BastaBugie n�511 del 21 giugno 2017

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1 LE ELEZIONI FRANCESI DIMOSTRANO ANCORA UNA VOLTA CHE LA DEMOCRAZIA E' IL PARAVENTO PER CHI HA POTERE
Macron si aggiudica il 70% dei parlamentari... eppure l'ha votato solo il 15% degli elettori (VIDEO: io non sono democratico)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
2 BOCCIATA ALLE ELEZIONI LA SINDACA DI LAMPEDUSA, GIUSY NICOLINI, INCENSATA DA TUTTI (ECCETTO CHE DAL POPOLO)
Perfino il New York Times si è accorto (in ritardo) del fallimento della politica dell'accoglienza e delle responsabilità delle Ong dell'aumento dei morti in mare
Autore: Lupo Glori - Fonte: Corrispondenza Romana
3 IUS SOLI? NON E' VERO CHE LA CHIESA SIA A FAVORE
E' a monsignor Galantino, segretario della Cei, che piace la legge sullo ius soli, ma non tiene conto né del Magistero della Chiesa, né della realtà ed infine attacca anche il concetto di famiglia
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 LA SCUOLA ITALIANA VUOLE RI-EDUCARE I NOSTRI FIGLI
Abbiamo il dovere di porre in atto ogni genere di difesa contro lo Stato perché mira ad impossessarsi fisicamente e moralmente dei nostri figli, monopolizzando il sistema educativo
Autore: Stefano Fontana - Fonte: Vita Nuova
5 PROPONGO UNA TASSA SULLA PAROLA ACCOGLIENZA
L'accoglienza deve costare qualcosa, altrimenti dire la parola non serve a niente, se non a mostrare la propria leggerezza
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
6 IL SILENZIO DEL PAPA, UN ATTEGGIAMENTO INAUDITO
Due mesi fa 4 cardinali chiesero udienza al Papa per spiegare i motivi dei Dubia e fare presente la situazione di confusione che c'è soprattutto tra i parroci... ma finora nessuna risposta
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 IL VERO SIGNIFICATO DELLA FESTA DEL CORPUS DOMINI
Alla Beata Giuliana di Retìne, Gesù chiese ed ottenne (nel 1246) di istituire la festa del Corpus Domini (VIDEO: Cos'è l'Eucaristia)
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
8 CASA DI RIPOSO PER ANZIANI LGBT IN EMILIA ROMAGNA
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): Facebook celebra il mese dell'orgoglio gay, Trump niente mese dell'orgoglio gay, Il Gay Village e la propaganda omosessualista
Autore: Cristiano Lugli - Fonte: Osservatorio Gender
9 OMELIA XII DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 10,26-33)
Due passeri non si vendono forse per un soldo?
Autore: Massimo Rossi - Fonte: La Chiesa

1 - LE ELEZIONI FRANCESI DIMOSTRANO ANCORA UNA VOLTA CHE LA DEMOCRAZIA E' IL PARAVENTO PER CHI HA POTERE
Macron si aggiudica il 70% dei parlamentari... eppure l'ha votato solo il 15% degli elettori (VIDEO: io non sono democratico)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 14/06/2017

Giuliano Amato - oggi giudice costituzionale - è una personalità importante e intelligente dell'establishment e, intervistato ieri dal "Corriere della sera", fa capire benissimo qual è la strada da percorrere (esattamente opposta a quella da lui indicata).
Parlando delle elezioni francesi - per esempio - inneggia a Macron grazie al quale il voto di protesta - secondo Amato - avrebbe abbandonato i "populisti" e sarebbe rientrato nei binari giusti (cioè si sarebbe fatto di nuovo abbindolare dall'establishment, votando Macron, il candidato del Palazzo e della Merkel).

UN PICCOLO DETTAGLIO
Sfugge ad Amato un piccolo dettaglio: in Francia il 51,29 per cento degli elettori ha deciso di non andare nemmeno a votare. Significa che solo il 48,71 per cento degli elettori francesi si è recato ai seggi. Se questa non è protesta, se questo non è un gravissimo segno di malessere della democrazia francese, davvero non si capisce più nulla.
Non solo. In quel 48 per cento dei francesi che hanno votato, Macron - il beniamino delle élite - si è preso circa il 32 per cento, che corrisponde al 15,39 per cento del totale degli elettori. I suoi voti effettivi dunque rappresentano una piccolissima parte della Francia.
Ma, con il 15 per cento degli elettori francesi, Macron si aggiudica dai 400 ai 455 seggi su un totale di 557, quindi molto più della maggioranza assoluta: porta a casa circa il 70 per cento dei parlamentari.
Ripetiamo: agguanta il 70 per cento dei parlamentari per aver avuto il voto del 15,39 per cento sul totale degli elettori francesi.
Tutto bene? Tutto normale? Non ravvisate alcun problema? Amato non vede problemi, a tal punto che, nell'intervista citata, arriva a caldeggiare anche per l'Italia il sistema maggioritario francese, cioè proprio il sistema che dà questi "meravigliosi" risultati.
Del resto uno che - come Amato - descrive queste elezioni francesi come "il radunarsi di una larga maggioranza attorno a un giovane che promette governo", non si sa che film abbia visto. Quale "larga maggioranza"? Il 15 per cento del Paese sarebbe una "larga maggioranza"?
In ogni caso questo risultato permette ad Amato di essere "ottimista" sulla tenuta dell'Unione europea. Certo, l'Europa dell'establishment può festeggiare Macron (che è un suo uomo), ma i popoli si allontanano sempre di più.
Amato è il tipico rappresentante di un establishment che definisce sprezzantemente "populismo" le decisioni dei popoli contrarie all'establishment e fa di tutto per neutralizzarle.

LO SCOLLAMENTO TRA POPOLO E ISTITUZIONI
Infatti, in questa intervista, dove egli suggerisce di raccogliersi "attorno alla Germania" per rendere ancora più stretta, (cioè più soffocante) l'Unione europea (cioè la Grande Germania di cui siamo sudditi), Amato arriva a dire che "il Regno Unito potrà e forse dovrà riproporre ai suoi elettori la scelta tra restare e uscire".
Capito l'antifona? La Brexit li ha battuti e loro vogliono annullarla. Se la squadra dell'establishment è uscita sconfitta sul campo, si cancella la partita e la si rigioca finché non la vincono loro (provvedendo prima a terrorizzare gli elettori sulle conseguenze apocalittiche della Brexit, come stanno già facendo, anche grazie agli errori macroscopici di Theresa May).
Al di là del fatto che oggi Amato è un giudice costituzionale, non più un politico, quindi dovrebbe astenersi dai comizi, resta il fatto che il sistema francese è quanto di peggio ci possa essere, perché estromette dal Parlamento partiti che prendono un sacco di voti e regala percentuali bulgare di parlamentari a chi rappresenta il 15 per cento del Paese.
E' il modo migliore per aumentare lo scollamento tra popolo e istituzioni. E' il funerale della democrazia. Non a caso François Mitterrand definì "un colpo di stato permanente" la quinta repubblica francese (anche se poi conquistò lui l'Eliseo e allora se la fece piacere volentieri).
Resta il fatto che quello francese è un sistema assurdo. Non solo perché butta a mare la rappresentatività, cioè la democrazia (e scusate se è poco), ma anche perché non garantisce nemmeno la "stabilità" o "governabilità", per usare le categorie furbesche oggi in voga nel Palazzo.
Lo si è visto con Hollande. Quando sei al potere in un Paese di cui tu rappresenti solo una piccolissima parte, non riesci a tenere insieme la nazione e a governare davvero, perché non hai il consenso della società, sei di fatto delegittimato costantemente. Salta tutto per aria. [...]
Macron ha il Palazzo dalla sua, ma la grande maggioranza del suo Paese sta all'opposizione. Meglio tenersi alla larga da questa pericolosa involuzione della democrazia.
Parigi val bene una messa al bando dell'establishment (e dei sistemi elettorali che esso caldeggia).

Nota di BastaBugie: per approfondire la situazione politica francese attuale, ecco i link ad alcuni interessanti articoli e, alla fine, un video con la canzone "Io non sono democratico" di Povia che parla della democrazia che con l'illusione del voto permette in realtà di comandare ai soliti noti.

CONOSCETE ATTALI, MENTORE DEL PRESIDENTE MACRON?
Favorevole alle peggiori perversioni sessuali, sostiene il poliamore e l'eutanasia (VIDEO: vince Macron, l'Italia perde)
di Costanza Miriano
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4706

MACRON, LA COMPLETA VITTORIA DEI POTERI FORTI
Le elezioni francesi sono l'ennesima riprova che non si può cambiare il corso della storia rivoluzionaria con gli strumenti della rivoluzione stessa, ovvero all'interno del sistema democratico e dei partiti
di Massimo Viglione
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4688

ELEZIONI FRANCESI: MACRON E' IL MOZART DELLA FINANZA CHE HA RUBATO LA MOGLIE A UN ALTRO
Forse è necessario in Francia un nuovo Pascal (il quale, a rigor di logica, dimostrava che il cristianesimo è l'unica religione vera)
di Lupo Glori
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4678

IO NON SONO DEMOCRATICO (di Giuseppe Povia)
Ecco alcune strofe significative della canzone:
"La tua democrazia vuol dire comandare le persone, dargli un padrone con il voto e l'illusione"
"Spiegami perché se non la pensi come me, io rispetto te, ma se non la penso come te, tu non rispetti me"
"La tua democrazia fa passare il tuo pensiero come verità assoluta controllando la mia vita"
Il brano "io non sono democratico" è inserito nel disco NuovoContrordineMondiale. Si può ordinare solo scrivendo a ufficiostampa@povia.net (spedizione via posta).


https://www.youtube.com/watch?v=vFT4ODk2bKs

DOSSIER "LA FRANCIA DI MACRON"
Eletto presidente con il 15% dei voti

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Fonte: Libero, 14/06/2017

2 - BOCCIATA ALLE ELEZIONI LA SINDACA DI LAMPEDUSA, GIUSY NICOLINI, INCENSATA DA TUTTI (ECCETTO CHE DAL POPOLO)
Perfino il New York Times si è accorto (in ritardo) del fallimento della politica dell'accoglienza e delle responsabilità delle Ong dell'aumento dei morti in mare
Autore: Lupo Glori - Fonte: Corrispondenza Romana, 14/06/2017

I risultati di voto delle amministrative dell'11 giugno 2017 hanno dato vita al solito battage mediatico su vincitori e vinti con i candidati del Centrodestra, Centrosinistra e Movimento 5 stelle, tutti impegnati a spiegare e difendere le ragioni e la bontà del proprio esito elettorale. In tale consueto balletto post-voto, l'unico risultato che non lascia adito ad alcuna più o meno fantasiosa o pragmatica lettura politica è quello del sindaco, area Pd, di Lampedusa e Linosa Giusy Nicolini, spodestata a sorpresa dal suo storico avversario di partito Salvatore Martello, detto Totò, presentatosi con la Lista civica Susemuni (Alziamoci).
Lo scrutinio nei confronti della Nicolini è infatti implacabile. L'ex segretaria di Legambiente, con i suoi 908 voti, si è dovuta accontentare addirittura di un terzo posto, dietro a Totò Martello, trionfante con 1.566 voti, e Filippo Mannino, il giovane assicuratore e giornalista scelto dal Movimento Cinque Stelle, che ha raggiunto quota 1.116 preferenze. Ultima classificata, la candidata della Lega Nord, Angela Maraventano, fermatasi a 231 voti.

IL FALLIMENTO DELLA POLITICA DELL'ACCOGLIENZA
La sconfitta della Nicolini rappresenta emblematicamente il fallimento della politica dell'accoglienza attuata in questi anni dal primo cittadino di Lampedusa. La popolazione dell'isola siciliana, appartenente all'arcipelago delle Pelagie, ha infatti scelto Martello per avviare un deciso cambio di strategia sul tema dei migranti. Una brusca inversione di rotta annunciata e confermata dal sindaco neoeletto che a caldo ha dichiarato: «adesso sul piano dell'accoglienza, o meglio dell'organizzazione dell'accoglienza, deve cambiare tutto. (...) Le nostre braccia restano aperte, ma vogliamo prima sapere quali sono le regole date: quanti ne possono arrivare, quanto tempo debbono restare, dove debbono stare».
Un riferimento esplicito alla controversa gestione dell'hotspot, del Centro di contrada Imbriacola, ad appena quattro chilometri dalle spiagge, circondato da reti metalliche e agenti di guardia, dove Martello promette di andare a fondo: «Non ne possiamo più di vedere sciamare i migranti ovunque. Debbono dirci se da quel Centro si può entrare o uscire senza problemi. Stabiliamo le regole. Si dica se reti metalliche e poliziotti servono solo per non fare entrare i lampedusani nel Centro accoglienza».
L'inequivocabile verdetto dei quattromila lampedusani affluiti in massa ai seggi, con una percentuale che ha sfiorato il 79%, assume un profondo e duplice significato politico. Da un lato, come detto, esso rappresenta un'evidente e sonora bocciatura della politica, senza se e senza ma, dell'accoglienza ai migranti, portata avanti negli ultimi anni da Giusy Nicolini. Dall'altro, evidenzia l'abissale scollamento esistente tra paese legale e paese reale, o potremmo dire, in questo caso, tra isola legale e isola reale.

INCENSATA DA TUTTI, ECCETTO CHE DAL POPOLO
Fino a ieri la Nicolini era infatti incensata da tutti come il candidato modello e la sua poltrona appariva salda ed intoccabile. Voluta da Matteo Renzi nella segreteria nazionale del Pd, ad ottobre 2016, l'oramai ex sindaco di Lampedusa era stata una delle quattro donne scelte come «simbolo dell'eccellenza italiana» per accompagnare l'allora premier Renzi alla Casa Bianca per la cena con l'ex presidente degli Stati Uniti, Obama.
Ma il suo apice, la Nicolini lo aveva raggiunto appena due mesi fa, ad aprile, quando assieme all'Ong francese SOS Méditerranée, era stata insignita del prestigioso premio Houphouet-Boigny per la ricerca della pace dell'Unesco «per la sua grande umanità e il suo impegno costante nella gestione della crisi dei rifugiati e della loro integrazione dopo l'arrivo di migliaia di rifugiati sulle coste di Lampedusa e altrove in Italia».
Nel ricevere il riconoscimento la Nicolini aveva così commentato: «questo premio è un grande onore per me, per Lampedusa e per i lampedusani. In un momento in cui c'è chi chiude le frontiere e alza muri parlando di una invasione che non c'è essere premiati con questa motivazione ci fa sperare in una Europa solidale, dove l'umanità non è sparita. È su questi valori, su questi principi che si fonda l'Europa. Diversamente rischiamo di naufragare anche noi insieme a profughi e migranti che tentano di attraversare il Mediterraneo».
Quindi la sindaca aveva ricordato a questo proposito l'invito all'accoglienza lanciato da Papa Francesco in occasione della sua prima visita pastorale, avvenuta a Lampedusa nel luglio del 2013, esortando i governanti e la popolazione europea a seguire le indicazioni papali in materia di immigrazione: «È l'unico che ha le idee veramente chiare. Speriamo che il suo insegnamento illumini anche le menti dei governanti e degli europei che nei prossimi mesi andranno a votare».
Evidentemente i cittadini lampedusani, vittime della sua ottusa politica dell'accoglienza non l'hanno ascoltata e alla prima occasione utile hanno svelato l'inganno dell'immaginaria ed ideologica isola che non c'è, facendo vedere a tutta l'Italia da che parte sta l'isola reale.

Nota di BastaBugie: Gianandrea Gaiani nell'articolo sottostante dal titolo "Morti nel Mediterraneo, le responsabilità delle Ong" parla dell'aumento delle imbarcazioni dedite al soccorso dei migranti illegali che provoca un aumento dei morti in mare, perché incoraggia gli scafisti ad abbandonare la gente in mare. L'agenzia europea Frontex pubblica le cifre da capogiro dei guadagni dei trafficanti di esseri umani.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 17 giugno 2017:
Se ne è accorto anche il New York Times. L'aumento delle imbarcazioni dedite al soccorso dei migranti illegali, che dalla Libia puntano a raggiungere l'Italia e l'avvicinarsi delle barche delle Ong alle coste libiche hanno determinato un forte incremento delle morti in mare.
Che "salvare i migranti ne faccia morire di più" lo avevamo scritto già in più occasioni su NBQ spiegando con i trafficanti mettono in mare imbarcazioni sempre più scadenti e prive di carburante destinate ad andare alla deriva, sovraccariche, dopo pochi chilometri. Il New York Times rileva come le Ong arrivino a ridosso delle acque territoriali libiche e non nel Canale di Sicilia. "Prima del 2014, i salvataggi in mare avevano luogo vicino alle coste italiane. Alla fine dell'anno, si sono spostati sempre più a sud e dal 2015 verso la sponda libica. Ora le operazioni avvengono sul confine delle acque territoriali libiche" - osserva il quotidiano statunitense.
Naturalmente, tutto questo ha incoraggiato e incentivato le partenze, con imbarcazioni sempre più fatiscenti, rendendo il viaggio degli stessi migranti, seppur più breve, molto più pericoloso: "Le operazioni di soccorso dei migranti vicino alla costa libica hanno salvato centinaia di persone in mare. Ma questo ha introdotto un incentivo potenzialmente mortale, incoraggiando altri rifugiati a rischiare di mettersi in viaggio e gli scafisti a far partire un numero maggiore di navi". Un dato di fatto già analizzato in passato da Frontex come ha evidenziato il 15 giugno un articolo de Il Giornale. Secondo il quotidiano newyorkese, infatti, i trafficanti di esseri umani ora utilizzano bagnarole o gommoni e carburante appena sufficiente a raggiungere il confine delle acque territoriali libiche. "In questo modo gli scafisti possono spegnere il motore e scappare verso la Libia su un'altra imbarcazione, lasciando i migranti alla deriva fino all'arrivo dei soccorsi. I gruppi che monitorano la crisi dei migranti si aspettano che il bilancio delle vittime superi quello dello scorso anno". Aspetti già più volte sottolineati qui in Italia da chi scrive questo articolo ma che i fautori "dell'invasione" di immigrati illegali africani e islamici fingono di non comprendere.
Circa le soluzioni, il buonista New York Times scivola nel banale parlando di "migliorare le condizioni di vita nei paesi di provenienza o risolvere la crisi libica". Cose che richiederebbero anni o decenni e non sarebbero certo risolutive quanto un blocco degli sbarchi e i respingimenti in Libia dei migranti soccorsi che scoraggerebbero chiunque dal pagare i trafficanti e rischiare la propria vita, se non vi fossero possibilità di sbarcare in Europa.
Un quadro concreto della situazione lo ha fatto nei giorni scorsi il direttore dell'agenzia europea Frontex, Fabrice Leggeri, alla France Presse. In Grecia arrivano ormai solo "80 o 100 persone ogni giorno", a fronte dei circa "2.500 arrivi giornalieri" prima dell'accordo con la Turchia, dichiara il direttore dell'agenzia Ue. Tra coloro che arrivano dall'Africa attraverso il Mediterraneo centrale e la Libia, invece, il numero è aumentato dall'anno scorso di oltre il 40 per cento. La maggior parte di questi migranti proviene dall'Africa occidentale: si tratta soprattutto di senegalesi, guineani e nigeriani. "Non sono i più poveri a lasciare, perché devono essere in grado di pagare i trafficanti", ha sottolineato Leggeri stimando per i trafficanti di esseri umani un business tra i 4,7 e i 5,7 miliardi di euro nel solo 2015.
Questi profitti sarebbero scesi di quasi due miliardi di euro l'anno scorso. I maggiori trafficanti utilizzano i soldi guadagnati per intraprendere altre attività criminali che richiedono un investimento iniziale: "traffico di droga, traffico di armi o anche il finanziamento del terrorismo, non possiamo escluderlo", ha detto Leggeri. I fondi vengono talvolta spostati tramite il servizio di trasferimento di denaro Western Union, specialmente in Africa occidentale. In Africa orientale, i trafficanti utilizzano più spesso "hawala", un sistema informale di pagamento basato sulla fiducia che è molto più difficile da tracciare rispetto ai trasferimenti bancari.
Anche Leggeri sottolinea che il salvataggio in mare incoraggia la migrazione e, allo stesso tempo, il guadagno dei contrabbandieri che sovraccaricano le loro barche assicurando ai migranti che, una volta usciti dalle acque libiche, verranno soccorsi. "Non ci sono mai state così tante navi che pattugliano il Mediterraneo come nel 2016... purtroppo non ci sono mai stati così tanti morti, 4.000 decessi, secondo l'Oim", ha sottolineato Leggeri.

Fonte: Corrispondenza Romana, 14/06/2017

3 - IUS SOLI? NON E' VERO CHE LA CHIESA SIA A FAVORE
E' a monsignor Galantino, segretario della Cei, che piace la legge sullo ius soli, ma non tiene conto né del Magistero della Chiesa, né della realtà ed infine attacca anche il concetto di famiglia
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19/06/2017

Apprendiamo dagli interventi di ieri di monsignor Nunzio Galantino (segretario della Conferenza Episcopale Italiana) e di monsignor Giancarlo Perego (direttore della Fondazione Migrantes e neo-vescovo di Ferrara) che «la Chiesa italiana vuole lo ius soli». E guai a chi non è d'accordo, verrebbe da aggiungere visti i toni perentori e polemici dei due interventi, curiosamente affidati entrambi al "salotto" di Repubblica. Evitiamo di soffermarci sulle successive scomposte reazioni dei leader leghisti, così come sulla solidarietà del presidente del Senato Pietro Grasso, che possiamo entrambi archiviare alla voce "teatrino della politica".
Ci interessa invece riprendere gli interventi dei rappresentanti della Conferenza episcopale: conoscendo chi sono, la loro uscita non è certo sorprendente, ciononostante fa sorgere alcune domande.

GALANTINO & PEREGO
Anzitutto, una questione di metodo: a nome di chi parlano esattamente i due? Non risulta che tra i vescovi italiani ci sia mai stato un dibattito per decidere la posizione su ius soli (cittadinanza concessa per luogo di nascita) e ius sanguinis (cittadinanza per legami familiari). Ed è curioso che siano proprio quelli che più parlano di "Chiesa sinodale" ad avere la tendenza a intervenire sempre a nome di tutti, senza aver mai consultato alcuno. Tanto più quando si tratta di intervenire su una legge dello stato italiano su cui c'è molto da discutere, come abbiamo spiegato ancora in questi giorni [leggi: CON LO IUS SOLI CI ALLEVEREMO IL TERRORE IN CASA, clicca qui, N.d.BB].
Dunque, a che titolo Galantino e Perego parlano a nome della Chiesa?
Entrambi peraltro si fanno forti del dato secondo cui tre quarti degli italiani vogliono questa legge che concede la cittadinanza sulla base dello ius soli e dello ius culturae (un adeguato numero di anni a scuola). Sarà pure vero, anche se è lecito avere dubbi al proposito, ma non è certo questo un buon argomento: a favore del divorzio sicuramente saranno ben più dei tre quarti degli italiani, e probabilmente anche per l'aborto c'è una discreta maggioranza. Vuol dire allora che queste leggi vanno bene? Chiaramente no. Anzi, corre l'obbligo di affermare dopo tanti anni che proprio queste leggi sono causa non secondaria del disastro sociale in cui versa l'Italia, incluso quel problema denatalità che viene spesso evocato - anche dai succitati vescovi - per giustificare l'immigrazionismo.

LA POSIZIONE DELLA CHIESA NON E' A FAVORE DELLO IUS SOLI
Quanto poi al tema della concessione della cittadinanza sulla base dello ius soli, abbiamo già spiegato abbondantemente perché siamo contrari. Non ripeterò qui dunque ragioni già dette. Ma le affermazioni di Galantino & Perego lasciano intendere che la Chiesa giudichi ovvio il favore per lo ius soli, una sorta di assoluto morale. Non è affatto così. Tanto è vero che neanche nello Stato della Città del Vaticano viene applicato lo ius soli per l'ottenimento della cittadinanza.
In effetti nei documenti magisteriali della Chiesa non c'è mai un riferimento diretto alle condizioni per la concessione o il rifiuto della cittadinanza, nemmeno nella Erga Migrantes Caritas Christi, il documento del Pontificio Consiglio per i Migranti pubblicato nel 2004. Nel magistero si fa invece riferimento a criteri di fondo, quali il dovere di concorrere al bene comune dello Stato in cui si vive; la necessità di un "popolo" che si basa sulla «condivisione di vita e di valori», pur nel rispetto delle minoranze; e soprattutto la necessità, nel lungo periodo, di favorire una vera integrazione degli immigrati. La concessione della cittadinanza si dovrebbe basare proprio su questi criteri, e si capisce allora perché è troppo semplicistico pensare di risolvere ogni problema con un bel "tutti italiani".
Secondo Galantino & Perego solo lo ius soli garantirebbe l'integrazione. C'è però un clamoroso errore di fondo in questa affermazione, che rivela un approccio ideologico al tema. L'affermazione dei due rappresentanti della CEI sottintende infatti che oggi tutti gli immigrati vogliano integrarsi e sia invece lo Stato italiano a fare resistenza. Non è così: come l'esperienza ci dimostra molti problemi nascono perché c'è una fascia di immigrati, residenti di lungo periodo nei nostri paesi, che non hanno affatto alcun desiderio di integrarsi, anzi disprezzano sinceramente la nostra società e la nostra cultura.
Inoltre, sembrerebbe che l'Italia sia chiusa davanti a chi chiede di diventare cittadino italiano. Ma neanche questo è vero: l'Italia è il paese europeo che concede ogni anno il maggior numero di cittadinanze: 202mila nel 2016, come ci ha detto l'Istat proprio nei giorni scorsi.

L'ATTACCO AL CONCETTO DI FAMIGLIA
C'è poi un'altra questione molto delicata, messa in rilievo dal demografo Giancarlo Blangiardo, in una intervista al Sussidiario: l'attacco al concetto di famiglia che la concessione dello ius soli comporta. Attualmente la legge in vigore (no.91 del 1992) ragiona proprio in termini di famiglia, non così la proposta di modifica: «La legge in vigore - afferma Blangiardo - dice che i figli di genitori albanesi, marocchini o qualsivoglia paese sono anch'essi albanesi, marocchini, eccetera. Poi a 18 anni decidono cosa vogliono diventare. Se invece prima della maggior età i genitori hanno deciso di diventare italiani, anche loro, minori, saranno italiani. Oggi si vogliono figli italiani e genitori marocchini, che senso ha?». Domanda che giriamo volentieri ai monsignori Galantino e Perego, a cui la famiglia, anche degli immigrati, dovrebbe stare a cuore.
Un'ultima notazione: ancora i nostri due rappresentanti della Cei prefigurano città più belle e sicure con la cittadinanza concessa alla nascita. Dimenticano però una cosa importante: l'eventuale legge sullo ius soli si applica soltanto ai figli di genitori stranieri, con regolare permesso di soggiorno, che risiedono stabilmente in Italia da molti anni. A rendere oggi le città italiane drammaticamente insicure e sporche sono invece le decine e decine di migliaia di immigrati irregolari, richiedenti asilo, piazzati a fare nulla in strutture pagate per l'occasione, e che poi bivaccano in grossi gruppi nei pressi di stazioni e piazze di cui diventano padroni. Ed è questo che comprensibilmente rende i cittadini italiani sempre più insofferenti. Ma è anche un modo di gestire la situazione che umilia gli stessi immigrati.

Nota di BastaBugie: per approfondire il tema dello ius soli, ecco il link ad alcuni articoli da noi rilanciati

CON LO IUS SOLI CI ALLEVEREMO IL TERRORE IN CASA
Se al Senato passa la legge per dare la cittadinanza italiana agli immigrati nati in Italia possiamo dire addio al nostro Bel Paese
di Maria Guarini
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4727

LA GRANDE SOSTITUZIONE: I GOVERNI EUROPEI PERDONO I LORO ELETTORI E ALLORA SI CREANO UN NUOVO ELETTORATO CON GLI IMMIGRATI
In Francia, ma non solo, ci sono città intere trasformate, gli abitanti originali spariti e sostituiti (in meno di una generazione)
di Francesco Borgonovo
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3938

I MIGRANTI, POVERINI, CHE USANO GESU' COME WATER
Succede in un campo di migranti e nessuno dice nulla (consigliamo il libro di Anna Bono ''Migranti!? Migranti!?'')
di Rino Cammilleri
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4712

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19/06/2017

4 - LA SCUOLA ITALIANA VUOLE RI-EDUCARE I NOSTRI FIGLI
Abbiamo il dovere di porre in atto ogni genere di difesa contro lo Stato perché mira ad impossessarsi fisicamente e moralmente dei nostri figli, monopolizzando il sistema educativo
Autore: Stefano Fontana - Fonte: Vita Nuova, 09/06/2017

E' appena uscito il libro MalaScuola, con un lungo sottotitolo "gender, affettività, emozioni: il sistema educativo per abolire la ragione e manipolare i nostri figli" (Casa editrice Leonardo da Vinci, Roma 2017). Abbiamo intervistato l'autrice [Elisabetta Frezza, N.d.BB], padovana, avvocato e giurista, moglie e madre di sei figli.
Il titolo del suo libro è inquietante: "MalaScuola". E' un giudizio generalizzato sulla scuola italiana o è limitato ad alcune scuole?
Il titolo evoca, á contrario, quello della legge 107 detta «la buona scuola», che autocertifica come "buono" un modello di scuola in realtà devastante. Tutte le scuole che ricadono nell'orbita di applicazione della nuova normativa, sia pubbliche sia paritarie, subiranno gli effetti di una manovra prepotente, caparbiamente voluta, fraudolentemente confezionata e poderosamente finanziata a dispetto della crisi.
Vero è che la corruzione del sistema scolastico precede di gran lunga l'ultima riforma perché fa parte di un programma che trascende il colore dei governi avvicendatisi negli ultimi lustri e risponde a un ordine superiore, di matrice sovranazionale. Ci viene ora servito il frutto avariato di una omogeneizzazione trasversale per cui tutti ormai, a destra come a sinistra, attingono agli stessi schemi mentali e verbali: il mono-pensiero sorregge tutta un'imponente impalcatura pedagogica che può contare dell'apporto di politicanti di apparato distribuiti tra le varie poltrone strategiche, delle schiere di "operatori culturali" addestrati ad applicare nelle scuole il nuovo abecedario di ordinanza (e muniti per questo della patente di "esperti"), dei cultori della materia LGBT incardinati nei ministeri-chiave. Può contare anche - purtroppo - sulla connivenza di molta parte della chiesa e, infine, sul torpore della gente, che assiste al collasso generale senza reagire, forse perché incapace di stimare tanto la magnitudine dell'attacco quanto la fisionomia dell'aggressore.
Ma "la buona scuola" ha impresso una svolta decisiva a questo processo, imboccando una deriva autenticamente totalitaria. Il salto di qualità è dato dall'imposizione ufficiale, per legge, di tutto un complesso di pseudo-valori - scimmiottatura truffaldina dei valori veri su cui è fondata, cresciuta e fiorita la nostra civiltà occidentale - per plasmare le giovani generazioni a credere e a vivere contro natura e contro verità.
Perché secondo lei oggi la scuola è una "malascuola"?
Perché non insegna più ciò che dovrebbe. Anziché trasmettere conoscenze oggettive e offrire gli strumenti culturali necessari a una vera formazione umana, punta a ri-educare le nuove generazioni: a mezzo Pubblica Istruzione si vuole imporre a tutti la nuova morale di Stato, rapinando alla famiglia il suo imprescindibile primato educativo. La guerra moderna ai valori oggettivi viene sferrata attraverso l'educazione perché, per questa via, la conquista finale dell'uomo sarà lo stravolgimento della sua stessa essenza, l'abolizione dello statuto dell'umano: solo i valori oggettivi possono infatti orientare l'esistenza, mentre l'istinto, il sentimento, l'emozione non offrono alcun appiglio alla volontà e servono anzi a giustificare le atrocità peggiori.
Si può dire allora non solo che la scuola italiana non educa più, ma anche che diseduca?
Ahimè è così. Chiaramente si tratta di un giudizio che riguarda la scuola, non i singoli insegnanti, che sono loro stessi (quelli buoni) vittime di un sistema dissennato. Se sopravvive ancora qualche oasi, ciò dipende dalla preparazione e dal buon senso di alcuni insegnanti, capaci di fare barriera, magari per istinto, alle follie dei nuovi programmi che viaggiano in groppa a un lessico suadente, beota e fasullo. Il veicolo principe del veleno ideologico sono infatti le parole, cioè gli involucri attraenti in cui le idee eversive vengono incartate e poi diffuse nel gergo corrente così che, una volta entrate nel lessico famigliare, tutti ci facciamo l'orecchio fino a restare contagiati, senza accorgerci, da un pensiero distorto.
Nel suo mirino c'è soprattutto l'ideologia del gender. Di questo problema hanno scritto anche molti altri, dalla Peeters a Padre Carbone per fare degli esempi. Cosa ha di specifico la sua analisi rispetto alle loro?
Il gender è solo uno degli aspetti, forse il più vistoso - anche perché il termine è nuovo, è brutto e genera istintiva diffidenza - di un piano egemonico stringente, la cui tappa finale e decisiva è, appunto, l'invasione di campo dell'educazione, perché solo così ci si può accaparrare il futuro, senza residui.
Nel libro ho cercato di inquadrare la c.d. educazione di genere - e la c.d. educazione sessuale e affettiva che le fa da battistrada - nel contesto storico e normativo che l'ha alimentata. Ma non solo. Ho allargato la visuale ad altri aspetti, meno appariscenti, ma non meno insidiosi, della degenerazione "educativa" di cui i nostri figli sono vittime involontarie, ho ripercorso la filiera normativa attraverso cui si è imposta la nuova paideia, ho dato conto dell'apporto determinante della neo-chiesa all'affermarsi del sistema ideologico voluto dai poteri forti: rimodellando la morale cattolica in ossequio agli standard contemporanei.
Lei è giurista e mamma, questo libro l'ha scritto come giurista o come mamma?
Sicuramente in primis come mamma. I resoconti quotidiani, tramite i miei figli, di ciò che accade nelle scuole di vario ordine e grado, mi hanno indotto a tentare un'analisi delle cause e degli effetti del tracollo educativo.
La formazione giuridica mi ha poi aiutata a risalire alle fonti, non solo normative, di un fenomeno complesso e proteiforme, davvero allarmante qualora se ne colga la portata complessiva.
Qual è il progetto che sta dietro a questa volontà di ri-educare i nostri giovani? Riplasmare la natura umana? Diffondere forme di perversione? Avere un'umanità più docile al potere...?
Tutto quanto insieme. È in azione una poderosa macchina da guerra che ha l'obiettivo preciso di conquistare con ogni mezzo una società sfibrata e senza più difese perché straniata dall'azione della propaganda (l'informazione lavora giorno e notte ed è uno strumento formidabile per convincere i destinatari che la neve è nera, che due più due fa cinque, che Lia ha due papà); vogliono annichilire la sua fertilità, aspirare la sua anima. Proprio per questo sono in produzione seriale generazioni imbelli e invertebrate, senza radici, senza identità né punti di riferimento, incapaci di trovare in se stesse il vigore necessario per reagire all'annientamento programmato. Si punta a deprimere sul nascere le risorse orgogliose della virilità, così come la forza costruttiva del ruolo femminile nella famiglia; a snaturare l'uomo e la donna, annacquare la loro complementarietà naturale nella indistinzione indotta. E tutto questo serve a sua volta all'annientamento di una storia e di una civiltà che fu cristiana, del suo patrimonio inestimabile di cultura e tradizioni, della sua forza vitale; serve al dissolvimento delle identità nazionali nell'europeismo degli ideali farlocchi. Alla fine, il depauperamento etico ottenuto con la diffusione a mezzo scuola di ogni perversione sessuale - e della falsa morale, liquida e buonista, a mezzo catechismo - è interconnesso sia allo snaturamento etnico perseguito da politiche scriteriate di (dis)integrazione forzata, sia al sincretismo religioso propalato sotto la veste attraente del dialogo interreligioso, dove l'amore universale funziona come sempre da anestetico collettivo.
Come "uscire" dalla situazione? Le scuole parentali, ossia gestite direttamente dalle famiglie, vengono osteggiate e in molti casi impedite...
L'enorme disparità delle forze in campo può indurre allo scoraggiamento, ma non esime certo chi ha a cuore la sorte dei propri figli dal porre in atto ogni genere di difesa contro i poteri criminali che mirano ad impossessarsi fisicamente e moralmente di loro, monopolizzando il sistema educativo.
Dalla nostra resta ancora, fino a nuovo tentativo di manomissione, il baluardo della Costituzione che, dopo essersi fatta garante all'art. 29 dei "diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio", attribuisce ai genitori il dovere e il diritto di "mantenere, istruire ed educare" i propri figli (art. 30). Assicura poi anche, sia a enti sia a privati, il "diritto di istituire scuole e istituti di educazione senza oneri per lo Stato" (art. 33). Le scuole c.d. parentali sono dunque una risorsa garantita e disciplinata dalla legge - in modo peraltro burocraticamente snello - e protetta; una risorsa che si rivelerà sempre più preziosa per sottrarre alla insania istituzionalizzata soprattutto i più piccini. E che va sfruttata.
I nostri figli vengono educati non come vogliamo noi ma come vuole il potere; con le nostre tasse vengono finanziati aborto, eutanasia e educazione gender, si approvano leggi che non prevedono l'obiezione di coscienza... siamo ormai in una "dittatura democratica"?
Aborto, fabbricazione degli esseri umani in laboratorio, omosessualismo e gender, eutanasia, e i loro esiti concatenati, compongono un monolitico blocco di necrocultura che, in virtù del mito dell'autodeterminazione, può cementarsi senza resistenze nelle menti e nei cuori ammaestrati a pensare e a sentire contro l'uomo e la sua natura consegnando generazioni intere, compiaciute e disinibite, all'autodistruzione fisica e morale.
L'effetto, va da sé, è la prevaricazione dell'uomo sull'uomo, dell'uomo più forte sul suo simile più debole e privo di difese.

Fonte: Vita Nuova, 09/06/2017

5 - PROPONGO UNA TASSA SULLA PAROLA ACCOGLIENZA
L'accoglienza deve costare qualcosa, altrimenti dire la parola non serve a niente, se non a mostrare la propria leggerezza
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 16/06/2017

Qualche giorno fa, dopo aver letto un articolo che avrei catalogato nel settore "parole in libertà", ho scritto, senza curarne più di tanto la forma, uno status di facebook che pensavo sarebbe caduto nell'indifferenza generale. L'ho buttato giù di getto, senza pensarci troppo, non perché non ne fossi convinta ma al contrario perché ne sono talmente convinta che mi sembrava abbastanza banale. Diceva: "Propongo di mettere una tassa sulla parola accoglienza". Apriti cielo. Si è scatenata una polemica che non finiva più.
Vorrei provare a capire quali corde avrei inavvertitamente toccato. Ho scritto che propongo una tassa perché la parola accoglienza mi sembra oggi una delle meno comprese e di quelle usate nel modo peggiore. A volte con leggerezza, altre volte con disonestà intellettuale. Propongo una tassa perché se uno dovesse pagare per usarla forse lo farebbe con più attenzione. O meglio, propongo una tassa perché l'accoglienza ti deve costare qualcosa, sennò dirla non vale niente. L'elemosiniere del Papa può parlare di accogliere i rifugiati perché ha ceduto la sua casa a una famiglia siriana. E comunque mi risulta che parli poco (ho cercato più volte di intervistarlo, invano). L'accoglienza è una cosa che si fa ma non si dice, a parte chi è preposto a parlare per il suo ministero.

CHE VUOL DIRE VERAMENTE ACCOGLIERE
Vorrei provare invece a capire che vuol dire veramente accogliere. Davvero, me lo chiedo. Va bene, un rifugiato che scappa dalla guerra cerca casa e cibo. È chiaro. Mi sembra che nessun cristiano possa avere difficoltà a capirlo (quanto a farlo, poi, è un altro conto). Ma in altri casi, siamo sicuri che così tanta gente vuole essere "accolta" da noi? Siamo davvero così attraenti? È davvero così ambita la nostra "approvazione"? I siriani volevano essere approvati dall'elemosiniere del Papa, o piuttosto volevano che qualcuno risolvesse i loro problemi? Non è questa la vera accoglienza? Se non risolviamo i problemi degli altri, o almeno non ci disponiamo ad ascoltarli per vedere se possiamo dare una mano, allora non è accoglienza. È dire "fai come ti pare che a me non dai fastidio". Ma chi siamo noi per dire "fai come ti pare"? Chi se ne frega della nostra approvazione?
Io preferisco parlare di amicizia, che è una cosa da persona a persona, non verso una categoria. L'amicizia purtroppo nella nostra vita è contingentata, non possiamo essere amici di migliaia di persone (e lo dico con dolore vero, perché continuo a incontrare persone che vorrei frequentare e non solo sfiorare, ma non si può, bisogna mettere delle priorità anche nelle relazioni, è un'illusione quella di custodire e amare tutti, si finisce per non amare più nessuno, prima di tutto i vicini, quelli che ci sono dati, il marito e i figli nel mio caso). Ma soprattutto non possiamo essere amici di una categoria: ci sono donne antipatiche e donne simpatiche, neri intelligenti e neri stupidi, persone con attrazione verso lo stesso sesso intelligenti e altre stupide. Quindi, cosa vuol dire accogliere una categoria? Vuol dire che tutte le persone che hanno alcune caratteristiche e appartengono a una certa categoria sono da amare? Certo, questo vale per tutti. Non si amano le categorie, si amano le persone, e beato chi ci riesce: è così difficile amare davvero qualcuno, amare la sua libertà, il suo destino.

MA VENIAMO ALLORA NELLO SPECIFICO
L'articolo che mi aveva fatto scrivere quel post che mi sembrava da nulla era quello di Paolo Rodari, sul libro di James Martin, Costruire un ponte verso la comunità lgbt.
Cominciamo dal titolo dell'articolo: Padre Martin sfida i conservatori della Chiesa, "l'omofobia è un peccato". Io questi omofobi nella Chiesa li vorrei proprio incontrare. Se esistono devono vivere malissimo, perché al contrario, come ha detto il Papa, c'è una fortissima e potentissima lobby omosessuale in Vaticano, e delle volte coloro che vi appartengono non fanno molto per dissimulare. Ci sono in ruoli anche significativi dei personaggi che già dall'aspetto e dai modi rivelano le loro inclinazioni sessuali, che non fanno nulla per nascondere. Non c'è nulla di male, purché le inclinazioni non siano assecondate – la castità è chiesta a tutti i cristiani, compresi gli sposati, il cui amore deve essere casto e fecondo – ma non parliamo di discriminazione, almeno non nelle gerarchie ecclesiastiche. Seconda cosa, omofobia cosa vuol dire? La Chiesa annuncia che avere rapporti omosessuali è un peccato, come molte altre cose: l'adulterio, l'accumulare disonestamente ricchezze, l'omicidio, la maldicenza, la calunnia, l'aborto (ovviamente con diverse gradazioni di gravità). Chi lo dice non è adulterofobo (o sessuofobo), assassinofobo, ricchezzofobo. Chi commette queste azioni sa che sta sbagliando ma come persona sarà sempre ascoltato, amato (ci si prova, è difficile amare anche i nostri cari...), ma sa anche che le sue azioni sono sbagliate. Infine perché un sacerdote dovrebbe accettare una parola imposta dai movimenti omosessualisti? Cosa sarebbe l'omofobia? Una paura? Chi ha paura delle persone che provano attrazione per lo stesso sesso? Esiste davvero qualcuno che nel 2017 ha questa paura?
Ma soprattutto, esiste davvero nella Chiesa una persona che prova attrazione per lo stesso sesso, a cui sia stato detto "non puoi venire a messa, o non puoi fare la comunione neppure se vivi castamente"? Esiste uno solo che sia stato cacciato da un confessionale? Certo, se si milita attivamente per promuovere l'aborto, la ricchezza disonesta, le relazioni fuori dal matrimonio o quelle omosessuali non si potrà pretendere di insegnare a nome della Chiesa, ma si tratta banalmente di logica: se insegni cose diverse dal magistero della Chiesa insegnale pure, ma a nome tuo, non a nome della Chiesa. Lo stesso se vivi una condizione esistenziale apertamente in contrasto con la Chiesa e non hai la pur minima intenzione di emendarti.

MA VENIAMO AL CUORE
L'articolo parla di accoglienza verso le persone, e su questo dobbiamo migliorare tutti (sui social arrivano certe legnate in nome della misericordia, per dire). Ma non è quello che dice il titolo del libro di padre Martin (il libro non è ancora uscito in italiano), che parla invece di comunità lgbt. Cioè di militanti. Usa anche la parola gay, che la Chiesa non può accettare, perché connotata ideologicamente. Gay vuol dire allegro, brillante, ed è una parola che implica un preciso atteggiamento esistenziale. Non indica chi prova attrazione verso lo stesso sesso, ma chi questa attrazione decide di praticarla, e per questo è "contento". La Chiesa non può smettere di annunciare che questo, semplicemente, non è vero. [...] La Chiesa è chiarissima nel suo Magistero, distinguendo l'inclinazione dagli atti.
Ovviamente questo discorso deve interessare solo a chi crede che la relazione con Gesù Cristo (che è vivo oggi, non "se fosse vivo oggi" come dice Rodari), sia la cosa più decisiva della tua vita. Chi non se ne interessa come la stragrande maggioranza della gente che sta al mondo, compresa quella che si dice formalmente cattolica, perché si preoccupa di quello che dice il catechismo? Io se un buddista dice che con la mia vita non sarò felice non me ne curo. Al massimo lo ringrazio dell'interessamento. Ovviamente la Chiesa non impone il suo punto di vista, come non dovrebbe imporlo il governo (al contrario introdurre il reato di omofobia, cioè mandare in carcere chi la pensa come il Catechismo, questa sì che è violenza, dittatura da far impallidire le fantasie di Orwell).
Trovo scorretto e intellettualmente molto disonesto dire che si è deciso di scrivere un simile libro - che, ripeto, non è ancora uscito e che sto giudicando da un'intervista - dopo la strage di Orlando nel locale frequentato da persone omosessuali. Trovo scorretto usare quell'episodio di cronaca per dire che la Chiesa deve essere più compassionevole. L'assassino non era cattolico, si è detto anche che fosse lui stesso un frequentatore del locale. La Chiesa non c'entra niente, anzi i miei amici con attrazione verso lo stesso sesso hanno trovato proprio dentro la Chiesa il bandolo per sbrogliare i nodi interiori e trovare la pace (per esempio attraverso Courage). Questa è la vera accoglienza. Noi crediamo che la via che ci indica la Chiesa sia l'unica per la felicità, e che i comandamenti non siano un obbligo ma un regalo. Che diritto ha un uomo di togliere a un altro il regalo di Dio?

GAY EMARGINATI?
Come al solito la Chiesa arriva a saldi finiti. Padre Martin parla di emarginazione, di ultimi, per le persone con attrazione verso lo stesso sesso? Ma dove li vede? Non so dove abbia vissuto, ma qui in occidente quelle persone hanno spesso posti di potere, popolano i piani alti della comunicazione, salgono e trionfano sui palchi degli spettacoli più importanti, organizzano cortei del loro orgoglio che non sono affatto boicottati, anzi, tutto il mondo dell'informazione dà una visibilità del tutto sproporzionata rispetto alle dimensioni dell'evento. Entrano nelle scuole, nei posti di governo, il trionfatore delle elezioni francesi va nelle scuole a dire che si possono avere due padri o due madri (bugia: un bambino nasce da un maschio e da una femmina). Sono così ricchi da potersi permettere di comprare ovuli e affittare uteri (e se Gesù tornasse oggi sulla terra col suo corpo umano forse andrebbe a cena con i bambini privati della mamma dagli affittuari di uteri, chissà). Sono, cito Papa Francesco, una lobby potentissima in Vaticano. I social li corteggiano li coccolano li vezzeggiano. I motori di ricerca dedicano loro arcobaleni e lustrini. Sono il nuovo conformismo di massa.
Ma veniamo al cuore della questione, il vero nodo centrale. Padre Martin dice a Repubblica che il suo libro è molto moderato e non sfida alcun insegnamento della Chiesa. Ma poi dice "Se una certa percentuale di umanità nasce gay"... E certo, da lì discende tutto il resto. Se una persona nasce con attrazione sessuale stabile e prevalente verso lo stesso sesso, come può la Chiesa continuare a dire che praticare questa attrazione è peccato? Che Dio sadico è, uno che mette nel cuore un affetto e impedisce di viverlo? Mi riecheggiano esattamente le parole della lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali scritta dalla Congregazione per la dottrina della fede: "essere particolarmente vigilanti nei confronti di quei programmi che di fatto tentano di esercitare una pressione sulla Chiesa perché essa cambi la sua dottrina, anche se a parole talvolta si nega che sia così". Ecco, questo è uno di quei casi. Si dice che si vuole tendere un ponte verso la comunità lgbt ma si sta sovvertendo in modo non dichiarato il Magistero della Chiesa, e va bene che padre Martin è un sacerdote, ma deve obbedire anche lui alla Congregazione per la dottrina della fede. La Chiesa afferma che non esiste alcuna base scientifica per affermare che esista una base genetica per l'attrazione omosessuale. Lo afferma chiarissimamente.

SI CERCA DI ALTERARE LA VERITÀ
Trovo profondamente scorretto dire di voler semplicemente accogliere le persone, mentre si cerca di alterare la verità (a meno che a quella verità non si creda fino in fondo). Il Comitato su matrimonio e famiglia della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti scrisse nel 1997 il documento Always our children che tentava di fare un'operazione simile a quella di padre Martin, dando per scontato che l'omosessualità "viene vissuta come qualcosa di dato, non di scelto liberamente". La Congregazione per la Dottrina della fede sottolineò con fermezza massima gli errori del documento: "dovrebbe essere ritirato e pubblicamente ripudiato dai vescovi". James Martin ha affermato una sua opinione senza fondamento scientifico e non sostenuta dalla massima autorità della Chiesa in merito, anzi severamente condannata (di Always ou children la Congreazione per la Dottrina della Fede scrive: "il documento è così profondamente viziato da quasi ogni punto di vista - teologico, antropologico, dottrinale, psicologico, fisiologico, catechetico, metodologico e persino stilistico - da non essere emendabile". Una bocciatura senza appello, totale). Spacciarla per desiderio di accogliere è sleale. Accogliere vuol dire fare un corpo a corpo contro il dolore dell'altro, vuol dire non arrendersi al fatto che si condanni a rapporti non liberanti e non di vero dono, ma di autocompiacimento (sempre parole di Ratzinger). Anche noi siamo con Francesco quando dice che non possiamo giudicare un omosessuale che cerca Dio, cioè ha detto gay, ma l'italiano e l'inglese non sono lingue sue, comunque è evidente che la parte più importante della frase sia "che cerca Dio". Ci sembra che i soli a combattere a fianco delle persone che provano attrazione per lo stesso sesso siano quelli che li sanno guardare come persone, che non si rendono complici di alto tradimento nei confronti della loro persona, una persona che è molto più grande e più preziosa della loro attrazione sessuale.

p.s. Consigliatissima la lettura del memorabile articolo di don Dariusz Oko, Con il Papa contro la omoeresia, letto grazie a Roberto Marchesini e al suo indispensabile, documentatissimo, inattaccabile, accoglientissimo, delicatissimo Omosessualità e Magistero della Chiesa, Comprensione e speranza, Sugarco.

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 16/06/2017

6 - IL SILENZIO DEL PAPA, UN ATTEGGIAMENTO INAUDITO
Due mesi fa 4 cardinali chiesero udienza al Papa per spiegare i motivi dei Dubia e fare presente la situazione di confusione che c'è soprattutto tra i parroci... ma finora nessuna risposta
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/06/2017

È con grande amarezza che pubblichiamo oggi la lettera inviata due mesi fa dal cardinale Caffarra con la richiesta di udienza per i quattro cardinali che lo scorso 16 settembre hanno firmato i Dubia. Nessuna risposta ai Dubia, nessuna risposta neanche ora.
Il Papa che non degna di un cenno dei cardinali, che non risponde alle lettere e alle richieste di udienza: credo non ci siano precedenti, almeno nella storia della Chiesa degli ultimi secoli. Tanto più pesante è questo silenzio quanto più si pensi alle telefonate, alle lettere, alle udienze che in gran quantità papa Francesco concede a tantissime persone, di ogni tipo. È difficile non leggere questo atteggiamento come una volontà di mortificare, di umiliare dei cardinali che vengono percepiti come un ostacolo a un disegno di riforma. [leggi: QUATTRO CARDINALI CHIEDONO AL PAPA DI CHIARIRE CINQUE ''DUBIA'' (DUBBI) SULLA AMORIS LAETITIA, clicca qui, N.d.BB]

ATTEGGIAMENTO INCOMPRENSIBILE
Però il motivo di questo atteggiamento è incomprensibile: il Papa può essere sicuramente in disaccordo con i quattro cardinali, può anche mal digerire la loro insistenza nel far notare le incongruenze della Amoris Laetitia e di tante sue interpretazioni; ma perché evitare di dirglielo apertamente, perché ignorare totalmente la loro esistenza? Forse che un cardinale, qualsiasi cardinale, non può nutrire perplessità su alcuni atti del Papa? E per questo non ha neanche diritto ad avere una risposta alla richiesta di incontrare il Papa?
Sappiamo che ci sono i soliti "cantori della rivoluzione", dal cardinale Marradiaga ad Alberto Melloni e altri, che non perdono occasione per irridere i quattro cardinali e descrivere la loro come una posizione totalmente isolata, rappresentanti solo di se stessi. Ma anche fosse così - e non lo è - in quanto cardinali non hanno diritto di incontrare il Papa?
Oltretutto non è così, dicevamo: la posizione dei quattro cardinali è tutt'altro che isolata. Lo stesso cardinale Caffarra, nella lettera che pubblichiamo, citando alcuni fatti precisi si fa portavoce di tanti che nella Chiesa in questi mesi hanno espresso disagio e smarrimento per quanto sta avvenendo, per quello che viene percepito come un attacco ai sacramenti e ai pilastri della Chiesa cattolica. [leggi: NON SI PUO' DARE LA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI, clicca qui, N.d.BB]
E il fatto che non si tratti di pochi, anziani, isolati cardinali lo dimostra anche il fatto che in occasione della nomina dei nuovi cardinali la prossima settimana, papa Francesco non abbia convocato per la seconda volta consecutiva il "Concistoro segreto", ovvero quell'incontro consuetudinario in cui il Papa incontra i soli cardinali a porte chiuse per un franco scambio di idee sulla situazione della Chiesa e anche su temi precisi. Anche questo è un atteggiamento senza precedenti nella storia recente della Chiesa. L'impressione è che voglia evitare qualsiasi confronto con i cardinali, tutti i cardinali.

SENTI DA CHE PULPITO VIENE LA PREDICA
Oltretutto, ad aumentare il senso di disagio è il fatto che questo atteggiamento sprezzante del Papa nei confronti di chi ha firmato i Dubia è in contrasto con tutta la sua predicazione. Prendiamo ad esempio la sua recente udienza alla Congregazione per il clero, quando ha raccomandato la vicinanza dei vescovi ai propri sacerdoti: «Quante volte io ho sentito le lamentele di sacerdoti... (...): ho chiamato il vescovo; non c'era, e la segretaria mi ha detto che non c'era; ho chiesto un appuntamento; "È tutto pieno per tre mesi...". E quel prete rimane staccato dal vescovo. Ma se tu, vescovo, sai che nella lista delle chiamate che ti lascia il tuo segretario o la tua segretaria ha chiamato un prete e tu hai l'agenda piena, quello stesso giorno, alla sera o il giorno dopo - non di più - richiamalo al telefono e digli come sono le cose, valutate insieme, se è urgente, non urgente... Ma l'importante è che quel prete sentirà che ha un padre, un padre vicino. Vicinanza. Vicinanza ai preti. Non si può governare una diocesi senza vicinanza, non si può far crescere e santificare un sacerdote senza la vicinanza paterna del vescovo».
Ma se la vicinanza è un dovere dei vescovi con i sacerdoti, non dovrebbe valere anche per il Papa con cardinali e vescovi? [leggi: I DUBBI ESPRESSI AL PAPA DEVONO AVERE UNA RISPOSTA, clicca qui, N.d.BB]

Nota di BastaBugie: chiarimento sui "Dubia" formulati lo scorso settembre, ed esposizione della situazione di confusione e smarrimento che vanno crescendo nella Chiesa a causa delle opposte interpretazioni dell'Amoris Laetitia, soprattutto riguardo l'accesso alla comunione per i divorziati risposati. Sono questi i motivi che hanno spinto il cardinale Carlo Caffarra a scrivere lo scorso 25 aprile a papa Francesco a nome di tutti i cardinali che hanno resi noti i "Dubia", per chiedere un'udienza chiarificatrice. Ma ancora una volta nessuna risposta è arrivata ai cardinali.
Ecco il testo della lettera:
Beatissimo Padre,
è con una certa trepidazione che mi rivolgo alla Santità Vostra, durante questi giorni del tempo pasquale. Lo faccio a nome degli Em.mi Cardinali: Walter Brandmüller, Raymond L. Burke, Joachim Meisner, e mio personale.
Desideriamo innanzi tutto rinnovare la nostra assoluta dedizione ed il nostro amore incondizionato alla Cattedra di Pietro e per la Vostra augusta persona, nella quale riconosciamo il Successore di Pietro ed il Vicario di Gesù: il "dolce Cristo in terra", come amava dire S. Caterina da Siena. Non ci appartiene minimamente la posizione di chi considera vacante la Sede di Pietro, né di chi vuole attribuire anche ad altri l'indivisibile responsabilità del "munus" petrino. Siamo mossi solamente dalla coscienza della responsabilità grave proveniente dal "munus" cardinalizio: essere consiglieri del Successore di Pietro nel suo sovrano ministero. E del Sacramento dell'Episcopato, che "ci ha posti come vescovi a pascere la Chiesa, che Egli si è acquistata col suo sangue" (At 20, 28).
Il 19 settembre 2016 abbiamo consegnato alla Santità Vostra e alla Congregazione della Dottrina della Fede cinque "dubia", chiedendoLe di dirimere incertezze e fare chiarezza su alcuni punti dell'Esortazione Apostolica post-sinodale "Amoris Laetitia".
Non avendo ricevuto alcuna risposta da Vostra Santità, siamo giunti alla decisione di chiederLe, rispettosamente ed umilmente, Udienza, assieme se così piacerà alla Santità Vostra. Alleghiamo, come è prassi, un Foglio di Udienza in cui esponiamo i due punti sui quali desideriamo intrattenerci con Lei.
Beatissimo Padre, è trascorso ormai un anno dalla pubblicazione di "Amoris Laetitia". In questo periodo sono state pubblicamente date interpretazioni di alcuni passi obiettivamente ambigui dell'Esortazione post-sinodale, non divergenti dal, ma contrarie al permanente Magistero della Chiesa. Nonostante che il Prefetto della Dottrina della Fede abbia più volte dichiarato che la dottrina della Chiesa non è cambiata, sono apparse numerose dichiarazioni di singoli Vescovi, di Cardinali, e perfino di Conferenze Episcopali, che approvano ciò che il Magistero della Chiesa non ha mai approvato. Non solo l'accesso alla Santa Eucarestia di coloro che oggettivamente e pubblicamente vivono in una situazione di peccato grave, ed intendono rimanervi, ma anche una concezione della coscienza morale contraria alla Tradizione della Chiesa. E così sta accadendo - oh quanto è doloroso constatarlo! - che ciò che è peccato in Polonia è bene in Germania, ciò che è proibito nell'Arcidiocesi di Filadelfia è lecito a Malta. E così via. Viene alla mente l'amara constatazione di B. Pascal: "Giustizia al di qua dei Pirenei, ingiustizia al di là; giustizia sulla riva sinistra del fiume, ingiustizia sulla riva destra".
Numerosi laici competenti, profondamente amanti della Chiesa e solidamente leali verso la Sede Apostolica, si sono rivolti ai loro Pastori e alla Santità Vostra, per essere confermati nella Santa Dottrina riguardante i tre sacramenti del Matrimonio, della Confessione e dell'Eucarestia. E proprio in questi giorni, a Roma, sei laici provenienti da ogni Continente hanno proposto un Seminario di studio assai frequentato, dal significativo titolo: "Fare chiarezza".
Di fronte a questa grave situazione, nella quale molte comunità cristiane si stanno dividendo, sentiamo il peso della nostra responsabilità, e la nostra coscienza ci spinge a chiedere umilmente e rispettosamente Udienza.
Voglia la Santità Vostra ricordarsi di noi nelle Sue preghiere, come noi La assicuriamo che faremo nelle nostre. E chiediamo il dono della Sua Benedizione Apostolica.
Carlo card. Caffarra
Roma, 25 aprile 2017, Festa di San Marco Evangelista

FOGLIO D'UDIENZA
1. Richiesta di chiarificazione dei cinque punti indicati dai "dubia"; ragioni di tale richiesta.
2. Situazione di confusione e smarrimento, soprattutto nei pastori d'anime, "in primis" i parroci.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/06/2017

7 - IL VERO SIGNIFICATO DELLA FESTA DEL CORPUS DOMINI
Alla Beata Giuliana di Retìne, Gesù chiese ed ottenne (nel 1246) di istituire la festa del Corpus Domini (VIDEO: Cos'è l'Eucaristia)
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 14/06/2017

La festa del Corpus Domini è alle porte, ma quanti ancora comprendono in profondità questo sublime miracolo d'amore?
Ogni vita sulla terra, per continuare ad esistere, ha necessità di essere alimentata, altrimenti perisce. L'uomo, essendo creatura con un anima razionale, ha pure bisogno di nutrimento sia intellettivo, che spirituale; ha bisogno dell'alimentazione della fede, della speranza, della carità (amore); ma il Salvatore gli ha anche offerto un cibo ancora più divino: se stesso in forma eucaristica. San Tommaso d'Aquino spiega in questi termini il Mistero eucaristico: «L'effetto che produsse nel mondo la passione di Cristo, questo Sacramento lo produce in ciascuno di noi. Come il cibo materiale sostiene la vita corporea, l'accresce, la ristora, ed è gradevole al gusto, l'Eucaristia produce nell'anima simili effetti» (IIIª, 9, 79, a. 1).

CARO MEA VERE EST CIBUS
«La mia carne è veramente cibo, e il mio sangue è veramente bevanda: chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui». Più chiaro di così se non ci si nutre della Santa Ostia non può avvenire l'inabitazione reciproca.
La storia della Chiesa è una continua lotta fra errori e verità, fra sacrilegi e trionfo del divino. Durante il periodo delle guerre di religione in Francia e anche oltre (1540-1600), la processione del Corpus Domini fu oggetto di feroce ostilità da parte degli ugonotti (i calvinisti francesi). Essi, come d'altra parte i luterani, negano la transustanziazione. Ecco che le processioni del Corpus Domini diventavano pretesti di pesanti provocazioni, profanazioni, blasfemie.

LA FESTA LITURGICA
La festa liturgica affonda le sue radici nella Gallia belgica, che san Francesco definiva «amica Corporis Domini», grazie alle rivelazioni dell'agostiniana e mistica Beata Giuliana di Retìne, che nel 1208 ebbe un'estasi: vide il disco lunare risplendente di candida luce, deformato però da una linea in ombra. Si trattava della rappresentazione simbolica della Chiesa, alla quale mancava una solennità in onore della Santa Ostia. Alla monaca, nello stesso anno, apparve Cristo, che le chiese di impegnarsi affinché venisse istituita la festa del Santissimo Sacramento al fine di ravvivare la fede dei fedeli e di espiare i peccati commessi contro l'Eucaristia.
Nominata priora del convento di Mont Cornillon di Liegi, chiese consiglio ai maggiori teologi ed ecclesiastici del tempo, interpellando anche l'arcidiacono di Liegi, Jacques Pantaléon, futuro papa Urbano IV, e il Vescovo di Liegi, Roberto de Thourotte. Fu così che nel 1246 quest'ultimo convocò un concilio, ordinando, a partire dall'anno successivo, la celebrazione della festa del Corpus Domini. Con la bolla Transiturus dell'11 agosto 1264, da Orvieto, dove aveva stabilito la residenza della corte pontificia, Urbano IV estese la solennità a tutta la Chiesa.
A convincere il Pontefice nello scrivere la bolla fu il celebre Miracolo eucaristico di Bolsena, che si verificò un anno prima, quando un sacerdote boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a celebrare la Santa Messa proprio a Bolsena, nel viterbese; nel momento preciso in cui spezzò l'Ostia consacrata, egli fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il Corpo di Cristo. Fu allora che dal Sacro Pane uscirono alcune gocce di sangue, le quali macchiarono sia il corporale di lino, attualmente conservato nel Duomo di Orvieto, sia alcune pietre dell'altare, custodite in preziose teche nella Basilica di Santa Cristina.

CARLO ACUTIS, SERVO DI DIO
Da allora si sono verificati moltissimi Miracoli eucaristici riconosciuti dalla Chiesa, che possono essere visionati, uno ad uno, grazie allo straordinario sito http://www.miracolieucaristici.org.
Autore di questo splendido studio storiografico ed iconografico è il Servo di Dio Carlo Acutis, nato a Londra il 3 maggio 1991 e morto a 15 anni, il 12 ottobre 2006, a causa di una leucemia fulminante.
È sepolto nella nuda terra ad Assisi, la città di san Francesco che più di altre ha amato e nella quale tornava periodicamente per ritemprare lo spirito. «Tutti nasciamo come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie», ha lasciato scritto fra i suoi appunti. A 12 anni aveva iniziato a comunicarsi quotidianamente e non finiva il suo giorno senza la recita del Santo Rosario e l'adorazione eucaristica, convinto com'era che quando «ci si mette di fronte al sole ci si abbronza... ma quando ci si mette dinnanzi a Gesù Eucaristia si diventa santi».
Di brillante intelligenza e di profonda fede, egli offrì le sue sofferenze e la sua vita per il Papa e per la Chiesa. I suoi sacrifici, uniti a quelli di altre nascoste anime oblative, e le preghiere intercessorie rivolte ai santi e alla Regina dei santi salveranno, per l'ennesima volta, la Chiesa dai suoi ugonotti, che oggi profanano il Corpo di Cristo con indegne liturgie e indegni altari.

Nota di BastaBugie: molto interessante il seguente video di tre minuti sul tema dell'eucaristia


https://www.youtube.com/watch?v=hecFf5VQKyM

Fonte: Corrispondenza Romana, 14/06/2017

8 - CASA DI RIPOSO PER ANZIANI LGBT IN EMILIA ROMAGNA
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): Facebook celebra il mese dell'orgoglio gay, Trump niente mese dell'orgoglio gay, Il Gay Village e la propaganda omosessualista
Autore: Cristiano Lugli - Fonte: Osservatorio Gender, 29/03/2017

Anche se ormai siamo abituati a sentire e a vedere di tutto, a Bologna succede qualcosa di incredibile ma vero.
Ha infatti preso quota, "grazie" a un gruppo di manager con esperienze diverse, il progetto "Friendly Home", e cioè una residenza dedicata alle persone LGBT tra i 55 e i 75 anni di età.
Questo nuovo e sfacciato appoggio alle comunità omosessuali è tutto targato Emilia-Romagna, poiché nato alla XIV edizione dell'Executive MBA della Bologna Business, che ha avuto appunto luogo nel capoluogo emiliano.
Nell'estratto del progetto possiamo leggere quanto segue: "'Friendly Home' è un complesso residenziale di qualità medio alta, pensato appunto per senior LGBT autosufficienti che non richiedano specifiche cure ospedaliere, che propone un servizio di co-housing (locazione di alloggi privati corredato da spazi comuni, interni ed esterni) localizzato in un contesto urbano evoluto".
All'interno della lussuosa residenza LGBT che sorgerà con tutta probabilità a Bologna, verranno offerti servizi vari come assistenza sanitaria alla persona, counseling, wellness, promozione per attività culturali e sociali, e via di scorrendo, per non farsi mancare nulla.
Gabriele Bianchi, con esperienza di volontariato con ruoli direzionali nel terzo settore e di gestione di network di partner e fornitori servizi, spiega quale sarà l'iter di questo progetto: "In questo momento siamo alla ricerca di investitori e di immobili da utilizzare per questo tipo di impresa. La nostra richiesta è di 400.000 euro, parliamo di un mercato che rappresenta più di 35.000 persone in Italia e oltre 400 mln di euro di valore. La nostra ricerca è per investitori che possano portare capitali per far partire il progetto. L'apporto di capitali può anche essere alternativo all'apporto di un immobile che possa essere utilizzato per questo scopo. Il progetto è economicamente sostenibile, ed ha un impatto sociale. Ha un obiettivo sociale di inclusione nell'ambito di una sostenibilità economica. Noi prevediamo Bologna come primo step perché è uno dei luoghi più importanti della comunità lgbt. Prevediamo successivamente scalabilità ad altre città italiane: Torino, Napoli Milano come future aperture, una ogni due anni, e ovviamente si può velocizzare se c'è molto interesse degli investitori."
Quanto appena letto è davvero agghiacciate, specie se si pensa che certamente gli investitori avranno interesse a puntare su di un "settore" in cui il business è assicurato grazie alle lobby gay le quali, nonostante queste evidenze, continuano a dire che nessun rinforzo economico le sostiene e le incoraggia.
Viene da piangere pensando alle tante strutture per anziani "non LGBT" ridotte sul lastrico, con mancanza di personale e quant'altro. Questa discriminazione e questa non curanza dei problemi reali - di servizi sociali anche privati ne servirebbero per tante persone, per tanti anziani abbandonati al loro destino perché magari senza parenti, non per gli LGBT - mostra, ancora una volta, il vero volto dell'ideologia omosessualista imperante in tutta la sua infida portata.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).

FACEBOOK CELEBRA IL MESE DELL’ORGOGLIO GAY
Facebook celebra il mese dell’orgoglio gay con le seguenti nuove funzionalità: adornare la propria foto con un fiocco arcobaleno; emoticons gay friendly; inserire nelle foto filtri, cornici e maschere arcobaleno.
Simili funzionalità li troviamo anche in Instagram e Messenger, social controllate da Facebook. Tali espedienti fanno costume, orientano le coscienze e sanno incidere nella mentalità corrente ben di più che mille libri o conferenze a favore dell’omosessualità e della transessualità.
(Gender Watch News, 08/06/2017)

TRUMP, NIENTE MESE DELL’ORGOGLIO GAY
In controtendenza con l’amministrazione Obama, Donald Trump ha deciso che non proclamerà giugno come il mese dell’orgoglio gay. Appena insediatosi aveva fatto togliere dal portale della Casa Bianca la sezione dedicata alle rivendicazioni del mondo omosessualista. Ora questo nuovo segnale.
Ovviamente la comunità LGBT ha gridato allo scandalo, accusandolo di attacchi discriminatori, etc., il solito copione visto centinaia di volte. La figlia Ivanka, sostenitrice delle rivendicazioni arcobaleno, in tweet ha invece reso noto il suo appoggio al mese dell’orgoglio gay.
(Gender Watch News, 05/06/2017)

IL GAY VILLAGE E LA PROPAGANDA OMOSESSUALISTA
Anche quest’anno la città di Roma ospiterà il Gay Village, una delle più importanti rassegne del cosiddetto orgoglio omosessuale; un evento che si svolge per tutto il periodo estivo in cui si alternano momenti di intrattenimento a incontri culturali. Come si evince dal sito, la mission e la vision del Gay Village è “essere il punto nevralgico per l’informazione, la cultura e il divertimento LGBT (…) diventare un luogo di riferimento per le nuove generazioni, con l’obiettivo di creare una realtà distante dalla oppressione e dalla repressione, attraverso il palinsesto culturale e ludico”.
Pertanto gli organizzatori della nota kermesse omosessuale puntano a fare in modo che essa diventi il punto di riferimento del mondo gay, un appuntamento stabile che fissi e sottolinei di volta in volta gli obiettivi raggiunti e quelli ancora da raggiungere. Ogni anno il Gay Village, forte delle ingenti risorse economiche a sua disposizione e dei suoi numerosi sostenitori, promuove una campagna pubblicitaria molto aggressiva e ben studiata.
Questa volta gli organizzatori scelgono di mettere in rilievo le importanti conquiste culturali e politiche raggiunte dal mondo LGBT e la necessità di difenderle. La campagna pubblicitaria in atto mira ad esaltare l’elemento visivo in grado di rappresentare simbolicamente la comunità omosessuale: un cavaliere gay che cavalca una creatura mitologica, l’unicorno, e che incita la folla.
“La campagna così formulata diviene un ipotetico sequel del ‘Libero Stato del Gay Village” (anno 2013) in quanto, dopo aver costruito il regno, ora è necessario difenderlo e viverlo per continuare a contrastare la violenza e l’ignoranza nei confronti della comunità LGBT”, si legge sul sito della manifestazione.
Viene da chiedersi chi sia in questo momento il nemico in grado di attaccare e mettere in pericolo il “regno” omosessuale, quando persino buona parte delle gerarchie ecclesiastiche strizzano l’occhiolino alla cultura gay con il pretesto di una malintesa misericordia divina.
E’ possibile ipotizzare che in realtà l’ideologia omosessualista per sopravvivere abbisogna di identificare sempre un nemico che, attraverso la contrapposizione, consolidi la fragile identità delle persone omosessuali. Il prezzo da pagare per chi rinnega la propria natura è l’alienazione, rispetto a se stesso e al mondo che lo circonda. Non a caso l’immagine pubblicitaria del guerriero gay che cavalca l’unicorno e incita la folla è accompagnata dalla scritta “Fantasia”, che rimanda al mondo fittizio, chiamato appunto Fantàsia, descritto nel romanzo La storia infinita, scritto da Michael End nel 1979.
In questo universo parallelo regolato da leggi molto diverse da quelle del mondo reale, come l’assenza di confini e la relatività del tempo e dello spazio, gli abitanti per raggiungere la terra non hanno altra strada che quella di lasciarsi inghiottire dal “nulla” ma così facendo vengono tramutati in menzogne, manie e ossessioni.
In effetti, l’ideologia LGBT, al di là delle promesse di felicità, non può far altro che condannare il malcapitato che vi aderisce ad una vita falsa, lontana dalla verità; egli rimane sempre alla ricerca di una identità autentica impossibile da conquistare. L’illusione, la rabbia e la paura costituiscono dunque i sentimenti prevalenti nel mondo omosessuale, in cui le prime vittime sono gli omosessuali stessi, e l’identificazione di un nemico, reale o presunto, rappresenta forse un modo che essi hanno di placare l’angoscia esistenziale in cui risultano imprigionati.
(Corrispondenza Romana, 7 giugno 2017)

Fonte: Osservatorio Gender, 29/03/2017

9 - OMELIA XII DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 10,26-33)
Due passeri non si vendono forse per un soldo?
Autore: Massimo Rossi - Fonte: La Chiesa, (omelia per il 25/06/2017)

Per ben quattro volte, in poche righe di Vangelo, Gesù menziona la paura: paura degli uomini; paura di chi uccide il corpo; paura di non valere abbastanza; paura di perire nella eterna Geenna.
Le prime tre citazioni sono altrettante esortazioni al coraggio; la quarta è invece un avvertimento contro chi pensa a salvarsi la pelle, ma trascura l'anima...
Il Maestro di Nazareth sceglie coloro che vivranno con lui, condividendo l'impegno dell'annuncio; dà loro alcuni poteri straordinari, come quello di praticare esorcismi e guarire; consegna il kit delle istruzioni su come si annuncia il Vangelo, dove e a chi.
Non ama girare attorno alle questioni, detesta l'accademia verbosa e ipocrita, e soprattutto non indora la pillola, (Gesù) dichiara apertamente agli Apostoli che la loro missione non sarà propriamente una gita in barca...
Non tutti ascolteranno, non tutti si convertiranno; non tutti accoglieranno pacificamente e docilmente la (nuova) dottrina cristiana, specie in quelle parti che innovano profondamente prendendo le distanze dalla tradizione (religioso/morale) ebraica: "Avete inteso che fu detto (...), ma io vi dico (...)."
I Dodici potrebbero addirittura rischiare la vita! La paura divenne la compagna fedele dei cristiani della prima, seconda e terza generazione, dal momento che i tradimenti, le delazioni contro di loro erano all'ordine del giorno nella società; potevano avere origine dovunque: in famiglia, sul posto di lavoro, tra i capi, tra i servi, i commilitoni dell'esercito, gli avversari politici; e naturalmente negli ambienti religiosi giudaici e non: ci si vendeva gli uni gli altri per un tozzo di pane, per pochi spiccioli... proprio come Giuda vendette Gesù per trenta miserrimi denari.
In fondo, non c'era da stupirsi se il messaggio cristiano suscitasse e ancora susciti una così accesa polemica: il vecchio sacerdote Simeone, colui che aveva accolto nel tempio Maria, Giuseppe e il bambino, aveva profetato: questo bambino "è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori..." (Lc 2,34-35). Dunque segno di divisione, anziché di unione.
Il primo evangelista sottolinea la durezza delle parole del Signore che parla ai primi missionari: il Figlio di Dio esige un'adesione totale e indivisibile alla sua persona: la comunione con Lui dev'essere preferita anche ai vincoli umani più sacri.
La proposta, forte e chiara è quella di seguire Cristo senza opporre condizioni, anche a costo della vita. Del resto, la perdita della vita terrena ha come contropartita l'ingresso in una vita eterna.
Il testo si può riassumere in poche parole: Gesù non ammette mezze misure, né compromessi in coloro che scelgono di aderire a Lui. I cristiani tiepidi sono una grossolana contraddizione!

Fonte: La Chiesa, (omelia per il 25/06/2017)

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