissimo tempo legherebbe le mani a un governo "non gradito" e "non allineato". Portandolo alla resa o al fallimento o delegittimandolo. [...]

Nota di BastaBugie: le tematiche toccate da Socci nel precedente articolo sono trattate nel seguente video di Povia "Chi comanda il mondo"


https://www.youtube.com/watch?v=K-ecOmENIhM

Fonte: Libero, 14 maggio 2017

3 - CARI COLLEGHI GIORNALISTI, SMETTETE DI DIRE CHE LA CHIESA DI FRANCESCO APRE AI GAY
Vorrei inoltre dire tantissime cose sulla giornata contro l'omofobia... ad esempio che l'omofobia non esiste!
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 17 maggio 2017

Ci sarebbero tante tantissime cose da dire sulla giornata antiomofobia. Per esempio che picchiare minacciare denigrare calunniare qualcuno è già adesso reato nel nostro codice, per qualsiasi motivo lo si faccia. Per esempio che già oggi la legge prevede le aggravanti per motivi abietti, come sarebbe se qualcuno venisse picchiato per il suo orientamento sessuale. Per esempio che i bambini ciccioni vengono discriminati senza nessuna giornata mondiale contro la cicciofobia, o la sfigatofobia. Per esempio che l'Italia secondo l'Oscad e il Pew Institute è uno dei paesi in cui si registra minore ostilità al mondo verso le persone omosessuali, perché noi siamo un paese di grande cultura, grazie a Dio, e non siamo bifolchi come quelli dell'Onu che vengono a farci le prediche. Per esempio che mentre già oggi ci sono psichiatri che considerano la fede religiosa un fatto patologico, d'altra parte se uno psichiatra si offre di curare una persona che non viva serenamente il proprio orientamento sessuale viene messo sotto procedimento disciplinare. Per esempio che invece c'è un'epidemia di eterofobia tanto che un terapeuta titolato e stimato come Ricci viene messo sotto procedimento disciplinare se dice che i bambini hanno bisogno di un padre e una madre (idem la De Mari se osa parlare delle conseguenze fisiche della penetrazione anale).

L'OMOFOBIA NON ESISTE
Ci sarebbero tante cose da dire ma non ho avuto tempo di scriverle, oggi. E allora ne vorrei dire una che mi sta molto a cuore, prima che finisca la giornata. Io credo che l'omofobia non esista: è una parola inventata per dire una cosa che non c'è. Nessuno ha paura degli omosessuali. Probabilmente ci sono molte persone che non li capiscono, questo sì. Ma chi vuole veramente il loro bene? Chi cerca di capirli davvero, di amarli, di accompagnare le persone che provano attrazione verso lo stesso sesso, e si rifiuta invece di "accompagnare" la loro attrazione, come fa chi organizza dark rooms e glory holes e robe simili? Chi li guarda come persone e basta? Di certo non chi li ha usati e li sta usando per cercare di innescare un cambiamento culturale, un tana libera tutti in cui la sessualità diventa una palude al servizio dell'istinto e dell'emotività, senza un giudizio, senza una ragione, senza un discernimento che aiuti a capire le ferite che hanno segnato una persona. Di certo non chi li ha usati, chi li sta usando per farli diventare bandiere di una liberazione sessuale i cui frutti di solitudine infecondità sofferenza stanno sotto gli occhi di tutti.
Io penso che voglia il loro bene prima di tutto chi non li riduce alla loro inclinazione o alle loro azioni, ma chi guarda loro come persone. Amare una persona è non giudicarla mai, ma aiutarla a guardare la sua sofferenza, se c'è. Giudicare dunque le sue azioni, non la persona. Ricordare che, come scrive Harvey nel suo meraviglioso, delicatissimo libro, Accompagnare la persona, Edizioni Studio domenicano, "gli atti omosessuali sono per loro natura fonte di frustrazione e molti di coloro che li praticano sentono che non li porteranno da nessuna parte. Vi è di solito la sensazione che si cerchi nell'altro quello che manca a se stessi. La relazione fra due persone con la stessa ferita non è duratura, proprio perché ognuno cerca nell'altro una caratteristica di cui manca, ma che l'altro non potrà mai dargli. Tale mancanza consiste nella non identificazione con il proprio sesso, derivante dalla famiglia di origine".

SE UN TUO AMICO...
Se un tuo amico vive questa frustrazione, questa mancanza, tu fai il suo bene se gli dici che è fantastico vivere così, o se gli dici che lui è più grande della sua ferita, e che è possibile vivere diversamente? "La cura pastorale, dice Sean Kilkawley, esperto nella pastorale delle persone con dipendenza sessuale, non comincia con il giudizio morale degli atti commessi ma con il discernimento delle ferite presenti nella storia personale di ciascuno. Questo non significa che respingiamo la verità dell'insegnamento della Chiesa sulla persona umana e sulla sessualità umana. Come dice Amoris Laetitia 293 «nel discernimento pastorale conviene identificare elementi che possono favorire l'evangelizzazione e la crescita umana e spirituale». Questo spesso significa discernere le bugie che derivano dalle ferite subite nell'infanzia. Come ad esempio "non sono amabile", "se le persone sapessero chi sono in realtà mi rifiuterebbero", "Dio ha commesso un errore quando mi ha creato". Queste sono bugie sull'identità che sono antiche come il peccato originale. L'accompagnamento pastorale prevede di dire la verità dell'amore di Gesù difronte a queste menzogne - l'accompagnamento pastorale deve essere accompagnamento kerygmatico a partire dalla prima proclamazione dell'amore salvifico di Cristo e dalla chiamata alla conversione".
Ecco, a me sembra che la vera omofobia, o meglio, la vera cattiveria verso le persone con attrazione verso lo stesso sesso sia tacere loro la possibilità di guardare a sé in un modo diverso, e di cercare un modo diverso di vivere. Questa è la vera cattiveria: inchiodare qualcuno alla sua sessualità.

COURAGE, UNA PROPOSTA DI VITA SPIRITUALE E DI SANTITÀ
Dentro la Chiesa, praticamente l'unica a non essere caduta nella trappola della propaganda omosessualista, ci sono tante realtà in cui si accompagna la persona con carità e verità, come Courage, una proposta di vita spirituale e di santità che tanti vescovi, come monsignor Marciante a Roma, appoggiano e promuovono. Nessuno è escluso dalla chiamata alla santità, nessuno. Il Cardinale Ratzinger scriveva nel 1986 che "un programma pastorale autentico aiuterà le persone omosessuali a tutti i livelli della loro vita spirituale, mediante i sacramenti e in particolare la frequente e sincera confessione sacramentale, mediante la preghiera, la testimonianza, il consiglio e l'aiuto individuale. In tal modo, l'intera comunità cristiana può giungere a riconoscere la sua vocazione ad assistere questi suoi fratelli e queste sue sorelle, evitando loro sia la delusione sia l'isolamento". Certo, non a tutte le persone interessa la proposta cristiana, ma non si può proprio dire che queste siano parole omofobe.
Quindi, per favore, cari colleghi, basta titolare "la Chiesa di Francesco apre ai gay". Tre errori in sette parole è un bel record.
Uno. Gay è una parola propagandistica che la Chiesa rifiuta.
Due. La Chiesa non è di Francesco ma ha una tradizione bimillenaria, e il suo giudizio sugli atti omosessuali non è cambiato da san Paolo a oggi.
Tre. La Chiesa non ha aperto, è aperta da duemila anni, da quando Cristo è morto in croce, non per dirci che peccare è figo e poi alla fine si va tutti in paradiso, ma per dirci che una vita molto più bella, quella eterna, è possibile per tutti.

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 17 maggio 2017

4 - IL DELIRANTE MOVIMENTO ANIMALISTA DELLA BRAMBILLA RICEVE L'APPOGGIO DI UN ORMAI RIMBAMBITO BERLUSCONI
L'ex premier pronostica un 20% di voti per il nuovo partito che vuol dare diritti agli animali... ma in realtà toglierà diritti all'uomo
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-05-2017

Chi non ama gli animali? I due terzi degli italiani possiedono almeno un animale domestico. Silvio Berlusconi, parlando di sé dice: "Ho pecore e agnelli, sono straordinari, mi seguono quando passeggio in giardino, poi insieme ci sono anche i cani che danno i baci alle caprette. Adesso al mattino vado nel parco di Arcore con un seguito di 13 animali". Uno scenario bucolico che ricorda quello di Maria Antonietta nel suo Trianon. Prima della Rivoluzione Francese. La dichiarazione di Berlusconi avviene all'indomani della sua grazia concessa a Pasqua a cinque agnelli, che altrimenti sarebbero finiti in altrettanti piatti. E l'ha pronunciata in occasione del lancio del nuovo Movimento Animalista fondato dall'ex ministro Michela Vittoria Brambilla.

DARE DIRITTI AGLI ANIMALI? IN REALTA', SI TOLGONO DIRITTI ALL'UOMO
Chi non ama gli animali, appunto? Chi vorrebbe che venisse fatto del male al proprio amico o amica col pelo? Chi vorrebbe che venisse abbandonato, seviziato o sfruttato fino alla morte? Qui però, si va un po' oltre l'aiuto o l'amore per gli animali domestici, che per altro sono già protetti e tutelati dalla legge, contro la violenza e l'abbandono. Si va anche oltre il mero inasprimento delle pene per chi fa del male o abbandona un cane o un gatto. Il Movimento Animalista chiede, infatti, di introdurre i diritti degli animali nella Costituzione, sulla base del fatto che sono esseri senzienti. Quindi, in molti casi, secondo le proposte di legge già presentate dalla Brambilla e fatte proprie dal nuovo movimento, l'uomo deve sacrificare i propri diritti per fare largo a quelli degli animali. Si propone di vietare la caccia su scala nazionale così come l'allevamento e l'uccisione di animali da pelliccia. Si vuol vietare l'allevamento dei conigli a scopo alimentare. Niente più carne di coniglio nella nostra dieta, dunque, a prescindere dalle nostre tradizioni culinarie. E riconoscere il coniglio quale animale d'affezione al pari di cani e gatti. Si vuole vietare l'abbattimento di animali che non abbiano raggiunto l'età adulta: quindi niente più agnello pasquale. E, solo per questo punto programmatico, stiamo parlando di intere categorie dell'attività economica che spariscono, più il loro indotto.

VIETARE CARROZZE A CAVALLO, CIRCHI, PALIO DI SIENA
Un intero capitolo è dedicato agli equini. Anch'essi verrebbero riconosciuti come animali d'affezione, al pari di cani, gatti e conigli. Quindi: niente più carrozze a cavallo, niente più carne equina, niente più Palio di Siena, contro cui la Brambilla aveva già protestato. Viene proposto il divieto dell'uso di animali (di tutte le razze) in circhi, fiere e manifestazioni popolari. Niente più bestie ammaestrate, dunque, come negli spettacoli che sono d'uso sin dalla notte dei tempi. Non verrebbe più permessa, chiaramente, neppure la sperimentazione su animali. I farmaci verrebbero direttamente testati sull'uomo, se non si dovessero trovare metodi sostitutivi? E oltre ai divieti, il programma consiste anche in una serie di obblighi per gli umani: devono accettare animali domestici in tutti gli spazi pubblici (sui trasporti, negli alberghi, nei ristoranti, sulle spiagge) e anche quelli privati. Un proprietario non potrà più vietare l'accesso ai cani, dunque, come si era sempre fatto.

MILLE CONTRADDIZIONI
Così tante rinunce sono comprensibili solo se ci si cala in una logica anti-specista, cioè di chi nega una gerarchia fra specie: gli animali sono senzienti, provano dolore e piacere, dunque sono titolari di diritti, praticamente al pari dell'uomo. Viene scartata la "vecchia" idea giudaico-cristiana secondo cui l'uomo, unico animale dotato di ragione, è custode del creato. Nemmeno questa visione anti-specista, però, sana una sua contraddizione interna. Gli animali d'affezione sono protetti, quelli non d'affezione no. E qui contano solo le mode. Perché il coniglio è considerato un animale da compagnia da un paio di decenni. Prima era solo una pelliccia o un piatto di carne (e tuttora lo è, per molti). I topi sono senzienti, probabilmente anche più intelligenti di cani e gatti. Ma non godrebbero degli stessi diritti dei primi, nemmeno se la Brambilla diventasse premier. Per non parlare degli insetti: chi parlerebbe mai dei diritti degli scarafaggi pur sapendo quanto siano furbi e creativi (basti vedere come riescono a intrufolarsi e fuggire in ogni circostanza)? Abbiamo a che fare, dunque, con un anti-specismo di maniera, ispirato ai gusti attuali dei proprietari di animali. In un'altra delle proposte del Movimento Animalista, leggiamo anche che le loro cure e la loro alimentazione dovrebbero essere a carico del contribuente, o quantomeno detraibili dal reddito. Praticamente, sarebbero dei nuovi familiari [leggi: IL PAESE DEI CACHI E DEGLI ULIVI, DEI VEGANI E DEI POLITICI RIMBAMBITI COME BERLUSCONI, clicca qui, N.d.BB].

MOSSE ELETTORALI DI CORTO RESPIRO
Con questo gruppo anti-specista moderato, Berlusconi spera di cannibalizzarne altri più radicali, prima di tutto il Movimento 5 Stelle che fa dell'animalismo uno dei suoi punti di forza. L'affetto di cannibalizzazione già si sente in ambiente ecologista, tanto è vero che la Lega Anti-Vivisezione non ha affatto accolto a braccia aperte la notizia del nuovo partito di area berlusconiana. Contando sulla popolarità del tema, il fondatore di Forza Italia dichiara che questa causa potrebbe attrarre addirittura il 20% dei voti, trasversalmente, sia a destra che a sinistra. In uno scenario di frammentazione data dal sistema proporzionale, tutto fa brodo. Ma un movimento politico basato su una moda, per quanto diffusa, non può che essere di corto respiro. Ma se invece non fosse solo una moda passeggera, se prendessimo sul serio la filosofia anti-specista che ispira il programma, a posteriori, ci si può chiedere che cosa fosse il centro-destra. Che basi poteva mai avere un gruppo politico, che è stato maggioritario fino a sei anni fa, da cui ora emergono, indifferentemente, cattolici e animalisti, antropo-centristi e anti-specisti, cioè tutto e il contrario di tutto sin dalle fondamenta? Che futuro potrebbe mai avere un simile agglomerato di opposte visioni dell'uomo e del creato?


DOSSIER "SILVIO BERLUSCONI"
La politica, il calcio, le donne e le televisioni

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-05-2017

5 - CON TOLKIEN ALLA SCOPERTA DELLA TERRA DI MEZZO
In una caverna viveva un Hobbit: non era una caverna brutta, sporca, umida... era una caverna hobbit, cioè comodissima...
Autore: Fabio Trevisan - Fonte: Far Famiglia, 9-10-11/11/2016

John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973) iniziava con queste frasi l'avventura di Bilbo Baggins, hobbit della Contea nella Terra di Mezzo ne: "Lo Hobbit" del 1937. Tolkien, come dichiarò più volte, si sentiva in tutto hobbit, tranne che nella statura. Gli hobbit, infatti, erano creature chiamate "mezzi uomini", più piccole addirittura dei Nani. Perché il grande scrittore, glottoteta, filologo e medievalista inglese adorava queste creature così piccole, semplici e talmente umili da immaginarle con degli enormi pelo piedi, senza calzature? Perché Tolkien era profondamente cattolico e sapeva che Iddio aveva nascosto e confuso i superbi rivelando le grandi cose, i suoi tesori agli umili, ai piccoli, esattamente come egli aveva pensato gli hobbit. Rimasto orfano di entrambi i genitori a 12 anni, aveva appreso sulle ginocchia della madre quanto di essenziale avrebbe poi riversato nei suoi scritti: l'amore per le lingue, che la madre adorava, la passione per le fiabe, che dalla madre avrebbe appreso, la profonda fede cattolica con la quale lui e il fratello erano cresciuti, tanto che alla morte dell'indimenticata e amata mamma (il padre era morto quando John Ronald aveva 4 anni) furono affidati a Padre Morgan, che divenne quindi loro tutore. Padre Francesco Saverio Morgan era un Oratoriano di Birmingham, loro città di provenienza. Ritornando ai cari hobbit, Tolkien ha voluto fissarli nella loro "rotondità": "Aveva (Bilbo) una porta perfettamente rotonda come un oblò, dipinta di verde, con un lucido pomello (aggiungo io "rotondo") d'ottone proprio nel mezzo. La porta si apriva su un ingresso a forma di tubo, come un tunnel". E ancora continua nella descrizione: "Gli Hobbit tendono a metter su un po' di pancia (rotonda), hanno facce gioviali e ridono con risa profonde e pastose". Una descrizione crassa, fatta davvero a tutto tondo su quei personaggi simpatici. Quando Bilbo Baggins si trova al cospetto di Gandalf il Grigio, Tolkien ha voluto evidenziarne però il contrasto: alla rotondità e comodità di una vita da hobbit contrappone la descrizione di Gandalf, diametralmente opposta a quella di Bilbo: "Tutto quello che l'ignaro Bilbo vide quel mattino era un vecchio con un bastone. Aveva un alto cappello blu a punta, un lungo mantello grigio, una sciarpa argentea sulla quale la lunga barba bianca ricadeva fin sotto la vita, e immensi stivali neri". Alla rotondità e comodità del vissuto quotidiano Tolkien sottolinea ciò che lo può smuovere: qualcosa di alto contrapposto al piccolo, qualcosa di appuntito (come il bastone o il cappello) che pungola e quegli immensi stivali neri in opposizione a quei soffici pelo piedi. Dinanzi a questa figura imponente che si rivelerà influente e carismatica, Bilbo non intende affatto ancora tagliare le comodità innocue della natura hobbit, tanto che proporrà a Gandalf, a suggello di questa apparente tranquillità, una fumata con l'erba-pipa: "Bilbo incrociò le gambe e fece un bell'anello grigio di fumo…". Un ultimo appello alla "rotondità", un anello di fumo che si libra nell'aria ma che inevitabilmente, prima o poi, si spezza. Con questa contrapposizione stupefacente tra Bilbo e Gandalf, Tolkien ha voluto così introdurci al senso dell'avventura, a quella chiamata che, attraverso Gandalf, il cuore generoso di Bilbo non potrà rifiutare.

L'AMORE PER LE BELLE COSE FATTE CON LE PROPRIE MANI
Dopo l'incontro iniziale con Gandalf, la casa di Bilbo Baggins si riempie di ospiti inattesi…13 Nani! Come esemplifica il 1° capitolo de: "Lo Hobbit" si tratta davvero di una riunione inaspettata. A provocare l'irruzione maldestra dei Nani attraverso la rotonda porta dello Hobbit è stato Gandalf, messo galantemente alla soglia da un pacifico Bilbo, che, pur invitandolo ad un'improbabile futura tazza di the, non vuol proprio saperne di incerte e pericolose avventure. Ancora una volta Tolkien mostra la contrapposizione tra la rotondità comoda dello Hobbit e la determinazione pungente di Gandalf: "Con la punta del bastone Gandalf fece uno strano segno sul bel portoncino verde dello Hobbit". Sarà questo il richiamo, inconsapevole a Bilbo, della chiamata per il raduno dei Nani. La tranquillità apparente di Bilbo è messa così a dura prova dall'entrata dei Nani nella sua vita. Dopo aver mangiato e bevuto in mezzo a loro, Bilbo viene mosso al ripensamento dal canto e dalla musica dei Nani attorno al fuoco, come ha ben evidenziato pure il film diretto dal regista neozelandese Peter Jackson. In quel canto sincero e accorato sta tutto lo struggente desiderio del cuore dei Nani, il loro onore, la loro gloria, la loro capacità di intraprendere una pericolosa avventura per salvare la propria storia: "Lontan sui monti fumidi e gelati in antri fondi, oscuri, desolati, prima che sorga il sol dobbiamo andare a riaver l'arpe e l'oro a noi strappati". Non sono quindi le sole parole di un saggio e paziente Gandalf a ricondurre Bilbo alle ragioni profonde della propria esistenza, ma il canto sublime e nobile dei Nani: "Allora qualcosa che gli veniva dai Tuc si risvegliò in lui, e desiderò di andare a vedere le grandi montagne, udire i pini e le cascate, esplorare le grotte e impugnare la spada al posto del bastone da passeggio". Tolkien accentua, nella descrizione della metamorfosi di Bilbo, due parole: il desiderio e il cuore. Pur appartenenti a razze diverse, Hobbit e Nani hanno un medesimo cuore ed un desiderio profondo di verità e bellezza che li accomunerà in una battaglia decisiva con Gandalf, ovvero colui che ha provocato il loro incontro. Tolkien, attraverso Bilbo, ci fa gustare ed accostare al significato etimologico della parola "desiderio", che letteralmente vuol dire "mancanza di stelle". Infatti lo Hobbit avverte, attraverso il canto e la musica dei Nani, questa mancanza di stelle nel firmamento della propria esistenza: "Bilbo guardò fuori dalla finestra. Le stelle erano apparse in un cielo buio al di sopra degli alberi. Pensò ai gioielli dei Nani che scintillavano in caverne buie…improvvisamente si rese conto che la musica e il canto si erano interrotti, e che tutti lo stavano guardando con occhi scintillanti nel buio". Stelle scintillanti, gioielli scintillanti e soprattutto gli occhi scintillanti e accesi dei Nani che, guardandolo, interrogavano Bilbo. Potremmo chiederci ora con Gandalf se Bilbo preferisse ancora il comodo bastone da passeggio o piuttosto la spada messa al servizio del Bene dei Nani.

I DRAGHI NON SANNO DISTINGUERE UN LAVORO BEN FATTO DA UNO FATTO MALE
Sarà il capo dei Nani, il fiero Thorin, a svelarci quanto sta davvero accadendo al cuore dello Hobbit: "Dove stai andando Bilbo?". Lo Hobbit rispose con un altro interrogativo: "Che ne pensate di un po' di luce?". Bilbo Baggins aveva bisogno di rischiarare e mettere a fuoco ciò che veniva chiesto a lui, così piccolo e insignificante agli occhi del mondo. Alla luce supplicata da Bilbo, Tolkien contrappone l'oscurità in cui si celano ed immergono i piani dei Nani: "L'oscurità ci piace!". I Nani, laboriosi e grandi scavatori di gallerie nelle montagne, erano stati segnati anche se non corrotti definitivamente dal potere malefico degli anelli. Proprio così, feriti anche se non completamente morti, potremmo dire usando una simbologia cristiana che allude al dogma del peccato originale. A Bilbo veniva richiesta un'indispensabile mano per recuperare i gioielli sottratti dal grande drago ai valorosi Nani. La sua importante piccolezza (ricordiamo che gli Hobbit sono più bassi dei Nani) e, soprattutto, il suo odore non poteva essere fiutato dall'onnivoro drago che, al contrario, annusava e sentiva la presenza del Nano. Da una porticina piccola, adatta alla statura di Bilbo, si poteva penetrare nella pancia della montagna dove il potente drago controllava il tesoro rubato. A Bilbo, quindi, venne affidata da Gandalf con il plauso dei Nani, una chiave piccola e strana. Lo scassinatore Bilbo era stato eletto ed assunto nell'intrepida avventura contro le forze oppressive del male: "Ed ecco il nostro piccolo Bilbo Baggins, lo scassinatore, lo scassinatore scelto e prescelto". Scelto ma innanzitutto prescelto, ribadisce Tolkien, dalla lungimiranza oserei dire evangelica, di Gandalf. Rammentiamo che nella Terza Era in cui è ambientata la storia non c'è traccia diretta di cristianesimo ma, come abbiamo ricordato all'inizio del cammino con Tolkien, il grande scrittore inglese fu cresciuto nella fede cattolica. Per riprendere ora la frase citata inizialmente in corsivo, potremmo chiederci con Bilbo: "Chi sono i draghi?". Era una domanda legittima, dal momento che Bilbo doveva eludere la sorveglianza dell'illecito tesoro sottratto dal grande drago Smaug e portare a compimento l'anelito del cuore dei Nani. Tolkien riprende qui un aforisma intelligente molto famoso di Oscar Wilde (1854-1900): "Il cinico è colui che sa il prezzo di ogni cosa ma non conosce il valore di alcuna". Il drago Smaug corrisponde perfettamente alla figura del cinico: a lui non interessa alcunché del lavoro e quindi della preziosità del tesoro fatto con le operose mani; egli non sa distinguere il vero valore. Smaug conosce soltanto miseramente il prezzo! Nella sua tristezza egli veglia costantemente sulla quantità e non fa che contare ogni perla preziosa, ogni monile, ogni gioiello, ma paradossalmente egli non sa gioire dei propri gioielli, come avverte sagacemente Thorin: "I draghi non godono neanche uno spillo di quello che hanno rubato". Per questo motivo Tolkien desiderava, fin dalla fanciullezza, vedere i draghi. Per questo motivo avvertiva pure che i draghi, come la potenza del maligno, dovevano essere estirpati dai nostri cuori ed allontanati definitivamente dalla nostra vita. Gandalf, Bilbo e i Nani potevano così unirsi in questa battaglia contro il Male.

Nota di BastaBugie: per approfondimenti su Lo Hobbit e Tolkien clicca sul seguente link
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=34

Fonte: Far Famiglia, 9-10-11/11/2016

6 - NEL 1957 IN FRANCIA L'ULTIMO DELINQUENTE AD ESSERE GHIGLIOTTINATO SI CONVERTE A CRISTO
Dopo la condanna a morte, come il buon ladrone, Jacques Fesch chiede perdono a Gesù (ora è in corso la causa di beatificazione)
Autore: Paolo Risso - Fonte: santiebeati.it

Un libro che è una perla preziosa, l'ha scritto A. M. Lemmonier, Luce sul patibolo. Lettere dal carcere di Jacques Fesch. L'abbiamo letto quando uscì in Italia e non l'abbiamo più dimenticato. La misericordia di Dio non è buonismo né accondiscendenza al male, ma conversione a Dio, che di un delinquente fa un mistico. Non è giacere nei vizi né legalizzarli, ma essere redenti dal Crocifisso.

RAPINA A RUE VIVIENNE
Il 25 febbraio 1954 a Parigi, in Rue Vivienne, verso le sei di sera, è stato aggredito a colpi di martello un cambiavalute, Alexandre Silberstein. Perde sangue, mentre il suo aggressore fugge con una cospicua somma di denaro. Il criminale, Jacques Fesch, rivoltella in pugno, si copre la fuga ferendo un passante. Il poliziotto Georges Vergnes, cui è stato dato l'allarme gli dà la caccia fino al Boulevard des italiens. Il bandito, sul punto di essere preso, spara all'agente e lo uccide. Qualche ora dopo, l'autore della rapina e dell'omicidio è catturato e assicurato al carcere. Ma chi è costui?
Jacques Fesch ha 24 anni, essendo nato a Parigi nel 1930, figlio di un belga autoritario e insopportabile. Questo belga, che è direttore di banca, si occupa poco del figlio e presto si separa dalla moglie, lasciandole il giovanissimo Jacques a Saint-Germain-en-Laye. Cresce molto attaccato alla mamma, che però è una donna incapace di educarlo e di prepararlo alla vita. Non sa distinguere il bene dal male, desideroso di affetto e di sicurezza. Le scuole le frequenta in un collegio privato, senza combinare nulla.
A 20 anni, il servizio militare, che non è proprio una buona educazione. Poi subito sposa Pierette, una ragazza di Saint-Germain, di origine ebrea. Presto nasce Veronique, ma Jacques abbandona la ditta del suocero dove lavora, la moglie, la figlioletta e se ne va dalla mamma, con il progetto di aprire una ditta in concorrenza al suocero. Ma presto si trova nei guai e decide di partire per la Polinesia. Ha assolutamente bisogno di soldi ed è disposto a tutto.
La mattina del 26 febbraio 1954, Pierette apprende dai giornali che suo marito, Jacques Fesch, era diventato un assassino e deve presentarsi in questura a essere interrogata su di lui. Nel carcere della "Santé", a Parigi il cappellano va a far visita al nuovo arrivato (i preti s'interessavano subito di salvare un'anima - oggi, ognuno "può" essere lasciato alle sue scelte spontanee e istintive!). Il detenuto Fesch Jacques gli dichiara di essere un senza-Dio e lo manda via.

GESÙ MI HA VISITATO
Nella cella, Jacques è solo con se stesso. Lunghe giornate di solitudine e di silenzio. Alla porta le sbarre. Alla finestrella le inferriate. Il sole, quando c'è, lo si vede a "quadretti". Il regolamento carcerario cui sottostare con le sue umiliazioni. Il cappellano è un sacerdote cattolico e che crede a Gesù Redentore. Un giorno, dopo alcune settimane, il giovane lo vede passare e lo chiama: «Padre ho fatto un gran male».
All'inizio lo cerca perché è l'unico con il quale si possa parlare. Il "don" gli propone di scrivere un rapporto su se stesso e sulla sua tristissima vicenda. Acconsente. E lo fa con assoluta sincerità, spietato con se stesso, ma narra anche della sua famiglia di origine, di genitori separati che non hanno saputo amarlo né tanto meno guidarlo alla vita: «Mio padre era ateo all'estremo e io mi sono nutrito dei suoi pensieri di senza-Dio». Così travolto da un sogno utopistico, si era trovato a compiere una rapina e un omicidio senza alcun sussulto di coscienza. Spera, anzi è quasi certo che non sarebbe stato condannato a morte.
Il cappellano lo ascolta, senza stupirsi di nulla e gli porta libri scelti bene: il Vangelo, le Confessioni di sant'Agostino, tra i più grandi convertiti della storia, la Vita di santa Teresa d'Avila e Storia di un'anima di santa Teresa di Gesù Bambino, che ancora ragazza, convertì con la sua preghiera ardente il criminale Pranzini, poche ore prima della ghigliottina. Jacques legge e medita. Presto la figura di Gesù lo avvince: davanti a Lui, può solo mettersi e stare in ginocchio, ma non si sente umiliato: ha dato, sì o no il Paradiso, al brigante Crocifisso al suo fianco, che lo invocava: "Gesù, ricordati di me, quando sarai nel tuo regno"? Sì, che l'ha dato!

GESÙ MI HA VISITATO
C'è un suo coetaneo, già compagno di collegio, che ora è diventato religioso, e che appena sa della vicenda di Jacques, gli scrive e tiene con lui un carteggio cordiale e luminoso. Anime belle e sante, cui è stato segnalato dal cappellano, pregano e offrono per lui. In una parola, Gesù, il Re divino, con la sua tattica sempre vincente, ha posto l'assedio alla sua anima. Al fondo di se stesso, comincia a sentire una Voce che lo chiama per nome: "Jacques, sei un delinquente, ma io, il tuo Dio, sono morto per te sulla croce". La sua esistenza, in realtà, dalla sua nascita aveva imboccato un tunnel oscuro, ma ora in fondo vede una Luce. Vuole credere, affidarsi a Gesù, ma non può: è troppo ciò che gli chiede il Nazareno.
Tiene un diario, e scrive in risposta alle lettere che riceve dal religioso e da altri buoni amici. Così racconta: «Alla fine di un anno di detenzione, mi ha percosso un intenso dolore dell'anima che mi fatto molto soffrire; bruscamente in poche ore, ho posseduto la fede, una certezza assoluta. Ho creduto e non capivo più come facevo prima a non credere. Gesù mi ha visitato e una grande gioia si è impossessata di me, soprattutto una grande pace. Tutto è diventato luce in pochi istanti. Era una gioia fortissima».
All'amico religioso, si apre senza riserve e gli narra la più bella storia d'amore che possa capitare nell'esistenza, anche oltre le sbarre di un carcere: un'anima con il suo Dio. «Sì, è Gesù che mi ha amato per primo, quando nulla avevo fatto per meritare il suo amore. Gesù mi ha colmato di grazie, e in te mi ha dato un fratello da amare. Ogni giorno, rileggo le tue lettere e vi attingo luce e forza».
Si rivolge alla moglie Pierette, scrivendole in modo commovente per portarla alla fede e quando lei rifiuta, non si arrende e torna alla carica e per lei prega: «Sei così infelice e sola. Gesù ti doni la sua luce, aprigli ché Lui bussa alla tua porta».

COM'È DOLCE GESÙ!
Ora tutto il suo impegno, la sua unica preoccupazione è rendersi conforme a Gesù. La Confessione frequente, frequentissima per purificarsi, per rafforzarsi nella grazia di Dio, per prepararsi in modo sempre più degno alla Comunione eucaristica con Gesù. Jacques è affamato, letteralmente affamato del Pane di vita e Gesù, nella cella del carcere, lo assimila a sé. Le lettere a padre Tommaso, il religioso amico, che intanto è diventato sacerdote, sono come la storia della sua anima che viene via via redimendosi: «Una mano possente - la mano di Dio - mi ha trasformato. Dov'è? Che cosa mi ha fato? È mano divina, incomprensibile a solo occhi umani, ma efficace, trasforma il mio essere in Lui. La lotta contro il male in me spesso è tragica, ma ormai sono creatura nuova innestata a Gesù Cristo, la vera vite». «Occorre che io abbatta, adatti, ricostruisca le mie strutture interiori non posso essere in pace. Il mio è tempo di lotta. Ma non mi fermo: se mi fermo, retrocedo. Devo crescere in Cristo».
Intanto il processo va per le lunghe e Jacques si illude che possa essere condannato almeno solo per l'ergastolo. Ma il cambiamento di scena avviene il 3 aprile 1957, quando al processo crolla ogni illusione: Fesch sarà condannato a morte. A nulla serve la difesa dell'avvocato Sudaka: non ci sono attenuanti che tengano: sul suo collo scenderà la lama della ghigliottina. Può essere la disperazione. Invece ora comincia l'ultimo atto della sua offerta - un'offerta sacrificale - della sua piena configurazione a Gesù Crocifisso. Nei mesi precedenti, Jacques aveva riflettuto, quindi pregato a lungo e sempre più intensamente nella sua cella, non tanto per evitare la condanna a morte, ma per rendersi fedele a Gesù, per riparare il male compiuto, per diventare un altro.
Ora, che sa quale sarà il suo destino ormai prossimo, passa tante ore della sua detenzione in ginocchio, nella sua cella, solo con Dio, a pregare e offrire per sé e per tutte le anime, deciso ad entrare subito in Paradiso dopo la sua morte, come il buon ladrone pentito sulla croce, accanto a Gesù Crocifisso. Sente che la giustizia umana, l'opinione pubblica, i più lo odiano, ma lui scrive: «Non resta che una cosa da fare, ignorare tutto quest'odio, poi cercare in fondo Gesù, Colui che instancabilmente attende l'anima percossa per darle il tesoro che il mondo rifiuta: Lui Stesso. Ecco, io ritrovo il Cristo, che qui, in questa cella, anticamera della morte vicina, mi dice: "E io non ho forse sopportato i chiodi per te?"».

LA SANTA VERGINE PER MANO
Jacques attende ancora l'esito della Cassazione... che però conferma la condanna a morte. L'avvocato chiede la grazia al capo dello Stato, ma Jacques gli scrive: «Io non sarò graziato. Ma è meglio così, perché se lo fossi, non so se vivendo potrò rimanere sulle vette dove Gesù mi ha condotto. È meglio che io muoia e che io vada da Lui».
Da mesi ha regolarizzato il Matrimonio con Pierette che aveva sposata a 20 anni solo civilmente e gli resta un sogno: che ella ritrovi la Fede, che educhi Veronique, la loro piccina, all'amore di Gesù. In primo piano nella sua offerta, ci sono loro due, le creature che più ama e che assisterà dal Paradiso: «Ora so che tutto è grazia e che non verso la morte io vado ma verso la vita. Non c'è pace all'infuori di Gesù, non c'è salvezza senza di Lui. Ogni volta che ricevo l'Ostia santa, ho il cuore che trabocca d'amore e un inno di grazie sale dalle mie labbra. Offrirò la mia morte come un sacrificio, per coloro che amo... e per coloro che mi odiano».
Negli ultimi mesi della vita, Jacques scopre e approfondisce l'amore e la presenza della Madonna accanto a lui: «Voglio tenere la Santa Vergine per mano e non più lasciarla fin che mi conduca al Figlio suo. Io vivo delle ore meravigliose. La Santa Vergine mi protegge, mi indica la via e quel che Gesù vuole da me. Sì, vivo delle ore meravigliose: com'è dolce Gesù con un peccatore convertito come me!».
Non è più un assassino, Jacques, neppure un buon cristiano, è diventato un piccolo mistico: «Gesù - scrive ancora - mi colma di doni... Gesù fa tutto e io mi rimetto a Lui, anche se mi fa un po'soffrire. Attendo che l'opera sia compiuta».
Alla fine di settembre l'avvocato lo avverte che l'ultima ora si avvicina. Jacques scrive all'avvocato, alla mamma, all'amico sacerdote, il suo addio, il suo «arrivederci»: «Ancora qualche ora di lotta prima di vedere l'Amore. Attendo l'Amore, attendo di essere inebriato da torrenti di gioia e di cantare eterne lodi a Cristo Risorto».
Notte tra il 30 settembre e il 1° ottobre 1957, vigilia della sua esecuzione: «Fra cinque ore vedrò Gesù». Recita il Rosario e le preci dei moribondi per se stesso. Il cuore gli si riempie di pace, «perché Gesù mi ha promesso di portarmi subito in Paradiso». Un'ultima offerta: «Il mio sangue sia accetto a Dio come sacrificio totale». Ha vegliato e pregato tutta la notte, recitando un Rosario dopo l'altro, prima i misteri dolorosi, quindi i misteri gloriosi, cui sta per andare incontro. Riceve dal cappellano l'ultima assoluzione, riceve Gesù Eucaristico come Viatico per la Vita eterna. Quando vengono a prelevarlo dalla cella, è ancora buio. Avanza verso il patibolo con passo fermo, pallido ma sereno in volto, quasi sorridente, in una pace incredibile.
Prima di inginocchiarsi sul ceppo e di mettervi la testa, si volge al cappellano: «Padre, Padre mio, il Crocifisso, il Crocifisso» e lo bacia intensamente.
Alle 5.30, la testa di Jacques Fesch cade sotto la lama.
Ha solo 27 anni. Non è stato giustiziato un criminale, ma un piccolo santo!

Fonte: santiebeati.it

7 - IL FILM DELLA STORIA VERA DI DUE MAMME I CUI FIGLI ADERISCONO ALL'ISIS
In ''Mothers'' i figli di due madri, una cristiana e l'altra musulmana, decidono di andare in Siria, dove uno aspira a diventare un martire per l'islam, mentre l'altro pur facendosi musulmano scopre i lati oscuri della (per lui) nuova religione
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 3 maggio 2017

Due madri, Angela e Fatima, una cristiana e l'altra musulmana, di differenti classi sociali e provenienza, si ritrovano accomunate dalla scelta folle compiuta dai loro figli Sean e Taarik, quella di aderire all'Isis: è questo lo spunto, tratto da una storia vera, attorno al quale si sviluppa la trama di Mothers, il film scritto e diretto da Liana Marabini, con Remo Girone (noto per il ruolo di Tano Cariddi ne La Piovra ed attore in oltre cento film, tra cui La legge della Notte con Ben Affleck), Christopher Lambert, che certo non necessita di presentazioni (Highlander e Greystoke: la leggenda di Tarzan sono solo due della miriade di film, che lo hanno visto sul set), ed un cast d'assoluta eccezione.

LA TRAMA
Angela è una scrittrice italiana, vedova, benestante. Fatima è marocchina, emigrata giovanissima in Inghilterra col marito Khalid: qui sono nati i loro due figli, Nadia e Taarik. Quest'ultimo è un ragazzo in gamba, ha terminato gli studi a pieni voti, è uno sportivo. Ma proprio a scuola lui e Sean hanno conosciuto Omar, un siriano spesso in visita al loro campus presso l'Università britannica, ove entrambi studiano. Con un solo scopo, reclutare nuove leve per la jihad. Pian piano Omar li convince che l'Occidente è lontano dai loro ideali, dalle loro aspirazioni, dal loro desiderio di assoluto e di santità. Poi crea una confraternita islamica ed invita i due a farne parte. Passa loro materiale di propaganda, libri con le massime di Maometto, soprattutto dà loro quelle regole, che i due giovani non trovano più in casa, a scuola, nella società, ambienti tutti dominati da un «pensiero debole» e da nozioni ispirate al «politicamente corretto».
Alla fine Taarik e Sean decidono di andare in Siria, dove le loro strade si dividono però in modo drammatico: il primo aspira a diventare un "martire" per l'islam, mentre il secondo resta colpito nello scoprire come la jihad si alimenti col mercato della droga e turbato dal trattamento riservato alle donne, considerate alla stregua della merce. Si converte comunque all'islam, assume il nome di Farid, ma le sue critiche non piacciono ad Omar, convintosi che lui non possa mai diventare un buon musulmano.
Il loro dramma si unisce a quello delle due madri, interrogate dall'antiterrorismo, licenziate dal lavoro, abbandonate dalla famiglia e dagli amici. Angela e Fatima si incontrano ad un gruppo di sostegno organizzato dalla dottoressa Diana Fortis, che riunisce altri genitori nella loro medesima situazione. Qui divengono amiche e cominciano ad affrontare assieme la situazione, a condividere paure, tensioni, emozioni.

TRAGEDIE NASCOSTE VISSUTE DA MOLTI
La pellicola, prodotta da Condor Pictures e distribuita da Liamar Multimedia, in 118 minuti fa emergere tragedie nascoste vissute da molti ormai, oggi, in silenzio, temi dunque di forte attualità, egregiamente trattati da Liana Marabini, che, oltre ad essere regista, scrittrice, produttrice ed editrice, è, tra le molte altre cose, anche storica ed esperta in psicoanalisi con una specializzazione in criminal profiling, ciò che in questa pellicola le permette di entrare più agevolmente nelle parti dei vari protagonisti, caratterizzandoli e ponendone in luce gli stati d'animo più profondi. Anche per questo del film ha parlato la grande stampa nazionale - quotidiani, riviste, radio, televisioni ed agenzie.
Nel 2010 Liana Marabini ha fondato anche Mirabile Dictu-Festival Internazionale del Film Cattolico sotto l'alto patronato del Vaticano, è presidente di Patrons of the Arts ai Musei del Vaticano (sezione di Monaco) e membro del Consiglio dell'International Theological Institute austriaco, fondato da Giovanni Paolo II: «Mothers racchiude in sé un messaggio ed un invito ai figli ed ai genitori a parlarsi di più ed a prestare maggiore attenzione gli uni agli altri», ha dichiarato la regista. Un invito, da non lasciar cadere...

Nota di BastaBugie
: qui sotto puoi vedere il trailer del film "Mothers"


https://www.youtube.com/watch?v=RumqJFFCt1E

Fonte: Corrispondenza Romana, 3 maggio 2017

8 - LETTERE ALLA REDAZIONE: IL CORRETTO RUOLO DI GENITORI E SUOCERI NEI CONFRONTI DEI GIOVANI SPOSI
Io non sono mai tutte le domeniche a casa dei miei genitori o suoceri, ma non si possono dare ricette pre-confezionate
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 22 maggio 2017

Carissimi amici di BastaBugie,
faccio riferimento all'articolo GENITORI E SUOCERI POSSONO ROVINARE IL MATRIMONIO [per leggere l'articolo, clicca qui]. Mi sorprende alquanto che abbiate pubblicato un articolo di tale arroganza e con così poca carità. Premesso che io sono proprio nessuno e che - fra l'altro - non sono nemmeno un mammone, spero - con l'aiuto del Signore - di poter mostrarvi i punti con cui non sono d'accordo.
Tralascio (anche se grave) la proposizione "Mandare al diavolo la mamma", volendo ben pensare che l'autrice abbia voluto utilizzare una locuzione gergale, senza veramente rendersi conto di cosa significhi "mandare al diavolo" qualcuno, tantomeno nostra madre. Ma poi, alla frase successiva, leggo "le mamme andrebbero ammazzate sul posto" per cui penso proprio che la frase "mandare al diavolo" non sia stata utilizzata a sproposito. L'amore di nostro Signore Gesù Cristo per sua madre è stato esemplare (cosa direbbe l'autrice di nostro Signore, dato che è stato in casa per oltre 30 anni, quando già a 16-20 anni ci si sposava?) e sappiamo bene che nostro Signore, ogni cosa che fa, la fa perfettamente.
L'autrice prova a giustificare il suo articolo richiamandosi al IV Comandamento Divino, volendo fare le pulci addirittura a Dio onnipotente per quello che scrive. Ma allora dovrebbe ricordarsi che tutta la Legge - insegna sempre nostro Signore Gesù Cristo - si riassume in due comandamenti che rappresentano l'anima (mi si passi il termine) dei 10 comandamenti: amore verso Dio ed amore verso il prossimo. E guarda caso, nei comandamenti verso il prossimo, al primo posto ci sono i genitori. Lungi da me interpretare i Comandamenti del Signore alla luce di quella pseudo-melassa modernista che chiama amore le cose alla "peace and love", dato che Dio, l'onnipotente, l'Eterno, è infinitamente Buono, ma anche infinitamente Giusto. Ma i suoi Comandamenti, che se trasgrediti portano inevitabilmente alla morte dell'anima e della persona, sono da seguire per amore di Dio e per amore del prossimo. Primi fra tutti i genitori, che addirittura hanno un comandamento a loro dedicato!
Sulle telefonate brevissime anche qua tanta lettura parziale delle cose, chiamando in campo il "si, si - no, no" di nostro Signore Gesù Cristo, sempre senza ricordarsi che la carità (inteso dal latino Caritas, Amore, ma di quello agapico - come ricorda l'enciclica di Papa Benedetto XVI "Deus Caritas est") presuppone dei gesti concreti, per cui alle volte anche solo ascoltare una parola in più detta da parte di un genitore che, magari anziano, ha piacere di esprimersi su argomenti che forse al figlio non interessano, ma per piacere di farsi vicino sta ad ascoltare dimostrando amore e vicinanza al proprio genitore, questa è la Legge del Signore.
Leggo la frase (e rimango allibito!): "Non si rompono i rapporti perché si passa dalla parte del torto." Veramente non si rompono i rapporti perché il Signore Gesù non vuole (le cose si fanno per amore a Dio, non perché in una sorta di egocentrismo mal celato si ha paura di trovarsi dalla parte del torto). Che non vuol dire che i genitori (o i suoceri) hanno il diritto di presentarsi in casa (come nessun altro del resto), di essere invadenti (come nessun altro del resto) o di imporre le loro scelte (come nessun altro del resto). Ma a tutti si mostra carità e vicinanza, a tutti si presenta amore caldo e tolleranza (anche dei difetti altrui), sempre mettendo insieme carità con verità e verità con amore. Per un vicino di casa questo si esprimerà con certi gesti, per un amico di famiglia con altri gesti, con dei parenti con altri ancora e con i genitori (che ci hanno dato la vita) con altri ancora.
Ad ognuno proporzionato alla confidenza che è giusto dare in una sana scala dei valori (conformemente ai Divini Voleri, anche espressi nei 10 Comandamenti), ma sempre carità con la verità.
Io, come padre di famiglia, non sono mai tutte le domeniche a casa né dai miei genitori, né dai suoceri. Ma non si possono dare ricette pre-confezionate: può essere benissimo che, con dei genitori profondamente cattolici, che vivono nella sana Dottrina e di sani valori, in una certa fase della propria vita, magari quando la famiglia all'inizio si deve strutturare e creare, si voglia ancora avere un certo legame con le proprie famiglie d'origine, affinché certe tradizioni, certi valori, certi modi di pensare passino per osmosi alle nuove generazioni (chi da figlio diventa genitore, ai figli/nipoti, ecc...), per evitare di trovarsi da soli ad affrontare un mondo che - ricordiamolo - è sotto il potere del maligno. Un pranzo la domenica in 4 può essere una cosa, un pranzo la domenica con i nonni (che per noi sono i genitori) può dare quell'aiuto morale che permette di aumentare l'identità di famiglia, delle proprie radici cattoliche, di un modo di pensare e di agire che non lascia ogni famiglia da sola, immersa nel mare mangum del mondo (alias: ciò che è sotto il potere del demonio), ma l'aiuta ad affrontare le sfide di una neo-famiglia alla luce del forte bagaglio che si è sempre avuto.
Infine la chicca finale: si utilizzano delle aberrazioni nella scala dei valori (è evidente che c'è prima la moglie/marito in quanto "non sono più due, ma una cosa sola", il tutto sigillato da un Sacramento) per cercare di giustificare la tesi iniziale, sottolineando ed elogiando nuovamente un atteggiamento del tutto anti-caritatevole ed anti-cristiano.
Voglio ben sperare che Elsa Belotti abbia voluto usare un linguaggio iperbolico e volutamente provocante per sottolineare delle evidenti aberrazioni, che non sono da definire come tali perché mostrano amore ed affetto verso i genitori, ma in quanto non mettono al giusto posto gli affetti nella scala dei valori.
Mattia

Caro Mattia,
i due articoli sui genitori e i suoceri hanno suscitato molte reazioni tra i nostri lettori e sono stati tra i più letti del mese, segno che la tematica che hanno affrontato tocca nel vivo la situazione di molti. Ebbene la maggior parte dei commenti è stata del tipo "Finalmente qualcuno che la dice giusta". Infatti la situazione di molte famiglie giovani è quella descritta dall'autrice, cioè di invadenza da parte dei genitori che, in assoluta buona fede, tra moglie e marito mettono oltre al dito, anche il braccio e parte del loro corpo. Insomma si assiste oggi nella maggior parte dei casi a tristi spettacoli familiari in cui i figli vengono ancora considerati immaturi a quaranta o cinquanta anni. L'autrice quindi voleva far notare la contraddizione che c'è nel considerarli ancora piccoli e immaturi e l'invadenza nella loro vita che li mantiene ancora a lungo in tale situazione di immaturità.
Insomma, per farla breve, Elsa Belotti voleva solo dare uno scossone a tali situazioni provocando attraverso un articolo graffiante e provocatorio. Ecco spiegate, a mio parere, espressioni tipo "mandare al diavolo la mamma" che ovviamente non sono da prendere alla lettera, primo perché non si manda nessuno al diavolo, tantomeno la mamma, e secondo perché appunto lo scopo dell'articolo era provocare una reazione in chi legge e magari si adagia in situazioni familiari pesanti da cui non riesce più a uscire.
Vorrei infine dire che ci ha scritto anche un sacerdote che ha detto che quella descritta negli articoli suddetti è davvero una emergenza nella maggior parte delle coppie giovani e che lui ha copiato gli articoli nel giornalino parrocchiale ritenendoli utili sia per i giovani sposi per preservarsi dalle invadenze inopportune dei propri genitori, sia per genitori e suoceri per prendere consapevolezza della dannosità della loro invadenza per cui, pur credendo di fare il bene dei figli, in realtà questi vengono soffocati.
Per concludere vorrei però spezzare una lancia in favore di quei genitori e suoceri che, in maniera delicata e per nulla invadente, danno una mano ai loro figli comprendendo che ormai sono adulti e quindi li trattano da tali. Evidentemente gli articoli citati non si riferiscono ai rapporti con loro. Ricordo ad esempio i miei nonni i quali, pur essendo presenti in ogni bisogno della nostra famiglia, rispettavano la nostra autonomia, non avevano le chiavi di casa ed anzi non venivano mai se non in rarissime occasioni e solo al bisogno. Ma forse questa era un'altra generazione, abituata a rispettare la crescita dei figli e che educava davvero a cosa significa diventare adulti aiutando i figli a prendersi le proprie responsabilità, magari facendo qualche inevitabile errore, ma così uscendo presto dall'adolescenza per affrontare la vita vera.
Per chi volesse rileggere gli articoli di cui si è tanto parlato, ecco i relativi link:

GENITORI E SUOCERI POSSONO ROVINARE IL MATRIMONIO
Alcuni consigli per salvarsi prima che sia troppo tardi: non idolatrare i genitori, abbandonare i sensi di colpa, telefonate brevissime, andare raramente a mangiare dai genitori e, finalmente... mandare al diavolo la mamma
di Elsa Belotti
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4650

GENITORI E SUOCERI ROVINANO IL MATRIMONIO (2° PUNTATA)
Atteggiamenti con probabili conseguenze disastrose per la famiglia: sfogarsi con la mamma delle mancanze del coniuge, abitare vicini ai genitori, usare ordinariamente i nonni come baby sitter, dare la chiave della propria casa ai genitori
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4659

DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 22 maggio 2017

9 - OMELIA ASCENSIONE - ANNO A (Mt 28,16-20)
Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 28 maggio 2017)

Quaranta giorni dopo la Risurrezione, Gesù ascende al Cielo davanti agli sguardi stupiti degli Apostoli. Prima di lasciare la terra, Gesù parla per l'ultima volta, affidando ai suoi Discepoli l'incarico di evangelizzare tutte le genti, dicendo: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). È questo il mandato missionario che Gesù ha lasciato alla sua Chiesa e che fedelmente dobbiamo eseguire, affinché tutti conoscano il Vangelo e abbiano la Vita eterna.
Da una parte, l'Ascensione del Signore ci invita a innalzare il nostro pensiero alle realtà celesti, distaccandolo dalla terra, secondo le parole che abbiamo sentito nella seconda lettura, ove l'apostolo san Paolo ci esorta a comprendere sempre di più «a quale speranza [Dio ci ha chiamati], quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi» (Ef 1,18-19); dall'altra parte siamo invece chiamati a non rimanere inerti, in una passiva attesa del ritorno del Signore, ma a edificare il regno di Dio su questa terra.
Dunque, se in poche parole vogliamo sintetizzare il messaggio di questa solennità, possiamo dire che, alla luce dell'Ascensione del Signore, siamo esortati a innalzare i nostri cuori al Cielo e appoggiare bene i nostri piedi a terra, adoperandoci per la diffusione del Vangelo nel mondo intero. Ci vuole la contemplazione e ci vuole l'azione. Questi due elementi vanno sempre insieme. Le sorti di questo mondo non si migliorano nelle discussioni, nelle riunioni, nelle pianificazioni, ma innalzando il cuore al Signore e attingendo da Lui la luce e la forza per operare e per diffondere il bene nel mondo. I più grandi realizzatori sono stati quelli che meno ne avevano le apparenze, sono stati quelli che hanno derivato dalla contemplazione l'efficacia della loro azione.
Il mondo è pieno di iniziative: i progetti si moltiplicano, le forze si debilitano, ma le cose non migliorano. C'è bisogno di un'unica cosa: tornare al Signore, rivolgere a Lui i nostri cuori, pensando che, nella nostra opera di bene, saremo efficaci nella misura dell'unione con Dio.
L'Ascensione non ha separato Gesù dalla sua Chiesa. Anche se è salito al Cielo, Egli continua ad essere sempre con noi. Ce lo ha promesso con queste consolanti parole: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). In modo particolare, Egli continua ad essere con noi nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, e non ci lascia mai soli.
«Egli non si è separato da noi, ma ci ha preceduti nella dimora eterna; per darci la serena fiducia che dove è Lui saremo anche noi, uniti nella stessa gloria» (dal Prefazio). Fin da adesso, pensiamo spesso a questa gloria che ci attende nei Cieli. In Gesù Risorto e asceso al Cielo, noi contempliamo quella che sarà anche la nostra meta finale. La festa di oggi ci insegna che non siamo stati creati per questa terra, ma per il Paradiso. Solo lì i nostri cuori troveranno la vera pace. Qui giù ci sarà sempre qualcosa per cui penare, e questo Dio lo permette per farci desiderare ancora più ardentemente il Cielo.
Tante volte viviamo come se dovessimo rimanere qui tutta l'eternità. Non pensiamo a sufficienza alla Vita eterna e rischiamo di farci trovare impreparati all'incontro eterno con Gesù. San Paolo, nella seconda lettura, pregava il Signore di illuminare gli occhi del cuore (cf Ef 1,18) per contemplare la gloria alla quale siamo chiamati. Chiediamo che il Signore illumini anche i nostri occhi, affinché, fin da adesso, possiamo fissare il nostro sguardo alla meta.
Il nostro pellegrinaggio terreno si potrebbe paragonare a una lunga ascensione: dobbiamo raggiungere la vetta, e ciò richiede tutto il nostro impegno. Più facile sarà scendere, ma noi siamo chiamati a raggiungere le vette dell'amore di Dio. Più il nostro bagaglio sarà leggero, tanto più agevolmente riusciremo a salire e a raggiungere la cima. Per questo motivo, san Francesco d'Assisi volle vivere nella povertà, per non essere ostacolato da nulla nel suo slancio verso l'alto.
In questa ascensione non dobbiamo perdere di vista la vetta da raggiungere. All'inizio il cammino è agevole, ma, quanto più ci si avvicina alla vetta, tanto più l'ascesa si fa ripida e il respiro affannoso. Se prima si ammirava la bellezza del panorama, quando si è ormai vicini alla meta non si guarda che la cima, ogni altra cosa sembra scomparire. La fatica aumenta sempre di più, ma il desiderio di giungere in vetta si fa più grande e, quando finalmente vi si giunge, si è al colmo della gioia. Sembra quasi che quanto più abbiamo fatto fatica, tanto più siamo felici. Ai nostri occhi estasiati si aprono orizzonti meravigliosi e il mondo sotto di noi sembra ormai tanto piccolo. Si vorrebbe rimanere lì a lungo e si intuisce che il mondo non potrà mai appagare pienamente il nostro cuore.
Chiamati a guardare in alto, tante volte noi non riusciamo a staccare lo sguardo da terra. Impariamo dai Santi, i quali, passando per molte prove e tentazioni, sono saliti molto in alto e hanno raggiunto la cima immacolata dell'amore di Dio. Si racconta che, quando era ancora bambino, san Francesco di Sales spesso era assorto, tutto preso dai suoi pensieri e, quando il padre gli domandava a cosa stesse pensando, egli rispondeva: «Penso a Dio e a farmi santo».
Pensiamo anche noi a Dio. La preghiera è stata giustamente definita come l'«elevazione della mente a Dio». Ogni volta che pregheremo in modo autentico, eleveremo la nostra mente e il nostro cuore, staccandoli dai lacci di questa terra.
Pensiamo a Dio e fissiamo il nostro sguardo alla vetta!

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 28 maggio 2017)

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